Oggetto del Consiglio n. 457 del 10 marzo 2004 - Resoconto
OGGETTO N. 457/XII - Situazione di crisi industriale e occupazionale nella Regione. (Interrogazioni)
Interrogazione
Preso atto che la crisi del settore industriale della nostra Regione ed, in particolare, della bassa Valle, ha coinvolto dopo la FELETTI anche la ZINCOCELERE di Pont-Saint-Martin;
Tenuto conto che, in riferimento a tale ultima impresa, sono a rischio 98 posti di lavoro;
Osservato che anche le organizzazioni sindacali (ultimamente il S.A.V.T.) hanno espresso preoccupazione per la mancata reattività dell'Assessorato all'Industria, che non riuscirebbe ad intervenire tempestivamente per rispondere alle istanze del settore;
Ritenuto opportuno avere informazioni circa l'attività intrapresa dalla Giunta per scongiurare il rischio di disoccupazione per i dipendenti della FELETTI e della ZINCOCELERE di Pont-Saint-Martin;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interroga
L'Assessore competente per sapere:
1) quali prospettive occupazionali sono prevedibili per i lavoratori delle imprese industriali in crisi della bassa Valle;
2) quali iniziative ha assunto la Giunta regionale, in riferimento alle gravi difficoltà in atto;
3) cosa pensa dei giudizi espressi dal sindacato sull'attuale stato di crisi del settore industriale nella nostra Regione.
F.to: Curtaz
Interrogazione
Considerato che lo stato generale del settore industriale valdostano continua a versare in una situazione di cronica difficoltà economica, programmatica e strutturale;
Visto che, nonostante le ripetute rassicurazioni da parte delle Istituzioni pubbliche competenti, in particolar modo la dirigenza dell'Assessorato regionale all'Industria, è a tutt'oggi difficile individuare in Valle d'Aosta autentici segnali di ripresa del settore, anzi è semmai vero il contrario, come le note e recenti vicende della Centrale del latte di Gressan, della Cogne, della Tecnosystem, della Feletti e della Zincocelere ampiamente dimostrano;
Preso atto del fatto che anche gli esponenti sindacali valdostani dei diversi settori dell'industria hanno, da diverso tempo a questa parte, espresso forti preoccupazioni, oltre che per il settore nel suo complesso, anche per le sorti occupazionali degli impiegati nel settore stesso, visto il perdurare della crisi;
Preso atto altresì della recente dichiarazione del Direttivo SAVT/Industria che ha affermato, in un comunicato stampa, che "il livello di criticità raggiunto dal sistema industriale valdostano, pur risentendo della congiuntura economica nazionale ed europea, evidenzia pericolosamente un fattore endemico" e che tale situazione è dovuta da una parte alla "presenza di una classe imprenditoriale finora non in grado di proporre interventi finalizzati a favorire il miglioramento della qualità del prodotto e della professionalità, aspetti che consentirebbero di acquisire maggior competitività commerciale" e dall'altra parte "all'immobilismo in cui giacciono le parti in causa e alla mancanza della dovuta reattività dell'Assessorato regionale all'Industria, che non riesce ad intervenire con tempistiche adeguate alle repentine istanze del settore";
Ritenuto urgente sostenere la richiesta, sollecitata a più riprese, di effettuare al più presto un momento di confronto tra tutte le parti in causa al fine di predisporre, una volta ascoltate le proposte e le iniziative presentate dalle parti interessate, una serie di interventi mirati a individuare soluzioni e alternative alle molte problematiche che ostacolano, se non a volte paralizzano, lo sviluppo dell'Industria valdostana;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interrogano
l'Assessore competente per sapere:
1) se ritiene opportuno organizzare un tavolo di concertazione e di confronto sull'industria con la presenza di tutte le forze sindacali, industriali, politiche che siano disponibili, responsabilmente, a lavorare in modo propositivo al fine di contribuire, con specifiche proposte e indicazioni, a rilanciare e rivitalizzare il settore industriale valdostano;
2) in caso di risposta negativa al punto precedente, quali sono le motivazioni di tale diniego e quali sono le risposte che ritiene opportuno dare alle sollecitazioni espresse dalle forze sindacali valdostane;
3) se ritiene comunque importante, nel rispetto anche del dialogo politico e del ruolo del Consiglio regionale, dare la propria disponibilità nel convocare un Consiglio regionale straordinario avente per oggetto la situazione dell'industria valdostana, tenuto conto che è nell'interesse di tutti, maggioranza e minoranza, agire al fine di salvaguardare e rilanciare il settore industriale valdostano.
F.to: Lanièce - Comé - Viérin Marco - Stacchetti
Presidente - La parola all'Assessore alle attività produttive e politiche del lavoro, Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE) - Vi ruberò qualche minuto, ma vorrei delineare alcune linee di carattere generale, nel senso che, se vi è un settore sul quale impatta l'andamento dell'economia globale, quello è il settore industriale. Nell'ultimo periodo abbiamo visto nel nostro Paese e anche a livello europeo dei segni di indebolimento del settore industriale, alcuni parlano anche di declino. Stiamo assistendo alla crisi della "Fiat", vi sono dei segnali che vanno in direzione positiva, ma rimane sempre in situazione di crisi; "l'Olivetti" è scomparsa anche dalla Borsa; la "situazione Parmalat" la conosciamo. Vi è una situazione che nel tempo ha visto un forte ridimensionamento, se non l'uscita del nostro Paese dai settori dell'informatica, della chimica, dell'aeronautica civili, dai cosiddetti "settori dell'high-tech". Oggi vi è una situazione di trasferimento di produzioni, la situazione della Cina attrae investimenti dagli Stati Uniti e dall'Europa ed è di questi giorni la notizia di aziende italiane, come "l'Alcatel", che si stanno spostando verso questo Paese.
Vi sono dei dati economici che ci dicono come, negli ultimi 5 anni, la crescita dell'Europa sia stata dello 0,7% in termini di PIL rispetto agli Stati Uniti e come l'Italia abbia avuto una crescita dello 0,5% inferiore a quella europea; l'Italia, quindi, cresce meno degli Stati Uniti, ma anche meno della media europea. Sono poi da considerare gli andamenti del cambio euro-dollaro e del costo delle materie prime, leggiamo oggi il discorso delle benzine, ma sappiamo che lo stesso discorso vale per altre materie prime e un ultimo indicatore è quello che ci fornisce l'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che raggruppa i Paesi industrialmente più avanzati) cioè, a fronte di un indice in crescita dello 0,4%, l'Italia in questo stesso indice arretra dello 0,3%, a fronte della crescita dello 0,6 della Francia, dello 0,2 della Germania e dello 0,6 del Regno Unito. Un Paese, che voglia affrontare i temi industriali, deve fare i conti con l'innovazione, con la ricerca, con le infrastrutture e con i servizi, quindi un'impresa capace di innovazione, un territorio che sia favorevole allo sviluppo e, soprattutto, delle infrastrutture adeguate e un'amministrazione, che sia in grado di rispondere alle esigenze dell'impresa, necessita anche di avere servizi efficienti. Notiamo che il nostro Paese, seguendo gli indici di competitività, subisce dei progressivi arretramenti: siamo, a seconda degli indici, intorno al 30°-33° posto e perdiamo posizioni ogni anno che passa; questo perché il nostro è un Paese che non investe nella ricerca, ad esempio si spende l'1% a fronte del 2,5% di altri paesi europei, di una media europea del 3% e del 3,5% degli Stati Uniti. Un'ultima rilevazione fatta dal "Center for european reform" - un organismo utilizzato dal Primo ministro irlandese e dal Presidente di turno dell'Unione europea - indica che l'Italia nei settori della ricerca è uno dei paesi agli ultimi posti a livello europeo. Ci troviamo quindi in una situazione di competitività del Paese che non gode di una situazione positiva.
Il nostro Paese ha un ulteriore handicap: mentre altri paesi europei hanno imprese di grandi dimensioni, le nostre industrie più importanti, quelle rimaste, hanno dimensioni esclusivamente regionali, con la caratteristica di essere un capitalismo prevalentemente familiare, in cui il controllo dell'impresa è prevalente sulla crescita dell'impresa stessa. Abbiamo inoltre un sistema produttivo che negli anni ci ha fatto parlare di "piccolo è bello", ma oggi vediamo che, proprio nei territori dove questo slogan si era affermato, comincia ad essere meno bello; pensiamo al nord-est. In Italia nel nostro apparato produttivo il peso della piccola impresa con non più di 10 dipendenti è del 47%, contro il 22% della Germania e della Francia e il 27% della Gran Bretagna. Ci troviamo quindi di fronte ad un apparato produttivo con una grossa frammentazione, che non ha il ruolo trainante, dal punto di vista dell'innovazione e della ricerca, rivestito in altri Paesi dai grandi gruppi industriali. Se andiamo a vedere i brevetti, in Europa vi sono 161 brevetti ogni milione di abitanti, in Italia ne abbiamo 75, meno della metà.
Ci troviamo inoltre con un sistema industriale che, per una parte, è un sistema maturo - auto, siderurgia -, con problemi di riorganizzazione, e che, per l'altra, è un sistema nuovo che non ha ancora avuto la possibilità di consolidarsi; sono caratteristiche che ritroviamo anche nel nostro territorio. Questo per dire che ci troviamo in una situazione in cui vi sono delle variabili esterne ingovernabili a livello regionale, tenuto conto del fatto che ci troviamo con un apparato industriale in cui vi è una significativa presenza di produzioni nei settori maturi: la componentistica auto, elettronica, settore elettrodomestici, la stessa siderurgia, con imprese di piccole dimensioni e stiamo scontando le ripercussioni che derivano dalla crisi dell'indotto "Fiat" e "Olivetti". Va ribadito che il settore industriale nella nostra Regione ha comunque un peso significativo: negli ultimi 5 anni il peso dell'industria sul PIL regionale è stato superiore al 21% e il 25% degli occupati (13.000 addetti) lavora nelle imprese industriali (3.300 imprese).
Se prendiamo il periodo fra il 1998 e il 2002, l'industria ha creato 600 posti di lavoro, oggi vi è un rallentamento, ma è stato un settore che ha creato dei posti di lavoro definiti. Abbiamo poi visto che nello stesso periodo le assunzioni nell'industria sono state 1.500, nel settore dei servizi - un settore trainante a livello regionale - sono state 2.000. Questo per dire come questo settore stia ancora manifestando degli elementi di dinamicità, anche se è vero che siamo in una fase di rallentamento. Se prendiamo la situazione della cassa integrazione guadagni nel 2003, vediamo che, rispetto al 2002, vi è stato un incremento della cassa integrazione guadagni del 61%; è interessante però non solo fermarci ai nostri dati, ma fare anche vedere dei dati comparativi. Se prendiamo i dati della cassa integrazione ordinaria in Valle d'Aosta, considerando il 2000 - tenete conto che su essa non pesa l'alluvione, che è stata conteggiata l'anno successivo e sulla cassa integrazione straordinaria -, fatta 100 la cassa integrazione ordinaria del 2000, in Valle d'Aosta siamo al 68,3%, quindi vi è stata una riduzione del periodo; nel 2002, fatto 100, questo indice era del 41,4%. Indubbiamente, quindi, vi è stata una crescita, ma siamo a livelli di cassa integrazione ordinaria inferiore al 2000. Vi è stata una crescita della cassa integrazione straordinaria, che però si condensa in due casi: "l'Elelys" e la ristrutturazione "Olivetti", che si è esplicata l'anno scorso. Vi è poi significativo il confronto con l'Italia nord-ovest; la gestione ordinaria nello stesso periodo nell'Italia nord-ovest è raddoppiata e questo vale non solo nel nord-ovest italiano, ma anche a livello nazionale, dove i numeri sono praticamente simili. Ci troviamo quindi in una situazione di rallentamento, che però comparata con dati del nostro Paese… sono dei dati sicuramente inferiori in termini di utilizzo della cassa integrazione e la cassa integrazione è un indice di salute delle imprese.
Per dare un ulteriore dato, è interessante sapere alle ore di cassa integrazione quanti lavoratori sospesi corrispondono, cioè a quanti lavoratori equivalenti corrisponde l'utilizzo della cassa. Per quanto riguarda la cassa integrazione ordinaria dell'industria, l'utilizzo della cassa equivale a 226 addetti, quindi la cassa integrazione ha fatto sì che 226 persone fossero sospese dal lavoro; per la cassa integrazione straordinaria, invece siamo a 98 lavoratori equivalenti. Sommando le due cose, considerando che abbiamo all'incirca 6.000-6.500 addetti nel settore industriale in senso stretto, il peso della cassa integrazione sull'insieme degli occupati è del 2%. Questo è il dato al 2003 e, con l'avvio del 2004, non vi sono stati numeri che hanno modificato questo "trend". Per avere ulteriori dati di riferimento sulla situazione, era stata avviata - e intendiamo riavviarla in questo periodo - un'indagine sulle imprese industriali regionali con più di 15 dipendenti: sono circa 59 imprese e raggruppano 5.200 dipendenti, quindi un numero molto prossimo ai 6.500 dipendenti del settore industriale.
Vediamo che, da questo punto di vista, abbiamo un settore industriale regionale che è molto al di sotto rappresentato di quanto non sia la media nazionale ed altre regioni del nord-ovest ma, anche paragonandoci con le Province autonome di Trento e Bolzano, abbiamo una presenza industriale che è quantitativamente più bassa. Vediamo che la crescita del settore è in linea con l'andamento dell'economia regionale, quindi il PIL regionale e la crescita dell'industria si accompagnano, e che dopo il 2002 vi è una riduzione occupazionale di circa il 4%. Un dato interessante, che è venuto fuori anche nel corso della ricerca, è che vi è un processo di qualificazione della manodopera, indice che queste imprese cercano di qualificare la loro produzione.
Vi sono poi degli elementi di criticità: il primo è il costo dell'accesso al credito. Le banche stanno attuando una stretta creditizia nei confronti del settore produttivo ed è una questione venuta fuori con forza anche nell'incontro che abbiamo avuto giovedì scorso con l'Associazione valdostana industriali, dove questo è uno degli elementi cardine con cui bisogna fare i conti. Vi è un problema di andamento della domanda, che sicuramente, visti i dati che dicevo prima, non è molto rassicurante e vi è una situazione in cui è difficile accedere al credito e anche un rallentamento degli investimenti.
Credo che ci troviamo di fronte a un bivio per quanto riguarda il settore industriale: prima possibilità è quella di posizionarsi su segmenti di mercato caratterizzati da bassi costi della manodopera, da basso livello tecnologico, condizioni di lavoro non particolarmente allettanti e un rispetto per l'ambiente assolutamente non tenuto in considerazione - una soluzione che comporterebbe nel medio periodo il declino e la delocalizzazione verso paesi in cui il costo della manodopera è inferiore a quello esistente nella nostra Regione -; vi è una seconda soluzione, una cosiddetta "via alta" - chiamiamola così visto che siamo la Regione delle alte vie -: posizionarsi su segmenti di mercato caratterizzati da buona qualificazione della manodopera, da innovazione tecnologica, da servizi di qualità, da beni pubblici, dalla formazione, da interventi nella ricerca che consentano alla nostra industria di mantenere un livello elevato nei livelli competitivi. Quello che si è cercato di fare in questo periodo è optare per questa seconda soluzione: la cosiddetta "via alta".
Si è voluto attivare un tavolo di concertazione con gli imprenditori e le organizzazioni sindacali, gli ordini professionali; un tavolo che si è concretizzato con il Patto dello sviluppo del 2000, ma che ha visto degli interventi specifici per quanto riguarda la crisi industriale sia l'anno passato che precedentemente, soprattutto in relazione alla crisi della "Fiat" e del settore dell'indotto "Olivetti" nella bassa Valle.
Si è intervenuti per incentivare gli investimenti e l'innovazione, la legge n. 6 - recentemente approvata dal Consiglio -, ma questa è una Regione che in 4 anni ha investito 15,5 milioni di euro nella ricerca, una Regione che incentiva la certificazione per quanto riguarda la qualità dei prodotti, la sicurezza, l'ambiente. Vi sono interventi di riduzione del costo energetico, ogni tanto vengono aziende a chiedere informazioni, la possibilità di poter usufruire di costi energetici ridotti quasi del 15% rispetto al territorio nazionale è un dato importante.
Si è cercato di intervenire anche sul piano delle infrastrutture, una questione è quella relativa alla possibilità di far accedere la Regione alle fibre ottiche: alla cosiddetta "banda larga", che oggi arriva a Pont-Saint-Martin, ma che prossimamente giungerà ad Aosta nell'area Cogne. Questo consente di far sì che in Valle siano presenti contemporaneamente tutti gli operatori nazionali e internazionali di telecomunicazioni - vale a dire un'azienda in Valle potrà utilizzare "Colt", piuttosto di "Wind", di "FastWeb", di "Telecom" -: si mettono in concorrenza questi operatori… perché non basta avere le fibre ottiche se poi, ad esempio, vi è la "Telecom" con il monopolio! L'importante è potere, come succede nelle realtà più dinamiche del nostro Paese, mettere in concorrenza gli operatori di telecomunicazioni e questo è uno degli elementi per cui in Valle d'Aosta si consoliderà l'attività della "Semagroup" di Pont-Saint-Martin.
Si è poi operato sulla creazione della Chambre, come assegnare, da una parte, un ruolo istituzionale alle imprese - quindi la Camera di commercio -, ma, dall'altra, il fatto di avere un osservatorio che ci dia non solo i dati dell'andamento occupazionale, ma anche quelli degli andamenti economici, perché i dati ISTAT nella nostra Regione… quando sappiamo che sull'occupazione l'indice di approssimazione arriva alle 500 unità, capite che avere 500 addetti in più o in meno in Valle cambia completamente lo scenario; quindi abbiamo la necessità di avere misurazioni specifiche.
Vi è poi il problema del miglioramento del sistema di istruzione e formazione in cui l'università ha un ruolo cruciale, nel senso che l'università e l'istruzione nel suo complesso sono fattori determinanti dal punto di vista della competitività territoriale. Ampi studi dimostrano che, dove vi è l'università, vi sono i più alti livelli di reddito, la più alta percentuale di nuovi lavori e, indubbiamente, vi sono migliori condizioni di sviluppo.
Si è operato sul piano della semplificazione amministrativa: dal 1998 al 2003 siamo passati da 1.902 leggi, che questa Regione aveva nel 1998, a 850 di oggi e, se vi ricordate, nello scorso Consiglio, solo per quanto riguarda il settore dell'industria e dell'artigianato, abbiamo abrogato 27 leggi, che sono state razionalizzate in un unico testo. Si sta operando per la realizzazione dello sportello unico, della cosiddetta "RUPAR": la rete telematica che collega tra di loro gli enti pubblici, ma che deve essere aperta anche all'utilizzazione dei privati. Vi sono poi degli interventi specifici di programmazione, uno di questi è il Piano di politica del lavoro, di cui è stata definita la stesura, adesso è al confronto con le parti sociali. È un terreno interessante, soprattutto in un momento come questo, favorire l'incontro domanda-offerta e soprattutto vedere quali sono le esigenze di professionalizzazione dell'impresa. È stato riprogrammato il POR per il 2004 e 2006, anche questo è un intervento che consente alle imprese di migliorare le loro performance dal punto di vista della qualificazione professionale. Siamo in ritardo per quanto riguarda i centri per l'impiego, il trasferimento delle competenze, ma queste sono competenze rispetto alle quali, malgrado diverse sollecitazioni, lo Stato non ha ancora inteso attuare il DPCM che è previsto dalla norma di attuazione dello Statuto. Nel Piano di politica del lavoro si prevedono interventi specifici, proprio in relazione alle questioni collegate alla situazione di crisi, quindi si prevedono "task-force" per affrontare crisi aziendali, percorsi professionalizzanti personalizzati.
Si tratta poi - questo è un impegno che a breve verrà discusso in Consiglio - di andare a definire il programma triennale di sviluppo dell'industria e dell'artigianato, previsto dalla legge n. 6, che gli uffici stanno predisponendo, sapendo che tutte le priorità - quelle che emergono da tutti gli interventi che vengono fatti in relazione al miglioramento della competitività territoriale - devono andare verso la direzione della ricerca, dell'innovazione, della valorizzazione delle risorse umane e delle infrastrutture.
Vi è la necessità di potenziare le cosiddette "agenzie di sviluppo" che abbiamo anche in Valle: "Finaosta", "Centro sviluppo", in modo che diventino un elemento di catalizzazione per un allargamento della massa critica delle imprese, in quanto abbiamo imprese di piccole dimensioni ed è necessario trovare delle soluzioni affinché queste dimensioni possano crescere. Uno dei modi per affrontare queste cose è sicuramente quello di utilizzare il momento della concertazione come momento fondamentale del confronto con le parti sociali perché, proprio a fronte di situazioni di difficoltà, è importante che tutti siano coinvolti, ognuno con il proprio grado di responsabilità, ma questo diventa un elemento interessante. Sempre nell'ambito della predisposizione del Piano per lo sviluppo dell'industria e dell'artigianato, è stato sottoposto alle associazioni facenti parte del patto un questionario, dove vengono identificati elementi di criticità ed eventuali elementi positivi che la situazione attuale presenta e rispetto ai quali si stanno elaborando le risposte. Il dato che sta emergendo è che anche le associazioni imprenditoriali sottolineano il ruolo delle fonti energetiche e una valutazione positiva delle strumentazioni messe a disposizione delle imprese dall'Amministrazione regionale. Indubbiamente viene sottolineato l'elemento di criticità per quanto riguarda il discorso del credito, viene rilevata la necessità di migliorare in termini sia quantitativi, sia qualitativi le informazioni che devono essere convogliate alle imprese. Le associazioni, quindi, chiedono di svolgere un ruolo nel campo dello scambio delle informazioni.
Uno dei punti cruciali - ripeto - è questo del credito, sapete che una delle conseguenze della riorganizzazione del mercato bancario è stata quella di accentrare i centri di decisione fuori della Valle. La Valle ha cercato, attraverso la creazione di un polo creditizio, di dare una risposta alle imprese e vi è adesso un'attenzione diversa del sistema bancario. "Unicredit" sta organizzando i comitati sociali territoriali, che sono momenti di confronto con l'imprenditoria a livello territoriale, perché si sono resi conto che avere centri decisionali molto lontani dall'impresa non è produttivo né per l'impresa, né per la banca. Da questo punto di vista, quindi stiamo pensando anche a degli strumenti che possano "intervenire", ovviamente compatibilmente con le norme comunitarie, per quanto riguarda l'aumento dei mezzi propri e la ricapitalizzazione dell'impresa; pensiamo a Basilea 2006, Basilea 2 indubbiamente comporterà delle valutazioni diverse del credito assegnato alle imprese e quindi imprese, che sono sotto capitalizzate, si troveranno in difficoltà. Esiste una normativa europea che è disponibile per gli aiuti alle imprese in difficoltà, però l'Italia non ha mai utilizzato tale normativa. Era uscita un'intervista all'Amministratore delegato di "Sviluppo Italia" in cui denunciava il fatto che, a fronte di interventi effettuati in altri paesi europei - citava a tale proposito la Francia -, in Italia questo strumento non è mai stato attivato. Gli strumenti che avevamo nel passato - pensiamo alla GEPI e ad altre soluzioni che andavano incontro alle crisi aziendali - non sono più in vigore. Questo è un tema su cui dobbiamo ragionare, perché anche in Valle abbiamo aziende che hanno mercato, quello che manca in situazioni di crisi è un accesso al credito che consenta di acquistare materie prime e pagare i dipendenti, altrimenti l'azienda va verso un avvitamento e sono alcuni dei casi presenti in Valle, a partire dal caso "Zincocelere".
Sapete che il settore industriale in Valle, escludendo il peso di "Heineken" che, avendo la sede in Valle, ha una dimensione oltrepassante i confini regionali, vede la compresenza di diverse aree industriali: la siderurgia prevale con il 20%, i servizi della cosiddetta "Information & Communication Technology", rappresentata essenzialmente dalla "Atos Origin Sema", è il 19% del settore, l'elettronica il 15%, l'energia il 14%, poi a scendere la meccanica con il 13%, l'agroalimentare, il tempo libero con il 6%, la plastica e i servizi alle imprese, l'editoria e il legno che si situano fra 3% e 1%. Non abbiamo quindi un settore industriale in cui vi sia un unico punto di riferimento, ma vi è una differenziazione che in alcuni casi ci mette al riparo da una crisi verticale in un unico settore.
Abbiamo alcune situazioni di crisi, veniva ricordata prima la Centrale del latte; vi è il "problema Feletti" con il fallimento dello stabilimento, l'azienda piemontese che ha manifestato la propria intenzione di subentrare intende rinnovare la richiesta al curatore fallimentare di subentrare nell'azienda. Questa mattina vi è stato un incontro a Biella con il commissario che cura il concordato preventivo della "Zincocelere" e in quella sede si è convenuto, avendo avviato il tribunale la fase di concordato preventivo, di garantire la continuità produttiva. Sulla questione della CAS vi sono difficoltà per quanto riguarda la situazione finanziaria dovuta prevalentemente all'andamento della crescita del prezzo delle materie prime e alle note vicende ungheresi.
Per quanto riguarda il settore delle telecomunicazioni, l'elemento positivo emerso è che la società "Atos Origin Sema" ha deciso di concentrare le proprie attività, che attualmente sono distribuite sul territorio del nord, quindi nel Piemonte e nelle zone vicine, su Pont-Saint-Martin e ha chiesto di utilizzare lo stabilimento ex "Akerlund". Si tratta di una società che ha una dimensione internazionale, occupa in Italia 3.000 dipendenti ed ha un fatturato di 300 milioni di euro, quindi un gruppo interessante che consente di andare a recuperare una situazione che si trascinava da tempo: l'utilizzazione dei capannoni ex "Akerlund". La possibilità derivante da questo tipo di operazione è dovuta al fatto che si può utilizzare fibra ottica da più operatori di telecomunicazione a Pont-Saint-Martin; non vi fosse stata questa opportunità, il panorama poteva essere diverso.
Mi si chiede anche cosa si dice rispetto ad alcuni giudizi espressi dalle organizzazioni sindacali sull'operato dell'Amministrazione regionale. Mi rifarei all'accordo fra Confindustria e le organizzazioni sindacali del 2003, accordo legato al rilancio del settore industriale italiano a fronte di rischio declino. Le priorità che vengono individuate in quell'accordo sono quelle della ricerca, dell'innovazione, della formazione e della valorizzazione delle risorse umane e delle infrastrutture. Credo che su questo terreno l'azione che è stata portata avanti dall'Amministrazione regionale sia andata in questa direzione. Nei prossimi giorni le organizzazioni sindacali terranno una riunione unitaria per fare una valutazione sull'andamento del settore industriale, mi permetto di dire che, qualora vi siano proposte e suggerimenti su come muoverci, vi è la massima disponibilità di questa Amministrazione ad affrontare questi temi.
Il 23 vi sarà una riunione del Patto per lo sviluppo in cui verrà affrontato il Piano di politica del lavoro e insieme a questo le questioni legate alla crisi del settore industriale. Credo che la Regione si sia mossa per tempo, cercando di dotarsi di strumenti che possono essere efficaci in una situazione di questo genere, per cui, da questo punto di vista, ritengo che non vi sia stato immobilismo da parte di questa Amministrazione, anche perché, se dovessimo fare qualcosa di più, sarebbe andare alla gestione diretta delle imprese, cosa che non è all'ordine del giorno, né auspicata da nessuno all'interno di questa aula.
Vi è poi il problema di una richiesta di concertazione e di tavoli di confronto; come ricordavo prima, abbiamo in Valle un modello di concertazione che ha radici lontane nel tempo, ma che ha avuto un accordo nel 2000, che vede la presenza attorno allo stesso tavolo dell'Esecutivo regionale, delle associazioni imprenditoriali, dei sindacati e delle organizzazioni professionali. È in previsione un allargamento del tavolo all'università, al settore bancario e al terzo settore. Il modello utilizzato in Valle, che riprende quello utilizzato a livello nazionale ed europeo, non prevede la presenza delle forze politiche al suo interno, anche perché sono altri i modelli che in passato hanno visto la presenza delle forze politiche a tavoli di questo genere. Erano dei modelli che si riferivano in un'altra fase politica a momenti di consociativismo, che credo gli stessi proponenti non intendano riproporre come un momento di innovazione nelle relazioni nella nostra Regione; per cui ritengo che il modello di concertazione, così come costituito in Valle, sia un modello operante non solo qui, ma anche all'esterno e, proprio per evitare i rischi in cui siamo incorsi in passato, penso che vada mantenuto.
Per quanto riguarda la richiesta di un Consiglio regionale straordinario, i dati che ho illustrato indicano degli elementi di criticità e di preoccupazione, ma siamo ben lontani dai periodi in cui si convocavano i Consigli regionali straordinari in fabbrica, ricordo quelli alla Cogne e alla "Ilssa Viola", ma allora eravamo di fronte alla chiusura di interi stabilimenti, con perdita di migliaia di posti di lavoro. Vi è stato nell'ultimo periodo un calo di occupazione, che non arriva però al 5%, si è fermato al 4%; la cassa integrazione interessa il 2% dei lavoratori del settore industriale; abbiamo una disoccupazione del 3,5%. La nostra Regione ha realizzato gli obiettivi previsti dalla strategia europea per l'occupazione indicati dalla Conferenza di Lisbona per il 2005, quindi abbiamo anticipato gli indicatori europei. Il contesto, quindi, è diverso e non ritengo che vi siano oggi le motivazioni per convocare un Consiglio regionale straordinario sull'industria. Ritengo però giusta la richiesta di un coinvolgimento del Consiglio su questi temi, anche perché vi saranno due appuntamenti a breve: il Piano di politica del lavoro - vi sarà un momento di confronto in quest'aula sul merito delle soluzioni che si intendono proporre per le politiche del lavoro in Valle, che avranno delle conseguenze sui diversi settori produttivi -; il Piano triennale per le attività produttive, in fase di realizzazione - che dovrà essere discusso in quest'aula, e quella sarà l'occasione per valutare la situazione del settore, per vedere lo stato di attuazione degli interventi in atto, per indicare quali linee si intendono perseguire per lo sviluppo del settore e quant'altro sarà necessario per affrontare questo tema -; per cui credo sia più produttivo da questo punto di vista che il Consiglio "affronti" su temi specifici delle soluzioni rispetto a un problema che deve essere seguito con grande attenzione. Condividendo la preoccupazione del Consiglieri interroganti, sottolineando il fatto che vi è una situazione del settore industriale che presenta degli elementi di criticità, ma in cui vi sono degli imprenditori che hanno voglia di ampliare le loro aziende, ribadendo che non vi è alcuna intenzione, né da parte del sottoscritto, né da parte dell'Esecutivo, di sottrarsi al confronto in aula e in commissione, proporrei, oltre ai temi specifici - Piano di politica del lavoro e Programma per le attività produttive -, la massima disponibilità personale a fare degli approfondimenti specifici in commissione su questo tema, come era stato fatto sulla questione della "Cogne Acciai Speciali" quando si è verificato il problema.
Mi scuso per la lunghezza della risposta, ma credo ne valesse la pena. Ringrazio per l'attenzione e, come dicevo, do la massima disponibilità per approfondire una questione verso la quale mi pare che i proponenti manifestino grande attenzione, in quanto è uno dei temi di sviluppo importanti di questa Regione, quindi li ringrazio per le interrogazioni presentate.
Presidente - La parola al Consigliere Curtaz.
Curtaz (Arc-VA) - Vista l'ora, ci saremmo aspettati che l'Assessore ci servisse un aperitivo, invece ci ha servito una tazza di camomilla, cercando di sfibrarci con una serie di dati senz'altro interessanti, ma che vanno al di là del modesto contenuto delle nostre iniziative, che erano molto più specifiche, dettagliate e particolari.
In questa ampia disamina l'Assessore ha toccato dei punti generali sicuramente importanti, per larga parte condivisibili, anche se su alcune valutazioni avrei delle perplessità, ma non posso, anche per il tempo a disposizione, mettermi a discutere di tutte le questioni generali e particolari trattate dall'Assessore. Mi limito a fare un'osservazione: secondo me, da parte dell'Assessore, è mancato anche un minimo cenno autocritico, ha riconosciuto un momento di difficoltà dell'industria in Valle d'Aosta ma, in buona parte del suo intervento, ha cercato di dimostrare che la situazione non è così grave e, soprattutto, meno pesante rispetto a quella che si registra a livello nazionale, quasi valesse il principio del "mal comune, mezzo gaudio" o che fosse più interessante guardare alle disgrazie che avvengono fuori dai confini regionali, piuttosto che alle nostre difficoltà. Secondo noi - senza avere la pretesa di dare in questa sede delle soluzioni o di formulare delle proposte risolutive rispetto alla complessità dei problemi -, una riflessione sulla politica industriale in questa Regione va fatta a tutti i livelli. Direi che, per certi versi, l'Assessore l'ha iniziata a fare con tutte le argomentazioni esposte, però quella dell'Assessore è stata un'analisi approfondita, ma viziata, dal suo punto di vista legittimamente, dalla necessità di difendere il suo operato recentemente attaccato piuttosto severamente, in maniera sorprendente: erano tanti anni che non si sentiva il sindacato essere così critico nei confronti del Governo regionale. Vi era quindi questo "fil rouge" che ha caratterizzato questa sua ampia riflessione.
Pur essendo parzialmente insoddisfatto sulla mancata risposta specifica alle nostre domande, penso di poter dire che accogliamo l'invito dell'Assessore di approfondire ancora questi temi, in modo particolare quando verrà presentato alla attenzione di quest'aula il Programma triennale di sviluppo delle attività produttive, perché anche noi riteniamo che questa sia la sede più opportuna per dibattere. Credo che su questa vicenda tutti ci dobbiamo interrogare e cercare di mobilitare le istituzioni, le forze politiche, le organizzazioni sindacali, direi tutte le intelligenze di questa Regione, per trovare le soluzioni più adeguate per un rilancio di un settore industriale in crisi perché, al di là dei "grossi" dati, lo stesso svolgimento oggi del Consiglio regionale, in cui si devono discutere iniziative concernenti difficoltà riguardanti una serie di industrie con dei numeri relativamente piccoli sul piano generale, ma significativi per una Regione piccola come la nostra… richiedono una mobilitazione delle intelligenze da parte di tutti gli operatori e di coloro che sono interessati al settore.
Presidente - La parola al Consigliere Lanièce.
Lanièce (SA) - Lo scopo della nostra iniziativa è proprio quello di portare in aula il dibattito sulla grave crisi dell'industria. Da quanto ha detto l'Assessore, oltre a spiegare quello che è stato fatto, emerge che vi è stata una mancanza di confronto nel settore industriale perché, se è vero che nel 2000 è stato fatto un patto per lo sviluppo, ed è iniziata questa concertazione che oggi richiamiamo a forte voce, di fatto questa concertazione non ha portato a dei grandi risultati se oggi siamo in questa situazione, per cui l'allargamento di questo tavolo di confronto è una cosa evidente, lapalissiana: se vi è già un "tavolo" che ha lavorato dal 2000 ad oggi e questi sono i risultati, forse bisogna aggiungere qualcosa a quel "tavolo". Tutti quanti abbiamo a cuore il rilancio del settore industriale e questo può avvenire attraverso una modifica di quanto è stato fatto finora; se questo "tavolo" non funziona così bene, occorre integrarlo, rafforzarlo, e ben venga l'integrazione a cui ha accennato l'Assessore, ma anche le forze politiche possono dare dei contributi dato che è interesse di tutti salvaguardare il settore.
L'altra cosa da evidenziare è la mancanza di dati, visto che in questi anni le varie forze politiche di minoranza hanno presentato delle interrogazioni di fronte alle quali i dati forniti non erano mai precisi. È possibile che, in una realtà dove vi sono 59 imprese, non si possano avere dei dati "precisi alla virgola"? Questa mancanza di dati riguarda non solo l'industria, ma tutti i settori in Valle d'Aosta. Siamo in 112.000, possiamo avere dei dati precisi su tutti gli argomenti, invece ogni volta che si chiede qualcosa, si risponde: "l'ISTAT dice questo, però l'ISTAT ha questi margini". Ma allora perché non monitoriamo i dati? Altrimenti su tutti i problemi saremo sempre a studiare dei dati che, a seconda di chi li discute, non sono del tutto corretti; andiamo a fondo invece, perché è proprio con dei dati precisi che possiamo mettere in campo delle politiche adatte per affrontare i problemi! Ripeto: 59 imprese sono pochissime, si può fare un'analisi dettagliata in modo da poter capire cosa non funziona e cercare di cambiare e di rilanciare l'industria valdostana.
La richiesta di un Consiglio straordinario serviva per dimostrare che tutto il Consiglio regionale, non solo il Governo regionale, ma tutti quanti si vogliono assumere le proprie responsabilità. Sarebbe molto comodo, dal punto di vista politico della minoranza, dire: "se va male l'industria, è colpa del Governo". Sarebbe un atteggiamento forse funzionale alle forze di minoranza, ma noi siamo seri, cerchiamo di essere costruttivi, vogliamo discutere il problema per dare il nostro contributo, per questo abbiamo espresso la volontà di effettuare un Consiglio straordinario su questo tema. Il fatto che si possa discutere comunque è sempre positivo, però deve essere compreso che la minoranza non vuole additare l'Assessore come il solo responsabile, ma intende dare il proprio contributo: però dobbiamo far parte di questo tavolo di concertazione, altrimenti non potremo dire niente.
Riteniamo che questo sia un momento molto difficile per l'industria valdostana e tutti vogliamo dare il nostro contributo, ma dobbiamo essere sentiti, altrimenti rischiamo di fare delle iniziative singole in Consiglio, dove il singolo consigliere si interessa di un certo argomento. Occorre maggiore concertazione e questo è un segnale di grande disponibilità da parte delle forze di minoranza che spero il Governo regionale voglia accogliere. Ben venga quindi un confronto, ma vi deve essere la volontà, altrimenti fra qualche mese saremo qui a parlare di altre imprese che hanno chiuso. In questa direzione mi auguro che la nostra richiesta venga recepita e che, almeno nella commissione competente, si voglia approfondire questo problema, tenendo in considerazione le proposte che verranno dalle forze politiche, ma anche dalle associazioni e dai sindacati, visto che il 12 marzo vi sarà una riunione unitaria dei sindacati dove verranno presentate delle precise proposte.