Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2881 del 3 dicembre 2002 - Resoconto

OBJET N° 2881/XI Loi de finance et loi de budget pour l'année 2003. (Début de la discussion générale)

Président Collègues conseillers, je vous rappelle que nous sommes en train de procéder à l'examen du projet de loi n° 180, qui est discuté conjointement au projet de loi n° 181. La discussion générale est ouverte.

La parole au Conseiller Praduroux.

Praduroux (UV) Le ultime due edizioni del bilancio regionale di previsione avevano come caratteristica la priorità assoluta della gestione della fase di emergenza e quella di stabilizzare quella prima e delicata fase.

Oggi invece possiamo dedicare la nostra analisi ad un bilancio di previsione del 2003 che non deve essere liquidato con il classico appellativo di "bilancio di fine legislatura". È fuori di dubbio che l'ultimo bilancio del quinquennio sia il momento ideale per la verifica delle scelte compiute. A questa osservazione è però necessario aggiungere che questo bilancio non si limita semplicemente a tirare una linea e a mettere un punto. Il bilancio di previsione 2003 è un bilancio di ampio respiro che allarga le prospettive delle linee di indirizzo date dal programma di maggioranza. Il bilancio di previsione 2003 è un ponte verso il futuro della Valle d'Aosta. Non è retorico, a mio parere, sottolineare come nel giro di due soli anni sia stato messo in campo quello che possiamo definire "pacchetto-alluvione" con il quale sono state piazzate risorse determinanti. Ebbene dopo quel segnale di un impegno forte, immediato e determinato, la Valle d'Aosta dispone oggi di un ulteriore strumento per stabilizzare la situazione e per voltare pagina.

È così possibile proseguire, in un quadro di normalizzazione, e completare l'azione per calibrare con coerenza gli interventi con le risorse finanziarie a disposizione. Sul versante delle entrate si segnala il positivo incremento (+ 12,6 percento), del titolo primo. Tra gli indicatori sono da sottolineare l'incremento del gettito IRPEG. La riapertura del tunnel del Monte Bianco ha contribuito a dare fiato al contesto economico valdostano che negli ultimi anni aveva dovuto misurarsi con eventi eccezionali.

Un altro segnale contribuisce a testimoniare la capacità produttiva e imprenditoriale valdostana: si tratta dell'incremento del gettito IVA (+ 16 percento) sul quale proseguono inoltre le positive ricadute della situazione societaria ed economico-operativa derivanti dall'operazione ENEL. La fase di normalizzazione si realizza a partire dal settore delle entrate in quanto il bilancio 2003, grazie alla contrazione sensibile della quota derivante da apertura di mutui (- 53 percento) può contare su una maggiore agilità e su minori condizionamenti per il futuro, potendo così liberare risorse utili per diversificare le iniziative future.

Passando al versante della spesa è necessario evidenziare il completamento, su livelli di intervento ridimensionati, degli investimenti destinati a rafforzare il processo di ripristino e salvaguardia del territorio, e delle infrastrutture. Il 2003 segna il riequilibrio delle linee di intervento. Un'azione che passa attraverso un significativo potenziamento che mette a disposizione risorse e opportunità per lo sviluppo economico della Valle d'Aosta (+ 13 percento). Anche l'analisi delle determinazioni assunte per quanto riguarda gli interventi a carattere specifico e quello dei Fondi globali per il triennio 2003/2005 segnano una decisa apertura alla programmazione, che mantiene grande e costante attenzione alla tutela ambientale, ricalibrando però le disponibilità a vantaggio dei comparti economico-produttivi valdostani.

Anche il settore della finanza locale accompagna questa azione di riequilibrio delle disponibilità finanziarie. Da un lato si mantiene il flusso di risorse senza vincolo di destinazione, dall'altro si aprono nuove opportunità come quelle fornite dal Fondo speciale investimenti che si libera dal condizionamento dovuto alla attribuzione negli ultimi due anni di importanti quote per la fase di ricostruzione. Possiamo quindi osservare che il cammino per il decentramento e il rafforzamento degli Enti locali prosegue con una chiara volontà da parte della Regione di attribuire strumenti adeguati per responsabilizzare la loro azione ed elevare allo stesso tempo il loro livello di autonomia.

Président La parole au Conseiller Nicco.

Nicco (GV-DS-PSE) Le valutazioni di carattere politico e quelle di ordine generale sul bilancio le farà in seguito il capogruppo Fiou, non mi addentro quindi in analisi macroeconomiche, ma colgo questa occasione, come già in passato, in altre discussioni sul bilancio, per fare qualche breve considerazione su due specifici punti dell'azione di governo. La prima questione riguarda la ormai anche troppo annosa vicenda della ferrovia, questione su cui ritengo di dover intervenire, anche in assenza del titolare dell'Assessorato ai trasporti, dato che riveste un carattere generale, relativo fra l'altro ai rapporti fra Regione e Stato. È una questione in cui corriamo il rischio di ripetere ciclicamente gli stessi ragionamenti ed è una cosa di cui faremmo volentieri a meno.

Ma fintantoché la situazione non muta sensibilmente, è nostro dovere insistere su un punto che ci pare di fondamentale importanza, ovvero che la Valle d'Aosta del Duemila non può continuare ad essere servita dall'attuale linea ferroviaria. Nulla voglio dire oggi sul dovuto ripristino della situazione esistente prima degli eventi alluvionali, il che è il minimo vitale. È un ripristino dovuto e basta. Ma è sulle linee di sviluppo che credo occorra proseguire il confronto in quest'aula. Abbiamo sentito in questo ultimo anno varie indicazioni, alcune anche di un certo interesse.

Ferrovie dello Stato S.p.A., in applicazione del noto articolo 4/ter della "legge Soverato", ha formulato una serie di precise proposte, in particolare l'elettrificazione della linea, ipotizzando un intervento della durata di tre anni circa ed un costo di 97 miliardi di vecchie lire; il raddoppio nel tratto di pianura, con affiancamento alla linea esistente, in un periodo di cinque anni, con una spesa di 270 miliardi, e raccordo cosiddetto a "collo di cigno"alla linea Torino-Milano presso la stazione di Chivasso; per quello che ci riguarda più direttamente, la costruzione ex-novo di una linea a doppio binario lungo la Valle d'Aosta, con una porzione pari al 25 percento in sotterraneo, eseguibile nell'arco di 10 anni con una spesa nell'ordine di quasi 2000 miliardi. Dal canto suo, la Direzione generale del trasporto ferroviario del Ministero ha ritenuto che l'obiettivo, più volte indicato da noi, da questo Consiglio, come prioritario, ovvero la necessità di ridurre sensibilmente il tempo di percorrenza tra Chivasso e Torino, sia perseguibile anche con interventi più limitati: con un modello di esercizio di soli treni diretti; con alcune varianti di tracciato; con un solo incrocio, nella tratta compresa tra Pont-Saint-Martin ed Ivrea, su linea a doppio binario; con l'elettrificazione nel tratto valdostano con un sistema di contatto cosiddetto "a catenaria rigida", che non richiede la ricostruzione integrale delle gallerie. Ha anche proposto, in alternativa al raccordo cosiddetto "a collo di cigno", un altro collegamento, ovvero la realizzazione di una bretella che partendo da Montanaro raggiunga la linea canavesana e, per il suo tramite, Torino, con un risparmio di oltre un quarto d'ora. Aggiungo anche che per questo progetto ci sarà - pare - uno studio di fattibilità, che verrà presentato in tempi brevi entro il mese di marzo. Mi pare che anche l'ISTIEE - Istituto per lo studio dei trasporti nell'integrazione europea - abbia lavorato o stia lavorando - sarebbe interessante anche qui avere qualche informazione in materia - all'integrazione del progetto della trasversale alpina ferroviaria del Gran San Bernardo con il collegamento Aosta-Torino-Milano.

Almeno su uno di questi punti programmatici, su una di queste proposte, l'elettrificazione della tratta fino ad Ivrea, si sta passando dalle proposte alla progettazione ed al finanziamento - i 40 miliardi previsti per la linea Chivasso-Aosta dal contratto di programma 2001-2005 tra lo Stato ed il gestore dell'infrastruttura ferroviaria - e c'è già anche un impegno di rete ferroviaria a realizzare l'intervento entro il 2007. Mi pare che non manchino dunque gli elementi sulla base dei quali continuare le nostre riflessioni ed assumere delle decisioni. Ciò che, a mio avviso, continua a mancare è quell'accordo di programma e di cui già altre volte abbiamo parlato in quest'aula, un accordo che, proprio alla luce di quanto detto, diventa sempre più urgente, essenziale, per avere un quadro organico in cui operare ed evitare anche interventi che potrebbero poi rivelarsi contraddittori. Follia sarebbe che, su una questione di tale importanza, su una questione certamente strategica per la nostra regione, si procedesse in ordine sparso, sulla base di spinte ed interessi particolari.

All'accordo di programma si è fatto cenno in quest'aula da parte dell'Assessore competente. Nella sua relazione di ieri l'assessore Agnesod ci dice che l'accordo è "in corso di perfezionamento". Sarebbe utile avere qualche ulteriore indicazione in merito. Per quanto ne so, ad un accordo di programma sta lavorando anche la Regione Piemonte, ma allo stato attuale su un tavolo di confronto separato. Mi auguro che così non sia e che si possano invece riunire attorno ad uno stesso tavolo le Regioni Piemonte e Valle d'Aosta, lo Stato e rete ferroviaria italiana per trasformare la Aosta-Chivasso-Torino, su linee condivise e con tempi definiti, in una moderna ed efficiente linea di collegamento tra la Valle d'Aosta e la rete ferroviaria nazionale ed internazionale. Credo che questa sia e sarà una delle grandi sfide dei prossimi anni, che lo sia obiettivamente, quale che sia il futuro governo della Regione, e che avrà evidenti e significative ripercussioni anche sul bilancio regionale.

La seconda questione riguarda le iniziative di salvaguardia e valorizzazione ambientale. Mi pare che, avviata positivamente a conclusione la questione del Mont-Mars ed aree connesse, con la legge ad hoc 24 giugno 2002, n. 10, e con il redigendo accordo di programma tra Comune e Regione, si stia ora aprendo un'altra significativa prospettiva in questo settore. Nell'ormai lontano maggio 1993, la giunta regionale approvò e trasmise ai comuni territorialmente interessati lo studio preliminare al Piano regionale delle aree protette. Fra le proposte allora fatte vi era anche quella dell'ampliamento del parco regionale del Mont-Avic, con l'inclusione, tra l'altro, di una parte del vallone di Dondena nell'alta Valle di Champorcher. La proposta non trovò allora favorevole accoglimento, perché allora altre parevano le direttrici lungo le quali perseguire lo sviluppo di quel Comune e di quella Valle.

In un passato neanche poi tanto remoto vi era chi pensava ad una prospettiva di massiccia urbanizzazione della conca di Dondena, sul modello di Pila, e all'inizio degli anni Novanta, abbandonata, forse, quella prospettiva, più per un mutamento del quadro generale che per precise scelte locali, si era posta l'attenzione sul potenziamento della stazione sciistica quale volano dello sviluppo. Stazione che, nonostante i continui e massicci interventi, si è rivelata troppo poco competitiva, per ragioni oggettive, con comprensori quali quello della Monterosa ski e quant'altro. La crisi attuale di quella valle, una crisi evidente, immediata e di prospettiva, induce oggi a nuove riflessioni sul futuro, ed è da quelle riflessioni che è nata la consapevolezza che il futuro di Champorcher passa necessariamente anche attraverso la valorizzazione delle sue straordinarie ricchezze ambientali e paesaggistiche, perché l'alta Valle di Champorcher è l'anello di congiunzione tra il Parco del Mont-Avic ed il Parco del Gran Paradiso, a sua volta connesso alla Vanoise.

Champorcher e quella valle possono diventare una delle principali porte di accesso a questa vasta area, con tutte le ricadute economiche che ciò può comportare per l'intero comprensorio. È proprio in questa nuova ottica che si va delineando, che andrebbe riconsiderata - mi rivolgo all'Assessore Pastoret - anche la questione del Forte di Bard, il cui recupero è stato richiamato ieri pure dall'Assessore Agnesod. Il Forte di Bard è una struttura che, come già altre volte affermato in quest'aula, potrebbe e dovrebbe svolgere una sua specifica funzione di centro di coordinamento di tutte le iniziative in campo ambientale riguardanti la Valle d'Aosta.

Oggi la prospettiva dell'ampliamento del parco del Mont-Avic sta compiendo importanti e decisivi passi. Il Consiglio comunale di Champorcher ha deliberato in merito, chiedendo l'inclusione di 2225 ettari riguardanti la testata della Valle e la zona di Dondena. Il 19 novembre u.s. è stato avviato il procedimento per l'accoglimento della proposta e fra pochi giorni si riunirà la Conferenza istruttoria per redigere una proposta definitiva. Fra pochi mesi, forse ancora questo stesso nostro Consiglio, sarà chiamato ad approvare definitivamente l'ampliamento di quello che, a quel punto, potrebbe essere definito il Parco del Mont-Avic/Mont-Glacier.

È una prospettiva che, ovviamente, per essere credibile, deve avere anch'essa i necessari riscontri di bilancio. Il capitolo relativo già ha avuto un qualche incremento: la competenza 2001 era di 681.000 euro; oggi abbiamo in competenza 724.000 euro. Occorrerà, credo, qualche ulteriore risorsa negli anni a venire, non fosse altro che, nel caso specifico, per l'adeguamento del numero del personale di sorveglianza alla nuova estensione, sulla base dell'articolo 27, comma 2 della legge 30, e più in generale, per nuove iniziative che qualifichino ulteriormente l'azione dell'Amministrazione regionale in materia di salvaguardia e valorizzazione ambientale.

Président La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Uno dei "leitmotiv" che abbiamo sentito sia ieri nelle relazioni che in commissione è stato: si tratta qui di un ultimo bilancio di legislatura, si continua quanto finora è stato fatto. Queste due espressioni riassumono le caratteristiche del bilancio che andiamo ad esaminare e indicano che siamo di fronte ad un'operazione che conclude un ciclo, anzi cinque anni di scelte e di azione amministrativa.

Quando avevo iniziato a scrivere questa relazione, avevo aggiunto anche: "che non presenta novità". Purtroppo le novità ci sono state e non possiamo non tenerne conto. Per questo vorrei iniziare le mie osservazioni sul bilancio proprio partendo dall'analisi di uno dei settori che in genere nelle mie relazioni analizzo e su cui in genere attiro l'attenzione del Consiglio e della Giunta, ed è il settore dell'amministrazione regionale. Innanzi tutto - i fatti recenti l'hanno riproposto con forza - va sottoposta a valutazione la separazione tra potere politico e potere amministrativo, tra politici e dirigenti, che è un principio, è vero, sancito dalla legge "45/95", ma è un principio che già nella stessa articolazione della legge pare non essere rispettato e ancora di più vediamo che incontra criticità nella sua applicazione. Perché dico che il principio della separazione tra potere politico e potere amministrativo, tra politici e dirigenti, sembra non essere rispettato nella stessa legge regionale? Perché la legge n. 45/95 introducendo una serie di figure "fiduciarie" - segretari particolari, capi uffici stampa - contraddice il principio della separazione, in quanto apre l'accesso alla dirigenza a figure politiche e non tecniche. Inoltre perché nella stessa legge non sono indicate con chiarezza le incompatibilità "politiche" per l'accesso alla dirigenza. Si accetta per esempio che i sindaci - cioè personale politico - possano svolgere contemporaneamente un incarico dirigenziale presso strutture regionali, per cui a volte come dirigente può essere chiamato a decidere norme e procedure che come sindaco dovrà rispettare. Inoltre se osserviamo come questa legge è stata applicata in questi anni possiamo evidenziare alcune criticità.

L'introduzione dello "spoil system", in tutti livelli dirigenziali, crea un particolare rapporto fiduciario fra il personale politico che ha nominato il dirigente e il dirigente stesso: rapporto che lega la carriera del funzionario alle sorti e alle volontà del politico; rapporto che può apparire pagante per il politico perché ci sono una o più persone fedeli che condividono il suo programma e sono impegnate a facilitarlo, anche interpretando le norme nel modo più favorevole. Ma in tal modo il funzionario viene meno proprio al suo compito fondamentale: far funzionare la struttura tenendo presente il bene "comune", non solo quello "particolare" del politico. La finalità insita in ogni servizio pubblico, la "mission" che la struttura dovrebbe perseguire e di cui il dirigente dovrebbe essere il responsabile, viene subordinata alla "mission" del politico: che è comunque espressione di una parte politica. Ancora, il dirigente, proprio perché è stato chiamato a quel posto dal politico, sa che in qualunque momento il politico lo può cambiare: la sua posizione è quindi fragile, dipendente dal politico, facilmente ricattabile. Inoltre questo cambiamento di dirigenti, ad ogni cambio di maggioranza, spreca risorse umane e professionali, che impoveriscono l'efficacia della struttura.

Credo che i fatti recenti ci sollecitino ad una valutazione su come è stata applicata la legge n. 45, e di come occorra pensare ad alcuni correttivi, se si vuole garantire l'efficacia e l'imparzialità della struttura amministrativa. Struttura amministrativa che, osservando i dati sul personale, diventa sempre più elefantiaca. In 5 anni c'è stato un aumento di circa 200 persone, che mi pare un po' sbrigativo liquidare, come è stato detto nella relazione, come risorse necessarie per far fronte a nuovi servizi, e che inoltre non facilita la costruzione di un'amministrazione "leggera". Se osserviamo più da vicino come si distribuiscono i dipendenti regionali all'interno delle strutture, vediamo che solo il 10 percento si colloca nella categoria dell'ottavo livello, il 30 percento circa nel settimo livello, e tutti gli altri livelli - categoria A e B, cioè quinto livello e l'altra - raggiungono il 60 percento. Siamo di fronte a un personale, in cui prevalgono le qualifiche più basse, qualifiche che probabilmente sono state moltiplicate spesso per esigenze non sempre funzionali ai servizi e che si iscrivono in una logica di strategia assistenzialistica, dura a morire.

È chiaro che con tale tipologia di personale è difficile perseguire l'obiettivo di trasformare sempre più la Regione in un organo di programmazione e di regolamentazione, ed è chiaro anche che in questo contesto - condivido le preoccupazioni che sono state espresse ed è un problema da affrontare - diventa difficile trovare una collocazione al personale precario che lavora per poco tempo - pensiamo agli operai forestali - o a tempo determinato, specie se non si colloca in fasce alte di professionalità. Penso per esempio agli educatori, agli assistenti alle mostre, che devono sottoporsi ogni due anni ad una nuova selezione, ma che non sono contemporaneamente considerati soggetto di formazione e di qualificazione professionale nell'ambito della propria attività.

La Regione continua ad essere troppo centro di gestione. Nel programma di governo si era parlato di "razionalizzare la distribuzione di competenze", ma gli interventi sulla distribuzione di competenze tra un Assessorato e l'altro e all'interno degli assessorati è avvenuto a più riprese, con delibere di Giunta successive. Ogni anno constatiamo il proliferare di deliberazioni concernenti la struttura organizzativa che sostituiscono precedenti. Ma a quale logica complessiva rispondono questi vari aggiustamenti? Esiste uno studio, un documento che detti le linee strategiche di questi cambiamenti? Uno studio dell'organizzazione e delle modalità, con cui dialogano tra loro i diversi settori dell'amministrazione? Non credo, ma se esiste, sarei contenta che il Consiglio ne venisse a conoscenza. Forse perché percepita come un organismo sempre in espansione, in cui prima o poi si può entrare, l'amministrazione regionale continua a rimanere ai primi posti dei lavori appetibili, dopo il Casinò e prima dell'USL, nei sogni dei giovani valdostani, come dimostra una recente ricerca. È una struttura amministrativa che fa fatica a rinnovarsi.

Le spese per la formazione del personale amministrativo dovrebbero assommare a 500.000 euro, ne sono stati stanziati solo 304.000, cioè poco più della metà. Non credo che si pensi che occorra organizzare la formazione solo per sei mesi, come se l'elemento della formazione non fosse basilare, qualunque siano le forze politiche che governano. Eppure è ormai risaputo che senza formazione non si migliora la qualità del lavoro della pubblica amministrazione. Una formazione che dovrebbe coinvolgere un'intera struttura, e non solo i singoli operatori, altrimenti non si riesce ad incidere sulla modalità di lavoro di un apparato amministrativo così pesante. Una formazione che aiuti a mettere al primo posto il cittadino utente. Abbiamo visto che la stessa determinazione dei termini dei procedimenti, che era stata pensata come un servizio al cittadino, si è spesso tradotta in un allungamento di questi termini e quindi in ulteriori attese per il cittadino, come se l'obiettivo fosse garantire il funzionario e non tutelare il cittadino.

Mi si dirà che la soluzione di questi problemi avverrà nel momento in cui sarà trasferito agli enti locali il personale unitamente alle competenze. Ma se nel frattempo non sarà cambiata la filosofia che esiste nella gestione della organizzazione del lavoro, si finirà per trasferire questa stessa filosofia anche agli enti locali, ed assisteremo ad una ulteriore proliferazione di personale. È una struttura amministrativa che non ha messo a punto strumenti per il controllo interno, parlo in particolare del controllo della spesa; senza questo controllo interno non si creano le condizioni per la trasparenza nell'uso delle risorse. La Regione aveva affermato nella legge n. 45/95 la sua volontà di rilevare e analizzare costi e rendimenti dell'attività amministrativa, ma pur essendo trascorsi sette anni non se ne è fatto più nulla. Per procedere, infatti, ad un controllo di gestione, la Regione dovrebbe prima dotarsi di una contabilità analitica, e in questo modo avrebbe dovuto modificare la legge regionale che detta le norme del bilancio. Chiaramente in assenza di strumenti analitici per il controllo della spesa, tutto è demandato a delibere che si rincorrono, modificandosi in alcune parti, costringendo non dico il cittadino, ma lo stesso Consigliere a fare un percorso ad ostacoli da una delibera all'altra, a impiegare molto tempo solo per ricostruire l'iter di una procedura o di una decisione.

Ormai gli stessi enti locali operano in tal senso, e in questo ambito gli enti locali hanno adottato un altro tipo di bilancio ed hanno comunque gli strumenti per operare in tal senso. La Regione invece non possiede ancora questi strumenti, eppure sarebbe opportuno che lo facesse, proprio per raggiungere quella finalità del controllo della spesa, indicata nella legge n. 45/95. Questa avrebbe potuto essere una sfida interessante per l'Assessore Agnesod, che come ben sappiamo non si sottrae alle sfide, anche se difficili. Lo scorso anno avevo suggerito all'Assessore alle finanze di provare ad evidenziare nelle pieghe del bilancio le risorse finanziarie, finalizzate a sostenere ed aiutare le pari opportunità, cosicché si potesse idealmente trovare, sottolineate in rosa, le risorse impiegate in tal senso nel bilancio. L'Assessore ha raccolto la sfida e ha inserito nella sua relazione al bilancio una serie di dati relativi alla occupazione femminile, alla presenza della donna nella pubblica amministrazione, nella scuola, nei settori lavorativi. Lo ringrazio per questa attenzione, anche se per questa volta si è fermato ad illustrare il problema nella relazione, ma non è ancora riuscito ad evidenziare nei diversi stanziamenti cosa favorisce le pari opportunità. Suggerisco all'Assessore di aggiungere ai dati che ha espresso, un dato che riguarda la disoccupazione femminile. In questo caso direi che esiste una donna, in genere in età adulta, che è estromessa dal mercato del lavoro, o che solo in età adulta si presenta sul mercato del lavoro con bassa scolarità, e questa donna è quella che incontra più difficoltà a trovare una occupazione. Se poi è reduce da una separazione coniugale e ha uno o più figli da mantenere, la condizione di disoccupata diventa a volte drammatica.

Ieri abbiamo sentito due relazioni corpose, ricche di dati e di affermazioni, in cui sembrava quasi di perdersi; era come se non si lasciasse respiro a chi ascoltava, tanto era incalzante il ritmo della lettura, si era come avvolti da una cascata spumeggiante di un elenco di traguardi raggiunti, di mete conseguite, di obiettivi di successo. Un successo dovuto a cinque anni di duro lavoro, un successo che colloca la nostra regione in tutta una serie di primi posti, è tutto un elenco di primi posti e non sto a fare l'elenco dei primati della nostra Regione. Credo che molti dei nostri primati dipendano dal fatto che la nostra regione parte da una posizione di vantaggio; nessun'altra regione può contare, come la Valle d'Aosta, non solo di avere il 100 percento della ricchezza prodotta, ma di avere nel proprio bilancio un surplus rispetto alla ricchezza prodotta.

Noi, l'Assessore alla sanità lo sa bene perché è nelle relazioni del suo Assessorato che appaiono questi dati, abbiamo un reddito pro capite superiore di un terzo a quello medio nazionale, ed è chiaro che questa posizione di partenza "droga" tutti i dati che prendiamo in esame. Certamente dobbiamo far fronte a servizi che altrove sono a carico dello stato, ma nelle nostre casse, ripeto, entra più di quanto produciamo. Basti pensare all'entrata sostitutiva dell'IVA da importazione: ammontante a 270 milioni di euro, e non sono bruscolini! In questi cinque anni la Regione quindi ha amministrato molti soldi, e scorrendo la relazione sembra un successo indiscusso. Non padroneggio tutti i vari settori, per capire effettivamente cosa c'è dietro alle affermazioni un po' roboanti, che pure capisco, perché sono la conclusione soddisfatta di chi si è dato un compito, lo ha eseguito, superando difficoltà e imprevisti che hanno costretto a volte a cambiare direzione, a rallentare, a trovare altre strade di intervento. Ma nei settori che conosco un po' meglio, là dove sono in grado di leggere anche fra le righe, mi permetto di fare una serie di osservazioni. Molti di questi interventi paiono limitarsi a gestire l'esistente, senza fare scelte di respiro, e approfondisco i campi, ripeto, che conosco meglio. Nell'ambito dell'istruzione, ad esempio - astraendo dalle spese di edilizia scolastica - se prendiamo i settori riguardanti il funzionamento delle scuole: il diritto allo studio, interventi a carattere scolastico, assistiamo ad un aumento di risorse di circa 9 miliardi rispetto all'anno scorso. In dettaglio, per il funzionamento delle scuole quasi 500 milioni di euro, il diritto allo studio anche qui 600 milioni di euro, interventi a carattere scolastico 600 milioni di euro, quindi complessivamente abbiamo 4,5 milioni di euro, circa 9 miliardi di lire. Le risorse ci sono, sono aumentate specie nel settore dell'università e del diritto allo studio per gli universitari e nella Fondazione per la formazione professionale e turistica. Quello che però manca, a mio parere, è un progetto complessivo di innovazione della scuola: per cui ci si limita alla gestione dell'esistente.

Mi soffermo sui due interventi normativi più importanti che ci sono stati nell'ambito scolastico in questi anni, che erano portatori potenziali di una forte carica innovativa e che invece sono stati riassorbiti dalla gestione burocratica un po' quotidiana e centralistica. Innanzi tutto la quarta prova di francese all'esame di stato, tornata di attualità recentemente. Non mi soffermo sulle determinazioni riguardanti la definizione delle modalità di svolgimento e di valutazione, voglio parlare piuttosto della "spendibilità" materia questa tutta in mano alla Regione. Per quanto riguarda la spendibilità di tale esame, si è rimasti fermi, quasi in modo ragionieristico, ripeto, al voto singolo preso in tale materia e alla sua utilizzazione solo per diplomati, perché i laureati devono almeno frequentare almeno un corso per "sciacquare i panni nella Senna".

Non si è inserito l'esame di francese in un modello di scuola plurilingue, in un progetto di valorizzazione di tali competenze linguistiche, al di là del ristretto ambito regionale. Non si è avuto il coraggio di valorizzare la scuola superiore, il suo curricolo scolastico in cui il francese è ben presente. Come non si è avuto il coraggio - e questo in un contesto più ampio, che esula dall'Assessore alla cultura - di superare l'ormai anacronistico esame di lingua francese preliminare ad ogni accertamento di competenze professionali. Perché non ribaltare i due tempi procedendo prima alla valutazione delle competenze professionali e poi delle competenze linguistiche, per chi non ha frequentato con esito positivo le scuole in Valle? Il secondo intervento normativo innovativo, quello dell'autonomia scolastica, è definito nella relazione come un intervento che presenta un importante e avanzato impianto legislativo. Non se ne abbia a male l'Assessore, ma lui sa bene che questa legge copia quasi totalmente la legge nazionale, quindi non è che ci sia questa innovazione, questo avanzato impianto legislativo, e soprattutto la cosa che risulta parlando con insegnanti, dirigenti e mondo della scuola, che la Sovrintendenza è rimasta ancora un'organizzazione centralistica, che non rispetta la progettazione autonoma da parte delle scuole. Nella relazione al bilancio è detto anche che è avvenuto un processo di riorganizzazione territoriale della scuola dalla materna alle secondarie, e che è stata definita una più moderna ed omogenea collocazione della scuola a servizio degli alunni e delle loro famiglie. Ma chi ha seguito quello che è successo ad Aosta, ha visto che si è applicato in modo ragionieristico il modello proposto dall'Assessore, e sono sorti tali e tanti problemi che si trascinano da tre anni e che hanno lasciato l'amaro in bocca a molti, genitori compresi.

Sono consapevole che non è facile per la Regione intervenire nella scuola, in un momento in cui si preannunciano e si incominciano grandi riforme che poi vengono lasciate a metà, se non abbandonate (la riforma berlingueriana dei cicli e dei curricula), per ripartire nella direzione opposta (la riforma morattiana per ora vuota di contenuti disciplinari). Pare essere condannati a dover scegliere tra due ipotesi entrambe deleterie. Se si aspetta che Roma decida, si rimane fermi, e non va bene. Se si innova in modo autonomo, si rischia di rimanere isolati dal contesto nazionale. E io ritengo che la scuola valdostana debba essere inserita in un contesto nazionale, a differenza della filosofia della "devolution" di Bossi.

Esistono tuttavia alcune urgenze della scuola, che possono e anzi devono essere inserite nell'agenda delle priorità della politica scolastica e questo indipendentemente dalle riforme. Parlo della questione dell'insuccesso scolastico e della bassa scolarità ancora presenti in regione. Osservando i dati di questi ultimi due anni scolastici constatiamo che nella scuola dell'obbligo, specie nella media, assistiamo a percentuali di respinti che variano dal 5-6 percento nelle classi 1° e 2° e che si aggirano sul 7 percento nelle classi terze. Ma questa è la scuola di base. Nelle superiori, specie nelle prime classi del biennio, la percentuale dei respinti sfiora il 20 percento; nelle classi successive (2° e 3°) supera abbondantemente il 10 percento (11-12 percento), per attestarsi sul 7 percento nelle quarte e sul 3 percento nelle quinte. Sono dati molto preoccupanti. Da notare che sono questi solo i dati dei respinti per singole classi, ma se guardiamo al dato più complessivo dei ritardi - così come appaiono da una recente ricerca del Ministero - e li confrontiamo con dati nazionali, scopriamo che il fenomeno è molto più grave, soprattutto nella scuola di base: nella scuola elementare il 6,4 percento di bambini con ritardo a fronte del 2,8 percento come dato medio nazionale, e nella scuola media il 17,8 percento in Valle d'Aosta a fronte dell'8,7 percento come dato medio nazionale. Ricordo questi dati perché fanno riflettere e se è vero che abbiamo difficoltà ad orientarci rispetto alle grandi riforme, abbiamo però un obiettivo da raggiungere, che è quello della qualità della scuola e dell'apprendimento da parte dei nostri ragazzi. E questo è un obiettivo che può essere raggiunto indipendentemente dal quadro normativo nazionale, entro cui ci si muove.

C'è un altro dato che ci deve far riflettere. Se si osservano i dati dei risultati ai test di ingresso ai corsi di specializzazione per docenti all'Università valdostana, vediamo che la media degli aspiranti valdostani che superano questi test è di molto inferiore alla media degli aspiranti di altre regioni, che superano questi test. Allora è vero che alle scuole sono date delle risorse, ma il problema è quale progetto di formazione si persegue. Se la scuola ha forti tassi di abbandono e di insuccesso, non può essere un fattore di mobilità sociale, ma al contrario non fa altro che rafforzare le scelte lavorative dei genitori, quindi non svolge il compito che la società le affida.

Nell'ambito dei beni culturali abbiamo già discusso diverse volte, Assessore Pastoret, nel senso che c'è una gestione di una serie di cantieri aperti, però poco è stato fatto nell'ambito della valorizzazione dei beni immensi del nostro patrimonio artistico, anche ai fini di un turismo culturale di cui la nostra regione ha bisogno…

(interruzione dell'Assessore Pastoret, fuori microfono)

… sì, per i castelli, si sta concludendo tutto un programma, ma secondo me poco o nulla si fa per quanto riguarda i resti che sono pre-romani. Penso ai resti di Vollein, che sono rimasti sotto terra; ricordo le stele antropomorfe, di cui abbiamo parlato proprio ieri, che rimangono ancora nei magazzini. Non credo che questo possa individuare un progetto di respiro culturale, adatto alla nostra regione. Accostandomi a tutto il variegato mondo dei beni culturali e sentendo anche molte valutazioni da parte di altri, si ha l'impressione che nelle azioni di questo Assessorato non ci sia un'attenzione per così dire "amorosa", una passione per l'arte, per il bene artistico. C'è anche qui una gestione ragionieristica dell'azienda culturale, una gestione che non sembra aver incorporato nella sua "mission" il compito di prendersi cura, conservare e tramandare ai posteri i beni immensi che il passato ci ha lasciato e così, a Bard, ad esempio, mura romane scompaiono sotto il cemento, con l'assenso della Sovrintendenza.

Per quanto riguarda il settore sociosanitario, in commissione l'Assessore ha comunicato con enfasi la sua attenzione al settore sociale; ricordando che, nel fondo per le politiche sociali, dove entrano tutte le spese relativa a tale settore, si sono stanziati ben 9 milioni e centomila euro: una cifra considerevole. Tale cifra è sostanzialmente uguale a quella dello scorso anno, nel senso che sono scorporate in due voci quella che era la voce compresa nello scorso anno. Anche qui abbiamo difficoltà a capire l'andamento della spesa sociale e i settori in cui vengono impegnate le risorse. Esiste una deliberazione del 4 febbraio 2002 in cui vengono definite le risorse dal fondo regionale per le politiche sociali da assegnare ai diversi capitoli, ma se osserviamo le cifre ivi indicate per i singoli capitoli e nei diversi anni, esiste una previsione di spesa sostanzialmente uguale nei tre anni presi in considerazione, per cui non possiamo affermare che nel fondo per le politiche sociali ci sono state né una attenzione particolare né l'impiego di risorse aggiuntive.

Tra l'altro, sarebbe interessante sapere quante risorse sono previste per la legge sulla famiglia; lo scorso anno in finanziaria era stato definito l'importo in euro 2.320.622 anche per gli anni 2003 e 2004. Vale ancora questa valutazione oppure è stata cambiata? Mi pare quindi che, anche a fronte di esigenze precise che sono emerse in questi ultimi tempi, proprio nell'ambito delle povertà, non si è prevista alcuna risorsa aggiuntiva. Prendo atto che è una scelta precisa di questa Giunta e di questo Assessorato. Certo, rispetto ad altre regioni, la spesa sociale è alta: pensiamo a quanto viene fatto per gli anziani, ad esempio. Ma, come più volte ricordato in questa aula e come ricordato in questi giorni in convegni e in serate svoltesi in Regione, esistono forme di povertà che aspettano una risposta.

Se c'è la consapevolezza che la povertà è un'emergenza, allora varrebbe la pena di prevedere risorse aggiuntive per rispondere ai bisogni evidenziati. Pensiamo al disagio psichico, settore in cui mancano risposte ancora sul territorio, pensiamo alle donne sole con bambini che non ce la fanno a mantenere la famiglia monoparentale con lo stipendio di lavoro precario, i servizi sociali continuano a segnalare casi di donne, ma i servizi offerti dal volontariato non sono sufficienti. Non solo, ma noi chiediamo che anche le risorse che vengono date, siano considerate un diritto dell'utente e non una benevola concessione dell'amministrazione. Penso, ad esempio, alla "Casa famiglia Betania", che ha dovuto penare ed aspettare mesi per vedere arrivare una parte - seppur congrua - del pagamento del rette. Penso alla scelta di togliere ad una categoria di poveri, che non hanno voce, i detenuti, l'assistenza sanitaria specialistica…

(interruzione dell'Assessore Vicquéry, fuori microfono)

Ricordiamoci che la povertà ed il disagio appaiono ancora più scandalosi in una regione ricca, in cui il reddito pro capite è superiore di un terzo al reddito medio a livello nazionale. Credo che non basti fare leggi buone; bisogna applicarle e applicarle in modo intelligente. Ci sono due leggi importanti, la n. 19 sul minimo vitale e la n. 44 sulla famiglia. Credo che occorra fare un monitoraggio serio e a tutto raggio rispetto all'utilizzo di tali leggi e all'efficacia degli interventi ivi contemplati. Sono nate queste leggi, in un caso, per offrire risposte ad un bisogno e, nell'altro, per prevenire situazioni di possibile disagio e sostenere la famiglia, anche quella cosiddetta "normale". Ora, sappiamo che molte famiglie si sono trovate o si possono all'improvviso trovare in una situazione di povertà, per l'insorgere di un caso imprevisto (malattia, disoccupazione, separazione). La domanda che dobbiamo porci è: a queste situazioni le leggi citate hanno saputo dare una risposta efficace? Sono in grado di darla? Io ho qualche dubbio, se tutte le persone impegnate nel settore hanno messo l'accento sulla difficoltà di trovare nei servizi sul territorio e negli interventi previsti da leggi una risposta adeguata.

Solo sabato abbiamo sentito che in Valle d'Aosta vengono mediamente distribuite ogni anno dai volontari oltre 20 tonnellate di cibo a quasi 300 famiglie; allora, la situazione di povertà e di disagio esiste veramente. Certo c'è il mondo del volontariato, che non è chiamato a sostituire, ma a collaborare con l'Ente pubblico. Ora io chiedo: oltre a dare i soldi, si è verificato se un uso più intelligente di tali leggi avrebbe potuto "ancorare" alcune di queste situazioni difficili, cioè di impedire che queste vadano alla deriva? Non è casuale che, scorrendo le richieste che sono pervenute in un anno (da marzo 2001 a marzo 2002) al difensore civico, queste due leggi - la legge n. 19 e la legge n. 44 - siano state oggetto di numerosi interventi: di richieste di informazione, ma anche di interpretazioni controverse, di mancate risposte, di reiezione di domande.

Pertanto io chiedo: al di là di fare un elenco di cifre, non sarebbe il caso di verificare l'impatto che queste leggi, specie di quella sul minimo vitale, hanno nella realtà applicativa? E questi dati sarebbero ancora più importanti proprio a supporto di un bilancio, in cui le risorse per le spese sociali costituiscono un fondo, la cui dettagliata destinazione sarà poi opera della Giunta. Tra l'altro, la stessa normativa non aiuta. Era un punto del programma di maggioranza importante quello di rivedere la normativa in materia socio-assistenziale, in un'ottica di un sistema integrato di interventi per prevenire, ridurre, eliminare le condizioni di bisogno o di disagio derivanti dall'insufficienza di reddito, dalle difficoltà sociali oppure dalle condizioni di non autonomia, ma la revisione della normativa non è avvenuta. È vero che ora la spesa sociale è, per alcune categorie, di competenza degli enti locali, però credo che tocchi alla Regione procedere ad un monitoraggio delle modalità di spese nel settore sociale da parte dei comuni, perché la Regione deve garantire a tutti i cittadini gli stessi servizi minimi, se non vogliamo creare 70 tipologie di servizi dati alla popolazione.

In ambito sanitario registriamo che la spesa sanitaria si attesta sui 2 milioni di euro, quasi tutti assorbiti dall'unica USL. Quest'anno non è previsto un disavanzo USL, ma nulla vieta che nel corso dell'anno questo potrà verificarsi, come è avvenuto più volte nel passato. Il non prevederlo non impedisce che il fatto si possa realizzare. Notiamo che è sempre alta la spesa per la mobilità passiva, questo significa che gli utenti devono andare altrove a curarsi; ma significa anche che c'è un giudizio negativo sulla qualità dei servizi offerti, così come sono percepiti dagli utenti. Notiamo, anche se non appare in bilancio, che nel libero esercizio della mobilità professionale si assiste alla fuga di persone competenti che vanno altrove a ricoprire posti forse più prestigiosi, e che magari non se ne sarebbero andati se avessero visto che l'ospedale di Aosta aveva un piano chiaro di sviluppo manageriale, un'organizzazione che tenesse conto e potenziasse le professionalità finalizzate alla qualità nei servizi.

Per quanto riguarda le infrastrutture, le risorse impegnate nei capitoli del bilancio sono in aumento nel triennio per l'ospedale, mentre diminuiscono per il territorio. In tutti i documenti ufficiali dell'assessorato, e anche in quelli politici, si continua ad affermare l'importanza di spostare sul territorio i servizi, così da alleggerire l'ospedale di Aosta che deve occuparsi di acuti. In realtà, come più volte da noi denunciato, l'ospedale di Aosta non accetta più di curare i non acuti, li manda a casa, alcune volte anche senza diagnosi, e posso fornirle nomi e cognomi, se vuole, Assessore. Li manda a casa senza preoccuparsi se l'utente - o la famiglia per lui - è in grado di curarsi, perché ha bisogno di letti.

Ma sul territorio non c'è servizio che possa occuparsi dei non acuti; finché non sarà sistemato il Beauregard e finché quei letti non saranno trasformati in cento posti letto per post-acuti, non potremo dare una risposta agli utenti. Certo che partirà un servizio sperimentale di "country-hospital", ma saremo tutti interessati a verificare che cos'è, perché a me sembra che un "country-hospital", in cui l'ammalato ha a disposizione l'assistenza del suo medico di base, certamente, un servizio infermieristico e in cui sia prevista la possibilità che i familiari ed il volontariato possano accedere e collaborare, non credo che questa possa essere la risposta ai bisogni di deospedalizzare il territorio. C'è anche un elenco di servizi, gli altri servizi sul territorio fanno parte di un elenco di opere che da anni sentiamo ripetere; al primo posto c'è Antey, per il quale i finanziamenti erano pronti già dieci anni fa. Quindi voi continuate a mettere nel vostro programma strutture finalizzate a rispondere al bisogno degli utenti, strutture che però non ci sono. Cioè voi dite che è possibile deospedalizzare, perché ci sono queste strutture sul territorio, ne fate l'elenco, ma in realtà queste non funzionano ancora. Mi sembra un comportamento non rispettoso degli utenti.

Nel programma di maggioranza si era detto di "no" all'ospedale nuovo, perché l'obiettivo era potenziare il territorio. Leggo testualmente: "L'Amministrazione regionale si impegnerà per realizzare compiutamente sul territorio una rete di servizi efficienti, efficaci ed accessibili da parte di tutti i cittadini valdostani, così da superare, in questa fase, la questione della costruzione di un nuovo ospedale e da contribuire a sviluppare una società più solidale, in cui il sostegno a favore delle fasce più deboli della popolazione permanga una priorità". Mi sembra che in questa fase questo non sia avvenuto. Quell'inciso che sembrava dire: "per adesso lascio le cose come stanno, aspettiamo più avanti a riproporre la questione dell'ospedale nuovo", mi pare che sia stato superato da tempo.

L'assessore è stato abile, gliene do atto, perché, al di là delle eventuali intenzioni degli alleati, che hanno accettato di rinunciare all'ospedale nuovo per potenziare il territorio, l'Assessore ha raggiunto il suo obiettivo che era quello di ampliare l'esistente. Non solo, ma anche di farlo ampliare da un pool di imprese, che poi gestiranno privatamente servizi non medicali, anche quelli infermieristici. Fra l'altro, nella relazione al bilancio, si dà per scontato che ci sarà questa nuova ala, costruita da un "pool" di aziende private. Ma non è un po' anticipare la conclusione della commissione apposita? Non fa problema per nessuno, e qui lo pongo, Assessore, che sia arrivata solo una candidatura a questa richiesta?

I miei cugini DS forse non pensavano che con quella ammissione in questa frase avrebbero di fatto avallato l'operazione Vicquéry: aggiungere pezzi all'attuale struttura, così è possibile ogni pochi mesi inaugurare qualche reparto o qualche lavoro iniziato; così è possibile decidere di volta in volta i lavori che accontentano i desiderata dei primari, di quelli amici naturalmente; così è possibile continuare a spendere, senza avere un quadro completo di tutte le risorse impegnate. E finora tutti i miei tentativi di avere risposte al riguardo sono stati vani, je l'avoue; non sono riuscita ad avere un quadro chiaro delle spese finora sostenute, mai, pur con tutte le domande e le richieste che ho fatto. In tal modo è possibile non far capire quanti finanziamenti la struttura si è già mangiata e quanti ne divorerà ancora. Nelle audizioni in commissione si era parlato di un rituale che si ripete. Sì, rischia anche il nostro di essere un rito, però credo sia importante riassumere una serie di temi che sono stati in questo periodo portati all'attenzione. In questi anni era più volte emersa la richiesta da parte delle parti sociali di essere coinvolti nel momento della programmazione, di essere sentite nel momento in cui vengono fatte le scelte delle priorità da perseguire. Tra l'altro, proprio per questo fine era nato il "Patto sociale", a cui si era voluto dare una valenza normativa introducendo un apposito articolo nella legge sulla Camera di commercio, ma, ancora una volta - per sottolineare come ci sono i soldi ma manca una progettualità più ampia - organismi previsti da norme non sono attivati.

Quest'anno unanime è stata l'osservazione delle organizzazioni sindacali ed imprenditoriali di non essere stati ascoltate nel momento delle scelte. Hanno detto che non erano state rispettate le procedure previste nel "Patto per lo sviluppo"; eppure esiste un punto esplicito al riguardo, punto 9, che dice testualmente: "I rappresentanti delle parti che sottoscrivono il presente patto per lo sviluppo concordano di tenere due sessioni, rispettivamente nei mesi di marzo e settembre: nel mese di settembre per valutare l'evoluzione in corso di anno e contribuire con proposte e valutazioni alla fase preparatoria del bilancio di previsione regionale". Si afferma l'importanza del metodo concertativo, ma nei fatti non lo si applica, perché questa sessione di settembre, finalizzata a valutare l'evoluzione in corso di anno e ad accogliere proposte per la fase preparatoria del bilancio di previsione regionale, non è avvenuta. È vero che ci vuole la fatica del confronto, il tempo necessario per scegliere le priorità, per definire strategie in cui tutti hanno un ruolo preciso e riconosciuto.

Certo, sarebbe questo stato un momento importante, purtroppo questo non è avvenuto! Tutti, parti sociali, ma pare anche le parti politiche, prendono atto di quanto è stato stabilito. Come al solito, c'è "post factum" la comunicazione delle decisioni o, al massimo, la spiegazione delle scelte fatte. Anche gli imprenditori hanno parlato di incontri rituali con l'Assessore alle finanze, che non è parso attento alle esigenze delle realtà industriali, come pure con la commissione apposita. È come se, con la fine della legislatura, non si volesse perdere tempo per incontri considerati inutili. E così tra l'altro siamo arrivati all'assurdo che su di un tema preciso, come la modifica della procedure di appalto non siano stati consultati i diretti interessati. Sul piano delle riforme istituzionali - presente nel programma di maggioranza di cui questo bilancio dovrebbe essere la conclusione - come su quello delle regole di rappresentanza democratica, nulla è stato fatto. Penso alla riforma dello statuto, che pur era un punto qualificante del programma di governo; penso alle leggi elettorali e dei referendum, che pure sono dettati dalle recenti modifiche allo Statuto. Viene da pensare che quando si deve intervenire in settori che non richiedono spese, cioè soldi da distribuire, per cui è sempre possibile, specie se i soldi sono tanti, trovare un punto di mediazione, allora la maggioranza non riesca a concordare una linea politica.

Président La parole au Conseiller Aloisi.

Aloisi (GM1) Tranquillizzerò sin d'ora l'Assessore, dicendogli che non farò una controrelazione puntuale così come ha fatto la Consigliera Squarzino. Mio malgrado, mi trovo anche stamani ad intervenire nella discussione generale a nome del gruppo, poi vedremo se in sede di dichiarazione di voto interverrò nuovamente. Partirò nel mio breve intervento richiamando un po' il veliero Valle d'Aosta, che avevo descritto nel bilancio precedente. Questo veliero continua a navigare, nonostante le tempeste che ogni tanto si abbattono sui mari della politica e per nostra fortuna nel suo carico di stiva ha anche qualcosa di positivo, di interessante, come io definisco questo bilancio.

Non entrerò nel merito delle cifre, sono di per sé abbastanza eloquenti, così come puntuali e pignole sono state le relazioni svolte dal Consigliere Cerise e dall'Assessore Agnesod. Come definire questo bilancio? Io lo definisco come un bilancio di fine stagione, ma non per questo è un bilancio di saldi. Al contrario, dimostra in modo chiaro il consolidamento finanziario che con fatica è stato costruito in questi dieci anni dalla giunta Viérin, dalla sua maggioranza e dalla squadra. Vorrei solo ricordare che l'inizio di quel percorso è stato tempestoso, così come tempestosa è stata la parte finale, ma questo non inficia assolutamente la validità del progetto politico, l'operato della Giunta e la validità della maggioranza.

Molte cose sono state concretizzate in questi dieci anni e lo stato di salute della Regione è decisamente buono. Sviluppo ed investimenti, occupazione e salvaguardia dello stato sociale, formazione professionale, riduzione dell'indebitamento, sono lì a testimoniare quanto è stato fatto, ma sono anche lo stimolo per dirci quanto ancora potremmo - o potranno - fare in futuro. È luogo comune sostenere che la Regione occupa l'economia, che l?occupa spesso anche in maniera asfissiante, tanto da togliere spazio al privato. Ma quando in più circostanze è emersa la volontà di rendere più leggera l'amministrazione, a questa volontà politica spesso non è corrisposta una altrettanta volontà chiara del ceto imprenditoriale locale, che deve incominciare a dirci se c'è e come c'è, all'atto in cui bisogna intraprendere, senza che la Regione sia fideiussoria (fideiussoria in senso omnia, non nell'accezione bancaria del termine). Sviluppo queste considerazioni, perché credo che nella prossima legislatura la futura maggioranza dovrà definire quali sono le partecipazioni strategiche in economia e quali no, e quindi ipotizzare di lasciare un campo aperto nel quale deve affacciarsi in modo concreto l'imprenditoria locale, senza con ciò ipotizzare un liberismo selvaggio e senza regole. Anzi, tutto il contrario. Mi sono chiesto in questi giorni come in questi settori che potremmo definire "non strategici", ci sia nella vicina Svizzera una società di sci quotata in borsa, il che significa apertura al mercato, il che significa fonte di redditività, il che significa anche rischio. Non so fino a che punto non possiamo cominciare un ragionamento anche qui da noi in maniera sperimentale, verificando se questo tipo di soluzioni possono avere altrettanto concretezza di quella che hanno qui a 80 km.

Secondo ragionamento che intendo sviluppare, anche se qui entriamo in un settore strategico, è se non si possa ipotizzare la costituzione di un polo energetico, là dove acqua, luce, gas, teleriscaldamento convergono in un qualcosa che deve essere aperto ai privati, gestito insieme ai privati, ma che deve vedere un ruolo svolto da parte del pubblico. Lo stesso si può dire per il settore alberghiero, là dove, quando si sono presentate alcune opportunità, abbiamo notato l'assenza completa degli operatori. Dicevo che lo stato di salute della regione è decisamente buono, in modo particolare per i 73 comuni; resta un po' indietro quasi come Cenerentola la città di Aosta, nonostante tutti gli sforzi che abbiamo fatto dall'amministrazione regionale, nonostante gli strumenti che le sono stati messi a disposizione, nonostante la volontà dell'attuale esecutivo, anziché città turistica sta diventando sempre più città dormitorio.

Credo allora che un qualche altro sforzo da parte nostra vada fatto, proprio per evitare di ricadere in quello che temo possa concretizzarsi nell'arco di breve tempo, cioè Aosta città dormitorio. Pertanto ipotizzo ancora Aosta con un forte ruolo turistico, purché ci sforziamo tutti quanti di creare un riequilibrio fra i vari settori produttivi, che vedono oggi una predominanza del terziario rispetto agli altri. Questa considerazione la faccio anche alla luce del fatto che il tasso di occupazione nella bassa Valle è quasi saturo, e che quindi ipotizzare di spostare investimenti nella zona di Aosta sia non solo produttivo, ma anche conveniente. Queste sono considerazioni ad alta voce, che mi sono permesso di fare, convinto che se alleggeriamo il carico di quel veliero, questo può raggiungere porti più sicuri a vantaggio di tutta la comunità.

Ricordo solamente che le stagioni poi si valutano con molta più attenzione con il passare del tempo, quando toglieremo alcune riserve mentali che caratterizzano ancora la vita politica. Con questa serenità d'animo annuncio fin da adesso il voto favorevole al bilancio, salvo in sede di dichiarazione di voto di chiedere ad Aloisi Giovanni di reintervenire… no, non ci sono imprevisti.

Président La parole au Vice-président Lattanzi.

Lattanzi (FI) Devo dire che la visione mediterranea dell'amico Aloisi, di questo veliero che naviga in Valle d'Aosta, mi lascia sempre molte perplessità, anche perché l'acqua della Dora è bassa e il veliero mi sembra che non galleggi! Sia la lunga relazione alluvionale del Consigliere Cerise ieri, sia la relazione dell'Assessore, hanno improntato i loro ragionamenti su due concetti, che sono racchiusi in quella che è la frase finale della relazione dell'Assessore al bilancio, quando dice che la solidità di questo bilancio e del suo impianto e il patrimonio dei programmi consentono a questo Consiglio e alla nostra gente di affrontare con serenità e consapevolezza le sfide future.

Vorrei dividere il mio intervento in due parti, una che faccio adesso e una che mi terrò per la dichiarazione di voto, perché non credo che nessuno immagini che saremo favorevoli a questo bilancio dopo il comportamento che abbiamo tenuto in questi quattro anni. È vero che in politica mai dire mai, e che si è visto anche di peggio per quanto riguarda "ribaltoni" e "ribaltini", ma devo dire che le considerazioni di carattere generale e politico di questo bilancio le riserverò per la parte conclusiva dell'intervento in dichiarazione di voto. Mentre il bilancio degli ultimi due anni era stato caratterizzato da una straordinarietà, l'alluvione, e in sede di commissione l'Assessore aveva sostenuto che quella fase si poteva ritenere conclusa, che questo era un po' il bilancio del ritorno alla normalità e lui ha usato più volte la parola alla continuità di un progetto di sviluppo del sistema autonomia Valle, vorrei soffermarmi in questo dibattito generale su alcune considerazioni, sulle quali spero di avere chiarimenti dall'Assessore, cosa che non è potuta avvenire in commissione perché i tempi sono stati molto stretti.

Mai come quest'anno abbiamo dovuto costringere la Giunta a un tour de force di relazioni incredibili, ma vi garantisco che anche i consiglieri delle commissioni non hanno scherzato perché doversi beccare dieci-quindici interventi a relazione nell'arco di una giornata, a ritmo di 45-50 minuti, è stato per tutti i consiglieri nelle commissioni molto impegnativo. Il problema è che, nella sostanza, questo bilancio così corposo sia della finanziaria 2003, ma ancora di più del pluriennale 2003-2005, aveva ed ha avuto necessità da parte nostra di un ulteriore, devo dire per correttezza, non approfondita generale analisi. Vorrei allora esternare le riflessioni rispetto ad alcuni passaggi, proprio perché spero di poter avere anche dall'Assessore in fase di replica alcuni chiarimenti. Il bilancio e la sua solidità e il suo impianto consentiranno di affrontare le sfide future dei prossimi tre anni. Su questo volevo sollevare alcune perplessità. Intanto questo bilancio è caratterizzato da una nuova straordinarietà, perlomeno nelle voci di entrata: quei famosi 90 milioni di euro, di cui si è parlato pochissimo. Credo che quando una cifra di questo tipo viene iscritta in bilancio nelle entrate, e nessuno dice mezza parola di più di quella che non è una formale comunicazione, meriti attenzione.

Nella relazione del triennio si dedicano non più di tre righe a questa entrata, dicendo: "Relativamente all'andamento delle entrate complessive nel triennio, occorre segnalare che il 2003 include un'entrata straordinaria, derivante dalla partecipazione al gettito dell'imposta sostitutiva sulle plusvalenze corrisposta dalle società nel corso dell'operazione ENEL, per cui se si esclude tale entrata, il trend è comunque previsto in crescita.". Le ultime tre parole sono vere, ma è altrettanto vero che su questi 90 milioni di euro - pari a 180 miliardi di lire - due parole credo vadano spese, non per altro perché intanto in termini di bilancio 2003 la voce è messa in competenza, ma non è messa a cassa, quindi il dubbio sorge spontaneo. Qui vorremmo avere i chiarimenti di quelle che sono le relazioni fra l'Assessorato e il Ministero delle finanze, perché l'imposta sulle plusvalenze era stata introdotta dalla legge n. 448/2001 in sostituzione delle imposte sul reddito, alle quali effettivamente la Regione Valle d'Aosta partecipa in quota fissa pari al 90 percento del gettito. Pertanto dire che per la relativa entrata sostitutiva è compente la Regione in sostituzione del tributo principale, è giusto.

Il requisito principale però, affinché la Regione sia ammessa a partecipare al gettito di tale imposta - ricordo che stiamo parlando di 180 miliardi di lire che incidono in maniera pesante su questo bilancio, non solo in entrata, ma in tutte quelle che sono le famose solidità di questo bilancio in prospettiva 2003 - la percezione di questa aliquota, dicevo, nell'ambito regionale è chiaramente dedicata agli articoli 2-3-4 della legge n. 690/1981, la quale dice che la Regione Valle d'Aosta provvede al suo fabbisogno finanziario: con le entrate tributarie costituite da quote di attributi erariali, da proprie imposte, sovrimposte e tasse regionali, nonché ad altri simili entrate di diritto pubblico comunque denominate, derivanti da concessioni e appalti; con i proventi derivanti dai suoi beni demaniali e patrimoniali connessi con le attività amministrative da essa svolte nonché con i contributi dello Stato. Gli articoli 2-3-4-5, che non rileggerò nella loro completezza, ma solo nei titoli, dicono rispettivamente che: sono attribuiti alla Regione Valle d'Aosta i 9/10 del gettito delle sottoindicate imposte erariali sul reddito e sul patrimonio percette nel territorio regionale; sono attribuiti alla Regione Valle d'Aosta i 9/10 delle sottoindicate tasse ed imposte erariali sugli affari nel territorio regionale; sono attribuiti alla Regione Valle d'Aosta i 9/10 del gettito delle sottoindicate imposte erariali sulla produzione, sui consumi e sulle dogane e dei monopoli e del lotto, percette nell'ambito regionale; la devoluzione alla Regione Valle d'Aosta delle quote di proventi erariali indicati nei precedenti articoli, viene effettuata al netto delle quote devolute; nel relativo ammontare sono comprese anche le entrate afferenti all'ambito regionale ed affluite per esigenze amministrative dal territorio della regione stessa ad uffici situati fuori dal territorio medesimo. L'Intendenza di finanza di Aosta provvederà mediante ordinativi su ordini di accreditamento emessi senza limiti, e qui spiega la procedura di accredito di queste risorse.

Volevo esternare due ragionamenti su questa situazione, per poter dare all'Assessore la possibilità di chiarire questa cospicua entrata di 180 miliardi di lire, che è qualcosa da non lasciare andare nelle righe del bilancio. L'operazione ENEL ha effettivamente realizzato la plusvalenza rispetto al valore di bilancio delle partecipazioni possedute nelle società operanti in Valle d'Aosta. Non ha però e non aveva quella ENEL là sede fiscale in Valle d'Aosta. Quindi l'imposta sostitutiva sulle plusvalenze non sarà percepita dallo stato nel territorio regionale e il dubbio si apre nel concetto di "o imposte afferenti al territorio regionale". Però quando è stata consolidata l'operazione, la sede fiscale dell'Enel era a Roma, perciò non è afferente alla competenza regionale.

Pertanto a fronte di qualche dubbio sulla legittimità di questa richiesta, che auspichiamo possa essere incamerata, sarebbe opportuno sapere se l'Assessore alle finanze ha contattato il ministero del tesoro per avere chiarimenti in questo, perché noi lo abbiamo fatto e risposte così decise non le abbiamo avute. Sarebbe quindi opportuno capire su quali presupposti scritti la relazione su questa operazione ha permesso di mettere in competenza 90 milioni di euro in entrata, in cassa ancora zero, il perché non si capisce e quindi la prima perplessità che sollevo all'Assessore è inerente alla legittimità finanziaria di questa entrata così pesante nel bilancio di competenza 2003.

Per quanto riguarda altre entrate così importanti per la solidità delle prospettive future di questa regione, sappiamo che l'ultima finanziaria Tremonti ha impostato una riduzione delle imposte, ha impostato nel primo modulo una riforma che ridurrà a due le aliquote IRPEF in prospettiva e che trasformerà le detrazioni in deduzioni per assicurare una equa progressività. Qui c'è già subito un primo taglio che riguarda 23 milioni di contribuenti, che in parte avranno una totale esenzione dalle imposte, in parte una riduzione importante delle imposte. La quota più consistente è concentrata sui dipendenti con reddito fino a 11 mila euro, per i quali la riduzione IRPEF sarà in media di 436 euro annui. Su questa volontà politica del governo nazionale di andare ad una riduzione delle imposte, di cui l'Assessore mi pareva avesse detto sempre di condividerne l'impostazione, in quanto anche nei bilanci precedenti ha messo in rilievo il fatto che questa Regione continuava a mantenere le sue entrate, nonostante le difficoltà, senza mai andare a ritoccare le tasse, devo dire per correttezza che per quanto riguarda le quote fisse di ripartizione del gettito IRPEF non vedo qui nessuna progressiva riduzione.

Mi piacerebbe capire su quali presupposti di forte riduzione dell'IRPEF prevista si basa un controaltare, evidentemente un aumento dello sviluppo del PIL, che preveda una compensazione della riduzione delle aliquote con un aumento degli sviluppi, perché rispetto a questa riduzione prospettata e a livello governativo già decisa, mentre a livello di Assessorato regionale anche condivisa e in più parti annunciata, non vedo la diminuzione. Anzi da 180 milioni di euro previsti nel 2003, si sale a 285 milioni di euro nel 2004 e a 190 milioni di euro nel 2005, così anche per le altre voci IRPEF.

La finanziaria Tremonti ha ridotto di un punto l'IRPEG per le imprese, dal 35 al 34, a partire dal 1° gennaio 2003, mentre la voce IRPEG nel bilancio regionale invece vede una cospicua salita, da 45 milioni di euro a 47 milioni di euro nel 2004 a 49 milioni di euro nel 2005. Sull'IVA, il concetto di aumento di questa imposta è legato ad una prospettiva di aumento dei consumi, e allora qui si rileva come l'aumento dei consumi veda un aumento dell'IVA da 168 milioni di euro a 172 milioni di euro nel 2005. Sull'IRAP la decisione del Governo nazionale è intanto che numerose disposizioni per ridurre l'incidenza del lavoro sono state attuate, e sulla base imponibile la decisione del governo centrale è quella di arrivare ad una progressiva e graduale eliminazione dell'IRAP.

Sappiamo che sull'IRAP si giocano molte decine di miliardi e quindi qualcosa su come pensa l'Assessorato di regolare la situazione la vorremmo sapere, perché se non ci sono controindicazioni, verrebbe da pensare che ad una graduale riduzione dell'IRAP da parte del ministero nazionale, ci sia una compensazione con una tassa regionale che andrebbe in controtendenza a quello che l'Assessore ha sempre sostenuto, e cioè che in questa regione non si aumentano le tasse, e invece in questo caso così non sarebbe. Noi chiediamo chiarimenti al riguardo. Così come è importante capire in questa Regione come si interpreta il "patto di stabilità". Con il patto di stabilità interno il ministero, possiamo senz'altro utilizzare un aggettivo forte, ha provveduto ad una vera e propria stretta dei conti, per mantenere allineati i bilanci dello Stato a quelli che sono gli impegni in sede comunitaria. La stretta ai saldi finanziari di comuni e di province, in questo caso regioni, è stato molto forte, bloccando la crescita del disavanzo per il 2003 ai livelli di 2001. Per compensare la maggiore rigidità di questo patto, la Camera ha soppresso il blocco delle spese per acquisto di beni e servizi nel 2003.

In questo senso sul "patto di stabilità" c'è un articolino della legge finanziaria all'articolo 8, che dice che: "le impostazioni di mantenimento sul patto di stabilità per i comuni sono estese al triennio 2003-2005", cioè ci rimanda all'articolo 11 della legge n. 16/2002, patto di stabilità per gli enti locali della Regione, che prevede che il Consiglio permanente degli enti locali sottoscriva con le modalità di intesa - questa è la parola magica, perché non ho mai sentito il CELVA non avere l'intesa con questa Amministrazione regionale - un patto di stabilità per il triennio 2002-2004, naturalmente viene esteso al 2003-2005, diretto ad impegnare le amministrazioni locali a conseguire un miglioramento dei saldi di bilancio e in maniera molto generale a ridurre il finanziamento in disavanzo delle spese.

Non è stabilito, come invece avviene con il decreto ministeriale, che le spese degli enti locali non devono aumentare l'incremento avuto nel 2001, questo non viene citato, quindi si potrebbe dire che c'è una generica dichiarazione di intenti, ma non una matematica certezza che nel 2003 i comuni possono avere in questo senso una riduzione degli sforamenti dei bilanci. In questo senso, se andiamo a vedere l'attribuzione di risorse per quanto riguarda i comuni, questa diventa ancora più difficile da pensare, se si nota che proprio per il triennio 2003-04-05 la devoluzione delle risorse finanziarie ai comuni vede una notevole riduzione già a partire dal 2003, che il Celva ha sottolineato con molto garbo; si sono persi 7-8 miliardi, tuttavia sempre con molta gentilezza hanno ringraziato: sarebbe interessante sapere chi rappresentano.

Quando ci sono dei tagli tutte le regioni protestano, noi invece abbiamo i comuni che ringraziano. Sarebbe interessante capire come potranno mantenere i patti di stabilità, quando trasferimenti di finanza locale sono previsti 182 milioni di euro per il 2003, 178 per il 2004 (quindi ulteriore riduzione), 177 per il 2005 (ancora una riduzione). Se poi andiamo a verificare i trasferimenti senza vincolo di destinazione, che il CELVA ha chiesto che fossero mantenuti, vediamo anche qui ulteriori riduzioni, da 108 milioni a 104 milioni a 103 milioni: un triennio di lacrime e sangue ma, ancora di più, trasferimenti con vincolo settoriale di legislazione: 32 milioni, 31 milioni, 30 milioni. Sarebbe interessante capire come i comuni, ma soprattutto l'Amministrazione regionale pensa si possano mantenere i livelli di sforamento dei bilanci 2001 nel 2003, con risorse in diminuzione e con patti di stabilità scritti sulla carta ma a livello di buone intenzioni, come cita l'articolo 8 della legge finanziaria, che va a riprendere l'articolo 11 della legge n. 16/2002. Dichiarazioni di intenzioni, quindi, che secondo noi preoccupano, su cui speriamo l'Assessorato alle finanze abbia più chiarezza e sulle quali possa illuminarci.

Anch'io non posso esimermi, come Consigliere regionale proveniente da Aosta, di anticipare due riflessioni sulla città di Aosta, riservandomi in sede di dichiarazione di voto di riprendere l'argomento in maniera più specifica. Non possiamo non raccontarci che considero assolutamente responsabilità della gestione amministrativa comunale le scelte strategiche - o meno - di una futura città di Aosta turistica piuttosto che industriale o di servizi. Aosta è la capitale di questa Regione, assorbe il 50 percento dei servizi e paga un prezzo enorme per l'accentramento di tutti quelli che sono i settori di servizio e di commercio nelle vicinanze di Aosta e in Aosta. Abbiamo visto come stia completamente sparendo, per errate scelte dell'amministrazione comunale, il piccolo commercio al dettaglio, ma quello che più preoccupa è che le risorse nel triennio destinate al commercio, che ripeto essere al 50 percento intorno alla città di Aosta e in città di Aosta, subiscono ulteriori riduzioni perché i trasferimenti per lo sviluppo dei commerci sono anche qui - citerò le cifre nel prossimo intervento - inadeguati e in diminuzione nel triennio.

Aosta paga il fatto di essere capitale, potrebbe trarre vantaggio da questa opportunità, l'area Cogne poteva essere una opportunità, ma abbiamo visto come dopo dieci anni l'area Cogne è ancora un "business plan", sul quale tutto si può dire meno che ci sia della concretezza; sono stati costruiti intorno ad Aosta centri di grande distribuzione che hanno ucciso il commercio cittadino, c'è grande sofferenza nel commercio e non è il solito piagnisteo che si può attribuire alla categoria dei commercianti, c'è invece una reale difficoltà e lo dimostrano le centinaia di dipendenti che dal settore del commercio sono stati lasciati a casa nell'ultimo triennio. Così come è abbastanza chiaro anche dai dati di "Banca Italia", che è in progressiva diminuzione il numero delle imprese del piccolo dettaglio, dovevano costituire, a detta di tutti, il tessuto strategico della nostra Regione, che proprio nella piccola e media impresa dovrebbe trovare il suo naturale tessuto economico, che invece vede purtroppo un arretramento.

Per quanto riguarda la cultura imprenditoriale, anticipo uno dei passaggi sul quale faremo un approfondimento in sede di dichiarazione di voto, non c'è dubbio che questo è il bilancio della continuità e non c'è dubbio che la finanza creativa dell'Assessore Agnesod è più interessante di quella di Tremonti, visto che le risorse ballano in maniera diversa. Non ho voluto citare i 270 milioni di euro del trasferimento finanziario relativo all'IVA da importazione, perché è un ritornello che citiamo tutti gli anni. Quello che invece credo vada detto su questa risorsa è di capire se in termini di federalismo, se in termini di devoluzione delle competenze, questa risorsa, che non verrà sicuramente fatta venir meno, potrà essere utilizzata dal ministero per compensare trasferimenti di devoluzione di poteri su altri settori.

Una cosa è certa: questo trasferimento non ha ragione di esistere in nessun'altra regione italiana, ma oserei dire - e questo è il fulcro della questione - non ha ragione di esistere in nessuna regione d'Europa. E su questo l'Europa è molto attenta. Siamo preoccupati per la leggerezza di queste entrate, sulle quali spero che l'Assessore possa dare più solidità sia per quanto riguarda i 90 milioni di euro dell'ENEL, ma ancora di più per quanto riguarda i dati prospettici dell'IRPEF, dell'IVA, dell'IRAP, sia sul patto di stabilità, su come i comuni potranno rispettare il patto di stabilità con bilanci in discesa, e quindi siamo in attesa di avere dall'Assessore almeno queste rassicurazioni per quanto riguarda il reperimento delle risorse. Se lui è tranquillo, noi siamo tranquilli come lui.

Noi naturalmente contesteremo la impostazione degli investimenti e delle spese, e tanto per fare delle cifre della serva possiamo ricordare che, per quanto riguarda le spese e gli investimenti, è abbastanza chiaro come nel triennale avete lavorato sul 2003 in diminuzione sul 2004, per poi rialzare leggermente nel 2005, perché mentre le spese correnti sono in progressivo aumento secco con frecce da borsa in rialzo ai massimi livelli, quelle delle risorse destinate agli investimenti sono assolutamente in discesa. Sono in aumento nel triennio le spese di funzionamento, da 289 milioni di euro a 302 milioni di euro nel 2005; è interessante vedere l'andamento delle spese degli organi della Regione, del Consiglio regionale, e qui voglio dare merito al Presidente della Regione, perché la Giunta regionale è previsto che mantenga i costi a 722 mila euro stabili, addirittura nel 2005 in diminuzione, sarà perché il Presidente della Regione sarà un altro!

Per quanto riguarda le spese correnti, personale regionale che aumenta per i contratti in essere, personale per il funzionamento dei servizi regionali che aumenta, queste spese sono in aumento passando da 231 milioni a 242 milioni, da 127 milioni a 134 milioni. Personale per interventi di settore, funzionamento acquisti, gestione spese servizi: da 35 milioni a 36 milioni. Finendo la voce delle spese correnti, lì le frecce invece che continuare a salire, cominciano a scendere. Scendono per esempio le spese per intervento, rispetto ai 928 milioni di euro, tutti bruciati nel 2003, si registra un bel calo nel 2004, chi verrà si arrangerà, con 899 milioni di euro, per poi rialzarsi, ma non a livello del 2003, a 900 milioni di euro nel 2005; siete veramente dei fenomeni!

Così come siete grandissimi a dimostrare che tutto funziona, il futuro sarà solido e stabile nella continuità, quando vi "puppate" 235 milioni di euro per interventi a carattere generale nel 2003, per poi scendere a 231 nel 2004 e scendere ancora a 225 milioni di euro, bravissimi: meno 10 milioni di euro, e dire che questo è un bilancio di continuità! Sì, la continuità delle spese in aumento e la continuità degli investimenti in diminuzione! Come pure scendono i trasferimenti agli enti locali, i trasferimenti senza vincolo di gestione, con vincolo di destinazione, interventi sui beni patrimoniali in discesa, addirittura per programmi di informatizzazione prevedete che vi servano 12 milioni di euro nel 2003, ma nel 2004 a chi governerà basteranno 11 milioni e 10 milioni nel 2005, perché la tecnologia nel 2005 sarà talmente avanzata che non lavorerà più nessuno, e quindi dovremo avanzarla! Interventi a carattere specifico nei settori, Assessore, 693 milioni di euro, che scendono a 668 nel 2004, grandissimo!

Così come bravo è stato mantenere stabili gli interventi sul territorio, qui l'Assessore Vallet perlomeno nel 2003 ha sfrondato, si è portato a casa i suoi 150 milioni di euro, ma il suo successore ne avrà uno in meno, per poi rialzarsi nel 2005, non so che cosa prevedendo, se nuove catastrofi o alluvioni. Programmi sulla viabilità: da 41 milioni di euro nel 2003, scendete a 35 milioni di euro. La battuta potrebbe essere: "ma noi vogliamo lasciare libera la prossima Giunta di fare un proprio programma, quindi abbiamo messo dal 2004 al 2005 cifre ipotetiche".

Però per il 2003 non è che siete stati leggeri, ma intervenite su tutte le voci di investimento, ripeto, tutte, comprese quelle per le infrastrutture in agricoltura, 49 milioni di euro contro i 38 del 2004, così come il programma sulla zootecnia che passa da 25 milioni di euro a 23 nel 2004 e a 21 nel 2005. E poi vi stupite perché gli allevatori sono un po' arrabbiati! Così come interventi promozionali per l'industria, che rimangono a 28 milioni di euro, per scendere a 20 milioni di euro per chi si dovrà gestire il prossimo Assessorato alla industria. Così come scendono gli investimenti per gli interventi promozionali per il commercio, da 5,8 milioni di euro a 5,6 e poi a 5,4. E questa è la volontà politica di promuovere il commercio in questa regione!

È chiaro che avete messo a bilancio…

(interruzione dell'Assessore Agnesod, fuori microfono)

… è chiaro che finiscono i progetti. Assessore, non si arrabbi, lei è così illuminato, sicuramente saprà convincermi del contrario. Io credo che quando finiscono i progetti, non possono finire le risorse, se le risorse sono programmate in continuità; allora avete dovuto spalmare le risorse del 2004 e del 2005, evidentemente vi siete dovuti inventare qualcosa.

Quello che però non avete potuto inventarvi è una drastica riduzione delle entrate negli anni 2003-04-05, perché le cifre non le ho messe io, Assessore, ma le ha messe lei e il bilancio delle entrate per il 2003 passa da introiti per 1.939 milioni a 1.898 milioni nel 2004, per risalire leggermente a 1.900 nel 2005. Se le entrate sono in diminuzione, e sono in diminuzione nonostante voi non abbiate previsto nessuna riduzione delle entrate intanto nel 2003 con questa entrata straordinaria di 90 milioni di euro, ma di IVA, di IRAP e di IRPEF…

(nuova interruzione dell'Assessore Agnesod, fuori microfono)

… c'è scritto, Assessore, lei non me lo ha detto, ma io ho letto i numeri e se lei ha il bilancio in mano, lo legga! Attendo con fiducia di poter confermare che questo bilancio, anche se non condiviso negli investimenti, sia almeno condiviso nella certezza delle entrate. Sollevo molto dubbi sulla legittimità finanziaria di questo bilancio, in particolar modo sui 90 milioni di euro dell'Enel, sui quali lei spero possa essere chiaro.

Président La parole au Conseiller Beneforti.

Beneforti (PVA-cU) Ho ascoltato e riletto le relazioni sul bilancio di previsione, presentate dal relatore e dall'Assessore competente, ma non ho trovato nulla di nuovo rispetto agli anni passati. Anzi, andando in fondo ai dati forniti, non si notano punti qualificanti che danno segni che c'è qualcosa di nuovo per il futuro. Ci sono certamente delle luci, alcune cose sono state fatte, ma questo bilancio non è quel volano per lo sviluppo che venite reclamizzando da un mese a questa parte. Voi della maggioranza lo considerate tale, certo, perché è il bilancio che conclude la legislatura, la gestione di questa Giunta e di questa maggioranza. Io credo però che tanta enfasi non sia giustificata e vi dico anche il perché.

Avete l'abitudine ormai da cinque anni, e questo in tutti i settori, quando illustrate ciò che avete fatte, di guardare sempre a ciò che è avvenuto fuori dalla Valle d'Aosta e dite sempre che rispetto all'esterno noi siamo più bravi. Sono convinto anch'io che nel contesto nazionale ed anche internazionale, la Valle d'Aosta oggi possa vantare una situazione economica migliore, vista anche l'autonomia finanziaria di cui godiamo e di cui altri non godono, perché questo è il problema di fondo. Ci si confronta con altre realtà, ma senza andare a vedere fino in fondo se esse hanno la stessa autonomia finanziaria di cui noi godiamo. Penso però che con questa autonomia finanziaria si potevano spendere meglio le risorse a disposizione. Voi non ci credete o non volete crederci, perché lo diciamo noi dell'opposizione, ma fatevi un esame di coscienza ogni tanto; non guardate solo al vostro programma di legislatura, che considerate come il toccasana di tutti i mali! Vi siete mai chiesti in cuor vostro perché è andato bene ad una maggioranza eterogenea com'è quella attuale? Vi siete mai domandati se avete amministrato sempre nell'interesse della comunità valdostana? O avete guardato, questo lo diciamo noi, più al vostro tornaconto politico ed elettorale? Perché è in quel senso che questa Regione è stata amministrata in modo particolare in questi ultimi cinque anni.

Certo, alcuni risultati sono stati ottenuti anche se non mancano molte zone d'ombra. Non lo dico solo io, lo dicono i fatti e gli avvenimenti, lo dicono le vostre risposte alle numerose interrogazioni, interpellanze, mozioni e risoluzioni che come opposizione abbiamo presentato in questa sede. Lo dicono i cittadini. Lo dicono i problemi sanitari e sociali, che sono lì a dimostrare l'incapacità dell'Unità Sanitaria locale di affrontarli e di risolverli. Del resto, quali livelli assistenziali sono stati salvaguardati, Presidente, quando le liste di attesa, per chi non può pagare, si allungano sempre più? Da quanti anni sono attese le RSA e i centri di riabilitazione per i malati di mente? Tornano di moda alla vigilia di ogni consultazione elettorale; speriamo solo che questa sia la volta buona!

Non vi siete mai posti, nonostante la denunciata povertà esistente nella nostra Regione da parte della Caritas e di altre istituzioni, il problema di come colmare correttamente lo scarto delle disuguaglianze esistenti. Voi siete consapevoli che esiste lo scarto, che esistono i problemi che ho appena denunciato, ma non vi siete posti il problema di come colmare certe lacune, ingiustizie e ritardi nella distribuzione delle risorse, per combattere la povertà. Le relazioni presentate qui dell'Assessore e del relatore non ne hanno fatto cenno, hanno parlato di tutto e di tutti, ma non della povertà che esiste, dei cosiddetti cittadini invisibili, forse perché questi non votano, mentre sono state soddisfatte in pieno tante altre richieste che ritengo giustificate ma non prioritarie rispetto ad altre. Però non avete trascurato di ricordare che da una ricerca della CGIL è emerso che la Valle d'Aosta sostiene la più alta spesa sociale pro capite. Ciò sarebbe avvenuto sia per il 2000 che per il 2001, e confermate la volontà di mantenere questi livelli di prestazione anche per il futuro. Certo, il proponimento è encomiabile e giusto, il settore della sicurezza sociale è importante; del resto anche noi lo abbiamo sempre detto e sostenuto. Come vengono spese le risorse destinate al sociale? Sono ben distribuite per far fronte alle necessità degli anziani, dei giovani, degli ammalati, dei non autosufficienti?

Ho accennato già ad alcune rivendicazioni, quali le RSA, la povertà, non ho parlato di assistenza domiciliare, che dovrebbe essere maggiore e migliore, né di spesa sanitaria. Affrontiamo, collega Cerise, il problema sanitario. È vero che assorbe il maggior quoziente di risorse del bilancio, perché? Dipende solo dalla spesa farmaceutica o dai rinnovi contrattuali? O c'è qualcos'altro che non gira e che fa lievitare la spesa sanitaria? È da anni che propongo di verificare seriamente come si compone questa spesa sanitaria. Il Presidente Viérin, in occasione della presentazione del bilancio alla stampa, ha fatto una affermazione che posso condividere: la privatizzazione non è la panacea di tutti i mali, ha detto il Presidente, non crediamo alle derive liberiste! Nemmeno io ci credo, Presidente, sono d'accordo almeno per quanto riguarda la sanità, per la quale in questo bilancio confermate la volontà di sostenere la sanità pubblica senza ticket e altri balzelli.

Presidente, occorre porre un freno a ciò che sta avvenendo all'USL, perché in certi servizi siamo proprio alla deriva, e lo saremo ancora di più se nel corso dell'anno prenderà il via l'operazione di "projet financing", attualmente allo studio di Finaosta, per l'ampliamento dell'ospedale regionale, la costruzione del posteggio pluripiano e la riconversione dell'Ospedale Beauregard in una clinica riabilitativa post-degenza. È vero che possono mancare le risorse per realizzare dette opere, visto anche le penalizzazioni inflitte dalla "finanziaria Tremonti" e dalla mancata erogazione dei fondi per 4 miliardi di euro già stanziati.

Anche noi ci auguriamo che l'ordine del giorno approvato dal Parlamento, con il quale si impegna il governo ad avviare, dopo l'approvazione della finanziaria, una trattativa con la Regione, per rivedere i criteri di assegnazione delle risorse, sia rispettato e che tutto vada a buon fine, ma l'impegno lo ha preso il Parlamento, che ha votato l'ordine del giorno, e non il Governo! Comunque vedremo cosa accadrà. Tenete presente che nella Finanziaria sono stati respinti tutti gli emendamenti delle regioni in materia sanitaria e che il governo di centro destra ha dimostrato di essere contro le regioni, come del resto ci ha confermato in commissione l'Assessore Vicquéry. L'enfasi con cui l'Assessore Agnesod ha esposto la sua relazione mi ha colpito. Mentre leggeva si sentiva fiero, contento delle parole che pronunciava. Forse tiene a chiudere in bellezza i suoi cinque anni di Assessore alle finanze. Tengo a dargli atto che, forse nella sua apparente ingenuità politica, è stato uno degli Assessori più leali nei confronti della opposizione. Una cosa però gli rimprovero: di aver permesso che venisse svilito il ruolo politico del suo Assessorato, anche se non è il solo ad averlo permesso. L'Assessorato alle finanze non doveva essere ridotto a livello di un centro contabile, qual è oggi.

Cari colleghi della maggioranza, devo dirvi che anche con questo bilancio guardate più alla facciata e all'immagine che volete darvi, guardate ai problemi che fanno più colpo, guardate all'immagine. Tuttavia devo dirvi che in quanto ad iniziative è ripetitivo, non si discosta dal vostro modo di fare politica, dal vostro modo di amministrare e governare, di fare delle scelte prioritarie. Non fate mai alcuna autocritica, non fate ammenda dei ritardi che si registrano nel sociale, nella sanità, nella industria. Non c'è considerazione verso il prossimo, non c'è partecipazione alle decisioni che prendete, non avete avuto idee nuove, tant'è vero che alle domande di quali punti qualificanti ci sono in questo programma non ci sono state date risposte, perché è una continuità del passato, normale. Vorrei vedere che non le aveste fatte certe cose, Presidente, le risorse c'erano, bisognava spenderle in una certa maniera! Voi non volete rendervi conto che chi amministra non può accontentare e quindi dare a tutti. Ma voi non avete mai voluto scontentare nessuno.

Occorre invece fare delle scelte per investire nei settori più utili e necessari; e poi si fa anche l'aperitivo musicale, si fanno venire in Valle le squadre di calcio, si organizzano tanti altri divertimenti, ma prima bisogna vedere quali sono i problemi prioritari da affrontare, come quello della povertà, delle liste di attesa in ospedale, dei bisogni della gente che non ha soldi in tasca per curarsi! Qui non voglio essere accusato di fare del populismo, ma devo ricordare che occorre investire sempre, dove c'è maggiore bisogno. Non pensate poi che per tanti settori, come qualcuno pensa, che la Camera di commercio sarà la panacea di tanti mali!

Oggi in Valle la verità è che occorre uscire dall'assistenzialismo frenato per far crescere la imprenditoria locale, quella esistente e quella futura. Il motore dello sviluppo si accende se si aumenta la produttività, la produzione nelle imprese. Solo creando ricchezza, si crea occupazione. Checché se ne dica, oggi l'occupazione nella industria sta diminuendo, lo dice anche la CGIL nelle statistiche. Sta diminuendo il lavoro a tempo indeterminato, mentre aumenta il lavoro precario, a tempo determinato, a breve termine, il lavoro ad interim, in tutti i settori in particolare nel terziario aumenta il lavoro nero e il lavoro sommerso. Ecco perché anche la disoccupazione risulta ferma al 4 percento in Valle d'Aosta. Siamo andati a vedere quanti giovani oggi vengono sfruttati e non sono in condizioni di crearsi una famiglia? Non ci riscaldiamo su quel 4 percento di disoccupati; in realtà per me la percentuale di senza lavoro si aggira nel 7 o 8 percento, perché non si possono considerare occupati coloro che prendono 800-900 mila lire al mese. La stessa associazioni industriali in commissione ha detto che questo bilancio non contiene un messaggio forte per l'industria valdostana; questo lo lascio giudicare a voi.

È vero che i datori di lavoro sono abituati a piangere sempre, però pubblicamente hanno rilasciato questa dichiarazione e io credo che dobbiamo tenerne conto per andare a fondo delle cose. Anche l'invenzione della flessibilità, la riforma del collocamento, la libertà di licenziare hanno fatto sì che nel lavoro privato non ci sia più certezza per chi ha bisogno di lavorare 365 giorni all'anno. Lo stato di necessità può imporre di ricorrere ad imprese esterne, ma quanto può durare questa situazione? Se quanti oggi dall'esterno operano nell'industria, nel turismo, negli impianti funiviari, nei supermercati, nei trasporti, abbandonassero la Valle d'Aosta, resteremmo seduti sul bagnato, nella crisi più profonda, perché non c'è un ricambio locale. Non esiste, perché non lo abbiamo voluto creare o perché non si è potuto, ma nella sostanza non c'è. Mi rendo conto che non è facile e che è più facile dire che fare, ma voi non dite e non fate nemmeno! Attenti però che con questi chiari di luna tutto può accadere!

Dopo 35 anni abbiamo avuto la disgrazia del Monte Bianco, le cui conseguenze si pagano ancora, come si pagano quelle dell'alluvione di due anni fa, per cui quello che finora non è successo, può sempre succedere. Non basta, Presidente, anche se è giusto ed apprezzabile, ciò che è stato fatto per mettersi al riparo da eventuali rilievi dell'Unione Europea. Ci sono tanti problemi da affrontare, se vogliamo metterci in condizioni di operare; non dico che non sia stato fatto niente, perché quello che viene fatto lo riconosco sempre, però se vogliamo affrontare i problemi che verranno con l'allargamento dell'Europa occorre assumere un ruolo diverso e anche se è necessario rivedere il bilancio, riconsiderare tutto il bilancio anche a 360 gradi.

Oggi voi della maggioranza, lei, Presidente, lasciate una Regione che certamente vive, viste le entrate, ma che non ha un futuro assicurato, anche se le entrate aumentano, e il PIL è dell'1,3 percento quest'anno a fronte di quello nazionale dello 0,6-0,7 percento. Lo scorso anno disse l'Assessore che il PIL della Valle d'Aosta era del 4 percento, allora perché quest'anno è calato? È vero che ci sono le situazioni europee, internazionali, la crisi, l'11 settembre, ma la realtà è che oggi siamo scesi dal 4 percento all'1,3 percento. Voi fate sempre il confronto con gli altri e per giustificarvi guardate chi sta peggio; ma guardiamo noi di stare meglio ancora, Presidente! Mi auguro che lei, Assessore, nella sua replica mi spieghi perché c'è stata questa diminuzione del PIL, perché si è fatto come i gamberi, siamo andati indietro! Teniamo presente che la finanziaria senza rigore e senza sviluppo di Tremonti, che non piace a nessuno, la "devolution" di Bossi, incombono anche sulla Valle d'Aosta, per cui non ci si può cullare del fatto che altri stanno peggio di noi. Occorre affrontare per tempo la situazione, in modo da prevenire i guasti futuri che ci verranno.

Dalle relazioni e dalle dichiarazioni rilasciate dal Presidente si afferma che per quanto riguarda la macchina dell'amministrazione regionale è stato previsto un rigore ancora maggiore rispetto al passato, e che è stato previsto un ulteriore contenimento della spesa. Ciò è apprezzabile e aggiungo che il rigore è necessario in considerazione di quanto è accaduto in questi ultimi tempi. Dobbiamo stare attenti al funzionamento delle istituzioni per tutto e non solo per le spese del personale; questo è un dovere primario per chi ha la responsabilità e politica e giuridica della Regione, per evitare che certe situazioni debbano ripetersi in questa Regione.

Le categorie, i gruppi e le associazioni hanno fatto i loro rilievi al bilancio. Alcune hanno sottolineato le carenze programmatiche e promozionali. È vero che non è stata aumentata la pressione fiscale, è vero che i trasferimenti ai comuni e alle comunità montane sono stati mantenuti; è vero che sostanziali investimenti sono previsti in agricoltura; è vero che con questo bilancio si chiude la spesa dei danni portati dalla alluvione, ma di questo non dovete farvene un vanto, era vostro dovere spendere risorse in tal senso, visto il ruolo che devono svolgere le autonomie locali. Vorrei fare alcuni rilievi sulla situazione venutasi a creare nel settore agricolo, in modo particolare per quanto riguarda la zootecnia. Siamo a conoscenza delle lamentele, dello scontento generale che proveniva da quel settore, quindi si doveva venire incontro alla nostra agricoltura, e questo è stato fatto. Visto che il risarcimento dei danni causati dall'alluvione sarebbe stato procrastinato nel tempo con il rischio di fare la fine delle popolazioni delle altre regioni, qui riconosco che siamo stati abbastanza capaci di riportare la normalità in Valle d'Aosta.

Per quanto riguarda il "problema casa" però, Assessore Vallet, non è stato fatto quel tanto di più del necessario per venire incontro a quelle famiglie, che in Valle non sono in condizione di sopportare il costo degli affitti o di sostenere le spese per l'acquisto di un alloggio, neppure con il ricorso al mutuo. In Valle d'Aosta ci sono seicento domande all'Istituto case popolari, e se queste persone fanno domanda vuol dire che non sono in condizioni di diventare proprietari di un alloggio, né di pagare gli affitti che vengono loro chiesti. Il "problema casa" lo riprenderemo, quando discuteremo l'ultima legge approvata dalla Giunta, che è stata annunciata, e mi auguro di poter dire un giorno: "queste sono le case di Vallet Franco", così come si diceva una volta le "case Fanfani".

Cari colleghi, ho voluto richiamare la vostra attenzione su alcuni aspetti del bilancio, ma prima di concludere voglio indicare anche alcune situazioni che non sono accettabili. Prima però voglio esprimere il mio parere sulla casa da gioco. Per quanto riguarda la casa da gioco non avete dato ascolto a noi della opposizione, che sostenevamo la totale privatizzazione del casinò, e avete dato vita alla società Casino S.p.A.. Ebbene, i giochi sono fatti. Però fate in modo che la nuova società operi e lavori come prevede che lavori una società per azioni, che lavori come è previsto dal codice civile. Non deve dipendere dalla Giunta questa società, anche se non sarà facile. Non dovete ripetere gli errori del passato e che abbiamo denunciato in questa sede.

Tornando alle situazioni che non sono accettabili, prima di tutto è la mortificazione di questo Consiglio regionale: qui si alza o si abbassa la mano, si pigia il rosso, il verde o il giallo, e poi ogni tanto qualcuno della maggioranza interviene, si vede la sua foto su "La Vallée Notizie", si vede su "Il Corsivo". È umano che esistano queste cose, però se ci fosse maggior confronto fra maggioranza e opposizione, le cose sarebbero diverse e non ci sarebbe mortificazione del Consiglio regionale. C'è stata l'indifferenza assoluta verso qualsiasi processo di rappresentanza democratica, verso forme di partecipazione a livello popolare e istituzionale. Ho sempre sentito dire all'inizio di ogni legislatura che si doveva governare con la gente, che si sarebbe andati a parlare con la gente. Ma questo bilancio con chi lo avete discusso? A quale livello lo avete discusso? Io ci vado a parlare con la gente, per quello denuncio tante cose qui dentro: perché la gente parla.

È mio compito di Consigliere di controllare e riferire, anche se l'Assessore Vicquéry si dimostra risentito. Io le cose le devo dire! Il ricorso alla concertazione è stato abolito, non c'è considerazione alcuna nei confronti delle organizzazioni sindacali. Il loro ruolo, e lo denunciano gli stessi sindacalisti, è divenuto marginale nei servizi sanitari, nella politica della casa, nelle politiche sociali e degli anziani. Che ruolo svolgono in queste cose le organizzazioni sindacali, confederali e di categoria? Il "Patto per lo sviluppo" non tende a decollare, come era stato previsto; continua l'assistenzialismo in ogni settore economico e sociale. La stessa riforma dello Statuto speciale non ha decollato, perché non è stato permesso al Consigliere Nicco di portare a termine i lavori della commissione. Si è detto che non era opportuno, ma dopo cinque anni ci si accorge che non era opportuno! Cosa è cambiato rispetto a cinque anni fa? Eppure questo statuto dovrà essere rivisto prima o poi.

Ritengo che dobbiate rendervi conto che la buona politica deve essere una sapiente miscela di buon senso e realismo, paziente disponibilità al dialogo, chiara assunzione di responsabilità, lungimiranza progettuale, lucidità creativa, indefessa sensibilità alle delicate ragioni della vita umana, della natura e della collettività valdostana; che la politica deve proporre e favorire soluzioni concrete ai problemi della vita quotidiana e nel contempo non perdere mai di vista le linee guida di un progetto di respiro più ampio, giustamente ambizioso negli obiettivi di crescita economica e sociale della comunità che rappresenta; che è indispensabile valutare in ogni azione politica i benefici di chi se ne avvantaggia e i costi di chi ne subisce le conseguenze, al fine di evitare per quanto possibile inaccettabili disparità e controproducenti egoismi e trattamenti.

Dovete rendervi conto che la buona politica è quella che aiuta a costruire una società, che valorizzi le aspirazioni di ogni persona, dotata di capacità e meriti, ed offra opportunità anche a tutte le persone in difficoltà. La buona politica è quella che auspica, aiuta, fa crescere una Valle d'Aosta veramente autonoma, una Italia unita e un'Europa unita, in un illuminato, solido e solidale federalismo, e non con la "devolution" di Bossi o con il "governo Berlusconi".

Depuis 11 heures 40, c'est M. le Vice-président Lattanzi qui remplit les fonctions de Président de la séance.

Presidente La parola al Consigliere Cuc.

Cuc (UV) Il bilancio in esame in questa seduta rappresenta per noi, consiglieri, e per la comunità valdostana un passaggio sicuramente importante, in quanto per questo Consiglio è l'ultimo documento di programmazione che viene presentato in aula, e per la Valle d'Aosta è uno strumento che indica con chiarezza indirizzi e progetti per garantire un futuro, dove sviluppo del settore economico, la crescita culturale e sociale sono una caratteristica fondante di questo documento.

Alcune considerazioni a carattere generale, dove con estrema evidenza si capisce la grande capacità organizzativa e la solidità economica con cui la nostra Regione ha saputo far fronte a seguito almeno di due gravi eventi, non previsti e quindi non programmabili: l'alluvione del 2000 e la chiusura del tunnel del Monte Bianco. Questi due eventi hanno messo alla prova questa regione. La prima risposta è che abbiamo verificato la capacità della macchina organizzativa delle nostre istituzioni, Regione e comuni, che insieme alla popolazione e alle varie associazioni di volontariato hanno saputo dare risposte concrete e risolvere con interventi qualificanti per il nostro territorio tutti i problemi.

Grande attenzione dovremo avere per il futuro per la nostra terra, così sensibile ai mutamenti del clima e allo stesso tempo a volte ribelle, quando l'uomo interviene con mano un po' pesante. Qual è l'atteggiamento e quali sono le strade intraprese da questa maggioranza? Da una parte c'è un'attenzione ormai consolidata per il territorio; strumenti ed interventi puntuali ci permettono di affermare che la nostra regione è oggi all'avanguardia in questo settore. Basti pensare ai controlli sulla qualità dell'aria, la istituzione di organismi atti a studiare gli eventi naturali (vedi la Fondazione montagna sicura, ad esempio), le sinergie con altri organismi internazionali (penso a CREALP), il monitoraggio di siti sensibili ed un atteggiamento preciso con impegni più volte ribaditi in quest'aula al riguardo del problema del traffico pesante attraverso il tunnel del Monte Bianco e in generale del traffico nei valichi alpini.

A tale riguardo, credo che dobbiamo essere semplicemente coerenti con le decisioni prese. Certamente la nostra azione deve trovare riscontro ed ascolto dai livelli politici che ci stanno sopra. L'importante è che nessuno si deve permettere di non rispettare le decisioni assunte a livello delle istituzioni locali, anche perché tali decisioni sono rispettose delle esigenze economiche di un sistema di trasporti che nel tempo dovrà trovare soluzioni alternative, ma sono comunque decisioni equilibrate e compatibili con un ambiente ed un territorio, che rappresenta per la nostra realtà sociale ed economica una ricchezza da salvaguardare. Le scelte devono essere discusse e sicuramente condivise.

Con grande soddisfazione vedo poi un altro settore che si sviluppa, quello dei comprensori sciistici, con interventi ormai realizzati o in fase di realizzazione. Penso alla pista intitolata "Leonardo David": sembrava una opera di difficile realizzazione ed invece finalmente siamo in fase di ultimazione. Vi sono altri interventi puntuali in stazioni importanti, vedi Pila e Crevacol, ma anche interventi in alcune stazioni più piccole, che devono trovare la possibilità di collocarsi nel mercato turistico con le loro offerte, diverse dalle grandi stazioni, ma allo stesso tempo con le loro ricchezze e particolarità. Affiancato a questo settore non possiamo dimenticare il continuo lavoro puntuale, portato avanti dalle associazioni parallele a questo comparto. Credo che con i maestri di sci, pisteurs-secouristes, le guide di alta montagna, l'offerta che la nostra Regione presenta oggi non può che essere definita come una offerta di qualità e di grande professionalità. Queste categorie sono funzionanti e si sviluppano grazie anche alla collaborazione attiva e alla attenzione dell'amministrazione regionale. Se si interviene in questi settori, è perché questa maggioranza è consapevole dell'importanza di queste categorie, in un contesto di una offerta globale di qualità. Con continuità e perseveranza vedo che l'intervento sui siti archeologici e sui castelli continua, secondo un vero piano di sviluppo di questo settore, che in questi cinque anni rende onore a chi ha lavorato in questo settore. Un piano complicato, sicuramente, ma ricco di contenuti: il Forte di Bard, il castello di Quart, il castello di Aymavilles sono oggi finalmente cantieri attivi.

Permettetemi due parole a proposito del castello di Aymavilles, dove con determinazione, il gruppo di lavoro istituito dall'Assessorato, ha lavorato con pazienza e capacità, trovando soluzioni condivise con l'amministrazione comunale. Una sinergia importante è poi quella con l'Assessorato all'agricoltura per il recupero del parco del Castello, dove soluzioni importanti saranno in grado di proporre una offerta integrata fra cultura e valorizzazione dell'offerta vitivinicola, considerando la collocazione della struttura del castello all'interno di un territorio caratterizzato dalla coltura della vite.

Concludendo, credo di poter affermare che nel segno di una continuità di programmazione seria e concreta, la nostra regione può prepararsi con una certa serenità al futuro, consapevole delle difficoltà che possono presentarsi ogni giorno, ma altresì sicura e determinata per garantire condizioni di uno sviluppo equilibrato.

Depuis 12 heures 12, le Président Louvin reprend les fonctions de Président de la séance.

Président La parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU) In sede di commissione, quando il bilancio è approdato alla II commissione, di cui non faccio parte ma qualche volta, soprattutto quando ci si occupa di bilancio, si va a sentire e a fare qualche domanda, ho formulato una domanda all'Assessore Agnesod, dopo che l'Assessore ci aveva illustrato sinteticamente il bilancio.

Assessore, ho chiesto, se dovesse in poche parole, con uno "slogan", con una frase, riassumere questo bilancio, come lo riassumerebbe, quali frasi adopererebbe per definirlo? Allora l'Assessore l'ha presa un po' alla larga, forse era meno brillante di ieri, e anche con l'aiuto del Consigliere Fiou, che è intervenuto "ad adiuvandum", ha sottolineato come questo bilancio tenda a mantenere lo sviluppo e a conservare lo stato sociale. Ho riassunto correttamente?

Agnesod (fuori microfono) … sì…

Curtaz (PVA-cU) … ci tengo, perché ritengo che il quadro che è venuto fuori è sostanzialmente il seguente. Si dice: nonostante il quadro economico internazionale particolarmente sfavorevole, nonostante che in tema di economia Berlusconi si avvalga della facoltà di non governare, nonostante i problemi che abbiamo avuto negli ultimi anni con la chiusura ipersopravvalutata del tunnel del Monte Bianco e poi della alluvione, il bilancio della nostra Regione mantiene le sue caratteristiche. E sono delle caratteristiche che possiamo sicuramente toccare con mano, ci sono dei dati, ci sono delle statistiche, ci sono degli elementi che ci fanno considerare la nostra regione più attenta in termini finanziari rispetto alle problematiche sociali. Ciò che tuttavia non viene mai detto è perché la Regione Valle d'Aosta può essere più attenta. Qui automaticamente da parte di tutto il mondo politico valdostano che conta, scatta un ordine al silenzio, all'ipocrita silenzio su un discorso vecchio (so che mi rimetto alla gogna ogni anno), che è quello di dire che noi ci troviamo di fronte ad una situazione finanziaria di assoluto privilegio.

Questa mentalità è così diffusa, che l'altro giorno sentivo una intervista al senatore Rollandin, rara intervista al senatore Rollandin, rara quasi quanto quelle all'On. Caveri sul TG3, in cui il Senatore diceva a proposito della devolution che noi sulla sanità e sulla scuola la sperimentiamo già, funziona, di conseguenza non si capiscono le riserve delle altre regioni. Dimenticandosi un piccolo particolare: che noi queste cose ce l'abbiamo già, le facciamo, le paghiamo ma con i soldi degli altri, mentre per le altre regioni questo non sarà possibile. È quindi evidente che ci siano delle perplessità nel vedere le proprie competenze ampliate a tal punto, da considerarle pericolose dal punto di vista economico finanziario, se non ci saranno le risorse per affrontarle. Noi non abbiamo questo problema, perché abbiamo i 270 milioni di euro della quota sostitutiva dell'IVA da importazione, nei confronti dei quali, guardate, avevo una speranza, perché sono cinque anni che dico queste cose. Immaginavo, forse un po' ingenuamente che, essendo a fine mandato, salvo eventuali elezioni anticipate, il Presidente Viérin…

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

… è un'idea. Allora, salvo eventuali elezioni anticipate - è meglio essere prudenti - il Presidente della Regione Viérin e l'Assessore Agnesod, mi sono detto, vorranno avere la bontà di accontentare questo povero Consigliere che da cinque anni dice sempre le stesse cose e dire come la pensano sulla quota sostitutiva dell'IVA? Cioè, è giusta, non è giusta, ne abbiamo diritto, è un privilegio che non ha nessuna giustificazione di nessun tipo, come diciamo noi, se la guardiamo con occhi obiettivi? Invece il silenzio.

Ieri abbiamo ascoltato delle relazioni in cui abbiamo letto con piacere di ricette, abbiamo anche apprezzato questo tono leggero con il quale l'Assessore ha presentato la propria lunghissima relazione, l'ha anche alleggerita. Però non c'è un rigo sull'IVA, niente, silenzio. Come non ci sarà mai un rigo sul fatto che i 9/10 con cui manteniamo la nostra regione con le nostre risorse proprie, sono un terzo delle nostre entrate. Questi sono i numeri, non è una mia opinione; i numeri conservano una qualche oggettività. Gli altri due terzi invece arrivano da altre vie. Poi possiamo fare tutti i ragionamenti, perché poi si tenta di mascherare questo dato di privilegio, dicendo che noi abbiamo le risorse nostre ma abbiamo anche le risorse statali. Già lo scorso anno ho cercato di dire che in genere più dei 10/10 nessuno può incassare, neppure avesse l'indipendenza più assoluta. Noi, con i 10/10, ci pagheremmo i dipendenti regionali, nient'altro. Questo per dare la misura dello stato di privilegio. Perché lo diciamo? Qualche anno fa il Presidente mi aveva anche rivolto questa domanda: perché insistete tanto su questa cosa? Insistiamo solo perché vogliamo che si dica la verità, cioè che i valdostani sappiano che vivono in una situazione di privilegio, che può durare ma può anche non durare.

Ho apprezzato in un'occasione il Presidente della Provincia autonoma di Bolzano che, intervistato dalla televisione, a domanda specifica ha riconosciuto che la loro era una situazione di privilegio, inferiore della nostra, e ha spiegato quali erano le ragioni storiche, economiche, territoriali che stavano alla base di questo privilegio, ma non ha potuto negare l'evidenza. Ad una domanda del genere qualsiasi politico che conti in Valle d'Aosta, risponderebbe di no, che i privilegi sono diritti, che non esistono, che noi abbiamo competenze statali, europee e mondiali, che quindi noi abbiamo delle risorse che sono eque. Metto in rilievo ancora una volta questo atteggiamento come un atto non corretto nei confronti della opinione pubblica, un atteggiamento omissivo che non fa bene alla cultura politica ed economica di questa regione. Perché poi questa omissione sulle entrate viene associata ad una altra omissione, altrettanto grave, che non si dice mai. Non si dice mai una cosa lapalissiana: che la Regione è il massimo imprenditore di questa regione! Quando si dice che siamo, facendo la battuta, una regione a "socialismo reale", cioè di controllo pubblico della economia, si dice una cosa lapalissiana, che non viene mai sottolineata nei documenti ufficiali. Quando la Regione controlla il Casinò, la Finaosta, l'energia, a tacere di tutte le altre decine di società in cui la mano pubblica è presente in maniera significativa, diciamo che gran parte dell'economia è controllata dalla Regione con delle storture evidenti, anche dei benefici, bisogna essere onesti, perché questo può servire da ammortizzatore sociale, però dobbiamo dirlo perché questa è una stortura che è talmente evidente, da non trovare riscontro in nessuna regione europea.

Non c'è nessuna regione europea, in cui la mano pubblica sia così pesante. Una mano pubblica che comporta - anche qui mi ripeto - delle conseguenze di carattere istituzionale, perché nella nostra Regione abbiamo una Giunta e un Presidente della regione investiti di un potere non solo politico, ma economico-finanziario immenso rispetto alla nostra realtà regionale, che riduce il Consiglio a mero strumento di delega alla Giunta, la quale occupa tutto il potere, dalle decisioni più gestionali a quelle di nomina degli amministratori eccetera, e sottrae ai consiglieri regionali la possibilità di intervenire sulla gestione. Nessun Consigliere potrà mai mettere il naso in quella che è la gestione di una S.p.A., perché ci sono delle regole da seguire, mentre diritto/dovere del Consigliere è quello di occuparsi delle questioni che riguardano direttamente la pubblica amministrazione.

Intendiamoci, siamo per onestà intellettuale disposti a riconoscere che alcune operazioni relative alla regionalizzazione hanno dato esito positivo. Quanto meno dal punto di vista economico finanziario i dati della operazione Enel sono positivi, e lo riconosciamo. E siamo soddisfatti di questo risultato, anche perché in sede di preparazione e di approvazione di questa operazione, da parte del nostro gruppo c'era stato un atteggiamento aperto e prudente. Avevamo criticato il fatto che questa operazione avvenisse esclusivamente attraverso l'indebitamento, scelta che forse a posteriori è stata pure positiva, occorre riconoscerlo, però avevamo dimostrato molta attenzione sia sotto il profilo dei principi, addirittura con riferimento ai principi costituzionali invocati un po' a proposito e forse un po' a sproposito, sia in riferimento alla operazione economica nel suo insieme. Quindi oggi non siamo gelosi che questa operazione stia dando i propri frutti, riteniamo che sia stata una operazione lungimirante di cui va dato atto, perché spesso è per noi difficile riscontrare delle scelte che non siano le scelte di tutti i giorni, dell'amministrazione quotidiana. Scelte che però, venendo al bilancio di quest'anno, non vediamo più. Forse per esigenze pre-elettorali questo bilancio non ha scelto di perseguire un progetto significativo, non c'è una idea caratterizzante; c'è una spalmatura di risorse che vanno a rimpinguare i capitoli di bilancio un po' in tutti i settori, approfittando anche del fatto che, essendo conclusa o in fase di conclusione la serie di lavori relativa al post-alluvione, da quel settore avanzano delle risorse significative.

A proposito delle risorse disponibili, c'è poi la risorsa straordinaria, di cui ha parlato prima di me il collega Lattanzi, a cui per una volta voglio fare i complimenti perché il collega viene rimproverato spesso da me di superficialità, perché spesso, a mio giudizio, i suoi interventi sono caratterizzati da una foga verbale a cui corrisponde "poco arrosto". Invece, in questo caso il collega Lattanzi ha evidenziato una questione contabile seria, ha sostenuto come quella voce straordinaria derivante dalle imposte pagate sulle plusvalenze nell'operazione Enel sia indicata in competenza e non in cassa, evidenziando come ci siano dei dubbi sulla legittimità di questa posta straordinaria. Noi chiediamo, Presidente ed Assessore, che, proprio sotto il profilo non dell'opportunità politica, ma della legittimità contabile di questa posta ci vengano dati chiarimenti, onde evitare future sorprese. Dicevo che questo è un bilancio privo di progettualità e, per certi versi, di lungimiranza.

Voglio sostanzialmente chiudere con un tema che ci è chiaro, chiudo con questo argomento non perché non ce ne siano altri ma perché gli altri sono già stati affrontanti direi esaurientemente dai colleghi del gruppo che mi hanno preceduto, un tema che darà la misura della nostra lungimiranza, ed è quello dei trasporti. Siamo in una regione in cui è praticato da secoli il transito di persone, di merci, e le scelte politiche che si prenderanno in questa Regione rispetto al problema dei trasporti condizioneranno l'economia di questa regione nei prossimi decenni. Su questo penso che dobbiamo essere tutti persuasi. Già oggi un collega di maggioranza ha affrontato il problema, in maniera corretta a mio giudizio, della ferrovia, e qui apro una parentesi perché sulla ferrovia siamo rimasti esterrefatti quando abbiamo visto nascere nelle settimane scorse l'idea del ponte provvisorio. Dopo due anni che si aspetta il ponte definitivo, viene riscoperta l'idea del ponte provvisorio fatto dal genio militare, proposta che era stata fatta dal nostro gruppo, dal mio movimento ripetutamente, attraverso comunicati sul giornale, attraverso nostre iniziative. Ci era stato risposto che non si poteva, che si doveva invece fare i lavori definitivi. Abbiamo perso due anni e oggi si fa un ponte provvisorio con il genio militare, che viene a montarlo! Questo aveva senso in una ottica di transizione, perché poi su quel ponte provvisorio probabilmente i treni dovranno rallentare, ci sarà qualche disguido, immagino. Però, ripeto, abbiamo perso due anni su questa cosa! Si ha poi un bel dire che è colpa delle Ferrovie dello Stato, di Trenitalia, del ministero, di Lunardi, ma una Giunta che su questo tema aspetta due anni per farsi dire che si fa un ponte provvisorio, a me sembra una cosa grossa, portate pazienza!

Sulle ferrovie bisogna fare un discorso serio, mentre a noi non sembra, per le ragioni che abbiamo più volte evidenziato in questa sala, che parlare dell'Aosta-Martigny sia un discorso serio, anche perché nessuno ci ha mai spiegato chi passerebbe e cosa passarebbe su questa Aosta-Martigny, perché questo nessuno lo ha mai detto. Noi abbiamo avuto sempre il dubbio che questa Aosta-Martigny fosse lo specchietto per le allodole, propagandistico, per far digerire la riapertura del traforo del Monte Bianco, e chiudo con un cenno proprio a questa problematica. È una problematica che ci ha visto dapprima su posizioni molto diverse, sulle quali è stato raggiunto quello che ho definito in altre circostanze un compromesso alto, perché non è quella la nostra posizione, probabilmente neppure in origine era la posizione assunta poi ufficialmente in Consiglio regionale, quella di tante forze politiche che erano partite da posizioni meno attente all'ottica nostra.

Ripeto, è stato raggiunto un compromesso alto; secondo noi è importantissimo che sul contenuto di quelle risoluzioni la Valle d'Aosta non perda un colpo, perché se in questa regione passeranno migliaia di TIR, noi avremmo compromesso il futuro assetto economico di questa regione. Non potremo infatti più parlare di un certo tipo di turismo, il turismo che costituirà sempre di più nei prossimi anni la risorsa più importante della nostra regione, perché abbiamo tutte le caratteristiche geografiche e ambientali, per poter sfruttare in senso buono questo settore. Né potremo più fare il turismo che vogliamo, cioè vendere un prodotto turistico appetibile, se le nostre strade saranno intasate dai TIR. Sono due cose incompatibili. La scelta politica di questa fine legislatura, secondo me, la scelta politica più importante riguarderà proprio questo tema, anche se a qualcuno può sembrare una cosa marginale, perché vedo molta timidezza da parte delle forze di maggioranza e forse in particolare di qualche componente delle forze di maggioranza su questo tema, come se non ci fosse la consapevolezza che questo non è uno dei temi, ma il tema centrale dei prossimi anni, dei prossimi decenni. Questo tema merita una riflessione, anche perché compito nostro è quello di creare ai prossimi consiglieri regionali e ai prossimi esecutivi una situazione non compromessa, una situazione che consenta di dare a questa regione una buona qualità della vita e le risorse necessarie, perché tutti, anche quelli più in difficoltà, possano vivere nella nostra regione in maniera dignitosa.

Président Je vous annonce le dépôt d'une série d'amendements, qui ont été élaborés à l'initiative du bureau de la Présidence, notamment dans sa qualité de responsable de l'institut pour la pension viagère. Il s'agit d'amendements qui prévoient l'introduction de certaines modifications à la loi régionale n° 28/1999. Préférez-vous suspendre à ce moment les travaux? Nous reprendrons à 16 heures, si cela vous convient.

La séance est suspendue et reprendra dans l'après-midi à 16 heures.