Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2490 del 6 marzo 2002 - Resoconto

OGGETTO N. 2490/XI Concessione di finanziamenti per le società di impianti a fune. (Interpellanza)

Interpellanza Premesso:

- che la Giunta con delibera del 18/02/2002 ha autorizzato la Finaosta a concedere "l'erogazione in via immediata di un finanziamento preliminare pari all'80 percento, estendibile sino al 90 percento, dei minori ricavi di biglietteria registrati da ciascuna società" del settore impianti a fune al 31 gennaio 2002 rispetto ai ricavi registrati nell'analogo periodo della scorsa stagione;

- che tale provvedimento si fonda sulla flessione registrata dal turismo invernale a causa della carenza di precipitazioni nevose;

- che i riflessi negativi della riduzione del flusso turistico si sono manifestati anche nell'indotto del commercio e dei pubblici esercizi;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

la Giunta regionale per sapere:

1) se le rate in scadenza a dicembre dei finanziamenti e/o mutui accesi dalle varie società di impianti a fune c/o Finaosta sono state regolarmente pagate;

2) su quali presupposti è stata presa a riferimento la passata stagione invernale per la quantificazione dei minori incassi al 31/01/02;

3) quali sono i motivi per i quali è stato adottato tale provvedimento ad esercizio in corso;

4) se è intenzione adottare provvedimenti analoghi a sostegno dei minori incassi degli esercenti il commercio e i pubblici esercizi.

F.to: Frassy - Tibaldi - Lattanzi

Président La parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI) Con questa interpellanza il nostro gruppo vuole capire quali sono i presupposti della delibera n. 519 del 18 febbraio, con la quale sono state individuate delle provvidenze di tipo economico a favore delle società che gestiscono gli impianti di risalita.

Va fatta una premessa all'illustrazione di questa interpellanza. Concordiamo sul fatto che ci sia stata sicuramente una stagione invernale atipica rispetto alla media delle stagioni invernali, perciò condividiamo anche sul riconoscimento di uno stato di crisi, che sta a premessa della deliberazione.

Riteniamo però che normalmente, quando si individua la crisi di un comparto, questa crisi debba avere a riferimento tutti gli attori del comparto. Sappiamo che in questa regione gli impianti a fune hanno un indotto non indifferente nell’ambito dei cosiddetti "operatori turistici": ci riferiamo in particolar modo agli albergatori, ai ristoratori e, per certi versi, ai commercianti, e ci sembra perlomeno atipico che questo stato di crisi venga limitato all’ambito delle imprese che eserciscono i comprensori. Se è vero che le imprese hanno avuto ricavi minori, è altrettanto vero che molte imprese che sono situate lungo le piste neppure hanno aperto, perciò i ricavi non li hanno avuti nei mesi di dicembre e gennaio.

Ci saremmo allora aspettati un provvedimento un po' più equilibrato dal punto di vista di quelle che erano le ricadute, tipo quanto era stato fatto ad esempio nella tragica vicenda dell’alluvione, quando vennero rinviate le scadenze delle rate dei mutui di Finaosta e invece nulla! L’attenzione è esclusivamente incentrata sugli impianti di risalita. Devo anche dire che ci desta qualche sorpresa il fatto che società, che dovrebbero avere le spalle larghe, società per azioni che gestiscono e movimentano anche risorse importanti, abbiano la necessità, in corso di esercizio, di avere un finanziamento immediato, perché voi scrivete questo nella deliberazione, e cioè di provvedere all’erogazione, in via immediata, del 90 percento dei mancati ricavi rispetto ai ricavi della scorsa stagione.

Assessore, la scorsa stagione sembra un dato assodato che è stata una buona stagione dal punto di vista dell’innevamento, dal punto di vista anche dell’afflusso turistico. Allora vorremmo capire come si può pensare di prendere a riferimento i ricavi della scorsa stagione e dire che vengono riconosciuti sino al 90 percento i mancati ricavi di quest’anno rispetto alla scorsa stagione!

Quali sono i requisiti? I requisiti che chiedete nella delibera sono quelli di aver tenuto per almeno venticinque giorni sino al 31 gennaio aperto un impianto e una pista da sci. Ora, non c’è chi non capisca che da un punto di vista economico non sta in piedi questo ragionamento, perché quando ho un comprensorio con cinque, dieci impianti di risalita aperti e il doppio delle piste aperte, ho delle potenzialità per attirare gli sciatori e dei costi per gestire questo comprensorio, che non sono paragonabili ai costi di una pista e di un impianto per almeno venticinque giorni!

La cosa più paradossale è che il 90 percento, che qui viene riconosciuto, ha come ulteriore parametro il fatto di avere aperto dal 31 gennaio a fine stagione per altri 35 giorni. In sostanza, se una stagione ordinaria prevede 140 giorni di esercizio, richiediamo complessivamente 60 giorni di esercizio limitatamente a una pista sola, perciò c’è un parametro che vorremmo ci venisse illustrato dall’Assessore, da dove sia nato, per capire quali sono i presupposti di tipo economico che hanno fatto scattare queste proporzioni: il 90 percento dei ricavi a fronte del 40 percento delle giornate e a fronte di un decimo di quelli che dovrebbero essere i costi di gestione.

La riflessione che poi abbiamo fatto successivamente alla presentazione di questa interpellanza - e che ritengo doveroso svolgere in quest’aula - prescinde anche dai meccanismi di tipo amministrativo che hanno portato la Giunta ad adottare un atto che noi riteniamo essere di competenza del Consiglio.

Nella deliberazione di Giunta non si evince in alcun passaggio quali siano i presupposti amministrativi e giuridici che fanno sì che la Giunta possa, in via immediata, disporre di "qualcosa come 16 miliardi" su un progetto. In questa discussione non vorremmo passare come quelli che non hanno l’interesse di far funzionare il turismo invernale e, di conseguenza, di far funzionare gli impianti di risalita; però riteniamo che gli impianti di risalita o vengono gestiti con una filosofia di mercato, cercando di massimizzare gli utili e di minimizzare i costi, oppure, se vengono gestiti con una filosofia diversa, per così dire "politica", cioè con la filosofia di dare delle risposte che finiscono per dare non dei risultati economici o di tipo turistico, ma dei risultati di tipo politico - una volta si diceva di tipo "clientelare" - come è possibile non accorgersi che gli impianti a fune, che sono impianti stagionali, debbono seguire la stagionalità del loro ciclo e, di conseguenza, se non c’è una stagione invernale, non ci dovrebbero essere neppure quelle assunzioni massicce che caratterizzano invece una stagione che sia ottimale, come poteva essere la scorsa.

Vorremmo perciò capire se nell’ambito delle società, dove l’Amministrazione regionale ha forti partecipazioni, c’è stata l'indiscriminata assunzione del personale dipendente stagionale oppure no.

Vorremmo capire da dove nasce questa urgenza, anche perché ci risulta che, a un anno e mezzo dall'alluvione, ci siano ancora parecchi concittadini che devono percepire per l’intero o per una parte i contributi e i finanziamenti previsti dalle norme di legge regionale.

Non capiamo allora perché gli impianti di risalita non abbiano la capacità di ricorrere ai normali canali di finanziamenti, l’autofinanziamento piuttosto che il finanziamento di tipo bancario. Ci sembra una situazione da panico, ci sembra di essere di fronte ad aziende che, se non ricevono subito questi denari, non riescono a rimanere aperte; ci sembra una situazione di tipo prefallimentare. Siamo consapevoli delle particolarità del settore, ma riteniamo che i finanziamenti debbano essere finalizzati agli investimenti e non possano essere utilizzati per ripianare i debiti di gestioni dissennate.

Questo è il senso di questa interpellanza, per fare chiarezza su qualcosa che è stato adottato in gran fretta e senza nessuna verifica politica ed economica, perché da questa deliberazione di Giunta non traspaiono elementi utili. Chiudo ricordando all’Assessore che vorremmo capire su quali presupposti la Giunta ha ritenuto di avere competenze specifiche su questa materia.

Président La parole à l’Assesseur au tourisme, aux sports, au commerce et aux transports, Lavoyer.

Lavoyer (SA) Come sempre, l’interpellanza contiene requisiti puntuali, poi nell'illustrazione si toccano una serie infinita di temi. Prima di andare a dare le risposte puntuali ai quesiti, cercherò nella premessa di rispondere ai punti più interessanti e meritevoli di risposta che il Consigliere ha introdotto e che mi sono annotato, e poi alcuni di questi li riprenderò in sede di risposta, in base a quanto era previsto dall'interpellanza stessa.

Partiamo dalla grande fretta. Non mi pare che ci sia stata grande fretta. Il dibattito era aperto, non dico da mesi, ma senz’altro da settimane; da settimane avevamo impostato anche un gruppo di monitoraggio che vedeva presenti, oltre che i responsabili di Finaosta, quelli dell’Assessorato e degli impianti a fune. Non c’è stata assolutamente grande fretta, anzi è stata una scelta molto ponderata dopo un'analisi molto approfondita ma, al di là di questo, da una parte ci si critica perché siamo intervenuti con grande fretta, ci si critica per la tipologia dell’intervento, poi nella premessa si chiede perché lo stesso intervento non è stato fatto per gli albergatori o i commercianti.

A me non risulta che ad oggi le presenze alberghiere siano diminuite, non mi risulta che le presenze alberghiere fino all'Epifania siano state negative rispetto agli anni precedenti, non mi risultano massicce rinunce a settimane bianche programmate. Il nocciolo del problema non è questo: il nocciolo del problema è che, venendo a mancare la neve, questo settore in particolare è andato in crisi, perché sono venute a mancare non tanto le presenze turistiche, ma i fruitori turistici degli impianti di risalita, i domenicali, i giornalieri.

È venuta a mancare la possibilità di utilizzare nella sua interezza il comprensorio, ma soprattutto con la riduzione degli incassi questo settore, in particolare, ha avuto degli oneri pesantissimi, perché per far sì che gli alberghi potessero continuare ad avere le loro presente turistiche, che chi sceglieva di venire in Valle d’Aosta potesse continuare a sciare, si è dovuto tenere aperti gli impianti costruendo la neve artificiale con dei costi altissimi.

Focalizzerei quindi il problema su questo tipo di settore, che dai dati è quello che ha avuto la situazione di crisi. Attualmente non mi risulta che nessuna associazione abbia dei dati tali da poter dimostrare di avere, per la loro categoria, lo stesso tipo di situazione. Non nego che alcune attività commerciali e di ristorazione, strettamente legate all’attività degli impianti di risalita, quindi i bar sulle piste, i ristoranti sulle piste, possano avere avuto dei problemi non indifferenti, ma questa è una valutazione che faremo eventualmente, di caso in caso. Non possiamo assolutamente parlare di "comparto in crisi", la stagione turistica invernale è una stagione che dal punto di vista delle presenze turistiche è nella norma. È stata eccezionale la situazione degli impianti di risalita, e poi fornirò i dati.

Sul perché abbiamo adottato un provvedimento che interessa anche società che hanno le spalle larghe, penso che il Consigliere Frassy sia sufficientemente preparato per sapere che i provvedimenti non possono che essere universali, di carattere generale. A fine stagione andremo poi a verificare con attenzione se questo provvedimento va applicato a tutti, in che modo e in che situazione.

Relativamente all’apertura, quello che è stato detto nella prima parte della premessa è una contraddizione! Gli impianti non sono tutti gli impianti della "Cervino" o di Courmayeur, che sono i poli attrattivi; ci sono anche delle situazioni dove gli impianti di risalita hanno delle stagionalità che non sono le stagionalità di Courmayeur o di Cervinia.

Abbiamo perciò messo dei paletti che potessero creare dei presupposti di uniformità di giudizio su tutti gli impianti presenti sul nostro territorio regionale. È ovvio che questi paletti per i grandi poli attrattivi sono di per sé superabili e superati; diventa più difficile magari tenere aperto l’impianto di La Magdeleine per un periodo superiore ai paletti che abbiamo fissato. Relativamente al numero degli impianti è ovvio, se parliamo di innevamento artificiale e di impianti che hanno funzionato prevalentemente con questo tipo di innevamento, che potevano funzionare solo quegli impianti dove si poteva sparare la neve artificiale. Queste motivazioni sono state approfondite molto, è stato tutt’altro che un provvedimento fatto in tutta fretta!

Per chiudere sulla filosofia di mercato, vorrei rappresentare il quadro oggettivo della situazione; ci sono gli impianti dei poli attrattivi, ci sono gli impianti delle società intermedie dove la partecipazione dell'Amministrazione regionale, tramite Finaosta, ha un ruolo diversificato; poi ci sono gli impianti a totale capitale pubblico, impianti comunali.

Non possiamo fare un ragionamento di politica economica e di filosofia di mercato! Il problema sussiste invece per quanto riguarda le assunzioni. Proprio a seguito di questo provvedimento alcuni impianti hanno continuato a tenere aperta la loro attività, altri l’hanno ampliata: ad esempio, la "Cervino S.p.A.", in questo periodo, sta cercando personale perché finalmente ha potuto aprire tutti gli impianti, quindi non c’è stata assolutamente un’assunzione di personale, soprattutto quello stagionale, nel momento in cui gli impianti non funzionavano, ma questo fa parte delle premesse.

Per rientrare sui quesiti più puntuali, sul primo quesito abbiamo verificato presso Finaosta se tutte le rate in scadenza erano state pagate. Abbiamo ricevuto risposta che una parte di queste rate sono state pagate da alcune società, quindi la "Pila", "Funivie Monte Bianco", "Gressoney", "Gran San Bernardo", "Chamonix Impianti", hanno pagato regolarmente le rate di mutuo. Alla data della richiesta rimanevano invece fuori: "Funivie di Champorcher", "Courmayeur Mont-Blanc", la "Sirt", "Cervino", "Cime Bianche", "Monte Rosa" e "Funivie Gran Paradiso", che risultavano con una rata in scadenza da pagare.

Sul secondo quesito ho già detto qualcosa nelle premesse, quando entriamo nelle modalità tecniche. Nell’approfondimento della risposta sottolineo quanto sia stato accurato l’esame fatto. La scelta di confrontare la situazione degli incassi della stagione 2001-2002 con la stagione 2000-2001, è stata fatta a seguito di un'analisi approfondita: se vuole, posso dare i dati.

Siamo partiti dalla stagione 1995-1996, abbiamo fatto una media di tutti gli incassi, abbiamo cercato anche di attualizzare in base ad elementi ISTAT gli incassi di allora e, in base a questa media, abbiamo verificato che gli incassi della stagione 2000-2001 si collocano fra la media corrente e quella dei valori addirittura rivalutati.

È stato fatto un lavoro puntiglioso, rappresentando un parametro di riferimento più che significativo. Volevo tranquillizzare in questo senso l’interpellante: non abbiamo preso come parametro l’incasso dell’ultima stagione, perché è una stagione positiva, sulla quale andare a parametrare il nostro intervento, ma abbiamo fatto una media della stagione 1994-1995 da quando sono iniziati i massicci interventi di innevamento artificiale. Fatta questa media, attualizzando anche gli incassi di allora su base ISTAT, abbiamo verificato che quella media andava a parametrarsi sugli incassi del periodo 2000-2001; quindi per facilità abbiamo preso quel dato, ma era un dato suffragato da un'analisi approfondita.

Sul terzo punto, il provvedimento è stato adottato ad esercizio in corso, in quanto la situazione meteorologica è stata eccezionale. Il Consigliere mi deve dire qual è l’altro settore turistico che ha avuto cali di incasso pari al 37 percento di media, pari a circa 15,5 miliardi per un periodo estremamente ristretto: questi sono dati documentati!

Non abbiamo la stessa situazione nelle altre attività commerciali, prova ne è che non c’è alcuna associazione che ha sollevato un problema analogo per il suo comparto. Do atto che ci sono alcune attività specifiche, che hanno avuto una situazione grave, ma diventava difficile, per la premessa che ho fatto prima, fare un provvedimento che deve avere natura generale e andare a sostenere una premessa, che è quella dello stato di crisi, dove lo stato di crisi non c’è stato! Il provvedimento non va a sanare situazioni che il Consigliere ha definito "fallimentari"; abbiamo invece fatto un intervento finanziario e voglio sottolineare che è un prestito infruttifero.

L’unico intervento in questo momento è che queste somme, che saranno erogate nelle modalità previste dalla delibera, salvo verifica della situazione finale, sono somme su cui non vengono pagati degli interessi. Questo è stato l’intervento: creare delle liquidità. Era sotto gli occhi di tutti che se non c’era questo intervento di liquidità, alcuni impianti, proprio per la scelta che auspicava il Consigliere di economicità e di pareggi di bilanci, avrebbero chiuso, perché non potevano sostenere una struttura organizzata, pagare l’innevamento artificiale ed il personale, senza avere incassi; quindi, seguendo la stretta logica di mercato, questi impianti avrebbero chiuso.

Il problema è proprio quello che ha sottolineato l’interpellante: che gli impianti di risalita sono funzionali a mantenere organizzato tutto il settore turistico, quindi il ricettivo e il commerciale. Questa è stata la scelta politica forte che la Giunta ha fatto, perché quando abbiamo creato i presupposti perché gli impianti di risalita rimanessero aperti, anche in una situazione di grande difficoltà, abbiamo creato i presupposti perché la stagione turistica invernale fosse salvata per tutti gli altri settori, che qui si cerca di chiamare in causa.

A me pare che il provvedimento sia stato corretto e tempestivo. Posso sottolineare che tale fenomeno di crisi non si è verificato, se non in misura esigua e per casi specifici, per quanto riguarda la clientela stanziale e il ricettivo; qui si sono sommate tutta una serie di problematiche e, se vogliamo, il fatto stesso che il Valdostano non sia andato a sciare: ho i dati proprio qui.

Questi si sono tradotti in minori incassi; molti Valdostani non hanno preso lo stagionale, ma questo non ha creato una situazione di crisi nel settore commerciale. Ripeto, abbiamo fatto bene a focalizzare questo provvedimento dove la crisi c’era. Penso di avere risposto in modo esaustivo alle domande, non so se è soddisfacente.

Si dà atto che, dalle ore 11,53, presiede il Vicepresidente Viérin Marco.

Presidente La parola al Consigliere Frassy.

Frassy (FI) Brevemente: soddisfacente, nel senso che l’Assessore ha dato delle risposte. Il giudizio politico che diamo alle risposte dell’Assessore non può essere un giudizio di soddisfazione, perché sugli impianti a fune pensiamo che vada fatta una seria analisi, che ci porti a rivedere il meccanismo di funzionamento di queste società che gestiscono gli impianti di risalita. Abbiamo detto all’inizio, nell’illustrare l’interpellanza - e non possiamo che ribadirlo nel replicare alla sua risposta - che siamo consapevoli dell'importanza che hanno gli impianti a fune nell'economia di questa regione, ma non riteniamo che i meccanismi di gestione di queste società siano compatibili con gli scopi delle società stesse. Mi spiego. Come è possibile sostenere che il 90 percento è un ragionamento che ha una sua logica, perché la passata stagione era nella media dell’ultimo quinquennio? Non abbiamo dubbi, ma una stazione aperta ha dei costi e dei ricavi diversi rispetto ad una stazione che era mezza chiusa. Il parametro economico non sta allora in piedi e ci porta a fare altri ragionamenti, e i ragionamenti sono quelli che queste società per azioni vengono gestite come vengono gestiti i cantieri forestali. L’Assessore Perrin lo ha detto in quest’aula: i cantieri forestali svolgono una funzione anche di tipo sociale.

Se le società per azioni dove l’Amministrazione regionale e Finaosta hanno partecipazioni significative - in molti assetti societari superiori al 50 percento e dunque con posizioni dominanti, di controllo - sono preposte non a gestire il turismo e a fare utile, ma a svolgere una funzione di tipo sociale, deve essere detto, perché riteniamo che non sia più sostenibile che il potere politico gestisca per fini politici quelli che dovrebbero essere degli strumenti di tipo economico.

Questo è quello che emerge oggi. Dopo di che vorrei capire se è logico che si venga ad apprendere, nella risposta che lei ci ha fornito, che società come la "Cervino" e la "Courmayeur" non avevano fatto fronte ai mutui con Finaosta. Io le domando: cosa succede all’artigiano, al commerciante, quando non paga i mutui con Finaosta? Gli arriva la delibera che in via immediata gli riconosce altri miliardi? O invece gli arrivano le diffide di Finaosta e le ingiunzioni di pagamento per via legale? È questo meccanismo che non è più sostenibile in questa regione; non è possibile che ci si accanisca contro i piccoli, che sono quelli che, nei fatti, fanno economia e, invece, nei confronti delle grandi imprese ci sia sempre questa benevolenza onerosa!

Sono pronto a scommettere con lei, Assessore, che questi soldi non verranno restituiti, e lo avete scritto: andranno a valere come versamento in conto capitale, che vuol dire contributi a fondo perso. Se non è possibile privatizzare queste società, perché si sostiene che non c’è un mercato in grado di far entrare dei soci privati, perché non c’è un'economicità nel gestire queste società, dobbiamo arrivare a delle conclusioni diverse.

Le conclusioni possono essere quelle di fare degli impianti a fune ciò che si fa per altri impianti sportivi: le piscine, i campi di atletica, le palestre sono in proprietà pubblica, la gestione viene affidata a dei privati, e a quel punto i privati saranno obbligati, nell’andare a gestire questi comprensori, non avendo più gli oneri della manutenzione straordinaria e dello sviluppo, a rispettare le regole del mercato. Qui, invece, ci troviamo nella solita situazione per la quale il controllo pubblico non esiste, perché sono delle società per azioni che hanno dei consigli di amministrazione ben remunerati, che sono il paravento della mano pubblica, della gestione politica. Voi gestite in termini politici queste S.p.A. attraverso i consigli di amministrazione, impedendo a questo Consiglio di verificare quelli che sono i conti, le gestioni e i piani di sviluppo di queste aziende.

Assessore, le preannuncio fin d’ora che nel prossimo Consiglio riparleremo di questo argomento perché siamo insoddisfatti delle risposte, che sono emerse da questa nostra interpellanza e anche perché vogliamo capire - non lo abbiamo scritto, lo abbiamo domandato, ma lei giustamente dice che l’interpellanza questa domanda non la conteneva - nel rispetto della trasparenza del denaro pubblico quali sono i meccanismi che vi hanno portato ad adottare notte tempo, furtivamente, questo impegno finanziario.

Al gruppo di monitoraggio non crediamo, perché i gruppi di monitoraggio normalmente vengono costituiti con dei provvedimenti amministrativi. Non c’è traccia di alcun gruppo di monitoraggio; ci saranno state le solite telefonate, i soliti incontri informali, le solite riunioni fra addetti ai lavori, ma non ci venga a dire che è stato costituito un gruppo di monitoraggio!

Le dirò di più, quello che lei dice è smentito dai fatti: questa delibera l’avete adottata nella Giunta del 18 febbraio, quando l’Associazione Impianti a fune vi ha fatto la proposta di andare a ripianare i ricavi fino al 31 gennaio; questa delibera è maturata in due settimane!

Allora diciamo che è immorale e ingiustificabile che gli alluvionati aspettino i finanziamenti per un anno e mezzo e che le S.p.A., che gestiscono nel modo in cui gestiscono gli impianti a fune, in quindici giorni abbiano, pronta cassa, il ripianamento dei mancati introiti! Non sta in piedi questo provvedimento ed è scandaloso per la tempistica e le modalità con cui lo avete portato a compimento, perciò su questo preannuncio che nel prossimo Consiglio ne riparleremo.