Oggetto del Consiglio n. 2993 del 5 febbraio 2003 - Resoconto
OGGETTO N. 2993/XI Prospettive occupazionali dell'industria nel 2003. (Interrogazione)
Interrogazione Preso atto della dichiarazione, riportata sui mezzi di informazione valdostani, del Segretario regionale FIOM-CGIL secondo cui l'anno 2003 sarà l'anno nero dell'industria in Valle;
Sottolineate altresì le preoccupazioni di tale sindacato che si basano sul fatto che, oltre alla crisi dell'indotto Olivetti e dell'indotto auto, vi è anche una carenza di manodopera specializzata con conseguente difficoltà di ricollocazione della stessa;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interroga
l'Assessore competente per sapere:
1) se condivide le affermazioni rese dal Segretario del sindacato FIOM-CGIL;
2) quali sono le azioni già intraprese o da intraprendere al fine di ricercare soluzioni che possano almeno attenuare la crisi che, come sottolinea il sindacato, si sta prospettando nel settore industriale.
F.to: Lanièce
Président La parole à l'Assesseur à l'industrie, à l'artisanat et à l'énergie, Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE) Per quanto riguarda le questioni poste, in modo irrituale chiederei un chiarimento al Consigliere Lanièce, perché nella premessa dell'interrogazione dice testualmente che "vi è anche una carenza di manodopera specializzata con conseguente difficoltà di ricollocazione della stessa"; ora, delle due l'una: o la mano d'opera manca, o la mano d'opera la si deve ricollocare!
Al di là di questo, la carenza di mano d'opera qualificata, in particolare di tecnici e di quadri nel settore industriale caratterizza da tempo la domanda di lavoro in questo settore. Questa carenza persiste anche in presenza di una fase congiunturale negativa, poiché riguarda profili professionali strategici per le imprese, mentre le attuali tensioni di mercato interessano tendenzialmente posizioni lavorative a contenuto professionale più basso.
Per quanto riguarda le dichiarazioni rilasciate dal sindacato sulla crisi industriale, credo che nessuno, al momento, sia in grado di disconoscere una situazione di crisi del settore che non riguarda la Valle, ma che interessa l'industria complessivamente a livello mondiale. Credo altresì che i segnali di inversione, specie là dove i timori sono legati anche alle ipotesi di un conflitto, siano per ora non facilmente individuabili. Devo dire, da questo punto di vista, che nella nostra realtà industriale ci sono anche dei segnali di controtendenza, nel senso che nell'ultima riunione della Commissione regionale per l'impiego che si è tenuta questa settimana, la Cogne Acciai Speciali ha chiesto la possibilità di effettuare contratti di formazione lavoro per 45 persone, che sono una dimensione significativa per la nostra realtà.
Rispetto alle preoccupazioni sull'andamento del settore industriale non si esprime solo il sindacato, ma ci sono anche forti preoccupazioni da parte della Confindustria, sia in sede locale che in sede nazionale e, nello stesso sito della Confindustria, si legge che il 2003 sarà probabilmente un anno di convalescenza più che un anno di ripresa. La ripresa potrà consolidarsi nella seconda metà del 2003 e nel 2004. Le incertezze e i rischi sono notevoli, hanno a che fare, fra l'altro, con situazioni di crisi in alcuni Paesi, Argentina, Brasile e Turchia e, con la possibilità di nuovi attentati terroristici, con gli sviluppi della questione irachena, una delle incognite dello scenario - dice sempre Confindustria - è rappresentata dal prezzo del petrolio.
Credo, in ogni caso, che vada fatta una riflessione sullo stato del settore e soprattutto è significativo che in periodi di crisi si riconosca l'importanza del settore industriale e il significato che la presenza di questo settore ha nella Valle. Da anni sosteniamo l'imprescindibilità di una presenza importante e significativa di ogni settore economico e quindi anche dell'industria, se si vuole che il contesto territoriale sia in grado di svilupparsi e di superare momenti di difficoltà. È questo un modello di sviluppo in cui concorrono i diversi settori economici ed è un modello in cui è possibile realizzare importanti sinergie fra settori economici diversi. Per dare qualche dato: dal 1993 al 2003 l'occupazione nelle medie e grandi imprese industriali è aumentata in Valle del 70 percento; siamo passati da 2300 a 3900 addetti, senza considerare i rapporti di lavori interinali.
Per quanto riguarda poi il peso dell'industria nel panorama regionale, si può dire che, per quanto riguarda la partecipazione al PIL, secondo dati forniti dall'Istituto Tagliacane e dalla Unioncamere, l'industria valdostana contribuisce per circa il 25 percento alla formazione del reddito procapite e altrettanta percentuale è quella degli occupati nel settore industriale. Se andiamo a vedere qual è il valore assoluto con cui in Valle d'Aosta il settore industriale contribuisce alla formazione del reddito procapite, notiamo che tale importo è superiore al valore medio nazionale. Il valore medio nazionale è di 4.755 € procapite, in Valle d'Aosta siamo a 5.333 €.
Per quanto riguarda i dati relativi all'andamento del mercato del lavoro in Valle, quei dati che sono stati elaborati dall'Agenzia del lavoro, che rappresenta un osservatorio da questo punto di vista, possiamo dire che - anche se questi dati sono riferiti al 2002 - il mercato del lavoro in Valle appare toccato solo parzialmente dalla fase recessiva che ha interessato l'economia internazionale. Come riconosce anche "Standard & Poors" - fra l'altro sulla stampa è uscita una interpretazione un po' modificativa del contenuto della valutazione della "Standard & Poors" stessa - il PIL regionale è stato, negli anni, superiore alla media nazionale; questo ha delle conseguenze dal punto di vista dell'occupazione, della produzione e del reddito.
Per quanto riguarda l'indagine trimestrale sulle forze di lavoro ISTAT per lo scorso anno, si nota una sostanziale stazionarietà del numero degli occupati nella nostra regione. Va però sottolineato che fra il 1999 e il 2002 gli occupati in Valle sono cresciuti di 3.000 unità, passando da 52.000 nel 1999 a 55.000 nel 2002. Per correttezza di analisi, potrebbe darsi che i dati dello scorso anno possano ancora aver beneficiato degli effetti positivi della fase espansiva del 1999-2002, e anche i dati provvisori relativi alle assunzioni confermerebbero questa valutazione, perché si osserva una domanda di lavoro ancora in crescita, ma a tassi decrescenti rispetto al periodo precedente. Sappiamo che le statistiche arrivano un momento dopo lo sviluppo e l'evoluzione dei fatti, comunque i dati che vengono avanti sono dati sufficientemente oggettivi e non delineano una situazione di tracollo economico. Parte delle tensioni occupazionali sono state fronteggiate con un maggior ricorso alla cassa integrazione guadagni e con un minor utilizzo della forza lavoro extraregionale.
A livello settoriale sembrerebbe emergere che a tirare la domanda sia il terziario, mentre il settore industriale vive complessivamente una fase di incertezze, sebbene il settore edile abbia avuto una forte ripresa in conseguenza dei lavori post-alluvione.
Sulla base delle rilevazioni ISTAT, l'occupazione del settore industriale, quindi manifatturiero e costruzioni, risulterebbe complessivamente in leggera crescita nell'ultimo anno, ma è un dato che va letto con cautela in relazione agli effetti della stagionalità e dell'incidenza del lavoro a termine, in particolare del lavoro interinale. Le "performances" della domanda di lavoro hanno determinato un contenimento del tasso di disoccupazione su valori modesti, collocabili sempre secondo l'ISTAT intorno al 4 percento; valore che, peraltro, risulterebbe in lieve contrazione rispetto all'anno precedente, quindi abbiamo ancora un "trend" positivo da questo punto di vista. Le fonti amministrative segnalano una riduzione dello stock di disoccupati e parallelamente una crescita del flusso di persone in cerca di occupazione.
In estrema sintesi, quindi, i dati statistici al momento disponibili relativi allo scorso anno mettono in luce un quadro non ancora critico per la nostra regione. Questa fotografia va però letta con particolare attenzione, infatti da questo insieme di informazioni mancano i dati relativi alla cassa integrazione, che come è noto nei mesi recenti è stata utilizzata in diverse occasioni. Inoltre, come dicevo prima, le fonti statistiche scontano un certo ritardo rispetto alla attualità dei fatti.
Una certa attenzione nella lettura di questi dati è opportuna in considerazione della situazione specifica di alcune particolari realtà produttive, in particolare del settore manifatturiero. Infatti, alcune aziende regionali che, per ruolo e dimensioni, rivestono una significativa importanza nell'ambito dell'economia regionale, stanno vivendo momenti di incertezza e a seconda dello sviluppo che queste situazioni avranno, potranno portare a significativi cambiamenti nel quadro di riferimento. D'altro canto, il primo trimestre del 2003 sarà cruciale per avere indicazioni più precise circa il miglioramento congiunturale internazionale e i conseguenti benefici che questo potrà portare anche sul piano locale, ma anche per avere indicazioni più chiare circa l'evoluzione della crisi FIAT, ulteriore elemento di incertezza, il cui ruolo non risulta certamente irrilevante per il sistema locale.
In conclusione, si può dire che attualmente il settore industriale risenta di una crisi esogena di natura mondiale e non di una carenza strutturale presente nell'impresa valdostana; in questi anni sono state poste le condizioni per un ulteriore sviluppo dell'economia regionale, del settore industriale in modo particolare, e la situazione di molte imprese del settore dipende - lo ribadisco - da una risposta del mercato che ci auguriamo non abbia a dover tardare ulteriormente.
In merito alla seconda questione, a fronte di una crisi che ha dimensioni non regionali, ci sono interventi che devono essere presi a livelli diversi. Ci sono politiche macroeconomiche che vanno assunte a livello europeo e nazionale; possiamo dire che, per quanto riguarda gli strumenti che esistono a livello regionale, questi sono degli strumenti funzionali e rispondono alle esigenze dell'industria locale. Sono diverse le opportunità che vengono offerte alle imprese, a partire dagli aiuti agli investimenti, alla ricerca, all'acquisizione di nuove tecnologie e di nuovi prodotti. Siamo in attesa della notifica finalmente da parte dell'Unione europea di un disegno di legge in sostegno del settore, ma credo che la Regione abbia oggi la strumentazione per affrontare questa situazione di crisi.
Per quanto riguarda poi questioni specifiche, attraverso lo sportello per l'internazionalizzazione la Valle d'Aosta partecipa a un progetto, insieme al Piemonte, che è chiamato "Dall'idea all'auto", relativamente al rilancio del distretto automobilistico piemontese e valdostano, e questo progetto intende valorizzare e assistere le aziende interessate a cercare nuovi mercati del settore, garantendo ai clienti una fornitura completa, sia dal punto di vista della componentistica, sia da quello della competitività e dei servizi. Ci stiamo quindi movendo anche per far fronte ai problemi creati dalla crisi del settore auto.
La situazione del settore industriale, sempre riguardo alle crisi Olivetti e FIAT, è oggetto di attenzione da parte del "Patto per lo sviluppo", che ha attivato, al suo interno, un tavolo di confronto finalizzato a monitorare la situazione e individuare soluzioni che consentano di affrontare in positivo la situazione attuale. Sono state messe in campo anche nella legge finanziaria delle misure che consentano il prolungamento nel tempo dell'utilizzo di ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione, che aiutano la stabilizzazione dei livelli occupazionali in una situazione di crisi come quella odierna. In ogni caso, all'interno del "Patto per lo sviluppo" sono presenti gli imprenditori, le organizzazioni sindacali, la Regione e altro. Stiamo monitorando attentamente la situazione e vedendo quali possano essere gli interventi per affrontare questa situazione, che riteniamo essere congiunturale.
Président La parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (SA) Prendo atto della risposta.
Innanzitutto, sulle affermazioni dell'Assessore in merito alla premessa dell'interrogazione, posso solo dire che ho ripreso quanto riportato sui giornali, virgolettato, dal segretario Albertinelli, quindi eventualmente faccia riferimento al segretario per il significato della sua dichiarazione.
Inizialmente l'Assessore ha condiviso in parte le affermazioni rese dal segretario della FIOM-CGIL; poi, nella continuazione del suo intervento, ha enunciato dei dati che, alla fine, confermano che c'è una crisi piccola in Valle d'Aosta, derivante da una crisi mondiale - possiamo dire anche italiana, dovuta alla crisi della FIAT - e quindi ha snocciolato dei dati positivi. A parte il fatto che l'Assessore ha affermato correttamente che questi dati si riferiscono al 2002, mentre sappiamo che la situazione di crisi fa riferimento ai dati del 2003, quindi ai primi mesi, in cui abbiamo notato diverse situazioni di difficoltà: Zincocelere, Elelys, Olivetti, e via dicendo. Ritengo comunque che occorra fare molta attenzione al settore industriale, perché si rischia di far dipendere qualsiasi crisi da cause estranee alla nostra Regione. Occorre prendere spunto da questa considerazione dei sindacati, che non sono un partito avverso alla corrente politica dell'Assessore, quindi non possono giocare contro ma, anzi, sono dalla stessa parte; per cui, il fatto che abbiamo sollevato questo problema, vuol dire che sono in possesso di dati che possono creare degli allarmismi.
Ho letto su una ANSA recentemente che è stato fatto un elenco delle mappe industriali a rischio in Italia. In questa mappa si dice che ci sono 4 stabilimenti a rischio in Valle d'Aosta: anche questa è una cosa sempre collegata al settore industriale, e magari in un futuro chiederemo quali sono questi stabilimenti a rischio. Occorre pertanto porre in essere varie azioni per dare risposte positive al settore industriale, il quale, in questi anni, ha sempre avuto una situazione altalenante, dovuta al fatto che in Valle d'Aosta lo stesso è stato imperniato sull'Olivetti - e lo è ancora adesso - e in parte sull'indotto auto, il quale, a sua volta, ha avuto recentemente questo colpo molto forte dovuto alla crisi della FIAT. Occorre porre in essere azioni importanti, anche dal punto di vista della formazione, perché il fatto richiamato nella premessa e sottolineato dal segretario Albertinelli, è proprio quello della carenza di manodopera specializzata. Non so se ricordate, ma due anni fa un'industria che si era collocata in bassa Valle aveva fatto una dichiarazione al "TG3", dicendo che non riusciva a reperire dei lavoratori valdostani dotati della necessaria specializzazione. Almeno in questa direzione, dove possiamo sicuramente intervenire al di là delle crisi congiunturali che dipendono da fattori esterni, bisogna quindi favorire una forte formazione specializzata, per garantire a tutte le industrie che vengono in Valle di trovare la manodopera loro necessaria.
Con questa indicazione mi auguro che le dichiarazioni del segretario Albertinelli non siano veritiere, in modo che il settore industriale possa ancora navigare - o, piuttosto, galleggiare - come ha fatto in questi anni.