Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2607 del 8 maggio 2002 - Resoconto

OGGETTO N. 2607/XI Posizione della Regione nei confronti di provvedimenti governativi in materia di riforma della scuola. (Interpellanza)

Interpellanza Visto il disegno di legge n. 1306, "Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale", presentato al Senato;

Considerata l'importanza di tale disegno di legge che indica le linee della riforma della scuola, voluta dall'attuale Governo;

Preso atto che sulle scelte politiche connesse a tale riforma è stata sentita la Conferenza Unificata Stato-Regioni, che ha espresso il suo articolato parere nella seduta del 7 marzo 2002;

Considerata l'importanza della scuola per lo sviluppo culturale, sociale ed economico di una comunità;

Ritenuto che su tale disegno di legge anche la Regione Valle d'Aosta possa e debba esprimere il suo parere;

la sottoscritta Consigliera regionale

Interpella

la Giunta per sapere:

1) quali sono state le osservazioni avanzate dalla Regione Valle d'Aosta nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni circa i contenuti del disegno di legge in questione e se queste osservazioni sono state accettate;

2) quali sono gli intendimenti circa l'opportunità e la possibilità di presentare od appoggiare eventuali proposte di modifica che recepiscano le scelte politiche del governo regionale.

F.to: Squarzino Secondina

Président La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) È iniziato da alcune settimane al Senato l'iter parlamentare del disegno di legge n. 1306, con cui si affida al Governo la delega per definire le linee della riforma della scuola. Pensiamo che sia un disegno molto importante, in quanto cambia radicalmente l'attuale struttura organizzativa della scuola italiana.

Su questo disegno di legge si sono pronunciati, in modo molto critico e preoccupato, sia esponenti dei partiti dell'Ulivo, e qui posso capire che sia una valutazione "di parte", penso infatti all'ex Ministro alla pubblica istruzione, l'Onorevole Berlinguer, per i DS, alla Senatrice Soliani che era anche Sottosegretario nel precedente Governo, per il PPI e Margherita, al Senatore Cortiana per i Verdi; ma poi gli stessi sindacati confederali hanno espresso in modo molto chiaro la loro critica.

Se prendiamo anche qui l'ultimo numero dei "Maestri in Valle d'Aosta", c'è una pagina in cui si dice "no" a questa riforma della scuola; se prendiamo il sito scuola della CGIL vi leggiamo un parere estremamente negativo sulla "riforma Moratti". E qui posso ancora capire, ripeto, che può essere un parere "di parte", ma c'è un parere molto negativo da parte del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (CNPI) che raggruppa tutti i rappresentanti della scuola di tutte le tendenze, ed è un po' lo specchio delle idee, delle opzioni didattico-politiche della scuola italiana.

Ora, questi soggetti, che ho evocato, si sono trovati tutti d'accordo su alcuni punti nodali, problematici e negativi per la scuola italiana; non leggo l'intero documento del CNPI perché sono undici pagine e mi limiterò a riassumere alcuni punti che ritroviamo nelle valutazioni anche degli atti da me ricordati. Tutti questi soggetti, ripeto, concordano su alcuni punti nodali. Il primo è la rigida separazione fra il canale dell'istruzione liceale e quello dell'istruzione e formazione professionale; separazione che genera l'anticipo della scelta fra i due canali formativi a 14 anni, età in cui i ragazzi devono scegliere se proseguire gli studi della scuola media superiore che prevede lo sbocco universitario, o quella di immettersi nel canale dell'istruzione e formazione professionale. Queste norme, coerenti con un modello selettivo di scuola, ma vanno contro altri principi, che noi riteniamo importanti e che il mondo della scuola - lo dimostra quello che dice il CNPI - ritiene prioritari.

Intanto, non vengono coniugati fra loro il percorso dello studio e quello del lavoro, le due culture non sono fra loro correlate; non si garantisce un'uguaglianza sostanziale a tutti gli alunni.

Si introduce una irreversibile condizione di selezione che, da un punto di vista sociale, è intollerabile, e che va contro la stessa Costituzione, che chiede di garantire a tutti un livello di conoscenza utile, adatto per esercitare il diritto di cittadinanza. Oggi lo stesso mondo del lavoro chiede una preparazione di base solida a tutti, il lavoro richiede delle continue riorganizzazioni, per cui se non c'è una preparazione di base solida gli operai come gli impiegati non sono in grado di riconvertirsi.

Questo è il primo punto importante. E qui mi fermo perché potremmo andare avanti all'infinito a vedere ancora le conseguenze di questa scelta. Il secondo punto problematico è l'anticipo dell'età scolare per l'accesso sia alla materna che alla elementare, anticipo che non corrisponde ad alcun progetto educativo, ad alcuna innovazione sperimentale; non c'è uno straccio di modello educativo che in Italia abbia realizzato questo tipo di scuola. Tra l'altro non dimentichiamo che la scuola materna è in Italia uno dei modelli educativi più apprezzati all'esterno, per non parlare della nostra scuola materna bilingue, che è presentata sempre e giustamente, come un modello educativo innovativo. Ma se si anticipa e si modifica questo ciclo di scuola materna, vengono meno i presupposti psicologici, didattici, pedagogici di questa scuola.

Terzo elemento negativo: viene indebolita l'autonomia scolastica. Oggi, con l'autonomia scolastica, legge che questo Consiglio ha votato, viene previsto che c'è una parte di curriculum della scuola che è costruita in loco dalle singole istituzioni, per rispondere ad esigenze territoriali. Con la riforma la libertà di autonomia delle singole istituzioni è cancellata ed è sostituita con l'attribuzione di questa quota di percentuale del curriculum, che era attribuita alle scuole, alle regioni. A questo punto, come si può ben capire, l'autonomia scolastica delle singole istituzioni non esiste più, viene cancellata. Quella che era una delle grandi innovazioni della scuola, un'innovazione che la scuola aveva accolto volentieri, al di là di chi l'avesse propugnata, viene cancellata. Qualcuno mi potrebbe invitare ad attenermi a temi regionali, a temi che interessano la nostra Valle, invece che a temi di rilevanza nazionale. Intanto faccio presente che per la scuola anche il nostro Statuto prevede adeguamenti, completamenti, rispetto al sistema scolastico nazionale; non è che abbiamo lo spazio per inventarci un'altra organizzazione della scuola, un'altra articolazione dei vari ordini di scuola, altre tipologie di diplomi dati ad altre età, perché non avrebbero nessun valore, né possiamo mettere altre norme per l'obbligo scolastico.

È vero che in questo disegno di legge c'è un articolo che dice che "sono fatte salve" - e non poteva essere diversamente - "le competenze delle regioni a statuto speciale", ma queste competenze si inseriscono all'interno di un quadro già definito. Vista l'importanza della materia, ci sembra utile sapere se la Regione ha avanzato proposte nella Conferenza Stato-Regioni, quali proposte ha avanzato, se ha avuto già modo di analizzare il disegno di legge alla luce delle proprie scelte di politica scolastica, quali sarebbero gli aspetti che condivide o non condivide, quali eventuali cambiamenti vorrebbe introdurre e in quale modo.

Si dà atto che dalle ore 11,56 presiede il Vicepresidente Viérin Marco.

Presidente Ha chiesto la parola l'Assessore all'istruzione e cultura, Pastoret.

Pastoret (UV) Temo che la collega Squarzino non sarà soddisfatta della mia risposta, perché io risponderò solo alla prima interpellanza, quella che mi è stata inoltrata dalla Presidenza del Consiglio; quella che è stata illustrata in aula, con tutta una serie di ragioni note, alcune addirittura anche condivisibili, mi sembra che sia rivolta più al Ministro Moratti per i contenuti e la tipologia degli argomenti che evoca, ed è presentata fuori tempo massimo, nel senso che non ha seguito l'iter di presentazione previsto dal Regolamento consiliare.

Je me tiendrai donc, collègue Conseillère, à celles qui ont été vos questions. Quant à la première, je dois dire là que l'avis exprimé par la Conférence Etat-Régions dans sa séance du 7 mars 2002 représente l'étape conclusive d'un long trajet de type technique, qui s'est traduit par une analyse attentive et approfondie du projet de loi du Gouvernement en matière d'instruction, mais aussi d'un parcours politique, compte tenu des différentes rencontres qui ont eu lieu entre les responsables politiques et techniques des régions: assesseurs et fonctionnaires.

Notre région, consciente de l'importance de la proposition de réforme du système d'instruction et de ses retombées sur le plan régional, a contribué de sa part, de manière active, à la rédaction du document susmentionné, dans le cadre de la réforme constitutionnelle et dans une perspective de sauvegarde de nos propres compétences en matière d'instruction, comme prévu par le Statut et par ses dispositions d'application, et aussi par l'article 10 de la loi constitutionnelle n° 3/2001.

A cet effet il faut rappeler que d'une part les dispositions découlant de la réforme du titre V de la Constitution ont déterminé une plus grande autonomie de pouvoirs des régions en matière d'instruction, soit à l'école maternelle et élémentaire, soit aux collèges, puisque le pouvoir d'intégration et exécution des lois de l'Etat est devenu dans plusieurs cas concourant. De notre côté la probabilité de la future compétence législative de l'Etat en matière de niveaux essentiels d'instruction (article 117, alinéa 2, lettre m), comporte le risque concret de l'interférence du législateur national dans le domaine de l'instruction technique et professionnelle: une matière, celle-ci qui, dans notre cas, appartient à la compétence législative primaire de notre Région.

C'est pourquoi, donc, que le 22 février 2002, à l'occasion des travaux techniques de la Conférence Etat-Régions, la Vallée d'Aoste a bien voulu intervenir en la matière, afin de limiter la capacité d'immixtion de l'Etat dans ce domaine et de soutenir son autonomie par la présentation d'amendements à la proposition d'articles de la part du Gouvernement, dont le teneur est le suivant: "Sono comunque fatte salve le competenze della Valle d'Aosta in materia di istruzione e formazione professionale, ai sensi dello Statuto e delle relative norme di attuazione, anche con riferimento alle disposizioni del titolo V, parte II della Costituzione, per le parti in cui prevedono forme di autonomia più ampie rispetto a quelle già attribuite".

L'apport technique a été accueilli par la partie gouvernementale et il a été inséré dans la disposition beaucoup plus ample et générale concernant la garantie des régions et des provinces à l'autonomie différenciée, citée par l'article 6 du projet de délégation à l'Exécutif.

Quant à la deuxième question de votre interpellation, la proposition de modification de la part du Gouvernement valdôtain, comme je viens de le dire, a déjà été présentée à l'occasion de la Conférence unifiée Etat-Régions, par l'insertion dans le corps du projet de loi n° 1306 de la disposition que j'ai citée, veillant à la conservation des prérogatives des régions et des Provinces autonomes de Trento et Bolzano, en matière d'instruction et donc en permettant la mise en place d'instruments adéquats pour garantir le respect de leurs propres spécificités culturelles et linguistiques. En plus je rappelle que ces propositions remontent à il y a plus de deux mois; elles ont été inscrites déjà le 22 février 2002, comme je l'ai anticipé tout à l'heure.

Je suis absolument satisfait d'avoir prévu et obtenu l'accueil de cet amendement, que dote la réalité valdôtaine des instruments juridiques lui permettant de réaffirmer ses compétences et de maîtriser tous changements dans le secteur, en les adaptant à nos nécessités. De plus, j'estime aussi que l'accueil de la part de l'Etat et du Gouvernement de cet amendement a aussi une signification politique importante, car l'acceptation de cette modification a porté à la réaffirmation de la reconnaissance de nos prérogatives, reconnaissance qui se place au-delà aussi des aspects contingents liés à cet argument spécifique.

Presidente La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) L'Assessore ha ben interpretato quella che poteva essere la mia risposta, nel senso che l'Assessore ha anticipato che non sarei stata contenta della sua risposta, ed è vero, perché la sua è una risposta molto sulla difensiva, come dire: "io mi preoccupo che ci sia… "la pennellata rossa e nera" sulla riforma della scuola, non mi importa com'è la struttura di questa riforma della scuola".

Questo è il significato, Assessore, della sua risposta. È vero, l'ho citato nelle mie presentazioni, c'è questo articolo che è stato introdotto e che diventa il 6 bis: "Sono fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale…" - e qui rientra tutto il discorso sull'istruzione professionale - "… e delle Province autonome di Trento e Bolzano, in conformità dei rispettivi statuti e relative norme di attuazione, nonché alla legge costituzionale 18 ottobre 2001 n. 3".

Qui è riassunto il discorso che lei ha fatto, ma ripeto, questo consente di mettere una "pennellata rossa e nera", o una "pennellata leonina" - qualunque tipo di aggettivo usiamo mi va bene - su un impianto strutturale che altri hanno deciso, che altri stanno decidendo, che ha già una sua fisionomia chiara e precisa. Ora, non è indifferente il tipo di impianto strutturale su cui vado ad operare con lo Statuto e con alcuni adattamenti. E io le ricordo, Assessore, che su questo disegno di legge la società valdostana si è pronunciata già in modo chiaro ed inequivocabile.

Lo sciopero del 16 aprile ha visto la partecipazione convinta e numerosa dei sindacati confederali ed anche di Consiglieri di maggioranza presenti in questa sala, e sono stata ben contenta di averli visti! Fra i temi contestati e contro cui si indirizzavano la protesta e la richiesta di cambiamento, c'era anche la riforma della scuola. La società valdostana, con lo sciopero del 16 aprile, ha detto chiaramente "no" alla riforma del Ministro Moratti.

La scuola valdostana ha eletto il suo rappresentante all'interno del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e la docente che è stata eletta - e che fra l'altro non appartiene ai sindacati confederali, ma allo SNALS, quindi ad un sindacato autonomo - insieme a tutti i suoi colleghi ha votato il documento contro la riforma. È stato votato all'unanimità, tranne un'astensione, da parte del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, un documento che è molto critico nei confronti della "riforma Moratti" e che elenca fra gli altri temi anche quei tre che ho precedentemente indicato.

Assessore, là dove nell'interpellanza si parla dell'importanza di tale disegno di legge che indica le linee di riforma della scuola, io non ho fatto qui il riassunto delle linee di riforma della scuola, perché pensavo che lei le conoscesse, pensavo che lei sapesse quali sono anche gli atout di cui la Ministra Moratti va fiera, perché quello che a noi sembra una cosa criticabile, per questo Governo in carica è una cosa valida, quindi io credevo che questi principi fossero anche a lei chiari.

Quando si dice: "preso atto che sulle scelte politiche connesse a tale riforma è stata sentita la conferenza unificata", pensavo che lei avesse letto il documento della Presidenza del Consiglio dei ministri sulla conferenza unificata del 7 marzo 2002.

In tale documento si richiamano i contenuti degli incontri precedenti: il 14 febbraio, il 22 febbraio, il 28 febbraio, il 5 marzo e finalmente il 7 marzo, che è l'incontro conclusivo. In questo documento, che riassume tutto l'iter e in cui viene riportato anche l'articolo 6 bis, riguardante la salvaguardia delle competenze delle regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano, quel famoso articolo che abbiamo letto prima, è scritto in modo chiaro quali sono le regioni che si sono pronunciate pro e contro la riforma e troviamo anche regioni a statuto speciale.

Dieci regioni hanno espresso un parere favorevole; sono elencate nel documento ministeriale, e sono: il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, il Lazio, il Molise, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna, quindi anche regioni a statuto speciale. Segue poi l'elenco delle regioni che hanno espresso un parere negativo, corredato da una serie di osservazioni puntuali che non sto a riprendere, perché sono le stesse che ho richiamato nell'intervento precedente e che sono citate nel documento del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Queste regioni sono l'Emilia Romagna, la Toscana, l'Umbria, la Basilicata e la Campania. Qui si parla anche delle Province autonome di Trento e Bolzano, ma il nome della Valle d'Aosta non appare neanche una volta, può darsi che l'abbiano dimenticata…

(interruzione dell'Assessore Pastoret, fuori microfono)

… parlo della Regione Valle d'Aosta. Si dice invece che il Presidente della Provincia autonoma di Trento e quello della Provincia autonoma di Bolzano hanno espresso la propria posizione formalizzata in un documento, in cui si chiede che vengano salvaguardate le competenze, posizione che si è tradotta nell'articolo 6 di cui abbiamo detto.

Della Regione Valle d'Aosta qui non si fa cenno! Sicuramente sarà stata presente, non lo metto in dubbio, ma dell'apporto "attivo" che è stato dato non c'è traccia nei documenti del ministero, nel documento conclusivo della conferenza unificata. Ora io non credo che sia compito della Regione limitarsi solo a prendere atto di quello che il Governo ha deciso, senza preoccuparsi di intervenire nella fase di elaborazione delle norme e degli indirizzi della scuola.

Diversamente, a cosa serve la Conferenza Stato-Regioni? Non credo che il nostro apporto debba limitarsi a dire che noi siamo autonomi, che possiamo - grazie allo Statuto - mettere le nostre caratteristiche regionali su progetti che il governo ha deciso? Come se fosse irrilevante che il progetto governativo sia un castello o una bicocca, sia una stazione ferroviaria o un ospedale. Come se fosse importante solo mettere il tocco del bilinguismo con cui abbellire una struttura data. A me sembra molto che in tal modo si vanifichi il ruolo della Conferenza Stato-Regioni.

La Regione pretende l'intesa sulle materie istituzionali, e poi sulle materie che riguardano la cultura, l'educazione, il progetto educativo e lo sviluppo della Regione, non dice niente! Come se fosse indifferente il progetto di scuola che il governo decide, come se non fosse importante essere presenti, per favorire decisioni politiche che più rispondano alla storia della scuola valdostana. Ma allora sorge il dubbio che la tanto decantata "centralità" della scuola sia funzionale solo a mettere la "pennellata del francese", senza preoccuparsi del modello educativo che attraverso la scuola viene trasmesso! Infine credo che sia compito dell'Esecutivo interpretare e far proprie le richieste della cittadinanza, e in questo caso sul tema della riforma le indicazioni sulle scelte politiche sono state chiare: no alla "riforma Moratti"!

A meno che questa maggioranza abbia già iniziato il proprio cammino per allinearsi alle politiche del "Governo Berlusconi", e che ogni episodio sia un'occasione per proseguire a passi più o meno rapidi verso la costruzione dell'adesione al Governo di Destra!