Oggetto del Consiglio n. 2072 del 20 giugno 2001 - Resoconto
OGGETTO N. 2072/XI Istituzione dei Centri territoriali permanenti e attività del Centro Educazione Adulti per il prossimo anno scolastico. (Interpellanza)
Interpellanza Preso atto che stanno scadendo i termini, entro cui negli anni passati l’Amministrazione regionale provvedeva a diramare le direttive circa l’organizzazione dei corsi delle "150 ore", e che nessuna indicazione è finora emersa circa l’attività del Centro Educazione Adulti di Aosta per il prossimo anno scolastico;
Atteso che l’attività di tale centro, per la tipologia dei corsi organizzati e per il numero degli utenti che li ha frequentati, ha dimostrato che è alta, e sempre in crescita, la domanda di formazione da parte di adulti nei diversi settori, dall’informatica al diritto, dalle lingue all’economia, oltre naturalmente alla richiesta, seppur minoritaria, di conseguire certificati o diplomi della scuola dell’obbligo;
Considerato che dal 1997, in seguito l’O.M. n. 455/97, l’Educazione degli Adulti vede nei Centri Territoriali Permanenti, istituiti dalle autorità scolastiche, il suo punto di riferimento in quanto i CTP sono l’organo di coordinamento delle offerte di istruzione e formazione programmate sul territorio oltre che luogo di lettura dei bisogni, di progettazione, attivazione e governo delle iniziative di istruzione e formazione in età adulta;
Ricordato che in risposta ad analoga iniziativa, lo scorso anno l’Assessore regionale all’Istruzione e Cultura aveva affermato che "la mise en place du centre territorial est dans nos intentions";
Essendo trascorso un anno dall’impegno allora formulato;
la sottoscritta Consigliera regionale
Interpella
l’Assessore competente per sapere:
1) se intende mantenere l’attuale Centro Educazione Adulti di Aosta, con quali finalità e struttura organizzativa;
2) se, e come, intende attivarsi perché anche in Valle si istituiscano i CTP, e quali sono i tempi prevedibili per tale operazione;
3) quali sono gli orientamenti generali dell’amministrazione regionale circa la complessa materia dell’istruzione e formazione degli adulti.
F.to: Squarzino Secondina
PrésidentLa parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Con l’inizio dell’estate arriva puntuale, Assessore, la mia interpellanza circa le intenzioni dell’Assessorato all'istruzione nei confronti delle "150 ore" e più in generale dell’educazione per gli adulti. Con questa iniziativa pongo essenzialmente due problemi, che sono collegati fra di loro.
Il primo problema riguarda l’attuale struttura organizzativa delle "150 ore" con i suoi compiti e le sue regole di funzionamento, ivi compresa la tipologia del personale che vi lavora, docenti comandati, scelti di concorso con i sindacati; quindi cosa fa questa struttura e qual è la sua sorte. E poi le politiche regionali sull'educazione degli adulti, come secondo tema importante in questa iniziativa.
Prima osservazione. La struttura delle "150 ore" va ripensata, questo già lo dicevamo lo scorso anno, perché quelle scelte politiche sull'educazione degli adulti sono nate quasi trenta anni fa. È vero che questa struttura si è aggiornata nel frattempo, per dare risposta alle mutate esigenze di conoscenza e formazione degli adulti. È vero che queste "150 ore" che sono partite con la finalità di consentire agli adulti di conseguire un titolo di studio, o di licenza elementare o di scuola media, si sono via via specializzate nell’organizzare corsi monografici di lingue, di economia, di informatica.
Bisogna riconoscere che hanno fatto veramente bene questo lavoro, tant’è che sono state addirittura accreditate come agenzia formativa per accedere alle risorse del Fondo sociale europeo e quest’anno hanno visto affidati a loro ben quattro corsi, per un totale di circa 1 miliardo di risorse da gestire. Non solo, sono diventate anche un referente per conseguire la qualifica professionale spendibile in ambito comunitario per quanto riguarda la conoscenza delle tecnologie dell'informazione, e quindi il diploma di conoscenza del computer.
Questa struttura, nata secondo vecchie esigenze, che ha cercato nel tempo di rispondere alle nuove domande di formazione, forse va ripensata, non tanto perché bisogna ripensarla a tutti i costi, ma perché c’è una concezione nuova dell’educazione degli adulti che sta avanzando, ci sono strutture nuove che si devono occupare dell’educazione degli adulti, strutture nuove che l’Assessore conosce molto bene.
Faccio riferimento in particolare ai Centri territoriali permanenti di educazione per gli adulti; Centri territoriali che a livello nazionale sono stati previsti fin dal 1997 con Ordinanza ministeriale n. 455, che sono stati riconosciuti come importanti dalla stessa Conferenza unificata Stato-Regioni e autonomie locali, che si è tenuta lo scorso anno e che si è conclusa con un provvedimento preso il 2 marzo su questo tema.
Dunque, Centri territoriali e educazione degli adulti su basi nuove, che sono state ridefinite ancora recentemente con la direttiva del 6 febbraio scorso, in cui vengono recepite ed esplicitate le azioni che erano state indicate nella Conferenza unificata del 2 marzo dello scorso anno. Non sto qui ad elencare tutti i motivi, ma se uno va a vedere qual è la fisionomia di questi nuovi Centri territoriali, qual è la filosofia dell’educazione per gli adulti, vediamo che c’è un salto di qualità.
È necessario adesso pensare a "luoghi di concertazione dei bisogni formativi", come possono essere questi Centri territoriali, luoghi in cui si raccolga il bisogno, in cui si organizzino "corsi per l’alfabetizzazione primaria", quindi quelli che sono i classici corsi per avere una licenza elementare o media, in cui si sviluppino "attività per consolidare e sviluppare le competenze di base e conoscenze specifiche", in modo da "sviluppare le competenze strumentali e culturali in relazione ad un'attiva partecipazione alla vita sociale".
Sto rileggendo parti importanti di questi documenti, che delineano la nuova filosofia dell’educazione permanente degli adulti che non rinnega il passato, ma lo rilegge e lo riprende in base a logiche nuove.
Perché anche nella nostra regione questa nuova impostazione prenda avvio e sia accolta, ci vuole una decisione politica ben precisa. L’anno scorso avevo posto la stessa domanda all’Assessore e a una mia precisa domanda l’Assessore mi aveva risposto che "d’ailleurs la mise en place du Centre territorial est dans nos intentions, nous y travaillerons et nous en suivrons la réalisation".
Quindi c’era la volontà politica precisa, proclamata lo scorso anno qui in Consiglio, di lavorare su questo tema ed era stato detto lo scorso anno, a scusante, che l’attenzione dell’Assessorato era stata presa - e io dico anche comprensibilmente - da tutte le problematiche legate all'autonomia scolastica, all’avvio delle nuove istituzioni e via dicendo, per cui non c’era stato il tempo di soffermarsi su questo argomento. L’Assessore aveva aggiunto che "l’acte préliminaire pour la création du Centre territorial est la création du Comité régional pour l’éducation des adultes, dont nous allons nous occuper dans le futur proche".
Quindi, da una parte, c’era l’esplicitazione della volontà di intervenire e, dall’altra parte, addirittura si parlava di "futur proche", e non credo che il futuro prossimo per l’educazione degli adulti sia quello venturo, che si prevede per rimediare ai danni del gas serra, cioè tempi biblici!
È passato un anno. Noi riproponiamo, formulate in modo diverso, le stesse questioni: cosa si vuole fare adesso sulle "150 ore"; se anche quest’anno si vuole utilizzare questo centro per organizzare corsi per adulti, per attivare iniziative legate alla formazione degli adulti; cosa si vuole fare e se si intende lavorare perché anche in Valle d’Aosta nascano i Centri territoriali di educazione permanente, e in quale quadro complessivo queste due decisioni, o l’una o l’altra, si inseriscono, perché bisogna pur sapere dove vuole andare a parare l’Amministrazione regionale per quanto riguarda la materia dell'istruzione e della formazione degli adulti!
PrésidentLa parole à l’Assesseur à l’éducation et à la culture, Pastoret.
Pastoret (UV)Le Centre d’éducation pour adultes, géré par les organisations syndicales confédérées, collabore avec l’Assessorat de l’éducation pour l’organisation des cours d’école moyenne de 150 heures et d’alphabétisation.
A cet égard je ne reviens pas sur les éléments que j’ai déjà fournis le 26 juillet 2000 à Mme Squarzino, je donne par contre au préalable quelques informations supplémentaires à ce sujet. Le bureau compétent de la Surintendance publie chaque année la circulaire sur les inscriptions et s’occupe de la définition de l’organigramme et du recrutement des enseignants.
Au cours de l’année 2000-2001 pour 56 usagers, 36 pour l’école moyenne et 20 pour l’école d’alphabétisation, la Région a dépensé une somme annuelle de 230 millions de lires.
Pour un financement régional de 107 millions de lires au cours de l’année 2000-2001 le centre a organisé les cours suivants: un cours d’informatique auquel ont participé 672 personnes, formé par 26 enseignants; un cours sur la "patente europea", cours certifié au niveau européen, 134 personnes et 20 enseignants; italien et langues étrangères, 15 personnes et 1 professeur. Pour l’année scolaire 2001-2002 le Centre d’éducation pour adultes a présenté au Fonds social européen des projets de formation approuvés et financés pour une somme de 736 millions de lires. Cela que pour vous donner que quelques informations préalables.
Pour venir à la première question posée, l’Administration prévoit de maintenir cette structure, qui est bien ancrée sur le territorial et où travaille un enseignant hors cadre, qui est complètement à la charge de l’Administration régionale. On prévoit de garder cette structure aussi parce que la mise sur pied des "Centri territoriali permanenti" prévus par l’Ordonnance ministérielle n° 455/1997 va bientôt être revue.
La Conférence Etat-Régions a approuvé une directive, dont l’émanation n’a pas encore eu lieu; tout de même on en connaît le contenu.
Selon cette directive la compétence en matière de formation des adultes sera à attribuer aux régions et les tâches des "Centri territoriali permanenti" seront définies en rapport avec le parcours de formation et d’instruction à l’intention des adultes.
Quant à la deuxième question, l’administration scolaire de l’Assessorat, en accord avec l’Agence pour l’emploi, a déjà prédisposé un recueil de toutes les initiatives mises en ?uvre sur le territoire régional au cours des dernières cinq années par les différents services de l’Administration régionale, pour faire le point sur la situation actuelle et définir un modèle qui s’adapte bien à la réalité régionale, sans disperser l’expérience déjà acquise. L’opération est en cours.
Pour ce qui est de la troisième question, l’Agence pour l’emploi est en train de faire réaliser une étude ponctuelle sur un modèle organisationnel régional de coordination des initiatives, grâce aussi au financement du Fonds social européen. Il est en effet important de faire recours aux sujets existants et dispensant de la formation, et qui pourraient représenter le connecteur idéal sur le territoire, capable de joindre les différentes exigences du territoire même.
Voilà donc le travail qu’on est en train de faire, aux fins de la création du Centre territorial permanent.
Si dà atto che dalle ore 11,42 presiede il Vicepresidente Viérin Marco.
PresidenteLa parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Non sono per niente soddisfatta delle sue risposte, perché mi sembra che non abbia risposto alle domande precise e soprattutto ai problemi che le sottendono.
Da una parte lei dice - in questo senso è anche contraddittoria la sua risposta - che i Centri territoriali definiti nel 1997 vanno rivisti in base a una direttiva che non è ancora applicata, e dall’altra dice che state lavorando per i Centri territoriali. Allora, o ci sono o non ci sono questi Centri territoriali; non è chiara la cosa! Soprattutto, Assessore, questo è molto strano quando in tutte le altre regioni italiane i Centri territoriali funzionano da anni e le scuole fanno a gara per proporsi, per essere Centri territoriali, per poter diventare loro sede sul territorio di iniziative per gli adulti.
Soprattutto quando in tutte le altre regioni ci sono i Centri territoriali che funzionano e funzionano bene, perché i Centri territoriali consentono alle scuole di avere apposite risorse economiche, di avere un organico supplementare, per rispondere alle esigenze tipiche del territorio.
Abbiamo voluto la verticalizzazione, abbiamo voluto che le scuole fossero collegate con la comunità montana, con il territorio, e poi di fatto non diamo a queste scuole le risorse per esplicare un compito che è loro proprio!
Questo è molto grave. La Regione è inadempiente su questo punto, perché dal 1997 i provveditori istituivano questi Centri territoriali mentre qui poteva essere il Sovrintendente. Ma il Sovrintendente non ha voluto o non ha potuto o non ha ritenuto opportuno. Sicuramente non è un merito o un demerito suo. È chiaro che questa dirigente agisce in base ad input politici. Quindi non ha voluto o non ha potuto, ma questo è dal 1997 che si aspetta una decisione.
Non è stato fatto neppure l’anno scorso, nel 2000, quando l’accordo tra Stato, regioni, comuni e comunità montane - non parlo delle province perché non siamo interessati direttamente alle province - diceva che "le regioni istituiscono i comitati regionali", che "indicano i luoghi in cui è più opportuno che siano istituiti i Centri territoriali".
Recentemente, parlo del mese di febbraio, una direttiva precisa ridefiniva la funzione dei Centri territoriali, e in questo senso concordo con l’Assessore, nel senso che la ridefinizione della funzione di questi centri, data nella direttiva di febbraio, è leggermente diversa rispetto a quella del 1997. Rispetto all'istituzione dei Centri non è stato fatto nulla, eppure era possibile provvedere a istituire i Centri territoriali. Su questo tema la Regione è inadempiente, fortemente inadempiente!
In secondo luogo, si continua a trattare le "150 ore" come se fossero una scatola ben precisa, che si utilizza a secondo dei casi. Le "150 ore" possono diventare un supporto importantissimo per l’attività di educazione degli adulti dal punto di vista didattico pedagogico, cosa che l’Agenzia del lavoro non è in grado di fare, perché non è il suo compito, ad esempio. Ma queste "150 ore" sono coinvolte in questo ripensamento collettivo, globale della formazione? E ancora, cosa si fa con queste "150 ore", che dialogo c’è?
Lo scorso anno le "150 ore" avevano predisposto un documento molto preciso con una serie di richieste; l’Assessorato ha detto che si dovevano ripensare tutti questi Centri territoriali utilizzando l’esperienza delle "150 ore". Non si possono lasciare le "150 ore" così come sono, se si vuole rispondere a queste nuove esigenze e faccio un esempio molto banale.
Per la gestione dei corsi delle "150 ore" ci sono dei docenti comandati, scelti con la specializzazione didattico-pedagogica perché devono organizzare i corsi di formazione; a questi si chiede ora, a partire da quest'anno, di diventare i responsabili di risorse del Fondo sociale europeo, si chiede di amministrare miliardi come se avessero delle competenze ragionieristiche che non possiedono. Questo è un esempio molto semplice, per farle capire che non si può mantenere inalterata una struttura organizzativa come questa, a cui vengono affidati di giorno in giorno compiti nuovi, senza ripensarla nel suo complesso! Ancora una volta, Assessore, lei ha risposto con parole vaghe di promesse; l’anno scorso potevo capirlo, l’anno scorso ho accettato le motivazioni, erano motivazioni comprensibili. Dopo un anno, però, siamo in una situazione peggiore di quella dell’anno scorso: non si è fatto più niente!
Lei dice: affidiamo all’Agenzia del lavoro, la raccolta di iniziative, chiediamo di studiare la possibilità di un sistema di raccordo fra istruzione e formazione; può anche darsi che questa sia una cosa giusta. Ma quali sono i tempi in cui questi studi vengono predisposti, chi viene coinvolto? Cioè, qui sono ancora parole vaghe, promesse generiche.
Mi sembra il discorso di Berlusconi alla Camera: "faremo, faremo". Il Premier ripete parole vaghe senza precisare né tempi né contenuti! E questo è grave, Assessore, perché in questo modo non viene data una risposta, e non a me, il che può lasciarla indifferente, ma non viene data una risposta alla domanda di cultura che emerge dal mondo degli adulti!
Lei non ha fornito alcuni dati complessivi, che io invece le fornisco per farle capire come sia alta questa richiesta di formazione. Rimanendo solo all’ambito delle "150 ore", nel 1997-1998 651 corsisti complessivamente, nel 1998-1999, 983; nel 1999-2000, 1250; nel 2000-2001, 1693. In quattro anni si è quasi triplicato il numero dei corsisti, quindi è vero che c’è una domanda forte. E a questa domanda bisogna dare una risposta, una risposta in termini complessivi.