Oggetto del Consiglio n. 450 del 10 marzo 2004 - Resoconto
OGGETTO N. 450/XII - Situazioni sfavorevoli alla riproduzione ittica nei corsi d'acqua della Valle. (Interrogazione)
Interrogazione
Appreso dagli organi di informazione delle recenti proteste avanzate dal Consorzio Pesca circa la non adeguatezza delle acque dei torrenti e della Dora della Valle a favorire la riproduzione ittica;
Ricordato che il periodo della riproduzione ittica coincide con il periodo invernale in cui più scarsa è la presenza d'acqua nei torrenti e nella Dora;
Preso atto che ormai quasi ogni anno vengono indicati da detto Consorzio come ostacoli al ripopolamento dei corsi d'acqua o l'inquinamento derivante da scarichi industriali o il non rispetto del minimo deflusso vitale o la presenza di cantieri attivi nell'alveo;
Tenuto conto che la presenza di tali situazioni rischia di vanificare gli interventi di ripopolamento portati avanti dal Consorzio Pesca;
la sottoscritta Consigliera regionale
Interroga
l'Assessore competente per sapere:
1) che cosa è stato fatto, dopo la recente denuncia del Consorzio Pesca, per migliorare le situazioni sfavorevoli alla riproduzione ittica;
2) se anche quest'anno sono presenti cantieri in alveo durante i mesi invernali;
3) quale influenza ha la normativa sul minimo deflusso vitale sulla presenza di fauna ittica nei nostri corsi d'acqua.
F.to: Squarzino Secondina
Presidente - La parola all'Assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche, Cerise.
Cerise (UV) - Per poter correttamente inquadrare le questioni sollevate dall'interrogazione, è necessario fare una piccola premessa. Il Consorzio pesca ha evidenziato - e lo ha fatto in maniera reiterata - che la scarsità di acqua imputata ai prelievi per i diversi usi: idroelettrico e irriguo, è tra le cause più rilevanti, assieme a quella degli interventi in alveo, di penalizzazione dell'ecosistema acquatico: sono dei fattori che riducono l'efficacia delle iniziative di ripopolamento ittico effettuate dal consorzio stesso. Dobbiamo dire che l'inquinamento da scarichi industriali rappresenta un evento del tutto eccezionale; è vero che, quando capitano, determinano delle situazioni che si prolungano nel tempo, perché in qualche caso abbiamo avuto degli inquinamenti che hanno determinato la moria dell'intero tratto di fiume o di torrente interessato. Ha poi ricordato come il periodo invernale sia quello durante il quale le portate dei corsi d'acqua raggiungono il minimo, quindi è il periodo nel quale è possibile la realizzazione di alcuni interventi anche negli alvei: gli attraversamenti con le condotte, le opere di protezione spondale, laddove gli alvei sono molto stretti e il prelievo delle sovralluvioni. È altrettanto vero, ed altrettanto universalmente riconosciuto, che in questi ultimi 10 anni lo sconvolgimento dell'ecosistema acquatico, più che a scarsità di acqua o altri motivi, è stato determinato da eventi di piene eccezionali, piene che si sono caratterizzate con delle lave torrentizie che desertificano i corsi d'acqua. Infine, il monitoraggio sistematico della qualità delle acque svolto dall'ARPA ha indicato come siano già stati conseguiti quegli obiettivi di qualità, peraltro anche da un punto di vista biologico, che la normativa nazionale - decreto legislativo n. 152 - fissava per il 2008 e siano alla portata dei prossimi anni anche quelli del 2016, e questo vale per l'intero reticolo idrografico valdostano. Richiamiamo poi, come documento interessante dal punto di vista della conoscenza di questa problematica, la Carta ittica regionale che esprime una certa precarietà degli ecosistemi idrici della Valle d'Aosta, proprio per questi fattori che sono, più che di tipo antropico, di tipo naturale.
Venendo più propriamente ai quesiti, è vero che quest'anno, anche per la siccità estiva, sono state evidenti le carenze di portate dei corsi d'acqua - e quindi le sofferenze degli ecosistemi fluviali regionali -, anche se dobbiamo dire che le iniziative adottate per una riqualificazione dei corsi d'acqua hanno subito una forte accelerazione dopo l'alluvione dell'ottobre 2000, quando sono state modificate le strategie di intervento della cosiddetta "fase di ricostruzione post alluvione", sia come indicato nel Programma degli interventi straordinari a seguito dell'evento alluvionale, sia come evidenziato di recente nelle Linee guida in materia di difesa del suolo, approvate dalla Giunta regionale il 23 febbraio scorso, nonché dal progetto di Piano regionale delle acque, approvato sempre dalla Giunta con propria deliberazione n. 34/2003. Il progetto di Piano regionale delle acque, approvato dalla Giunta nel febbraio dello scorso anno, ha chiaramente posto la questione della tutela del recupero e della riqualificazione degli ecosistemi fluviali come un obiettivo prioritario, fornendo delle indicazioni specifiche per gli interventi che si devono realizzare in alveo.
Per quanto riguarda nello specifico le questioni sollevate dal Consorzio pesca, si ricordano i due protocolli di intesa approvati con deliberazione n. 348/2003, relativa alla redazione di progetti di gestione degli impianti idroelettrici per l'effettuazione delle operazioni di sghiaiamento e sfangamento dei bacini, in conformità agli obiettivi previsti dall'articolo 40 dei decreti legislativi n. 152/1999 e n. 349/2003 per la determinazione delle modalità di intervento in alveo a salvaguardia dell'ecosistema fluviale.
In un recente incontro con la CVA sono state affrontate le questioni connesse con lo sfruttamento delle acque a scopo idroelettrico e la tutela degli ecosistemi fluviali e si è stabilito che siano individuate delle misure specifiche finalizzate a garantire il rilascio di quantitativi sufficienti di acqua, il cosiddetto "deflusso minimo vitale", che rappresenta lo strumento attraverso il quale garantire un recupero in tempi rapidi delle situazioni maggiormente compromesse. A tale proposito, siamo rimasti d'accordo, tra i tecnici dell'Assessorato e quelli della CVA, di avviare una serie di incontri intesi ad individuare le diverse criticità presenti nei corsi d'acqua a valle delle derivazioni e le misure più idonee per porvi rimedio, fra le quali è prevista anche la determinazione minima di acqua da lasciar defluire, ma non solo in un'ottica di assolvimento di certe prescrizioni, come la deliberazione del Consiglio del 1995, ma anche nell'ottica di consentire la ricostituzione degli ecosistemi, così come auspicato dall'evoluzione della legislazione in merito a questa materia.
Stiamo poi procedendo alla redazione del Piano di tutela delle acque, ai sensi del decreto legislativo n. 152, attraverso il quale saranno individuate le modalità di intervento per garantire la salvaguardia qualitativa e quantitativa dei corsi d'acqua regionali, compreso il loro recupero. Si tratta di uno strumento molto importante di salvaguardia degli ecosistemi fluviali, in un quadro di iniziative che, complessivamente e in modo organico, sono finalizzate a questo stesso obiettivo. Qui un punto qualificante sarà rappresentato dalla determinazione delle portate di minimo deflusso vitale più pertinente ad ogni situazione idrologica, con cui ci si confronta.
Sono diverse, quindi, le iniziative in atto, che, prendendo atto dalla situazione dei corsi d'acqua regionali, vogliono proporre di intervenire sugli aspetti maggiormente critici, come gli interventi in alveo, gli sfangamenti dei bacini, individuando modalità operative e tempi di realizzazione degli interventi. Nel 2003, compatibilmente con le procedure già avviate, queste modalità sono state applicate sia per gli interventi di disalveo lungo la Dora Baltea, sia per la realizzazione di opere di difesa, seppure in modo così non evidente. Con l'approvazione del piano di tutela, si concretizzerà maggiormente l'azione di riqualificazione dei corsi d'acqua attraverso interventi specifici anche sulle sponde e sugli alvei, sia di aumento delle portate rilasciate a valle delle derivazioni, in particolare quelle idroelettriche.
Per quanto riguarda il quesito n. 2, si ricorda che è ancora in piena attuazione il programma degli interventi post-alluvione di sistemazione dei corsi d'acqua danneggiati dall'evento calamitoso. Si tratta di interventi secondari che sono numerosi, in particolare sulle conoidi. Sulla rete principale però, nel caso della Dora Baltea e dei tributari principali, il numero dei cantieri è stato notevolmente ridotto rispetto agli altri anni - sono complessivamente solo più una decina -, così come si è già detto per gli interventi di disalveo sulla Dora Baltea, che sono stati concentrati fra novembre e dicembre. Devo però anche ricordare che il periodo invernale è l'unico in cui si può lavorare in alveo in sicurezza, per le portate minime dei corsi d'acqua.
Per quanto riguarda il quesito n. 3, bisogna fare un ragionamento molto più complesso, nel senso che è chiaro che l'efficienza biologica del corso d'acqua a valle della derivazione è in funzione dei quantitativi d'acqua, quindi, in teoria, ad ogni incremento di deflusso si dovrebbe avere un incremento della condizione della forza biologica del corso d'acqua. Esiste quindi uno stretto rapporto fra - non parlerei neppure di minimo deflusso - il deflusso e l'efficienza biologica dei corsi d'acqua. Ecco perché non si possono fare delle generalizzazioni ma, riprendendo anche quanto è contenuto nella Carta ittica regionale, bisogna andare a vedere qual è il potenziale idrobiologico di ogni corso d'acqua e quindi calibrare il minimo deflusso vitale a far sì che dia quella risposta, che è correlata al potenziale biologico dei corsi d'acqua. Per quanto riguarda la questione dei corsi d'acqua, dobbiamo tenere presente che il periodo invernale è un periodo di riproduzione, il che significa due cose: da una parte, una sostanziale immobilità dei pesci perché, in conseguenza anche delle temperature, essi si muovono poco e hanno meno bisogno di acqua; per contro, laddove sono depositate le uova, vi è la necessità di avere delle acque relativamente pure o prive di sospensioni per evitare l'occlusione dei meccanismi di respirazione prima delle uova e poi dei pesci. Si tratta di materia molto delicata, che stiamo affrontando con molta determinazione e con molta ragionevolezza.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Credo che, dalla risposta dell'Assessore Cerise, emerga come questa interrogazione, che poteva sembrare porre una domanda abbastanza banale, in realtà sollevi tutta una serie di problemi, perché ci fa vedere come vi sono diversi fattori che concorrono a far sì che i corsi d'acqua tornino o continuino ad essere l'habitat in cui vivono non solo i pesci, ma anche tutta un'altra serie di microrganismi.
Ringrazio l'Assessore per aver affrontato in modo il più possibile completo la questione, evidenziando tutti gli elementi che vanno presi in considerazione. Concordiamo sul fatto che vi sono periodicamente degli episodi di inquinamento d'acqua dovuti agli scarichi industriali. L'Assessore ha detto che non sono così importanti e neppure così frequenti, è anche vero, ma hanno conseguenze gravi nei confronti della vita della Dora Baltea; ricordo l'inquinamento dovuto al rilascio della "Cogne" nel 1999-2000, a Verrès nel 1999, recentemente nel 2003 a Pré-Saint-Didier. Sono episodi non continuativi - speriamo bene che anche i terremoti o le alluvioni non si verifichino in modo continuativo! -, però sono episodi molto gravi che incrinano tutta l'altra politica di attenzione alla vita biologica dei fiumi che si sta portando avanti; per cui forse qui ci deve essere un'attenzione particolare affinché si continui quel lavoro preventivo, che poi impedisce l'insorgere di questi episodi.
Il secondo problema di cui ha parlato l'Assessore riguarda i lavori in disalveo. Questo è un problema - l'Assessore lo ha ricordato - per tutta una serie di motivi: perché il momento dei lavori in disalveo coincide con il momento della riproduzione ittica, ha parlato di protocolli di intesa con il Consorzio pesca, però sembra che vi sia ancora qualcosa che non funziona, altrimenti non vi sarebbero ancora delle difficoltà in questo senso. Ritengo quindi che su questo aspetto vada fatto un lavoro ulteriore ancora di verifica. Fra l'altro, credo che l'Assessore sappia bene come i lavori di disalveo nella Dora Baltea rischieranno di essere più frequenti fra qualche anno, nel senso che finora anche da parte delle imprese erano stati utilizzati i materiali delle alluvioni; adesso poco per volta questo deposito viene meno e si dovrà di nuovo tornare a cercare materiale per l'edilizia, quindi si riproporrà nuovamente questo tema, per cui chiederei che vi sia un'attenzione particolare nel monitorare le azioni previste nei protocolli di intesa con il Consorzio pesca.
Il terzo problema riguarda il controllo del minimo deflusso vitale, qui prendiamo atto che vi sono accordi con la CVA per vedere se è possibile individuare i punti di criticità ed intervenire a proposito. Vorrei notare che forse tutto il lavoro di ricostruzione dell'alveo di torrenti e di fiumi fatto con pietre cementificate nuoce al mantenimento e alla riproduzione della vita biologica dei corsi d'acqua, ma torneremo ancora a seguire questa questione, perché credo sia interesse di tutti che la vita non solo ritorni, ma sia presente in tutti i corsi d'acqua della nostra regione.