Oggetto del Consiglio n. 1926 del 4 aprile 2001 - Resoconto
OGGETTO N. 1926/XI Modalità di applicazione della legge regionale 19/94 concernente "Norme in materia di assistenza economica". (Interpellanza)
Interpellanza Preso atto del tempo che intercorre tra il momento in cui viene evidenziato ai servizi Sociali il bisogno economico-assistenziale dell’utente e quello in cui viene erogato il contributo di cui alla l.r. 19/94;
Ritenendo che situazioni di estremo disagio, che si verificano in alcune fasce deboli della popolazione, richiederebbero risposte tempestive e non dilazionate nel tempo;
Constatato inoltre che l’impostazione della legge e la sua applicazione non si sono rivelate adatte a rispondere alle esigenze di utenti che necessitavano (e necessitano) temporaneamente di aiuto;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l’Assessore competente per sapere:
1) quali sono i tempi che intercorrono tra il momento della richiesta e l’erogazione dell’assegno del "minimo vitale";
2) se, e come, si intenda intervenire per garantire risorse minime necessarie a far fronte alle esigenze dell’utente nell’intervallo di tempo che intercorre tra la presentazione della domanda e l’erogazione dell’assegno;
3) se intende rivedere l’intera normativa alla luce delle esperienze di questi anni e delle necessità differenziate dei diversi utenti.
F.to: Squarzino Secondina - Beneforti
PresidenteLa parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Nella nostra interpellanza facciamo riferimento alla legge n. 19/1994, la legge sul minimo vitale.
È una legge che è nata per rispondere a bisogni di carattere socio-economici. Si dice nella legge che l’obiettivo "rimuovere le cause di ordine economico che possono provocare situazioni di emarginazione negli ambienti di vita, di studio, di lavoro". Quindi si viene incontro a singoli nuclei familiari che risultino sprovvisti di reddito o comunque che non dispongano di risorse finanziarie sufficienti a garantire il soddisfacimento dei bisogni fondamentali, quello che si chiama appunto il minimo vitale.
Rispetto all’impianto della legge, rispetto alle esigenze delle persone, si verifica sempre più che i tempi, che intercorrono fra il momento in cui viene manifestato il bisogno da parte dell’utente e il momento in cui invece questo bisogno viene soddisfatto, cioè viene erogato il minimo vitale, sono lunghi. Questo è dovuto probabilmente ad un meccanismo della legge che dovrebbe essere rifatto se non funziona, ma in alcuni casi e sempre più sovente si verificano situazioni di estremo disagio che richiederebbero risposte tempestive e non dilazionate nel tempo.
Proprio l’impianto della legge e anche la sua applicazione non sono in grado di rispondere alle esigenze di utenti che necessitano di un aiuto temporaneo in tempo breve. Sempre più ci sono situazioni, di cui credo giungano anche a lei segnalazioni, situazioni in cui è sufficiente che in un nucleo familiare la donna rimanga sola e poi magari si ammali.
Una donna sola, senza reddito alle spalle, che vive del proprio lavoro precario, perché si era costruita una vita coniugale in precedenza. Se questa donna si ammala, all’improvviso viene a non avere più alcun sostentamento; questa persona deve aspettare mesi prima che con questa legge l’ente pubblico dia una risposta ai suoi bisogni. A me sembra che dovrebbe essere possibile intervenire in modo urgente in queste situazioni.
Allora quello che vogliamo fare è verificare con lei i tempi reali che intercorrono fra il momento della richiesta e quello della erogazione dell’assegno minimo vitalizio e se si può in qualche modo intervenire per garantire che in questo tempo siano trovate le risorse minime necessarie per far fronte alle esigenze dell’utente. Ancora se eventualmente non convenga rivedere la normativa proprio per dare immediata risposta ai bisogni che emergono, altrimenti la l.r. 19/94 diventa una legge che ha tempi burocratici troppo lunghi, tanto da vanificare gli stessi obiettivi per cui era stata pensata.
PresidenteLa parola all’Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Vicquéry.
Vicquéry (UV)Les personnes intéressées obtiennent une réponse quant aux aides qui leur seront versées ou qui leur ont été refusées en général à peu près dans les 60 jours qui suivent la présentation des demandes. Celles-ci sont examinées selon l’ordre chronologique de présentation et ça c’est un ordre de service que j’ai signé moi-même pour éviter toute discussion.
Il importe de souligner que la commission, visée au 3ème alinéa de l’article 6 de la loi régionale n° 19/1994, peut demander, lors de l’examen des demandes, une documentation complémentaire afin de vérifier les conditions requises pour le versement des aides financières et que par conséquent les délais sont reportés à partir de la date du dépôt du dossier supplémentaire. C’est là un des problèmes car en général il y a des personnes qui ne présentent pas le dossier supplémentaire ou le présentent en retard.
Pour ce qui est de la deuxième question, lorsque les demandes présentées sont assorties d’un rapport du service social faisant état d’une situation de détresse économique et sollicitant des mesures urgentes, lesdites demandes ont la priorité et sont examinées lors de la première séance de la commission. En conséquence les délais d’attente sont sensiblement réduits la commission se réunissant en principe trois fois par moi. En cas d’urgence l’Assessorat de la santé procède à avancer les crédits en question par un prélèvement effectué auprès de l’Economat.
Quant à la troisième question, à la lumière de l’expérience acquise, tout en soulignant que la gestion de cette loi n’est pas optimale, vu la complexité des cas qui se présentent de plus en plus délicats du point de vue social, j’estime qu’il n’est point nécessaire de modifier la législation actuelle même si je suis disponible à examiner le problème qui va au-delà de l’application de la loi n° 19 car c’est un problème d’intégration sanitaire et sociale, c’est un problème d’aide domiciliaire, c’est un problème de gestion du système dans sa complexité, donc si le Conseil est d’accord, et je fais référence au Président de la Vème Commission, je suis disponible à examiner le tout à l’intérieur de la Vème Commission.
PresidenteLa parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Grazie, signor Presidente della V Commissione, per l’assenso entusiasta che ha dato alla proposta dell’Assessore di esaminare in seno alla V Commissione il problema della legge sul minimo vitale.
Ho ascoltato Assessore le sue risposte, ma i tempi di attesa del contributo sono anche più lunghi di quelli che lei ha individuato. Lei parla di due mesi, più un dossier supplementare, parla anche a volte di priorità urgenti per cui si riesce magari a fare fronte in un mese. Lei però deve prendere atto del fatto che una persona o una famiglia che è senza risorse deve sopravvivere in quei 30-40 giorni e non tutti hanno parenti o amici a cui andare a chiedere un prestito di denaro.
Lei dice che a volte nei casi urgenti si preleva dall’Economato direttamente e questo sarà anche vero. Io so però che a volte gli uffici chiedono addirittura ad associazioni di volontariato di imprestare i soldi per far fronte all’emergenza. Credo che sia molto grave la situazione di un ente pubblico che non è in grado di far fronte autonomamente, con risorse urgenti, ai bisogni degli utenti e che chiede in modo surrettizio alle associazioni di volontariato di intervenire provvisoriamente, quasi fosse un borsellino di riserva a cui l’Assessorato ricorre in caso di bisogno. Questo è vero, Assessore, e lei lo sa.
Credo che la legge vada rivista anche per quanto riguarda la somma erogata per il minimo vitale perché, nel momento in cui lei dice, o il piano socio-sanitario stabilisce, che le famiglie valdostane hanno un reddito mediamente di circa 10 milioni all’anno in più della media nazionale, credo che dovremmo ripensare a tutti i nostri minimi vitali proprio alla luce di questi dati. Il livello di povertà in Valle d’Aosta sicuramente si colloca a un limite più elevato rispetto ai limiti nazionali. Questo, secondo me, è un elemento che va sicuramente rivisto. Sì, può essere la V Commissione che fa delle proposte, ma se non c’è la volontà politica di andare in questo senso, la V Commissione può fare proposte che però lasciano il tempo che trovano.
Una seconda cosa che andrebbe fatta subito è quella di dare alle assistenti sociali e agli uffici la possibilità di avere loro una specie di "argent de poche" con cui intervenire immediatamente, altrimenti non si riesce a risolvere in concreto la situazione.
Altrimenti il pubblico ricorre al privato sociale quasi in modo surrettizio per avere un contributo e un aiuto. E questo non ha senso perché o il privato sociale lo si associa fin dall’inizio in un progetto, ma allora insieme si studiano le situazioni, e ciascuno fa la sua parte, altrimenti non è pensabile che il privato sociale sia la borsa di riserva della Pubblica Amministrazione. Voglio ricordare che, al di là di queste lungaggini della burocrazia o di questi interventi, noi abbiamo situazioni di disagio reale di persone.
E sempre più sarà così, Assessore, perché, quanto più diminuisce il lavoro sicuro e quanto più aumenta il lavoro precario, a volte è sufficiente un episodio qualunque che fa cambiare totalmente, da un giorno all’altro, il reddito di vita di una persona, di una famiglia.
E se non si riesce ad intervenire in questi casi, viene ad aumentare la soglia di povertà, come lei sa benissimo. Sicuramente i suoi servizi l’hanno avvertita o lei stesso se n’è reso conto che, oggi come oggi, la soglia critica per cui si passa dalla sussistenza alla povertà è proprio al limite: basta un niente per scendere in una situazione di povertà da cui è difficile risalire. Su questo le chiedo di porre un'attenzione particolare. Grazie, Assessore.