Oggetto del Consiglio n. 2641 del 22 maggio 2002 - Resoconto
OGGETTO N. 2641/XI Destinazione del fabbricato "Caserma Challant" a sede museale archeologica permanente. (Interpellanza)
Interpellanza Premesso che:
- i lavori di ristrutturazione del fabbricato denominato "Caserma Challant" sito in piazza Roncas ad Aosta sono terminati da oltre 13 anni;
- la destinazione dell'immobile è a sede del Museo Archeologico;
- ad oggi anche l'unica e peraltro modesta "sezione introduttiva" è stata smantellata;
- la Valle d'Aosta ricca di storia e di reperti archeologici, che testimoniano oltre tremila anni delle varie civiltà e popolazioni che l'hanno abitata, è l'unica regione a non disporre di una sede museale archeologica permanente;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interpella
l'Assessore all'Istruzione e Cultura per sapere:
1) quali sono i motivi che impediscono l'allestimento di un'esposizione museale permanente;
2) quali sono gli intendimenti futuri rispetto alla destinazione della Caserma Challant;
3) se e quando la nostra regione disporrà di un museo archeologico;
4) qual è il risultato e quale il costo dei progetti e degli incarichi affidati per l'allestimento delle sale del 1° piano.
F.to: Frassy
Presidente La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (FI) Sul museo regionale avevamo già avuto modo di intervenire nell'aprile 1999 e avevamo espresso una serie di perplessità e preoccupazioni per questo museo, che l'Assessore definiva essere un "museo in divenire", e noi, con una battuta, avevamo concordato sul fatto che fosse un "museo in divenire", in quanto non avevamo ancora avuto la possibilità di apprezzare l'esposizione museale nella sua completezza progettuale.
Oggi ricorrono i 27 anni di quando per la prima volta una Giunta regionale si occupò di un'ipotesi di museo regionale. Era l'aprile del 1975, quando, con quella prima delibera, si partorì l'idea di dare alla Valle d'Aosta una sede museale permanente. Fu un iter lungo, come tutti noi sappiamo, e tredici anni fa finirono i lavori di recupero, ristrutturazione e riadattamento dell'ex Caserma Challant, che in tutti quegli atti amministrativi era sempre stata connotata come "Museo regionale archeologico". Oggi, ci troviamo di fronte allo smantellamento di quell'embrione di "Museo regionale archeologico", che per ventisette anni è stato teorizzato nei vari documenti amministrativi.
Lei sa che l'unica piccola sezione espositiva dei reperti rinvenuti sul nostro territorio è stata smontata nelle settimane scorse, per fare spazio - si dice - ad una mostra importante che durerà probabilmente fino al prossimo autunno su vetri antichi, che verranno prestati da vari musei, una mostra di ampio respiro, come probabilmente lo sono state altre mostre allestite: gli dei di pietra, e quant'altro.
Non vogliamo mettere in competizione questi eventi, che riteniamo importanti, con quella che deve essere una sede museale comunque permanente nel suo divenire; riteniamo veramente grave che non si riesca a dotare questi reperti di una loro esposizione permanente.
La Valle d'Aosta è una regione ricca di storia, ricca di reperti archeologici, nei nostri opuscoli e nella nostra cartellonistica richiamiamo il nostro passato bimillenario, dalla civiltà salassa a quella romana, a tutte le successive influenze medioevali, ma nei fatti non abbiamo la capacità di valorizzarla con delle sedi espositive. Su questo penso che una risposta debba essere data, cioè quali sono i motivi che ci impediscono di creare un museo, grande o piccolo non importa, ma un museo comunque rappresentativo e significativo del nostro patrimonio archeologico. Assessore, quando il suo collega Lavoyer teorizza la "terza stagione" - che penso sia un concetto diverso rispetto alla "terza età" - immagino che la "terza" possa essere collocata al di fuori del periodo delle quattro stagioni, vuol dire che se la Valle d'Aosta ha un'attrattiva per lo sci in inverno, per le escursioni in primavera e in estate, può avere una terza stagione che occupa, per tutto l'anno, le attenzioni dei turisti sui siti archeologici, su quelle che sono le valorizzazioni di questo patrimonio storico, culturale e archeologico. Sappiamo che ci sono città che devono la loro fortuna turistica alle esposizioni museali.
Ora, senza avere la pretesa di essere concorrenziali a quelli che sono i grossi musei internazionali, riteniamo che la Valle d'Aosta abbia elementi per poter mettere in piedi delle esposizioni che possono avere uno spiccato interesse sull'approfondimento culturale di determinati periodi storici. Vorremmo allora capire se riusciremo mai ad avere un museo e, di conseguenza, qual è l'intendimento dell'Assessorato sulla "Caserma Challant", perché di quei tre piani, due sono dedicati ad uffici, in quanto vi è installata la Sovrintendenza, un piano è dedicato alle mostre, e vi era l'area a pianterreno che ospitava la collezione "Pautasso", la quale mi sembra che sia ancora esposta lì, o perlomeno un trentesimo di quella che è la vasta collezione numismatica denominata "Pautasso", e poi aveva quella piccola sezione introduttiva che è stata per l'appunto smantellata.
Vogliamo evidenziare come, fra l'altro, non ci sembra che sia stato accantonato il progetto del museo, perché su quel tipo di ragionamento ci sono parecchi atti amministrativi e delibere che hanno stanziato risorse importanti. Voglio ricordare la risposta che l'Assessore ci aveva fornito nell'aprile 1999, quando ci quantificava in circa 4 miliardi le spese per l'allestimento dell'apparato museale; apparato museale che poi non sappiamo se stia progredendo verso una sua compiuta definizione o meno.
Sappiamo che nel 1999, quando ci fu data quella risposta, c'era un contenzioso con l'azienda che aveva preso l'appalto per l'allestimento del primo piano; l'Assessore ci disse che il destino del prosieguo di quei lavori era strettamente connesso alla rescissione di quel contratto, per cui vorremmo anche capire se questo problema di tipo legale-amministrativo sia stato definito o meno, perché è evidente che tutti questi progetti dovrebbero trovare una loro definizione.
È perciò soprattutto sull'aspetto della prospettiva - in riferimento al museo archeologico - che vorremmo avere dall'Assessore una qualche chiarezza, possibilmente con una tempistica di quelle che, allo stato attuale, sono le previsioni che l'Assessore ritiene di poter concretizzare.
Presidente La parola all'Assessore all'istruzione e cultura, Pastoret.
Pastoret (UV) Comme l'a rappelé le Conseiller Frassy, on revient sur la question du Musée archéologique après l'avoir évoqué déjà dans une interpellation il y a environ trois ans. Aujourd'hui, comme alors, le collègue Frassy demande si et quand il y aura une exposition archéologique définitive dans ledit musée, quelles sont les intentions de l'Administration régionale et quels ont été les coûts soutenus pour les aménagements réalisés.
Puisqu'on a évoqué cette interpellation du mois d'avril 1999, je voudrais rappeler ce que je disais déjà à l'époque, et je cite: "Un musée est quelque chose en devenir, qui se fait au jour le jour par rapport aux découvertes et aux pièces qui vont l'enrichir; on ne peut pas penser qu'un musée archéologique contiendra toute l'archéologie de la Vallée, il ne pourra même pas remplacer l'existant, c'est-à-dire la muséographie sur le territoire, chose dont nous sommes riches. Il suffit de penser à l'aire de Saint-Martin de Corléans, qui représente elle-même un véritable musée, qui ne peut, pour aucune raison, être déplacé dans un autre endroit".
Ces considérations continuent à s'avérer valides. Il y a eu d'ailleurs, au cours de ces années, des éléments nouveaux qui nous ont permis de mieux faire le point de la situation, compte tenu aussi des actuelles exigences de l'Administration. Avant d'introduire ces considérations, je veux d'abord fournir quelques éléments sur l'ouverture programmée du Musée archéologique.
Il est vrai ce que dit M. Frassy, à la fin du mois de décembre 1992 les travaux de restructuration de l'ex "Caserne Challant" ayant été terminés, le rez-de-chaussée du nouveau musée avait été aménagé pour accueillir la section de numismatique de la collection "Pautasso", notamment les rares et importantes monnaies celtiques, section qui est encore ouverte, et une autre section consacrée à l'histoire archéologique en Vallée d'Aoste. L'aménagement de la partie restante du musée, qui était prévu, a été bloqué par le contentieux avec l'entreprise "ISIS Impianti" d'Aoste, adjudicataire des travaux d'aménagements, qui a arrêté l'action de l'Administration régionale à partir de 1996.
Ces vicissitudes ne se sont achevées qu'après quatre ans. Avec délibération du mois de février 2000 le Gouvernement valdôtain a approuvé la résiliation du contrat pour négligence grave et violation des obligations et des conditions contractuelles de la part de l'entreprise. Le Bureau légal de l'Administration, par la suite, a été chargé de s'occuper du dédommagement lié au contentieux. Là il faut rappeler que, même en présence de ce contentieux qui s'est prolongé pendant quatre ans, l'Administration régionale - qui ne pouvait procéder à la continuation de l'aménagement muséographique de la "Caserne Challant" avant que ce même contentieux ne se soit conclu - a pu organiser dans ce siège des expositions temporaires d'envergure et qui ont remporté un grand succès de public.
En fait, c'est merci à la disponibilité des locaux du 1er et du 2ème étage du musée que de grands événements ont pu se tenir à Aoste; il suffirait de rappeler l'exposition "Dieu de pierre", Turner, le surréalisme, Klimt, Montparnasse, Mirò et Dalì, et cela pour en citer que quelques-uns. Voilà donc que, malgré les contraintes liées au contentieux que j'ai rappelé, l'Administration a su faire face à une impasse, en développant davantage les expositions temporaires dans notre région.
Tout cela a été fait en conservant les aménagements muséographiques du rez-de-chaussée, qui ont été présents jusqu'à il y a quelques jours. Vu le succès de ces initiatives, il est intention de l'Administration de continuer à organiser des expositions de taille, en continuant à utiliser les salles des deux étages du Musée archéologique.
De bons résultats acquis ainsi que l'importance des programmes d'exposition futurs, qui sont possibles qu'avec une programmation qui se met en route quelques années avant, nous invitent à continuer sur cette piste. D'ailleurs je crois qu'il serait inconcevable pour la ville d'Aoste et pour la région entière de renoncer à ces rendez-vous, qui ont su, dans les années récentes, si bien accréditer notre région d'une image importante dans ce secteur.
Voilà pourquoi, vu aussi le grand succès de public des expositions temporaires pour ce qui est des salles du 1er et du 2ème étage du musée, il s'agit de confirmer leur actuelle destination récente, en tant qu'espace destiné aux expositions temporaires, compte tenu que les salles, à l'heure actuelle, sont aussi convenablement aménagées pour ces expositions temporaires et cela ne déterminerait pas de coûts supplémentaires pour l'Administration. Cependant, les salles du rez-de-chaussée continueront à être consacrées à l'archéologie avec une nouvelle disposition, qui sera mise en place l'automne prochain, et c'est pourquoi on a actuellement pourvu à la déménager.
Nous l'avons fait dans cette période, parce qu'elle coïncidait avec l'aménagement de l'exposition "Glace Away", qui occupera aussi les salles du rez-de-chaussée du musée archéologique. Cette exposition d'ailleurs concernera l'histoire du verre de l'antiquité à nos jours, et concernera les verres archéologiques et les objets en verre retrouvés dans les fouilles au Val d'Aoste au cours de ces dernières décennies, ustensiles et objets funéraires en particulier. Je veux rappeler un verre représentant des athlètes, retrouvé dans la nécropole de Saint-Martin de Corléans, qui est particulièrement important. Le matériel a été étudié et restauré et il apparaîtra dans le catalogue de l'exposition: voilà, là aussi, une manière de promouvoir l'image de notre région pour ses caractéristiques dans le domaine archéologique et de l'article.
Voilà donc pourquoi, vu l'importance de l'exposition et des ses caractéristiques archéologiques aussi liées à la nécessité de rénover l'aménagement du rez-de-chaussée, on a décidé d'occuper aussi ces locaux pour une période temporaire. Pour cette raison et pour permettre la mise en place de l'exposition dans les délais fixés, la section histoire des recherches a donc été démontée au mois d'avril dernier; elle sera revue et réaménagée au rez-de-chaussée, sur la base aussi des nouvelles acquisitions.
Je veux revenir là à ce que je préconisais déjà en 1999, quand je disais: "Cependant je veux souligner le fait que le musée ne deviendra pas une structure fixe et immuable dans le temps, mais une partie de ce musée devra être dédiée aux expositions non permanentes, autrement on créerait une structure fixe dans des perspectives futures d'importante utilisation".
Pour revenir aux points plus pratiques, quant aux frais d'aménagement, il faut rappeler que créer un musée ne signifie pas seulement construire ou restaurer des locaux, dessiner des vitrines et écrire des légendes, mais cela veut dire aussi réordonner et étudier toutes les fouilles, les mettre en rapport avec le matériel, de manière à pouvoir reconstituer les différents aspects culturels et leur évolution.
Les frais soutenus jusqu'à ce jour, pour l'ensemble de toute l'activité archéologique, sont les mêmes que j'avais fournis il y a trois ans, et ne se chiffrent pas à 4 milliards, mais à 3,4 milliards de lires environ et ce parce qu'on n'a pas procédé à des nouvelles dépenses pour des réaménagements différents liés au secteur archéologique dans les étages 1er et 2ème, compte tenu des éléments que j'ai déjà cités à l'avance.
Il est bien aussi d'être clair, et de retenir que seulement une partie réduite de ces 3,4 milliards de lires a été destinée à la réalisation du Musée archéologique, parmi ceux-ci sont à retenir les environ 100 millions de lires, qui ont été dépensés pour l'illumination des salles et qui est la même qui est actuellement employée, et pour la réalisation de la maquette du rez-de-chaussée; environ 300 millions de lires ont été dépensés pour les projets et les études des aménagements des salles de tout l'édifice, et des caractéristiques techniques d'exposition, un travail que nous avons fait et qui se révélera encore utile; environ 400 millions de lires avaient été prévus pour aménager les salles du 1er étage, mais cette somme n'a jamais été dépensée, vu les problèmes liés au contentieux et à la résolution du contrat; 90 millions de lires ont été dépensés pour les actuels aménagements et sur environ 200 millions de lires se chiffrent les coûts des vitrines - y compris les projets - dont une partie sont déjà utilisées. Pour les chiffres qui restent, ceux-ci ont été dépensés pour toutes les activités liées aux études scientifiques du matériel archéologique de propriété de la Région.
Je veux rappeler qu'au cours du temps on a recueilli environ 14.000 contenants avec les différents repères archéologiques et sur ceux-ci, indépendamment de l'utilisation du Musée archéologique se sont portés les travaux du service des biens archéologiques, travaux qui à l'aide des consultants et des collaborateurs devaient pourvoir au nettoyage à la sélection, à l'étude, à la restauration des objets archéologiques, au classement, à l'illustration graphique et photographique, ainsi qu'à la rédaction des textes scientifiques des archives.
Tout ce matériel est de propriété de l'Administration et peut être utilisé pour des expositions; en effet nous utilisons la base de ce matériel pour la partie des verres que nous exposerons dans l'exposition "Glace Away".
Tous ces travaux et cette activité continue sont du ressort du service, et ils sont nécessaires et obligatoires, indépendamment de la réalisation ou non de siège d'exposition, car ces activités représentent la base de l'activité archéologique, qui est une activité, oui, de recherche, mais aussi de conservation, de protection et de classement.
En fait, après toutes les analyses nécessaires seulement une partie très réduite de matériel revêt une certaine importance, dont une partie encore plus réduite a les qualités indispensables pour être exposée, et pour le moment les pièces pouvant être exposées peuvent et pourront être accueillies dans le rez-de-chaussée de l'actuel musée.
Je voudrais d'ailleurs rappeler que pour les expositions on fait toujours des choix, je cite un exemple: l'Hermitage de Saint-Petersbourg possède plus de 500.000 ?uvres d'article, il en expose que quelques milliers; sur ce sujet, déjà à l'époque de la première interpellation, je disais: "Pour ce qui est des pièces archéologiques la sélection de celles-ci est en cours, mais c'est une sélection qui continue dans le temps, qui ne peut pas commencer et terminer parce que tous les moments et dans toutes les occasions il y a des pièces qui sont retrouvées et qui sont apportées pour être sélectionnées". Je cite toujours: "Il faut préciser que les pièces ne seront pas toutes exposées, la sélection sert pour cela, seulement les plus représentatives seront sélectionnées et mises en exposition, et cela ne représentera qu'un nombre très réduit".
Les frais de stockage du matériel exposé sont minimes, il y a bien sûr, par contre, des frais concernant les rapports et les devoirs institutionnels du service de la Surintendance, qui a l'obligation, quand les pièces sont retrouvées, de les prendre en charge, de les étudier, de les détailler et éventuellement d'en disposer l'élimination si elles ne répondent pas à des requis concernant leur conservation. Pour le moment il nous semble tout à fait compatible de faire les activités d'exposition temporaires et celles muséographiques, compte tenu des pièces que nous avons disponibles et qui ont une dignité d'exposition: tout cela sans amoindrir ce que vous avez manifesté, parce qu'en effet la mise en valeur de notre patrimoine archéologique c'est quelque chose qui est dans les intentions de l'Administration.
L'autre jour, nous avons discuté en Vème Commission le plan des travaux de l'Administration et nous sommes revenus aussi sur les plans des années précédentes et là vous avez pu prendre vision de quelles sont les intentions pour ce qui est de la valorisation et de la mise en valeur des monuments dans notre région. Je veux quand même vous rassurer aussi quant au fait que la Région disposera bien d'un musée archéologique et que le travail qui a été jusqu'à présent réalisé n'est pas perdu.
Il s'agit seulement d'attendre la réalisation complète aussi de Saint-Martin, qui sera un musée archéologique et alors, à ce moment-là, on évaluera si sera le cas d'avoir plusieurs musées archéologiques ou s'il ne s'agira pas de rationaliser le tout. Voilà pourquoi, pour le moment, il ne me semble pas nécessaire d'investir de l'argent dans l'actuelle structure du Musée archéologique, qui remplit bien ses fonctions avec sa destination actuelle: musée archéologique au rez-de-chaussée et exposition permanente aux deux étages supérieurs.
Si dà atto che, dalle ore 12,36, presiede il Vicepresidente Viérin Marco.
Presidente La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (FI) La replica dovrebbe servire ad esprimere la soddisfazione o meno di quella che è la risposta ricevuta. La nostra è un'insoddisfazione per due motivi sostanziali. Il primo, perché la sua risposta è ferma al 1999, nel senso che il nocciolo del suo ragionamento ha ripreso e ripetuto la risposta che ci era stata fornita nel 1999, con una differenza: che nel 1999 si auspicava di risolvere quel contratto per procedere ai lavori del primo piano, a distanza di tre anni apprendiamo che il Museo archeologico regionale è stato accantonato; perciò, 27 anni dopo la data in cui è stato partorito il pensiero del "museo regionale", possiamo dire tranquillamente che oggi lei ha affossato un futuro museo archeologico regionale mettendo in contrasto e in alternativa il concetto di "museo" con il concetto di "sede espositiva di mostre non permanenti".
Questa è la verità, perché nessuno disconosce il valore di quegli eventi espositivi, lo abbiamo chiarito in premessa nell'illustrazione dell'interpellanza, e il fatto che lei si ostini a dire che, alla luce del successo conseguito da quelle attività espositive, il primo piano verrà mantenuto a destinazione di "sede espositiva non permanente", e dunque "non museale", vuol dire mettere in alternativa e in contrasto due attività di tipo culturale completamente differenti fra di loro! Questo è un peccato, Assessore; è un peccato per le 14.000 cassette a cui lei faceva riferimento, ma è un peccato per le 17.600 cassette di ceramiche che sono ancora da catalogare e da studiare…
(interruzione dell'Assessore Pastoret, fuori microfono)
… sono le stesse, va bene, ma è un peccato per il nostro patrimonio archeologico.
Nelle taverne del Medio Evo c'era il tavolo del pellegrino, che era quel tavolo accanto all'uscio. La considerazione che la sua Giunta ha per i reperti archeologici è la medesima: rez-de-chaussée, vicino all'uscita: quattro cocci!
Assessore, riteniamo che questo sia un modo barbaro di affrontare la cultura di questa regione, che è cultura romana, pre-romana e post-romana. Non so se questo sia il nocciolo della questione: se i reperti romani siano tali, tanti e troppi da creare degli imbarazzi di tipo culturale o non so quant'altro! Non so se il problema di questo museo che non decolla sia da leggersi nella ricchezza di testimonianza archeologica dell'epoca romana, non so se questo aspetto crei imbarazzi culturali, perché tutti noi sappiamo che a fronte della monumentalità dell'Arco d'Augusto c'è une petite pierre che scrive alcune piccole cose, quando invece quelle piccole cose - che forse non sono piccole - potevano avere la loro valorizzazione nell'area di Saint-Martin, senza bisogno di metterci la targhetta! Non so se avrete intendimento di mettere la targhetta che ricorda l'Impero romano sull'area di Saint-Martin, però queste piccolezze non fanno onore alla "Cultura" scritta con le lettere maiuscole!
La invitiamo a rimuovere dalle delibere successive e dalla sede museale la dizione di "museo archeologico", perché non è più pertinente con l'edificio; non è più pertinente continuare a deliberare sul Museo archeologico, quando il Museo archeologico non esiste! E sulla volontà, Assessore, me lo consenta, di non far decollare il museo più ancora sulla diatriba sulle sale del primo piano piuttosto che del pianterreno, vale l'organico di questo museo. Non esiste al mondo un museo che non abbia un direttore, che non abbia dei conservatori responsabili delle sezioni! Il Museo archeologico regionale consta di cinque custodi, come si fa a rendere credibile un museo che poggia sui guardiani, senza nessuno che si occupi di aggiornare quel divenire, che anche nel piano terreno, ridotto come dimensioni, dovrebbe comportare una responsabilità!
Non si può sostenere che il museo sia in sinergia con la Sovrintendenza, perché la Sovrintendenza ha dei compiti ben definiti e ritengo che sia difficilmente sostenibile che la Sovrintendenza nel suo insieme si occupi anche della gestione del museo! Il fatto di non aver ancora individuato una persona a fungere da direzione del museo la dice lunga, e lei, oggi, ha messo la pietra tombale su un'aspettativa culturale della comunità valdostana: poter avere la percezione visiva di quello che è il proprio patrimonio storico e archeologico.
Ne prendiamo atto con rammarico, però non siamo soddisfatti, perché lei, Assessore, è riuscito a creare un antagonismo sbagliato e non salutare fra la cultura delle mostre che si alternano e che si susseguono nelle sedi espositive, con quella che dovrebbe essere l'esposizione delle nostre tradizioni e delle nostre radici culturali. Sono belle le mostre sul futurismo russo, sono belle le mostre sui fenomeni artistici delle varie latitudini; è invece un delitto non voler dare visibilità alle tradizioni delle popolazioni che hanno creato la cultura, che oggi abbiamo ereditato in questa regione!