Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 651 del 9 giugno 2004 - Resoconto

OGGETTO N. 651/XII - Applicazione della legge regionale 31/2000 recante "Disciplina per l'installazione e l'esercizio di impianti di radiotelecomunicazioni". (Interpellanza)

Interpellanza

Preso atto che la legge regionale n. 31/2000 "Disciplina per l'installazione e l'esercizio di impianti di radiotelecomunicazioni" ha innovato profondamente la materia indicando modalità, condizioni, procedure per l'installazione di impianti di radiotelecomunicazioni;

Considerato che in questi primi anni di applicazione sono emersi numerosi aspetti problematici sia per la novità delle procedure, sia per i costi per l'affitto dei siti attrezzati, sia per le difficoltà degli enti locali di attrezzarsi per governare e monitorare l'intero sistema di impianti collocati sul loro territorio, sia ancora per l'attività di controllo a tutela della salute;

Tenuto conto della complessità della materia e della sua continua evoluzione, anche per quanto riguarda la telefonia mobile;

Viste inoltre le considerazioni fatte e le richieste avanzate da proprietari di varie società radiotelevisive locali;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

la Giunta e l'assessore competente per sapere:

1) a che punto è l'applicazione della legge;

2) quali sono gli aspetti ritenuti più problematici e come si intende superarli;

3) se, e come, si intende prendere in considerazione le istanze presentate da società radiotelevisive locali.

F.to: Squarzino Secondina - Lanièce

Presidente - La parola al Consigliere Lanièce.

Lanièce (SA) - L'oggetto dell'interpellanza sottoscritta anche dalla collega Squarzino mi permette di analizzare un po' il settore radiotelevisivo regionale, che, purtroppo, dalla fine degli anni '90 sta attraversando una grave crisi che con il passare degli anni sta decimando le emittenti radiotelevisive valdostane.

La legislazione nazionale, prima con l'approvazione della "legge Mammì" nel 1990 e adesso con la nuova "legge Gasparri", ha imposto una regolamentazione riordinando il settore. Negli anni '80 la nostra Regione era molto attiva nel settore radiotelevisivo, si potevano contare ben 7 emittenti radiofoniche e 3 televisioni locali con l'interessante e democratico pluralismo di informazione e di espressione, che riusciva a creare anche un indotto professionale di tutto rispetto; con il passare degli anni, i costi e gli obblighi di legge a cui gli editori radiotelevisivi dovevano sottostare sono aumentati, mentre in maniera inversamente proporzionale gli introiti pubblicitari sono calati in maniera tale da non garantire più la sopravvivenza delle emittenti. Di fronte all'impossibilità di riuscire a rispettare gli obblighi di legge, come la regolare assunzione di 2 dipendenti, la produzione di un determinato numero di ore di informazione giornalistica, l'adeguamento degli impianti di trasmissione che imponevano delle spese fisse superiori agli incassi pubblicitari, diverse radio e televisioni hanno chiuso o abbandonato la Valle d'Aosta... tanto che allo stato attuale non esiste una televisione solo valdostana: infatti, "Telealpi" trasmette da Torino con contenuti riguardanti il Piemonte, il network "Primantenna" dallo scorso anno non trasmette più neanche il notiziario valdostano, mentre "Rete 7" dal 1998, dopo aver chiuso la sede di Aosta, effettua sporadici servizi sulla Regione; resta solo "rete Saint-Vincent", facente parte di un gruppo televisivo interregionale che, grazie alla sinergia fra più televisioni, sopravvive contenendo "all'osso" i costi di gestione. Per quanto riguarda le emittenti radiofoniche, dopo "Radio Aosta Stereo", "Radio Saint-Vincent" e "Radio Monte Bianco", l'ultima in ordine di tempo a chiudere i battenti è stata "Radio Monte Rosa". Restano attive: "Radio Valle d'Aosta 101", "Top Italia Radio", "Radio Club" e "Radio Reporter", queste ultime 3 riconducibili al medesimo gruppo imprenditoriale, per il quale può valere quanto già detto per "Rete Saint-Vincent".

Sappiamo per esperienza che l'Amministrazione regionale, nel momento in cui un settore o un'azienda va in crisi, cerca di intervenire al fine di aiutare ad evitare il tracollo; invece in questo caso con l'istituzione della legge n. 31/2000 l'Amministrazione regionale finora non ha aiutato l'emittenza radiotelevisiva o, meglio, gli sforzi dedicati a questo settore, pur avendo come finalità positive l'intento di normare e pianificare un settore assai complesso, cercando di migliorare e semplificare il tutto, hanno purtroppo per ora sollevato numerosi aspetti problematici, la cui soluzione non può continuare a protrarsi nel tempo, ma deve essere ricercata al più presto nell'interesse di tutte le parti in causa. Da più parti in effetti emerge l'esigenza di ritenere indispensabile un momento di forte riflessione sulla normativa regionale, alla luce dell'esperienza maturata in questi primi anni dell'entrata in vigore della legge regionale n. 31.

Recentemente fra l'altro siamo venuti a conoscenza della presentazione di dettagliate proposte di modifica della legge regionale in esame presentate al Governo regionale da parte di alcuni gestori di emittenti radiofoniche, a dimostrazione della loro volontà di contribuire, in quanto anch'essi parte in causa, fattivamente al miglioramento della normativa regionale, cosa che forse, se fossero stati auditi all'atto della stesura della legge, avrebbe potuto essere fatta allora con risultati migliori, visto che in questo caso vale il detto "meglio prevenire che curare". Quali sono alcuni di questi aspetti problematici? Con l'approvazione di questa legge che, per quanto possa funzionare sulla carta, si è dimostrata per ora slegata dalla realtà su cui opera, si è corso il rischio di mettere in forte difficoltà il settore delle radiocomunicazioni, perché, visti i costi, gli obblighi normativi, le difficoltà soprattutto in materia economica e rispetto alla legge, alcuni editori hanno preferito chiudere le loro aziende, piuttosto che sobbarcarsi altre spese non previste. Ricordo che nel 2001 tutti i titolari di impianti di trasmissione hanno dovuto presentare in 6 copie tutta una serie di documenti tecnici e amministrativi relativi agli impianti stessi, una mole di lavoro enorme che ha richiesto un ulteriore esborso di denaro da parte delle già malandate casse degli editori radiotelevisivi valdostani. Esborso che poteva essere evitato se solo le comunità montane, a cui la Regione ha scaricato l'applicazione e gestione di questa legge, avessero avuto l'autorizzazione di richiedere questi dati al Ministero delle comunicazioni, che ne dispone in quanto fisicamente è l'ente che rilascia le concessioni per trasmettere dagli impianti radio. Non so per quali ragioni si è preferito "far correre" gli editori, facendogli spendere milioni di lire per realizzare inutili copie di documentazione già disponibile e pubblica.

Vi sono poi altri problemi: la gestione e l'applicazione della legge è stata demandata alle comunità montane che si sono trovate completamente impreparate a questo compito. Se consideriamo che un'emittente trasmette in media su circa 15 impianti per coprire decentemente la Regione e che per ogni impianto vi erano circa 10 pagine di documentazione, tutto in 6 copie, ci si avvicina alle 1.000 pagine in totale per una sola emittente. In Valle fra emittenti nazionali, interregionali e locali ne operano circa una quarantina, è facile capire quindi la quantità di carta che ha invaso le comunità montane. Nonostante la legge presentasse termini e scadenze definitive, la situazione è rimasta in stallo per diverso tempo, rimandando di mese in mese i pareri predisposti dalla stessa legge per ovvii limiti strutturali. Dopo 2 anni le comunità montane si sono organizzate, ma sappiamo che esistono problematiche di base sulla gestione della legge.

Un altro errore segnalato è quello relativo all'uniformità di trattamento degli impianti di trasmissione televisiva e quelli di comunicazione cellulare; nel momento in cui chiunque di noi effettua una telefonata, anche da linea fissa, qualche gestore telefonico inizia subito a guadagnare e ad incrementare in attivo i propri bilanci, invece ascoltando la radio siamo sicuri che chi ci sta facendo compagnia, o chi ha reso possibile l'ascolto della nostra canzone preferita sta incassando centinaia di euro?

In Valle d'Aosta, a differenza del resto d'Italia, la pubblicità radiofonica è in calo e la stessa Amministrazione regionale potrà confermare che la spesa per la pubblicità istituzionale radiofonica è in calo, pubblicità che viene gestita da agenzie che concedono ancora meno alle emittenti locali.

Bisognerebbe separare i settori redditizi da quelli che usano le radiofrequenze più per spirito di servizio che per mero scopo commerciale, anche perché oggi far radio in Valle d'Aosta vuol dire solo avere spirito di servizio. Le televisioni se ne sono già andate, speriamo che le radio riescano a resistere, altrimenti si sarà buttato via un tesoro locale fatto di oltre 30 anni di informazione difficilmente ripetibili, tanto meno dalle emittenti nazionali, tutte fortemente disinteressate alla Valle d'Aosta e a tutte le sue particolarità.

Mi auguro che, a seguito di questa interpellanza, si possa riprendere in mano la legge n. 31, apportando le opportune modifiche: sia quelle richieste, sia quelle dettate dalla verifica di questi primi anni di applicazione della legge, con a monte un necessario approfondimento della complessa tematica delle comunicazioni. Ritengo che sia assurdo non procedere ad una distinzione ben precisa fra il comparto telefonico, televisivo e radiofonico, o il fatto di obbligare i piccoli editori radiofonici a spostare gli impianti di trasmissione a causa di una non meglio definita razionalizzazione ambientale ancora tutta da verificare. Reputo che sia molto pericoloso pensare che, stante l'attuale contenuto della legge n. 31, solo chi ha forti capitali possa permettersi di mantenere una radio, anche se il mercato è al minimo storico. Penalizzare in questo modo il settore radiotelevisivo locale significa dare loro il definitivo colpo di grazia, togliendo alla Valle dopo le televisioni locali un altro settore autonomo per definizione: quelle che una volta si chiamavano radio libere. Come diceva la famosa canzone di Finardi: "Amo la radio perché arriva dalla gente, entra nelle case e ti parla direttamente, se è una radio libera, ma libera veramente piace ancor di più perché libera la mente": non vorremmo però che al posto di "liberare la mente" qui vi sia qualcuno che voglia "liberarsi delle radio".

Presidente - La parola all'Assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche, Cerise.

Cerise (UV) - Voglio ricordare che la legge regionale 21 agosto 2000, n. 31 disciplina l'installazione e l'esercizio di impianti di radiotelecomunicazioni e, in particolare, definisce le procedure di installazione e di modifica degli impianti fissi di radiotelecomunicazioni, nonché le azioni di risanamento degli impianti già esistenti, assicurando altresì che l'esercizio degli impianti autorizzati si svolga nel rispetto dei limiti e dei valori previsti dalla normativa vigente. Si tratta di una legge che ha contenuti di carattere urbanistico e ambientale, non di supporto alla comunicazione. Per quanto attiene all'ambito di applicazione, la legge si applica a tutti gli impianti fissi per radiotelecomunicazioni, ossia agli impianti fissi delle reti che forniscono il servizio di radiodiffusione televisiva e radiofonica nell'intervallo di frequenza tra 100 KHz e 300GHz. Vengono inoltre disciplinati i siti attrezzati per gli impianti, cioè le strutture logistiche di adeguata superficie in grado di accogliere i supporti tecnici dei diversi gestori interessati. Gli adempimenti previsti dalla legge, da attuarsi anche nel rispetto della normativa statale in materia di radiotelecomunicazioni, sono demandati - non scaricati! -, in funzione del territorio di competenza, al Comune di Aosta e ai comuni in forma associata attraverso le comunità montane; ad oggi, gli adempimenti richiesti dalla legge sono posti in essere dal Comune di Aosta e dalle comunità montane, in forza di delega all'uopo ricevuta dai singoli comuni, quindi vi è stata un'intesa per attuare questa delega. Le comunità si sono ulteriormente organizzate, non senza difficoltà, in due "servizi associati" facenti capo alla Comunità montana Grand Combin e alla Comunità montana Mont Rose.

I principali adempimenti richiesti dalla legge, dove si originano spesso alcune criticità, si distinguono in 3 categorie: quelli concernenti i progetti di rete o di attività; quelli relativi al rilascio delle autorizzazioni per l'installazione degli impianti e la relativa vigilanza; quelli concernenti l'individuazione e la gestione dei siti attrezzati per gli impianti per radiotelecomunicazioni, con ciò intendendosi le strutture logistiche comprensive di un terreno recintato di adeguata superficie, di supporti di antenna di dimensione e numero tali da potere dare ospitalità ai diversi gestori interessati e di eventuali strutture edilizie per l'alloggiamento degli apparati connessi e funzionali alle diverse reti.

Per quanto riguarda i progetti di rete o di attività e nuovi impianti, la principale attività che ha impegnato sino ad oggi gli enti citati è l'approvazione dei progetti di rete. La presentazione da parte dei gestori dei progetti è servita anche per compiere un primo censimento degli impianti presenti nel territorio, necessario per poi procedere alla fase di pianificazione. Tale censimento ha permesso di avere una visione puntuale e capillare degli impianti di radiotelecomunicazioni presenti in Valle d'Aosta; ad oggi, la maggior parte dei progetti è stata approvata e solo una percentuale residua risulta ancora in fase di approvazione.

Un'attività parallela e concomitante all'approvazione dei progetti di rete è quella relativa alle eventuali variazioni o alle nuove installazioni; al riguardo, questo va ammesso, la legge dispone che esse siano comunicate o richieste agli enti locali sopraccitati, con relativa documentazione tecnica, entro il 31 dicembre di ogni anno, scadenza che pone effettivamente qualche problema. A detti enti, entro il 30 aprile di ogni anno e previa acquisizione del parere tecnico da parte dell'ARPA, è demandata l'approvazione delle variazioni o delle nuove richieste. La tempistica indicata nella legge si è rivelata non corrispondente alle esigenze del settore; infatti il rapido progresso tecnologico in materia di telecomunicazioni e la necessità da parte dei gestori di ammodernare di continuo i propri impianti ha comportato un flusso di richieste quasi costante; questo ha determinato la prassi di evadere tali richieste in maniera continua e con sollecitudine.

Le comunità montane e il Comune di Aosta autorizzano l'installazione dei nuovi impianti per radiotelecomunicazioni previa verifica della loro conformità ai piani di interesse generale o agli strumenti urbanistici comunali, nonché della loro ammissibilità in relazione ai progetti approvati e previo parere tecnico favorevole dell'ARPA, entro 60 giorni dal ricevimento della relativa domanda. Tale autorizzazione definisce i parametri tecnici ed individua le eventuali azioni di risanamento da attuare. La durata dell'autorizzazione è di 6 anni, al termine dei quali è possibile richiedere il rinnovo. Con riguardo alla conformità urbanistica dei nuovi impianti, che è un elemento di criticità, i piani di interesse generale non sono ancora stati adottati, mentre l'approvazione dei PRG comunali è stata posticipata al 2005, per cui si sta valutando l'opportunità di procedere mediante adeguate varianti ai PRG, eventualmente con accordi di programma, al fine di consentire il recepimento delle nuove disposizioni, senza attendere l'adeguamento dei PRGC alle norme del PTP. Le attività che abbiamo sin qui esaminato sono state funzionali all'individuazione e progettazione dei siti attrezzati, che sono in fase di implementazione. Vorrei ricordare che dal censimento è emersa la presenza di impianti per i quali non è stata ad oggi richiesta alcuna approvazione e che pertanto si collocano in una posizione di abusivismo.

L'individuazione dei siti attrezzati è determinata dalle comunità montane, d'intesa con i comuni interessati, e, per il proprio territorio, dal Comune di Aosta; la localizzazione avviene sulla base di piani di interesse generale predisposti ai sensi della normativa in materia urbanistica e di pianificazione territoriale e tenuto conto dei progetti presentati dai gestori degli impianti. Tali piani devono indicare le modalità e i termini per gli eventuali trasferimenti e dismissioni degli impianti esistenti, che è un'operazione di riqualificazione urbanistica ambientale. È attualmente in fase di realizzazione o, meglio, di definizione l'individuazione dei siti e la razionalizzazione di quelli esistenti. Per quanto riguarda la proprietà dei siti attrezzati già esistenti e compresi nei piani, la legge stabilisce che essi possano essere acquisiti dalle comunità montane e dal Comune di Aosta mediante procedura di acquisto o di esproprio. I proprietari dei siti attrezzati e delle relative infrastrutture possono mantenere la proprietà, a condizione che stipulino con i medesimi enti locali apposita convenzione con la quale garantiscano l'uso dei siti e delle strutture esistenti ai diversi gestori di impianti presenti sul territorio. Dalle informazioni ricevute si segnala che vi sono situazioni particolari, ad esempio quelle nelle quali, non avendo il comune provveduto ad istituire le necessarie servitù, l'accesso ai siti da parte dei gestori viene reso difficoltoso da parte dei privati proprietari dei terreni adiacenti. Diverso è evidentemente il discorso per i nuovi siti attrezzati, i quali sono realizzati a cura delle comunità montane e del Comune di Aosta e conseguentemente acquisiti nei rispettivi patrimoni.

Per quanto riguarda il catasto regionale degli impianti, l'articolo 13 della legge prevede l'istituzione da parte della Regione presso l'ARPA di questo catasto. Presso l'ARPA è presente una banca dati in formato "excel" costantemente aggiornata e creata inizialmente anche con la collaborazione delle comunità montane. Questa banca dati contiene il censimento di tutti gli impianti presenti sul territorio con la relativa scheda tecnica, nonché i riflettori passivi; inoltre l'ARPA possiede il "software" del catasto nazionale, sebbene quest'ultimo ad oggi non sia ancora attivo. Per quanto attiene l'istituzione di un catasto regionale, sono in corso dei contatti tra comunità montane e la direzione regionale competente in materia di informatizzazione, al fine di mettere in rete i dati contenuti nella banca dati posseduta dall'ARPA e di individuare i soggetti che saranno preposti all'aggiornamento e alla modifica della stessa, nonché i soggetti a cui i dati saranno resi disponibili.

Per quanto riguarda questi aspetti problematici e le prospettive risolutive, ricordo che i principali aspetti problematici legati all'applicazione delle legge n. 31 nascono dalle difficoltà di coordinamento della legge con altre normative nazionali in continua evoluzione e con la normativa regionale, norme sia riguardanti la stessa materia, sia questioni accessorie; rammento ad esempio la legge regionale n. 11/2003 concernente l'istituzione dello sportello unico e legislazione in materia urbanistica. Tale difficoltà di coordinamento si traduce spesso in una sovrapposizione delle competenze che hanno indotto i servizi associati delle comunità montane a dotarsi di una prima regolamentazione interna, in attesa di una procedura necessariamente condivisa dai soggetti interessati, con particolare riferimento ai comuni, ed approvati dalla Giunta regionale nell'ambito delle attività dello sportello unico.

È in corso di costituzione un gruppo di lavoro tra ARPA, Regione, servizi associati delle comunità montane e Comune di Aosta per un'attenta valutazione delle tematiche di cui sopra, nonché per stabilire i criteri per la deliberazione di cui all'articolo 9 della legge regionale n. 31/2000 avente ad oggetto i canoni e le modalità per l'accesso ai siti. Inoltre, per razionalizzare e coordinare gli interventi di vigilanza e controllo, sono in fase di realizzazione degli incontri tra i soggetti coinvolti volti ad approfondire le competenze di ciascuno e, in particolare, ad attuare una collaborazione tra la Regione, gli enti locali competenti, la polizia postale e l'Ispettorato delle telecomunicazioni di Torino.

Per quanto è delle istanze presentate da società radiotelevisive locali, dobbiamo ammettere che alcune previsioni risultano ad oggi poco funzionali, in particolare quella di una certa tempistica; questo è dovuto al dinamismo che caratterizza l'evoluzione tecnologica del settore e la necessità di rispondere alle richieste dei gestori in maniera celere. Nel contesto degli approfondimenti e delle analisi che ho prima illustrato, sono tenute in debito conto anche le istanze presentate dalle emittenti radiotelevisive locali per garantire, sulla base del principio del contemperamento degli interessi coinvolti, una maggiore equa parità di trattamento. A tale riguardo ricordo che sono in corso delle iniziative e degli incontri dei servizi associati delle comunità montane per attivare dei tavoli di confronto con questi soggetti, per condividere le istanze di questi ultimi - ma relativi all'applicazione di questa legge, evidentemente quanto riguarda il sostegno o le loro difficoltà in merito al mercato della comunicazione esula da queste competenze - e collaborare per una soluzione delle problematiche, al fine di consentire lo svolgimento di questa attività, che riteniamo importante anche per la democrazia e non solo per l'informazione o la comunicazione generale.

Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Intanto non è inusuale che i nostri gruppi presentino un'iniziativa insieme e che affrontino le stesse problematiche. Dalla risposta articolata e dettagliata dell'Assessore mi sembra che emerga con chiarezza come ci troviamo di fronte ad una legge complessa, la cui applicazione ha comunque posto una serie di problemi. L'Assessore stesso ricordava che operiamo in un campo in cui l'applicazione tecnologica è in continua evoluzione, per cui vi sono delle richieste aggiornate che a volte pongono in difficoltà chi deve gestire il complesso della legge. Una legge molto complessa, dicevo, che fin dai primi anni di applicazione ha fatto emergere degli aspetti critici. Ricordo all'Assessore che già nel luglio di 2 anni fa vi era stata una serie di richieste esplicite, chiare, che erano venute proprio dagli enti a cui la legge demanda la funzione di gestire l'insieme della materia. Credo che la legge non volesse scaricare né al Comune di Aosta, né alle comunità montane la gestione di questo complesso di argomenti e di realtà, ma gli stessi comuni e comunità montane 2 anni fa hanno avanzato una serie di richieste precise per poter meglio esercitare queste funzioni. L'Assessore ha preso conoscenza delle modifiche alla legge che il gruppo di lavoro predisposto dalle comunità montane ha presentato alla II Commissione fin da luglio 2002. Vi è una proposta di emendamenti all'attuale disegno di legge in cui le comunità montane cercano di individuare quali modifiche andrebbero poste alla legge affinché la medesima diventi più efficace e possa meglio rispondere alle finalità che la legge si è data. Vi è quindi questa esigenza di modifiche alla legge, esigenza che ancora recentemente è stata ribadita sia dagli organi tecnici di cui le comunità montane si sono serviti per gestire l'insieme della legge, sia dagli enti gestori che si trovano di fronte ad alcune difficoltà. Lei sa benissimo, Assessore - perché questa è documentazione che è arrivata a lei come a noi in commissione -, che proprio i tecnici incaricati di seguire questa legge richiedono un momento di riflessione sulla normativa, alla luce dell'esperienza maturata negli ultimi anni.

L'Assessore ha elencato una serie di azioni che sono state messe in atto, una serie di gruppi di lavoro, di incontri, la ricerca di iniziative relativamente alla predisposizione di tavoli di confronto per affrontare i problemi; questo significa che vi è da parte delle comunità montane, che devono portare avanti questa legge, l'esigenza di incontrarsi con gli altri soggetti interessati: dall'ARPA agli enti locali e via dicendo. Ben vengano quindi questi incontri differenziati, ben vengano i gruppi di lavoro per affrontare problemi specifici e forse sarebbe anche opportuno, alla luce dei risultati di questi diversi gruppi di lavoro che affrontano problematiche differenti, rivedere la legge, perché quest'ultima, come ha ricordato l'Assessore, presenta alcuni elementi di criticità. L'Assessore ha citato la tempistica non adeguata, ha ricordato che vi è stata la decisione di adottare una prassi difforme da quella che indica la legge, nel senso che si è capito che bisogna dare una risposta al flusso continuo di richieste, ma questa è una prassi che non trova il suo riscontro nella legge, quindi forse varrebbe la pena di normare questo aspetto. Ancora: vi è tutto il problema adesso - finita la fase di censimento - di possibili impianti abusivi; qui veramente sarebbe da chiarire meglio a livello urbanistico come sia possibile rispondere a questi problemi.

Vi è poi una questione su cui lei ha sorvolato, ma su cui le comunità montane nella loro proposta di modifica di 2 anni fa avevano posto l'attenzione: quella della proprietà dei siti. Le comunità montane cioè si chiedevano se era proprio necessario che fossero loro ad individuare i nuovi siti, ad attrezzarli per poi darli in gestione, oppure se questa potesse essere una possibilità e non un obbligo per la comunità montana. Su questo elemento avevano anche proposto dei cambiamenti, degli approfondimenti, proprio per non rendere troppo dipendente dalla capacità di spesa delle comunità montane l'attivazione di nuovi siti.

Vi sono poi due grossi problemi, che dovranno essere affrontati nel momento in cui si individuano e si gestiscono questi siti attrezzati. Il primo è quello del canone, per il quale abbiamo appreso che vi è un gruppo di lavoro che sta analizzando la questione, si tratta di capire sulla base di quali indicazioni la sta affrontando, perché se è sulla base di una "maggiore equa parità di trattamento", come ha detto l'Assessore, probabilmente qui "parità di trattamento" vuol dire tener conto che i soggetti che gestiscono questi siti attrezzati sono soggetti diversi come capacità di spesa e di introito anche della pubblicità o dell'esercizio della propria attività; "maggiore equa parità di trattamento" quindi vuol dire non uguaglianza per tutti, ma differenza di trattamento a seconda dei differenti soggetti: se lavorano nel campo della telefonia o della radiotelecomunicazione. Ancora: sempre in merito ai siti una questione che si sta affrontando nei gruppi di lavoro, da quel che ho avuto modo di percepire dalla risposta dell'Assessore, è quella della tipologia di sito attrezzato, cioè se è più opportuno avere un unico impianto enorme, su cui tutti quanti poi vanno a inserirsi, oppure se è più utile a livello paesistico territoriale avere impianti più piccoli come loro struttura; questo è un altro dei problemi che sicuramente va affrontato.

In conclusione crediamo che sarebbe utile giungere ad una riflessione su questa legge, per individuarne le modifiche sulla base sia delle osservazioni fatte già 2 anni fa dalle comunità montane, sia delle osservazioni dei gestori, sia delle riflessioni di quei gruppi di lavoro che si sono attivati per affrontare temi specifici.