Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2337 del 4 dicembre 2001 - Resoconto

OBJET N° 2337/XI Suite de l’examen de la loi de finance et de la loi de budget pour l’année 2002. (Continuation et clôture de la discussion générale)

Président Je rappelle que nous sommes en discussion conjointe des objets n° 8 bis et n° 8 ter à l’ordre du jour: loi financière pour l’année 2002, discussion du budget 2002 et triennal 2002-2004.

La parole au Conseiller Comé.

Comé (SA)Sicuramente gli anni 1999 e 2000 saranno ricordati dai Valdostani per i due fatti tragici che hanno colpito duramente la nostra comunità: la chiusura del Tunnel del Monte Bianco nel 1999 con il relativo isolamento dal resto dell’Europa e nel 2000 l’alluvione che ha messo in ginocchio la nostra economia e causato ingenti danni.

L’attività dell’Amministrazione regionale nel corso dell’anno 2001 si è concentrata prevalentemente sulla ricostruzione nel tentativo di superare la grande emergenza, nel tentativo di dare le risposte immediate alle famiglie, alle attività economiche e alle strutture pubbliche che erano state duramente colpite dall’evento calamitoso dell’ottobre scorso.

Il bilancio di previsione del 2002 è ancora fortemente condizionato da tali eventi e vuole, con grande senso di responsabilità e di immediata concretezza, andare verso il ritorno alla normalità. La situazione infatti, per quanto riguarda il quadro del post alluvione, vede la nostra Regione ancora sofferente per un ammontare di 440 miliardi. Noi tutti auspichiamo che lo Stato mantenga fede agli impegni che aveva assunto per quanto concerne il finanziamento per l’alluvione, ma non possiamo vivere di auspici e di speranze, non possiamo permettere che passino degli anni senza ripristinare certe infrastrutture la cui sofferenza può mettere in difficoltà le nostre attività economiche e produttive.

No, caro collega Beneforti - mi dispiace che ora non sia presente -, come ricordava nell’intervento dell’anno scorso, la Valle d’Aosta non è il Belice, le conseguenze negative dell’alluvione sono state in gran parte cancellate e ciò che rimane ancora da fare non lo sarà ancora per molto, anche se - e mi auguro di sbagliare - senza l’intervento e il rispetto degli impegni da parte dello Stato. Con grande serietà e tempestività si è attivata questa manovra con il ricorso ad una forma di indebitamento, la cui finalità rappresenta una garanzia per i Valdostani, per permettere così di ritornare alla piena e totale produttività nei diversi settori economici, dagli artigiani, ai commercianti, agli operatori turistici e agli agricoltori, per riprendere con slancio la via dello sviluppo socio-economico.

Se gli anni 1999 e 2000 sono stati negativi per la Valle d’Aosta, certamente la data dell’11 settembre scorso, legato all’attacco terroristico negli Stati Uniti, ha segnato una crisi internazionale il cui impatto sulla crescita mondiale comincia a far sentire i suoi effetti anche nella nostra Regione. Quel trend positivo della congiuntura economica internazionale che si prevedeva si è interrotto e segna l’incertezza dei mercati e del rilancio economico. Va però ricordato con soddisfazione che il nostro sistema economico riesce ad essere incisivo nella Regione, il PIL della Regione sta aumentando.

Dal punto di vista del trend evolutivo del settore economico dobbiamo osservare il clima di consolidamento del tessuto produttivo insediato nella nostra Regione. Questo consolidamento ha prodotto e produce un livello occupazionale di tutto rispetto e superiore alla media nazionale, tant’è che il tasso di disoccupazione si aggira intorno al 5 percento rispetto al 10 percento circa della media nazionale.

Anche il settore autonomo è caratterizzato da una voglia di intraprendere, soprattutto nel settore terziario e dei servizi, dove sono presenti segnali di apprezzabile ripresa nonostante i fatti sicuramente non incoraggianti provocati dalle avversità (chiusura del tunnel, alluvione dell’ottobre 2000) che hanno pregiudicato seriamente i collegamenti viari e ferroviari.

L’impegno di questo bilancio è ancora rivolto a mantenere inalterate le risorse nel settore economico, con un occhio di riguardo all’ambito della ricerca e della qualità nel settore industriale. Devo dire che si può apprezzare l’impostazione generale di questo documento politico-amministrativo che, senza l’utilizzo della leva fiscale, è riuscito a mantenere gli interventi nel sociale, nei settori, come dicevo prima, economico, produttivo, ma soprattutto è riuscito a mantenere la salvaguardia dei livelli qualitativi e quantitativi di assistenza nell’ambito della sanità. È ormai a conoscenza di tutti come la finanziaria di quest’anno preveda che dal 1° gennaio 2002 le regioni dovranno essere autosufficienti in termini di spesa sanitaria.

L’accordo di pochi giorni fa tra gli assessori regionali e il Ministro ha stabilito un tetto invalicabile per la spesa farmaceutica rispetto al fondo e che l’unico modo per superare detto limite risiede nella possibilità per le regioni di utilizzare la leva fiscale oppure nella riesumazione del ticket, ticket che è stato suddiviso in più fasce con una gradualità che va dal 20 al 100 percento di pagamento a carico dei cittadini. L’Assessore Vicquéry ci ha detto in commissione che ci sarà anche la reintroduzione dei ticket per le prestazioni specialistiche e che fra un anno o massimo due si arriverà al ticket sui ricoveri ospedalieri.

Queste manovre da una parte mi preoccupano perché, se si cerca di contenere le spese sanitarie gravando sui redditi dei cittadini, è certo che non inizierà un circolo vizioso, si avrà una significativa razionalizzazione delle spese, ma non vorrei vedere stravolto il principio della sussidiarietà in materia di pressione del "costo della salute" a carico dei singoli con la stessa filosofia che il Ministro delle finanze propone in materia di pressione fiscale. Si potrebbe ad esempio introdurre un sistema di razionalizzazione della spesa farmaceutica, sicuramente diversa da quella attuale, adeguando l’acquisto dei farmaci alle effettive necessità del paziente, non più costretto a comprare intere confezioni.

Si dovrebbe puntare su una diversificazione quantitativa delle confezioni dei farmaci, tutti noi lo abbiamo vissuto: quante volte abbiamo fatto uso di una parte dei farmaci prescritti e non pagati, poi lasciati per mesi nel cassetto dei farmaci e regolarmente buttati nei contenitori perché scaduti. Miliardi veramente buttati. Per quanto riguarda le spese per il personale, mi spaventa l’ipotesi di soluzione drastica annunciata dall’Assessore, tipo il blocco del turnover che è stato già attuato da altre regioni. Certamente con questa scelta si miglioreranno i conti, ma a scapito dei servizi.

È con senso di responsabilità che noi dobbiamo dare delle indicazioni precise ed essere conseguentemente coerenti all’Assessore se puntare sulla qualità mantenendo e migliorando la politica del controllo e della razionalizzazione delle spese, trovando anche delle forme di co-finanziamento pubblico/privato, o puntare sul contenimento tout court della spesa sanitaria e noi abbiamo scelto la prima indicazione.

Vorrei fare brevemente due considerazioni sull’agricoltura ed in particolare sull’agricoltura di montagna che rischia di essere abbandonata dai nostri campagnards che vedono il contesto montano rispondere più alle aspettative turistico-ambientali che a quelle agricole. È stato inaugurato sabato a Saint-Vincent "l’Anno internazionale della montagna"; investiamo senza timore in montagna per il mantenimento della gente sul territorio. Non estremizziamo la conservazione del territorio a scapito del peggioramento delle condizioni di vita dei nostri montagnards, dell’uomo.

Il territorio di montagna lavorato, controllato è una garanzia in termine di sicurezza per tutti coloro che abitano a valle. Mi diventa difficile intravedere persone, oltre ai nostri campagnards, disponibili a garantire per parecchi mesi, e non solo per una giornata, la loro presenza in montagna, priva di collegamenti, con difficoltà di sistemazione degli alpeggi, quindi in strutture con condizioni igienico-sanitarie assai precarie, per amore di un territorio intatto. In questo settore sono più importanti i fatti rispetto alle parole e alle teorie.

Altro capitolo importante è quello della zootecnia. Nel 2001 in questo settore c'è stato del malumore e del malcontento, si sta finalmente avviando alla conclusione il "famoso disegno di legge n. 116", ma ad oggi non abbiamo ancora i dati certi per operare e per permettere l'esame del provvedimento in questione da parte del Consiglio per la sua approvazione.

Il Consigliere Nicco nel suo intervento ha dichiarato che qualcuno ha remato controcorrente, non so a chi si riferisse, ma noi della Stella Alpina abbiamo voluto remare con l’Assessore e non stare seduti passivamente sulla barca. In effetti abbiamo presentato delle proposte, alcune accolte e altre ancora da valutare, che sono servite per quanto concerne la ricerca dell’accordo con le associazioni degli agricoltori, fortemente insoddisfatti per la situazione di incertezza sugli aiuti alla loro categoria. Nelle materie in cui abbiamo competenza primaria siamo in balìa delle decisioni della Commissione europea, ciò non è pensabile.

Dovremo operare insieme affinché venga riconosciuta alla nostra Valle la sua specificità e la sua particolarità, ma soprattutto affinché l’Europa ci dia la possibilità, nella fase ascensionale della stesura delle leggi e delle norme, di partecipare con una rappresentanza politico-regionale.

Guardo con grande interesse al settore dell’agricoltura biologica ed invito l’Assessore a valorizzare e operare con grande convinzione in questa direzione, cercando, attraverso una maggiore formazione ed informazione, di sviluppare questa tendenza che darà sicuramente delle garanzie sull’assoluta qualità dei prodotti. La nostra Regione, la nostra piccola Valle d’Aosta, in presenza di piccole entità e numeri dovrà inevitabilmente puntare, non potendo sulla quantità, sulla qualità.

Relativamente alla finanza locale, al di là del riparto in rapporto alla legge n. 48/95 e dei suoi vincoli in percentuale che su richiesta del CELVA negli anni si è ammorbidito, quest’anno sempre su proposta del CELVA si sono prelevati dei finanziamenti da diverse leggi di settore e sono stati inseriti nel calderone del riparto. I sindaci hanno detto: "dateci i soldi che poi ci gestiamo da soli" e dal punto di vista del principio non posso che concordare, anche se ritengo che l'aver tolto alcune leggi di settore importanti creerà ai piccoli Comuni difficoltà nel realizzare strutture importanti che potrebbero rilanciare la propria comunità.

In effetti questo stato di preoccupazione lo si evidenzia nelle difficoltà di determinazione del riparto da parte del CELVA. Sicuramente in questi ultimi anni la tendenza degli enti locali è andata verso la direzione di una sempre più ampia autonomia gestionale, ma questa sarà ben delineata quando il quadro di riferimento delle competenze in base alla n. 54 sarà presentato e si potrà ragionare sulle funzioni ancora in capo alla Regione e quelle in capo ai Comuni. Da quel momento dovremo fare un'analisi attenta su quale ruolo la Regione intenderà svolgere e su come si organizzerà per svolgere le sue funzioni.

Ultima brevissima considerazione sui trasporti. Ritengo che solo con un trasporto efficiente si possa favorire lo sviluppo socio-economico della Regione. La Valle d’Aosta deve investire fortemente impegnando il Deputato europeo, i Parlamentari e l’Assessore competente sulla politica nazionale ed internazionale dei trasporti. Solo con una moderna rete infrastrutturale la Valle si inserirà organicamente nel contesto europeo e garantirà quote significative di traffico merci dalla gomma alla rotaia. Fortunatamente dopo mesi di buio, a causa della chiusura del Tunnel e dei danni provocati dall’alluvione, si intravede la luce: è ormai - anche se sono slittati i tempi - imminente l’apertura del Tunnel del Monte Bianco con i risvolti favorevoli.

Il dibattito sull'opportunità in termini di sicurezza di progettare e realizzare una seconda "canna" sembra aprire un tavolo di analisi dove la presenza della Valle d’Aosta dovrà essere garantita in merito alle decisioni da assumere. L’impegno da parte del Governo nazionale di finanziare la progettazione del Tunnel ferroviario Aosta-Martigny è un segnale importante che permetterà di inserire tale tratta ferroviaria in un contesto di collegamento internazionale. La politica del miglioramento dei servizi di trasporto pubblico, gli adeguamenti all’aeroporto regionale, quali ad esempio il sistema di radioassistenza, e il potenziamento dello stesso come l’allungamento della pista non potranno che proiettare la nostra Regione in un contesto europeo.

Bisogna dare atto che l’Assessore competente in questi mesi non incoraggianti è riuscito a dare delle risposte immediate ed efficienti che hanno permesso, e i dati lo confermano, di non penalizzare la nostra economia.

PrésidentLa parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU)Ieri il relatore iniziava il suo intervento ricordando che era alla sua prima relazione al bilancio ed esprimeva un po' di incertezza, e magari un'inadeguatezza, rispetto a tale novità e a tale compito. Credo che la "questione bilancio" sia uno di quegli argomenti che, se non si ha alle spalle una struttura potente come quella dell’Assessore Agnesod e della Giunta nel suo complesso, sia difficile da cogliere nei suoi diversi aspetti.

Quest’anno l’Assessore Agnesod ha, per così dire, voluto aiutarci in questa analisi e ci ha offerto una traccia dell’esame del bilancio indicando gli obiettivi scelti come linee guida dell’impostazione del bilancio stesso e anch'io, come altri colleghi, non mi voglio sottrarre a questo suggerimento, direi che lo slogan "ritorno alla normalità" ha avuto successo. Signor Assessore, credo che lei abbia il genio del commercio, la capacità di pubblicizzare il suo prodotto: "ritorno alla normalità", dopo gli eventi drammatici della tragedia del Monte Bianco e dell’alluvione che hanno condizionato, se pur per aspetti diversi, gli ultimi due anni.

A bocce ferme, possiamo registrare che la chiusura del tunnel non ha avuto, per fortuna, conseguenze negative sull’andamento dell’economia valdostana, come evidenziato dallo studio recente condotto all’interno dei programmi Interreg, anzi complessivamente c’è stato un aumento, se pur minimo, delle entrate: l’incremento del 1999 è dello 0,53 percento. Anche dai recenti dati ISTAT, relativi all’aumento del 37,9 percento dell’export nel 2000, specie dei prodotti metalmeccanici, ci viene un ulteriore segnale che la chiusura del Traforo del Monte Bianco non ha nel breve periodo influenzato negativamente l’economia regionale.

Non me ne voglia l’Assessore Agnesod, ma ogni volta che si tentava di porre delle domande sul bilancio, che si chiedevano degli interventi in alcuni settori, la risposta era quasi sempre: "Nel 1999 abbiamo avuto una perdita secca di entrate a causa della chiusura del tunnel, nel 2000 abbiamo avuto l’alluvione, per cui non siamo in grado di rispondere alle richieste".

Per quanto riguarda poi l’alluvione, alcuni segnali, come ad esempio l'elevato numero di imprese nate nel primo semestre del 2001, specie nel settore dell’edilizia, tendono a descriverci una situazione favorevole per l’occupazione. Addirittura si potrebbe dire che la necessità di ricostruire e ripristinare, ricorrendo ad ingenti somme pubbliche e impiegate per un periodo molto breve, potrebbe costituire un formidabile volano per l’economia regionale. Per fortuna i due fatti, che hanno condizionato la vita di questa Valle per due anni, si sono rivelati nel tempo non così negativi come si temeva.

"Finita l’emergenza si riprendono dunque le linee normali di intervento e di azione", così dice l’Assessore Agnesod nella sua relazione. Ora, da che cosa è caratterizzata questa normalità? Qui sicuramente riprenderò concetti già detti da altri perché il bilancio è quello che è, l’ottica con cui l’osserviamo è anche abbastanza tipica di ogni forza politica e degli interessi che ciascuno di noi rappresenta, quindi è chiaro che tornerò su alcuni temi trattati già in quest’aula. Dicevo: da cosa è caratterizzata questa normalità? Non è mutata, e non poteva essere diversamente, l’enfasi con cui si sottolinea la capacità produttiva della Regione, si prevede addirittura un aumento del 3,6 percento per il 2000 a fronte di dati meno positivi sia a livello italiano che a livello europeo.

Sappiamo che la Valle d’Aosta è una Regione ricca, sono anni che lo diciamo. Il rapporto redatto dall’Osservatorio epidemiologico regionale della sanità ci ricorda che, a fronte di una media nazionale del valore aggiunto pro capite di 31,6 milioni di lire, la Valle registra 40,4 milioni pro capite, quasi 9 milioni più della media nazionale, e tale dato è confermato dall’imponibile medio per residente che in Valle d’Aosta è di 17,440 milioni di lire a fronte dei 16,848 del Piemonte e dei 13,614 della media nazionale. Certo, noi abbiamo tante risorse. Il fatto è che incameriamo più risorse di quelle che produciamo.

Nelle casse della Regione sono versati dallo Stato i 9/10 delle entrate tributarie, a cui si aggiungono, come ricordava stamattina con un'analisi puntuale il collega Curtaz, la quota sostitutiva dell’IVA da importazione, l’IRAP, l’addizionale regionale IRPEF, oltre a tutte le risorse con vincoli di destinazione legate a singole leggi di settore. Si superano abbondantemente i 10/10, si raggiungono i 13 o i 14/10 a seconda dei calcoli che si fanno.

Nessun sistema federale, qualunque sia l’ampiezza delle competenze riconosciute alle regioni o agli enti periferici, può funzionare se si prende, come modello di riferimento per la ripartizione delle risorse tra centro e periferia, quello valdostano; probabilmente tale modello sarà rivisto quando si metterà mano alla definizione delle risorse da riconoscere alle singole regioni in applicazione della riforma del titolo V° della Costituzione. Forse questo può spiegare perché, unica tra le regioni italiane, in Valle d’Aosta non hanno vinto i sì al recente referendum confermativo delle modifiche alla Costituzione. Infatti dovranno essere ridefinite, insieme alle competenze trasferite alle regioni, anche le risorse necessarie. In quel momento apparirà per lo meno strano che nei confronti di una regione, se pur speciale, vengono utilizzati parametri diversi da quelli utilizzati per le altre regioni. Fra l’altro occorrerebbe anche ricordare che contemporaneamente lo Stato continua a sostenere in Valle spese sia direttamente, come giustizia e trasporti, seppure malamente?

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

? le ferrovie, certo, le ferrovie dovrebbero, non lo fanno bene, ma dovrebbero farlo. Dicevo: sia direttamente (come giustizia, trasporti, servizi postali, uffici finanziari, polizia) sia indirettamente con trasferimenti a famiglie e imprese, o prestazioni pensionistiche. Anche questi trasferimenti costituiscono parte della base economica e contribuiscono a determinare l’andamento e la crescita a livello locale.

La relazione al bilancio non riconosce che l’attuale impianto delle entrate del bilancio è effettivamente anomalo, come ricorda lo "studio Brosio" predisposto in collaborazione tra "La Fondation E. Chanoux" e l’Università di Torino per analizzare diversi scenari economico-finanziari correlati a diverse ipotesi di ampliamento dell’autonomia della Regione. L’impianto delle entrate del bilancio prevede - leggo testualmente in questo studio -: "? un importante gettito, il trasferimento sostitutivo dell’IVA sulle importazioni, che non è giustificato da alcuna evidenza logico-contabile (pone le sue basi in un agrément politico) e produce le conseguenze abituali di disponibilità finanziarie sovrabbondanti: inflazione da reddito, tendenza all’aumento spropositato dei consumi rispetto agli investimenti, eccetera.

Tale trasferimento presenta il rischio che l’Amministrazione si preoccupi meno di fornire agli amministrati le condizioni per produrre più reddito che di spendere "oculatamente" ciò che è comunque acquisito?".

Per quanto riguarda le spese, è ancora alta la percentuale delle spese correnti rispetto a quelle di investimento, anche se aumenta la percentuale delle spese di investimento rispetto all’anno precedente; mi chiedo se questo non sia in parte il risultato dell’opera di ricostruzione delle infrastrutture post alluvione. Contemporaneamente vengono diminuite però le risorse sui fondi globali che dovrebbero consentire di realizzare progetti ad ampio respiro.

Nella relazione al bilancio si attira l’attenzione sul contenimento delle spese di funzionamento della Regione e della scuola. Ho i miei dubbi sul risparmio nella scuola, non ho elementi per valutare il risparmio nella scuola nelle spese di funzionamento. Mi chiedo se siano diminuite le classi, allora in questo caso il risparmio sarebbe dovuto al calo demografico, oppure se sia diminuito il ricorso ai supplenti, ma in questo caso si ricorrerebbe ad una modalità che non va nell’ottica di migliorare la qualità dell’insegnamento. Nel mondo della scuola le risorse andrebbero al limite aumentate per sostenere innovazione, progetti di recupero e sostegno ad alunni in difficoltà, per diminuire il trend degli abbandoni scolastici ancora alto.

Per quanto riguarda la Pubblica amministrazione, si nota un aumento delle spese del personale regionale, trend che potrebbe ulteriormente aumentare se non verrà fatta una verifica circa il trasferimento di personale regionale agli enti locali unitamente al trasferimento di competenze.

Ci si chiede se a questo riguardo siano state fatte delle simulazioni, se sia stato monitorato il passaggio dei dipendenti regionali agli enti locali per le funzioni che verranno trasferite, pertanto se insieme alla predisposizione degli atti, che preparano il trasferimento di competenze e di funzioni agli enti locali, viene affrontato anche il problema del passaggio dei dipendenti regionali.

Diversamente si rischia che la riforma del comparto unico, che doveva semplificare e render più agevole il passaggio di personale da un ente all’altro, avrebbe come risultato l’aumento del personale pubblico regionale o degli enti locali con la conseguente crescita delle spese correnti e di funzionamento; l’abbondanza di personale non aiuta certamente lo snellimento dell’apparato amministrativo.

Dobbiamo notare che allo stato attuale la burocrazia manca ancora di efficacia. Lo sanno bene gli industriali valdostani che, se hanno avuto dalla Regione più fondi rispetto ai loro colleghi piemontesi per far fronte ai danni dell’alluvione, vedono le loro domande ancora in fase istruttoria, mentre in Piemonte le risorse sono già state assegnate e sono già arrivate a destinazione?

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

? sono informazioni date in sede di audizione consiliare dal Rappresentante degli industriali, io riporto le osservazioni che il Presidente degli industriali qui, in questa sede, ha pronunciato.

Un’altra caratteristica del ritorno alla normalità è riscontrabile nella ripresa - io dico purtroppo - del normale metodo di lavoro nei confronti del dialogo con le parti sociali.

Esiste il Patto per lo sviluppo, ma la sua applicazione non risponde alle esigenze delle parti sociali perché anche quest’anno si è proceduto in modo formale ad organizzare tali incontri. Ci si incontra per non dirsi niente, si scelgono tempi e modalità di incontro che non consentano alle parti sociali di dire la loro, di essere ascoltati nelle loro proposte e di veder accolte le loro richieste.

Sono incontri di routine che vanno fatti, ma che non sono efficaci. Anche qui riporto le osservazioni fatte in commissione consiliare dai diretti interessati, l’Associazione industriali è stata chiara al riguardo nel corso dell’audizione, ha detto: "? Nella riunione del Patto per lo sviluppo del 10 ottobre si è parlato di bilancio di previsione per il 2002, ma non abbiamo avuto documentazione. È stata una chiacchierata senza nessun documento; anche in quella sede è stato impossibile aprire un confronto sia con le istituzioni sia con le parti sociali". Anche da parte di alcune organizzazioni sindacali si sono sollevati analoghi rilievi riassumibili nel giudizio della "mancanza di momenti in cui affrontare temi legati ad una progettualità più ampia".

Su questo tema, sul modo con cui qui viene realizzato il Patto per lo sviluppo altre volte il nostro gruppo ha preso posizione ed ha sottolineato che, se non diventa pratica che consente lo scambio, il confronto, la scelta dei grandi obiettivi per alcune scelte decisive per questa Regione, il Patto per lo sviluppo è solo un pezzo di carta senza nessuna incidenza. In questo ambito quindi, nel rispetto del Patto per lo sviluppo, sarebbero state gradite delle novità, come già ricordava il collega Beneforti.

Il secondo obiettivo che l’Assessore alle finanze ha indicato è "il ruolo delle collettività locali". Nell’ambito della più vasta autonomia riconosciuta ai Comuni dalla legge regionale n. 54/98, il CELVA ha chiesto che i Comuni potessero decidere le scelte relative al territorio di loro competenza, anche in quegli ambiti in cui finora erano stati previsti, in specifiche leggi di settore, finanziamenti mirati a realizzare una serie di iniziative. Qui vorrei premettere che condividiamo il fatto che ci sia un decentramento di competenze.

La Regione ha fatto propria questa richiesta del CELVA e le risorse a ciò destinate con leggi di settore confluiscono nel più ampio fondo trasferito ai Comuni, costituendone il 19 percento. Si tratta di risorse relative a interventi in ambito sociale e culturale (diritto allo studio e personale delle biblioteche, inserimento lavorativo di cittadini portatori di handicap, assistenza ai minori, norme in materia di asili nido, le pro loco) oppure in ambito sportivo ed ambientale (infrastrutture ricreativo-sportive, gestione piste di fondo). Con tali fondi di anno in anno erano finanziati progetti e/o iniziative le cui spese il singolo Comune da solo non riusciva a coprire e questa scelta dei progetti da finanziare avveniva in un’ottica di programmazione regionale. Io mi pongo e faccio anche a voi alcune domande.

Già stamani sentivo anche dai colleghi della maggioranza, in particolare dal collega Martin, porre queste questioni che lui ha sollevato in modo approfondito anche in sede di commissione, cioè: i piccoli Comuni non saranno penalizzati da questa scelta? Come faranno i piccoli comuni a finanziare il proprio campetto sportivo, la propria piccola struttura ricreativa? Ancora: riusciranno i piccoli Comuni a finanziare interventi inerenti l’assistenza a minori, lo sviluppo di iniziative alternative all’asilo-nido? I grandi Comuni ce la faranno, ma i piccoli dove reperiranno le risorse necessarie? Infatti con questa scelta le risorse delle leggi di settore rientreranno nei fondi generali trasferiti ai Comuni e, anche se queste saranno suddivise secondo criteri che il CELVA sceglierà, eventualmente anche più favorevoli per i piccoli Comuni, questi non riusciranno a realizzare in proprio la risposta ai loro bisogni. È difficile che in una piccola comunità di 200, 300 abitanti siano percepiti i bisogni nuovi emergenti, per cui certi settori saranno scoperti perché non percepiti come importanti.

Credo che il riconoscimento dell’autonomia ai Comuni vada ridefinito alla fine o in concomitanza di un percorso che prevede la predisposizione di strumenti/norme che definiscano gli ambiti e i livelli reciproci di competenze. La sussidiarietà implica che siano attribuite al livello di governo più vicino al cittadino le competenze che questo livello può esercitare. Occorrerà una lettura attenta delle competenze e dei livelli di capacità di programmazione, di spesa, di verifica a cui i singoli Comuni, anche i più piccoli, possano far fronte. Questo processo deve prevedere anche l’indicazione di finalità generali che la Regione persegue nei diversi settori, devono essere indicati i livelli dei servizi che vanno garantiti, altrimenti si rischia di trovarci di fronte a 74 modi diversi di concepire e realizzare l’assistenza a minori, agli handicappati e dal 2003 anche agli anziani.

Occorre una revisione della normativa regionale. Finora la Regione ha fatto essenzialmente leggi di settore, ora deve predisporre leggi di indirizzo, leggi quadro che diano le linee dello sviluppo culturale, sociale, economico, ambientale che si vuole raggiungere in modo che anche i Comuni abbiano chiari gli obiettivi della politica generale della Regione. Il Piano di sviluppo rurale va in questa direzione; il Piano sociosanitario è ancora troppo vago e generico per diventare norma di azione per i Comuni, non per niente le organizzazioni sindacali chiedevano e chiedono tuttora, lo hanno ancora richiesto durante il convegno sulla famiglia, una legge quadro sull’assistenza sociale, non per fare l’elenco dei vari interventi, ma per individuare obiettivi chiari da raggiungere e priorità, cosa che il Piano sociosanitario non fa.

Ancora: la Regione deve attrezzarsi a diventare effettivamente organo di programmazione e di indirizzo e su alcune scelte forti, che ritiene importanti per il futuro della collettività, deve continuare ad impegnare risorse con vincolo di destinazione. Lo Stato fa così nei confronti delle regioni, penso alla legge n. 285: sui servizi sociali, alla n. 431 per il sostegno alla locazione per famiglie bisognose. La Comunità europea fa così: i fondi sociali sono chiaramente finalizzati per realizzare obiettivi precisi su temi che essa ritiene essenziali per la sua crescita: l’occupazione, l’ambiente, le pari opportunità, lo sviluppo economico compatibile. Diversamente, se non c’è questo insieme di interventi che preparano, accompagnano, indicano, delineano il contesto in cui avviene il trasferimento delle competenze fra la Regione e gli enti locali, la sussidiarietà diventa soltanto uno spezzettamento delle politiche sul territorio regionale e questo a vantaggio dei Comuni più forti, più forti anche nella capacità di contrattazione per quanto concerne le risorse del CELVA.

Noi quindi non condividiamo la scelta fatta dalla Giunta di accettare la richiesta del CELVA di togliere le leggi di settore senza discutere: se qualcuna fosse stata ritenuta importante per le politiche regionali, come quella sugli asili-nido o sulle strutture sportive e sulle pro loco, la Giunta avrebbe dovuto contrattare, spiegare, non cedere subito tali risorse. Mi pare che questo tipo di scelta fatta in questo modo sia un po' - passatemi il termine - "colorata di approssimazione", nel senso che non è stata predisposta con chiarezza, non si avevano e non si hanno in mente le conseguenze di questa scelta e mi sembra che già stiano arrivando proteste da parte di alcuni Comuni in questo senso.

Capisco che la fase di decentramento delle competenze agli enti locali sia complessa, ma alcuni passaggi andrebbero meglio governati come lo dimostra l’approccio alle questioni di politica socio-assistenziale. In tale ambito vengono introdotte nel disegno di legge n. 145, agli articoli 21 e 22, alcune modifiche per recepire quanto indicato dalla legge n. 328/2000, modifiche con le quali si toglie alla Regione il compito diretto della gestione di interventi, senza dire contemporaneamente come si pensa di procedere, eppure le leggi, che sono richiamate in questo passaggio delicato, riguardano ambiti importanti del settore assistenziale come prima ricordavo: la legge n. 22/93, la legge sul minimo vitale, la legge sulla famiglia in parte.

Come gli enti locali procederanno alla loro applicazione? Con quali finalità? Ribadisco che, in assenza di leggi quadro che definiscano finalità generali ed obiettivi da raggiungere, non si ha più alcuna certezza sull'assistenza socio-assistenziale dei soggetti più deboli. Sempre in queste modifiche agli articoli 21 e 22 si richiama la legge n. 328/2000, ma la si accoglie solo in senso formale, senza recepirne lo spirito e la sostanza.

Questa legge rivoluziona il modo di approcciarsi alla programmazione e alla gestione dei servizi sociali, introduce il concetto di sistema integrato nei servizi, introduce la pratica della concertazione, indica modalità e procedure per valorizzare il volontariato, il terzo settore; le organizzazioni sindacali e le associazioni sociali partecipano alla formulazione di obiettivi per il benessere, alla programmazione regionale, come insistentemente chiedono da tempo, inascoltate, le organizzazioni sindacali. Ricordo, tra parentesi, che la partecipazione del terzo settore non è stata prevista né nella formulazione del piano, né per questa legge di bilancio (neppure l’audizione in commissione). Ricordo, sempre fra parentesi, che la recente circolare sul "costo" della gratuità dei servizi di trasporto pubblico è stata emanata senza nemmeno informare i sindacati.

Ora, non ci si può limitare, in base alla legge n. 328, a cambiare l’espressione "la Giunta interviene" con l’espressione "la Giunta determina criteri per erogare contributi", senza nemmeno iniziare il percorso individuato dalla legge n. 328, specie se ci troviamo di fronte a leggi, come la n. 22/93, che sono solo leggi di erogazione di contributi e non leggi che indicano con chiarezza finalità e obiettivi e che, proprio per la loro generalità, richiedono continuamente circolari applicative, sempre da aggiornare secondo i diversi casi che via via si verificano sul territorio!

Le conseguenze di questa decisione sono percepibili anche dalla nuova impostazione data al Fondo regionale per le politiche sociali (articolo 19), non si capisce più bene a questo punto di cosa si occupa, cosa rimane ancora a questo fondo e soprattutto non si dicono i criteri con cui questo fondo sarà ripartito, sarà utilizzato. Non condivido nemmeno l’enfasi sull'importanza della legge regionale della famiglia, così come appare nella relazione dell’Assessore Agnesod.

Certo l’impianto è stato innovativo, ma la realizzazione ha visto l’assegno post natale "divorare" quasi tutte le risorse date con questa legge. Bastano pochi dati: a fronte di una spesa per l’anno 2000 di 5.078 milioni di lire, ben 5.049 milioni sono stati assorbiti dal pagamento dell’assegno post natale, per dire che è una legge che, se aveva un suo equilibrio complessivo nell’articolato, è diventata poi un "mostro realizzativo" perché solo una parte ha trovato applicazione, mentre le altre parti sono state poco utilizzate.

Per quanto riguarda la sanità, alcune brevi annotazioni. Si parla di costi in aumento, ma vorrei ricordare che molti dei costi in aumento dipendono da scelte della Regione. L’Assessore ci ricorda continuamente che per diminuire i costi bisogna diminuire i ricoveri impropri ma, per fare questo e dare ugualmente una risposta ai bisogni di salute, l’Assessore sa bene che bisognerebbe attrezzare il territorio perché sia in grado di rispondere alle esigenze di cura pre e post acuzie, quindi i costi in aumento dipendono da scelte della Regione.

Non mi soffermo sul fatto che si dice che noi paghiamo lo scotto di decisioni prese altrove rispetto al contratto di lavoro, ai farmaci, come se la Regione potesse risparmiare se ci fossero dei contratti di lavoro regionalizzati o se potessimo decidere il costo di questi prodotti. In realtà la spesa sanitaria è fuori controllo anche perché manca il governo complessivo dell’azienda. Gli articoli 15 e 16 sono significativi al riguardo: qui insieme alle risorse previste, si prevedono anche trasferimenti all’USL per presunti disavanzi 2001, quasi 27 milioni di euro, oltre un decimo dell’intera spesa di parte corrente.

Questo è un elemento che dice come manchi il governo complessivo dell’azienda. Sempre in questi articoli sono indicati i costi della mobilità passiva, cioè il costo da rimborsare a USL di altre regioni per gli utenti valdostani che vanno a curarsi in altri ospedali. Anche questo dato è in aumento ed è un segno che non si è in grado di offrire servizi adeguati tali da rispondere alle esigenze di fiducia, di sicurezza degli utenti. Poi ci sono questi costi ingenti per ristrutturare ed ampliare l’esistente struttura di viale Ginevra.

Non voglio ricordare qui tutti i motivi per i quali siamo ancora convinti che la scelta di mantenere l’attuale struttura e di continuare ad operare all’infinito sull’attuale struttura sia negativa. Vorrei solo ricordare all’Assessore, che continuava a parlare, nei momenti in cui bisognava decidere, di grandi risorse che sarebbero state richieste da un nuovo ospedale, che in questo periodo si fa tranquillamente ricorso all’indebitamento e addirittura per ripianare i disavanzi dell’USL.

Mi dispiace dover sottolineare, Assessore, che manca un governo della sanità anche da parte della politica. Il Piano sociosanitario, come prima ricordavo, è un insieme di progetti senza alcuna priorità. Cosa si farà delle tante cose dette, elencate, descritte, progettate? Quali saranno realizzate? Siamo tutti consapevoli che saranno realizzate quelle iniziative per le quali l’Assessore deciderà di volta in volta di mettere in bilancio le risorse. Questa sarà la sorte del Piano sociosanitario.

Rispetto al mantenimento dei livelli di investimento nel settore produttivo, è certamente importante mantenere investimenti a favore del sistema produttivo, tra l’altro in questo periodo ci sono anche notevoli risorse messe a disposizione dal Fondo sociale europeo, risorse che dovrebbero aiutare il settore economico a decollare.

Penso che siamo tutti consapevoli che si tratta di un sostegno temporaneo alle imprese perché dal 2006 tali fondi europei saranno dirottati quasi sicuramente verso i Paesi dell’est, quelli che entreranno a far parte dell'Unione europea, quindi si tratta di utilizzare al meglio queste risorse.

Rispetto a questo ambito, già alcuni colleghi ricordavano che non esiste il problema della disoccupazione in Valle d’Aosta: da noi l’indice di disoccupazione è tra i più bassi d’Italia, ma ci sono alcuni dati strutturali del nostro mercato del lavoro di cui occorre tener conto quando si impostano politiche di investimento nel settore produttivo. Nel recente rapporto regionale sul mercato del lavoro si sottolinea che "? esiste un costante e tendenziale eccesso della domanda di lavoro rispetto all’offerta di lavoro?", per cui si ricorre in modo rilevante a forza lavoro extra regionale e non solo nelle attività turistiche (50 percento), ed è comprensibile, ma anche nel settore delle costruzioni (31,4 percento) e nelle attività industriali (27 percento).

Ci dobbiamo chiedere se il destino dell’ex area Cogne sarà questo, cioè quello di importare più di un quarto della forza lavoro necessaria. Ricordo che importare manodopera significa predisporre servizi, case, scuole perché sono persone che arrivano insieme a tutta una serie di richieste in campo sanitario e via dicendo. Un altro elemento caratteristico del nostro mercato del lavoro è il fatto che, anche nell’ultimo triennio, è aumentata la domanda di operai non qualificati e degli impiegati, mentre diminuisce l'incidenza degli operai qualificati.

Questo dato pone alcuni interrogativi circa lo sviluppo futuro della nostra economia. Si dice che la risorsa umana è l’elemento essenziale per lo sviluppo di un territorio, sembra invece che parte del nostro sviluppo economico si basi su un lavoro non qualificato, quindi su una struttura poco formata, poco flessibile, su cui non si può contare in caso di riconversione di professionalità e che è facilmente espulsa dal mercato del lavoro. In questo senso si può capire anche il recente alto tasso di ricorso alla cassa integrazione, in questo senso si può capire il momento di crisi che sta vivendo la bassa Valle. Tutti questi dati andranno tenuti in considerazione nel momento in cui si sceglieranno le imprese da collocare all’interno dell’ex area Cogne.

Ci si chiede anche quale rapporto ha il mercato del lavoro con la formazione e con la scuola. Paghiamo lo scotto di non avere una politica complessiva della formazione e della formazione professionale. Abbiamo la programmazione, in capo all’Agenzia del lavoro, di iniziative che poi sono date in gestione a singoli enti, ciascuno specializzato in un settore particolare, ciascuno interessato a proporre corsi ed attività che ne garantiscano in qualche modo la sopravvivenza, ma manca un progetto complessivo.

Abbiamo addirittura due programmi diversi di politica del lavoro che si cerca di integrare, ma "post factum". C’è un proliferare di iniziative, di corsi che rispondono nel breve periodo a carenze formative di singoli segmenti produttivi.

Ci sono miliardi di fondi comunitari impiegati, ma dubito che queste risorse riescano a costruire un sistema della formazione se non c’è un motore di questo sistema, un garante di questo sistema, tra l’altro manca in questo sistema della formazione un elemento molto importante rappresentato dai centri territoriali di educazione permanente per adulti, che potrebbero costituire una delle "gambe" del sistema formativo in Valle, ma su questo non c’è nessun progetto. È vero che l’articolo 38 del disegno di legge n. 145 interviene su questo tema, ma solo per mantenere l’esistente centro delle 150 ore, senza prevedere l’attivazione di analoghe ed integranti iniziative di educazione degli adulti attivati dalle e nelle scuole. Si parla di università valdostana come strumento di formazione superiore.

Continuo a mantenere i miei dubbi sul fatto che la formazione superiore altamente professionale possa esser fatta tutta in loco, affidata all’università, perché troppi sarebbero i campi in cui preparare personale qualificato. Si è deciso di puntare sul settore economico, oltre a quello sulla scuola. Certo, è un settore importante, ma si pensa davvero di affidare ai soli laureati in economia e commercio l’asse portante dello sviluppo economico ed industriale in Valle?

A parte i soldi per l’università, le risorse destinate alla scuola non sono aumentate rispetto allo scorso anno, sono state solo rivalutate secondo l’indice ISTAT. Non c’è all’interno di queste risorse, nel complesso, un progetto di politica scolastica. C’è per molti aspetti una ripetizione pedissequa di scelte fatte a livello nazionale e per di più in ritardo: penso, ad esempio, al dimensionamento delle scuole che è stato pensato in modo rigido, senza tener conto della specificità dei singoli ordini di scuola, senza tenere conto delle caratteristiche del territorio.

Anche quando abbiamo degli strumenti interessanti ed innovativi, quali la valutazione del processo di attuazione del bilinguismo nella scuola media, questi strumenti non sono valorizzati. Tutto il lavoro avviato, in base all’articolo 6 della legge n. 53/1994, la legge che introduce il bilinguismo nella scuola media, è lì, quasi nel limbo, in attesa che l’Assessore decida se e come attivare il servizio di valutazione più allargato previsto dalla legge sull’autonomia scolastica per tutto il sistema scolastico. Dobbiamo riconoscere che, anche nel momento in cui vengono attuate le iniziative previste nei capitoli di spesa, emerge purtroppo una modalità di gestire i problemi della scuola che possiamo definire per certi aspetti "miope", come ad esempio:

- il disinteresse rispetto alla formazione dei docenti aspiranti all’abilitazione;

- gli interventi sulle prove di francese all’esame di Stato senza coinvolgere gli interessati, senza una motivazione didattica convincente;

- i ritardi incomprensibili nel prendersi carico di problemi emersi nell’Istituto musicale.

Per quanto riguarda lo sviluppo rurale, ho già avuto modo di dare in quest’aula la nostra adesione alle linee del Piano di sviluppo rurale, al suo impianto innovativo e alla sfida che questo piano costituisce per la rivitalizzazione di questo settore, importante per la nostra Regione. Condivido in pieno l’intervento del collega Nicco.

Rispetto alla salvaguardia dell’ambiente, all’attenzione al territorio e ai programmi di ripristino delle opere post alluvione, vorrei sottolineare alcune perplessità, che mi rimangono e che ho già espresso più volte all’Assessore, circa il modo con cui si stanno ricostruendo le opere: la finalità è quella di salvaguardare l’ambiente, ma le opere che si costruiscono molte volte sono tali, non dico da deturpare - si tratta di sensibilità diverse -, ma da innescare a loro volta altre ferite e altre concause di possibili futuri eventi franosi o alluvionali.

Il quinto punto riguarda il sostegno al turismo. Qui ripropongo alcune domande, cioè ci chiediamo: quale rapporto c’è tra progetti di ritorno di passaggi massicci dei TIR dal traforo e la politica turistica legata alle ricchezze ambientali? quali politiche si intendono seguire nei confronti della crisi del settore alberghiero? L’Assessore sa che il turismo in questo momento, insieme al commercio, è il settore in cui la "mortalità" delle imprese è stata maggiore rispetto alla "natalità". Lei mi dice di no, ma i dati che ci forniscono gli studi scientifici di questa Amministrazione ci dicono proprio questo. Ancora: non è chiaro, guardando anche le scelte economiche e finanziarie fatte in questo bilancio, quale turismo si vuole sviluppare: se quello della domenica sciistica, legato solo a poche località e per pochi periodi dell’anno, o quello che riguarda anche i paesi più piccoli e che riguarda l'intero anno solare.

All’Assessore ai trasporti non ripropongo tutte le osservazioni già fatte in questo Consiglio in altri momenti, ma lo vorrei sollecitare ulteriormente a porre maggiore attenzione alla linea ferroviaria Chivasso-Aosta affinché questa linea sia attivata in tempi brevi e a vigilare maggiormente sui programmi di ammodernamento che dicono di voler fare perché questi programmi sono contemporaneamente smentiti da lavori di smantellamento di scambi in stazioni della Bassa Valle.

All’Assessore al territorio vorrei riconoscere anche lo sforzo per trovare soluzioni al problema della casa. Mi sembra che ci siano alcuni interventi che vanno nella direzione giusta, specie per l'edilizia agevolata, ma credo che andrebbe fatto uno sforzo ulteriore per quanto riguarda l’edilizia convenzionata, cioè per le fasce più povere. Mi sembra interessante la possibilità di utilizzare in modo più flessibile le risorse a disposizione, sia quelle regionali sia quelle statali, però queste vanno indirizzate a richieste che provengono da una fascia media della popolazione, mentre per le fasce più emarginate è stata solo prevista la possibilità di non depauperare ulteriormente il patrimonio edilizio mettendo in vendita subito alloggi resisi liberi. Un’annotazione finale: una suggestione all’Assessore Agnesod per il prossimo bilancio: le chiederei, Assessore, se riuscisse a "colorare di rosa" il prossimo bilancio, cioè a far emergere quante delle risorse stanziate sono finalizzate in particolare a promuovere le pari opportunità. Sarebbe un omaggio non solo al mondo femminile, ma sarebbe anche un modo per far emergere che questa Regione fa molto per le donne.

Faccio poi una richiesta al Presidente della Regione per il prossimo bilancio: anch’io plaudo all’incremento del 20 percento del Fondo per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo ma, a fronte della vastità degli eventi eccezionali che stanno sconvolgendo il mondo, a fronte della consapevolezza che molte delle guerre con cui è stato inaugurato il terzo millennio sono correlate ad una situazione di povertà del Terzo mondo, a fronte di questa situazione, credo che sia necessaria una rinnovata solidarietà per poter superare l’attuale contributo che corrisponde allo 0,02 percento del bilancio regionale.

Depuis 17 heures 6, c'est M. le Vice-président Lattanzi qui remplit les fonctions de Président de la séance.

PresidenteLa parola al Consigliere Piccolo.

Piccolo (SA)Cercherò di contenere il mio intervento in quanto alcuni colleghi della Stella Alpina che mi hanno preceduto hanno già fatto, e molto bene, un’ampia relazione su alcuni argomenti. Sottolineo il fatto che dovrò in parte ripetere quanto affermato in un precedente Consiglio in occasione della discussione sul bilancio di previsione. Mi preme pertanto fare alcune considerazioni di carattere generale in alcuni settori, cercando di dare il mio contributo al dibattito, per poi entrare più nel merito di alcune voci indicate nel bilancio che mi stanno molto a cuore e che intendo anche in questa occasione evidenziare.

Vorrei innanzitutto ricordare che alcuni importanti obiettivi sono stati raggiunti in merito alle modifiche di riforme istituzionali di importanza vitale, per cercare di dare risposte tempestive alle giuste richieste avanzate dai cittadini valdostani, con l'efficiente ed efficace riforma degli apparati burocratici sia dell’Amministrazione regionale che degli enti locali. A proposito degli enti locali si è cercato di armonizzare opportunamente le sinergie tra Regione, Comuni e Comunità montane, avendo stabilito ruoli, funzioni e competenze con criteri di gestione aziendalistica, coinvolgendo sia gli operatori dei vari enti che, in particolare, i fruitori dei servizi e cioè i cittadini. Qualche perplessità mi nasce in merito alle decisioni del CELVA, perplessità già anticipate da alcuni colleghi oggi relativamente all’eliminazione di alcune leggi di settore, non voglio però entrare nel merito delle decisioni assunte dagli enti locali ai quali spetta appunto la potestà di decidere sulle modalità di assegnazione dei fondi regionali agli enti locali.

Tra l’altro queste perplessità sono state anche manifestate da alcuni Assessori in occasione degli incontri con la commissione competente, mi riferisco in particolare alla legge di settore relativa agli asili-nido, servizio questo che comporta ingenti somme per il loro funzionamento. Mi auguro però di essere smentito dai fatti, conto molto sulla sensibilità e sulla capacità amministrativa dei nostri amministratori comunali.

Venendo al bilancio, documento programmatico e politico-amministrativo per il triennio 2002/2004, si profila come un documento che ribadisce la continuità amministrativa con la decima legislatura, pertanto, come la precedente, anche l'undicesima si delinea difficile in questo particolare momento in merito alle problematiche economiche, sociali ed occupazionali che sta attraversando la nostra Regione, anche nel più ampio contesto, quale quello nazionale ed internazionale, mi riferisco alla tragedia e alla chiusura del Tunnel del Monte Bianco, alla recente calamità alluvionale dell’ottobre 2000 e, non ultimo, alle tragiche vicende americane che sono sicuramente esempi tangibili.

È indubbio che, come tutti i bilanci di previsione, questo documento dà indicazioni programmatorie, pertanto possibile e suscettibile di modifiche, ma comunque conferma e ribadisce le volontà espresse nel programma sottoscritto dalle forze di maggioranza all’inizio di questa legislatura. Un problema, per me tra i più importanti, che ha impegnato la precedente legislatura per tutto il quinquennio (per quanto mi riguarda anche in prima persona), è quello relativo al problema della gestione della Casa da gioco di Saint-Vincent. Finalmente si è potuto chiudere la Gestione straordinaria e nella precedente adunanza consiliare affidare ad una gestione privatistica.

Il Casinò di Saint-Vincent rappresenta una delle più importanti fonti economiche ed occupazionali della nostra Regione, occorre quindi dare tempestività alle decisioni ed alle azioni per lo sviluppo dell’attività della Casa da gioco, sempre in tempi più stretti, alla luce anche della possibile apertura di altri casinò.

Non dobbiamo e non possiamo permetterci il lusso di tergiversare, pur tenendo nella dovuta considerazione e sottolineando le difficoltà che purtroppo fino ad oggi sono state poste dai vari ricorsi e controricorsi facendoci perdere anni preziosi per l’attività della Casa da gioco.

Con la recente legge, approvata nell’ultima seduta consiliare, si è affidato ad una S.p.A. pubblica il compito per la programmazione e le prospettive dell’attività del Casinò pertanto, considerata l’importanza che il Casinò di Saint-Vincent ha nel contesto socio-economico della Regione, la Stella Alpina assicura fin d’ora tutto il suo apporto per la risoluzione del problema gestionale, una gestione in prospettiva affidata ad una società mista pubblico-privata. Questo bilancio, nella premessa contenuta nella relazione dell’Assessore al bilancio, si prefigge tra i suoi principali obiettivi anche quello della salute dei cittadini, un settore, quello della sanità, importante per la vita di noi tutti. È opportuno salvaguardare i livelli qualitativi e quantitativi di assistenza nell’ambito del settore sanitario e sociale pur tenendo conto dei costi sempre più in aumento; tutto questo per una migliore qualità della vita dei cittadini residenti.

È vero che questo bilancio prevede una spesa per il settore sanitario e del sociale di circa 260 milioni di euro, ma credo che occorra, e qui faccio un invito all’Assessore e alla Giunta, fare uno sforzo maggiore per incrementare con i finanziamenti necessari alcuni servizi ancora carenti nel territorio regionale. Occorre pertanto dare effettiva attuazione al nuovo Piano socio-sanitario regionale, piano, che nelle sue intenzioni, si prefigga alcuni obiettivi anche ambiziosi e quindi che venga, in termini pratici, tradotto dalle intenzioni ai fatti.

Il piano, che prevede la razionalizzazione e l’organizzazione del servizio socio-sanitario, va verso questa direzione e di questo va dato atto all’Assessore Vicquéry che si è impegnato particolarmente quest’anno a fare scelte precise e puntuali. Un riferimento specifico lo voglio fare per alcune strutture previste sul territorio ed al funzionamento dei macrodistretti, alla definitiva nomina dei direttori degli stessi che al più presto devono poter operare con tranquillità.

Infatti con il decentramento ed il potenziamento dei vari servizi sul territorio, adeguando sia la presenza di presidi sanitari decentrati, sia incrementando i servizi domiciliari, si potranno dare le prime risposte sanitarie il più vicino possibile alle dimore dei cittadini, rispondendo pienamente a quello che la legge n. 833 si prefiggeva, cioè portare i servizi ai cittadini, servizi che dovranno comportare la riduzione dei tempi per le liste di attesa ancora purtroppo con tempi lunghi, in particolare per quanto attiene le visite, esami vari, interventi chirurgici e ricoveri ospedalieri.

Un’altra puntualizzazione, già fatta in occasione del precedente bilancio di previsione e che intendo riproporre oggi, è che occorre prestare un’attenzione più incisiva e puntuale alla "cooperazione sociale" ed al "privato sociale", componente che sarà sempre più necessaria sia per ridurre la burocratizzazione dell’ente pubblico, sia per sfruttare a vantaggio della collettività le grandi risorse del volontariato da cui quel settore è animato e in gran parte promosso.

È necessario, per non vanificare l’impegno delle persone coinvolte, da una parte dare indicazioni e regole precise riguardo alle attività gestite ed al controllo delle stesse e dall’altra decidere con rapidità i finanziamenti necessari. Il privato sociale fornisce rilevanti servizi alla collettività a costi inferiori rispetto a quelli che potrebbe sopportare l’ente pubblico per i medesimi servizi. Un altro settore delicato è quello dei malati di mente, delle persone che versano in stato di infermità mentale. Numerosi familiari tutori hanno manifestato, oltre che il proprio disagio per i propri cari, anche quello di recarsi in istituti fuori Valle nei quali da tempo sono ospitati i malati che cercherebbero ora di rientrare in Valle. Un altro problema è quello dell’assistenza e dei servizi rivolti agli anziani.

Le microcomunità non sono purtroppo in grado di soddisfare tutti i casi particolari di persone anziane che necessitano di continua assistenza, persone non autosufficienti e non assistibili a domicilio e dall’altro canto questo non è compito delle microcomunità. Le strutture previste per questi casi sono le RSA (residenze sanitarie assistenziali), poche per la verità individuate in Valle d’Aosta. Le RSA devono essere individuate in prossimità di strutture ospedaliere o poliambulatoriali, la stessa legge istitutiva lo sancisce. Per questi particolari casi di anziani occorre infatti che nelle RSA ci sia l’indispensabile presenza assidua di personale medico e paramedico, personale che non è certamente così facile da reperire in Valle e, a proposito di RSA, chiedo all’Assessore, cosa che ho fatto tra l’altro in II Commissione, quale sarà l’utilizzo dell'ormai prossima definizione dei lavori della magnifica struttura RSA di Antey, una struttura che sicuramente potrà essere utilizzata, considerata l’ampiezza della stessa, per servizi non solo a carattere comprensoriale, ma anche, a parer mio, per servizi di livello regionale.

Un servizio sicuramente carente è quello della riabilitazione. Occorre, Assessore, trovare gli strumenti legislativi e burocratici per il reperimento di fisioterapisti. Conosco la difficoltà, ma occorre un impegno particolare dell’Assessore e di noi tutti per reperire tale personale. È un servizio indispensabile soprattutto per le persone anziane.

Ho parlato finora di alcune particolari esigenze improcrastinabili ma, affinché tutto quanto detto possa avvenire nel modo migliore de modi, occorre innanzitutto provvedere affinché l’azienda USL sia sempre più autonoma nella sua attività gestionale, cosa che si prefigge anche questo bilancio con un grosso finanziamento devoluto all’azienda USL e quindi garantire all'USL gli strumenti necessari per la libertà di azione. Tutto quanto detto le permetterebbe una più snella, sburocratizzata e tempestiva azione, se vogliamo che si possa definire un'USL al passo con i tempi, in particolare, un’azienda che deve gestire la sanità pubblica, con esigenze che non possono essere rimandate nel tempo.

Mi auguro pertanto che questo bilancio sia un importante passo per cercare di dare all’esterno di questa aula la convinzione che si sta lavorando nel modo nuovo, nell’interesse dei cittadini, affinché - e non mi stanco di ripeterlo - essi credano ancora, in un momento generale di crisi, nelle istituzioni e nei loro rappresentanti. "La migliore risposta alle critiche dei cittadini va data con i fatti" ma, affinché le critiche dei cittadini diventino costruttive, e pertanto azioni amministrative più rispondenti alle loro richieste, occorre, a mio avviso, confrontarsi con la gente adattando il metodo di incontri sul territorio con la popolazione, cosa che parecchi amministratori comunali da anni ormai hanno sperimentato.

Mi riferisco ovviamente ad incontri per problematiche specifiche di particolare importanza e di interesse per l’intera collettività. So anche, proprio per averlo sperimentato personalmente e con ottimi risultati, che gli incontri con la popolazione possono portare anche ad occasioni di confronti critici con gli amministratori, ma questo, secondo me, rientra proprio nel ruolo che l’amministratore riveste, l’importante è far parlare la gente e dalla gente recepire direttamente i bisogni.

Il confronto deve essere incrementato, deve diventare una prassi. Per me questo è il nuovo modo di far politica, cioè cercare di coinvolgere i cittadini il più possibile nella gestione della "cosa pubblica", recependo quindi le proposte, i suggerimenti ed anche le critiche, facilitando così a noi, rappresentanti istituzionali, il non facile compito di amministrare la nostra Regione e pertanto portarci a sbagliare meno e fare in modo che i cittadini possano credere ancora nelle istituzioni. Non è retorica questa, è mia ferma convinzione.

PresidenteLa parola al Consigliere Rini.

Rini (UV)Come è stato già evidenziato, anche il bilancio di quest’anno è condizionato da eventi negativi che si sono abbattuti e che si ripercuotono in modo pesante sulla nostra economia. Li richiamo brevemente:

- 1999: chiusura del Tunnel del Monte Bianco;

- 2000: alluvione;

- 2001: attentato dell’11 settembre, evento che penalizza e penalizzerà non solo l’economia nazionale ed internazionale, ma anche quella della nostra Regione.

Per alcuni anni purtroppo, e speriamo non succeda altro, i nostri bilanci saranno ancora condizionati da questi eventi.

Credo che, come è stato già evidenziato, prima di quanto si potesse immaginare stiamo tornando verso la normalità e questo grazie soprattutto ai Valdostani che con la caparbietà, l’orgoglio, l’attitudine al lavoro e al sacrificio, l’attaccamento e l’amore per questa meravigliosa Valle, si sono rimboccati le maniche e hanno saputo utilizzare al meglio le opportunità che l’Amministrazione regionale ha voluto e saputo dare con una programmazione oculata e responsabile degli ultimi bilanci. Le tabelle contenute nelle relazioni evidenziano che, malgrado gli eventi negativi, la Valle d’Aosta rispetto ad altre realtà continua ad avere una costante crescita economica con un tasso di disoccupazione che continua a diminuire di anno in anno.

Ingenti risorse sono destinate al sostegno e allo sviluppo dei più importanti settori dell’economia, in particolare: nel settore agricolo e zootecnico; per l’assetto idrogeologico del territorio; per la tutela delle zone boschive; per il terziario; per il sostegno alle attività commerciali, turistiche e ricettive; per l’aiuto alle imprese; per il miglioramento del comparto dei trasporti; per i servizi sociali; per il comparto sanitario; per la tutela delle famiglie; in favore delle fasce deboli; nell’ambito della scuola; nel settore della cultura; per la valorizzazione dei beni architettonici, archeologici e culturali; per l’occupazione; per la modernizzazione della macchina regionale. Questi sono solo alcuni esempi.

Per quanto concerne la finanza locale, continua l’opera di decentramento, dando le necessarie risorse e la dovuta autonomia agli enti locali che stanno dimostrando in generale di saper bene utilizzare le risorse che ogni anno l’Amministrazione regionale incrementa e mette loro a disposizione, lasciando sempre più agli stessi la scelta della loro destinazione eliminando i cosiddetti "rubinetti del martedì".

Credo di poter valutare questi documenti programmatori in linea con il programma prefissato ad inizio legislatura e questo è stato riconosciuto anche dall'opposizione. Ritengo di poterli valutare come validi strumenti per far sì che, anche in un momento piuttosto sfavorevole, la nostra economia possa crescere e svilupparsi ulteriormente.

Questi documenti finanziari, secondo il mio punto di vista, saranno dei buoni documenti e daranno dei buoni risultati se, come è stato per il passato, le stime e le previsioni risulteranno prudenti e veritiere e non abbiamo motivi validi per immaginare il contrario visto che finora abbiamo potuto constatare che le promesse sono sempre state mantenute. Ciò detto, mi sento comunque in dovere di sollecitare noi tutti, l’Esecutivo in particolare, su alcuni aspetti.

Tanto è stato fatto, ma tantissimo rimane da fare e non dobbiamo accontentarci di essere in molti settori ai primi posti nelle classifiche. In alcuni casi sicuramente lo siamo per nostri meriti, ma in altri potremmo esserlo per demerito degli altri, quindi non dobbiamo abbassare la guardia e dobbiamo continuare negli sforzi.

Abbiamo un tasso di disoccupazione basso rispetto alla media nazionale, ma dobbiamo puntare allo zero in quanto chi è senza un lavoro non trae e non può trarre vantaggio dal fatto che altre persone il lavoro ce l'hanno. Esiste ancora un preoccupante squilibrio fra occupati in diverse zone della Valle. Manca la professionalità in certi settori, quindi ulteriori sforzi vanno fatti per la formazione professionale per evitare di dover ricorrere a manodopera da fuori Valle quando nella nostra Regione ci sono cittadini in cerca di lavoro.

Dovremmo valorizzare molto di più i nostri beni culturali ed architettonici, storici ed artistici, ricchezze che dovrebbero diventare attrattive ulteriori e complementari a quelle tradizionali.

Nel settore sociosanitario abbiamo fatto molto, ma non basta. La qualità e la validità dei servizi vanno migliorate, le liste di attesa si stanno accorciando, ma non basta ancora, le strutture sul territorio devono essere potenziate e il Piano sociosanitario deve decollare.

Troppi cittadini sono ancora senza un'abitazione adeguata o vivono in abitazioni fatiscenti ed inadeguate.

Maggiore attenzione va posta verso le piccole imprese ed i commercianti e gli artigiani che operano nelle valli laterali e che contribuiscono con la loro presenza ad evitare lo spopolamento.

Il settore agricolo ha bisogno di ulteriori finanziamenti essendo lo stesso un settore trainante per il turismo e per la salvaguardia del territorio.

Dobbiamo cercare di tagliare ulteriormente le spese di funzionamento della macchina regionale e di quelle di alcuni enti locali per avere più risorse disponibili per investimenti nei settori produttivi ed economici.

Dobbiamo forse essere più vicini alle tante famiglie, che ancora oggi vivono in condizioni di bisogno economico che rasenta la povertà, ed ai cittadini che sovente per dignità o per mancanza di coraggio non osano o non hanno neppure la forza di chiedere aiuto.

Abbiamo delle buone leggi, ma in alcuni casi non sono sufficientemente utilizzate, forse perché poco conosciute, forse perché necessitano di una maggiore divulgazione ed in questo senso dovremo lavorare. Per riallacciarmi a quanto ha giustamente detto il collega Piccolo, credo che occorra un maggiore coinvolgimento e confronto con i cittadini in modo che le loro critiche ed i loro suggerimenti possano aiutarci a sbagliare sempre meno e a capire sempre più i loro bisogni. Credo che questo sia il nostro primo dovere ed il dovere di ogni amministratore. È auspicabile un maggiore coinvolgimento delle categorie interessate e di tutti noi consiglieri nella predisposizione del bilancio.

Finora gli autisti del pullman, come li ha definiti il Consigliere Borre, ci hanno trasportati seguendo la via giusta e, esaminando i risultati raggiunti, possiamo essere abbastanza soddisfatti, ma può darsi che i risultati ottenuti, con il coinvolgimento più marcato di tutti quanti, avrebbero potuto forse essere migliori ed avremmo potuto forse ottenere dei risultati ancora più lusinghieri.

In conclusione, sperando di aver fatto alcune utili riflessioni per il dibattito e per l’azione del Governo regionale, non posso che valutare questo bilancio sicuramente non perfetto, ma con elementi che potranno far sì che l’economia possa crescere e che da questa programmazione tutti i Valdostani possano trarre vantaggio.

PresidenteLa parola al Consigliere Cottino.

Cottino (UV)L’anno scorso, in occasione della discussione del bilancio di previsione del 2001, iniziavo il mio intervento affermando che questo era fortemente condizionato soprattutto da tre fattori: il perdurare della chiusura del Tunnel del Monte Bianco, la partecipazione a società di produzione e di distribuzione di energia elettrica e naturalmente dagli effetti causati dall'alluvione del 14 e 15 ottobre 2000.

Condizionamenti che avevano inciso profondamente sulle modalità di compilazione del documento contabile di previsione per il 2001. Ricordo questo perché, a mio avviso, è necessario ritornare su questi punti che giocano ancora un ruolo non del tutto secondario in questo bilancio di previsione 2001. È stato affermato che questo bilancio nelle intenzioni della Giunta dovrebbe segnare il ritorno alla normalità; credo di dover affermare che a molti è sfuggito il fatto che sia stato usato, in modo a mio avviso molto appropriato, il condizionale. Più precisamente è stato affermato che l’anno 2002 sarà l'anno decisivo per il ritorno alla normalità e il bilancio di previsione lo strumento per il raggiungimento di questo obiettivo e non certo che questo bilancio è già caratterizzato da un ritorno alla normalità.

Se vogliamo abbandonare il condizionale, dobbiamo anche dimenticare almeno in parte il quadro di riferimento internazionale creatosi dopo gli avvenimenti dello scorso 11 settembre, come dobbiamo dimenticare che in Italia, malgrado le più ampie assicurazioni, le sorprese sono sempre possibili.

Mi riferisco in modo particolare al fatto che nella finanziaria dello Stato non siano state previste risorse particolari a favore delle regioni che hanno subito danni dagli eventi calamitosi dell’ottobre 2000, ma non sarebbe giusto dimenticare che anche in altri settori le decisioni prese a livello centrale possono influenzare notevolmente le scelte a livello regionale, vedasi per esempio il settore della sanità. Voglio analizzare, anche se velocemente, alcuni di questi punti.

Il Tunnel del Monte Bianco, si dice, aprirà sicuramente entro la fine dell’anno anzi, per meglio dire, si diceva fino ieri questo poiché le notizie riferite dal TG3 della Valle d’Aosta diramate ieri sera paventano un possibile rinvio della sua riapertura sino alla seconda metà del gennaio 2002.

Speriamo che questa notizia non sia vera e che tutti coloro, che con il loro comportamento illogico favoriscono le possibilità di continui rinvii, possano a mio modo di vedere rinsavire, perché questo gioco al massacro non serve a nessuno, e possano modificare di conseguenza la loro attitudine.

Non voglio oggi soffermarmi sugli altri aspetti, se non su quello prettamente economico inerente questo bilancio, almeno per quanto riguarda il Tunnel del Monte Bianco.

Credo che i risultati economici riferiti al bilancio non si potranno verificare nel 2002, primo anno di riapertura, perché i riflessi sicuramente molto importanti che andranno ad incidere positivamente sul volano dell’economia valdostana, incrementando molti settori importanti, produrranno benefici diretti sul bilancio soltanto nel 2003, anno in cui vedremo sicuramente risalire o salire (a seconda del tipo) quelle imposte che producono riflessi immediati sul nostro bilancio.

Da questo ragionamento è evidente che si deve escludere l’IVA da importazione dei Paesi non facenti parte dell’Unione europea, che transiteranno all’interno del Monte Bianco, ma non ritengo che questo possa essere molto determinante per l’impostazione del documento che stiamo discutendo.

Ecco i motivi che mi fanno ritenere che la perdurante chiusura di questo tunnel abbia ancora riflessi negativi nelle previsioni del bilancio regionale 2002.

Per quanto riguarda la ricostruzione, gli eventi alluvionali sono ormai, ritengo, soltanto un brutto ricordo, purtroppo i segni sono ancora visibili sui fianchi delle nostre vallate, ma sicuramente la maggior parte, la parte più importante ed urgente di questa ricostruzione è un fatto acquisito. Sarebbe ingeneroso non ricordare l’impegno profuso dall’Amministrazione regionale, ed in particolare dalla Giunta, e quanto questo abbia inciso sui risultati ottenuti.

La Giunta si è impegnata a fondo, ha fatto le scelte giuste, dando delle priorità che a mio modo di vedere sono indiscutibili. Ha cercato in tutti i modi, anche con l’aiuto e la piena collaborazione di molti dirigenti e funzionari, di accelerare e sburocratizzare l’iter delle pratiche necessarie a questo fine. In altre parole si può dire che abbia svolto egregiamente il proprio ruolo. Non sarebbe però meno ingeneroso non riconoscere il ruolo svolto dalla popolazione valdostana in generale.

Tutti coloro che sono stati colpiti duramente, qualcuno anche negli affetti più cari, non dimentichiamolo mai, hanno dimostrato una tenacia ed una volontà di tornare alla normalità eccezionali. Da non dimenticare neppure quanto è stato fatto dal volontariato sia nell’immediato dopo alluvione, sia successivamente dimostrando quanto sia ancora radicato il sentimento della solidarietà, in particolare quanto questo sia radicato nella popolazione valdostana.

Ritornando al bilancio, credo giusto sottolineare che approvo in pieno la previsione di far ricorso al credito per completare la ricostruzione, intervenendo in tutti quei settori che, seppur non della massima urgenza, sono comunque di grandissima importanza per il ritorno alla cosiddetta "normalità". Il ricorso al credito naturalmente si renderà necessario, è appena il caso di dirlo, se, come dicevo all’inizio, lo Stato, malgrado le più ampie garanzie, non interverrà in modo adeguato. Anche se sto parlando del bilancio della Valle d’Aosta penso in questo momento anche alle altre regioni che sono state interessate da eventi calamitosi di grande portata e che hanno perciò le stesse necessità e gli stessi diritti.

L’altro punto che aveva fortemente condizionato lo scorso bilancio in modo totalmente diverso, visto che è positivo, è la partecipazione a società di produzione e distribuzione di energia elettrica. Malgrado quanto si è detto qui in questo Consiglio e anche all’esterno, la prova più evidente della bontà dell'operazione e della stima che la Regione Valle d’Aosta ha all’esterno è stata la rapidità con cui sul mercato finanziario internazionale sono stati esauriti i BOR messi a disposizione dallo stesso.

Scendendo più nel concreto, voglio prima di tutto ricordare che l’operazione, valutata in 800 miliardi, ha già avuto nel 2001, dunque prima ancora che si iniziassero a pagare le rate annuali di ammortamento, un rientro di 200 miliardi netti di plusvalore al quale dovranno essere aggiunti i 9/10 del 10 percento di imposta, pari a circa altri 20 miliardi.

Da aggiungere che nel 2001 la Regione ha già beneficiato di altre imposte: IVA, IRPEF e IRPEG, derivanti da questa operazione per oltre 80 miliardi di lire. Nei prossimi anni, intendendo con questa espressione un arco di 3 o 5 anni, non oltre, è prevista, facendo valutazioni sicuramente abbastanza caute, una differenza fra entrate e spese di oltre 50 miliardi annui.

Malgrado sia cosciente che in futuro si dovrà intervenire per ragioni di manutenzione e per adeguamenti in modo massiccio ed importante in molte centrali, ritengo che queste cifre si commentino da sole. Vorrei sottolineare ancora il ruolo di garanzia della Regione per tutto il personale dipendente e per la bontà del servizio, ricordando che, così come ci è stato riferito dall’Amministratore delegato della DEVAL, è considerato, tenuto conto dei parametri ENEL e non dei nostri, il migliore in Italia.

Se questa operazione, malgrado le Cassandre, sia o meno da considerarsi "interessante", lo lascio valutare a voi tutti per evitare di abbassarmi a polemizzare con quelle stesse Cassandre che anche questa mattina hanno voluto far sentire la loro voce a questo proposito, così come lascio valutare a voi se questa operazione ha avuto o meno riflessi sul bilancio di previsione 2002.

Per quanto riguarda i riflessi economici dell’attentato dell’11 settembre, ritengo più che sufficiente un rinvio a quanto affermato nelle relazioni sia del collega Cerise che dell’Assessore Agnesod e che hanno radiografato la situazione in modo preciso e puntuale. Anche se l’andamento economico della Valle d’Aosta sembra sia positivo, in controtendenza a quello internazionale, non possiamo non riflettere a fondo su quelli che potrebbero essere i risultati generali in un prossimo futuro. Sicuramente altri fattori meriterebbero di essere presi in esame per avere un quadro di riferimento più preciso e completo, ma questo mi porterebbe troppo lontano, mentre voglio affrontare alcuni problemi specifici del bilancio.

Questo bilancio, come già ricordato dall’Assessore, è il penultimo di questa legislatura e potrebbe già essere un momento importante per fare il punto sui risultati raggiunti da questa maggioranza, per verificare cioè quanto è già stato concretizzato di quel programma di legislatura, che rimane il documento di riferimento più importante per gli appartenenti a questa maggioranza. Impegno che rimando al prossimo bilancio che sancirà di fatto, almeno per quanto riguarda la programmazione, la fine di questa legislatura.

Per quanto riguarda le entrate, è già stato detto dei possibili BOR destinati alla ricostruzione e ritenendo esaustive le relazioni per cui non farei che ripetere cose dette e ridette, voglio solo affrontare due problematiche e, per essere più preciso, devo dire che una di queste più che un'entrata è una mancata entrata, mi riferisco alla scelta di non fare leva sulle possibilità fiscali di competenza della Regione per evitare contraccolpi sull'economia regionale. Lo scorso anno era logico sostenere che il momento difficile sconsigliava qualsiasi tentazione di andare nella direzione di ricorrere a quelle che normalmente vanno sotto il nome di "manovre o manovrine" che sono destinate a sopperire alla mancanza di fondi attraverso pressioni fiscali.

Le difficoltà un po' in tutti i settori non sono state ancora del tutto superate. Bene ha fatto dunque la Giunta ad affrontare i problemi in modo diverso.

Sono inoltre d’accordo, e lo dico con profonda convinzione, sulla previsione del mutuo a pareggio. Per tutti i motivi già ricordati, non mi sembra che questo sia il momento di fare troppe rinunce sugli investimenti.

Se teniamo conto che per quanto riguarda le spese correnti c’è già stata molta attenzione non solo nel non ampliarle, ma addirittura dove è possibile nel contrarle, l’unica alternativa possibile al mutuo a pareggio rimane quella di rinunciare a qualche investimento, alternativa non certamente valida. Meno valida ancora se si considera che sovente i mutui a pareggio non vengono realmente utilizzati poiché non sempre tutto ciò che si è programmato nell’anno si riesce a concretizzarlo. Come già affermato lo scorso anno, il ricorso al credito va valutato con molta prudenza, ci sono però momenti in cui questo si rende necessario proprio per raggiungere i risultati che con il tempo dimostrano tutta la loro validità ed importanza.

È fuori dubbio che, malgrado quanto è già stato detto, alcune riflessioni merita la parte spesa di questo bilancio, anche se non è mia intenzione ripetere concetti triti e ritriti e soprattutto non è mia intenzione soffermarmi su tutti gli argomenti e su tutti i settori. Per quanto riguarda la parte della spesa corrente, ritengo opportuno evidenziare lo sforzo fatto per contrarre, come dicevo prima, quelle spese sulle quali era possibile intervenire.

Questa analisi rigorosa dimostra quanto sia radicata l’attenzione volta a risparmiare in tutti quei settori della spesa corrente che non incidono sull'efficienza e sulla bontà dei servizi per i cittadini. È lapalissiano che non fosse possibile neppure immaginare che l’insieme della spesa corrente potesse diminuire, questo per il semplice motivo che, oltre ad aumenti fisiologici, nascono nuovi servizi così come si ampliano i servizi esistenti, il tutto a beneficio dei cittadini, delle loro esigenze, delle loro necessità.

È opportuno riconoscere che questa non è una tendenza del tutto nuova perché è ormai da alcuni anni che viene seguita, la ritengo una tendenza seria, corretta e onesta.

Sul funzionamento della macchina regionale spiace dover constatare che, per quanto riguarda i residui, sia attivi che passivi, la situazione è peggiorata. L’Assessore ha comunque dato delle spiegazioni che ritengo più che plausibili perciò, prima di fare scandalismo su questo tema, sarebbe bene che qualcuno verificasse a fondo le motivazioni che hanno prodotto questa situazione.

Passo ora a fare alcune valutazioni per quanto riguarda la parte degli investimenti a sostegno del sistema economico della Valle d’Aosta.

Per quanto riguarda la ricostruzione, ne ho già parlato quale elemento di condizionamento di questo bilancio. Voglio solo aggiungere che, oltre ai previsti 130 milioni di euro, circa 250 miliardi, si devono aggiungere i 100 miliardi già impegnati nel bilancio triennale approvato l’anno scorso. Il prossimo anno perciò sarà ancora un anno in cui l’attività di ricostruzione sarà molto frenetica sia per quanto riguarda gli interventi diretti della pubblica amministrazione, sia per quanto riguarda i privati verso i quali verrà completata o quasi l’assegnazione atta a coprire tutti i danni subiti. Rimangono confermati i 50 miliardi già previsti nello scorso triennale per il 2003, per cui mancherà pochissimo per porre la parola "fine" a questo brutto capitolo. Per quanto concerne l'edilizia agevolata voglio solo confermare la mia più completa approvazione a quanto previsto dal comma 5 dell’articolo 32.

Questa norma, già approvata nelle scorse finanziarie, dà un maggiore respiro al patrimonio pubblico abitativo e dovrebbe dare qualche possibilità in più di far fronte all’emergenza abitativa; oltre a questa ragione fondamentale, va precisato che non vengono bloccati i piani di vendita previsti. È da sottolineare ancora che, qualora non si applicasse questa norma, sorgerebbero sicuramente dei problemi interpretativi sulle competenze regionali poiché la legge statale in materia, approvata successivamente a quella regionale, è nettamente in contrasto con la stessa per quanto riguarda gli alloggi che si rendono liberi e soprattutto sulla loro destinazione futura, cioè rimessi in vendita o messi a disposizione dell’ente gestore.

Per quanto riguarda il settore sociosanitario, è già stato detto molto perciò mi limiterò a pochissime osservazioni. La prima è che questo settore assorbe una fetta non indifferente di questo bilancio, circa 266 milioni di euro, cifra questa che comprende i 35 milioni destinati all’assistenza e ai servizi sociali. È bene ricordare che a queste spese, anche se non abbiamo possibilità decisionali in merito ad alcuni importanti settori della stessa, facciamo fronte unicamente con le nostre risorse.

La forbice fra le entrate e le spese in questo settore si allarga sempre di più. Ritengo tuttavia che non sia il caso di pensare o immaginare riduzioni di costi in questo settore qualora non sia possibile diminuirli senza intaccare l’efficienza dei servizi perché questi sono da ritenere fondamentali per i cittadini. Certo, se ci sono altre possibilità, sono sicuro che l’Assessore saprà intervenire nel modo più appropriato; in caso contrario i sacrifici vanno sicuramente indirizzati in altri settori che, seppure importanti, perché tutti lo sono, non lo sono quanto la salvaguardia della propria salute.

Per quanto riguarda il settore sociale in generale, va ricordato che, se pure fosse vero quanto asserito da alcuni consiglieri che questa Regione avrebbe delle entrate non meritate, tali entrate servono a far fronte, oltre alle spese derivanti dalla sanità, anche a quelle derivanti dalla scuola, spese che per i soli costi del personale vedono iscritta a bilancio quest’anno la somma di lire 81.682.200 euro, pari a 158 miliardi di lire, a totale carico della Regione.

A questo proposito va sottolineato che anche quest’anno per il funzionamento del settore dell'istruzione sono state previste risorse importanti fra le quali vorrei ricordare i 2.802.600 euro previsti a trasferimento delle istituzioni scolastiche in applicazione della legge n. 19/2000 sull’autonomia scolastica, un'autonomia che in tal modo rimane non solo un'enunciazione, ma si conferma come un fatto concretamente sostenuto. L’insieme delle risorse disponibili per il diritto allo studio è assai consistente e si assesta sui 4.219.000 euro, ai quali va poi aggiunto il sostegno economico alla neonata "Università della Valle d’Aosta" in attuazione della legge regionale n. 25/2001 per oltre 4 milioni di euro.

Su questo punto molto è già stato detto, vale la pena di sottolineare che anche in questo caso si dimostra la capacità di questa maggioranza di dare seguito a quanto annunciato nel programma di legislatura. Va inoltre sottolineato come in questo bilancio vi siano impegni nel settore dell'istruzione sotto forma di contributi a sostegno delle scuole materne ed elementari per le quali sono iscritti a bilancio 2.582.300 euro.

Nel settore culturale prosegue l’impegno finanziario necessario per sostenere l’opera di recupero e di valorizzazione dei beni culturali attraverso investimenti importanti organizzati da alcuni anni in un documento programmatico, cioè il Piano lavori che viene presentato a questo Consiglio a dimostrazione del fatto che la Giunta e la maggioranza hanno programmato ed operato in modo serio e coerente, dando attuazione alla dichiarazione programmatica dell’inizio legislatura, come già ricordato.

Per l’agricoltura si deve tener conto che si è ancora in fase di assestamento per l’effetto prodotto dal passaggio da un regime a cui tutti i nostri agricoltori erano abituati ad un altro regime, dettato anche dalle necessità di adeguarci alle direttive dell’Unione europea, direttive che ci avevano già portato ad approvare il Piano di sviluppo rurale da esse condizionato. Prima ancora però è il caso di ricordare che anche in questo settore la ricostruzione incide in modo molto forte, infatti sono stati previsti nel 2002 22 milioni di euro per il ripristino dei danni causati dall’alluvione. Questa cifra non è solo finalizzata, come molti pensano, alla sistemazione di quei terreni che sono stati danneggiati dall'alluvione.

L’alluvione ha anche creato danni a piste di accesso ai mayens, alle prese di una buona parte del sistema irriguo, che lo scorso anno hanno avuto degli interventi spesso provvisori per l’urgenza e che oggi aspettano un intervento definitivo. La conseguenza della provvisorietà di certe opere vale anche per quanto riguarda la sistemazione delle aste torrentizie.

Quello però che mi preme mettere in evidenza è soprattutto il ruolo, che oserei definire polivalente, dei nostri agricoltori. Non possono più essere soltanto visti quali conduttori di aziende, ma anche quali sorveglianti e tutori del territorio.

Qualcuno, con una definizione che mi piace molto, li ha definiti i "giardinieri delle nostre campagne ed in particolare delle nostre montagne". È sicuramente tenendo conto di queste ragioni che l'indennità compensativa - ritengo a giusto titolo - è più che triplicata, per cui si va sempre di più nella direzione di premiare coloro che coltivano i terreni e non coloro che, con la costruzione di stalle sproporzionate al territorio a disposizione, comprano fuori dalla nostra Regione la materia prima, cioè il fieno.

Non bisogna tuttavia pensare che la zootecnica sia ridotta al ruolo di Cenerentola, al contrario. Siamo tutti consci del ruolo che hanno in Valle d’Aosta gli allevatori, per cui importanti interventi finanziari sono stati previsti anche in questo settore e sono convinto che quando anche questi fondi arriveranno a destinazione - per il momento credo che non tutti ne abbiano già fruito -, il settore zootecnico sarà più tranquillo.

Certo, è auspicabile che da parte delle varie associazioni di categoria non ci si soffermi soltanto a studiare quali sono i metodi possibili per avere più contributi dalla Regione, ma si operi anche e soprattutto in altre direzioni. Una per tutte: migliorare e rivalutare il mercato della carne, bisogna cioè operare per ricostituire quello che prima ancora dell’evento della BSE era un vero capitale in quanto ogni singolo capo valeva molto più di ora e a cui gli allevatori potevano attingere in caso di necessità.

Vista l’entità prevista, credo necessario sottolineare le spese di investimento di questo settore che ammontano, sommando quanto previsto per i consorzi di miglioramento fondiari, alpeggi, contributi a privati, a ben 32 milioni di euro.

Meritano anche di essere messe in evidenza le misure cofinanziate, sia per la loro entità, sia per rendere merito a chi si è prodigato per ottenerle. Queste misure, previste nel Piano di sviluppo con un intervento regionale di 4.850.000 euro, ammontano a 16.270.000 circa, alle quali si devono aggiungere circa 3.365.000 euro previsti per i programmi ex obiettivo 5 B, Programma "Leader Plus e Interreg III". Importanti finanziamenti sono anche previsti per la realizzazione di strutture collettive, caseifici, centro siero, miel du Val d’Aoste.

Un grande sforzo economico è stato indirizzato al miglioramento del sistema qualità, che è il modo migliore per garantire redditività alle aziende agricole e che dovrebbe aiutare ad affermarsi quali attori principali le nuove leve della nostra agricoltura. Sono certo che questa ed altre misure minori sproneranno tutto il settore e, seppure con qualche difficoltà di adattamento, lo riporteranno al ruolo che gli compete. Non si deve neppure dimenticare il suo ruolo di supporto, seppure indiretto, ad altre attività economiche, in particolare al turismo.

Un capitolo specifico merita la finanza locale. Non nascondo il mio dispiacere nel constatare che le modifiche della legge n. 48/1995 non sono ancora state del tutto messe a punto dal Conseil permanent des collectivités locales.

È una problematica di non facile soluzione poiché il nodo principale non è quello generale di ripartizione fra Comuni e Comunità montane o sulla progressiva eliminazione delle leggi di settore, temi che avevano trovato a suo tempo l’unanimità dell’Assemblea dei sindaci.

Questo forse perché si era parlato solo di criteri e non di cifre. Lo stesso Consorzio dei Comuni ha già chiesto una proroga della scadenza per la presentazione dei bilanci comunali per permettere a questo organismo di trovare l’accordo non solo sui criteri, ma anche sul sistema specifico di suddivisione di queste risorse fra tutti i Comuni. È da sottolineare come la richiesta del Consorzio dei Comuni sia stata una richiesta forte, una richiesta di responsabilizzazione dei Comuni stessi che va nella direzione del federalismo e della sussidiarietà oltre che di rispetto dei principi stabiliti dalla legge n. 54 sul sistema delle autonomie locali.

La suddetta legge prevedeva due livelli di governo: Regione e Comuni e un livello di servizi sotto la responsabilità dei Comuni, mi riferisco alle Comunità montane.

È questo il criterio base che ha portato gli stessi a richiedere una suddivisione che prevede il 95 percento ai Comuni e il 5 percento alle Comunità, per quanto riguarda il trasferimento dei fondi senza vincolo di destinazione. Per quanto riguarda invece la tendenza ad una progressiva eliminazione delle leggi di settore, il principio di base è ancora più semplice: vogliono decidere loro la destinazione dei fondi che gli appartengono. La sussidiarietà non è un termine di cui riempirsi la bocca in certe occasioni e da non applicare però quando ci toglie qualche potere o qualche possibilità di fare bella figura a livello personale.

Anche alcuni colleghi di minoranza, non accorgendosi che ciò era già stato previsto probabilmente perché non avevano letto bene tutto il bilancio, hanno chiesto che certe leggi non fossero più finanziate. Mi riferisco in particolare a quella dei gemellaggi. Stiano tranquilli tutti coloro che temono che questo nuovo sistema possa portare al collasso alcuni Comuni, i piccoli in particolare, o alcuni settori di assistenza sociale.

Il sistema in generale - lo ripeto - necessiterà di un periodo di assestamento, ma sono certo che il buon senso, che da sempre caratterizza gli amministratori comunali, scongiurerà questo pericolo.

I rappresentanti del CELVA in occasione dell’audizione hanno parlato molto chiaramente di un fondo sociale da istituire con le modifiche alle legge n. 48; evidentemente non tutti i colleghi hanno recepito le precisazioni del CELVA in quanto forse prevenuti e non disponibili a cambiare idea. Credo sia giusto ricordare che i Comuni possono contare su un incremento dei trasferimenti senza vincoli di ben 61 miliardi. Nella globalità del capitolo "Finanza locale", l’incremento è invece di circa 20 miliardi. È perciò un falso problema quello di fare polemiche contro la Regione per settori non più finanziati.

I Comuni, che vogliono mettere in piedi o mantenere certi organismi, devono essere coscienti - e sono convinto che, al di là di certe strumentalizzazioni, già lo siano - che li devono finanziare se vogliono farli funzionare; così come è un falso problema temere che ci possano essere 74 modi di assistenza sociale, per il semplice motivo che il ruolo di indirizzo rimane alla Regione.

Il ruolo di gestione dei servizi delle Comunità montane aiuta già di per sé ad amalgamare grandi fette degli stessi.

Per concludere, voglio ricordare che il 2002 dovrà essere anche l’anno dell’applicazione del decentramento, previsto dalla già citata legge n. 54 e che vedrà attribuire ai Comuni nuove responsabilità, e soprattutto che questa "responsabilità" dovrà essere accompagnata da tutto quello che servirà per poterla applicare concretamente.

Depuis 17 heures 51, le Président Louvin reprend ses fonctions de Président de la séance.

PrésidentLa parole au Vice-président Lattanzi.

Lattanzi (FI)Ho sentito il dovere di intervenire per due ordini di motivi. Il primo perché dopo sette ore di parole dei colleghi non sarei potuto andare a casa senza poter dire a mia moglie che ero intervenuto anch'io, mi avrebbe chiesto cosa c’ero stato a fare tutto il giorno lì?

(commenti in aula consiliare)

? ve lo hanno chiesto anche a voi?

Il secondo motivo è il seguente: mi sembrava giusto ribadire una posizione del nostro movimento politico rispetto a questo bilancio che ha mille modi per essere interpretato.

Mi soffermerò su pochi punti che riteniamo di dover sottolineare. È un bilancio che purtroppo torna alla normalità, nel senso che proprio la normalità di questo bilancio continua a preoccuparci. La considerazione amara è che, in questi ultimi tre anni di bilanci normali, gli unici eventi straordinari sono stati la chiusura del Tunnel del Monte Bianco e l’alluvione. Il Tunnel del Monte Bianco non è ancora riaperto purtroppo e sappiamo per quali motivi: gli amici francesi sembrano intenzionati a tener chiuso per poter andare alle elezioni in maniera più serena con i loro amici ambientalisti. Per quanto riguarda l’alluvione, ci è sembrato che l’evento straordinario di questi tre anni siano i denari che sono ricaduti e che ricadranno nell'economia valdostana, quindi in questo senso i 250 miliardi stanziati, 100 e 150, nel prossimo triennio, per fare fronte agli impegni nell'eventualità che lo Stato non dovesse corrispondere quanto promesso, sono l’unico evento eccezionale di tipo economico di questa Regione.

Al di là di questo è un bilancio che purtroppo, lo diciamo con amarezza, torna alla sua mediocre normalità, una normalità fatta anche da una legge finanziaria che oggi si presenta con il 50 percento di risorse già impegnate di cui abbiamo già discusso per tutte le leggi che sono entrate in quest’aula.

Perché al di là di tutto, fatto 100, il 60 percento viene assorbito dalle spese correnti e del restante 40 percento pochissime sono le leggi che ancora dovranno essere impostate in quanto già tutto in quest’aula è stato quasi sempre discusso e sicuramente approvato, in quest’aula è già passato, pertanto mi soffermerò sull’analisi di quattro dati che riteniamo "sensibili".

Questo è un bilancio che ancora una volta si caratterizza nelle entrate per quattro dati, dicevo, sensibili per la loro particolarità: i 270 milioni di euro della quota sostitutiva dell’IVA, i 181 milioni dell’IRPEF per 9/10 di questa Regione, i 140 milioni di euro per l’IVA, i 92 milioni di euro per l’entrata del Casinò. Quattro dati sensibili sui quali si potrebbero spendere fiumi di parole per motivare la loro giustezza, il diritto di averli in questa forma e in questa sostanza e tutto quello che potrebbe portarci a parlare degli ultimi cinquant’anni di storia di questa Regione, cosa che noi evitiamo di fare almeno oggi, però su queste entrate credo che la comunità valdostana stia riflettendo.

Mi ha fatto piacere sentire, forse per la prima volta in questa legislatura, anche alcuni Consiglieri di maggioranza - e non solo della Stella Alpina, che potrebbe svolgere un po' quel "gioco delle parti" all’interno di una maggioranza, ma anche alcuni Consiglieri dell’Union valdôtaine - che cominciano ad alzare l’attenzione su alcune preoccupazioni rispetto ai cambiamenti che la nostra Regione deve andare a sostenere nei prossimi anni.

È una Regione la nostra che ha la necessità di riformarsi, che deve guardare a questi dati sensibili in entrata con particolare attenzione, che deve trovare condizioni diverse di sostentamento al bilancio regionale in prospettiva di riforme anche radicali, così si annunciano, nel prossimo quinquennio del Governo nazionale.

Si parla di riduzione dell’IRPEF, si parla di abbassamento delle aliquote delle tasse; forse quest’anno o il prossimo questi interventi non saranno attuati per i noti eventi, ma c’è la consapevolezza da parte del Governo italiano che dal secondo semestre del 2002 in avanti si potranno ricreare le condizioni per ridurre sensibilmente uno dei più fastidiosi dati sensibili che gli Italiani hanno percepito, cioè un livello di tassazione per mantenere l’apparato burocratico del nostro Paese.

Di fronte a questi processi di riforma non possiamo non guardare a questi dati sensibili di entrata, mi riferisco alla quota sostitutiva dell’IVA, ai 9/10 dell’IRPEF e all'entrata del Casinò, settore quest’ultimo nel quale ci saranno nei prossimi anni delle rivoluzioni epocali nel nostro Paese. Basti pensare che in Francia ci sono 80 casinò e in Italia 4, tutti e quattro gestiti da aziende direttamente o indirettamente pubbliche e quindi anche in questo settore sono annunciate riforme radicali.

In questo contesto fa strano che il bilancio non lo preveda: la tassa di concessione del Casinò rimane intorno ai 92 milioni di euro per il 2002, ai 95 milioni di euro per il 2003 e ai 97 milioni di euro per il 2004. Dicevo: o è stato previsto, e sarebbe interessante conoscere la valutazione in questo senso, oppure non è stato previsto e questo è ancora più preoccupante.

Parlavo prima di dati sensibili perché appunto calati in un contesto di grande trasformazione. Questo per quanto riguarda le entrate.

Mi ha fatto piacere sentire che alcuni Consiglieri di maggioranza oggi cominciano ad avvertire la preoccupazione, quella che qualcuno chiama "l’essere Cassandra", che per quanto ci riguarda da Valdostani è solo la preoccupazione di capire in quale contesto la nostra piccola Regione può difendersi e soprattutto può competere in questi mercati.

Un po' così come dice o come diceva il programma di questa maggioranza che noi all’inizio abbiamo contestato, ma alcuni aspetti li abbiamo osservati perché il programma di maggioranza diceva: "? Autonomia significa oggi capacità di sviluppare le proprie risorse e di valorizzarle, anche attraverso una forte carica e capacità innovativa, per essere maggiormente competitivi nell’attuale contesto economico politico internazionale?" e qui invece si fanno i bilanci alla normalità.

Riteniamo allora che ci sia una contraddizione, se siamo consapevoli che questa Regione debba, come dice il programma di maggioranza, essere competitiva, sviluppare i suoi processi di competitività e di efficienza dell’apparato pubblico, dell’economia e quindi creare una ricchezza e un benessere come dice sempre il programma di maggioranza in un suo passaggio: "? L’autonomia deve diventare sempre di più un'autonomia reale, non assistita?". In questo contesto questi dati sensibili in entrata, ripeto, invitano a fare qualche riflessione e anche qui cominciamo a sentire che nel tessuto sociale della Valle d’Aosta si sta sviluppando un dibattito fra chi crede di avere il diritto di avere e chi crede di avere il dovere e potere di fare, di crescere, di competere e di sviluppare rispetto ad alcuni settori strategici di questo bilancio: l’economia, lo sviluppo.

Cito un caso solo, potrei citarne decine: l’area Cogne. Sull’area Cogne le maggioranze, che si sono succedute con la partecipazione del Comune di Aosta, hanno definito un piano di bonifica e di riqualificazione dell’area, ma ad oggi qual è il ruolo strategico di sviluppo di quell’area non lo sa né Aosta, né tanto meno l’Amministrazione regionale a meno che qualcuno non abbia nei segreti cassetti qualche progetto che la comunità non conosce, ma non conoscono neanche i Consiglieri di maggioranza.

Potrei citare ancora il ruolo devastante di Finaosta nel suo patetico dirigismo economico che oggi con Pluritec è ad una svolta e dà inizio ad una nuova era economica della Valle d’Aosta. Non più un ruolo, così come sancito dalla legge del 1982, di costituzione della Finaosta, di promozione, di partecipazione temporanea nelle varie attività per favorirne lo sviluppo perché nel tempo abbiamo assistito al divenire di quelle partecipazioni da temporanee a totali e oggi il Consigliere Borre nella sua onestà intellettuale si è lasciato scappare che se la Regione tramite Finaosta non partecipasse a quelle imprese, morirebbe l’industria valdostana.

Questo processo di economia così palesemente burocratico ha creato una falsa economia che anche i Consiglieri di maggioranza devono ammettere non è un'economia reale, è un'economia fortemente assistita. Dicevo che oggi con Pluritec parrebbe iniziare un nuovo percorso: non più investire in aziende che portino qui un progetto di sviluppo e di occupazione del personale, quindi di benessere reale, oggi andiamo a ricercare le aziende che, in cambio di capannoni e di servizi, portino la sede fiscale, che poi si portino gli operai dal Canavese piuttosto che dal Milanese? poco ci importa, l’importante è che spostino la sede fiscale.

È stata ufficialmente comunicata l’operazione: vista la nostra anomala - nel panorama italiano, ma credo anche europeo - impostazione di riparto fiscale, è interessante per l’Amministrazione regionale rifornirsi di risorse finanziarie attraverso lo spostamento fiscale delle sedi delle aziende che girano per l’Italia e per l’Europa; interessante novità rispetto ad un'interpretazione della zona franca tutta da rivedere, potrebbe diventare una strategia di paradiso fiscale per le imprese: noi offriamo certi servizi a costo zero, voi portate la sede fiscale, noi ci autofinanziamo. Interessante..., su questo argomento abbiamo già espresso il nostro parere: noi riteniamo che questo sia delirante in termini economici.

In ambito sanitario non ho conoscenze così ampie come quelle che sicuramente l’Assessore ha rispetto a me, ma il nostro movimento politico ha già condiviso una serie di riflessioni alla luce della presentazione del Piano sociosanitario. L’Assessore con grande realismo in commissione ha descritto un quadro all’interno del quale si prospettano due situazioni delicate. La prima è che la Valle d’Aosta ha una morfologia per la quale è quasi doveroso mantenere certi livelli di servizi, laddove l’assenza di servizi creerebbe lo spopolamento delle vallate e questo è un dato condivisibile.

C’è poi un altro dato altrettanto sensibile: la popolazione valdostana è fra le popolazioni che in Italia ha un'età media maggiore, con una fascia di anziani particolarmente sviluppata per la quale impegna gran parte del bilancio regionale. L’assistenza sociale, la medicina per gli anziani, l’assistenza per quel tipo di sanità richiedono molte risorse da impegnare nel nostro bilancio e credo che anche qui non si possa non essere d’accordo sul distinguerci come comunità in una comunità solidale che opera e lavora, che destina una buona parte, quasi un 30 percento del proprio bilancio, per la creazione di servizi sociosanitari su tutto il territorio regionale di livello efficiente, poi sui livelli di efficienza non entro nei dettagli delle liste di attesa e via dicendo perché non mi sembra il caso di farlo oggi, mi limito qui a parlare in termini generali. Due sono invece gli aspetti che vogliamo sottolineare per quanto riguarda le risorse.

L’Assessore in commissione ci ha spiegato che oggi è in atto una contrattazione con lo Stato perché chi decide a Roma si assuma anche la responsabilità di quelle decisioni, quindi si chiede che chi a Roma decide degli innalzamenti degli stipendi o delle modifiche alla spesa sanitaria fornisca anche le risorse alle regioni ed è questa una trattativa alla quale partecipano anche gli Assessori delle altre regioni.

Come forza politica che in questa Regione è all’opposizione e che lo era fino a qualche mese fa anche a livello nazionale, vogliamo sottolineare che, per quanto riguarda gli ultimi aumenti - quelli per la spesa farmaceutica che l’Assessore ha citato come uno dei fattori determinanti dell'esplosione del 30 percento della spesa sanitaria in Valle e quelli per gli stipendi nel settore della sanità -, non ci si può sottrarre alle responsabilità politiche perché questa Giunta è una Giunta di Centro Sinistra che fino a qualche mese fa ha appoggiato, e per sette anni di fila, le politiche dei Governi di Centro Sinistra che si sono susseguite e che hanno determinato quei costi, quindi non possiamo fare gli uomini del Centro Sinistra a Roma, ma poi, tornando a Pont-Saint-Martin e dovendo subire i rincari, dire che però noi siamo Valdostani e non li abbiamo condivisi perché i vostri Parlamentari - non i nostri Parlamentari, ma i vostri Parlamentari - hanno dato per cinquantadue volte la fiducia ai "Governi D’Alema e Amato".

Avete partecipato anche voi, eravate in maggioranza e addirittura avevate un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Allora non potete tirarvi fuori da questa responsabilità. Che poi oggi il problema sia pesante, è vero, è evidentemente pesante.

Burocrazia: il Governo regionale che si è insediato qui nel 1998 aveva messo nel suo programma la riorganizzazione dell’assetto burocratico di questa Regione come uno dei fattori strategici. Si parlava di riorganizzazione delle risorse umane, di formazione e aggiungo anche di efficienza nei rapporti con i cittadini perché alla fine questo è l’obiettivo, una riorganizzazione efficiente ed efficace che possa portare il cittadino a trovare nell’apparato amministrativo regionale un interlocutore in posizione non da suddito, ma da cittadino verso qualcuno che è lì per offrire un servizio.

Non voglio dare giudizi io, personalmente, come singolo cittadino sarebbe troppo facile; lascio a voi darvi una risposta: se percepite che i cittadini valdostani abbiano in questi ultimi tre anni modificato la loro percezione rispetto alla qualità del servizio offerto dall’Amministrazione regionale. Non c’è dubbio che è migliorata la cortesia degli impiegati, sono migliorati gli approcci, gli atteggiamenti, su questo si è fatto sicuramente un grosso passo avanti ma, per quanto riguarda il rapporto con la burocrazia, è ancora un rapporto devastante per il cittadino e ancora di più per le piccole e medie imprese.

Abbiamo sentito in commissione che tutte le associazioni degli industriali, artigiani, commercianti hanno lamentato un rapporto con la burocrazia complesso, poco trasparente, fatto di tanta carta. È sufficiente citare l’evento dell’alluvione: per l’alluvione è circolata troppa carta, troppa burocrazia che non ha aiutato i cittadini in un momento difficile ad avere un rapporto con la struttura amministrativa sereno, trasparente, efficiente, così come i cittadini vorrebbero visto che pagano con le loro tasse questo servizio.

Un altro aspetto riguardo alla burocrazia, ed è venuto fuori nell’analisi del bilancio in commissione, è il ruolo del decentramento previsto dalla legge n. 54. Abbiamo rilevato, lo vogliamo ribadire, che manca la percezione dell’applicazione di quella legge e di tutte le riforme che porteranno gli enti locali ad avere maggiori competenze e maggiori responsabilità perché è vero che con questo bilancio si riconferma il 95 percento dell’IRPEF agli enti locali e con maggiore elasticità di cassa, nel senso che i trasferimenti sono meno vincolanti, ma si è visto in questi mesi una rincorsa alle assunzioni degli enti locali.

Il 74 percento delle risorse che vanno ai Comuni se ne va in spese correnti e c’è una corsa da parte di tutti i Comuni, anche i più piccoli, quelli con trecento anime, a "farsi" il segretario, l’autista, il barelliere, i messi e avanti di questo passo. Concordo con il Consigliere Martin quando dice che in questo processo di riforma le Comunità montane devono avere un ruolo diverso, ma bisogna anche andare a discutere del ruolo elettivo delle Comunità montane perché non si può pensare di dare alle Comunità montane maggiori responsabilità mettendo degli amministratori indicati dai Comuni piuttosto che dalla Regione.

A questo punto bisogna andare a rivedere il ruolo delle Comunità montane visto che dovranno sempre più diventare un collegamento intercomunale per quanto riguarda quanto meno i servizi decentrati. Non è possibile avere dei Comuni che vogliono avere tutti lo stadio, la bocciofila, il distretto sanitario, l’ambulanza e la legge n. 54 ha scatenato questa corsa, se voluta o meno non lo so, però inattesa, almeno per quanto ci riguarda.

Altra riflessione riguarda l’agricoltura: anche qui non voglio fare il "tuttologo" perché sono convinto che l’Assessore Perrin abbia più competenza di me e di tutti noi, ma credo che di parole se ne siano spese moltissime per questo settore che invece da questo bilancio viene modificato pochissimo. Anche il Consigliere Cottino diceva: "Gli agricoltori devono uscire da una fase di assistenzialismo ed entrare in una fase più competitiva ed efficiente", ma guardate che la soluzione non è farli diventare i "giardinieri d’Europa".

È vero, i nostri agricoltori devono rimanere lì a difendere i nostri prati e le nostre vallate, ma non possiamo sostituire l’assistenzialismo zootecnico ed agricolo con l’assistenzialismo che arriva perché siamo in alta montagna. Quella è una strada pericolosa, deviante e a nostro avviso poco produttiva. Dobbiamo andare alla ricerca di risorse, come stiamo facendo, sfruttando tutte le opportunità per fare agricoltura e zootecnia in montagna che deve essere riconosciuta dalla Comunità europea, ma non possiamo limitarci a questo.

Dobbiamo entrare in un processo ma, oltre alle chiacchiere, Assessore, bisogna andare ai fatti e i soldi dimostrano il contrario, dobbiamo investire in maniera pesante sui prodotti di qualità, cioè dobbiamo incentivare i nostri agricoltori a fare in maniera pesante qualità in zootecnia, in agricoltura e nei prodotti tipici, altrimenti non ne veniamo fuori. Non si può percorrere la strada del nuovo assistenzialismo europeo che è quello di essere diversi non più perché Valdostani o piccola Regione, ma perché montani, perché è un assistenzialismo pericoloso.

Lo dico perché anche sabato alla presentazione della "montagna 2002" dicevano tutti le stesse cose, ma con sensibilità diverse; da parte di noi Valdostani ci è parso percepire una nuova rincorsa ai contributi: visto che la Comunità europea boccia quelli che ci diamo fra di noi, allora diventiamo diversi e invece che essere solo Valdostani e Francofoni, adesso siamo anche montani. Va bene, però attenzione perché è una strada pericolosa.

Sul turismo non possiamo che ribadire quello che continuiamo a dire da quattro bilanci ed è che non possiamo continuare ad investire poco meno del 10 percento delle risorse di questi bilanci su quello che riteniamo essere l’industria principale della nostra Regione. Non entro nei dettagli delle scelte che non abbiamo condiviso; lo abbiamo già fatto in ogni legge che è passata in questo Consiglio, ma riteniamo che questo bilanci torni ad una normalità che a noi politicamente non piace.

Concludo. Noi non vogliamo fare le Cassandre, ma lasciateci dire una cosa: in questa relazione, Assessore, ci spieghi come si fa a prevedere per il 2002 un PIL valdostano al 3,6 e nel 2003 un PIL al 4,4 perché comprendo che siamo "l’isola felice", sono anch'io un ottimista e credo che i PIL, compreso quello italiano, saranno migliori di quelli che si può aspettare oggi la comunità internazionale per le sensibilità negative che ci sono.

Sono convinto anche per il lavoro che faccio che nel secondo semestre ci saranno incrementi di PIL e di economie migliori rispetto a quelle che stiamo muovendo adesso: 1,3 - 1,4, si può arrivare perfino al 2 percento, ma prevedere che nel 2002 la Valle d’Aosta giri al doppio del PIL dell’Italia e addirittura superiore alle zone del nord, con una disoccupazione?

(interruzione dell’Assessore Agnesod, fuori microfono)

? ho capito che non lo ha fatto lei. Mi spieghi dove ha trovato questo dato e chi glielo ha "regalato". Mi permetta di sollevare una perplessità su questo dato perché mi farebbe piacere, e qui non faccio la Cassandra, voglio solo capire da dove arriva questo dato?

(nuova interruzione dell’Assessore Agnesod, fuori microfono)

? sì, ho capito che è un dato fornito da un istituto di ricerca, però mi permetta di sollevare una perplessità perché non so cosa deve succedere in Valle d’Aosta per viaggiare al 4,4 di PIL e non vedo cosa possa succedere perché questo cambi.

Per quanto riguarda il dato della disoccupazione, anche qui una battuta è quasi d’obbligo: sarebbe quasi anormale che la nostra Regione avesse un dato di disoccupazione più alto rispetto a quello che ha perché il 60 percento delle spese di questo bilancio va per spese correnti, il 74 percento delle spese delle comunità locali va per spese correnti, quasi tutte le famiglie hanno una persona che lavora o in Regione o al Casinò o negli enti locali, pertanto diventa difficile con questo regime burocratico che qualcuno rimanga in mezzo alla strada. Il problema è capire se quei dati sensibili di ingresso di entrata delle risorse, al di là delle più che positive proiezioni di PIL al 4,4, possono confermarsi nel prossimo futuro e se l’economia in Valle d’Aosta può mantenere in piedi questa macchina così come è impostata. Noi continuiamo a dire che così non può continuare, quindi è necessario passare da una cultura dell’abbiamo il diritto di avere ad una cultura dell’abbiamo il dovere, ma anche il potere, perché abbiamo le risorse, di competere in questa economia italiana ed europea.

È chiaro che le visioni sono diverse, i ragionamenti alla base sono diversi, le culture sono diverse, ma noi crediamo che non sia così e abbiamo fatto bene a dirlo in questi anni perché qualcuno anche oggi qui ha cominciato a capire che in questi momenti di grande trasformazione forse tutti i dogmi della burocrazia, dell’amministrare cominciano a far sorgere qualche perplessità. Questo è un bilancio - lo dite voi - di ritorno alla normalità ed è proprio la normalità che ci ucciderà.

PrésidentLa parole au Conseiller Ottoz.

Ottoz (UV)La relazione dell’Assessore al bilancio di previsione è un documento politico importante. Se da un lato rappresenta, infatti, analogamente alla relazione che accompagna ogni legge, il documento di presentazione della legge di bilancio, essa è caratterizzata da valenze ben più significative. È infatti, a differenza delle altre relazioni, un importante documento di comunicazione ai cittadini dello stato di salute e delle linee di sviluppo della società e dell’economia valdostana.

La sua stessa presentazione nella forma di libro stampato, l’evidente sforzo di rendere comprensibili quelle che potrebbero sembrare aride cifre, le considerazioni, infine, sull’inserimento della nostra economia nel contesto nazionale, i richiami a quello mondiale, il taglio dei commenti alle cifre presentate e la loro presentazione in forma sintetica e leggibile, l’importante conferenza stampa di presentazione sono la dimostrazione dello sforzo del Governo regionale di ben comunicare con i cittadini.

Questo è un buon documento che illustra quest’anno, come tutti gli anni, un buon bilancio. Non si possono non condividere le riflessioni e le linee guida che portano alla definizione della ripartizione delle spese e degli investimenti che la nostra Regione affronterà nell’immediato e nel futuro molto prossimo.

Le azioni di sostegno ai vari settori economici sono importanti e tanto più necessarie quanto più risulta gracile, nella nostra Regione, la crescita di alcune "piantine industriali". Siamo di fronte ad un problema delicato e di non facile soluzione: da un lato non si possono non condividere le riflessioni del Presidente Viérin, in varie sedi, sull’eccessiva dipendenza dai sostegni regionali proprio di quei settori industriali che spesso lamentano un’eccessiva ingerenza della Regione nell’economia; dall’altro andrebbe investigato quanto la cospicua dimensione stessa degli aiuti non contribuisca, in ultima analisi, a costituire un freno alla crescita di un corretto spirito imprenditoriale autonomo. Il modello non può certo essere modificato troppo bruscamente, pena la sofferenza, o peggio, di parte del nostro tessuto economico. Sarebbe però opportuno che un documento importante come questo contenesse quanto meno delle riflessioni sulle strategie possibili, per quanto graduali, per un’inversione di tendenza a medio e a lungo termine.

I colleghi di maggioranza hanno messo in evidenza, ognuno per gli aspetti che gli sono più congeniali, la solidità di questo bilancio, hanno sottolineato i vari settori d’intervento nei quali si articolerà l’azione di governo nel prossimo anno e di come le linee guida, pur con le rettifiche di percorso rese necessarie dagli imprevisti e calamitosi eventi del Tunnel del Monte Bianco e dell’alluvione dello scorso ottobre, puntino alla completa realizzazione del programma di legislatura che questa maggioranza si è dato nel 1998. È sufficiente ricordare l’acquisto delle società ENEL, il Casinò di Saint-Vincent, il polo creditizio valdostano, ma l’elenco non si ferma qui. Questo è quindi un buon documento.

Vorrei contribuire, con alcuni sommessi suggerimenti, a rendere per gli anni prossimi ancora più chiara ed efficace questa relazione, migliorandone la comprensione e contribuendo così ad avvicinare ancora di più i cittadini all’Amministrazione.

Per noi è più facile in quanto disponiamo dei due libroni con tutti i capitoli, ma chi legge la presentazione del bilancio non dispone di questi elementi. Un dato molto interessante è la crescita prevista del nostro PIL, che nel 2002 aumenterà, che aumenterebbe del 3,6 percento, ossia il triplo di quello nazionale, e nel 2003 addirittura del 4,4 percento.

Sarebbe utile che questo dato fosse disaggregato distinguendo la variazione del PIL nei diversi settori: la pubblica amministrazione, l’industria privata, suddivisa magari tra società a partecipazione regionale e non, il settore turistico-alberghiero, l’artigianato, l’agricoltura, il blocco che lavora in questo momento per la ricostruzione post alluvione, eccetera per avere delle indicazioni su quali sono le direzioni nei vari settori.

Ciò permetterebbe ai cittadini di meglio capire in quale direzione va la società valdostana e di distinguere tra dinamiche strutturali ed eventi non strutturali perché contingenti, la cui proiezione nel nostro futuro terminerà ad un certo punto i suoi effetti. Andrebbero poi spiegati ai cittadini alcuni dati in controtendenza che possono generare qualche dubbio.

Mi riferisco, ad esempio, al calo previsto dell’IRPEF: in un quadro così ottimistico di crescita economica non si capisce se rischia di toccare o meno direttamente le famiglie. Ripeto, si tratta di un esempio, si potrebbe farne degli altri. Alcuni elementi contingenti, non strutturali, sono citati, è pur vero, nella relazione, ma senza legarli a cifre e poste precise, rendendo difficile ai cittadini comprendere a fondo il loro impatto reale sulla vita e sul benessere di tutti.

È ben evidenziato peraltro, in più punti della relazione, il positivo effetto sulle entrate regionali dell’operazione ENEL che mostra la sua validità, tanto più che introduce effetti benefici strutturali di cui potremo godere a lungo termine. Siamo ancora in attesa, infatti il bilancio non ne parla, del titolo giuridico relativo ai 9/10 della plusvalenza derivante dalla cessione degli impianti di produzione e degli immobili ENEL che dovrebbe ammontare a circa 175 miliardi in entrata ulteriore?

(interruzione dell’Assessore Agnesod, fuori microfono)

? 200, sì i 9/10 sono 200. Ciò ci permetterà di procedere all’accertamento di questa somma e di identificarne con precisione l’esercizio di competenza.

Sarà, questo, un ulteriore elemento positivo, una tantum, e quindi non strutturale, delle entrate della nostra Regione che andrà a diminuire la necessità d’indebitamento con benefici riflessi sul bilancio, quindi il bilancio è anche prudenziale sotto questo aspetto, d’altra parte non potrebbe non esserlo perché non potrebbe prevedere poste non ancora certe.

Il fatto che il costo del denaro sia in Valle d’Aosta superiore dello 0,70 percento rispetto a quello del nord ovest meriterebbe un piccolo approfondimento, soprattutto di fronte all’aumento registrato del 9,8 percento del ricorso all’indebitamento, del quale sarebbe utile un’analisi più fine che permetta di verificare la dinamica nei vari settori in cui al credito si ricorre (agricoltura, commercio, artigianato, industria, alberghi, consumi delle famiglie, mutui casa, eccetera).

Lo stesso maggior dettaglio sarebbe utile nell’analizzare l’utilizzo degli aiuti europei (Interreg, Fondo sociale europeo, eccetera) indicando quanti di essi vengano utilizzati per progetti pubblici, quanti per iniziative private, quanti nel pubblico-privato, quale sia il peso degli adempimenti formali, quale sia la facilità o complessità per accedervi e soprattutto quale sia la dinamica nel tempo, se è differenziata, per quanto concerne l’utilizzo di questi fondi per progetti pubblici e per progetti privati tenendo conto che l’allargamento della Comunità europea apre su questo capitolo una finestra non esattamente tranquilla per i prossimi anni quando ciò avverrà.

Parte del nostro benessere futuro dovrebbe dipendere dagli investimenti riguardanti la ricerca. Pur trovando in varie parti della relazione riferimenti non sempre espliciti che possono essere ricondotti a questo tema, essi andrebbero forse trattati, o ripresi perché non sempre le ripetizioni nuocciono, in un capitolo a parte. Se da un lato, infatti, viene citato come positivo il fatto che i contributi per la ricerca nel settore industriale cresceranno a 4 milioni di euro nel 2002 e addirittura a 5 milioni di euro nel 2003, queste cifre, rispetto ad un PIL regionale di circa 3,2 miliardi di euro, rappresenterà solo lo 0,12 percento del PIL 2003 e lo 0,15 percento nel 2004. Sembra molto meno della media nazionale in un settore dove già il nostro Paese zoppica vistosamente rispetto ai partners europei e al "club" del Paesi industrializzati.

La spesa per la ricerca è uno degli indicatori della nostra capacità futura di tenere il passo degli altri paesi e delle altre regioni, dato il legame sempre più stretto tra lo sviluppo economico ed il progresso della tecnologia.

Ho seguito con attenzione e interesse tutti gli interventi, ma alcuni passaggi dell’esauriente intervento del Consigliere Martin. Faccio una piccola considerazione: ha detto che, data la fondamentale importanza della qualità del servizio sanitario da fornire ai cittadini, essendo un diritto fondamentale, potremmo trovarci in futuro, dinanzi all’incontrollabile dinamica di crescita della spesa sanitaria, a dover affrontare decisioni difficili. In questo caso, ha detto che, dovendo, con risorse limitate, scegliere tra tagliare la spesa sanitaria e quella destinata a manifestazioni culturali e sportive, dovremmo ovviamente sacrificare queste ultime. Il ragionamento, a prima vista, non fa una grinza, la salute prima di tutto. Non sarebbe - chiedo scusa al Consigliere Comé che mi ha pregato di non usare parole inglesi - "politically correct" anche solo esprimere dubbi in proposito. Il problema va però approfondito considerando che il settore turistico, quello trainante della nostra economia, non può prescindere dalle innegabili sinergie con la cultura e lo sport.

Una razionalizzazione di questi eventi che eviti costose ricoperture di date e scelga le proposte di qualità è sicuramente opportuna, il Consigliere Martin ha ragione. Il valore tecnico e/o l’indotto turistico delle manifestazioni da aiutare è un parametro di cui si deve sempre tenere conto.

Si tratta di vere e proprie spese d’investimento che, nelle complesse interazioni di tutto il sistema economico, producono effetti "virtuosi", contribuendo, in ultima analisi, alla creazione di quelle risorse che ci aiutano a pagarci i servizi sanitari per la popolazione e non a sacrificarne la qualità. Non a caso nel pomeriggio di sabato, a Saint-Vincent, alla tavola rotonda che ha preceduto la presentazione "dell’Anno internazionale della montagna" con il Ministro La Loggia, i Presidenti Dino Viérin e Ghigo, il nostro Europarlamentare Luciano Caveri ed il Senatore Rollandin erano presenti i Presidenti delle associazioni legate alla montagna, comprese le associazioni sportive.

Partecipando quale rappresentante del mondo sportivo ho potuto apprezzare l’importanza da tutti riconosciuta al contributo che all’economia di montagna - questo era il tema - danno lo sport e le professioni sportive quali ad esempio le guide alpine, i maestri di sci, gli accompagnatori della natura, eccetera, così come non si può prescindere dal valore dell’attività motoria quale forma primaria di medicina preventiva, elemento fondamentale di riduzione in prospettiva dei costi sanitari, come perfettamente sa anche il nostro Assessore.

Dobbiamo quindi interrogarci costantemente su quale contributo al controllo della spesa sanitaria, che è un tema caldo di questo bilancio e dei bilanci futuri, può offrire, infatti, lo sport inteso come attività sociale alla politica di prevenzione.

Costa meno prevenire che curare, soprattutto oggi, l’età media della popolazione cresce e la tendenza alla sedentarietà, anche e soprattutto dei giovani, facilita ed aggrava un gran numero di patologie, generando costi sociali: ecco un punto qualificante del Piano sociosanitario approvato pochi mesi fa. Non a caso il tema della prevenzione si legge in filigrana nelle politiche dell’Assessorato, nel Piano sociosanitario e in questo documento di bilancio. Il problema dell’esplosione della spesa sanitaria non può essere affrontato agendo su un solo fattore o tagliando una sola spesa, ma va aggredito su più fronti:

- il controllo di gestione (razionalizzando le spese e abolendo gli sprechi);

- la spesa farmaceutica (più accorte prescrizioni, farmaci generici, cultura e responsabilità anche dei pazienti);

- l’inversione della tendenza all’ospedalizzazione nel Capoluogo (portando molti servizi sul territorio);

- l’assegnazione al settore privato di quei servizi non primari in cui esso è capace di minori costi e maggiore flessibilità;

- la creazione di strutture meno costose per i post acuti e le lungodegenze;

- la promozione della cultura della prevenzione, soprattutto attraverso l’educazione alimentare e motoria.

L’elenco non si ferma certo qui. Il problema, come è scritto nel Piano sanitario, è multidimensionale e complesso.

Non vorrei addentrarmi sulla quota sostitutiva dell’IVA, un argomento che mi appassiona molto perché ogni volta devo spiegare al Consigliere Curtaz come i suoi conti siano sbagliati. Questa volta posso rivolgermi anche alla Consigliera Squarzino. Capisco che c’è una logica perversa nel discorso, che sembra quasi affascinante all’inizio, ma la situazione va analizzata bene; comunque ho scritto personalmente al Consigliere, quindi gli risparmio il passaggio sulla quota sostitutiva dell’IVA.

Vorrei concludere dicendo che ognuno di noi, in particolare i Consiglieri di maggioranza dato il loro numero, interviene con considerazioni generali sul bilancio, ma approfondisce maggiormente i temi che meglio conosce, dando il suo contributo di analisi. Non toccherò quindi, in questa fase, altri argomenti che sono stati approfonditi da colleghi, i quali se ne occupano quotidianamente.

Già solo il tema della piccola rivoluzione che stanno affrontando gli enti locali, misurandosi con la progressiva applicazione del principio federalistico di sussidiarietà, ci porterebbe lontano, ma riguarda aspetti nei quali, al di là del volume dei trasferimenti, che sono in crescita, vanno rispettate le posizioni liberamente concordate all’interno del CELVA.

Lasciando la parola ad altri colleghi, mi riservo d’intervenire in seguito su punti specifici durante il dibattito e sul successivo esame dei vari capitoli.

PrésidentJe ne vois pas d’autres conseillers inscrits à parler. La discussion générale est close.

La parole à l’Assesseur au budget, aux finances et à la programmation, Agnesod.

Agnesod (UV)Innanzitutto devo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito con il loro intervento ad analizzare e ad approfondire le tematiche contenute in questo documento.

Non lo faccio solo per la forma, sono convinto che attraverso il confronto si possa crescere, quindi ritengo importanti alcuni suggerimenti che sono emersi e ne farò tesoro per il prossimo esercizio finanziario. Soprattutto mi è piaciuta l'indicazione del risvolto in rosa della Consigliera Squarzino; in effetti, anche dal punto di vista dell'immagine, quest’anno c'è stato il ritorno alla normalità, il prossimo potrebbe essere quello del rilancio del bilancio in rosa.

Ritornando al discorso di quello che è emerso nella discussione, parto dalla richiesta del Consigliere Lattanzi volta a sapere da dove sono emersi i dati della crescita del PIL. Si tratta di uno studio della società Prometeia, che è una società seria, credo che tutti possiamo concordare su questo. Il rapporto è stato redatto con le informazioni disponibili al 12 ottobre 2001 a cura di Massimo Guagnini e Sonia Neri pubblicate su "Il Sole 24Ore" il 12 novembre 2001 e che danno questi risultati?

(interruzione del Vicepresidente Lattanzi, fuori microfono)

? c’è lo studio, ci sono dei grafici, però questo è il risultato. Ho pubblicato sulla mia relazione il risultato, possiamo poi approfondire in una tematica apposita questo elemento del PIL e fare un approfondimento, approfondimento che avevo già chiesto al nostro Ufficio statistica che mi ha mandato dei documenti nei quali mi dice che non è vero che la chiusura del tunnel non ha inciso: ha penalizzato la crescita del PIL, però non si sa in che misura.

C'è una discussione aperta su questo tema perché può esserci una compensazione, ma sicuramente abbiamo perso, dal punto di vista degli introiti, una parte consistente di IVA e di altre imposte che con la riapertura saranno di nuovo previste in entrata. Le entrate sono attendibili e questo è un punto sul quale voglio insistere: non possiamo rincorrere le promesse, gli articoli, le voci che vengono fuori sulle varie riduzioni che potranno aver luogo in futuro, noi dobbiamo basarci su dei dati esistenti in questo momento.

Abbiamo posto un'attenzione particolare all’IRPEF proprio in funzione di questa ipotesi, che sembra quella più sicura e consistente, per l’attendibilità che vogliamo dare a tutte le voci previste in entrata, quindi non abbiamo voluto gonfiare nel modo più assoluto questo tipo di previsioni perché sono operazioni che non servono nell’economia del bilancio e si vedono nel momento del consuntivo.

Abbiamo visto che in questi anni le entrate previste nel consuntivo si sono allineate in maniera abbastanza buona rispetto a delle variabili che possono venir fuori durante l’esercizio stesso e poi guardiamoci attorno: com’è la Valle d’Aosta in questo momento rispetto a com’era il 15 ottobre 2000? Sono passati 14 mesi e la nostra Valle è cambiata in modo radicale.

Ditemi qual è la Regione che ha fatto altrettanto? Tutto può essere migliorato, non è che diciamo che siamo stati "il massimo", abbiamo avuto dei problemi, come ve ne possono essere a seguito di un evento che impatta in modo così pesante rispetto ad una comunità piccola come la nostra però, al di là di questo, nel giro di questo piccolo lasso di tempo abbiamo fatto degli interventi e sfido chiunque a dire quale Regione ha fatto altrettanto. Per quanto riguarda i rimborsi, abbiamo fatto interventi sul territorio, abbiamo dato rimborsi alle imprese, ai privati.

Ricordo che le imprese in Piemonte - questo lo so con certezza - non hanno ancora preso i rimborsi dell’alluvione del 1994. Noi per l’alluvione 2000 abbiamo anticipato per quanto riguarda il contributo a fondo perso, abbiamo già approvato in Giunta la delibera per quanto riguarda i mutui con il 75 percento di garanzia da parte della Regione. Ci sono altre realtà che hanno fatto diversamente, ma non hanno ancora visto neppure una parte dei soldi. A questo punto credo che vada dato atto del sistema che è stato adottato e dei risultati che si sono ottenuti.

Abbiamo voluto con questo bilancio mettere una parola conclusiva, o quasi, alle problematiche riguardanti l’alluvione perché non vogliamo che si verifichi quella ipotesi che qualcuno aveva ventilato lo scorso anno durante la discussione generale: che la Valle d’Aosta potesse diventare un altro Belice o una nuova Irpinia a seguito di quell’evento catastrofico. Vogliamo fare in modo che l’anno prossimo la nostra Regione sia completamente a posto, che si riprenda la vita - ed è qui l’aggancio alla normalità - e che la Regione si presenti nelle sue condizioni di ripristino completo con i rimborsi ai privati e alle imprese, ripristino completo che vogliamo fare comunque.

Se lo Stato ci garantirà la sua quota di partecipazione, bene, altrimenti attiviamo il ricorso al mercato dei capitali perché crediamo di dover chiudere con un debito rispetto alla popolazione e rispetto al territorio. Se lasciamo trascinare nel tempo questa situazione fino a quando ci arrivano i finanziamenti, come avviene in altre parti d’Italia, crediamo che alla fine questo debito si amplifichi, che il territorio non si rimetta a posto, che l’immagine di sicurezza che vogliamo dare all'utenza turistica ne esca penalizzata e che non si riesca a pagare i debiti che abbiamo nei confronti dei cittadini e delle imprese, contribuendo così a complicare ulteriormente la situazione. Il ricorso al mercato dei capitali in questo momento è per noi la soluzione migliore che possiamo intravedere ed è per questo che abbiamo fatto questa scelta.

Forse non abbiamo sottolineato abbastanza che buona parte della spesa è improntata ad una nuova progettualità, quello che ho messo nella relazione, che inciderà in maniera importante sul nostro futuro, inciderà sullo scenario anche dal punto di vista paesistico che avremo di fronte: non sarà più la stessa Valle d’Aosta, molte vallate verranno rimesse in pristino in modo diverso. Siamo intervenuti adesso sui centri abitati, sui paesi più grossi dove c’è stato più danno, ma dobbiamo fare un intervento profondo di recupero ambientale del nostro territorio.

Mi stupisce che il Consigliere Curtaz abbia stamani definito questo bilancio come una "cosa piatta" che non dice molto. Soprattutto da un Verde non cogliere l’importante percorso che si sta avviando nel settore dell’ambiente, e vorrei aggiungere anche in quello dell’agricoltura con il Piano rurale, mi lascia perplesso. Questo come primo punto per quanto riguarda i risultati.

Le spese correnti sono molto basse e qui non so se siamo stati particolarmente bravi, dico solo che ci siamo posti l’obiettivo di contenere la spesa corrente per il 2002 e in particolare il 2003, credo che l’obiettivo sia stato raggiunto. La riduzione era necessaria per avere le risorse per provvedere agli investimenti perché queste risorse che abbiamo destinato alla ricostruzione abbiamo dovuto comunque reperirle in qualche modo.

È vero quello che ha detto la Consigliera Squarzino, ossia che questo aumento degli investimenti è dovuto agli interventi per il ripristino dei danni alluvionali, ma questo fa parte della scelta di indirizzare verso questi investimenti delle risorse che altrimenti avrebbero potuto essere messe su spese correnti o su altri settori. Tutta questa operazione di contenimento, il 60 percento alla spesa corrente e il 40 percento agli investimenti, è stata fatta pur in presenza di un aumento delle spese correnti rispetto allo scorso anno, un aumento di 11 miliardi, 5.630 milioni di euro, sono quelli che sono stati concessi alla finanza locale in aumento rispetto allo scorso anno.

Abbiamo 9 miliardi del vitalizio dei consiglieri, 17 miliardi del Fondo di rinnovo contrattuale, ci sono 122 miliardi nella sanità, ci sono effetti di trascinamento di diverse spese correnti quindi, malgrado questo aumento di spese correnti rispetto allo scorso anno, abbiamo il rapporto che ci dà un 60, 40 percento. Lo sforzo che abbiamo fatto è stato notevole, soprattutto su alcuni settori, e qui lo avete visto anche in relazione, ci sono le spese di funzionamento che sono state monitorate e non da adesso, ma dall’assestato degli anni 1997, 1998, 1999, 2000 e 2001 e dalle previsioni del 2002 si vede una tendenza alla riduzione di queste spese, quindi non sono solo delle buone intenzioni, ma sono anche dei risultati che si evidenziano dall’assestato che questo Consiglio ha già votato.

L’inasprimento fiscale non abbiamo voluto farlo perché siamo in una condizione in cui la nostra realtà economica è stata messa in grande difficoltà da questi eventi, ma soprattutto dall’evento alluvionale che si è verificato lo scorso anno. Abbiamo inoltre - sono i dati che ci danno questo tipo di indirizzo - una situazione italiana di pressione fiscale che raggiunge il 43 percento del 2002 e diventa la più alta d’Europa con il programma di andare a ridurre questa pressione fiscale da parte del "Governo Berlusconi" nel 2003.

In questo caso ci raffrontiamo al 2002 e non potevamo caricare ulteriormente di tasse la nostra economia, i nostri cittadini, con il rischio di portare al collasso il nostro sistema economico. IVA da importazione, su questa entrata particolare direi che abbiamo già parlato forse troppo, quindi voglio solo ricordare due dati: abbiamo 270 milioni di entrata per questa voce e 400 miliardi di uscita rispetto a delle competenze che rivendichiamo dal punto di vista politico, ma che non sono competenze che vengono date a tutte le regioni e soprattutto che costano sul bilancio.

Nel momento in cui passano le competenze alle regioni vengono anche assegnate le risorse, che poi si chiamino con un nome piuttosto che con un altro?, in questo caso abbiamo questo titolo che ci deriva dall’ex IVA da importazione, ma questo discorso del titolo che viene assegnato c’entra relativamente. Noi avremmo da rivendicare ulteriori risorse per poter far fronte a queste spese che sono compito dello Stato e che altrove è lo Stato a sostenere.

Possiamo andare ad approfondire questa tematica magari in un momento di confronto in commissione, dove possiamo analizzarla e fare un ragionamento perché ne abbiamo già parlato molto e credo che sia difficile riuscire ancora a parlarne se partiamo da posizioni così diverse. Trovo difficoltà ad accettare interventi che vanno a sottolineare che siamo una Regione assistita perché questa situazione non corrisponde alla realtà.

Abbiamo una buona situazione, ma non siamo una Regione assistita. Il rapporto di crescita del PIL rispetto alle entrate regionali testimonia della buona salute del nostro sistema economico. Abbiamo visto che in questi anni, dal 1990 in poi - adesso ho fatto riferimento al 2002 ma se andate a vedere il 2001 è uguale il risultato - c’è stata progressivamente una diminuzione dell’apporto delle entrate regionali all’interno del PIL della Regione.

Questo, permettetemi di dirlo, con soddisfazione, tenendo conto di un modo di operare che non è inserito in nessun dogma, non è inserito nel dogma del privato perché il privato è bello oppure del pubblico perché il pubblico è bello, un po' quello che succedeva negli anni ’70.

Adesso sembra che la direzione obbligatoria sia quella del privato, perché? Ci sono realtà dove, per i fattori macroeconomici che governano questa realtà, il privato funziona e funziona bene, ma ci sono realtà in cui c’è bisogno di una compartecipazione del pubblico perché, in base ai fattori macroeconomici che governano queste realtà, se non esiste il pubblico, il privato non è interessato oppure potrebbe anche produrre dei danni alla comunità in cui queste aziende private vengono inserite.

Credo quindi che, occorre sgombrare il campo da dogmi o da particolari fascini che possono emergere in certe mode del momento? non lo so cosa può essere - con questo non voglio rispondere a nessuno di voi, faccio un ragionamento a prescindere da quelli che sono stati gli interventi -, in questo momento nella nostra Regione c'è l’esigenza di avere una compartecipazione pubblico-privato. In taluni settori siamo disponibili a lasciare al privato purché il privato ci sia. Abbiamo la compartecipazione negli impianti a fune, se il privato c’è, che si faccia avanti, se ci sono delle società che vogliono acquistare le nostre quote di partecipazione, che si facciano avanti. Lo stesso dicasi per altri settori.

La concertazione: il Patto per lo sviluppo credo che abbia prodotto dei buoni risultati. Non sono d’accordo che non sia positivo perché abbiamo avuto una riunione plenaria, ci sono state le riunioni e gli incontri bilaterali in Assessorato, poi si è tornati in Assemblea.

Se il Presidente dell’Associazione industriali, come diceva la Consigliera Squarzino, ha lamentato di non avere avuto dei testi, degli elementi, delle tabelle, è perché in quel momento c’erano ancora le commissioni che dovevano esaminare il bilancio, non potevamo lasciare alle parti un documento che neanche i consiglieri avevano avuto.

Infatti se avessi lasciato il bilancio alle parti proponenti del Patto per lo sviluppo, un'osservazione che sarebbe venuta fuori dalla discussione sarebbe stata questa: perché prima a loro che a noi? Fra l’altro il Patto per lo sviluppo ha una funzione diversa da quella del Consiglio regionale: non ha la funzione di andare a verificare quanto viene dato in termini strettamente di risorse, ma ha una funzione di indirizzo, di scelte rispetto a comparti, rispetto allo sviluppo futuro.

Il discorso sulla sanità lo abbiamo già affrontato in molte occasioni. La relazione dà gli obiettivi che ci siamo posti nella predisposizione di questo bilancio, non possiamo pensare ad una redditività dell’agenzia dell’USL, quindi è un settore in cui, soprattutto nella nostra Regione, dobbiamo investire risorse pubbliche per garantire un adeguato livello di assistenza.

Per i trasporti riprendiamo quello che già è stato detto nella relazione, quindi l’avvio dell’aeroporto Corrado Gex, la ferrovia e qui concordo con le osservazioni espresse dal Consigliere Nicco, questa è la linea comunque che la Giunta sta portando avanti, cioè di fare in modo che l’Aosta-Chivasso sia funzionale e possa dare una risposta alle esigenze dell'utenza e poi lavorare sull’Aosta-Martigny, sul collegamento internazionale.

Nel triennio i fondi globali hanno un investimento importante, sono il 74 percento; abbiamo voluto andare a privilegiare questo tipo di indirizzo piuttosto che preparare disegni di legge e proposte che possono portare ad un aumento delle spese correnti, anche se poi molti contributi di parte corrente hanno sulla società una ricaduta di investimenti o quanto meno consentono di mantenere gli investimenti, quindi non tutte le spese correnti hanno questo tipo di indicazione negativa in sé, ci sono spese correnti di funzionamento e spese correnti che invece servono per mantenere gli stessi investimenti.

Rispetto alle osservazioni che sono emerse nel dibattito mi pare di aver dato alcune risposte, eventualmente durante la trattazione degli argomenti nei capitoli se ci sono altre domande, le affronteremo in quella sede.