Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 226 del 19 novembre 2003 - Resoconto

OGGETTO N. 226/XII - Eventuale trasferimento di professionalità mediche verso una struttura privata fuori Valle. (Interrogazioni)

Interrogazione

Preso atto di informazioni secondo cui alcuni primari dell'ospedale di Aosta starebbero per dare le proprie dimissioni per trasferirsi nel costituendo polo sanitario canavesano;

Ritenendo che se queste informazioni fossero vere si aprirebbe all'interno del servizio sanitario regionale una grave carenza di professionalità formatasi nel corso degli anni presso il Presidio ospedaliero di viale Ginevra,

la sottoscritta Consigliera regionale

Interroga

l'Assessore competente per sapere:

1) se, per quanto di sua conoscenza, queste voci corrispondono al vero;

2) come valuta un eventuale trasferimento di professionalità qualificate dal Presidio ospedaliero della Valle d'Aosta ad altri presidi fuori valle;

3) se ha predisposto eventuali correttivi per prevenire tali trasferimenti o per rimediare alle carenze che si verificherebbero.

F.to: Squarzino Secondina

Interrogazione

Appreso che

- è in fase di ristrutturazione e rilancio la clinica eporediese, la quale sarebbe entrata a far parte di un più ampio circuito sanitario privato operante nel nord Italia;

- tale struttura sanitaria starebbe operando una sorta di campagna acquisti nell'ambito del personale medico in servizio presso altri presidi sanitari;

- alcuni medici dell'USL Valle d'Aosta sarebbero interessati a sperimentare tale nuovo rapporto di lavoro nel comparto privato, richiedendo un periodo di aspettativa;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interrogano

l'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali per sapere:

1) se nell'ambito dell'USL Valle d'Aosta vi siano state richieste - e in caso positivo se siano state concesse - di aspettativa da parte di medici interessati alle proposte della clinica eporediese;

2) quanti e quali sono ad oggi presso l'USL i posti vacanti nell'organico del personale medico.

F.to: Frassy - Tibaldi - Lattanzi

Presidente - La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Fosson.

Fosson (UV) - Dico subito che rispondo volentieri a questa interpellanza venuta dai due banchi dell'opposizione, in quanto è un problema di cui si parla ampiamente in questi giorni, soprattutto in ospedale e, proprio per il valore che penso abbia il Consiglio, sono onorato di poter informare su quanto è in nostro possesso.

Non è un problema che viviamo solo noi, è un problema che sta vivendo tutta l'Italia, su cui bisognerà legiferare in tempi rapidi. Da cosa nasce il problema? Nasce dal fatto che la clinica eporediese è stata completamente ristrutturata; la stessa è stata acquistata da un gruppo privato, che ha acquisito anche altre prestigiose cliniche private, come "La Vialarda" di Biella e altre cliniche in Vercelli e in Novara. Tengo a dire che queste strutture private potenziano soprattutto la fase recettiva alberghiera o comunque alcuni servizi di alta qualità, sia chirurgici, sia diagnostici; questi istituti privati non svolgono un'assistenza completa a tutte le esigenze dell'utente, non solo, ma spesso non hanno strutture che operano in urgenza. Il loro settore di intervento è sicuramente un settore particolare, qualificato, ma che non può comprendere tutte le esigenze del malato.

Come loro sanno, queste strutture private vengono accreditate dalla regione a cui appartengono e, di fatto, dopo l'accreditamento, sono in tutti i sensi da equipararsi ad ospedali pubblici. Non dico nulla su questo, ma le vicende del Piemonte che appaiono sul giornale in questi giorni sono per tutti noi di indicazione al problema. Certo queste istituzioni - come detto in una di queste interrogazioni - hanno lanciato una campagna acquisti anche nei nostri confronti, soprattutto in quei settori molto specialistici e qualificati che avevamo noi.

Vi fornisco i dati; sui condizionali e sulle voci non vorrei dar seguito, vorrei dire quanto è in questo momento in nostro possesso. In data 10 settembre 2003 è pervenuta la richiesta di aspettativa del dr. Giancarlo Canale; in data 1 ottobre 2003 sono pervenute le richieste di aspettativa dei dirigenti medici Peinetti, Cifiello, Maione e Raibone, 4 medici fra cui il Primario della "Chirurgia vascolare". A questo punto, in data 11 gennaio 2003, è pervenuta la comunicazione di cessazione del servizio del dr. Canale ad iniziare dal 1° dicembre 2003: questi sono, al momento, i dati in nostro possesso.

Alcune osservazioni. Perché questi medici sono tentati di andarsene a lavorare in strutture private accreditate vicino a noi? Mi permetto di dire: non certo perché qui le strutture non erano strutturalmente idonee. La struttura della "Chirurgia vascolare", la sala operatoria è fra le più moderne ed efficienti non solo del nostro ospedale, ma anche degli ospedali vicini; la rianimazione e l'anestesia sono altri settori in cui siamo tecnologicamente molto avanzati.

Cosa abbiamo fatto di fronte a queste aspettative, che richiedevano la messa in aspettativa per un anno del dipendente? Abbiamo deciso di non concederla, intanto perché era nostro diritto, e così si comportano anche gli ospedali pubblici vicini a noi, sia della Lombardia, che del Piemonte. Non solo, nel caso dei chirurghi vascolari, essendoci già una convenzione con l'Ospedale di Ivrea, il fatto di aver concesso un'aspettativa poteva creare dei problemi. Perché non abbiamo concesso l'aspettativa di un anno? Perché questo ha una grossa ripercussione sul funzionamento del reparto. Pensate che se nel reparto di "Chirurgia vascolare" vanno via 4 medici, che cosa vuol dire per la funzionalità stessa del reparto! Non solo, quando una persona prende aspettativa, si può fare un concorso di sostituzione, ma non è un concorso che richiama delle professionalità corrispondenti a quelle che vanno via! Sarebbe stato un grande danno per l'ospedale se queste professionalità se ne fossero andate in aspettativa!

Purtroppo il dr. Canale ci ha già comunicato il suo licenziamento: questo provoca un danno al settore di anestesia che il dr. Canale ricopriva in modo molto valido, al "Beauregard" lui era specializzato nel settore di anestesia al parto e questa sua partenza provoca un vuoto che non è facilmente e subito ricolmabile. Mi permetto di dire che non era una questione di retribuzione o almeno per quanto noi possiamo offrire, in quanto, come sapete, i nostri medici - a differenza di altri medici che hanno lo stesso contratto - godono del trattamento di bilinguismo; non solo, ma i due settori che ho enunciato avevano dei progetti obiettivi particolarmente avanzati, con una certa rispondenza economica; non solo, ma il settore della "Chirurgia vascolare" aveva in atto dal mese di marzo di quest'anno una convenzione con l'Ospedale di Ivrea.

Ho inoltre parlato con la V Commissione - questo è agli atti - di tale decisione, che non è stata facile, vi assicuro e, fra l'altro, con i relatori dell'interpellanza e non ho avuto obiezioni su detta scelta. Certo che il discorso sulla mobilità va rivisto, di questo rendo partecipe il Consiglio. Sono stato a Roma ad una riunione di assessori alla sanità, la settimana scorsa, da cui è emerso che dopo la "legge Bindi" un malato può andare a curarsi dove vuole, ma poi è la sua Regione che deve pagare il debito contratto verso altre regioni e questo sistema sta facendo ormai scoppiare tutta la sanità, anche le regioni con un'altissima mobilità attiva, come la Lombardia, la quale ha delle strutture ultraspecialistiche (22 cardiochirurgie). Ciò significa che tutta l'Italia va a farsi curare in Lombardia, la quale, da una parte, è contenta ma, dall'altra, paga lei le risorse perché le altre regioni non pagano i propri debiti: la Calabria ha 140 miliardi di debiti nei confronti della Lombardia. Lì si è detto ampiamente che il discorso della mobilità attiva e passiva va normato in modo diverso, altrimenti il sistema non regge più!

Cosa facciamo noi? Intanto speriamo che questi professionisti che hanno chiesto l'aspettativa e non l'hanno avuta tornino sulle loro posizioni e non se ne vadano; se decidessero di andarsene - questa non è una cosa voluta da noi -, ci organizzeremo per far funzionare la struttura nel modo migliore. Aggiungo, perché mi era stato chiesto - anche qui, sono contento che venga visto il discorso sanitario nella sua completezza -, quanti sono i posti vacanti nell'organico medico: sono 26, distribuiti in modo non significativo, cioè 1 per unità - ho lo schema, anche se qui non lo leggo -, ma in modo significativo soprattutto in "Anestesia" e "Terapia intensiva". A questo riguardo posso annunciare che, dopo tanti sforzi, è stato portato a termine un accordo con la struttura universitaria di Parma di anestesia per una collaborazione che prevede la specializzazione di 3 nostri specialisti all'anno, a fronte di un loro coinvolgimento nella gestione dei dati della medicina di montagna e del soccorso alpino, che a loro interessa molto. Mancano anche 2 pediatri; i pediatri purtroppo scarseggiano sul territorio e anche in ospedale, nonostante che abbiamo dei meccanismi di richiamo più allettanti di altre regioni. Mancano poi ancora 3 ortopedici, mentre gli altri quadri sono abbastanza coperti.

Forse sono stato un po' lungo, mi scuso, ma è un problema di grande importanza, che vi invito ad affrontare con molto senso di responsabilità, perché dobbiamo confrontarci, con la magra soddisfazione che non è un problema solo nostro, ma di tutta l'Italia.

Si dà atto che dalle ore 11,17 presiede il Presidente Perron.

Président - La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Ringrazio l'Assessore per aver fornito con molta chiarezza i dati che abbiamo chiesto. Nell'interrogazione ho usato molti condizionali perché non avevo alcun elemento, chiedevo dati e l'Assessore, con molta chiarezza, me li ha forniti.

Personalmente condivido la scelta di porre un "aut aut" a chi vuole fare certe scelte, perché il problema che abbiamo come Regione - che è chiamata a tutelare i diritti della salute della cittadinanza valdostana -, è quello di favorire il più possibile la sanità pubblica. Questa è una scelta che condividiamo e capiamo anche che vi sono molte difficoltà, perché va in controtendenza con le linee del Governo nazionale. Capisco l'enorme difficoltà e le assicuro che saremo sempre d'accordo sull'appoggiare tutte le scelte dirette a favorire la sanità pubblica; poi, si possono non condividere alcune scelte particolari, ma questo è il nostro orientamento.

Prendo atto delle preoccupazioni che ha l'Assessore; tra l'altro, credo che sia per lui un compito ingrato quello di dover gestire un settore organizzato secondo un sistema sanitario regionale di cui non è stato un diretto responsabile; scelte che lui non ha condiviso, scelte che però adesso cominciano a far emergere alcune problematiche che lui deve affrontare. Non parlo dell'ospedale nuovo, sia chiaro: qui mi interessa piuttosto far riflettere su una scelta di organizzazione dell'ospedale che è stata voluta.

La Giunta precedente ha accettato un "management" della sanità valdostana che non è stata capace di individuare anzitutto una "mission" di questa struttura ospedaliera, e di coinvolgere anche tutti gli operatori in questa "mission", perché, senza questo tipo di operazione, non sono le due lire in più del bilinguismo che possano trattenere in loco i professionisti, e non sono neanche le condizioni particolari solo del proprio reparto! Qui emerge ancora un errore fondamentale fatto negli anni precedenti: quello di operare non pensando alla qualità complessiva dell'ospedale, ma alla qualità di alcuni settori ritenuti importanti. Detti settori, pur avendo raggiunto alte "performance" di qualità nel proprio reparto, se non sono inserite in un'organizzazione di alta qualità, alla fine non reggono.

Questo è un invito all'Assessore a riflettere su tale problematica che ha il nostro ospedale. Se si parla con medici e con operatori, tutti dicono: "non sappiamo dove andiamo, non c'è chiarezza sulla finalità del lavoro che viene fatto complessivamente, e senza questa chiarezza anche le persone non sono motivate a rimanere".

Président - La parole au Conseiller Frassy.

Frassy (CdL) - Ringraziamo l'Assessore per la chiarezza con cui ha risposto ad un problema che ha una notevole importanza per i riflessi che ha sulla comunità valdostana, prima ancora che sulle situazioni di bilancio regionale piuttosto che dell'USL. Facciamo alcune considerazioni sul quadro che è emerso da questa risposta.

È sempre preoccupante constatare che vi siano soggetti professionalmente qualificati che operino delle scelte diverse rispetto a quelle da noi auspicate, ed è preoccupante soprattutto quando queste scelte apparentemente non hanno una fondatezza di tipo economico, come l'Assessore ha sottolineato dicendo che, comunque sia, il trattamento dei sanitari dell'USL della Valle d'Aosta è concorrenziale, da un punto di vista economico, con le altre strutture pubbliche. Qui si è innestato "il privato", il quale ha una maggiore manovrabilità in termini di risorse - che sono le sue - e di cui dispone nella maniera che meglio ritiene.

C'è però da fare una riflessione sulla questione economica. Al di là di questa vicenda che si sta inserendo adesso del privato, la struttura della sanità valdostana, nonostante delle eccezioni, nel suo insieme non è mai riuscita a trovare una dimensione di stabilità (mi riferisco agli organici, nel senso che abbiamo dei settori - ormai da tempo immemore - perennemente sotto organico), né è riuscita a trovare dei comparti in cui eccellere a livello nazionale, non dico a livello di concorrenza fra le ASL, ma a livello nazionale! Sappiamo che vi sono delle città - non faccio nomi di ospedali - come Bologna che, nell'ambito dell'ortopedia, sono un nome. Ho delle difficoltà oggi a dire che Aosta a livello nazionale…

(interruzione dell'Assessore Fosson, fuori microfono)

… sono probabilmente delle chirurgie di nicchia talmente piccola che alla fine non danno risultati né professionali né economici. Su questo bisognerà fare dei ragionamenti.

Noi notiamo che un'inversione di tendenza nella gestione della sanità è in atto; aspettiamo però di verificare se sia un'inversione di tendenza "di facciata" o di sostanza, perché uno dei gravi limiti che ha patito la sanità in Valle d'Aosta è derivato proprio dalla ristrettezza delle dimensioni, che hanno fatto sì che il livello politico combaciasse, contrattasse e condizionasse il livello operativo dell'ASL. L'Assessore Vicquéry sorride e suggerisce; sa, però, che questo è stato il grande limite della sua gestione politica: non rendersi conto che il compito politico era di programmazione, di individuazione dei grossi obiettivi, un compito legislativo, ma non poteva essere un compito gestionale! Troppe volte abbiamo constatato come i concorsi non venissero effettuati in attesa che alcune persone potessero maturare i requisiti mancanti o che alcune persone ritornassero!

Oggi queste politiche hanno dimostrato di non aver pagato in termini di crescita professionale della struttura sanitaria valdostana; auspichiamo che, dopo queste risposte chiare, da noi condivise, vi siano atteggiamenti altrettanto chiari dal punto di vista operativo. Auspichiamo che i concorsi vengano fatti e vengano rifatti quando i posti vanno deserti nei bandi. Qui apro una parentesi sul problema linguistico che, nella sanità, piaccia o non piaccia, permane e rimane; avevamo presentato nella scorsa legislatura - lo ripresenteremo in questa - un disegno di legge che serviva a superare questo ennesimo scoglio. Auspichiamo infine che non accada quello che ha condizionato la precedente legislatura e la gestione del suo predecessore: che i reparti vengano smembrati o accorpati a seconda non delle esigenze sostanziali della sanità valdostana, ma delle esigenze di carriera di alcune piuttosto che di tal altre professionalità. Con tutto il rispetto delle professionalità, non possiamo subordinare il risultato della sanità valdostana a lottizzazione politiche!

Con questo auspicio chiudiamo questa replica.