Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 103 del 1° ottobre 2003 - Resoconto

OGGETTO N. 103/XII - Piano di sviluppo della Casa da gioco di Saint-Vincent. (Interpellanze)

Interpellanza

Appreso che verso la fine dello scorso mese di luglio la società di gestione del Casinò de la Vallée ha depositato presso l'Amministrazione regionale il Piano di sviluppo della Casa da Gioco di Saint-Vincent;

Atteso che finora poco o nulla è trapelato sui contenuti di detto Piano il cui obiettivo dovrebbe essere quello di rilanciare l'attività del Casinò che versa in evidente stato di crisi;

Ritenuto necessario conoscere le linee strategiche del documento elaborato dalla Casinò S.p.A. e gli intendimenti della Giunta regionale;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l'Assessore competente per sapere:

1) quali sono le linee strategiche di fondo contenute nel Piano di sviluppo elaborato dalla società di gestione del Casinò de la Vallée;

2) quando tale documento sarà reso pubblico;

3) quali sono gli intendimenti dell'Amministrazione regionale circa l'acquisizione dei beni "accessori" alla Casa da Gioco (quelli che determinano il cosiddetto accerchiamento) e le scelte strategiche proposte dal Piano di sviluppo;

4) come si pensa di recuperare il tempo perduto e quando il Piano verrà approvato ed attuato.

F.to: Curtaz - Squarzino Secondina

Interpellanza

Premesso

- che la Regione Valle d'Aosta, possedendo il 99 percento del capitale sociale, è l'azionista di riferimento della Casinò S.p.A.;

- che, secondo quanto appreso dall'ad della Casinò S.p.A., il Piano di sviluppo della casa da gioco valdostana è stato consegnato a fine luglio al super-assessore del Bilancio, delle Finanze, della Programmazione e delle Partecipazioni regionali;

- che, a distanza di quasi due mesi, si sa solamente che il Piano giace intonso sulla scrivania del super-assessore;

- che, tuttavia, i vertici della Casinò S.p.A., benché non sappiano se il Piano sarà accolto, modificato o respinto, hanno reclutato - con straordinaria tempestività - un architetto per il coordinamento del Piano di sviluppo, assumendolo con contratto a tempo determinato dal 1° agosto 2003 al 31 luglio 2006;

- che i risultati economici del Casinò di Saint-Vincent evidenziano un'inarrestabile discesa, in termini di presenze e di proventi;

tutto ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

il Presidente della Regione o l'Assessore delegato per sapere:

1) se i contenuti del Piano di sviluppo appartengono ancora all'esclusiva conoscenza del super-assessore o se sono già di dominio della Giunta regionale: in questo caso, se ci sono determinazioni in merito;

2) se era così necessaria e indilazionabile la decisione dei vertici della Casinò S.p.A. di incaricare, all'indomani della consegna del Piano, un professionista per il coordinamento di uno strumento pianificatorio, i cui contenuti non hanno nemmeno ricevuto una sommaria valutazione da parte dell'esecutivo regionale;

3) per quali ragioni la durata dell'incarico "temporaneo" è triennale e qual è il compenso previsto;

4) se i componenti del cda della Casinò S.p.A., alla luce dei risultati economici finora collezionati, sono considerati dalla Giunta regionale idonei alla missione di rilancio della casa da gioco valdostana.

F.to: Tibaldi - Lattanzi - Frassy

Président - La parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (Arc-VA) - Come il Neo-Assessore saprà, non siamo innamorati del Casinò, perché non condividiamo i valori che sottendono all'attività del gioco di azzardo, perché pensiamo che la Valle d'Aosta "debba", "possa", forse "avrebbe potuto" indirizzare diversamente il proprio sviluppo turistico. Ci dobbiamo, tuttavia, occupare del Casinò, pragmaticamente, perché oggi la casa da gioco occupa quasi 1.000 persone e quindi è dovere di ogni amministratore regionale seguirne le vicende, capirne l'evoluzione, proporre delle soluzioni. È compito di chi sta all'opposizione, in particolare, stimolare e, quando è necessario, criticare l'operato dell'Amministrazione.

In IV Commissione, qualche giorno or sono, il massimo Dirigente della casa da gioco ha detto: "Il Casinò è un malato grave". Oggi ho letto, come credo ciascuno di noi, delle preoccupazioni del Sindaco di Saint-Vincent in un'intervista a "La Stampa", il quale evidenzia fra le criticità del suo paese un pericolo: quello dell'assenza di decisioni rispetto al problema della casa da gioco. Credo che sia proprio questo il punto da cui deve partire la riflessione. Ormai da anni ogni iniziativa strategica sul Casinò è paralizzata: è stata per lungo tempo paralizzata da un lungo contenzioso sul quale, per quanto ci riguarda, non abbiamo mai speculato, nel senso che abbiamo sempre sostenuto che in quel contenzioso la Regione, più che protagonista attivo della vicenda, è stata purtroppo una vittima. Un protagonista quindi, per certi versi, passivo, costretto ad inseguire le continue iniziative giudiziarie della controparte e, in quel quadro, si giustificava come inevitabile l'impossibilità di intervenire in qualche modo. Nel frattempo, però, è successo un fatto importante e positivo: il contenzioso è finito, con una chiusura della vicenda, dal punto di vista quanto meno formale, favorevole all'Amministrazione regionale.

Voglio fare un passo indietro per dire cose forse perfino banali, ma le ripeto perché servono per contestualizzare la discussione. In tutto il tempo in cui il Casinò è stato fermo, a quello che si dice, quel mondo è cambiato; per usare un termine molto in voga, il mercato delle case da gioco è cambiato. È cambiata addirittura - lo riferiva sempre il Dirigente del Casinò - la psicologia del giocatore, in quanto si è passati da un giocatore patologico - quello che aveva il vizio del gioco e che veniva nella casa da gioco all'insaputa della famiglia, telefonando allora dalla cabina, non essendoci ancora i cellulari, per dire alla moglie che era rimasto a Milano per lavoro, invece era lì a giocare - ad un giocatore meno preoccupato del suo vizio. Oggi pare che i casinò siano frequentati da famiglie e nessuno si vergogna più di dire alla moglie o alla famiglia che va a giocare al Casinò. Non so dire se questo sia meglio o peggio, forse è peggio, però è una mia valutazione personale. Preferivo quando la gente andava al Casinò, ma si vergognava di andarci.

È cambiato quel mondo anche per una concorrenzialità aumentata: oggi gli amanti del gioco trovano che siano più emozionante i biglietti dell'Enalotto oppure i piccoli appassionati delle slot machines trovano queste macchinette nel bar sotto casa; un mondo dunque in evoluzione. Mentre questo mondo cambiava, il Casinò di Saint-Vincent è rimasto fermo; è stato fermo, come dicevamo, per un lungo periodo a causa di questo lunghissimo contenzioso, ma oggi è fermo per inerzia della politica regionale, è questo il punto! Ormai non vi sono più alibi, non vi è alcuna giustificazione che renda ammissibile il procrastinarsi di una situazione che, per dichiarazione degli stessi dirigenti, si è fatta grave. Da qui questa interpellanza, che vuole portare all'attenzione di questo Consiglio e dell'opinione pubblica soprattutto un punto. Nell'interpellanza si fa riferimento alle "linee strategiche"; in parole povere vogliamo sapere cosa si pensa di fare del Casinò, cosa ne pensano gli Amministratori della "Casinò S.p.A." e soprattutto cosa ne pensa la Giunta regionale.

Il Casinò è sostanzialmente pubblico, opera attraverso una società di carattere privato, ma il capitale è pubblico e chi sceglie gli amministratori è pubblico, ossia la Giunta regionale. Sappiamo che quanto meno una bozza di un piano strategico - che poi viene chiamato diversamente: piano di sviluppo o qualcosa del genere - circa il futuro aziendale del Casinò è stato depositato. Scopo dell'interpellanza è quello di far conoscere anche a noi cosa si propone, non si vuole andare nel dettaglio, ma è necessario conoscere quel piano, in modo che ciascuno di noi, e anche l'opinione pubblica, possa farsi un'idea di cosa pensa di fare l'Amministrazione regionale, coadiuvata dagli Amministratori della casa da gioco per far uscire il Casinò da questa crisi che l'attanaglia.

Le domande che vengono poste, peraltro, sono a mio giudizio relativamente semplici e chiare, chiediamo all'Assessore di avere la bontà di risponderci con altrettanta chiarezza.

Président - La parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (CdL) - Prendo spunto da un'affermazione rilasciata qualche tempo fa dall'allora Presidente del Comitato di gestione della Gestione straordinaria, Arrigoni, una delle ultime volte, se non l'ultima, che abbiamo avuto l'occasione di vederlo in IV Commissione. Riferendosi al rilancio del Casinò, disse testualmente: "Ora non vi sono più alibi". Gli atti sono a disposizione di chi ha voglia di cimentarsi nella lettura. Parlando di assenza di alibi, si riferiva: primo alla controversia con il "gruppo Léfèbvre" per l'affidamento della gestione, che ormai era stata definita da una pluralità di sentenze che davano ragione alla Regione; secondo, eravamo all'indomani della sentenza della Corte costituzionale che legittimava l'impostazione giuridica della "Casinò S.p.A.", quindi, anche da quel punto di vista, anche se noi politicamente l'abbiamo contestato e continuiamo a contestarne l'impostazione, la Consulta aveva riconosciuto la legittimità di questo artificio societario; terzo, anche per quanto riguarda la rottura dell'accerchiamento, visto che eravamo in prossimità della scadenza dell'accordo sessennale sempre con il "gruppo Léfèbvre" per quanto riguarda il Grand Hôtel Billia, si profilava una volontà positiva nel definire tale questione. L'assenza di alibi è però rimasta dichiarata ed è rimasta una citazione celebre, che adesso possiamo leggere, ma di fatto non ha trovato alcuna concretezza.

Abbiamo sentito un'altra citazione celebre, come ricordava chi mi ha preceduto, in IV Commissione, il 16 settembre scorso, da parte dell'Amministratore delegato della "Casinò S.p.A.", che ha definito la casa da gioco "malato grave". Ci ha fatto piacere anzitutto che si sia accorto che è un "malato grave", dopo dieci anni che lo cogestisce! Pensavamo poi che chi l'ha definita "malato grave", nella fattispecie l'amministratore delegato, fosse preposto a individuare e a somministrare una cura; di fatto ci siamo resi conto che, più che assistere un paziente che sta declinando, ha contribuito ad aggravarne le condizioni.

Siamo arrivati poi al 24 settembre scorso quando, con uno stato di agitazione che non ricordo abbia precedenti - ha coinvolto tutto il personale della casa da gioco -, è stata proclamata una giornata di sciopero ed è stato mandato un segnale forte e chiaro innanzitutto all'azionista, cioè a tutti quanti noi. È vero che nell'ambito dell'azionariato vi sono maggiorenti e azionisti che hanno un minor peso specifico, però è opportuno che tutti colgano questo messaggio forte e chiaro e si sia in grado di elaborare e comunicare una risposta.

In IV Commissione, il 16 settembre scorso, abbiamo appreso, quando abbiamo avuto la visita dell'amministratore delegato e abbiamo ascoltato le sue personali suggestioni sul futuro del Casinò, che il piano di sviluppo è stato depositato in Regione, nelle mani dell'Assessore Marguerettaz, prima della fine di luglio, ovvero nel rispetto di quei termini che sono sanciti dall'articolo 14 del disciplinare. L'amministratore delegato naturalmente ha detto: "Di più non posso dirvi, perché le determinazioni ora sono di competenza dell'Esecutivo e siamo in attesa di queste determinazioni". Ne prendiamo atto. Tuttavia, abbiamo anche constatato, con straordinaria sorpresa, che, malgrado la Dirigenza della casa da gioco attenda le determinazioni politiche ed economiche dell'azionista, cioè della Regione - e in particolare della Giunta - in merito, i vertici della "Casinò", benché non sappiano se il piano sarà accolto, modificato o respinto, hanno reclutato con straordinaria tempestività un architetto per il coordinamento del piano di sviluppo. "Incarico temporaneo", fra virgolette, perché ha durata triennale e, guarda caso, l'incarico è stato affidato il 1° agosto 2003, due o tre giorni dopo la consegna del piano nelle mani dell'Assessore. Vogliamo sapere chi "ciurla nel manico": se il problema è in capo alla parte politica che non riesce a decidere, perché inerte ed inerme, oppure se i vertici della casa da gioco si stanno burlando di noi, dell'azionista, nel senso che aspettano determinazioni, però hanno già individuato chi dovrà procedere per l'attuazione del piano di sviluppo.

Noi ci rivolgiamo a lei, Assessore, chiedendole alcune cose in maniera molto puntuale, visto che sulla sua scrivania giace un piano e la Dirigenza della casa da gioco, a suo dire, attende delle determinazioni. Sono trascorsi due mesi dalla consegna del piano, più che parole e buone intenzioni non abbiamo letto. Il 13 luglio scorso una sua intervista su "La Stampa" sembrava addirittura "proiettata" alla prossima adozione di un piano e a un rilancio concreto della casa da gioco. In realtà, siamo ancora nelle more di una procedura che sembra piuttosto vischiosa ed evidenzia una sostanziale distonia tra la parte politica e quella che dirige la casa da gioco. L'azionista però siamo noi e, di fronte alle maestranze riunite che chiedono un incontro con l'azionista, sarebbe interessante sapere se oggi l'azionista ha risposto qualcosa o le maestranze sono ancora in attesa di risposta, ma soprattutto vorremmo sapere se i contenuti di questo piano di sviluppo prima o poi usciranno dalla conoscenza esclusiva dell'Assessore e approderanno sul tavolo della Giunta, della IV Commissione, di questo Consiglio, affinché si abbia la possibilità di esprimere riflessioni, determinazioni, che poi verranno scelte secondo un criterio numerico, come è giusto che sia, ma che non rimangano sottovalutate o invischiate su tavoli e non procedano nella direzione di una soluzione, una soluzione che peraltro è richiesta ormai a viva voce da tutti quanti.

Vi è poi da chiedersi - e due domande della nostra interpellanza sono rivolte a questo caso del consulente nominato - se un azionista si possa permettere di accettare passivamente la situazione contingente di fronte a un calo vistoso ed inconfutabile di proventi e di introiti, ovvero la nomina di un professionista pur rispettabile e pur stimato che sia, ma senza che il piano sia stato definito. Fino a che punto vogliamo accettare situazioni di questo tipo? In questi cinque anni ne abbiamo viste di tutti i colori e anzi sarebbe il caso di verificare - ed è la nostra quarta domanda - se i componenti del Consiglio di amministrazione della "Casinò" hanno i requisiti morali e professionali per governare l'atteso rilancio della casa da gioco. Assessore, se vuole, può fare una rapida rassegna stampa oppure verificare, bilanci alla mano, i risultati tangibili e vedrà senza troppi dubbi che questi risultati sono estremamente negativi. Se noi fossimo azionisti di una società privata, li cacceremmo, e non solo, chiederemmo loro i danni. Dovremmo addirittura nominare una commissione di inchiesta per valutare il loro operato, anche se magari domani, per volontà numerica di una maggioranza, costoro verranno titolati a governare quello che viene definito il "rilancio" e che sarà contenuto in un piano di sviluppo. Se fossimo una società autenticamente privata, un consiglio di amministrazione di questo tipo, che ha dimostrato questa incapacità, verrebbe cacciato e verrebbe chiamato a rifondere i danni all'azionista!

Assessore, visto che lei è commercialista e di conti se ne intende, verifichi se questi componenti hanno la levatura morale e professionale - non sto parlando di fiducia politica, che si ottiene solo pigiando un pulsante o scrivendo un nome -, per il compito del rilancio. Qui ci vogliono dei manager e, secondo noi, queste persone non hanno dimostrato di avere tali requisiti.

Président - La parole à l'Assesseur au budget, aux finances, à la programmation et aux participations régionales, Marguerettaz.

Marguerettaz (UV) - Credo che la mia risposta, con delle premesse così autorevoli che hanno spaziato dalla morale al diritto commerciale, sarà difficile, però cercherò di partire non da un trattato di diritto commerciale, ma cercando di riprendere le funzioni all'interno di una società: cosa fa un consiglio di amministrazione, un'assemblea, l'azionista? Credo che in alcuni passaggi qui siamo andati oltre, perché le scelte dell'azionista sono delle scelte che danno mandato a un organo esecutivo di perseguire degli obiettivi; il mandato di questa società è definito all'interno dell'oggetto sociale della "Casinò S.p.A.". A questo punto abbiamo una società, creata il 1° gennaio 2003, che, di fronte ad un contesto innegabilmente difficile, deve cercare di avere dei risultati che dobbiamo definire "risultati migliori possibili", non "migliori in assoluto", cioè dobbiamo vedere qual è l'attività e quali sono le conseguenze.

Tutta la discussione in corso in quest'aula è "generata" dal piano di sviluppo. All'interno di un disciplinare ad un certo punto abbiamo introdotto l'obbligo da parte della "Casinò S.p.A." di presentare un piano di sviluppo; piano di sviluppo che è un piano a medio-lungo termine, qui facciamo confusione fra risultati a breve e risultati a medio-lungo termine.

Per dare un contributo a questa Assemblea, vado a riprendere la mia comunicazione alla IV Commissione, che mi ha chiesto il piano di sviluppo, piano consegnato il 31 luglio al sottoscritto e al Presidente, piano che è stato distribuito alla Giunta - così via via rispondo alle domande poste dall'interpellanza - e quindi non è nei cassetti dell'Assessore, ma è patrimonio della Giunta che sta facendo delle valutazioni. Dicevo, il piano di sviluppo è, per ammissione degli amministratori, un documento preliminare, un documento che è stato consegnato, ma - cito -: "La brevità dei tempi di attuazione previsti dal disciplinare, i costi necessari ad un approfondimento della progettazione e all'analisi della fattibilità di ogni singolo intervento hanno al momento orientato l'azienda alla predisposizione di un documento preliminare di indirizzo da sottoporvi, al fine di consentirvi di individuare e valutare le strutture ritenute condivisibili ed idonee, i tempi e i costi di massima previsti per la loro realizzazione".

Il piano di sviluppo ha cercato di mettere in chiaro quali possono essere le possibilità per la "Casinò S.p.A." e per la comunità di avere delle prospettive. È chiaro che all'interno di questo piano abbiamo il "nodo Grand Hôtel Billia", che non è di nostra proprietà, ma di un gruppo che, malauguratamente, ha ancora un contenzioso non da poco, quindi il contenzioso è parzialmente chiuso. All'interno di questo piano di sviluppo si fanno delle ipotesi, una parte importante non prescinde dalla proprietà, anzi insistono proprio sulla proprietà attualmente "SAAV" e successivamente delle altre due società. Capite che questo piano di sviluppo è un documento preliminare che, ad oggi, non ha la possibilità di essere esecutivo, ma necessita di valutazioni. Ora, ho fornito degli elementi in aula durante lo scorso Consiglio, dicendo che la proprietà precedente non è più la proprietà attuale, abbiamo avuto un trasferimento che ha interessato altre due società: una con sede ad Alessandria e una con sede a Roma. Di questo passaggio, probabilmente, l'altro giorno, quando ho citato il decreto legislativo n. 490/1999, citandolo ma non entrando nello specifico, a qualcuno sono sfuggite le implicazioni. Questo passaggio e la sua notifica all'Amministrazione regionale comporta, per l'Amministrazione regionale, la valutazione dell'esercizio di una prelazione, perché il Grand Hôtel Billia e le aree accessorie sono inserite direttamente nell'elenco dei beni con valenza monumentale e artistica. Il trasferimento di questi beni deve essere notificato o al Ministero o - nel nostro caso il vincolo è stato posto dalla Regione - alla Regione e noi dobbiamo fare una valutazione su questo. Dovete però considerare che questa è una valutazione che, per legge, è prevista in due mesi, valutazione che verrà fatta dagli uffici dei Beni culturali e non dagli uffici delle Finanze. In una situazione del genere, però, il quadro è tutt'altro che definito; ovviamente, sono sollecitato da voi ad esprimere una valutazione su un piano di medio-lungo termine ma, ad oggi, non abbiamo la disponibilità delle aree e dei beni. Se questi beni non fossero disponibili, dovremmo immaginare un piano di sviluppo completamente diverso da quello contenuto nel piano; bisognerebbe pensare in una fase evolutiva a un casinò nuovo, perché chi può immaginare di andare a fare un progetto su dei beni altrui? Chiedo agli illustri colleghi di fare un progetto per la casa degli altri: impensabile, impossibile! Ecco perché questo è un piano di sviluppo che necessita di approfondimenti, ma approfondimenti oggettivi, non soggettivi, bisogna sciogliere delle pregiudiziali.

Sempre rimanendo nell'ambito del diritto commerciale, e in qualche modo sulle competenze di quest'aula, chiedo se il Consiglio regionale si deve interessare dell'assunzione di una persona all'interno di una società controllata; domando a quale concetto del diritto commerciale ci affidiamo per chiedere all'azionista se è stata assunta o meno una persona. Credo che qui andiamo oltre: non abbiamo una posizione per la quale il Consiglio regionale deve andare a verificare puntualmente se le pulizie le facciamo fare direttamente o a una società, e via dicendo. Non voglio sottrarmi, comunque, e quindi è un'informazione che ho reperito… perché il consiglio di amministrazione non è che va a chiedere al Presidente della Regione o all'Assessore se può assumere una persona: qui c'è un disciplinare, un regolamento, la parte A e la parte B, per la parte B vi sono dei concorsi e per la parte A è competenza del consiglio di amministrazione assumere o dare degli incarichi. Questa persona è stata assunta per gestire tutta la problematica degli appalti, delle forniture di beni e servizi e anche pulizie, nel senso che abbiamo una società pubblica e quindi non si può sottrarre alle regole degli appalti pubblici, ma credo che questo sia competenza del consiglio di amministrazione. Anziché dare un incarico, quindi qui abbiamo tutta una serie di professionalità che possono essere reperite in loco, vi è la possibilità di dare degli incarichi professionali, vi è la possibilità di fare assunzioni a termine; hanno scelto l'assunzione a termine, ma non entro nel merito di questo tipo di problematica.

Le linee strategiche del piano di sviluppo: lì possiamo permetterci di fare delle valutazioni perché, forse lo avrà detto l'amministratore delegato, nello sviluppare un piano di sviluppo si parte dall'assunto che, come dice il Consigliere Curtaz, il mondo cambia, cambiamo i costumi, i vizi, e quindi ci troviamo di fronte all'offerta di un casinò - questo almeno nelle parole del consiglio di amministrazione, ma poi sarà discrezione della Giunta condividerlo o meno - che è inserito all'interno di un villaggio globale, dove offriamo aree fitness per i familiari, per gli sport, cioè cerchiamo di integrare un'offerta turistica. Tutti gli investimenti prospettici quindi sono rivolti a dotare l'area circostante del Casinò e il Casinò stesso di tutta una serie di spazi che vanno a completare questo tipo di offerta. Ripeto: questa è la riflessione che è stata fatta dal consiglio di amministrazione, siamo qui a valutarla; è chiaro che questo poi ha dei riflessi nell'ambito degli investimenti, perché si immaginano parchi acquatici, piuttosto che tiri a volo, piuttosto che altre questioni, però i principi, le linee guida di questo piano di sviluppo sono questi. Si tratta di un'offerta completamente diversa rispetto all'offerta attuale, dove il giocatore, il cliente del Casinò vive lontano dal tempo e dalle cose quotidiane, per inserirsi in un contesto "oro rosso", dove le ore non passano, dove vi è una certa attività che qualcuno potrebbe anche non apprezzare.

Il fatto di rendere pubblico il piano, lo faremo, ripeto, nel momento in cui avremo un documento che potrà essere considerato un documento su cui esprimere un "sì" o un "no", perché di questo passo, alla fine, non si capisce più di chi è la responsabilità e il consiglio di amministrazione deve proporre un piano che possa essere valutato con un "sì" o con un "no", non un documento interattivo dove la Giunta o il Consiglio vanno a dire delle cose. Il piano di sviluppo è un piano che deve essere presentato dal consiglio di amministrazione, ma dobbiamo distinguere; così per esempio con i sindacati: non si è mai visto in una società normale il sindacato interloquire con l'azionista, il sindacato normalmente interloquisce con gli amministratori, non può interloquire con l'azionista. Se la Giunta darà audizione ai sindacati, lo farà in quanto ente pubblico, che ovviamente ha un interesse nel valutare, ma non potrà entrare nei meriti del contratto, perché sovvertiamo le regole, non si capirà più nulla. Da quel punto di vista, quindi, la nostra presenza deve essere una presenza istituzionale, non può essere una presenza come azionisti.

"Quali sono gli intendimenti dell'Amministrazione regionale circa l'acquisizione dei beni "accessori"": l'ho detto prima, abbiamo oggi un quadro completamente diverso, prima di tutto bisogna dire se esercitiamo la prelazione, e qui abbiamo dei tempi precisi - sono due mesi dalla data di notifica -, abbiamo già avviato le procedure legali e tecniche per avere elementi di giudizio e dovremmo esercitare o non esercitare questo nostro diritto.

"Come si pensa di recuperare il tempo perduto": ho avuto modo di dire che il piano di sviluppo è un piano che darà delle prospettive di medio-lungo termine; chiediamo e abbiamo dei confronti con gli amministratori per delle iniziative immediate e quindi il "tempo perduto" è "perduto" nel momento in cui, se posso scegliere, non scelgo, ma se non posso farlo, non è "tempo perduto" e, oggi come oggi, non siamo nella condizione di poter scegliere, perché ci mancano degli elementi. Nell'immediato, però, chiediamo iniziative, che sono in corso, e riflessioni, ma soprattutto stiamo acquisendo dati per poter valutare quello che fino ad oggi è stato fatto. Voi capite che, ad oggi, la S.p.A. ha approvato un documento solo: un budget redatto all'inizio del periodo; adesso dobbiamo verificare se questo budget è stato rispettato oppure no e, se non lo è stato, perché. Questo è l'approccio aziendale, perché non abbiamo ancora dei bilanci della S.p.A., non abbiamo nulla: abbiamo un esercizio in corso ed è quello che abbiamo fatto… abbiamo chiesto riscontro dicendo: "Avete approvato un budget, avete iniziato un'attività, come siamo messi?" Ci è stata consegnata una cospicua documentazione e la stiamo valutando, quindi da lì vi saranno tutte le valutazioni del caso…

(interruzione del Consigliere Tibaldi, fuori microfono)

… esattamente contenuta nella frase che ho appena esplicitato… cioè "i componenti del Consiglio di amministrazione della "Casinò S.p.A.", alla luce dei risultati economici finora collezionati, sono considerati dalla Giunta regionale idonei alla missione di rilancio della Casa da gioco valdostana"... dobbiamo valutare questi risultati per cui, ad oggi, abbiamo un consiglio di amministrazione che è entrato in carica il 1° gennaio e che sta conducendo l'azienda… cioè dobbiamo distinguere: il consiglio di amministrazione è nato il 1° gennaio 2003, ma credo che ipotizzare delle soluzioni sia - non offendetevi - semplicistico e possa essere un'analisi superficiale.

È chiaro che poi, dicendo 10.000 cose, magari tra di loro in contraddizione, alla fine qualcuno può alzarsi e dire: "Ma io lo avevo detto!"; qui è facile dire: "Lo avevo detto!", quando si spazia a tutto campo! Il problema non è avviare una discussione all'interno di quest'aula, è avere un'azienda che funziona, che continua a dare delle risorse alla Regione, a permettere il pagamento di circa 1.000 stipendi, perché con la speculazione politica non si va da nessuna parte! Le aziende vanno condotte come tali e mi fa specie che proprio i "portatori" della liberalizzazione e dell'aziendalismo puro facciano dei discorsi come quelli che ho sentito in quest'aula: le aziende vanno trattate come aziende, quindi vanno valutati i numeri, non i ragionamenti… certo, sono costretto a dirlo a voi!

Da questo punto di vista, credo di aver risposto un po' a tutto, quindi tranquillizzo il Consigliere Tibaldi, ho già detto che quelle, di norma, non dovrebbero essere delle domande da porre all'interno di un'interpellanza, perché andiamo oltre le competenze. Mi potrei trincerare dietro il discorso: "Non è una questione di mia competenza, né di competenza del Consiglio regionale". Vi ho risposto dicendo che quelle sono funzioni acquisite per gestire gli appalti e tutte le procedure pubbliche; a fronte di questo, è una scelta del consiglio di amministrazione dare un incarico professionale o assumere a tempo determinato un professionista.

Président - La parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (Arc-VA) - Ho trovato la risposta dell'Assessore assai deludente - lo dico con rispetto per la sua persona -, anche se riconosco quanto meno due attenuanti: una, che è Assessore da poco tempo e si è trovato sul tavolo una "patata" piuttosto calda; la seconda, che la materia è di una "qualche complessità", sarebbe disonesto da parte nostra non riconoscere che si tratta di problematiche complesse. Tuttavia, ciò che mi ha deluso è il rilevare una certa confusione, che non ritengo sia una confusione addebitabile alla persona dell'Assessore, ma addebitabile all'intera Amministrazione, nel senso che si ha ogni volta l'impressione che la Giunta non sappia che "pesci prendere" e che vi sia questa continua esigenza di rinviare il problema alla prossima occasione. Quello che emerge dalla risposta è la mancanza della politica, della decisione, della scelta amministrativa sulla questione, non vi è niente da fare! Questa mancanza di idee chiare anche nell'ambito contrattuale ha degli effetti nefasti, perché vi è in questa vicenda chi fa il gatto - ed è la proprietà - e chi fa il topo - ed è l'Amministrazione regionale - e l'ultima iniziativa del gatto è quella di trasferire in maniera fittizia una parte delle proprietà ad un'altra società per obbligare l'Amministrazione ad esercitare o meno il diritto di prelazione. Se stessimo giocando a poker, si direbbe che è "un modo per andare a vedere", perché, a questo punto, l'Amministrazione dovrà prendere una decisione o potrebbe pure non prenderla. Peraltro, io prevedo questo: in linea con quanto ci avete detto finora, potreste pure non prenderla e poi andare a trattare con la nuova società. Avremmo perso altri mesi, noi faremmo altre interpellanze ancora, voi sareste sempre lì a dire: "Il problema è se acquisire questi immobili o non acquisirli". Lo abbiamo capito tutti che è questo il problema, ma è un problema che dovete risolvere voi, perché siete voi che avete la responsabilità di una scelta, non può essere demandata ad altri! È questa la scelta politica mancante! Non è impossibile, questa dell'impossibilità è una boutade! Si possono fare delle altre scelte che possono essere condivise o meno, ma nulla è impossibile, soprattutto non è impossibile operare una scelta politica forte rispetto a questa situazione. Di sicuro si ha l'impressione negativa che la scelta politica attendistica ad oltranza non abbia portato finora risultati per l'Amministrazione regionale e la comunità valdostana, perché vediamo che il Casinò si sta depauperando anche per la non volontà o capacità di operare scelte politiche. Questo è il tema di fondo! Che poi il piano di sviluppo… e qui, Assessore, non è che noi fossimo interessati a sapere cosa c'era dettagliatamente scritto del piano di sviluppo. Non è che ci occupiamo solo del piano di sviluppo: ci occupiamo del Casinò perché "fa acqua da tutte le parti"!

Vi è un piano di sviluppo depositato e nessuno sa cosa dice, si chiede di conoscerne le linee fondamentali per vedere se vi è la volontà di uscire dalla situazione è uno stimolo ulteriore che vi diamo di affrontare in maniera seria questo problema, anche perché ci arrivano già le avvisaglie di conti non molto brillanti. Fra l'altro, proprio l'altro giorno, un collega ha fatto rilevare, giustamente, che i bilanci 2002, qui, non si sono ancora visti e siamo alla fine del 2003. Non vorrei che capitasse, come è successo stamani per "l'ABIT", che fino alle elezioni tutto andava bene - non so se vi ricordate quali erano le rassicurazioni della Giunta circa le finanze e gli obiettivi di questa società: ci si diceva che andava tutto abbastanza bene -, e oggi, invece, è in liquidazione - evidentemente questo crollo si è avuto durante l'estate -, non vorremmo scoprire che i conti del Casinò, con le conseguenze sull'occupazione, fossero disastrosi. Sarebbe stato anche il caso, Assessore, che lei avesse fatto un cenno a questa problematica, è già stata sollecitata l'altra volta, oppure dobbiamo fare una mozione in cui il Consiglio impegna la Giunta a presentare i conti del Casinò 2002? Se vuole, la presentiamo, ma mi sembra una cosa inusuale visto che è un atto dovuto.

Voglio fare un'ultima osservazione, che potrebbe non riguardarmi direttamente, ma è opportuno puntualizzare una cosa: non sono per niente d'accordo quando lei dice che un qualsiasi atto di una società a partecipazione regionale non riguarda questo Consiglio. Ritengo che tutti gli atti, ancorché amministrativi o di pura gestione, riguardino questo Consiglio perché, dal punto di vista formale, la cosa si può discutere ma, dal punto di vista politico, le ripeterò una cosa - con cui forse nella precedente legislatura ho annoiato i colleghi - che mi sembra piuttosto preoccupante sotto il profilo della democrazia in questa Regione. L'Amministrazione regionale è il maggiore imprenditore in Valle, investe soldi pubblici in maniera consistente. L'attività pubblica economica viene esercitata attraverso società per azioni: "Casinò S.p.A.", "Finaosta S.p.A.", "Deval S.p.A.", eccetera, in cui la Regione è un'azionista di maggioranza o addirittura, a volte, unico azionista. Se valesse quanto dice lei, il Consiglio regionale potrebbe "andarsene a casa", perché questa è tutta attività formalmente privatistica. Come consigliere ho diritto di chiedere, ai sensi dell'articolo 116 del Regolamento, della documentazione all'Amministrazione regionale, ma non la posso chiedere a una S.p.A.! Se non posso neanche più chiedere alla Giunta conto politico di iniziative fatte dagli amministratori nominati dalla stessa, capisce che il ruolo di controllo del Consiglio regionale è ridotto allo zero! Possiamo chiudere se non esercitiamo più neppure un ruolo di controllo, altrimenti si verificherebbe la situazione in cui il Consiglio fa una legge di istituzione di una S.p.A. e non ne sa più nulla. Voglio sperare che da parte della Giunta vi sia una pacata riflessione su questo punto e non si voglia, contrariamente a quelli che sono stati gli auspici in occasione della presentazione del programma elettorale, svilire ulteriormente il ruolo di questo Consiglio che mi pare già abbastanza ridotto nelle sue competenze effettive.

Président - La parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (CdL) - Vede, Assessore, noi abbiamo colto un certo smarrimento nella sua risposta, ci sembra un po' Cappuccetto Rosso che si trova nel bosco che impaurito si guarda intorno, siamo alla vigilia della notte, è lì che accarezza un animale per farsi accompagnare alla casa della nonna, ma non si rende conto che questo animale è il lupo. Certe sue risposte potranno anche apparire come lezioni di diritto societario e commerciale, però, di queste lezioni sono pieni gli annali del Consiglio regionale, ne abbiamo sentite per 10 anni! Siamo sbalorditi innanzi alla concezione aziendalistica che ha lei del consiglio di amministrazione, dell'assemblea, del ruolo dell'azionista e di quello che è il concetto di azienda. Ci sembra che sia stata "violentata" l'impalcatura giuridica del diritto privato, perché ci sembra un diritto-dovere di qualunque azionista rendersi conto di quello che accade nella propria società, dove ha versato del capitale per poter conseguire dei risultati e sembra quasi che oggi si abdichi a questa funzione; sul perché, qui il quadro è ancora indefinito.

Noi siamo qui da diversi anni e conosciamo bene la cronologia degli eventi che ha caratterizzato il Casinò. Sappiamo che la "Casinò S.p.A." è nata del 2003, la ringraziamo per avercelo ricordato, noi c'eravamo, lo sappiamo, e lei se n'è accorto anche perché, non appena lei si è insediato, la prima cosa che la "Casinò S.p.A." ha fatto è venire a chiederle 1,5 milione di euro, ai sensi delle nuove aliquote di ripartizione dei proventi. Assessore, il ragionamento dell'azionista è semplice se fatto con i soldi degli altri; vorremmo che recuperasse il ruolo del vero azionista, visto che lei è il maggiorente di questo capitale sociale qui rappresentato, che quanto prima Lei arrivasse a qualche determinazione.

Rifiutiamo categoricamente di non avere risposte; ci sono mancate quanto ai punti nn. 2 e - soprattutto - 3: per quali ragioni è stato nominato un consulente e qual è il compenso previsto. Noi abbiamo il diritto-dovere di porre queste domande e lei ha il diritto-dovere di dare una risposta, perché questi sono atti pubblici e non possiamo ignorarlo! Non sarà la prima o l'ultima volta, ma noi vogliamo delle risposte e riproporremo la questione con un'altra interrogazione, anche perché se lei decide di avallare supinamente un metodo comportamentale che non è più tollerabile, perché il tempo non lo permette più, perché la "Casinò S.p.A." andrà in liquidazione prima della Gestione straordinaria se va avanti così… anche perché qualsiasi atto che abbia una rilevanza economica e che comporti il dispendio di denaro pubblico deve avere una giustificazione qui dentro.

Il paradosso è che non esiste il piano di sviluppo o, meglio, non vi è alcuna determinazione, ma abbiamo già il consulente che deve darne attuazione, e questo ci fa riflettere. Il fatto che l'Assessore glissi su un comportamento di questo genere ci preoccupa, perché il casinò è un patrimonio comune della comunità valdostana. Non possiamo permetterci un approccio di quel tipo. Il fatto che lei ci dica che adesso il piano di sviluppo è patrimonio comune della Giunta non aggiunge nulla di più alle nostre conoscenze, perché patrimonio comune della Giunta devono essere gli intenti e sarebbe auspicabile che vi siano intenti comuni e condivisi anche all'interno della Giunta, cosa che non sembra emergere da quello che ci ha detto.

È sconcertante il fatto che siamo vincolati alla definizione di un piano di medio-lungo periodo dal nodo del Grand Hôtel Billia. Domanda: se il Grand Hôtel Billia non viene acquistato, o nell'attesa di acquistarlo o meno, il Casinò cosa fa? Va a fondo? E lei guarda il Casinò che affonda perché non sa se comprare o non comprare il Grand Hôtel Billia, perché non sa se il prezzo è congruo o meno, perché non sa se definisce o meno il contenzioso con il "gruppo Léfèbvre"? Cosa fa? Il piano di sviluppo non deve avere una concezione unicamente urbanistica, ma anzi, stante il dettato dell'articolo 14 del disciplinare, deve avere una concezione precipuamente aziendalistica, perché il nostro primo problema come azionisti non è quello di sapere se dobbiamo comprare o meno un immobile qual è il Grand Hôtel Billia, ma è quello di rilanciare un'azienda che si chiama "casa da gioco" e quindi cercare di porre rimedio a quel calo di proventi e di clienti che si sta verificando inconfutabilmente in questi mesi ed esiste un fenomeno di questo genere da anni.

Il piano di sviluppo, quindi, Assessore - questo glielo diamo come consiglio -, non deve elaborare una serie di progetti strutturali o infrastrutturali di carattere architettonico-urbanistico e fermarsi là: serve una dirigenza che sia capace di portare di nuovo gente a Saint-Vincent, perché se lei fa un giro a fine settimana si rende conto qual è la clientela che oggi frequenta questo sito. Vi sono casalinghe che arrivano con le ciabatte, entrano e vanno a giocare, scaricate da pullman semivuoti, ma non è la clientela di "élite patologica" - come ha detto anche l'amministratore delegato in IV Commissione - che frequentava le sale dieci anni fa e, con questa patologia - ci piaccia o no -, arricchiva le casse dell'azienda e della nostra Regione. Il quadro è preoccupante, è tutt'altro che definito, perché la preoccupazione promana non solo dalle nostre parole o dal nostro "percepito", ma soprattutto dalla situazione che vive chi lavora lì dentro e chi ha a che fare con la casa da gioco.

Sappiamo che un piano di sviluppo è di lungo respiro e deve avere una prospettiva di medio-lungo termine, ma è dal 1994 che sentiamo dire queste cose: da un commissario monocratico prima, da un comitato di gestione, da un triumvirato poi e le persone, che hanno composto prima il comitato di gestione e oggi il consiglio di amministrazione, sono le stesse! Non capisco quali valutazioni dobbiate fare ancora!

Spero che abbiate una sintesi dei bilanci con i risultati, mi chiedo se come azionista vi garbi il fatto di sapere che il gestore bandisce concorsi per assumere personale nonostante la contrazione verticale di volumi produttivi. Non so se un'azienda privata, a fronte della riduzione di volumi produttivi, assume personale; non dico di tagliare posti, perché vi è la funzione sociale da mantenere, ma non andiamo ad assumere in questa fase nuovo personale. Qual è il significato di questa scelta? O anche qui è tabù e non se ne può parlare? Queste scelte sono scellerate! Assessore, chieda delle giustificazioni all'amministratore delegato o ai consiglieri di amministrazione o al Presidente del consiglio di amministrazione, come mai si decide di assumere in questa fase. Non mi sembra che le casse siano così "rigogliose" da potersi permettere ulteriori sprechi, come si fa con un consulente in funzione di un piano di sviluppo fantasma- non per le pulizie come ha detto l'Assessore -, perché la decisione del consiglio di amministrazione "parla" chiaramente di piano di sviluppo, un consulente che dovrà adottare un piano che neanche esiste. Sono soldi! Noi azionisti rappresentiamo del capitale pubblico, non soldi del suo portafogli, Assessore, sono soldi di tutti! Forse i Valdostani non hanno un'immediata perdita, perché non si rendono conto, come succedeva nel 1999, che, con una legge speciale, per 39 miliardi, sono stati ripianati diversi esercizi in rosso clamoroso.

Oggi però non mi sembra che vi siano i prodromi per un rilancio auspicato, un rilancio richiesto anche da chi lavora presso il Casinò e si è reso conto - aggiungeremmo: finalmente tutti quanti - che la casa da gioco così gestita non ha un grande futuro. Nel medio-lungo termine, quindi, si va ad aggiungere il peggio al peggio, se permane questo lassismo e questo temporeggiare di un Assessore, che auspichiamo, essendo super, abbia più coraggio delle sue azioni.