Oggetto del Consiglio n. 2461 del 20 febbraio 2002 - Resoconto
OGGETTO N. 2461/XI Iniziative per la valorizzazione del prodotto fontina. (Interrogazione)
Interrogazione Premesso:
- che il Regolamento CEE 2081/92 disciplina la protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari;
- che nell’ambito di tale Regolamento rientra anche il disciplinare della DOP "Fontina";
- che sono state attuate diverse iniziative per la tutela e per la valorizzazione di tale prodotto esclusivo della Valle d’Aosta;
tutto ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali
Interrogano
l’Assessore delegato per sapere:
1) se tutta la produzione di Fontina è effettuata con "latte intero di vacca, appartenente alla razza valdostana" e quali controlli garantiscono l’autenticità e la genuinità della materia prima;
2) se l’alimentazione delle bovine valdostane è esclusivamente a base di foraggi locali oppure se viene integrata con prodotti sostitutivi;
3) se l’estensione dei prati e dei pascoli valdostani è sufficiente al fabbisogno alimentare del bestiame allevato e dedito alla produzione lattifera;
4) in merito allo stoccaggio delle forme nei magazzini di conservazione e alla loro distribuzione:
a) quali sono, nel triennio 1999-2001, i valori relativi alla produzione annua, alla vendita e alle giacenze;
b) quale destinazione hanno avuto le forme sequestrate dall’autorità giudiziaria a causa dell’erronea surgelazione.
F.to: Tibaldi - Frassy - Lattanzi
PrésidentLa parole à l’Assesseur à l’agriculture et aux ressources naturelles, Perrin.
Perrin (UV)Com’è noto, il prodotto "fontina" è tutelato dal Consorzio produttori fontina, il quale dichiara che tutta la produzione di fontina viene effettuata con latte intero di vacca appartenente alla razza valdostana. Il consorzio stesso, per supportare questa dichiarazione, effettua i controlli nei luoghi di produzione mediante campionatura e bollatura provvisoria e mediante l’incrocio dei dati relativi al numero di capi lattiferi di razza autoctona delle singole aziende, alla superficie agricola utilizzata e al foraggio eventualmente acquistato in Valle. Dal rapporto tra capi allevati e superficie agricola utilizzata si desume il fabbisogno foraggiero dell’azienda, chi non risulta in grado di produrre il foraggio sufficiente deve dimostrare di aver acquistato fieno regionale o non potrà produrre fontina o conferire il latte per la sua produzione.
Controlli sono poi eseguiti sul rispetto del periodo di maturazione che deve essere almeno di 90 giorni; la marchiatura avviene se tutte le condizioni poste dal disciplinare sono rispettate. L’alimentazione delle bovine può essere poi eventualmente integrata con l’apporto di mangimi la cui composizione è autorizzata dal consorzio stesso.
A questo proposito ricordo che il consorzio ha stilato un accordo con i mangimisti in merito alla composizione dei mangimi per le lattifere che producono latte destinato alla trasformazione in fontina; la composizione dei mangimi è stata elaborata dall’Institut Agricole e i controlli sul rispetto degli ingredienti sono eseguiti da ANABORAVA.
Veniamo ai dati relativi alla produzione regionale di foraggio: i dati provvisori ISTAT, relativi all’ultimo censimento generale dell’agricoltura del 2000, indicano in 15.774 gli ettari di prato permanente presenti in Valle d’Aosta; la consistenza del bestiame al 1° dicembre 2001 - sempre secondo i dati ISTAT - è di 6.980 bovini di età inferiore ad un anno, 6.579 da 1 a 2 anni, 27.426 oltre i 2 anni, per un totale di 40.985, inoltre abbiamo circa 6.000 ovicaprini. Abbiamo pertanto un totale di 37.495 UBA (Unità di bovino adulto) per un fabbisogno annuo di foraggio di circa 99.362 tonnellate, contando i 10 chilogrammi al giorno per la razione del bovino adulto.
La produzione relativa ai 15.774 ettari di prato permanente in tonnellate di materia secca è stimata intorno alle 100.000 tonnellate; la produzione media del prato irriguo difatti è stimata fra le 7-8 tonnellate ad ettaro, mentre quella del prato asciutto è stimata in circa 4 tonnellate ad ettaro.
Possiamo quindi affermare che potenzialmente, in condizioni climatiche normali, la superficie agricola utilizzata a pascolo e a prato della nostra regione è sufficiente a garantire il quantitativo di erba e di fieno necessario per l’alimentazione delle bovine il cui latte è destinato alla produzione di fontina.
Ancora un'ulteriore precisazione: dobbiamo anche considerare che almeno per sei mesi - perché in effetti sono forse più, dipende dalla stagionalità - tutti i bovini utilizzano l’erba dei prati e dei pascoli degli alpeggi. Nei sei mesi di utilizzo di fieno solo le bovine in lattazione - potrebbero infatti essere escluse le bovine asciutte e tutti gli animali da rimonta - devono essere alimentate con fieno locale per la produzione di fontina. Fatte quindi anche queste considerazioni, il fieno prodotto in Valle d’Aosta è ampiamente sufficiente a garantire il fabbisogno delle lattifere in produzione.
Vengo all’ulteriore questione sulle forme prodotte: le forme prodotte nel 1999 sono state 460.270 di cui 375.938 marchiate; nel 2000 la produzione scende leggermente a 428.640, mentre rimangono costanti le marchiate, cioè 375.932; nel 2001 c’è di nuovo un leggero aumento di produzione, cioè 445.839 forme, con 396.827 forme marchiate.
Quindi l’andamento della produzione è abbastanza costante e le differenze sono imputabili a quelle che sono le piccole variazioni delle stagioni. Tutti questi dati sono forniti dal Consorzio produttori fontina e quindi rappresentano la totalità della produzione della fontina.
Per quanto riguarda le vendite e le giacenze, posso illustrare i dati forniti dalla Cooperativa produttori latte e fontina, la quale commercializza circa il 70 percento del totale delle forme prodotte, il resto, il 30 percento è commercializzato o direttamente dal produttore o da commercianti privati; la cooperativa ha venduto nel 1999: 288.000 forme; 268.000 nel 2000; 276.000 nel 2001. Le giacenze - nelle quali ci sono anche le forme non ancora mature, quella parte fisiologica che rimane in magazzino - relative allo stesso periodo sono di 79.000 forme nel 1999, 86.000 nel 2000 e 87.000 nel 2001, cioè circa un quarto del valore del magazzino, che è un dato abbastanza normale.
Per rispondere all’ultima domanda, le forme a suo tempo sequestrate dall'autorità giudiziaria, sono state destinate alla produzione di preparazioni gastronomiche, soprattutto fonduta, e credo che la giacenza si stia esaurendo in questo periodo.
PrésidentLa parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (FI)L’interrogazione mirava ad avere alcuni dati su quella che è la produzione, la distribuzione e la commercializzazione della fontina, prodotto che beneficia di una protezione comunitaria, che però per essere concessa prevede l’osservanza di alcune norme.
Le norme sono individuabili in tre punti: il primo è che la qualità e la caratteristica del formaggio fontina siano dovute all’ambiente geografico della Valle d’Aosta, quindi montagna alpina, razza e alpeggio; il secondo è la tecnica particolare di caseificazione e il terzo è la maturazione che deve avvenire in opportune condizioni climatiche nelle casere dell’area geografica di produzione. Attraverso questa interrogazione si vuole valutare l’esistenza di questi presupposti anche in termini reali, in termini di dati, in particolare prati e pascoli disponibili, foraggio autoctono e quindi disponibile per alimentare le bovine lattifere e per coprire il loro fabbisogno nutritivo annuo affinché la produzione di fontina sia direttamente correlata ad un'alimentazione controllata e geograficamente protetta.
Sulla base delle risposte che ha dato l’Assessore, che sono apprezzabili, ma anche molto teoriche, si direbbe che esiste la potenzialità territoriale sufficiente per poter alimentare tutte le bovine che sono dedite alla produzione. In realtà sappiamo che molti allevatori valdostani, per questioni di convenienza e di opportunità economica, non sempre provvedono alla fienagione o all’acquisto di fieno direttamente in Valle d’Aosta perché costa di più e si approvvigionano all’esterno acquistandolo dal vicino Piemonte o addirittura da Paesi dell’Est, se ricordo bene uno di questi era l’Ungheria?
(interruzione dell’Assessore Perrin, fuori microfono)
? sì, fa parte della storia, però è una storia che non si cancella. Sono preoccupazioni che abbiamo voluto sollevare con questa interrogazione in un momento in cui è doveroso tutelare maggiormente i nostri prodotti tipicamente autoctoni. Sta campeggiando una campagna promozionale di questo tenore: "Mangia sano, mangia valdostano", che in particolare riguarda la carne, che è stata avviata per ovviare al "disturbo" arrecato sul mercato della carne dalla BSE.
È una campagna promozionale che potrebbe essere traslata al prodotto "fontina", che sappiamo soffrire di imitazioni, di abusi. Recentemente anche il collega Lanièce ha sollevato l'esistenza di un abuso, anche curioso: sulle aerolinee argentine veniva diffuso un formaggino denominato "fontina". "È vero?" - mi dirà l’Assessore - "? la protezione comunitaria non può valere oltre oceano", però è altrettanto vero che questi fenomeni di imitazione sono lesivi della tutela del marchio e quindi del prodotto nella sua sostanza.
Noi chiediamo all’Assessorato di tenere alta "la guardia". È vero che il consorzio svolge il suo lavoro e la cooperativa altrettanto, supponiamo anche in maniera decorosa e con abnegazione, però è altrettanto vero che la qualità della fontina è un po' decaduta in questi ultimi anni.
Molti consumatori, quando vanno ad acquistare la fontina, riconoscono che le qualità organolettiche di questo prodotto si sono perse con il tempo nonostante questi enti, preposti alla tutela del marchio e alla distribuzione, si stiano adoperando in questo senso. Le nostre considerazioni sono quelle di aumentare i controlli, che sulla carta, sulla base della teoria enunciata oggi dall’Assessore, ci sono indubbiamente ma che nella realtà dei fatti si perdono in disfunzioni burocratiche e nell'impossibilità di poter concretamente verificare se esiste questa correlazione fra i fattori ambientali, di caseificazione e di conservazione enunciati dal protocollo comunitario e il prodotto finale.