Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 302 del 18 dicembre 2003 - Resoconto

OGGETTO N. 302/XII - Problemi di attuazione della riforma Moratti per la scuola valdostana. (Interpellanza)

Interpellanza

Preso atto che è iniziato in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni il confronto sul primo regolamento attuativo della riforma Moratti;

Appreso che dalle Regioni sono state formulate una serie di critiche nei confronti delle indicazioni contenute in detti regolamenti che limiterebbero sia l'autonomia scolastica sia le competenze delle regioni e degli altri enti locali;

Considerato che sarebbe importante conoscere quali osservazioni la Regione Valle d'Aosta ha avanzato in tale sede;

Preso atto inoltre che sempre sulla riforma Moratti le organizzazioni sindacali della scuola hanno chiesto di aprire un confronto con l'amministrazione regionale, per affrontare i problemi che l'attuazione della riforma Moratti pone alla scuola della valle d'Aosta e per conoscere quali ipotesi di lavoro sono state prospettate;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

la Giunta regionale per sapere:

1) quali sono le sue valutazioni circa la riforma Moratti;

2) quale è stata la posizione assunta da parte della Regione Valle d'Aosta, in sede di conferenza stato regione, sui regolamenti attuativi della riforma Moratti;

3) quali sono i problemi che l'attuazione della riforma comporterà per la scuola della Valle d'Aosta;

4) come intende muoversi la Giunta circa il percorso da intraprendere per mantenere le caratteristiche della scuola della nostra regione.

F.to: Squarzino Secondina - Riccarand

Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Riprendiamo, Assessore, il tema della "riforma Moratti", cui abbiamo già accennato nel corso della discussione sulla legge finanziaria; un tema su cui credo sia opportuno continuare a mantenere alta l'attenzione, perché è una grossa "scossa" a cui è sottoposta la scuola nel suo insieme.

La "riforma Moratti", che è impostata nella legge n. 53/2003, non può trovare attuazione se prima non vengono definite le modalità con cui le linee della riforma vanno tradotte cioè, per realizzarsi, la "riforma Moratti" abbisogna di decreti legislativi attuativi. Il primo di questi decreti - fra l'altro, forse è il più interessante perché è proprio l'avvio… per cui si capisce dove si vuole arrivare, come, qual è la fisionomia che si vuole dare alla scuola - riguarda la scuola dell'infanzia e il primo ciclo dell'istruzione, quindi la scuola materna, la scuola primaria - elementare -, la scuola secondaria di primo grado (scuola media). I decreti attuativi introducono una serie di elementi innovativi rispetto all'attuale struttura scolastica. Vi è, ad esempio, un anticipo di iscrizione per quanto riguarda la scuola dell'infanzia, senza che siano contemporaneamente previsti dei finanziamenti, delle regole precise, e un'apposita formazione dei docenti per questo nuovo ruolo che tale scuola assumerà; tale innovazione è introdotta senza che si ridefinisca nel suo insieme il progetto educativo perché una scuola dell'infanzia, tarata per bambini dai 3 ai 6 anni, dovrebbe ripensarsi come scuola per bambini dai 2 anni e mezzo ai 5 anni e mezzo, quindi con attività tipiche addirittura dell'asilo nido. Vi è dunque questa difficoltà, non basta dire: "anticipo", se contemporaneamente non si fanno azioni interessanti di formazione e se non sono previsti finanziamenti adeguati.

Ancora: per la scuola elementare si vuole tornare al maestro unico: tutta l'esperienza positiva, che abbiamo fatto anche noi in Valle, della presenza di più docenti nella classe verrebbe cancellata d'un sol tratto dall'attuazione di questi decreti legislativi.

Nella scuola media verrebbe anche abolito il tempo prolungato, verrebbe ridotto il tempo obbligatorio della scuola, verrebbero affidate ad organismi esterni attività che finora erano scelte in autonomia ed organizzate dalla scuola ed anche per la scuola media sarebbe veramente un tornare indietro, perché non sarebbe più possibile prevedere la compresenza di docenti così come adesso avviene.

Questi decreti legislativi sono stati presentati ai sindacati, all'ANCI, alle regioni e hanno ricevuto una serie di critiche molto nette da parte dei sindacati della scuola, critiche che poi la stessa ANCI ha fatto proprie e ha dettagliato in un documento chiaro, critiche che sono state presentate anche in sede di Conferenza Stato-Regioni. Perché ne parlo? Perché mi interessa giungere a questo punto. Credo che qui non sia tanto il luogo in cui discutere del parere dei sindacati o dell'ANCI, piuttosto a noi interessa capire quale posizione ha assunto la Regione Valle d'Aosta nella Conferenza unificata Stato-Regioni in cui sono stati presentati questi decreti attuativi. Il 20 novembre vi è stata la prima Conferenza Stato-Regioni in cui l'ANCI ha presentato tutta una serie di critiche, le regioni presenti hanno espresso molte perplessità e hanno chiesto anche del tempo per confrontarsi e definire la loro posizione e per vedere se alcune delle osservazioni fatte erano recepite o meno dal Ministero; ad esempio, hanno molto insistito sulla dotazione organica, sulla figura del "tutor" e via dicendo.

Il 10 dicembre, in occasione della seconda Conferenza Stato-Regioni in cui si porta il tema all'ordine del giorno, viene espresso un parere: le Regioni del Centro Destra esprimono un parere positivo, le Regioni governate da movimenti politici, che fanno riferimento al Centro Sinistra, esprimono un parere negativo. La maggioranza però era formata da Regioni di Centro Destra, per cui credo che il Ministero porterà avanti i propri decreti attuativi, senza tener conto delle osservazioni contrarie di governatori di molte regioni italiane.

La questione che pongo è la seguente: come si è collocata la Regione Valle d'Aosta in questo dibattito? Non solo: come si colloca attualmente? Quali valutazioni si danno rispetto a questa riforma? Rispetto a questa riforma cosa intende fare la Regione? L'assume in "toto", l'assume modificandola, rivendica la propria autonomia e le proprie competenze di legislazione concorrente per salvaguardare e tutelare il modello valdostano di scuola, che è stato costruito in tutti questi anni? Sono domande che avevo posto in modo anche provocatorio durante la discussione della legge finanziaria. Credo che l'occasione di queste due Conferenze Stato-Regioni abbiano costretto la Regione a prendere atto della questione e ad assumere un atteggiamento; ritengo opportuno che questa posizione venga comunicata al Consiglio, in modo che possiamo sapere cosa questa maggioranza e questa Giunta pensano rispetto alla "riforma Moratti".

Si dà atto che dalle ore 17,24 presiede il Vicepresidente Lanièce.

Presidente - La parola all'Assessore all'istruzione e cultura, Charles Teresa.

Charles (UV) - La coordination de la Conférence Etat-Régions… est une structure, vous en avez parlé…, mais je parle de la coordination que les régions se sont données pour débattre, analyser et partager les points à l'objet de la conférence elle-même. Il s'agit donc d'un organisme qui se réunit en séance technique avec la présence des dirigeants et en séance politique et constitue le siège d'instruction pour les travaux de la Conférence Etat-Régions. La participation à la coordination interrégionale est plus qu'opportune, pour permettre d'avoir une information privilégiée sur les développements de la politique scolaire à niveau gouvernemental, pour permettre l'échange et la confrontation entre régions, pour fournir les éléments pour participer à la Conférence Etat-Régions avec une bonne connaissance des arguments, pour stimuler les projets à niveau régional. Comme Assessorat, nous avons attribué une grande importance à cette phase, nous nous sommes donc engagés de manière active dans ce sens et des politiques et fonctionnaires en même temps valdôtains ont participé aux Conférences Etat-Régions, ainsi qu'à ses phases préparatoires. Nous avons signalé avec préoccupation comme de nombreux choix d'organisation concernent des matières de compétence de l'autonomie et ne devraient pas être réglementées par le Ministre.

Maintenant je passerais aux points n° 3 et n° 4 en même temps, pour revenir après à la première question, qui découle de tout le reste. Nous savons tous que le Statut régional reconnaît, selon l'article 2, l'autorité législative à la Région seulement dans le cadre de l'instruction technique-professionnelle. L'article 3 reconnaît, au contraire, à la Région une compétence de type secondaire pour l'émanation de normes législatives dans l'instruction maternelle, élémentaire et moyenne. Ce cadre normatif est profondément influencé en plus par la réforme du titre V de la Constitution. L'article 117 de la Constitution compte au nombre des matières de compétence exclusive de l'Etat même les normes générales en matière d'éducation; c'est pourquoi la Région Vallée d'Aoste peut exercer en matière d'éducation maternelle, élémentaire et moyenne seulement une compétence concurrente. Toutefois, la réforme touche des domaines de compétence exclusive de la Région et plus précisément les adaptations - selon les articles 39, 40, 40 bis - des programmes scolaires aux nécessités locales. Avant d'expliquer comment une telle compétence devra être sauvegardée et exercée, il est nécessaire de faire une petite réflexion sur la procédure que la "réforme Moratti" est en train de suivre.

La "loi Moratti" - la loi n° 53 du 28 mars 2003: "Délégation au Gouvernement pour la définition des normes générales…", et cetera - a été définie par certains comme "échafaudage" destiné à soutenir le poids des choix de politique scolaire formative que le Gouvernement mettra à exécution à travers les décrets législatifs, les règlements et les mesures législatives qui affecteront les ressources financières nécessaires. Le premier plan de décret législatif, concernant l'école de l'enfance et le premier cycle d'éducation approuvé en première lecture, le 12 septembre 2003, par le Conseil des Ministres, a été soumis à la Conférence unifiée Etat-Régions, afin d'acquérir l'avis obligatoire. A l'occasion de la séance de la Conférence des Présidents des Régions du 26 novembre 2003, ont été formulées par l'Administration régionale quelques observations pour ce qui concerne ce plan de décret législatif, demandant une intégration de celui-ci, à travers la prévision d'une clause de sauvegarde, qui défende le particularisme linguistique valdotain, en consentant le respect de la compétence législative régionale d'adapter aux nécessités locales les indications nationales jointes au décret et de la compétence législative régionale intégrative et exécutive en matière d'organisation scolaire. Conformément à ce qui a été proposé par d'autres régions et par les Provinces autonomes de Trente et de Bolzano, au cours de cette assemblée, il a été reconnu absolument nécessaire d'insérer dans le plan de décret législatif cette formule de sauvegarde: "Sont rendues sauvegardées les compétences des Régions à Statut spécial et des Provinces autonomes de Trente et de Bolzano en conformité aux respectifs statuts et relatives normes de réalisation du plan, ainsi qu'à la loi constitutionnelle 18 octobre 2001, n° 3." Cette demande a été l'objet d'un amendement déjà accueilli par le Ministère de l'éducation, de la culture et de l'université. Il sera donc nécessaire de mettre en action les instruments reconnus comme légitimes pour opérer les adaptations opportunes de la réforme scolaire nationale aux nécessités locales, comme prévu par les articles du Statut régional que j'ai déjà cités. La réalisation du plan de ce décret législatif, pour lequel le plan prévoit une phase graduelle d'insertion des instituts prévus, comportera aussi une vérification des conditions présentes dans les institutions scolaires de la Région, quant au personnel et aux structures, pour pouvoir concrétiser les choix faits par le législateur national.

Je voudrais encore dire, pour ce qui concerne le point n° 4, que notre intention est de permettre aux écoles de poursuivre le travail qui a été fait jusque là, en évitant des retours injustifiés en arrière, des déchirements graves avec tout ce qui a été fait jusqu'à maintenant, une conception de l'école type année zéro, comme si on devait repartir de zéro. Comme méthode de travail, nous désirons, dans la phase de transition, un accord avec le Ministère, qui nous permette de coordonner les normes avec nos particularités et nos lois en vigueur: le temps de l'école, l'anglais, l'informatisation et ainsi de suite. L'autonomie scolaire n'a pas été remise en cause, par conséquent notre loi sur l'autonomie restera un point ferme à travers laquelle filtrer les principes de la réforme.

Je conclurais par la réponse au premier point. Comme cela a déjà paru par les réponses précédentes, en découle quelques soucis et peut-être aussi un peu de philosophie: quant aux premiers, je les ai exprimés; un peu de philosophie parce que nous avons assisté au cours de notre vie déjà à plus d'une réforme - pas toutes acceptables - que nous avons cherché à maîtriser, nous devons faire autant pour celle-ci, donc il faudra y réserver une attention toute particulière et voir dans les plies aussi de la loi de l'autonomie scolaire éventuellement de chercher à tirer le profit de l'école valdôtaine.

Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Che dire? Sono soddisfatta a metà, e mi spiego. Vado anch'io un poco per punti come ha proceduto l'Assessore.

Mi sarebbe intanto piaciuto capire chi in concreto è andato a rappresentare la Regione in questo coordinamento delle regioni, in questa Conferenza delle regioni, chi ha preso le posizioni. Questo "nous" generico mi lascia un po' insoddisfatta, forse non l'ho precisato nell'iniziativa, ma avrei desiderato almeno sapere chi è andato, cosa ha detto, quale posizione ha portato avanti. Sono contenta che vi sia questa clausola di salvaguardia, d'altra parte non poteva non esserci nei decreti attuativi, dato che c'era già nella legge ed era un fatto scontato; non era scontato - per questo la prima domanda acquista un significato - chi è andato a Roma, chi è andato a questi incontri e quali proposte ha fatto, perché chi vi è andato doveva già sapere che vi è una clausola di salvaguardia definita dalla legge. Si trattava di dire: "Attenzione, noi abbiamo questa clausola, noi la difendiamo e chiediamo di avere un dialogo alla pari", ma lì forse andava anche definito e meglio chiarito il proprio ruolo.

Se è vero, come è vero, che abbiamo una competenza legislativa di attuazione e d'integrazione, quindi una competenza concorrente in materia di istruzione materna, elementare e media e che quindi noi dobbiamo rispettare le grandi linee definite dallo Stato, se questo è vero, è ancora più urgente e importante essere presenti nel momento in cui si discute dei decreti legislativi attuativi, perché è tutto nel nostro interesse che le indicazioni generali dello Stato rispecchino le nostre esigenze, i nostri indirizzi, i nostri desideri sulla scuola. Ho avuto l'impressione, dal resoconto che ha fatto l'Assessore, che in questa fase la Regione si sia nascosta dietro un "noi" generico delle varie regioni che si sono incontrate: "vi è la salvaguardia e poi vedremo". Questo invece era il momento importante per intervenire e credo che sarebbe stato interessante per la Regione Valle d'Aosta dire da che parte stava, perché non è indifferente che passino alcune linee direttrici rispetto ad altre, quindi forse sarebbe stato opportuno che anche la nostra Regione dicesse: "guardate, queste scelte a noi non stanno bene!", piuttosto che mettersi dopo a lavorare per neutralizzare le scelte che non vanno bene; mi chiedo perché non si è stati presenti lì in questa fase. Ho l'impressione che si sia avuto un atteggiamento un po' "attendista" e di chi - ripeto - si nasconde dietro questa clausola di salvaguardia che era già presente nella legge, per cui non ha aggiunto alcun elemento nuovo.

Prendo atto con soddisfazione del fatto che l'Assessore abbia affermato: ""no" ritorno indietro, "no" azzeramento, "sì" alla legge sull'autonomia che manteniamo come valida". Sono però preoccupata rispetto a questa fase di transizione di cui lei ha parlato, perché questa è la fase centrale. Se bisogna passare attraverso una fase di transizione, in cui definire in accordo con il Ministero quali sono le linee del nostro sistema scolastico, credo che questa sia una fase cruciale importantissima, che dovrebbe essere preceduta non solo dall'analisi dei dati degli alunni, degli organici, perché questo è un dato statistico, ma dovrebbe essere soprattutto preceduta ed accompagnata da una grande azione di condivisione e confronto con i soggetti interessati; soggetti che sono - lo ricordo -: le forze politiche, questo Consiglio, i dirigenti scolastici, i sindacati, i docenti, le famiglie degli alunni, gli enti locali. Credo che qui bisognerebbe mettere in atto un piano completo di discussione, di confronto, di dialogo, di individuazione di linee, probabilmente preceduto da almeno il tentativo di fare una proposta o due, cioè credo che sia proprio compito della forza politica che governa la Regione in questo momento fare delle proposte e dire cosa vuole fare di questa scuola: deve dirlo con chiarezza, non può nascondersi dietro l'accordo con il Ministero! Bisogna assolutamente che di questi problemi si parli, occorre assolutamente capirne di più rispetto alla figura del docente unico, della compresenza.

I decreti legislativi incidono su "nervi" cruciali del nostro sistema scolastico; ora, mi chiedo come è possibile garantire questo nostro modello di scuola, se non viene ridefinito, se non viene condiviso con tutti i soggetti interessati, in modo che diventi una proposta forte? Infatti se questa proposta viene solo demandata agli accordi che intercorrono tra il Ministero e il "noi" della Regione - che abbiamo visto essere un "noi" molto generico: non sappiamo quali sono le persone in carne ed ossa che sono dietro questo "noi" e che portano avanti le proposte con il Ministero -; se essa non viene accompagnata da un'elaborazione approfondita e da un'assunzione di responsabilità anche da parte di tutti i soggetti interessati, ci troveremo il prossimo anno scolastico una scuola che sarà la brutta fotocopia di un modello di scuola nazionale che, "detto fuori dai denti", non è utile, non dico ai Valdostani, ma neanche ai giovani delle altre parti del nostro Paese! È un modello di scuola non incardinato nei problemi reali esistenti, è un modello di scuola che si fonda su alcuni assiomi, ma che non si chiede quali conseguenze tutto questo può avere. L'Assessore, per esempio, non ha detto nulla rispetto all'iscrizione alla scuola materna - anticipata ai 2 anni e mezzo di età -, questo è un aspetto importantissimo, perché introdurre tale anticipo vuol dire stravolgere il modello di scuola materna, che qui è stato costruito nel tempo e che è un modello veramente interessante; da una parte facciamo i convegni per presentare il modello della scuola valdostana, poi contemporaneamente lo svendiamo senza preoccuparci di garantirne l'originalità!