Oggetto del Consiglio n. 399 del 11 febbraio 2004 - Resoconto
OGGETTO N. 399/XII - Situazione delle strutture psichiatriche nella nostra Regione. (Interpellanza)
Interpellanza
Tenuto conto che in Valle d'Aosta non ci sono mai state strutture psichiatriche di tipo manicomiali, ma sia quando esistevano nel resto d'Italia, sia quando sono state sostituite da altre tipologie di strutture, a queste è stata indirizzata una numericamente non secondaria utenza regionale;
Rilevato che in tempi recenti le famiglie, che si trovano a dover seguire un familiare con dei problemi psichiatrici, hanno coinvolto l'opinione pubblica in incontri e manifestazioni pubbliche tese ad evidenziare le difficoltà che deve affrontare chi si trova in queste situazioni e a discutere l'urgente necessità che, da parte della Pubblica Amministrazione, siano posti in essere interventi di sostegno proprio alle famiglie;
Sottolineato che, poiché il Piano regionale socio-sanitario in vigore, in continuità con quello precedente, illustra gli intendimenti dell'Amministrazione regionale rispetto alla salute mentale ed esplicita l'intenzione di attivare nuovi servizi e nuovo strutture, diventa indispensabile conoscere decisioni e tempi di attuazione, al fine di non accumulare troppi ritardi;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l'Assessore competente per conoscere:
1. quali sono le nuove strutture psichiatriche che l'Amministrazione regionale intende attivare;
2. quanti utenti valdostani, attualmente ospitati in strutture esterne alla regione, faranno ritorno in Valle per essere assistiti in queste nuove strutture;
3. a che punto è la già annunciata attivazione di una struttura psichiatrica nella Bassa Valle;
4. come si sta concretizzando l'annunciata sinergia tra settore pubblico e settore privato che prevede il confronto e la collaborazione tra Amministrazione regionale, strutture sanitarie dell'Azienda U.S.L., cooperative del cosiddetto privato sociale e associazioni che rappresentato i familiari dell'utenza psichiatrica.
F.to: Lanièce - Salzone - Stacchetti
Président - La parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (SA) - Come vede, Assessore, in questa iniziativa c'è una firma in più, questo significa che l'iniziativa è condivisa da una parte in più del gruppo consiliare, e mi auguro che gli altri 4 non le abbiano detto che era un'iniziativa da non perseguire! A parte le battute, questa iniziativa è stata presentata per avere la situazione concernente le strutture riguardanti i malati di mente in Valle d'Aosta.
In questi ultimi anni, le problematiche della salute mentale hanno acquisito una notevole visibilità anche in Valle d'Aosta; fra l'altro c'è la sensazione che l'esistenza di un dipartimento di salute mentale assicuri una adeguata rete di interventi; dall'altra parte però vi sono molteplici pressioni da parte del cosiddetto "privato sociale" che preme perché vengano attuate, senza troppi ritardi, le strutture che il Piano sociosanitario regionale ha pur previsto. Si sente lamentare, soprattutto da parte dei familiari dei pazienti psichiatrici, un certo disagio a fronte delle difficoltà, spesso insormontabili, che incontrano nel sostenere i loro congiunti fuori dalla Valle.
È risaputo che la Valle d'Aosta non ha mai avuto un ospedale psichiatrico, ma è anche noto che un certo numero di Valdostani è ospitato in strutture esterne alla Valle d'Aosta, messe in attività dopo che gli ospedali psichiatrici sono stati chiusi e sostituiti da nuove strutture. Senza che questo suoni da accusa per nessuno, penso che talora questi pazienti siano stati dimenticati, non nel senso che siano stati privati di assistenza, ma nel senso che sono mancate le capacità di creare in Valle strutture in cui almeno una parte di essi avesse potuto far ritorno.
Il Piano sociosanitario in scadenza ha ereditato da quello precedente l'impegno di creare strutture psichiatriche nuove e, fra queste, sicuramente alcune che avrebbero dovuto o potuto ospitare pazienti valdostani al rientro da strutture esterne, agevolando in questo modo le famiglie. Il Piano indicava che l'attuazione delle strutture previste sarebbe stato completato entro un lasso di tempo più lungo di quello di validità del Piano stesso e che, in particolare, sarebbero stati necessari almeno 6-7 anni perché quanto previsto arrivasse a regime (si parla del Piano del 1997). In realtà il tempo è passato e non tutte le strutture previste sono state attuate; per altre non si comprende se è mutata la denominazione, se sono mutati i riferimenti legislativi, per cui, anche la tipologia delle strutture, non sembra sempre corrispondere a quanto previsto allora. È ovvio e più che accettabile un mutamento in corso d'opera e nel corso del tempo che trascorre; sembra però davvero che, in particolare per quanto concerne la bassa Valle, l'attivazione di tali strutture stia richiedendo tempi troppo lunghi. I tempi della pubblica amministrazione non possono essere rapidi, ovviamente, come quelli dei privati, ma i ritardi devono essere accettabili.
In bassa Valle l'attivazione delle strutture psichiatriche è necessaria ed opportuna; quindi con questa interpellanza desideriamo favorire un chiarimento, ritenendo che, se le decisioni e le scelte adottate dall'Amministrazione sono probabilmente ponderate, certo è mancato qualcosa nel rendere davvero partecipe la popolazione, gli enti locali, direi lo stesso Consiglio regionale.
Non chiedo quindi risposte paternalistiche e richiami del tipo "lo abbiamo già detto", facendo riferimento alle varie occasioni nelle quali si è parlato in pubblico di strutture psichiatriche in particolare, come anche recentemente. Credo, invece, che sia indispensabile avere un punto fermo della situazione, magari reiterando le informazioni già espresse in altre sedi, ma senza giocare con le parole! La precedente amministrazione e quella in carica operano in soluzione di continuità politica, e quindi gli impegni e le dichiarazioni dell'una dovrebbero o essere rilette o trovare conferma, se non altro perché il Piano sociosanitario è lo stesso!
Cerchiamo quindi conferme e formuliamo quesiti che, al di là del loro contenuto formale, vogliono aprire, in questa sede, un momento di risposta ufficiale, di cui poi gli amministratori dovranno rendere conto.
Président - La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Fosson.
Fosson (UV) - Sono perfettamente d'accordo con tutto quello che lei ha detto, sono contento che la mozione sia stata firmata da 3; uno dei vostri, prima, ha parlato di "trinità", quindi il fatto di essere in 3 ci dà una certa garanzia! C'è una grande attesa in questo settore, lei ha ragione; all'inizio lei cita manifestazioni pubbliche; c'è stato un grande convegno organizzato da noi, su questo, il 24 gennaio a Pollein, in cui si sono confrontate tutte le tematiche da lei illustrate.
Ringrazio la Consigliera Squarzino per aver partecipato al convegno; purtroppo, si svolgeva di sabato mattina, ma chi ha partecipato ha avuto delle risposte molto più articolate di quelle che potrò fornire io perché era un convegno ad alto livello. Questo ha documentato tutta la nostra attenzione per tale settore, in cui - come lei dice - forse siamo partiti un poco tardi.
La Valle d'Aosta, fino al 1970, non aveva neanche pensato a strutture psichiatriche, aveva un servizio di psichiatria di emergenza: questo perché le strutture manicomiali non erano previste nella nostra regione, ma erano previste in altre regioni, quindi si era deciso di far curare tale tipo di malati fuori dalla regione. Questo ha fatto sì che partissimo in ritardo chiaramente su una problematica molto importante, che ha molti riflessi sulle famiglie, come lei ha citato. Il Direttore generale dell'USL, in un incontro su detto argomento, aveva parlato addirittura di "Cenerentola" della nostra sanità, per giustificare il fatto - come diceva anche lei - che su questo settore siamo partiti molto tardi e tutte le precedenti amministrazioni, i vari Assessori regionali della sanità hanno sofferto un poco di questa partenza in ritardo. Siamo però - come le dicevo, e dopo tale convegno, a cui ho partecipato tutto il giorno, ne sono profondamente convinto - in un grande ricupero. Su cosa si basa il grande ricupero? Intanto è stato attivato correttamente il Dipartimento salute mentali, che prevede la struttura di psichiatria, il SERT, i servizi territoriali. Abbiamo formalizzato una responsabilità e un organigramma preciso di questo dipartimento.
Come diceva lei - e come dice soprattutto il piano sanitario nazionale - ormai la moderna psichiatria prevede una rete di servizi, non prevede una tipologia di servizio, ma diverse tipologie, e in questo è vero che la nomenclatura qualche volta cambia; ormai le teorie sulla psichiatria sono molteplici e, qualche volta, parte con un nome e poi, invece, si sostituisce. L'importante è metterci d'accordo su quello che abbiamo e su quello che vogliamo fare, premesso una grande attenzione a questo problema.
Il centro di salute mentale: è la prima diramazione del Dipartimento salute mentale e ha come scopo proprio quello della presa in carica del paziente in quanto tale, della sua famiglia e della sua situazione territoriale, anche nell'ottica di prevenire queste forme. Lei mi aveva chiesto una volta qual era la situazione dei suicidi; io le avevo fornito una relazione proprio sulla pratica e sulla frequenza di tali forme in Valle, di produzione proprio di questo centro di salute mentale che è alla base di tutto.
È attivo un presidio psichiatrico ospedaliero e qui dobbiamo correttamente dire che chi mi ha preceduto ha risolto in modo più che dignitoso una struttura davvero avvilente. Non so se lei prima era stato in quel grosso stanzone che era la "psichiatria" dell'Ospedale di Aosta, allorquando ci chiamavano per fare delle visite… era veramente una struttura che dava angoscia! Adesso è una struttura ospedaliera completamente diversa, decorosa, degna della persona e atta a far fronte alla sua patologia; è attiva 24 ore su 24 ed è il cardine attorno a cui ruota questa problematica.
È in prossima apertura il day hospital di psichiatria, che va incontro a un certo tipo di utenza, che ha bisogno di un ricovero, ma limitato, giornaliero. C'è una struttura residenziale, attiva già dal 1995, in sede Pont Suaz, che ha come scopo quello della riabilitazione e socializzazione di malati psichiatrici sempre ad alto peso, non dimissibili né trattabili in famiglia. Come sa, questa struttura dovrà essere nei prossimi mesi sottoposta ad una ristrutturazione, però non comporterà problemi per i malati che verranno temporaneamente convogliati in un'altra struttura. È aperta da un anno la comunità terapeutica Mont Falère, in cui sempre sono ricoverati 25 malati con un importante rilievo psichiatrico, ma con tutto un cammino terapeutico e riabilitativo.
Lei mi chiede i rapporti fra pubblico e privato: direi che in nessun campo come in quello della psichiatria si integrino bene entrambe le realtà, come il pubblico e il privato possano funzionare regolarmente; infatti, le dico che questa comunità terapeutica gestita da privati ha delle consulenze con psichiatri del presidio ospedaliero. Mi sembra che in tale settore possiamo giocare in modo sinergico su queste due possibilità.
Abbiamo già in attività ad Aosta 2 comunità alloggio per malati dimessi e anche questa è una grossa realtà, malati che non possono essere mandati a domicilio, malati che però hanno già un livello di integrazione importante e che, pur essendo seguiti attivamente da uno psicologo, hanno una certa indipendenza. Cosa c'è in progettazione su questo argomento? Intanto va in appalto nei prossimi mesi l'istituzione di 2 altri alloggi autogestiti con una consulenza psichiatrica nelle vicinanze di Aosta. È in prossima apertura la comunità protetta di Donnas, a cui lei faceva riferimento e a cui sarà annesso anche un diurno per malati psichiatrici. Come lei sa, sul Poliambulatorio di Donnas abbiamo rivolto molti interventi, è stata ristrutturata anche una radiologia, abbiamo allargato alcune indicazioni, abbiamo previsto l'accesso di più specialisti. Per "prossima apertura" intendo maggio-giugno - almeno a me hanno parlato così -, però quello che aprirà sarà un servizio psichiatrico idoneo alle richieste di questa fascia di malati in una parte della nostra regione, che era finora scoperta.
È in progetto, e ci stiamo ragionando sopra, ma non è facile perché, come lei sa, quando uno vuole istituire una comunità di questo tipo non sempre la popolazione locale dà gli spazi ed è contenta di avere questi tipi di malati, comunque è in progettualità una comunità in bassa Valle. Stiamo pensando se fare - come previsto dal piano sanitario - una comunità di tale tipo; ci stiamo lavorando sopra, nell'ottica della necessità di fornire questo tipo di risposta in questa zona. Prossimamente andrà in appalto, sempre per questa rete di servizi, un servizio territoriale psico-socioeducativo a cui possono partecipare anche soggetti privati.
Sul rientro fuori Valle dei malati psichiatrici stiamo lavorando molto; intanto in quanti sono? In questo momento i malati psichiatrici accolti in strutture fuori Valle sono 34. Bisogna pensare che il problema non è così semplice, in quanto sono malati che presenti in tali strutture da tanti anni, sono i malati più gravi, non sempre le famiglie sono disposte a riportarli in un'altra zona; in genere, sono malati che si sono abituati a questo tipo di strutture, per cui sradicarli comporta un problema. Le assicuro che stiamo raccogliendo tutte le diverse tipologie di handicap e di situazione psichiatrica e, con il Dipartimento di salute mentale, stiamo ragionando sulla possibilità di riportare quanti di questi malati in Valle.
Infine, al convegno di Pollein, si è parlato molto di lavoro dei disabili mentali: è una domanda che avevo posto ai relatori, lei sa come sia difficile in questo momento in Valle dare lavoro ai disabili in genere, anche a quelli motori, quindi al disabile mentale è ancora più difficile e comporta ancora più problemi e la nostra offerta è veramente piccola e difficile. Vi stiamo lavorando con una cooperativa che agisce in questo senso, si chiama "Progest" e ha presentato tutte le sue attività nell'ambito di questo convegno.
Se posso sintetizzare, è una rete che stiamo mettendo in piedi con grande attività e professionalità di tutti gli operatori che agiscono in questo settore. Credo che alla fine di quest'anno, con l'apertura di queste altre strutture, si possa dare una risposta più completa a tale problematica.
Président - La parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (SA) - Prendiamo atto della risposta dell'Assessore, dalla quale emerge la consapevolezza che in effetti ci si è mossi tardi su questo problema in Valle d'Aosta; ovviamente non si può accusare l'Assessore attuale, ma comunque bisogna continuare ad investire e ad adoperarsi per far sì che questo problema diventi un obiettivo, anche prioritario, della sanità valdostana, da risolvere.
I ritardi rispetto al Piano sociosanitario ci sono, le strutture che verranno attivate - ci auguriamo entro la fine dell'anno! - sono un segnale che ci si vuole adoperare per cercare di colmare questi ritardi. Il problema della bassa Valle è stato affrontato: da più tempo la bassa Valle chiedeva la realizzazione di strutture con tale tipologia e mi sembra che, dalle parole dell'Assessore vi sia la volontà di aprire un servizio, in modo particolare a Donnas e, poi, ancora un altro in bassa Valle. Era importante vedere a che punto era la possibilità di riportare in Valle gli utenti valdostani, che - come ha detto l'Assessore - sono 34; quindi, secondo me, occorre operare per far sì che queste persone possano rientrare al più presto in Valle.
Già nell'ultima discussione del Piano sociosanitario, nel 2001, mi ricordo che il nostro gruppo fece delle osservazioni, fra cui quella di trovare soluzioni di ricovero per i malati di mente valdostani in modo da poterli riportare in Valle, e questo per venire incontro alle famiglie. Penso che sia il sottoscritto che l'Assessore, proprio per la nostra matrice cattolica, riteniamo la famiglia il fulcro della vita e per tale motivo occorre fare in modo che la famiglia venga tutelata in queste situazioni. Ovviamente bisogna tenere presente anche le varie tipologie dei malati di mente. Capisco che fino adesso non si sono potute fare queste scelte perché non esistevano le strutture "ad hoc" per riportare in Valle i malati di mente valdostani. Ma ora le cose devono cambiare e penso che ciò sia un obiettivo condivisibile. Pertanto invitiamo l'Assessore a fare in modo che al più presto, se le famiglie lo vorranno, i loro cari, affetti da queste malattie, possano tornare in Valle ed essere curati in strutture presenti sul nostro territorio. Quanto espresso, a dimostrazione, ancora una volta, dell'attenzione che occorre dare alle fasce deboli; in questo caso, i malati di mente che hanno bisogno di usufruire anche in Valle di strutture adatte alla loro cura.