Oggetto del Consiglio n. 2581 del 17 aprile 2002 - Resoconto
OGGETTO N. 2581/XI Tutela della popolazione da possibili danni derivanti da inquinamento elettromagnetico causato da elettrodotti. (Interpellanza)
Interpellanza Preso atto che la regione Valle d'Aosta ha provveduto finora a disciplinare con legge regionale n. 31 del 21 agosto 2000 l'installazione e l'esercizio di impianti di radiotelecomunicazione, predisponendo indirettamente gli strumenti per prevenire danni derivanti dall'esposizione alle emissioni elettromagnetiche;
Atteso che non è stato affrontato il tema dell'inquinamento derivante dall'esposizione a campi elettromagnetici generati da elettrodotti;
Visti i dati rilevati dall'ARPA relativi alla popolazione del comune di Châtillon, da cui risulta che la percentuale di popolazione esposta a livelli di inquinamento elettromagnetico superiore a 5 microtesla supera di gran lunga la media nazionale;
Visto che sono diversi i comuni della regione interessati come Châtillon dall'attraversamento di elettrodotti, la cui popolazione si trova esposta in modo continuativo a valori tali che non inducono ad effetti acuti ma che possono rientrare nella categoria di fenomeni considerati "possibili cancerogeni";
Ritenuto opportuno, in attesa di decisioni nazionali, disciplinare tale materia onde tutelare la salute dei cittadini, favorendo la delocalizzazione delle abitazioni che si trovano in zone altamente esposte o lo spostamento degli elettrodotti;
Visto che altre regioni, come la Regione Veneto e la Regione Campania, si sono mosse in tal senso;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
la Giunta regionale per sapere:
1) se ritiene opportuno che la popolazione sia tutelata dai danni derivanti dall'inquinamento elettromagnetico causato da elettrodotti;
2) se, e in quali tempi, intende predisporre una normativa regionale che disciplini la prevenzione dei danni derivanti dai campi elettromagnetici generati da elettrodotti.
F.to: Squarzino Secondina - Curtaz
PrésidentLa parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU) Nel Consiglio scorso avevamo presentato un'interpellanza in seguito ai dati che l'ARPA aveva rilevato sulla presenza di livelli di inquinamento elettromagnetico nel territorio del Comune di Châtillon. In quell'occasione avevamo posto in modo indiretto la questione circa l'opportunità e la necessità, da parte della Regione, di intervenire per eliminare - o almeno ridurre - il pericolo derivante dall'esposizione prolungata della popolazione ai cosiddetti "bassi" valori di inquinamento elettromagnetico, cioè a valori non acuti, non superiori ai 100 microtesla.
Nella sua risposta l'Assessore Vicquéry aveva ricordato, fra le altre cose, che tutta la materia era regolamentata da una legge quadro nazionale, la n. 36/2001.
In particolare in questa legge viene detto, all'articolo 4, che sarà lo Stato "a definire i valori di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico, ai fini della progressiva minimizzazione dell'esposizione ai campi medesimi", sarà sempre lo Stato a "definire i limiti di esposizione, i valori di attenzione, gli obiettivi di qualità entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge", e sarà poi compito delle regioni "adeguare la propria legislazione ai limiti di esposizione, ai valori di attenzione e anche agli obiettivi di qualità previsti dai decreti nazionali". Questi valori, mi è stato risposto, non sono stati ancora definiti; pertanto su questa materia non si può intervenire.
Il discorso che l'Assessore ha fatto, e che penso facesse a nome della Giunta e della maggioranza, è il seguente: "aspettiamo che il Governo emani questo decreto, che fissi i limiti di attenzione e gli obiettivi di qualità, dopo di che noi, Regione, potremo legiferare"; nel frattempo si aspetta. Ora la nostra iniziativa si colloca proprio in questo spazio di attesa, cioè in questo "frattempo", che può essere pochi mesi, ma può essere, purtroppo, anche molto più lungo, magari anni. Con l'iniziativa riproponiamo in modo preciso la questione chiedendo una risposta precisa più diretta; e, nel riproporre la questione, cioè sia se la Regione ritenga opportuno che la popolazione vada tutelata dai danni derivanti dall'inquinamento elettromagnetico causato da elettrodotti, sia se la Giunta intenda predisporre una normativa regionale che disciplini la prevenzione dei danni derivanti dai campi elettromagnetici generati dagli elettrodotti, vogliamo introdurre due dati e una raccomandazione.
Primo dato: alcune regioni, stante l'attuale normativa, hanno già legiferato in materia, anche in assenza di valori definiti a livello nazionale. Secondo dato: a livello scientifico è stata dimostrata una correlazione fra la presenza di livelli di inquinamento elettromagnetico e l'insorgenza di tumori infantili, specie leucemie. Ci sono studi ben precisi a questo riguardo.
Cito, ad esempio, uno studio tedesco sulla relazione fra campo magnetico e leucemia infantile e uno studio internazionale in cui si afferma che nei casi studiati, là dove i bambini sono esposti ad un inquinamento elettromagnetico superiore a 4 microtesla, si registra il raddoppio del rischio di leucemia infantile, rispetto ad un'altra fascia di bambini che vivono in un territorio con inquinamento inferiore a 4 microtesla. Questo significa che una correlazione è ormai acclarata a livello scientifico fra campi elettromagnetici superiori a 4 microtesla e insorgenza di leucemia infantile. Infine, la raccomandazione: esiste il diritto alla tutela preventiva della salute, e questo è un diritto che la costituzione ha affermato; esiste il principio di precauzione, cioè non posso avallare questa situazione o applicare questo valore se non ho la certezza scientifica della sua non nocività.
Ora, su questo fatto, nessuno accerta scientificamente la non nocività. La nostra Regione ha legiferato con la legge n. 31/2000 in materia di installazione ed esercizi di impianti di radiotelecomunicazione e, seppure indirettamente, si è posta il problema della tutela della salute della popolazione esposta alle emissioni elettromagnetiche. Viene affermato, là dove si prevede il parere preventivo dell'ARPA, che devono essere rispettati i limiti di esposizione, le misure di cautela, gli obiettivi di qualità. Ora è chiaro che rimane il problema di definire questi obiettivi di qualità, e vediamo che nel Comune di Aosta viene dibattuto questo problema, ma questo è un altro discorso; la cosa importante è che si afferma che vanno cercate misure di cautela e obiettivi di qualità.
Per quanto riguarda invece l'inquinamento elettromagnetico derivante da esposizione a campi elettromagnetici generati da elettrodotti, la Regione non ha legiferato in materia in nessun modo, tanto meno per quanto riguarda la necessità di rispettare obiettivi di qualità o misure di cautela. Noi chiediamo di sapere cosa intenda fare la Regione su questa materia. Avevamo posto indirettamente il problema quando abbiamo affrontato il caso a Hône dei signori Praduroux; ora, a fronte di nuovi dati da parte dell'ARPA, noi riproponiamo la questione.
PrésidentLa parole à l'Assesseur au territoire, à l'environnement et aux ouvrages publics, Vallet.
Vallet (UV) Rispetto alla prima domanda che viene posta, la risposta è scontata, nel senso che la tutela della salute umana è un diritto primario garantito dalla Costituzione, quindi, in presenza di pericoli per la salute, esiste l'obbligo di intervenire.
È altrettanto vero anche - e lo abbiamo detto più volte - che rispetto ai danni derivanti dall'inquinamento elettromagnetico le certezze scientifiche non siano proprio tali: la collega ha citato studi che vanno in una certa direzione, noi potremmo - e lo abbiamo già fatto - disquisire a lungo su altri studi e teorie che non portano alle stesse assolute certezze e conclusioni; quindi, a fronte di queste incertezze scientifiche, le politiche di cautela nei riguardi dell'esposizione ai campi elettromagnetici paiono assolutamente condivisibili.
Se è vero che tali concetti hanno guadagnato popolarità fra molti cittadini, che pensano che queste politiche offrano una protezione ulteriore contro i rischi scientificamente non provati, è altrettanto vero che l'applicazione di simili approcci è perlomeno problematica. La maggiore difficoltà è data dalla mancanza di chiare evidenze di danni sanitari dovuti ad un'esposizione cronica a campi elettromagnetici al di sotto dei limiti stabiliti, o dalla mancanza di qualunque comprensione della natura del danno sanitario, ammesso che ne esista uno. Mentre il peso delle evidenze che si richiedono per attivare una politica cautelativa è indiscutibilmente inferiore a quello richiesto per definire delle linee guida di esposizione. È chiaro che un rischio deve essere identificato e che occorre una certa comprensione di quali siano le condizioni in cui questo rischio può presentarsi.
Da un punto di vista scientifico sono stati evidenziati problemi di adozione di politiche cautelari, che potrebbero rivelarsi del tutto sproporzionate rispetto ai pericoli effettivamente accertati e che rischiano di diventare in questo modo del tutto arbitrarie. La scelta dell'azione di tutela deve pertanto in questi casi essere attentamente ponderata.
Limiti di esposizione e azione di risanamento devono essere per forza definiti in modo da risultare credibili ed effettivamente realizzabili in tempi prefissati e con le risorse realmente disponibili. Devono essere chiaramente individuati i soggetti o gli Enti tenuti a sostenerne i costi e devono inoltre essere fissati con precisione anche i tempi per la realizzazione di questi interventi; è inutile infatti imporre limiti e fantasiosi programmi di risanamento che prevedano programmi di investimento da migliaia di miliardi, per i quali non è chiara la fonte di finanziamento. Secondo noi bisogna privilegiare l'intervento sulle nuove strutture, al fine di evitare che si realizzino situazioni a rischio nel prossimo futuro. Lo ha detto il collega Vicquéry, rispondendo due settimane fa, lo ripeto, lo avevamo già detto discutendo della legge n. 31: in assenza dei Decreti applicativi della legge quadro statale contenenti i valori di cautela, che consentiranno di avviare le azioni di risanamento, non abbiamo intenzione di provvedere a fissare nessun limite.
Questo per evitare di creare confusione e di creare danni. In relazione alla problematica, abbiamo comunque ritenuto opportuno avviare un'azione conoscitiva delle situazioni di prossimità degli elettrodotti e dei livelli di campo. A tal fine, segnalo che è stata promossa la stipulazione di un accordo di programma con l'ARPA della Valle d'Aosta per la disciplina di attività e di azioni finalizzate all'integrazione fra politiche ambientali e sanitarie, per la tutela della popolazione dai rischi ambientali, finalizzato a verificare in prima istanza gli eventuali problemi di bambini e ragazzi in età scolare, essendo frequenti le scuole poste in prossimità di linee di alta e media tensione. Tale accordo, seguito dall'Assessorato alla sanità, è in fase di stipulazione.
Stiamo anche lavorando alla predisposizione di una normativa regionale che disciplini le modalità di realizzazione delle linee elettriche. In quella sede - mi auguro che i Decreti attuativi della legge quadro siano definiti e siano emanati al più presto - valuteremo se in particolari aree, in modo particolare in relazione a scuole o ad asili, sarà il caso di introdurre limiti di esposizione diversi da quelli che saranno fissati a livello statale.
PrésidentLa parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU) Credo che ogni decisione non nasce d'emblée, ma si costruisce nel tempo. Quindi noi continueremo la nostra azione di informazione e di richiesta di chiarimenti e di presentazione del problema, perché quanto ha detto oggi l'Assessore è sicuramente qualcosa di più rispetto a quanto detto un anno fa. E questo mi fa piacere, nel senso che c'è una sempre maggiore consapevolezza e il desiderio almeno di incominciare a fare qualche piccolo passo.
Ma questo, Assessore, non è ancora sufficiente. Posso capire che lei cerchi di giustificare la propria posizione, però non condividiamo le argomentazioni che lei ha esposto, e le spiego il perché. Lei dice che non c'è nessuna certezza scientifica rispetto ai danni provocati dall'esposizione prolungata a bassi campi elettromagnetici.
Il rapporto, la correlazione fra campi elettromagnetici, anche di basso livello, e leucemia infantile, questo rapporto è chiaro, questo rapporto è stato dimostrato, questo rapporto è alla base della circolare "Clini", questo rapporto è alla base della convenzione che lei, che la Giunta vuole fare con l'ARPA per verificare - giustamente, secondo me - se ci sono delle zone: asili nido, scuole, frequentate da bambini, ma anche da anziani e dagli altri adulti, in cui il livello di inquinamento sia superiore a 0,2 microtesla. Se lei ha giustamente chiesto all'ARPA di iniziare questa verifica, vuol dire che c'è un dato scientifico preciso sotto questa decisione, altrimenti non lo avrebbe fatto, altrimenti non ci sarebbe la circolare "Clini", che da almeno due anni chiarisce la pericolosità di questi limiti.
Credo che su alcune cose si debba fare chiarezza; sappiamo con sicurezza scientifica che c'è questa correlazione. Non abbiamo ancora scoperto se esiste una correlazione anche rispetto alla popolazione adulta. Ma, Assessore, la pericolosità dell'amianto è stata scoperta dopo anni e anni, quando si sono verificate una serie di morti, un aumento esponenziale di casi di cancro. Ora io credo che oggi non si possa dire che non ci sono certezze scientifiche per cui non esiste il pericolo. Esiste il problema di una politica di cautela, a cui lei ha accennato, ma la politica di cautela è - appunto - una politica e, in quanto tale, dipende dalle scelte politiche di una regione, di una forza politica, di una Giunta, di un movimento, di un partito.
Allora lei deve spiegare perché non è possibile scegliere, come Regione, di fare una politica seria di cautela, nei confronti di situazioni, di casi, di abitazioni in cui esiste un livello molto alto di inquinamento; diverse zone di Châtillon sono superiori a 0,4 microtesla. E perché rispetto a queste situazioni dovremmo dire: "abbiate pazienza, non c'è pericolo, state tranquilli, non ci sono problemi?" Io credo che nessuno possa dirlo, al massimo potete dire: "noi, in questo momento, non siamo capaci di dimostrare che c'è una correlazione", ma nessuno può dire: "siamo sicuri che non c'è nessun pericolo".
Credo pertanto che una regione possa porsi, come politica di cautela, alcuni obiettivi precisi, altre regioni lo hanno fatto: la Regione Veneto l'ha fatto, la sua legge è stata impugnata dalla Corte costituzionale ma poi la Regione Veneto ha vinto; la Regione Campania lo ha fatto, indicando proprio i problemi che lei poneva prima, ha legiferato dicendo di voler intervenire per quanto riguarda la prevenzione dei danni derivanti dai campi elettromagnetici generati da elettrodotti, dicendo che gli strumenti urbanistici devono assicurare che si realizzi "il rispetto dei valori limite di induzione magnetica, misurata al ricettore di 0,2 microtesla in prossimità di asili, scuole, aree verdi attrezzate, ospedali, aree urbane, uffici adibiti a permanenza di persone non inferiore a 4 ore giornaliere".
Non solo, dice che ci deve essere un catasto degli elettrodotti, dice che "le imprese distributrici di energia elettrica con elettrodotti di tensione fino a 150.000 volt presentano alla Regione, entro sei mesi, un piano di risanamento", con modalità e tempi, e via dicendo. Vengono enunciati in maniera chiara i limiti di cautela e di attenzione, i tempi entro cui le imprese dovranno presentare un piano di risanamento, viene individuato nell'ARPA l'organismo che deve istituire il catasto degli elettrodotti, vengono fissate anche le sanzioni per gli enti gestori inadempienti.
Perché allora altre regioni fanno queste scelte e noi non possiamo farle, in nome di che cosa? Lei mi porti un solo motivo che spieghi perché noi siamo una Regione che non può porsi degli obiettivi di cautela rispetto alla popolazione: non c'è nessun motivo, Assessore! Al massimo lei si trincera dietro al fatto che mancano ancora le normative nazionali, mancano gli studi scientifici, però le due leggi del Veneto e della Campania sono state fatte in presenza dei limiti di cui lei sta parlando, Assessore! Credo che occorra spiegare alla popolazione perché non si vuole affrontare seriamente questo problema.
Lei dice: "stiamo pensando alle modalità di realizzare linee elettriche e in particolari aree siamo disposti anche a superare i dati nazionali": dati che non ci sono ancora! Assessore, la Regione autonoma Valle d'Aosta, che rivendica ad ogni piè sospinto, giustamente, la propria autonomia, non è in grado di rivendicarla in questa situazione? A cosa serve la nostra autonomia, se non per giocarci su queste tematiche? Non potrebbe essere questo un formidabile atout proprio per l'immagine turistica della regione, per la sua vivibilità?
Non capisco perché, di fronte a certe possibilità, ci si trinceri dietro a degli "non si può, ci sono dei limiti nazionali"; altre regioni a statuto ordinario lo hanno fatto, noi che siamo una Regione a statuto speciale non lo facciamo! A me sembra poco credibile la posizione della Giunta - non uso altri aggettivi, anche se la foga del discorso me li suggerirebbe -, poco credibile e poco rispettosa della salute della popolazione. Noi chiediamo di intervenire là dove c'è il pericolo, certo; ma il pericolo già si sa dov'è!
In tutta una serie di Comuni: Gressan, Pollein, Jovençan, Champdepraz, oltre a Hône e a Châtillon c'è sicuramente questo pericolo, denunciato più volte dall'ARPA. Chiediamo che la Giunta prenda sul serio questo problema e spieghi i motivi per cui non è disponibile a fare una politica di cautela. Su questo torneremo ancora, Assessore.