Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 107 del 1° ottobre 2003 - Resoconto

OGGETTO N. 107/XII - Interventi per la verifica dei danni causati al settore agricolo dalla siccità. (Interpellanza)

Interpellanza

Richiamata l'importanza del settore zootecnico per l'agricoltura e il mantenimento del territorio della Valle d'Aosta;

Preso atto che la siccità del periodo estivo ha causato una minor produzione di fontina, e costringendo gli allevatori ad una discesa anticipata dagli alpeggi;

Considerato che a causa della siccità si sta prospettando una carenza anche di foraggio;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l'Assessore competente per sapere:

1) se si è già provveduto alla verifica dei danni al settore agricolo;

2) quali sono gli intendimenti per far fronte a questa situazione in tempi relativamente brevi.

F.to: Viérin Marco - Stacchetti - Comé

Presidente - La parola al Consigliere Viérin Marco.

Viérin M. (SA) - Questo problema è ben chiaro a tutti i presenti e non riguarda solo la Valle d'Aosta. Vogliamo sapere dalla Giunta cosa si intende fare e se si sono già delineati degli interventi, che si vogliono mettere in atto in questo inizio inverno, anche perché la situazione non è delle più rosee in quanto, oltre alla discesa anticipata dagli alpeggi, c'è stata una minore raccolta di foraggio del 40-50% e anche i pascoli di fondo valle hanno subito più o meno lo stesso danno. Vorrei sapere se l'Assessorato ha già quantificato i danni della siccità, soprattutto per quel che riguarda la zootecnia.

Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura, risorse naturali e protezione civile, Vicquéry.

Vicquéry (UV) - La situazione non è sicuramente rosea, ma non dobbiamo neppure definirla drammatica, perché la scarsità delle precipitazioni nel periodo primaverile e l'assenza di queste nel periodo estivo hanno determinato una situazione di disagio, in modo particolare alle produzioni foraggiere, al fieno al pascolo; occorre però subito affermare che l'intraprendenza della maggior parte degli agricoltori, supportata dalle infrastrutture per l'irrigazione, da quelle storiche dei "ru" e dai recenti impianti di irrigazione a pioggia, ha permesso di limitare di molto i potenziali danni. Infatti, nessuno dei circa 250 consorzi, che gestiscono tali strutture, ha lamentato mancanza di approvvigionamento idrico, salvo casi particolari, assicurando pertanto l'irrigazione su 500 chilometri quadrati di territorio coltivato. Abbiamo avuto 2 consorzi che si sono rivolti a me per l'approvvigionamento di acqua e abbiamo risolto con accordi tra assessorati, consorzi, "Deval" e "CVA".

Allo stesso modo in alpeggio, laddove il sistema di derivazione e di distribuzione dell'acqua è stato mantenuto in ordine e utilizzato con professionalità, i danni sono stati contenuti. Per far fronte alla grave emergenza, molti allevatori sono ricorsi all'acquisto e alla posa di tubi, per sopperire al deficit idrico di alcuni torrenti e garantire almeno l'acqua di abbeverata alle mandrie. Parte di questi acquisti sono stati prontamente supportati dagli aiuti predisposti dall'Assessorato, esattamente 15 casi per un totale di 15,500 metri di tubazione.

Queste considerazioni portano ad affermare la necessità di continuare a potenziare la dotazione in strutture di irrigazione sempre più efficienti e di questo sicuramente parleremo durante il dibattito per la legge finanziaria, perché non vi è ombra di dubbio che si è notata una grande differenza fra le località dotate di irrigazione e quelle prive, per cui dovremmo prevedere un investimento ad hoc.

Una prima verifica di danni al settore, oltre a raccogliere dati da varie fonti, dal Consorzio produttori e tutela della DOP fontina, l'Ufficio opere irrigue, eccetera, è stata condotta dai 9 periti dei servizi di sviluppo agricolo che operano sul territorio; sono giunte inoltre informazioni dalle stazioni del Corpo forestale della Valle d'Aosta.

Per quanto riguarda la foraggicoltura, si può affermare in senso generale che il primo taglio di fondovalle non è stato particolarmente coinvolto dalla carenza di precipitazioni, con produzioni pressoché normali sia in termini qualitativi che quantitativi. Ciò non esclude casi di forte riduzione delle produzioni e casi di produzioni abbondanti e qualitativamente buone, dove a un'irrigazione ben condotta si è associato il giusto periodo di sfalcio. Da segnalare anche la buona tenuta dei prati, riseminati dopo l'alluvione, dove è presente ormai ovunque l'irrigazione… specialmente ad erba medica. Per il secondo taglio, la riduzione delle produzioni è risultato genericamente marcato, fino a casi estremi di mancata produzione. Anche in questo caso è da sottolineare come in alcuni casi il caldo abbinato all'irrigazione abbia permesso un terzo taglio. Una prima sintesi porta a stimare intorno al 10% la perdita complessiva regionale del fieno di primo taglio e di almeno il 30% quella sul secondo taglio.

Per quanto concerne la produzione del comparto del settore lattiero-caseario, una prima stima del Consorzio tutela fontina evidenzia un calo sulla produzione registrata nel periodo estivo intorno al 10% rispetto all'anno precedente, mentre la Cooperativa produttori latte e fontina segnala un calo del 6% nel periodo che va da gennaio a settembre. Questi sono dati che rientrano nel rischio imprenditoriale e nella variabilità delle produzioni agricole legate all'andamento stagionale.

È certo però che, in situazioni gestionali dove i ricavi non coprono i costi, anche variazioni non particolarmente ampie, ma su entrambe le voci, cioè calo delle produzioni e aumento delle ore di lavoro, soprattutto per l'irrigazione, possono compromettere i bilanci aziendali ed è questo il vero problema dell'agricoltura valdostana in alcuni casi, problemi che sono accentuati da momenti di difficoltà come può essere la siccità di questa estate. Bisogna affrontare il problema dal punto di vista strutturale, e di questo avremo sicuramente occasione di riparlare in questa e in altre sedi, perché le aziende strutturalmente competitive e attrezzate non hanno sofferto quanto le altre strutturalmente deboli.

Per quanto riguarda l'alpeggio, a fronte di una stagione partita molto bene e con un certo anticipo, si verifica una situazione di difficoltà man mano che la stagione avanza e nei tramail più elevati. Si segnala inoltre che, secondo le denunce di demonticazione effettuate presso i servizi zootecnici dell'Assessorato, risultano solo 3 i casi di discesa dall'alpeggio prima del 15 settembre, in 14 casi l'alpeggio è durato meno dei tradizionali 100 giorni e in 3 di questi è durato meno di 80 giorni. Ricordo che gli 80 giorni sono il limite minimo fissato dal Piano di sviluppo rurale rispetto ai 90-100 giorni tradizionali. Sono fondamentalmente poche quindi le aziende che hanno effettuato la desarpa prima del periodo consentito.

Per rispondere in parte alla seconda domanda, per avanzare proposte circa eventuali indennizzi all'agricoltore, è importante verificare se esistono gli strumenti legislativi e a quali condizioni possono essere usati. Nel Piano di sviluppo rurale un'apposita misura, esattamente la misura 3.1 azione 3.1.2, definisce le condizioni di ammissibilità e i requisiti in caso di calamità naturale; in particolare è necessaria una valutazione del danno e dei parametri economici da impiegarsi e si indica che il vincolo alla partecipazione al contributo è la mancata produzione, a seguito dell'evento naturale calamitoso, superiore al 30% della produzione media rilevata nel triennio precedente. Ritenendo tale perdita troppo elevata per poter intervenire e per evitare di dover notificare all'Unione europea ogni intervento a seguito di evento, l'Assessorato ha notificato all'Unione europea una procedura per l'erogazione di aiuti relativi a danni causati alle colture da avverse condizioni atmosferiche. La percentuale di perdita per permettere l'intervento è stata ridotta al 20% in accordo con gli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato, mentre l'intensità dell'aiuto è rimasta invariata: pari al 50% della spesa ammissibile. Tale procedura è stata positivamente valutata dopo un lungo confronto con gli uffici dell'Assessorato e si è ora in attesa della comunicazione ufficiale di approvazione.

Rispetto a una situazione a livello nazionale molto più grave rispetto a quella regionale, devo però affermare che, ad oggi, non è stato decretato alcun stato di emergenza per la siccità da parte del Ministero dell'agricoltura; non è escluso che lo si faccia perché si attende l'ultimazione dell'annata agraria. È un argomento che comunque è all'attenzione dell'Assessorato, ne abbiamo discusso e ne ridiscuteremo a breve termine nel luogo deputato alla concertazione, che si chiama "Table de concertation", alla quale partecipano le organizzazioni di categoria e le parti sociali, alle quali ho chiesto già nel primo incontro di indicare esattamente, anche dal loro punto di vista, quali sono le perdite subite. Perdite subite che, se nelle medie rientrano le cifre che ho testé detto, è pur vero che hanno delle variazioni notevoli da azienda ad azienda, sia per problemi di tipo strutturale, sia per problemi anche di strategie, ad esempio c'è chi ha fatto l'inarpa troppo presto e ha consumato l'erba ottima che c'era in quelle settimane, pagandone poi fortemente le conseguenze.

C'è di certo che questa esperienza negativa deve insegnare a tutti noi che bisogna fare cultura anche in questo settore, occorre investire puntualmente e far sì che le risorse investite abbiano dei riscontri positivi perché - e questa è una pecca che dobbiamo denunciare - troppe volte gli investimenti fatti dai consorzi e finanziati dall'Amministrazione regionale non sono poi seguiti a livello di manutenzione del territorio. È un argomento aperto, su cui dovremo confrontarci perché la Regione è disponibile ad aumentare ancora gli investimenti a condizione che coloro che ne usufruiscono - comuni, privati cittadini, allevatori, consorzi - si impegnino a fare le manutenzioni ordinarie e a mantenere le strutture in ordine, cosa che purtroppo così non è, perché troppa parte degli investimenti è ancora dedicata alle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria. È un argomento aperto, che va oltre l'argomento della siccità, ma che deve far riflettere tutti.

Confermo che non c'è per ora alcuna decisione definitiva in merito; se perverrà dall'Unione europea il documento che è stato notificato, sicuramente avremo la possibilità di adottare delle misure molto più puntuali e concrete. I nostri servizi completeranno l'opera di rilevamento e monitoraggio del territorio, dopodiché l'argomento verrà affrontato, come dicevo, alla "Table de concertation".

Presidente - La parola al Consigliere Viérin Marco.

Viérin M. (SA) - Ringrazio innanzitutto l'Assessore, che ha toccato anche altri aspetti che condivido in gran parte, oltre a quello che era stato richiesto dagli interpellanti; ha fatto bene anche a dividere in maniera molto chiara la risposta sulle 2 domande che abbiamo posto. Non concordo però completamente su quella che può essere oggi l'indagine dei nuovi periti, perché è vero che dipende dai posti, dagli investimenti fatti, dagli impianti di irrigazione, ma sicuramente i dati reali sono diversi rispetto a solo 3 alpeggi che hanno dovuto scendere prima perché abbiamo anche questo dato, però abbiamo anche tanti agricoltori, che sapevano che, se scendevano dall'alpeggio prima dei 3 mesi, perdevano tutto il verde agricolo dell'alpeggio, quindi "chiudevano la baracca". C'è gente che ha dovuto rimanere con le mandrie in alpeggio 20-25 giorni in più, portando foraggio e mangime, altrimenti avrebbero perso l'aiuto fondamentale che è stato impostato in questi anni dal piano rurale, e cioè del verde agricolo. Abbiamo quindi avuto una gran parte di alpeggi che ha dovuto rispettare i termini del piano rurale 2000-2006 sostenendo spese supplementari. Spero che quei 3 conduttori di alpeggio, che l'Assessore ha citato, non rischino di perdere tutto quello che è l'aiuto del verde agricolo, perché… come si è sempre detto in quest'aula da parte della Giunta, il 70-80% di aiuto deve provenire alle aziende agricole dal verde agricolo, dal piano rurale. È dunque chiaro che tantissimi conduttori di alpeggi sono rimasti su proprio perché si sono accorti che, se scendevano, potevano "chiudere la baracca".

C'è oltretutto anche un secondo grave problema. Alcuni anni fa avevamo nelle aziende agricole un patrimonio costituito da macchinari e impianti, ma anche da bovini; oggi ormai gli agricoltori percepiscono al massimo 1 euro al chilogrammo per la carne, quindi un capo bovino, che qualche tempo fa valeva 2.000-2.200 euro, oggi ne vale al massimo 300-400. Oggi quindi l'allevatore ha un patrimonio che si è ridotto da5 a 1 e abbiamo per la carne un valore al Kg di 1 euro, quando il pane oggi costa 2,48 euro.

Sono fortemente preoccupato per il fenomeno dell'abbandono della montagna e dell'attività agricola, fenomeno che è in continua crescita. Spero che questa proposta che l'Assessore ha fatto all'Unione europea sia accettata, ne chiedo copia tanto per essere informato di cosa abbiamo inoltrato all'Unione europea, direi che dovremo tornare sull'argomento sicuramente il mese prossimo, perché abbiamo di fronte a noi una situazione molto difficile.