Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 71 del 24 settembre 2003 - Resoconto

OGGETTO N. 71/XII - Intendimenti in ordine alla cessione di un'area di terreno alla Società Thermoplay di Pont-Saint-Martin. (Interpellanza)

Interpellanza

Premesso

- che la Thermoplay, industria di Pont-Saint-Martin in forte crescita, ha da tempo manifestato la necessità di espandere la propria struttura per fare fronte alle nuove esigenze produttive, ipotizzando la costruzione di un altro insediamento adiacente a quello esistente;

- che, per capitalizzare l'investimento, i titolari dell'azienda hanno chiesto di potere acquistare l'area (di proprietà regionale) nella quale si prevede l'ubicazione del nuovo insediamento, ma la Pubblica Amministrazione ha negato la disponibilità a venderla;

- che tale assurdo diniego rischia di vanificare un importante progetto di sviluppo di un'impresa in Valle d'Aosta, impedendo un cospicuo investimento da parte di un operatore economico privato nonché una prospettiva occupazionale per molti residenti;

tutto ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l'Assessore delegato per sapere:

1) per quali ragioni è stata negata la vendita del terreno;

2) se intende rivedere tale decisione paradossale;

3) se intende rinunciare a certi dogmi obsoleti e vincolanti - come l'inalienabilità delle aree industriali - che sono fattori inibitori di un reale sviluppo economico nella nostra regione, e se non ritiene necessari e improcrastinabili la ridefinizione e l'ammodernamento delle scelte di politica industriale, allo scopo di garantire il consolidamento del tessuto produttivo e impedire la perdita di competitività del nostro territorio.

F.to: Tibaldi - Frassy - Lattanzi

Président - La parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (CdL) - Sin dal momento in cui questa Giunta si è insediata, abbiamo constatato, come gruppo consiliare, quanto poco spazio sia stato dedicato, proprio a livello documentale, all'industria nella sua accezione più ampia e quindi alla politica industriale valdostana, alle strategie da intraprendere per poter dare slancio e competitività alle imprese che operano nel nostro territorio.

Abbiamo avuto poi la possibilità di constatare che in un'intervista rilasciata dall'Assessore qualche giorno dopo il suo insediamento su "Il Sole 24Ore", in particolare l'edizione Nord-Ovest, l'Assessore faceva riferimento alla volontà di sviluppare aree per gli insediamenti produttivi in Valle d'Aosta; il titolo è significativo: "Ferraris: spazi alle aziende". Se leggiamo questo articolo, le cui intenzioni possono essere in parte condivisibili, vediamo che l'Assessore afferma: "… inoltre dobbiamo impegnarci affinché si comprenda che chi fa imprese in aree montane come la nostra, va incontro a un tale numero di disagi che le agevolazioni che riceve non possono essere considerate dannose per la concorrenza". È una frase che può essere opinabile o meno, frase che è stata smentita però - ironia della sorte! -, una settimana dopo, da un articolo pubblicato sulla stampa che evidenziava il caso di un'industria valdostana, la "Thermoplay", la cui prospettiva di raddoppio è a rischio perché non ci sono spazi, o meglio gli spazi ci sono, ci sarebbero, ma la Regione ha posto un freno - poiché è proprietaria dell'area sulla quale dovrebbe espandersi questo insediamento produttivo - per ragioni che, a noi, paiono immotivate! Questo è il motivo che ci ha indotto a presentare l'interpellanza in oggetto.

Ad onor del vero, la "questione Thermoplay" non è che sia del 25 luglio, come ha riportato la stampa; la stampa ha avuto la capacità, la forza di dare evidenza pubblica a questo caso, che naturalmente ci deve far riflettere, anche perché, a fronte di uno stop proclamato dall'Assessorato guidato da Ferraris, c'è un nord-est che è pronto ad accogliere l'azienda, quindi ad ospitare non solo la parte di cui si prevede l'espansione, ma addirittura tutta la azienda nella sua globalità.

Avendo un attimo approfondito le questioni - la classica istruzione che si fa quando si presenta un'interpellanza -, ci si rende conto che ci si trova davanti ad una decisione paradossale, ovvero determinati "dogmi non scritti" impedirebbero alla Regione di cedere a privati la parte delle aree produttive, o aree produttive, e il privato che ha l'azienda in espansione, ha delle prospettive di mercato e occupazionali, dice: "ma perché devo investire in Valle d'Aosta quando non riesco a capitalizzare il mio investimento, quando devo costruire su un'area che non è di mia proprietà?"… a parte poi le difficoltà che uno può avere nell'ottenere un finanziamento da un istituto di credito...

Questo assurdo diniego rischia di vanificare un importante progetto di sviluppo; non ci sembra che la Valle d'Aosta, in questo momento, stia brillando per progetti di sviluppo imprenditoriale che si stanno consolidando all'interno del perimetro regionale; ci sembra piuttosto che la crisi che ha colpito "Eurolandia" e quindi anche l'Italia, dissipi i suoi effetti infausti anche sulla piccola regione alpina, che si chiama "Valle d'Aosta"! Da qui, le domande doverose, Assessore, che forse le saranno già state fatte anche da altre persone, da imprenditori, dalla stessa "Associazione industriali valdostani", la quale, in una nota di cui è stato dato ampio risalto pubblico, ha manifestato l'esigenza di una flessibilità intellettuale nell'affrontare una politica industriale più moderna, capace di generare sviluppo, uno sviluppo che non ci sembra percepire in maniera così abbondante come qualcuno dichiara sui giornali. Se ci sono elementi di criticità, questo è uno!

Un elemento di criticità che oggi vogliamo sottolineare, non solo per quella che è una considerazione di una parte politica: è naturale che abbiamo una sensibilità particolare nei confronti dei ceti produttivi perché situazioni dimensionalmente inferiori rispetto ad una "Thermoplay" si verificano anche per altri imprenditori e artigiani; abbiamo visto anche per "l'area Cogne", dove gli spazi concessi agli artigiani si sono ridotti a 11.000 metri nell'area riconvertita della "ex Cogne", mentre dal settore artigianale stanno invocando superfici maggiori. Naturalmente, se mancano le aree, mancano i presupposti per lo sviluppo: dove costruiscono le proprie aziende gli imprenditori? Se mancano le aree, manca la possibilità di strutturare le aziende, come se mancano trasporti e comunicazioni efficienti, mancano le infrastrutture! Questa è una considerazione di massima che facciamo illustrando tale interpellanza, la quale chiede, innanzitutto, per quali ragioni è stata negata la vendita del terreno alla "Thermoplay", se questa decisione paradossale può essere oggetto di revisione e, in terzo luogo, se la Giunta intende rinunciare a questi principi che riteniamo obsoleti, limitativi e frenanti di un autentico sviluppo in Valle, perché senza questi presupposti è difficile trovare aziende che possono consolidarsi nella nostra regione.

La storia industriale recente della Valle d'Aosta è purtroppo ricca di fatti che sono più infausti che non fausti; non vorremmo che questa collezione aumentasse, sarebbe meglio invertire la tendenza! Più volte abbiamo avuto occasione di parlare con l'Assessore, di confrontarci su queste tematiche: il "caso Thermoplay" oggi le solleva e ne chiede una risposta concreta e urgente!

Président - La parole à l'Assesseur aux activités productives et aux politiques du travail, Ferraris.

Ferraris (GV-DS-PSE) - Ringrazio anzitutto il Consigliere Tibaldi per l'interpellanza, che consente di chiarire la posizione della Giunta sia sulla questione "Thermoplay" in particolare, sia sulla questione generale dell'utilizzazione delle aree.

Per quanto riguarda la "questione Thermoplay", la Giunta, con deliberazione n. 2606, aveva approvato, nel luglio 2001, la costituzione di un diritto di superficie della società "Thermoplay", per favorire l'ampliamento su un terreno di proprietà regionale all'interno dell'area industriale di Pont-Saint-Martin adiacente a quello che aveva già formato precedentemente la costituzione di analogo diritto, tant'è che la "Thermoplay" si è trasferita da Hône nell'area industriale di Pont-Saint-Martin nel 2000 e questo tipo di operazione - che è stata fatta con il ricorso alla formula del diritto di superficie - ha consentito a questa azienda un notevole incremento dei propri addetti che, da 60 originari nel 2000, oggi sono arrivati a 103. Il diritto di superficie non è mai stato perfezionato dall'azienda, proprio perché successivamente l'azienda ha modificato il proprio indirizzo e ribadito la volontà di acquistare l'area.

Vorrei svolgere alcune considerazioni sul problema e poi dire qual è la posizione sul caso specifico. La politica utilizzata dalla Regione in questi anni per quanto riguarda l'utilizzo delle aree ha risposto ad alcuni criteri. Bisogna ricordare che questo tipo di politica è nata successivamente alla crisi dei settori maturi industriali regionali della fine degli anni '70-inizio anni '80, situazione che ha portato questa regione a trovarsi con intere aree industriali dismesse, con aree che necessitavano politiche specifiche di deindustrializzazione. Erano aree, queste, in cui era necessario fare degli interventi di bonifica, di reinfrastrutturazione, per renderle attrattive rispetto ad un mercato che, a livello regionale, si dimostrava sempre più competitivo; era quindi necessario un governo pubblico di queste aree.

La proprietà pubblica delle aree è stato quindi un elemento di deindustrializzazione. Non dimentichiamo che oggi, nel caso specifico nell'area di Pont-Saint-Martin, ci troviamo, proprio utilizzando questo strumento del diritto di superficie e della locazione degli immobili industriali, ad aver raggiunto un numero di occupati quasi pari a quello che avevamo negli anni '80 con la chiusura dell'Ilssa Viola. Ci troviamo anche in una regione come la Valle d'Aosta che ha solo l'11 percento del proprio territorio antropizzato, quindi le aree hanno un particolare valore, sono una merce rara. Inoltre, la proprietà dell'area da parte dell'Amministrazione regionale o di società controllate consente, nel caso di procedure concorsuali o di crisi aziendale, di rientrare in possesso degli immobili industriali e poterli ricollocare, cosa che in alcuni casi è stata fatta. È altrettanto vero che vi sono imprenditori interessati all'acquisto dell'area e altri che a questo non sono interessati, perché ritengono che l'investimento dell'azienda debba essere volto più all'acquisto di impianti che all'acquisto di immobili.

Premesso questo, vorrei sottolineare che l'impostazione adottata fino ad oggi non deve considerarsi necessariamente immutabile, ma un'impostazione che aveva legami precisi con una fase economica, quella legata a un periodo di deindustrializzazione della Valle; oggi, invece, l'Amministrazione regionale è orientata ad adottare dei criteri che possano consentire - in alcuni casi, come in quello della "Thermoplay" - di giungere alla vendita dell'area. Non siamo contrari a questo tipo di soluzione, non lo siamo nel caso della "Thermoplay", non lo siamo neanche in casi analoghi, soprattutto di fronte all'affidabilità dell'impresa e a un profondo radicamento, come diversi imprenditori hanno manifestato, nei confronti della Regione.

Una regione, quindi, che può utilizzare un mix di interventi diversi: la locazione degli immobili; l'utilizzazione per chi intende farlo in diritto di superficie; infine, come criterio da valutare con grande attenzione, ma come una cosa da utilizzare, la vendita dell'area. Per giungere alla vendita dell'area c'è da affrontare e risolvere un altro problema, che è quello legato alle disposizioni della legge regionale n. 12/97, relativa all'alienazione di immobili del patrimonio regionale: tale legge non prevede il ricorso allo strumento della trattativa privata, ma dell'asta. Vi rendete conto che uno stabilimento come quello della "Thermoplay" oppure il territorio adiacente, se venisse messo all'asta… non è certo un servizio positivo che facciamo all'imprenditore!

Per quanto riguarda le questioni poste al punto terzo, vorrei ricordare che questo Consiglio ha approvato nella scorsa legislatura la legge n. 6, relativa alle incentivazioni nel settore industriale e artigianale; all'articolo 2, la legge prevede che venga definito un programma triennale per lo sviluppo dell'industria e dell'artigianato, programma che deve essere sottoposto all'approvazione del Consiglio regionale. Io direi di richiamare, in questa sede, un confronto su quali sono gli orientamenti, le linee di politica industriale che si intendono perseguire, una valutazione degli interventi fatti finora, le risorse finanziarie che si intende utilizzare per lo sviluppo di questo settore economico.

Per quanto riguarda "l'area Cogne" e le aree destinate agli artigiani, vorrei solo precisare che, ad oggi, le aree destinate ad insediamenti artigiani sono di 16.700 metri quadrati contro una previsione, che era prevista nell'accordo di programma con il Comune di Aosta di 5000 metri quadrati dedicati a queste imprese. Ci troviamo ad avere dedicato più di 3 volte quanto concordato con il comune, cosa sulla quale il Comune di Aosta è d'accordo, e credo che, da questo punto di vista, abbiamo cercato di affrontare positivamente le richieste provenienti dagli artigiani. Con questo ho chiuso.

Président - La parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (CdL) - Assessore, lei conclude dicendo: "con questo è tutto"; noi diciamo che questo è poco, perché non ci sono elementi di particolare novità rispetto a ciò che già conosciamo o che già potevamo immaginare.

Il fatto che lei ci dica, oggi, che non siete contrari alla vendita del terreno, è un'affermazione da lei già rilasciata, sempre sulla stampa, sabato 26 luglio 2003, con l'impegno di portare la "vicenda Thermoplay" all'attenzione dell'Esecutivo a breve scadenza. L'Esecutivo è qui riunito; ci piacerebbe sapere se, oltre a dire che non siete contrari alla vendita del terreno relativamente al "caso Thermoplay" - ma non solo - se l'Esecutivo si è chinato sul problema! A distanza di due mesi ci piacerebbe sapere se dall'Esecutivo emana qualche determinazione. Guardando le vostre determinazioni che ci vengono settimanalmente consegnate, non mi risulta abbiate assunto deliberazioni sul "caso Thermoplay". Non ci sembra che la Giunta si sia piegata sull'argomento; se poi lo ha fatto, ha deciso qualcosa, quali sono i tempi e le modalità di questa decisione… perché forse… più che dare una risposta vaga a noi, c'è l'imprenditore che sta ottenendo una risposta più puntuale, e come lui la stanno ottenendo forse i lavoratori che stanno lavorando in quell'azienda e coloro che hanno aspettative di nuova occupazione… ecco le prime risposte concrete a chi si devono dare!

Per quanto riguarda la considerazione generale che lei ha fatto all'inizio della sua risposta, le aree sono una merce rara in Valle d'Aosta, solo l'11 percento del territorio antropizzato può avere una destinazione di tipo industriale. Sappiamo che l'orografia valdostana è difficile, lo ha detto anche lei nell'intervista che ha rilasciato su "Il Sole 24Ore", direi che è opinione condivisa, però abbiamo anche visto in questi anni con che criteri avete portato avanti il governo delle aree e degli insediamenti! Lo abbiamo visto con diverse interpellanze e interrogazioni proposte dal nostro gruppo consiliare nella scorsa legislatura, in cui sono emerse una serie di situazioni di criticità, dove per "criticità" si intende il mancato pagamento delle pigioni da parte delle imprese. Avete completamente perso il controllo e il monitoraggio della situazione; per governarle così, certe aree è meglio venderle a chi ha la solidità economica per poter implementare uno sviluppo di cui la Valle d'Aosta ha bisogno. Non lo diciamo solo noi come gruppo consiliare, ma lo dicono anche i suoi vicini di banco, forse non direttamente, ma lo dicono attraverso la bocca critica del sindacato.

Il sindacato SAVT Industria - se lei ha letto le recenti dichiarazioni che sono apparse su un comunicato - esprime forte preoccupazione per la situazione industriale valdostana e sottolinea come la lentezza decisionale e operativa riscontrata nell'ambito dell'Amministrazione regionale competente abbia contribuito ad indebolire una situazione già precaria. Tutto quell'ottimismo che mi è sembrato di captare dalle sue parole viene quindi smentito non solo da noi, ma anche dai suoi vicini di banco!

Per quanto riguarda la legge n. 6/2003, il cui articolo 2 prevede una pianificazione - finalmente in coda di legislatura è arrivato un barlume, un'idea pianificatoria di quella che è la politica industriale valdostana -, c'è da redigere un programma triennale: anche qui, la Giunta potrebbe chinarsi in fretta su questo problema che attende una soluzione da anni, non da poche settimane; non è coevo del "caso Thermoplay", di cui ho parlato prima.