Oggetto del Consiglio n. 2407 del 23 gennaio 2002 - Resoconto
OGGETTO N. 2407/XI Iniziative per la prevenzione della pandemia influenzale. (Interrogazione)
Interrogazione Considerati i disastrosi effetti provocati alla salute umana dalla pandemia influenzale;
Preso atto della ciclicità della propagazione del virus e delle sue continue mutazioni;
In considerazione delle disposizioni ministeriali per la sorveglianza e la prevenzione dello sviluppo di tale patologia;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interroga
l’Assessore alla Sanità per conoscere:
1) quali strutture specifiche sono predisposte nella nostra regione per la sorveglianza e lo studio preventivo del fenomeno virale;
2) quali strutture sono disposte per l’attuazione del piano di emergenza in caso di pandemia grave;
3) quali linee operative vengono definite dal piano regionale di prevenzione;
4) se tale piano sia già stato comunicato in sede ministeriale nazionale per la definizione del piano nazionale di osservazione, prevenzione e attuazione di misure per fronteggiare la pandemia influenzale.
F.to: Lattanzi
PrésidentLa parole à l’Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Vicquéry.
Vicquéry (UV)Il vicepresidente Lattanzi chiede quali siano le iniziative predisposte per la prevenzione del fenomeno virale in generale, soffermandosi poi sul problema della pandemia. Ebbene, la Giunta regionale, con deliberazione n. 245 del 5 febbraio 2001, ha approvato il progetto di organizzazione delle attività vaccinali con l’obiettivo di dare attuazione alle indicazioni del Piano nazionale vaccini adattandole alla nostra specifica situazione epidemiologica ed organizzativa. Tale deliberazione, in ottemperanza a quanto previsto dal Piano sanitario 1998-2000 e dal Piano nazionale vaccini 1999-2000 e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, che indicano il raggiungimento di coperture vaccinali di almeno il 95 percento della popolazione entro due anni di età sia per i vaccini obbligatori, che per quelli raccomandati e una copertura del 75 percento per le persone oltre i 64 anni per il vaccino antinfluenzale, prevede la totale riorganizzazione del servizio vaccinale regionale che risponda agli obiettivi sopraccitati.
Uno degli obiettivi del Piano nazionale vaccini riguarda la promozione e l’organizzazione delle campagne per la prevenzione dell'influenza rivolte alla "popolazione target" individuata di anno in anno dalle circolari ministeriali: ultrasessantacinquenni, malati cronici per affezioni cardio-respiratorie, diabetici, eccetera. La deliberazione di cui sopra non è stata trasmessa al Ministero perché non era richiesto, ciò che viene richiesto, e che viene puntualmente effettuato, è invece la trasmissione semestrale dei dati sui vaccinati.
Il Piano italiano multifase di emergenza per una pandemia influenzale è stato inviato alle regioni in data 3 ottobre u.s.; in data 29 ottobre si è tenuta una prima riunione tecnica presso il Ministero alla quale ha partecipato, in rappresentanza dell’Assessorato, il Dr. Sudano, nominato quale referente per la Regione Valle d’Aosta.
In quella sede si è deciso di organizzare un corso di formazione riservato ai referenti delle regioni e di preparare le linee guida regionali in ambito allargato in modo tale che ci sia una condivisione da parte di tutte le regioni dei singoli piani regionali che vengono predisposti. Questo è ad oggi lo "stato dell’arte" delle decisioni assunte in quella sede.
Occorre però fare una precisazione sul termine "pandemia", che è da intendersi come epidemia di vasta estensione e di particolare virulenza che colpisce pressoché la totalità della popolazione di un determinato ambito. La penultima pandemia influenzale fu quella denominata "asiatica" alla fine degli anni ’50, mentre l’ultima si verificò nell’inverno 1968-1969. La pandemia influenzale è un fenomeno grave e di forte impegno e sollecitazione per le strutture sanitarie, ma statisticamente non frequente, per fortuna! Quest’anno, come per gli anni precedenti, possiamo parlare di "epidemia influenzale" e non di "pandemia".
La nostra Regione però, consapevole dell'importanza di queste problematiche, in ottemperanza alle direttive del Ministero della salute, già da due anni ha istituito un sistema di sorveglianza epidemiologica a cui partecipano su base volontaria dieci medici di base, il cui coordinamento è affidato al Servizio di igiene pubblica nella persona del citato Dr. Sudano. Tale sistema ha dimostrato la sua efficacia in occasione dell’isolamento, primo fra tutti i sistemi regionali, del virus influenzale in un soggetto residente in Valle d’Aosta, come riportato dal quotidiano locale "La Stampa" in data 9 gennaio u.s., dove è stato detto testualmente: "Si deve all'organizzazione del sistema di sorveglianza epidemiologica dell'influenza, istituito dal Ministero della sanità e affidato all’Istituto superiore di sanità, la scoperta in Valle d’Aosta di uno dei tre virus causa dell'influenza A H3 N2, più conosciuto come virus "New Caledonia", di provenienza orientale, isolato in un ragazzo di 24 anni".
"La raccolta dei tamponi faringei per la ricerca del virus dell’influenza, fatta dai "medici sentinella"?" così vengono definiti i medici che partecipano su base volontaria "? delle varie regioni italiane, ha confermato la sua efficacia" dichiara il Dr. Sudano, Coordinatore regionale del sistema. Il sistema di sorveglianza è suddiviso tecnicamente in un momento epidemiologico e in un momento virologico con un suo protocollo specifico che prevede il reclutamento di alcuni medici di base che trasmettono i dati rilevati dai loro pazienti al Coordinatore, il quale provvede ad inviarli al Ministero della salute che li elabora.
Gli stessi medici attuano la sorveglianza virologica dell'influenza a turno settimanale ed effettuano su pazienti sospetti di malattia un tampone faringeo e provvedono, attraverso un corriere individuato dalla sede istituzionale, alla spedizione del campione presso l’Istituto superiore di sanità che si occupa dell’analisi e dello sviluppo del materiale biologico.
A livello regionale il Piano italiano di emergenza è all’esame sia dell’azienda USL, sia del gruppo di monitoraggio per le vaccinazioni composto dal Dr. Ferrero, dal Dr. Orlandi, dal Dr. Sudano, dalla Dott.ssa Benedetti, dalla Dott.ssa Pomi, dalla Signora Pasqualotto e dalla Dott.ssa Callà che è la funzionaria dell’Assessorato regionale che presiede il gruppo di monitoraggio. L'individuazione delle strutture disposte per l’attuazione del piano di emergenza in caso di pandemia grave sarà fatta nel corso della stesura del piano di emergenza per fronteggiare un'eventuale pandemia di influenza. Al momento attuale si ritiene che, non esistendo una situazione di allarme immediato di pandemia, le azioni messe in atto nella nostra Regione costituiscano già una buona prevenzione.
Considerata la data di elaborazione del piano italiano - ripeto: ottobre scorso - e le scansioni del piano: dalla "fase A" alla "fase 4", la Regione sta gestendo la "fase 0", cioè il periodo interpandemico fra una pandemia e un’altra. A questo proposito è opportuno chiarire cosa si intende per "fase 0": la "fase 0" è il periodo interpandemico; la "fase 1" è la comparsa di un virus influenzale nuovo, nuovi antigeni fuori dall’Italia, cosiddetta "fase di allerta"; la "fase 2" sono i focolai di influenza causati dal nuovo virus, ma fuori dall’Italia; la "fase 3" il nuovo virus influenzale isolato in Italia, pandemia imminente; la "fase 4" è l'influenza pandemica in Italia; la "fase 5" è la fase della pandemia. Questo è il piano nazionale di azione che è stato individuato.
Ovviamente stiamo gestendo la "fase 0" che consiste nella campagna antinfluenzale, l’offerta della vaccinazione, il sistema locale con la rete dei "medici sentinella" per la sorveglianza epidemiologica e virologica, la rilevazione della copertura vaccinale. Occorre ora individuare il laboratorio periferico per l’isolamento del virus e analizzare la necessità o meno di una sua realizzazione in loco o l’opportunità di utilizzare una convenzione con altre istituzioni in regioni limitrofe.
Io propendo per la seconda ipotesi perché, trattandosi di pandemia che è fortunatamente poco frequente, è inopportuno installare in loco una struttura attrezzata che al momento opportuno rischia di non avere la professionalità e la formazione, mentre la nostra vicinanza con Torino può darci degli ottimi risultati a costi minori, comunque è un ragionamento che stiamo facendo e dobbiamo valutare tutti gli aspetti di opportunità.
Le azioni preventive atte al contenimento del fenomeno influenzale sono sempre state una preoccupazione costante di questo Assessorato che ha periodicamente promosso campagne di vaccinazioni specifiche e gratuite rivolte a tutta la "popolazione target", andando ben oltre alle precise indicazioni del Ministero. Per anni si è vaccinata la popolazione ultrasessantenne e non solo la popolazione ultrasessantacinquenne come indicato nelle direttive ministeriali. L’incremento dell'offerta - si è passati dalle 11.000 dosi del 1998 alle oltre 16.000 nella trascorsa campagna -; la scelta operata dai tecnici, e da noi suffragata, di un vaccino di gran lunga più efficace rispetto agli altri in commercio; il notevole impegno di spesa che ha coinvolto questo Assessorato nell'evidente consapevolezza di una popolazione, in particolare quella anziana, da proteggere, sono le scelte e le politiche che hanno portato agli attuali risultati: alla data del 21 gennaio 2002 la percentuale delle persone vaccinate oltre i 64 anni è di circa il 65,5 percento, è un dato ancora suscettibile di variazione considerato il periodo; nel periodo 2000-2001 la percentuale di vaccinati oltre i 64 anni era del 55,4 percento.
L’aumento percentuale del 10 percento annuo è un dato assolutamente straordinario che testimonia, a nostro parere, l'assoluta validità delle iniziative intraprese.
PrésidentLa parole au Vice-président Lattanzi.
Lattanzi (FI)Credo che sia doveroso aggiungere alle considerazioni tecniche che l’Assessore ha fatto in maniera molto precisa una verità forse più vicina a noi comuni mortali che abbiamo formulato questa interpellanza, come giustamente ha detto l’Assessore, non per occuparci dell'epidemia di influenza, perché quello è un fattore abbastanza generale, essendo - come dice l’Assessore - in una situazione di "fase 0". Allora cos’è che mi ha spinto a presentare questa interpellanza?
Leggendo i giornali sono venuto a conoscenza che esiste in una delle forme dell'influenza, una serie di mutazioni del virus dell'influenza, soprattutto dei virus A e B, che portano alla morte delle persone e che creano gravi danni all’economia della società, non solo per i costi sanitari, ma anche per le assenze dai luoghi di lavoro, per tutta una serie di danni diretti ed indiretti di tipo economico e finanziario. Tanto per aggiungere alcune cifre a quelle che dava l’Assessore, è giusto sapere che un'epidemia influenzale produce 2-300 morti in Italia nell’arco di una sua fase, colpendo i soggetti più deboli, gli anziani.
Se invece parliamo di "pandemia influenzale" intendiamo un virus mutato, più aggressivo, che in Italia tra il 1969 e il 1991 con l'introduzione del virus da Hong Kong, il virus responsabile dell'influenza che l’Assessore chiamava "asiatica", il famoso virus "A H3 N2", ha prodotto 6.000 morti nel 1969 e 5.000 morti nel 1970. Fra questi non c’erano solo persone deboli, ma persone che hanno avuto poi complicazioni cardiocircolatorie, respiratorie, cioè è un virus terribile. Quando parliamo di "pandemia influenzale" quindi non stiamo parlando della semplice influenza che colpisce tutti noi, e magari ne andiamo anche soggetti, ma è un virus molto più aggressivo che devasta le persone con cifre eclatanti: il 70 percento della popolazione rimane inabilitato a qualunque tipo di attività per molto tempo.
La domanda è se noi, come da indicazioni ministeriali dei piani che l’Assessore ha citato, siamo attrezzati non solo per gestire quella che lui giustamente definiva la "fase 0", cioè quella fase che intercorre fra la ciclicità grave di un evento piuttosto che l'altro - e qui apro una parentesi per ricordare che gli ultimi casi gravi di pandemia in Italia ci sono stati fra il 1969 e il 1970, si sa anche - così da quello che ho letto su internet e dalle consulenze che mi sono fatto mandare - che c’è una certa ciclicità nell’arrivo di questo grave effetto virulento, tra l'atro la ciclicità è attesa proprio nei prossimi mesi, quindi si lavora, si cerca di prevenire con lo studio dei virus e la creazione di vaccini lo scatenarsi di questa situazione.
Dicevo che c’è un piano nazionale preciso; noi come Regione abbiamo i nostri referenti, abbiamo le "sentinelle" sul territorio, persone che fanno il monitoraggio di tutti i tipi di influenze, anche delle più semplici, per capire se queste possono essere già l’inizio di una forma più grave di pandemia.
In questo senso l’Assessore rispondeva alla mia domanda di quali sono le strutture esistenti per poter rilevare queste situazioni, che noi preleviamo i tamponi e facciamo le analisi, ma che queste vengono inviate in Piemonte in forza di una convenzione. L’Assessore ha aggiunto: "stiamo valutando se è il caso di dotarci di una struttura, però io sarei più per la seconda ipotesi: quella di continuare a mantenere le analisi di questi tamponi presso le strutture esterne".
Faccio una riflessione su questo dibattito che l’Assessore sta facendo a proposito delle strutture tecniche: ritengo che ci si debba dotare, così come ha fatto la Provincia autonoma di Trento e Bolzano, di un laboratorio specifico, un laboratorio che non faccia solo questo tipo di analisi, ma anche altri tipi di analisi, ma con personale specializzato che si occupi di questo, per un semplice motivo: perché i costi del trasferimento della convenzione non sarebbero molto "distanti" da quelli necessari per mantenere una struttura che impieghi due o tre persone in territorio regionale, non solo, ma la prevenzione in loco e la tempestività della "costruzione" dei vaccini può farci risparmiare molti soldi, che sono quelli che invece stiamo spendendo per poi andare a curare le persone che si ammalano, questo in una situazione di "fase 0" e non in una situazione di fase acuta.
Chiedo all’Assessore di riflettere su questa possibilità perché riteniamo che un laboratorio di analisi di questi tamponi debba essere fatto, come per la Provincia autonoma di Trento e Bolzano, anche per la Valle d’Aosta qui da noi.