Oggetto del Consiglio n. 2520 del 20 marzo 2002 - Resoconto
OGGETTO N. 2520/XI Intendimenti in merito agli indirizzi di politica sanitaria sostenuti dal Ministro della Sanità. (Interpellanza)
Interpellanza Constatato che dopo la riforma sanitaria "ter", a cui anche la Valle d'Aosta si è adeguata con i propri provvedimenti approvati dal Consiglio regionale, si va incontro alla riforma "quater" visti gli indirizzi governativi sostenuti dall'attuale Ministro della Sanità;
A conoscenza della dichiarazione dell’On. Berlusconi, concernente l’accordo Governo/Regioni per ridurre le liste d’attesa a 15 giorni;
Preso atto dei nuovi indirizzi governativi, nonché della legge Bossi sulla "Devolution" che comprende anche la Sanità;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interpella
la Giunta regionale e l’Assessore competente per conoscere:
1) se, e come il Governo e l'attuale Ministro della Sanità hanno portato a conoscenza (e se sono stati oggetto di confronto) della Conferenza Stato-Regioni, i contenuti della politica sanitaria che l'esecutivo intende realizzare;
2) se ritiene opportuno relazionare al Consiglio regionale su quanto la Regione è stata messa a conoscenza e che interessa la Valle d'Aosta.
F.to: Beneforti
PrésidentLa parole au Conseiller Beneforti.
Beneforti (PVA-cU)Ho solo dieci minuti per illustrare questa interpellanza, ma per gli argomenti che affronta me ne occorrerebbero molti di più, per cui mi limiterò a fare alcune riflessioni, anche perché i motivi per i quali è stata presentata credo che siano chiari. Sui quotidiani e sulle comunicazioni che riceviamo, come forza politica, dal Centro, abbiamo letto qua e là gli obiettivi che si prefigge di realizzare l’attuale ministro della sanità.
Abbiamo appreso dei cambiamenti e delle modifiche che intende realizzare rispetto alla riforma sanitaria messa in atto dal precedente Governo e tuttora in vigore: nella sostanza, si intende portare avanti una revisione della cosiddetta "riforma ter". In particolare si intende rivedere i rapporti di lavoro dei medici ospedalieri, alla luce di un nuovo stato giuridico già annunciato, in rapporto ai "livelli essenziali di assistenza", i cosiddetti "LEA", che dovrebbero fissare i diritti dei cittadini; si riferisce alla riorganizzazione della rete ospedaliera e delle prestazioni erogate, con particolare riferimento alle liste di attesa che, secondo il Presidente del Consiglio Berlusconi, non dovrebbero più superare i quindici giorni.
Questo ministro è per l’aumento dei ticket sui prodotti farmaceutici in generale. Si parla di una riforma farmaceutica nel suo insieme, fino al taglio delle spese improprie, in modo di depurare il Servizio sanitario da quelle prestazioni che non riguardano direttamente la salute: lo si dice, ma non si dice quali sono queste spese improprie che ogni cittadino si dovrà pagare, dato che non sono state ancora individuate.
Dai pochi accenni fatti, ci si rende conto che le modifiche di cui si parla non sono di poco conto. Siamo convinti che la scure del ministro stia per calare sulla politica sanitaria, perché sono previsti interventi sia di tipo strutturale, sia di tipo economico. La manovra del Governo è iniziata con un primo accordo, siglato l’8 agosto 2001, fra Stato e Regioni, con la legge n. 405/2001, con l’emanazione dei "LEA", cosiddetti "livelli essenziali di assistenza". Tutti i contenuti di questi provvedimenti apportano modifiche sostanziali al quadro tracciato dalla legge n. 229/1999, viene presa di mira la vecchia riforma sanitaria, la "riforma ter". Da quello di cui siamo a conoscenza, pertanto, si può dedurre che da parte del ministro e del Governo di Centro-Destra sussista la volontà politica di giungere ad una sanità sempre meno pubblica e sempre più privata; di giungere ad una controriforma sanitaria rispetto a quella in vigore, per ripristinare certi privilegi che stavano per essere eliminati.
Di fronte a questo quadro, di fronte alla necessità di mantenere al centro di ogni riforma l’uomo, l’ammalato, di fronte alla "devolution" di Bossi e al vero federalismo, si è aperto nel Paese un confronto-scontro che si accentuerà sempre di più.
Di fronte a questo quadro, quale ruolo sono chiamate a svolgere le Regioni? Sono chiamate a confrontarsi e a decidere, o a subire la nuova politica sanitaria del Governo? Questa è la domanda che ci poniamo e che ci ha indotto a presentare questa interpellanza, per conoscere lo stato delle cose.
In particolare ci interessa conoscere la posizione che la Valle d’Aosta ha preso, o intende prendere, di fronte al "nuovo che viene avanti", che a noi pare molto triste per chi non ha i soldi per curarsi.
Crediamo che il Consiglio regionale debba essere informato, in modo da aprire il confronto e stabilire la linea da sostenere nella Conferenza Stato-Regioni e a livello dei due rami del Parlamento. Questo confronto, se lo ritenete opportuno, può avvenire nelle forme e nei modi che la Conferenza dei Capigruppo può decidere, unitamente all’Assessore, alla Giunta e al Presidente del Consiglio; può avvenire con la presentazione di una risoluzione, con un Consiglio straordinario sull'intera problematica, a livello anche di commissioni consiliari competenti. L’importante è che avvenga nel più breve tempo possibile, prima di essere messi di fronte al fatto compiuto, sia a livello locale che a livello nazionale.
La politica sanitaria deve essere per noi un aspetto importantissimo, che dobbiamo considerare con tutto il rispetto. Si tratta di una riforma sociale che tocca l’intera comunità valdostana, come tocca l’intera comunità italiana, ma noi dobbiamo anche prestare attenzione alla nostra Regione, dato che abbiamo la potestà legislativa di decidere su certe materie.
PrésidentLa parole à l’Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Vicquéry.
Vicquéry (UV)Il Consigliere Beneforti mi chiede se - e come - il Governo e l’attuale ministro ha portato a conoscenza della Conferenza Stato-Regioni i contenuti della politica sanitaria, che l’Esecutivo intende realizzare. Devo precisare che la Conferenza Stato-Regioni è l’organismo istituzionale nel quale vengono esaminati e approvati atti formali, e allora dobbiamo distinguere gli atti formali - che sono pochi - da quelle che sono le innumerevoli dichiarazioni, comunicati stampa, anche e soprattutto estemporanei del Ministro Sirchia, che non fanno stato, fino a prova contraria e che, ovviamente, non sono arrivati in ambito di Conferenza Stato-Regioni, ma non sono neppure stati esaminati nell’ambito della Conferenza degli Assessori, men che meno nell’ambito della Conferenza dei Presidenti delle Regioni: questi sono tre livelli diversi.
Il primo livello, è la Conferenza degli Assessori, che prende in esame innumerevoli provvedimenti - fra l’altro oggi stesso avrei dovuto partecipare ad una riunione con all’ordine del giorno una decina di punti - e dove, in data 14 febbraio, abbiamo esaminato la bozza del documento sul riordino del rapporto di lavoro dei medici del Servizio sanitario nazionale, che è un po' l’elemento centrale di quella che viene definita la "riforma quater". Su questo gli Assessori presenti si sono e ci siamo pronunciati all'unanimità su una richiesta, alla luce del titolo V della Costituzione, di proporre che l’eventuale strumento legislativo fosse composto da soli due articoli generali riguardanti la differenziazione fra lavoro dipendente e collaborazioni di natura coordinata e continuativa definendo, di fatto, una legge di principi e lasciando poi alla legislazione regionale tutta l’applicazione concreta.
Questa è stata l’espressione, a livello politico, da parte degli Assessori: "no" al disegno di legge così come formulato, "sì" ad un disegno di legge che definisca due semplici aspetti di tipo generale. È evidente che quando parliamo di "provvedimenti formali", oltre a questo che è in fase di discussione negli ambiti istituzionali competenti, è stato approvato all’interno della Conferenza Stato-Regioni il documento sulle liste di attesa, che è stato lungamente esaminato dagli Assessori e dai Presidenti delle Regioni, ma che, al di là delle dichiarazioni ad effetto, non aggiunge nulla - o quasi - rispetto ad una serie di provvedimenti che già le Regioni avevano assunto autonomamente. L’obiettivo di raggiungere i quindici giorni è un obiettivo che può essere ottenuto nel breve-lungo periodo, principalmente ad una condizione, quella di definire linee guida di appropriatezza delle prestazioni ambulatoriali, per evitare che agli ambulatori accedano cittadini richiedenti prestazioni di alto contenuto professionale e a costi altissimi, senza il necessario filtro sul territorio.
Stiamo procedendo su alcuni importanti settori, ma il mondo scientifico e il settore tecnico sono assolutamente in ritardo su questo argomento, perché va definito nel dettaglio, per fare un esempio, chi, e come, e quando, può accedere alla prestazione di una TAC, in quali condizioni, chi prescrive la TAC, l’appropriatezza dell’intervento. Ripeto, è un obiettivo che ci poniamo, ma un obiettivo che avrà effetti nel breve-lungo periodo. Questo è assolutamente certo. Gli altri contenuti del documento sulle liste di attesa riguardano fondamentalmente l’allungamento degli orari ambulatoriali, cosa che abbiamo fatto riguardo alla TAC ed altro; su questo fronte gli Assessori e Presidenti di regione hanno più volte ribadito che non ci si può limitare a dichiarazioni di principio, ma che a questo punto andrebbe discusso l’accordo dell’8 agosto sul trasferimento delle risorse finanziarie, perché se si devono aggiungere medici, tecnici, infermieri, e quant’altro per ridurre le liste di attesa, evidentemente c’è necessità di ulteriori risorse finanziarie.
Il terzo documento formale, citato anche dal Consigliere proponente, riguarda il disegno di legge sulla "devolution" del Ministro Bossi, che è stato presentato in una riunione congiunta Conferenza Stato-Regioni e conferenza unificata, a cui ho partecipato su delega del Presidente della Regione, dove è stata presentata una carrellata di lamentele dal Centro, dalla Destra, dalla Sinistra, rispetto ad un testo di quattro righe, assolutamente confuso nei contenuti e di difficilissima applicazione. Oggi, ci troviamo di fronte ad una situazione di approvazione della modifica al titolo V della Costituzione, che dà alle Regioni competenza concorrente in materia di tutela della salute, per cui è un termine largo, e ad un disegno di legge sulla "devolution" del Ministro Bossi, che parla invece di competenza primaria in materia di assistenza sanitaria.
Dallo stesso Ministro La Loggia è stata sostenuta la teoria - che condivido - che a questo punto andrebbero rimodellati i contenuti, perché se con la potestà concorrente mi dai competenza sulla tutela della salute, devi capire cosa significa "competenza primaria" in materia di assistenza sanitaria. Questo è un argomento che sarà esaminato nelle sedi competenti. Questi, ripeto, sono stati i momenti formali. Il ministro non ha mai convocato gli Assessori o i Presidenti delle Regioni per fare un ragionamento di tipo più generale sulle politiche sanitarie che intendono portare avanti, dicendo, giustamente, che si rifanno al programma di governo, al programma di legislatura, sotto questo punto di vista.
L’argomento è importante; il Consigliere mi chiede qual è il ruolo delle Regioni, ma le Regioni, ripeto, trasversalmente e con sfumature diverse, chiedono competenza primaria in materia di sanità. Questo è l’argomento che anche personalmente abbiamo sempre sostenuto è un po' un refrain che viene ormai preso da parte di tutte le Regioni. Come ottenere questo? Ripeto, bisogna armonizzare la normativa in vigore, bisogna sicuramente avere le idee chiare.
A livello di Regione Valle d’Aosta, quando il ministro parla di "riorganizzazione della rete ospedaliera", per esempio, ripete quanto questa Assemblea aveva già deciso anni fa; quando abbiamo deciso per la ristrutturazione e l’ampliamento dell’Ospedale esistente, abbiamo anticipato le dichiarazioni del Ministro Veronesi, abbiamo anticipato le dichiarazioni del Ministro Sirchia, i quali sottolineano che i posti letto non possono essere superiori a 4,5 per mille abitanti per gli acuti; abbiamo quindi dato, con decisione di questa Assemblea, applicazione ad una riorganizzazione della rete ospedaliera nostra.
Il ministro sottolinea più volte - e questo è un aspetto per noi preoccupante - che dovrebbero esserci pochi ospedali di eccellenza e, pertanto, andrebbero ridotti gli ospedali cosiddetti "zonali di periferia". Non avendo alcun problema di questo genere, noi abbiamo già dato un'impostazione sul Piano sociosanitario regionale su quale deve essere il ruolo dell’Ospedale in Valle d’Aosta.
Di certo, altre Regioni - vedasi il vicino Piemonte - stanno dibattendo animatamente su questa tematica, perché devono chiudere una serie di ospedali territoriali con grosse ripercussioni sul territorio, ma questo è un problema che non ci riguarda, avendo già anticipato da anni questo dibattito, che è stato proficuo e che ha un'impostazione corretta da seguire passo passo.
Sulla spesa farmaceutica il problema è apertissimo, perché è notizia dell’altro giorno che alcuni provvedimenti di Regioni che sono stati adottati, sono stati impugnati da Farmindustria e il TAR del Lazio, la settimana scorsa, ha sentenziato che il "delisting" non è fattibile. Trattandosi del TAR del Lazio, questa sentenza ha valore su tutto il territorio nazionale: pertanto, le Regioni non potranno declassificare alcuni farmaci, come stavamo facendo noi e come hanno già fatto alcune Regioni. L’argomento è da riprendere assolutamente, perché c’è stata una fortissima pressione contro da parte di Farmindustria, per bloccare una serie di iniziative.
Nel frattempo si sta verificando una crescita a dismisura della spesa farmaceutica e abbiamo pochi strumenti. Abbiamo dato attuazione alla distribuzione diretta dei farmaci, all'applicazione della cosiddetta "notula 47"; non sono argomenti da discutere in questa sede, ma stiamo distribuendo i farmaci ospedalieri sul territorio al costo del 50 percento. Questi sono palliativi - sottolineo - rispetto a politiche a livello nazionale, che incidono profondamente sulla spesa farmaceutica.
Rispetto ai "LEA", abbiamo costituito un gruppo di lavoro e ci accingiamo a prendere delle decisioni definitive entro giugno, come prevede la legge, anche se con la posta di ieri, per esempio, è pervenuta una nota dell’Associazione "Le Cliniche Private di tutta Italia", che contesta tutta l'impostazione sulla terapia fisica, soprattutto sulla rieducazione, e preannuncia ricorsi al TAR che hanno grosse probabilità di successo - su questo dico la mia, anche se potrò essere smentito domani mattina - perché il centro sud è totalmente in mano alle cliniche private e sono in ballo centinaia e centinaia di posti di lavoro e di business.
Questa è la situazione della sanità in Italia. Noi abbiamo la fortuna di avere legiferato e di seguire la nostra programmazione regionale, che è in vigore a tutti gli effetti. Questo non significa che non dobbiamo ulteriormente dibattere su questi temi. Accolgo la sollecitazione del Consigliere Beneforti, che avrebbe dovuto essere espressa probabilmente più in una mozione che in un'interpellanza. Dal punto di vista contenutistico direi di rinviare alla commissione consiliare la decisione su come procedere, perché è materia che va monitorata e seguita passo passo, perché domani c’è la Conferenza Stato-Regioni, vengono portati altri argomenti che oggi sono in fieri e che non conosciamo.
Proporrei pertanto di rinviare il tutto in commissione, la quale deciderà le modalità per poter dibattere serenamente su questo iter e su questo ennesimo tentativo di riforma sanitaria. Clou della discussione è quel provvedimento che riguarda il riordino del profilo giuridico dei medici; in quel documento si parla di libera professione, di intramoenia e di amenità - le definisco amenità perché tali le considero - quali il prolungamento dell’età pensionabile, e quant’altro.
Ripeto, c’è ampia disponibilità da parte del Governo regionale di sedersi attorno ad un tavolo, per ribattere queste tematiche.
PrésidentLa parole au Conseiller Beneforti.
Beneforti (PVA-cU)Prendo atto delle risposte che l’Assessore ha dato alla nostra interpellanza.
Credo che questo sia un primo passo verso un approfondimento maggiore. Non entro - per il tempo che ho - nel merito dei singoli argomenti, ma dico che questo merita un approfondimento e un confronto continuo. Accolgo l’invito dell’Assessore di rinviare la continuazione della discussione e di demandare alla V Commissione le modalità per vedere come proseguire il confronto.
L’importante è che la Valle d’Aosta segua da vicino questa politica nel suo insieme, perché è un aiuto anche per l’Assessore, per evitare che questa politica penalizzi gli utenti valdostani, come gli utenti di tutta Italia, ma noi pensiamo a portare il nostro contributo per evitare certe penalizzazioni.