Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2367 del 19 dicembre 2001 - Resoconto

OGGETTO N. 2367/XI Corso per operatori dei servizi sociali avviato dall’anno scolastico 1998/1999. (Interpellanza)

Interpellanza Visto che il corso per operatori dei servizi sociali, avviato dall’anno scolastico 1998/99 presso l’Istituzione scolastica di istruzione professionale di Aosta e di Verrès, è arrivato nel corrente anno scolastico ad attivare il Biennio post qualifica per il conseguimento del diploma di tecnico dei servizi sociali;

Appreso che la specializzazione rilasciata da tale biennio post qualifica pare non esser più riconosciuta dall’amministrazione regionale adeguata a rispondere alle esigenze dei servizi socio-assistenziali presenti sul territorio;

Appreso inoltre che ci sarebbe da parte dell’amministrazione regionale l’intenzione sia di modificare il curricolo di tale biennio per darvi una caratterizzazione più sanitaria che sociale, sia di non attivare dal prossimo anno scolastico le classi prime;

Atteso che tale tipologia di corso ha riscontrato il consenso di decine e decine di studenti, che si vedrebbero cambiare il progetto educativo scelto al momento dell’iscrizione;

Ritenendo che la scelta di avviare nel 1998, all’interno del sistema scolastico regionale la formazione di una nuova figura professionale sia stata dettata da valide motivazioni sulla base di un’attenta analisi dei bisogni e che tale indirizzo sia stato pensato come un tassello del più ampio sistema regionale di formazione;

la sottoscritta Consigliera regionale

Interpella

la Giunta per sapere:

1) se sono vere le informazioni di cui in premessa e se i soggetti interessati sono stati informati;

2) quali erano le motivazioni dell’avvio del nuovo indirizzo professionale, quali sono le attuali motivazioni di un eventuale mutamento di indirizzo del diploma e della possibile decisione di non più attivare l’indirizzo relativo ai servizi sociali;

3) come si collocano gli indirizzi attivati dalle istituzioni scolastiche secondarie di II grado nel sistema regionale di formazione professionale.

F.to: Squarzino Secondina

Presidente La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Con l’anno scolastico 1998-1999 si avvia presso l’IPR, ora Istituto Professionale, un corso per la qualifica di "tecnico dei servizi sociali" alla conclusione del triennio, e di "operatore sociale" alla fine del quinquennio. È un corso che riveste un certo interesse e che è stato voluto per rispondere alla domanda di professionalità in ambito sociale. Se noi vediamo il progetto presentato dalla scuola, si chiarisce molto bene come queste due figure, sia di tecnico del servizio sociale, ma soprattutto di operatore socioassistenziale polivalente, possono rivestire un interesse per quanto riguarda l’area di professioni sociali che sono in crescita quantitativa proprio in relazione all’ampliarsi della richiesta di servizi alla persona da parte di soggetti di varie età, in particolare a quelli che si trovano in situazioni di difficoltà o di svantaggio.

Le aree problematiche e sociali sono quella materna infantile, quella culturale giovanile, le disabilità, le dipendenze, gli immigrati, l’area anziani, e via dicendo. I diplomati, continua il progetto della scuola, potranno quindi lavorare in strutture pubbliche - comuni e USL - o in strutture private - privato sociale o terzo settore -, che operano in queste aree, per esempio, microcomunità per anziani, centri diurni, centri socioricreativi, centri educativo-occupazionali, comunità alloggi e comunità terapeutiche, centri di accoglienza immigrati, asili nido, eccetera, con autonomia e responsabilità di coordinamento e di indirizzo. C'è quindi tutto un progetto chiaro di questa figura professionale che, nell’anno scolastico appena concluso, ha sfornato i primi alunni con la qualifica, e che ha visto, in questo anno scolastico, iniziare il primo anno del biennio professionalizzante.

A questo punto pare che siano sorti dei problemi. Sono giunte voci, ancora incerte quando ho predisposto l’interpellanza, voci che si sono rafforzate poi in questi ultimi tempi, proprio scorrendo le notizie che sono apparse sui giornali. Io continuerei ad usare il verbo "pare", e quindi "pare" che ci siano dei problemi, perché finché non c’è una presa di posizione ufficiale da parte delle autorità scolastiche, credo che si debba parlare sempre di ipotesi di lavoro.

Pare allora che si stia delineando questa prospettiva di lavoro: sembra che l’Assessorato alla sanità non intenda riconoscere come valido, ai fini dell’assunzione nei servizi sociali, il diploma rilasciato alla conclusione del quinquennio; sembra che sia più interessante per l’Assessorato alla sanità ricorrere a profili professionali meno impegnativi, quelli che prevedono dopo la scuola dell’obbligo corsi per 1200 ore per formare le famose figure di "operatori sociosanitari", profili che possono essere perseguiti frequentando corsi finanziati con stanziamenti del Fondo sociale europeo; sembra che si richieda alla scuola di modificare il proprio curriculum per formare personale con professionalità diverse, sembra più verso il sanitario che verso il sociale; sembra che si sia chiesto alla scuola di non attivare le iscrizioni per le classi prime per il prossimo anno scolastico: in questo modo potrebbe capitare, come sembra si stia delineando per l’Istituto musicale, la morte nel tempo di un corso (in questo caso del corso sperimentale).

Se questa ipotesi fosse vera, avrei alcune riserve da avanzare: si interverrebbe a bloccare un corso attivato con l’autorizzazione della Regione, prima che il corso concluda il suo iter naturale.

Fra l’altro è un corso che non è sorto né vive in incognito, ma chi di noi ha avuto modo di sfogliare la Guida regionale all’orientamento che presenta i percorsi scolastici e professionali dopo la terza media - l’ultimo che ho fra le mani è quella del dicembre 2000 - nelle pagine che riguardano il settore dell’istruzione professionale si descrive l’indirizzo dei servizi sociali, con parole molto chiare che non lasciano spazio ad equivoci. Si dice infatti: "L’operatore e il tecnico dei servizi sociali possono svolgere la propria attività all’interno di enti pubblici e privati, come l’USL, le microcomunità, i centri diurni, le associazioni di volontariato, le scuole. Si occupano di soggetti di diversa età, dalla fascia infantile a quella anziana, per contribuire al loro sviluppo personale o al loro inserimento e partecipazione sociale. Con il diploma di qualifica e con il diploma di Stato si possono ricoprire ruoli organizzativi, di programmazione, di ricerca, in cooperazione con altre figure professionali". Non si capisce per quale motivo si vorrebbe bloccare un corso così. Ci si chiede quali sarebbero i fatti sconvolgenti, a parte l’11 settembre, che purtroppo è avvenuto, che hanno fatto sì che tutta una previsione di bisogni professionali fatta tre anni fa non sia più attuale; ma allora quale garanzia posso avere che l’attuale previsione non sia a sua volta obsoleta fra tre anni? In quale quadro - questo è il concetto fondamentale - di sistema regionale di formazione si collocano gli indirizzi scolastici delle superiori?

Come può succedere che un contratto stipulato fra l’alunno, che si iscrive ad un corso, e la scuola, che propone tale corso, venga meno? Questa è tutta una serie di domande, che mi sono posta nel momento in cui ho steso l’interpellanza.

Oggi, poi, leggo sul giornale alcune notizie, che paiono inserire elementi nuovi. Uso appositamente ancora il termine "paiono" perché finché non c’è un atto ufficiale - la dichiarazione dell’Assessore di stasera potrebbe essere un atto ufficiale - un atto chiaro, che faccia luce su questa situazione, credo che tutte le varie ipotesi possano essere formulate e possono anche essere prese in considerazione, per cui aspetto con interesse la risposta dell’Assessore.

Presidente La parola all’Assessore all’istruzione e cultura, Pastoret.

Pastoret (UV) Je n’ai aucune responsabilité sur les articles de journaux d’aujourd’hui, j’étais à Rome, comme le Président du Conseil vous l’a annoncé ce matin. Il faut dire cependant que "tanto tuonò che piovve". Mme Squarzino a présenté une interpellation, dans laquelle elle a fait une description de toute une série de problèmes, qui sont donnés comme certains dans le texte. Cette certitude aujourd’hui est garnie de "sembrerebbe" ou de "parrebbe"; évidemment la collègue ne disposait pas davantage de certitudes.

Il faudrait être sérieux, attitude qui n’a pas caractérisé cette mésaventure, car sur cet argument il y a eu une sorte de terrorisme négatif. Un terrorisme négatif qui relève d’une information incomplète, partielle et, dans le cas échéant, nuisible. Je me dois de censurer, de manière ferme et totale certaines informations qui ont suscité des soucis mal fondés de la part des usagers, tout particulièrement des étudiants, qui avaient des bonnes raisons d’avoir ces soucis si les informations, qu’ils ont pu recevoir, n’étaient pas correctes, comme elles ne l’étaient pas. Et c'est pourquoi que avant de répondre aux trois questions qui sont posées par la collègue, je veux faire un petit résumé.

Au mois de novembre l’Assesseur à l’éducation, l’Assesseur à la santé, ainsi que leurs collaborateurs et les dirigeants scolaires concernés, se sont réunis pour faire un premier tour d’horizon, pour mettre à feu les problèmes du débouché professionnel des cours des services sociaux, pour envisager des solutions pratiques permettant d’élargir, dans le futur, la possibilité d’emploi des jeunes étudiants suivant ces cours. On voulait vérifier pour le futur si d’ultérieures possibilités d’accès au monde du travail étaient envisageables. Cela relève d’un travail que nous avons entamé d’une façon positive, parce qu’on s’est chargé d’un souci pour les étudiants. Je dois remarquer que les étudiants suivant ces cours maintenant, continueront à le faire aux conditions actuelles, conditions que personne rêve de changer. Mais nous nous posons le problème pour les jeunes qui commenceront la première classe dans le futur: est-il possible de leur donner davantage de débouchés professionnels?

C’est sur cela que nous avons commencé à réfléchir. Un travail qui vient d’être entamé d’une façon positive de la part de l’Administration et qui, par contre, à l'extérieur a fait l’objet d’observations partielles, nuisibles et parfois fausses. J’affirme cela en tout état de cause, en citant tout d’abord le communiqué de presse, qui a été lancé hier par le dirigeant scolaire concerné, ainsi que par le dirigeant compétent de l’Assessorat à la santé. Je crois que c’est le même communiqué que vous avez lu dans le journal, Madame, mais je veux le lire entièrement, ce communiqué de presse; peut-être il n'a pas été cité extrêmement par la presse.

(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)

? je vous en donnerai copie. Le texte récite: "Facendo seguito ai diversi articoli di stampa, che hanno riportato in modo allarmistico la realtà dei fatti, i sottoscritti dirigenti delle istituzioni scolastiche di istruzione professionale: prof. Demetrio Martino e prof. Maurizio Rosina, e il Direttore delle politiche sociali dell’Assessorato regionale sanità e politiche sociali, fanno presente quanto segue. Il diploma di maturità consente, al pari di tutti gli altri diplomi di maturità, di accedere a tutti i corsi universitari e a maggior ragione a quelli attinenti al settore sociosanitario, ad esempio: infermiere professionale, assistente sociale, educatore professionale, eccetera. I due assessorati regionali coinvolti hanno costituito un gruppo di lavoro, dedicato a verificare la concreta possibilità di integrare le competenze richieste dalle norme nazionali in materia di formazione degli operatori sociali con i programmi scolastici del biennio dell’area professionalizzante. La Regione, nell’ambito delle sue competenze, ha definito il titolo rilasciato dagli istituti professionali con indirizzo dei servizi sociali e dei licei di scienze sociali come esclusivo per l’accesso ai ruoli di educatore di asilo nido".

Tout cela dit, et pour donner un exemple d’une lecture partielle et négative de ce thème, je veux aussi citer quelques passages d’une motion qui a été approuvée par le Conseil des enseignants de l’Institut professionnel d’Aoste, dans laquelle on affirme des choses ne répondant pas au vrai, et qui engendrent elles aussi un état d’incertitude ultérieure dans un domaine où l’Administration est engagée à fournir d’ultérieures réponses positives, face à la possibilité d’élargir les opportunités d’emploi des jeunes suivant les cours des services sociaux.

On dit dans ce document: "Il collegio dei docenti, informato delle riserve avanzate dall’Assessore e dalla Sovrintendente alla pubblica istruzione nonché dall’Assessore alla sanità, riguardo all'opportunità di mantenere in essere l’indirizzo dei servizi sociali, che al termine della classe quinta rilascia il diploma di tecnico dei servizi sociali, fa presente?", eccetera.

La réponse à ces affirmations on la trouve déjà dans le communiqué de presse que je viens de lire, mais je veux cependant fournir encore quelques éléments par rapport à cette affirmation, qui ne répond pas au vrai. Les informations qui ont été fournies à ces personnes, si sont les mêmes que vous avez eues et que j’ai pu constater sur certains organes de presse, n’étaient pas correctes. En tout premier lieu, le souci de l’Assesseur et de la Surintendante a été celui de rassembler autour d’une table les sujets institutionnellement concernés, pour faire l’état des lieux et pour s’engager à trouver d’ultérieures solutions d’emploi pour ceux qui, à la fin du parcours scolaire, afférent les services sociaux, décideraient de s’employer; dans ce cas l’Assesseur Vicquéry, ainsi que ses collaborateurs, ont été sensibles et disponibles pour ce faire.

En fait, une première solution a été envisagée, en prévoyant de vérifier la possibilité d’élargir ce qui est dit par le document du Conseil des enseignants: "Per l’attuale biennio post-qualifica classi quarta e quinta, è stata attivata un’area professionalizzante di 600 ore, già finanziata dal Fondo sociale europeo, che prevede la collaborazione dell’Assessorato ai servizi sociali del Comune di Aosta, di cooperative e di altre strutture private, nonché di esperti esterni alla scuola".

Dans la rencontre du 30 novembre on a discuté de la possibilité d’envisager, en accord avec l’Assessorat à la santé, des parcours analogues avec les lycées professionnels de la part de l’Assessorat à la santé même, et cela en plein accord avec ce qui est prévu par le Plan sanitaire régional. Il ne s’agit pas donc d’un changement d’orientation, car le diplôme est et reste "tecnico dei servizi sociali", mais il s’agit plutôt d’imaginer des compléments et des modifications d’une partie des cours, soit l’area professionalizzante de la IVème et Vème année, dans les années futures, si cela sera possible, dans la perspective de garantir une liaison plus directe avec le monde du travail, permettant ainsi aux jeunes un accès à l’emploi plus élargi et rapide. La problématique est à l’étude des dirigeants scolaires, qui ont commencé dans quelques cas à rencontrer les professeurs de leurs institutions scolaires.

Afin de chercher les meilleures solutions pour le futur, on est aussi en train de contacter les autres régions, qui ressentent, elles aussi comme nous, le besoin d’assurer des débouchés professionnels aux élèves des instituts professionnels, voilà pourquoi, par exemple, la Conférence des assesseurs à l’éducation, dans une des prochaines réunions, essaiera de mettre ensemble sur une table les différentes expériences, pour voir comme elles se situent.

Je voudrais revenir aux considérations, qui ont paru sur certains organes d’information, quant au fait que ce titre d’étude n’est pas monnayable dans certains secteurs de l’administration publique, notamment dans le domaine de la santé. C’est juste pour ça qu’avant tout on a engagé une analyse sur ce thème, pour évaluer d’ultérieures possibilités par rapport à celles actuelles. Une première réunion, je répète, a été faite avec l’Assesseur Vicquéry et ses collaborateurs, pour mettre en commun les éléments nécessaires et pour voir s’il y avait d’autres pistes possibles. Il n’y a donc aucune intention d’apporter de changements et de modifications; bien au contraire, il y a le souci de donner d’ultérieures réponses positives aux étudiants, qui continueront à suivre ces cours.

Pour venir aux trois questions de l’interpellation, la première, "se sono vere le informazioni di cui in premessa e se i soggetti interessati sono stati informati": d’après ce que je viens de dire on peut imaginer bien quelle sera ma réponse. Les informations de l’introduction ne sont pas vraies et elles suscitent des préoccupations et des inquiétudes nuisibles et inutiles. Les personnes intéressées n’ont pas été informées, parce qu’il n’y a aucune information à donner, et ce parce qu’il n’y a aucune modification. L’Assessorat est en train de faire les approfondissements que je viens de citer, pour les raisons que je viens de vous présenter.

Deuxième question, "quali erano le motivazioni dell’avvio del nuovo indirizzo professionale, quali sono le attuali motivazioni di un eventuale mutamento di indirizzo del diploma e della possibile decisione di non più attivare l’indirizzo relativo ai servizi sociali": aucun changement n’est prévu, aucune décision de ne plus organiser les cours des services sociaux n’a été prise, ni elle est en discussion, ni elle est envisagée, donc il n’y a aucune motivation à la base d’aucune organisation d’aucune nouvelle filière. Les cours des services sociaux, qui ont commencé en 1998, ont pu être organisés grâce à l’ordre juridique de l’institution professionnelle, et donc comme diplôme reconnu sur tout le territoire national, comme vous venez de le dire.

Je voudrais tout de même remarquer que: les cours de formation ont été crées à la demande des instituts professionnels, et l’initiative a été soutenue par un nombre important d’inscription avec un succès; voilà pourquoi, contrairement à ce que quelqu’un a voulu remarquer aucune décision n’a été prise, d’autant plus que la loi n° 19/2000, portant autonomie des établissements scolaires, établit, au premier alinéa de l’article 31, que l’ordre juridique des établissements scolaires et des expériences y afférentes demeure valable jusqu’à la définition des enseignements obligatoires, aux sens de l’article 16 de ladite loi. Contrairement à ce qu’on pourrait penser, nous sommes conséquents aux mesures que nous approuvons ici, comme nous l’avons fait lorsque nous avons approuvé la loi n° 19.

Troisième question: "quelle est la place des cours organisés par les institutions du IIème degré au sein du système régional de formation professionnelle". Les filières des institutions scolaires de IIème degré débouchent sur une qualification de troisième année et sur un diplôme en cinquième année. Dans le cadre de la relation de programme de la réforme du Ministre Moratti et du document de la Commission d’étude, présidée par le prof. Bertagna, le domaine de l’instruction professionnelle résulte complètement transformé mais, pour le moment, ce ne sont que des choses à imaginer.

Le projet contient, en effet, une modification complète des cours qui dépasseront la notion de lycée de la réforme 1992, ce qui devrait permettre de contenir le problème de l’échec scolaire particulièrement grave dans ce secteur. Le rapport entre instruction et formation est également modifié, mais je me réfère toujours au projet de réforme, non pas à ce que nous pensons faire; il envisage des parcours de formation visant une intégration importante entre le monde de l’école et du travail. Cette question est à l’honneur dans toutes les régions, surtout après la modification du titre Vème de la Constitution, qui contient des principes novateurs sur les compétences de l’Etat et des Régions.

Ces thèmes sont à notre attention, comme ils sont à l’attention des dirigeants des institutions professionnelles, mais on doit attendre les décisions à niveau national, même si une confrontation politique est en train de se tenir entre l’Etat et les Régions à cet égard.

Presidente La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Credo che l’Assessore dovrebbe ringraziarmi per avergli fornito l’occasione ufficiale per dare le informazioni che la gente non aveva. Detto questo, vorrei riprendere alcuni punti da lui trattati. Forse lei non ha letto bene la mia interpellanza, Assessore, perché il testo era abbastanza chiaro. Nei punti importanti del "Appreso" era specificato "pare" e "sarebbe", quindi le due informazioni erano date come: "pare non essere più riconosciuta" e "ci sarebbe da parte dell’Amministrazione". Questo per puntualizzare che ero consapevole di non avere le informazioni, pertanto presentavo le mie domande in quella forma. Assessore, probabilmente bisogna ripensare alle modalità di informazione. Credo che i soggetti interessati qui non siano stati informati e i problemi che lei ha sollevato, probabilmente andavano sollevati prima che acquisissero una veste di grande incertezza.

Mi permetta inoltre di farle a mia volta alcune osservazioni. Lei dice: qui c’è una situazione che nessuno vuole cambiare, invece noi stiamo lavorando per trovare ulteriori soluzioni per gli allievi futuri, eccetera. Come fa a dire che nessuno vuole cambiare? Le proteste ci sono state non perché non volevano cambiare, ma perché volevano che fosse rispettato il contratto e volevano che la legge sull’autonomia fosse rispettata. Che non si intervenisse, questo volevano?

(interruzione dell’Assessore Pastoret, fuori microfono)

? ho capito, però non può dire che c’è una situazione per cui nessuno vuole cambiare, perché non è vero! Non è che non vogliono cambiare; vogliono mantenere la situazione, adeguandola, se è il caso, agli sbocchi professionali! Qui ci sono però due punti su cui non concordo molto con il suo intervento, non tanto per le cose che ha detto, ma per il contesto in cui ha collocato queste due informazioni.

Lei dice: abbiamo costituito un gruppo di lavoro per vedere come dare seguito al corso. Ma la legge sull’autonomia riconosce alle scuole l’autonomia didattica curriculare. Ora non so a cosa serva questo gruppo di lavoro, da chi sia formato, quale sia la sua finalità, ma sarebbe estremamente scorretto e non rispettoso dell’autonomia scolastica se un gruppo di dirigenti decidesse l’eventuale sorte di un curriculum. Ci sono degli elementi in quel gruppo di lavoro?

(nuova interruzione dell’Assessore Pastoret, fuori microfono)

? quando viene ipotizzato un adeguamento, un cambiamento dell’area professionalizzante, questo rientra all’interno di un progetto didattico preciso, che è stato pensato, deciso, approvato e valutato dalla scuola. Altrimenti non ci siamo capiti! Lei ha riletto quello era scritto nel comunicato, che spero lei mi dia, come mi ha promesso! Quando dice che ha costituito un gruppo di lavoro, che ha il compito di verificare la concreta possibilità di integrare le competenze richieste dalle norme nazionali in materia di formazione degli operatori sociali e con i programmi scolastici del biennio dell’area di professionalizzazione, questo ha, come sbocco, la modifica del curriculum, ha come sbocco gli interventi sul curriculum scolastico, materia questa che deve trattare e decidere la scuola.

Seconda osservazione che riguarda il contesto generale, e riguarda proprio il terzo punto. Questo è un tema su cui più volte sono intervenuta, sia parlando con lei, sia intervenendo quando si è parlato delle politiche del lavoro, dei programmi dell’Agenzia del lavoro, e via dicendo. Al di là dei singoli interventi che vengono fatti noi siamo in carenza di un sistema organico, di progetti di formazione professionale, nel senso che non c’è un progetto-quadro che abbia individuato quali sono gli sbocchi lavorativi di questa regione e che verifichi come e in che modo dare una risposta a questi bisogni.

Il fatto stesso che qui si prenda il singolo problema e lo si voglia risolvere al di fuori di un sistema organizzato di formazione professionale, a mio avviso denota la fragilità del contesto in cui queste varie esperienze e queste varie realtà istituzionali lavorano. Non c’è una chiarezza, qui abbiamo una serie di corsi che vengono fatti, ora l’uno ora l’altro, ora dalla scuola, ora dall’assessorato, ora dall’Agenzia del lavoro, ma senza un collegamento organico e senza che ci sia un disegno organico e un progetto unitario rispetto alla formazione professionale e agli sbocchi professionali! Assessore, la prego quindi di riflettere rispetto a questi due argomenti. Rispetto alla formazione professionale le chiedo di verificare le eventuali proposte all’interno di un sistema più complesso, e non solo nel dialogo fra due assessorati! Le chiedo inoltre il rispetto massimo dell’autonomia della scuola e delle sue competenze di progettare curricula didattici adeguati alle esigenze del mondo del lavoro.

Presidente Considerato l’ora e non avendo indicazioni da parte dell’aula diverse, considero sospesa la seduta del Consiglio e l’aggiorno a domani mattina, alle ore 9,15.

La seduta è tolta.