Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2042 del 6 giugno 2001 - Resoconto

OGGETTO N. 2042/XI Accertamenti dell’INAIL nei confronti della Cogne Acciai Speciali su esistenza del rischio da amianto. (Interpellanza)

Interpellanza A conoscenza che da parte dell’INAIL - sede di Aosta - in questi giorni sono stati effettuati degli accertamenti in merito al "riconoscimento di esposto a rischio amianto" allo stabilimento "Cogne Acciai Speciali";

A conoscenza, altresì, che dalle verifiche messe in atto, sarebbe stato rilevato che sussiste l’esposizione al rischio da amianto;

Visti i rischi per la salute che comporta l’amianto e pertanto della necessità di una forte e continua azione di prevenzione;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella

la Giunta regionale e l’Assessore competente per conoscere:

1) se è a conoscenza dell’esito degli accertamenti promossi dall’INAIL nei confronti della "Cogne Acciai speciali" sull’esistenza del rischio da amianto all’interno dello stabilimento di Aosta;

2) se, e come, intende intervenire perché venga messa in atto una forte azione di bonifica dell’esistente e di prevenzione dal rischio per il futuro;

3) se, e come, intende intervenire onde favorire il riconoscimento dei benefici previdenziali previsti per i dipendenti dalla legge 257/92 e dalla legge 271/93.

F.to: Beneforti

PrésidentLa parole au Conseiller Beneforti.

Beneforti (PVA-cU)A seguito della presentazione almeno, a quanto mi risulta di una cinquantina di domande da parte dei lavoratori alla sede INAIL di Aosta, che chiedono il riconoscimento dei benefici previdenziali previsti dalla legge n. 257/1992, l’INAIL, a cui compete di rilasciare l’attestato di esposizione a rischio di amianto, ha iniziato ad effettuare le dovute verifiche all’interno dello stabilimento Cogne di Aosta.

A quanto pare, da dette verifiche è emerso che il rischio non solo sussiste, ma è esteso in molti reparti dello stabilimento. Il rischio sussiste perché le vecchie strutture non sono state bonificate come prevedeva la legge n. 257/1992, legge che contiene le norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto e stabilisce come portare avanti un discorso di bonifica dove l’amianto è stato usato.

Praticamente lo smaltimento è obbligatorio, tant’è vero che le aziende sono obbligate a tenere un registro sia per il censimento dell’amianto, sia per lo smaltimento che viene effettuato.

Gli operai e alcuni rappresentanti sindacali ci hanno informato di quanto è stato accertato all’interno dell’azienda e ci hanno informato anche del comportamento non troppo trasparente tenuta dalla società Cogne per contrastare i rilievi da parte dell’INAIL.

Per questo abbiamo presentato questa interpellanza, con l’intento di mettere il Consiglio a conoscenza del disinteresse che esiste all’interno della massima azienda cittadina nei confronti della difesa della salute dei lavoratori.

L’azienda tiene un certo tipo di comportamento nonostante che sia tenuta a mettere in atto ogni forma di prevenzione ambientale e personale dei lavoratori, cosa che, a quanto risulta, non è mai avvenuta nonostante quanto previsto dalle norme di legge.

I lavoratori soggetti a rischio non sono mai stati sottoposti ad accertamenti sanitari periodici, come avrebbe dovuto avvenire.

Certamente meno rischio si registra e minore è il costo del sovrappremio assicurativo che da parte dell’azienda deve essere pagato all’INAIL ma, a parte il disinteresse della società nonché i ritardi per cui l’INAIL fino ad oggi non ha verificato la situazione esistente, nonostante che l’USL di zona, a cui il lavoratore deve rivolgersi per qualsiasi tipo di dubbio relativo al "problema amianto", debba vigilare perché l’INAIL e l’USL fino ad oggi non sono mai intervenute con i loro servizi? Perché non è mai stata denunciata la situazione che oggi è stata riscontrata dall’INAIL?

È possibile che nessuno degli enti preposti si sia mai accorto della situazione che oggi esiste all’interno dello stabilimento? Forse non si è voluto disturbare il manovratore. È vero che l’azienda dà lavoro a un migliaio di persone, ma non si può permettere che i risparmi per la società avvengano sulla pelle dei lavoratori.

Gli effetti dell’amianto sull’uomo sono deleteri: sono l’asbestosi, che provoca una perdita irreversibile della capacità respiratoria, sono il cancro polmonare che può manifestarsi dopo venti anni e più dalla prima esposizione, sono il mesoteliano pleurico, che è un tumore maligno della membrana di rivestimento del torace e dell’addome, sono le placche pleuriche.

Occorre pertanto colmare i ritardi che si registrano e intervenire, se necessario, anche come Regione perché l’INAIL sia messo nelle condizioni di accertare il rischio esistente in modo che i lavoratori possano beneficiare dei loro diritti previsti dalla legge n. 271/1993, i famosi benefici previdenziali.

Dicevo intervenire come Regione perché l’USL svolga la vigilanza che è chiamata ad effettuare. La Regione deve intervenire perché avvenga la bonifica e i lavoratori siano sottoposti agli accertamenti sanitari che in questa occasione si rendono necessari ed inoltre perché anche le organizzazioni sindacali siano messe nelle condizioni di svolgere il ruolo che sono chiamate ad esercitare.

Intervenire perché si realizzino questi presupposti è necessario e di fronte al mancato rispetto della legge l’INAIL e l’USL, in modo particolare, devono informare la magistratura competente, perché qui si parla addirittura di morte e quindi di responsabilità penale e non si può pensare di non coinvolgere chi deve cercare di imporre alla società, se non lo vuole capire, di mettere in atto quella prevenzione e quella bonifica che si rende necessaria.

Qui non si tratta più di un reparto o di situazioni parziali; qui dall'esposizione fatta dall’INAIL si evince che l’amianto si trova nella quasi totalità dello stabilimento Cogne di Aosta, per cui è necessario che, anche come Regione, ce ne facciamo carico in modo tale da vedere di salvaguardare i diritti dei lavoratori.

Termino questa prima parte del mio intervento e aspetto la risposta dell’Assessore alle domande che sono contenute nell'interpellanza.

PrésidentLa parole à l’Assesseur à l’industrie, à l’artisanat et à l’énergie, Ferraris.

Ferraris (GV-DS-PSE)In merito alla prima domanda, relativa al fatto se siamo a conoscenza del rischio amianto e degli accertamenti promossi dall’INAIL, la sede regionale dell’INAIL, in considerazione delle istanze ricevute di riconoscimento dei benefici pensionistici previsti dalla legge n. 257/1992, per i lavoratori esposti a rischio di amianto, ha avviato gli accertamenti in data 15 maggio secondo un piano comunicato ai patronati e al Comitato consultivo regionale.

Tali accertamenti riguardano anche la contestuale verifica della sussistenza dei requisiti di osservanza delle misure di sicurezza e prevenzione in relazione alla specifica richiesta di sconto sul premio presentata da Cogne Service. Sapete che nel momento in cui l’azienda ritiene che ci siano condizioni ambientali normali chiede uno sconto all’INAIL per quanto riguarda i premi assicurativi.

I sopralluoghi effettuati avrebbero posto in evidenza l’inosservanza, e anche qui concordo con quanto diceva il Consigliere Beneforti, degli obblighi previsti dal DPR 11 agosto 1984 in materia di censimento del rischio amianto e dello stesso DPR in materia di gestione o manutenzione di materiali contenenti amianto, in alcuni casi qualificato come crocidolite, anche noto come asbesto blu, il tutto in un contesto tale da richiedere un tempestivo intervento di bonifica, rappresentato in termini di urgenza ai rappresentanti dell’azienda e alle organizzazioni sindacali.

È stata evidenziata la presenza nello stabilimento Cogne di tubazioni coibentate con materiale contenente amianto, tali coibenti sono in parte confinanti con lamiere, altri sono liberi.

Vista la presenza di tali materiali, si è resa necessaria la valutazione del rischio amianto secondo quanto stabilito dal decreto legislativo n. 277/1991.

L’ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) ha effettuato due prelievi in data 24 e 30 maggio 2001 presso l’impianto di produzione dell’ossigeno e nella centrale termica.

Le risultanze dei prelievi eseguiti per verificare la reale esposizione dei lavoratori alle polveri di amianto hanno evidenziato la presenza di fibre totali, cioè non solo di amianto, variabili da circa 5 a 14 fibre litro, al di sotto delle 100 fibre litro per le quali il decreto n. 277 impone l’adozione immediata di precauzioni particolari, quindi si registra una presenza di fibre decisamente al di sotto dei limiti di soglia.

Va inoltre considerato il fatto che le fibre presenti non sono necessariamente di amianto, generalmente nell’aria sono presenti fibre di natura diversa come le fibre vegetali, cotone, cellulosa, fibre di vetro e altre fibre minerali. Escluse queste e all’interno del gruppo delle fibre asbesto simili, vanno distinte a loro volta fibre di tipo diverso fra le quali quelle di amianto e quelle diverse dall’amianto stesso.

Tutto ciò per sottolineare, come evidenziano i tecnici, che i valori da circa 5 a 14 fibre litro saranno probabilmente molto inferiori per quanto attiene alle fibre di amianto.

In ogni caso, come sottolineato dall’ARPA, oltre che all'immediata messa in sicurezza mediante confinamento delle tubazioni dell’impianto ad ossigeno coibentate con materiale deteriorato, cosa che è già avvenuta, l’azienda dovrà effettuare entro fine giugno il censimento del materiale contenente amianto di tutto lo stabilimento.

Vorrei sottolineare come il problema vada esaminato, vadano fatte delle approfondite analisi, ma i dati che da questo primo esame vengono fuori non definiscono il quadro che il Consigliere Beneforti illustrava con toni alquanto drammatici nella sua relazione.

In ogni caso, in relazione a quanto emerso in seguito agli accertamenti dell’INAIL, dell’ARPA e dell’USL, per venire alla seconda domanda, i vertici aziendali, le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza hanno sottoscritto un piano di interventi che, a partire dal 4 giugno, prevede entro 30 giorni l’effettuazione di un censimento all’interno dello stabilimento mediante società specializzata operante nel settore, con l’assistenza delle rappresentanze sindacali, che terrà conto anche di tutte le indicazioni che verranno raccolte dai singoli lavoratori; quindi si farà un'indagine a tappeto sulla situazione amianto all’interno dello stabilimento.

Il Piano prevede inoltre entro 45 giorni l’effettuazione di rilievi ambientali nelle aree in cui verrà riscontrata la presenza di materiali contenenti amianto al fine di determinare l’eventuale presenza di fibre aerodisperse e la loro entità ed entro 60 giorni l’elaborazione di un piano per la rimozione o la messa in sicurezza dell’amianto eventualmente individuato; il tutto verrà accompagnato dall'esecuzione di visite mediche per i lavoratori.

Per venire all’ultima domanda, la normativa richiamata dall’interpellante dispone la tutela dei lavoratori in relazione all'esposizione al rischio di amianto e l’accertamento dei requisiti previsti per la concessione dei benefici pensionistici. È stata constatata la presenza attuale con relativa possibile manipolazione di amianto sia come manufatti utili alla lavorazione sia per la coibentazione delle linee a caldo.

Per quanto attiene alla concessione dei benefici previdenziali, sulla base dell'istruttoria compiuta con gli accertamenti e l’acquisizione di prove documentali attestanti il livello di esposizione allo specifico rischio, verrà eventualmente rilasciata dall’INAIL la dichiarazione necessaria alla concessione dei benefici previdenziali stessi.

In tal senso l’articolo 13 della legge n. 257/1992 prevede che, per i lavoratori che siano stati esposti all’amianto per un periodo superiore a 10 anni, l’intero periodo lavorativo soggetto all’assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali derivanti dall'esposizione all’amianto, gestita dall’INAIL, sia moltiplicato ai fini delle prestazioni pensionistiche per il coefficiente 1,5.

Per quanto riguarda la verifica dei requisiti per i benefici della legge n. 252, questi spettano all’INAIL e, per quanto riguarda le strutture della Regione preposte alla verifica delle condizioni di rischio ambientale, quindi l’USL e l’ARPA, queste lavorano in stretta collaborazione con gli uffici dell’INAIL per fare in modo di avere i dati più precisi e più attendibili possibili rispetto alla situazione, sia per tutelare la salute dei lavoratori, che per far fronte alle necessità derivati dalla legge n. 257/1992.

PrésidentLa parole au Conseiller Beneforti.

Beneforti (PVA-cU)Prendo atto della sua risposta, Assessore, comunque mi sento di confermare tutto quanto ho detto nella mia illustrazione.

Non voglio drammatizzare la situazione e non voglio renderla più drammatica di quella che è, ma non si può accettare che, fino al momento in cui i lavoratori non hanno chiesto certi benefici che gli sarebbero spettati se riscontravano certe situazioni, nessuno si sia mai accorto dal 1992 ad oggi che alla Cogne esisteva il rischio da amianto.

L’ARPA, che ha fatto esami precedenti, non aveva mai trovato niente; ha trovato oggi perché è intervenuto l’Istituto infortuni, il quale dovendo pagare e far pagare all’INPS i benefici previdenziali, va ad accertarsi se esistono certi rischi.

Nella sostanza, Assessore, noi non vogliamo drammatizzare, ma vogliamo perlomeno riportare la legalità all’interno della Cogne Acciai Speciali. A noi interessa che vengano colmati i ritardi che i lavoratori sono costretti a registrare oggi e che le leggi siano rispettate.

A noi interessa anche un’altra cosa oltre al fatto che i lavoratori possano beneficiare dei diritti previsti dalle leggi. A noi interessa sconfiggere, come ho detto nella mia relazione iniziale, l’arroganza dimostrata anche in questa occasione dalla dirigenza della Cogne nei confronti dei lavoratori e dei rappresentanti sindacali. I lavoratori interessati ci hanno riferito delle cose che lasciano molto a desiderare; su questo aspetto faremo i dovuti accertamenti e ne faremo l’uso che deve essere fatto.

A noi interessa anche che l’azienda abbia il registro del censimento amianto, che è obbligatorio per legge e dove devono essere registrate le fasi di smaltimento.

A noi interessa che dalla scheda personale di ogni lavoratore risulti lo stato lavorativo da cui poter individuare i periodi in cui ha lavorato e dove c’era il rischio di amianto.

Come dicevo, da quanto ci è stato riferito il rischio da amianto è dappertutto all’interno della società, non solo in certe zone limitate e questo sussiste perché ci sono sempre le vecchie strutture, niente è stato bonificato, né rimosso per essere portato in ambienti protetti all’interno dello stabilimento.

Le aree di lavoro non sono state isolate; l’isolamento effettuato con l’amianto nel passato è ancora lì a dimostrare l’incuria aziendale perché niente è stato fatto per rimuoverlo.

Dai colloqui che abbiamo avuto con gli addetti ai lavori è balzato evidente che da parte della società si è cercato di sfruttare il più possibile l’esistente, come se la società se ne dovesse andare domani.

Ciò che occorre pertanto è che la Cogne comprenda che l’elemento fondamentale della sicurezza e prevenzione sul lavoro è il cambiamento culturale ed organizzativo che la società si deve dare superando quella mentalità che tuttora esiste. Se non c’è un cambiamento culturale e organizzativo, se non c’è la volontà politica di farlo, il problema non verrà risolto.

La società deve capire che quanto avviene nella fabbrica non deve mai avvenire a scapito della sicurezza, anche la modernizzazione più redditizia è quella che rispetta la sicurezza.

Infine la società deve capire che i lavoratori e le loro rappresentanze possono dare un grosso contributo alle strategie di sicurezza perché conoscono il loro posto di lavoro e la fabbrica dove lavorano.

Un ruolo determinante nei confronti della società spetta alle istituzioni e alla Giunta regionale, spetta alle organizzazioni sindacali che già si sono fatte carico del problema e hanno avuto incontri con la società, spetta alle strutture preposte alla vigilanza, in particolare all’USL. Spetta anche alla Magistratura a cui ci si deve rivolgere se si rende necessario.

Spetta al Ministero del lavoro, dove ad un tavolo chiamato tecnico sono stati presi in esame e in riesame i contenzioni che sono aperti a livello aziendale sui benefici previsti dalla normativa in vigore; a quel tavolo non è mai stata portata la Cogne Acciai Speciali di Aosta. Ho qui tutta la documentazione degli incontri che sono avvenuti in sede ministeriale e le intese che sono state raggiunte per ottenere il rispetto della legge del 1992.

Da parte nostra, viste le richieste che ci sono pervenute, seguiremo la vertenza che si è aperta fino alla sua conclusione.

Ci auguriamo comunque che da parte della Regione si facciano gli interventi che si rendono necessari e che da parte della società si dia ascolto a chi ha in mano il problema, in particolare alle rappresentanze sindacali delegate alla sicurezza che esistono anche all’interno dello stabilimento e, se non esistono, devono essere create per essere di supporto anche agli enti preposti alla sicurezza nella nostra Regione.