Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2487 del 6 marzo 2002 - Resoconto

OGGETTO N. 2487/XI Regolamentazione dell’assistenza sanitaria indiretta in base alle disposizioni previste dalla legge finanziaria 2002. (Interpellanza)

Interpellanza A conoscenza che la finanziaria 2002 prevede la eliminazione dell’assistenza indiretta fino ad oggi prevista;

Visti i commenti e le dichiarazioni sull’argomento rilasciati agli organi di informazione della Direzione generale dell’USL di Aosta;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella

la Giunta e l'Assessore competente per conoscere:

se, e come, intende affrontare e regolamentare la materia a seguito di quanto previsto dalla finanziaria 2002, in merito all’assistenza indiretta.

F.to: Beneforti

Président La parole au Conseiller Beneforti.

Beneforti (PVA-cU) Questa interpellanza è stata presentata per sapere come la Regione intenda affrontare l’assistenza indiretta, sia a seguito di quanto prevede in merito la finanziaria 2002, sia anche a seguito del comunicato agli utenti e alle dichiarazioni rilasciate agli organi di informazione dai dirigenti dell’USL della Valle d’Aosta. Si chiede di sapere come la Regione intenda affrontare il problema che si viene a creare, anche perché la finanziaria lascia alla regione una certa discrezionalità.

Fino ad oggi la Regione, con propria legge, aveva previsto come affrontare l’assistenza indiretta in modo da venire incontro sul piano economico alla libera scelta del cittadino che chiedeva di essere autorizzato per andarsi a curare in strutture ospedaliere sul territorio nazionale non convenzionate con l’Unità sanitaria locale, e per prestazioni diagnostiche, curative e riabilitative non erogabili nella nostra regione, o non ottenibili in tempi brevi nelle nostre strutture ospedaliere regionali.

Prevedeva anche una certa regolamentazione per altre cause e patologie in cui potevano incorrere i nostri assistiti. Assessore, non ci si può non rendere conto che l’uso o meno della "indiretta" dipende dalla qualità dei servizi che l’Unità sanitaria locale eroga direttamente o tramite le strutture private con cui è accreditata; non si può non tener conto della mancanza di attrezzature e specializzazioni; non si può non tener conto delle lunghe liste di attesa che ci sono e che forse andrebbero ad allungarsi; non si può non tener conto delle garanzie che devono essere date a chi ha bisogno di curarsi; non si può non tener conto nemmeno delle condizioni economiche e finanziarie degli utenti bisognosi di cure, che devono affrontare metà o parte della spesa. Il problema è sorto perché il Governo tende a scaricare il peso economico della sanità interamente sulle regioni e sugli assistiti, senza valutare se per tutti sussistono le condizioni per potersi curare.

Riteniamo pertanto che, prima di abolire le regole e le normative esistenti, il servizio pubblico si debba mettere nelle condizioni di rispondere alla domanda che gli proviene dalla propria comunità. I cambiamenti devono avvenire senza che le conseguenze ricadano su chi ha bisogno, siano essi pochi o tanti.

Noi non abbiamo condiviso il comunicato e le dichiarazioni rilasciate dal Direttore generale dell’Unità sanitaria locale, sia perché la disposizione non è affatto tassativa - lascia, come dicevo, una certa discrezionalità -, sia perché non siamo a conoscenza - e lo dirà stamani l’Assessore - che la Regione abbia già deciso di abolire la legge n. 25/1996, sia perché nessuno è obbligato oggi a legiferare quando ha una legge esistente - caso mai si legifera per migliorare l’esistente, non certo per peggiorarlo - sia perché una spesa si può tagliare quando le motivazioni per le quali è stata prevista sono decadute.

Noi ci auguriamo che, come Giunta, vi poniate il problema, alla luce dei bisogni che esistono, dato che qui si tratta di tutelare la salute della nostra gente. Infatti non siamo di fronte ad un normale decreto che deve essere applicato a tutti i costi; a livello locale il problema deve essere visto con quella discrezionalità che è richiesta in simili circostanze e alla luce dell’assistenza sanitaria che viene e deve essere erogata.

Certamente le condizioni, oggi, non sono più quelle di sei o sette anni fa, quando fu approvata la legge n. 25/1996, ma noi la riteniamo ancora utile, dal momento che almeno l’Unità sanitaria locale non ha detto, nei suoi comunicati e dichiarazioni, che tutte le cause per le quali questa legge fu approvata allora non sono state rimosse. Termino qui: attendo una risposta dell’Assessore e mi riservo di intervenire successivamente.

Président La parole à l’Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Vicquéry.

Vicquéry (UV) Come è stato detto, ai sensi dell’articolo 8 septies del decreto legislativo n. 229/1999, cosiddetta "riforma Bindi", è stata prevista l’abolizione entro 18 mesi dall'entrata in vigore dello stesso, dell'assistenza sanitaria in forma indiretta per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e in regime di ricovero.

La Regione ha legiferato in materia, la legge regionale n. 5/2000, articolo 6, comma 3, ha previsto i rimborsi all’Azienda USL nell’ambito del finanziamento annuale per l’assistenza indiretta fino alla data del 31 gennaio 2001; la legge 23 dicembre 2000, n. 388, articolo 92, comma 16, ha prorogato il termine fino al 31 dicembre 2001. La legge regionale n. 18/2001, articolo 11, comma 1, ha sancito una modifica della precedente normativa regionale, prevedendo il mantenimento di rimborsi relativi alle prestazioni in forma indiretta con i limiti e nei termini previsti dalla normativa statale, perché continuavano a slittare i termini previsti dalla "riforma Bindi", in una logica generale di superamento della "indiretta". Allo stato dell’arte, pertanto, la disciplina è abolita con decorrenza 1° gennaio 2002 e la Giunta regionale non ha nessuna intenzione di ristabilirla, fermo restando che rimane in vigore l’indiretta per l’estero.

Non è intenzione dell’Amministrazione regionale ristabilirla sia per l’assoluta esiguità del ricorso all'indiretta in questi ultimi anni - lo scorso anno la spesa sostenuta è stata di soli 410.000 euro - ma soprattutto perché la riforma sanitaria prevede l’ampliamento della gamma delle strutture sanitarie a disposizione del cittadino, il quale può rivolgersi indifferentemente alla struttura sanitaria pubblica di tutta Italia, oppure a strutture private accreditate convenzionate, presso le quali non paga nulla.

C’è pertanto un miglioramento dell’assistenza ai cittadini, i quali prima dovevano anticipare somme ingenti, salvo vedersi rimborsare una quota parte delle spese sostenute e non tutto l’importo: questa è la tendenza generalizzata soprattutto nel nord Italia; nel sud ci sono alcuni problemi e alcune regioni stanno prorogando i termini per l’assoluta carenza di strutture pubbliche o l’assoluta carenza di strutture private accreditate, ma nel nord, per le motivazioni riferite, la situazione è generalmente di questo tipo.

La Liguria aveva già abbandonato da tempo il ricorso all'assistenza indiretta ben prima della finanziaria; la Sardegna dice che l’assistenza indiretta è poco utilizzata e le case di cura non accreditate sono pochissime; in Emilia Romagna il ricorso all'indiretta è stato abolito ufficialmente; in Lombardia c’è un ripensamento generale sul discorso dell’accreditamento proprio in virtù del loro sistema sociosanitario; in Veneto il ricorso all'indiretta è limitatissimo e c’è una sola casa di cura non accreditata per cui viene abolita; in Friuli la Regione ha incaricato l’Università Bocconi di Milano di realizzare un'analisi sui livelli di assistenza, anche per individuare prestazioni oggetto di cofinanziamento tramite fondi integrativi, ed è questa la nuova frontiera del sistema che supera l'indiretta.

La definisco "la nuova frontiera", perché è evidente che al di là di quanto può finanziare il sistema pubblico la spesa sanitaria, è necessario sicuramente utilizzare altre fonti di finanziamento che provengono dal settore privato, e lo strumento individuato dall’amministrazione centrale e dallo Stato è proprio quello dei fondi integrativi, su cui però c’è da impostare un discorso di valutazione dei DRG, e via dicendo; in Toscana l’assistenza indiretta è sospesa. Rimangono, ripeto, alcune regioni del sud, principalmente la Puglia, che hanno una rete di servizi pubblici molto limitata e che non riescono a dare risposte ai cittadini.

Per noi il problema non c’è, sia perché non abbiamo strutture private, sia perché coloro che intendono rivolgersi altrove, lo fanno regolarmente nell’ambito della mobilità interregionale e possono recarsi in qualunque struttura privata accreditata e convenzionata dalla regione a cui ci si rivolge. Nel nord Italia, ripeto, ormai le strutture private tout court sono pochissime e, se lo sono, lo sono generalmente per scelte proprie.

Président La parole au Conseiller Beneforti.

Beneforti (PVA-cU) Mi aspettavo la risposta che l’Assessore mi ha dato.

Sapevamo tutti cosa prevedeva la legge n. 229 e le leggi successive, e che con il 31 dicembre 2001 era previsto quello che sta accadendo, era previsto che cessasse l’assistenza indiretta. Era stata concessa una prima proroga e un'ulteriore proroga era stata data con la "legge Bindi" - legge che lei richiama sempre quando intervengo su queste cose - è vero, ma c’è da dire una cosa. Le proroghe perché sono sempre state date all'assistenza indiretta? Perché non erano state rimosse le cause che avevano portato la Regione a legiferare in tal senso?

(interruzione dell’Assessore Vicquéry, fuori microfono)

? dove sono rimosse? Devo dirle che tutte le cause non sono rimosse, e sono convinto che se non fosse stata portata avanti la finanziaria 2002, noi avremmo mantenuto la nostra legge e saremmo andati avanti! Lei dice che sono pochi quelli che se ne servono, lo sapevo anch'io quanti sono, ma nella mia relazione ho detto che, pochi o tanti che siano, chi deve curarsi deve avere il diritto di poterlo fare! Questo è il punto, Assessore!

Lei mi porta ad esempio altre regioni, che hanno deliberato o hanno cessato l'assistenza, ma io ricordo che nel 1996, quando fu approvata questa legge, noi dicemmo che eravamo la prima regione italiana che veniva incontro ai nostri assistiti, che potevano andare, tramite l'indiretta e pagandosi metà della spesa, là dove loro desideravano andarsi a curare, perché in loco mancavano le strutture e la professionalità. Nel 1996 ci vantammo di questo! Oggi viene qui e mi ricorda le altre regioni dove questa operazione non si fa più.

Assessore, non prendiamo come base le altre regioni quando ci fa comodo, per poi non considerarle quando non ci fa comodo! Ho l’impressione che lei non tenga conto della situazione che si è venuta a creare nei servizi sanitari, perché d'ora in avanti occorrerà sempre maggiore impegno di fronte alla "devolution" e al liberismo, che hanno dato inizio alla lacerazione profonda del Servizio sanitario nazionale, dando vita a quel localismo di cui la Regione non può non tener conto! Localismo che sarà sempre più forte, se si vogliono evitare quei modelli sanitari che la riforma sanitaria aveva cercato di spazzare via e che, oggi, stanno tornando. Oggi, la richiesta di salute da parte del cittadino è sempre più diffusa e dominante.

Nessuno, quando è malato, intende curarsi alla meglio, ma tutti vogliono riacquistare il loro benessere nel più breve tempo possibile.

Ecco perché, come ho detto in premessa, è necessario, alla luce di certi indirizzi nazionali, valutare per quanto possibile ciò che è più conveniente fare a livello regionale, per soddisfare i pazienti a casa loro, per valutare e non mortificare la professionalità dei nostri specialisti e operatori sanitari. Questa è l’occasione per rilanciare la crescita delle nostre strutture e di quelle accreditate. Non possiamo favorire la fuga dei pazienti verso l’esterno?

(nuova interruzione dell’Assessore Vicquéry, fuori microfono)

? Assessore, le sto elencando cosa dobbiamo fare per rimuovere le cause che hanno determinato l’assistenza indiretta. Pochi o tanti che siano, sono tutti cittadini valdostani che vogliono curarsi in una certa maniera; pochi o tanti, ci sono, e lei non può impedire a questi cittadini di difendere la propria salute! Assessore, lei si innervosisce sempre quando le dico le cose! Io ho capito quello che lei ha detto, ma io le ho detto che le cause per le quali era stata fatta la legge del 1996, non sono state rimosse!

Lei mi dice che la situazione oggi si è allargata, e questo vuol dire ancora di più che le cause ci sono ancora, altrimenti la gente non andrebbe fuori Valle a curarsi se potesse farlo localmente!

Allora, se si rimuovono le cause, ha la possibilità di curarsi in loco e non va a cercare, con l’indiretta o senza l’indiretta, di curarsi fuori Valle!

Assessore, lei le fa le "castronerie" e le fa fare, perché lei difende la finanziaria praticamente, si indirizza verso la finanziaria che rimette in discussione le riforme e anche le leggi regionali che abbiamo fatto in Valle d’Aosta; lei difende una struttura perché cerca di ridurre una spesa, perché qui si va avanti cercando di ridurre una spesa a carico degli ammalati, a carico degli utenti, non tagliando le spese in una certa maniera, ma tagliando quello che compete ai nostri assistiti a livello regionale!

Assessore, volevo dirle che possiamo rivedere la nostra legislazione regionale alla luce di quello avviene a livello nazionale e, nello stesso tempo, cercare, con questa legislazione, di venire incontro ai nostri assistiti, garantendo loro quei servizi che possono essere usufruiti in casa propria!