Oggetto del Consiglio n. 1924 del 4 aprile 2001 - Resoconto
OGGETTO N. 1924/XI Revisione dei criteri di erogazione dell’assegno post natale di cui alla legge regionale n. 44/98 "Iniziative a favore della famiglia". (Interpellanza)
Interpellanza Vista la D.G. n. 325 del 12 febbraio 2001, con la quale si rivedono criteri e quantità di erogazione dell’assegno post natale previsto dall’art. 13 comma 2 della legge regionale n. 44/98 concernente "Iniziative a favore della famiglia";
Appreso che si riscontra una diminuzione di 500.000 lire per ogni assegno annuale;
Constatato che non è più presa in considerazione la situazione della famiglia monoparentale;
Considerando che l’attenzione per la famiglia è una delle priorità del programma della nuova maggioranza;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l’Assessore competente per sapere:
1) quali sono i motivi che hanno suggerito la diminuzione degli importi dell’assegno post natale e la non considerazione della famiglia monoparentale;
2) se, e come, intenda rivedere i criteri seguiti nel redigere la delibera di cui in premessa, per adeguarla al programma della nuova maggioranza.
F.to: Squarzino Secondina - Beneforti
PresidenteLa parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Con questa interpellanza volevamo attirare l’attenzione sulla delibera di Giunta n. 325/2001, con cui vengono modificate le cifre dell’assegno post natale dei bambini da 1 a 3 anni.
Con la legge n. 44, conosciuta come legge sulla famiglia, erano state indicate, all’articolo 13, fra le varie iniziative, quelle a sostegno dell'educazione e della cura dei bambini. Per fare questo si individuava, come una delle modalità, l’erogazione di un assegno di lire 1.500.000 per anno per il primo figlio, lire 2.000.000 per anno per il secondo figlio, lire 2.500.000 per anno per il terzo figlio e, per ogni figlio nato dopo il terzo, un ulteriore aumento di lire 500.000 annue. Questo assegno è stato pensato per i bambini fino a 3 anni, cioè questo è l’arco di vita per cui è previsto l’assegno.
Ricordo che all'inizio c’era stata una grande discussione sull’applicazione della legge stessa, nel senso che questo Consiglio aveva chiesto e preteso che avesse valore retroattivo. Essendo stata data la possibilità alle famiglie di usufruire di un assegno, non si capiva perché per pochi mesi alcuni bambini ne fossero esclusi la legge era dunque partita con tutti i suoi limiti e i suoi vantaggi. Di questo si parlerà a lungo nella conferenza sulla famiglia che sarà organizzata.
Ma recentemente, con la delibera n. 325/2000, l’importo degli assegni annuali è stato, io dico drasticamente, diminuito perché tutti gli assegni sono stati decurtati di 500.000 lire. L’assegno per il primo figlio, che era dal 1998 di lire 1.500.000 è stato ridotto a lire 1.000.000, l’assegno per il secondo figlio, che era di lire 2.000.000, è stato ridotto a lire 1.5000.000, l’assegno per il terzo figlio che era di lire 2.500.000 è stato ridotto a lire 2.000.000.
Sicuramente ci sono dei motivi per cui la Giunta ha deciso questa riduzione degli assegni e sarebbe importante che questi motivi fossero comunicati al Consiglio, tanto più che queste cifre erano state definite nella legge votata dal Consiglio.
È vero che la legge prevede che ogni tre anni la Giunta ridetermini l’importo dell’assegno, tenuto conto delle disponibilità di bilancio e della variazione del costo della vita per le famiglie di operai e di impiegati rilevata dall’ISTAT in Valle d’Aosta.
Ma le variazioni apportate sono in diminuzione, a fronte di un aumento, se pur minimo, dell'indice ISTAT.
Un secondo elemento di novità portato da questa delibera è il fatto che, mentre nella prima applicazione della legge si consideravano due tipologie di famiglie: quelle monoparentali con soltanto un genitore e i figli e le famiglie normali con i due genitori, in questa delibera viene eliminata questa prima categorie di famiglie, come se il maggior disagio che c’è nelle famiglie monoparentali non fosse più preso in considerazione.
Su questi temi chiediamo all’Assessore di dire pubblicamente quali sono i motivi che hanno suggerito la diminuzione degli importi.
E poi ci consenta una vena non dico polemica, ma attuale: nel momento in cui si è costituita una nuova maggioranza, che in Consiglio è venuta con un programma che riprende il programma già precedente, ma ne puntualizza i punti che ritiene importanti, e nel momento in cui questa nuova maggioranza indica nella famiglia uno dei punti importanti, chiediamo se questa delibera è stata predisposta prima dell’approvazione del programma della nuova maggioranza oppure dopo e, nel caso fosse stata predisposta prima, se si intende adeguarla, dato che non pare davvero favorire le famiglie.
PresidenteLa parola all’Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Vicquéry.
Vicquéry (UV)Sarò breve perché l’argomento non si concluderà comunque con la mia risposta in Consiglio regionale, ma sarà ripreso, come giustamente è stato detto, a livello di conferenza sulla famiglia prendendo in considerazione non solo gli aspetti che riguardano parametri di reddito o quant’altro, ma l’intera problematica che concerne le politiche a favore della famiglia. Ma i motivi che hanno determinato le modificazioni sono i seguenti.
Intanto la scadenza prevista al terzo comma dell’articolo 13 della legge n. 44, già citato, dava una validità triennale ai parametri stabiliti per le motivazioni addotte dalla collega Squarzino ovvero nel momento in cui abbiamo definito questi parametri abbiamo lungamente discusso in commissione consiliare e in Consiglio sul quantum e tutti ci siamo detti all’epoca impreparati a farlo. Questa valenza triennale era per poter fare una riflessione ex post, riflessione che faremo in sede di conferenza regionale sulla famiglia di cui porteremo i risultati in questa Assemblea.
La seconda motivazione riguarda l’applicazione, a regime, degli articoli 65 e 66 della legge n. 448/98 come modificati dall’articolo 50 della legge n. 144 del 17 maggio 1999 nonché il decreto del Ministro per la solidarietà sociale del 15 luglio 1999 n. 306 contenente regolamento attuativo per la concessione da parte dei comuni e la relativa liquidazione da parte dell’INPS degli assegni per il nucleo familiare e degli assegni di maternità, prestazioni inequivocabilmente analoghe alle prestazioni regionali.
La terza motivazione riguarda la disponibilità iscritta in bilancio per il 2001 che è di 4,5 miliardi con un residuo all’epoca di 3 miliardi e qualcosa nonché la disponibilità in relazione anche al numero delle domande pervenute molto superiori, anche qui per le motivazioni addotte rispetto a quelle preventivate all’atto della predisposizione del disegno di legge. A titolo informativo le domande pervenute sono state in totale 4.260 cominciando dai nati nel 1996 e proseguendo fino ai nati del 2000.
Si è reso necessario armonizzare le due normative, quella regionale e quella statale, al fine da un lato di evitare delle difficoltà interpretative da parte degli uffici e da parte dei cittadini circa i limiti di reddito e dall’altra per evitare la cumulabilità dei due interventi per il terzo figlio perché la normativa statale prevede solo l’intervento per il terzo nato.
Abbiamo fatto una valutazione rispetto al numero delle domande presentate e alle fasce di reddito che venivano considerate e abbiamo potuto constatare che i parametri di reddito definiti con la nuova delibera di Giunta rientrano ampiamente nella casistica presentata nelle 4.260 domande tenendo conto che i parametri di reddito dell’Amministrazione regionale sono comunque superiori ai parametri di reddito per il terzo figlio previsti dallo Stato.
Per intenderci, con riferimento a un nucleo composto da due persone con reddito annuo non superiore a lire 52.410.000, in questa categoria rientrano statisticamente ampiamente tutte le famiglie che hanno presentato la domanda. Vengono escluse le due fasce di reddito più alte sia per una ragione di politica sociale, sia perché sono pochissime le famiglie che rientrano in quella fascia di reddito per cui abbiamo seguito una logica che è un po' le fil rouge delle politiche sociali di questa maggioranza e della maggioranza che ha preceduto che intende favorire le fasce più deboli della popolazione valdostana essendo di fatto questa linea in un contesto generale che cerca di dare il giusto a chi ne ha bisogno.
Di certo queste politiche sono soggettive, discutibili e ognuno può vederla sotto un angolo visuale diverso. Ognuno di noi personalmente poi può avere delle impostazioni di tipo diverso; si tratta di definire una linea e di seguirla.
Da questo punto di vista il riscontro che abbiamo noi a livello di Assessorato rispetto a questa legge è più che positivo perché stanno partendo anche gli altri punti della legge che finora non erano stati molto applicati.
L’assegno post natale è uno degli interventi, ma tutti gli interventi previsti per la politica dell'infanzia stanno pian piano decollando e questo è molto importante.
Preciso poi che non è vero che non si è presa in considerazione la famiglia monoparentale perché come dicevo prima il nucleo minimo di riferimento per l’ammissione ai contributi è il nucleo monoparentale che è giocoforza composto da due persone: un adulto e un minore. Abbiamo anche qui semplicemente voluto armonizzare con la legislazione dello Stato.
Detto questo, mi pare che per ora non ci sia nulla da aggiungere se non che dovremo attentamente approfondire queste tematiche nella conferenza sulla famiglia a proposito della quale anticipo già che ho non poche difficoltà a metterla in piedi perché, al di là dell’entusiasmo di facciata da parte di molti, la partecipazione concreta è molto scarsa.
Vorrei che alle dichiarazioni sui giornali locali seguissero fatti concreti; molto spesso così non è perché dobbiamo continuamente sollecitare questi che ritengono di avere la verità in tasca e nessuno di noi ha la verità in tasca perché un minimo di confronto dialettico ci vorrebbe in una logica di correttezza formale. Coloro che ritengono di avere la verità in tasca dovrebbero proporre qualcosa di concreto e mi auguro che presto si passi a una traduzione in norme, dettati, regolamenti, delle dichiarazioni di principio.
Questa è la difficoltà fondamentale perché la legge in sé mi pare che non sia criticabile nell’impianto generale. La legge in sé è modificabile come tutte le leggi, ma bisogna dare contenuto alle dichiarazioni e mi auguro che con la collaborazione di tutti la conferenza regionale sulla famiglia possa apportare degli elementi di valutazione significativi.
PresidenteLa parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Mi si permetta di continuare il discorso precedente prima di iniziare questo intervento.
Assessore, rispetto alla prima interrogazione io non ho fatto i nomi qui perché se avessi fatto i nomi rispetto a quell’intervento, la Presidenza, lei stesso o chi altro, avrebbe detto che non si poteva discutere in seduta pubblica. Chiusa parentesi.
Rispetto alla sua risposta, Assessore, faccio solo alcune osservazioni per dire laddove non mi ha convinto. Lei ha fatto riferimento, giustamente, al comma 3 dell’articolo 13 della legge sulla famiglia, in cui si dice che la Giunta regionale ridetermina ogni tre anni l’importo e aggiunge che la Giunta è stata per così dire obbligata a farlo perché la legge lo prevedeva. D’accordo.
Quali paletti fissava la legge alla Giunta? "La Giunta ridetermina l’importo dell’assegno", stabilisce la legge, "tenuto conto delle disponibilità di bilancio e della variazione del costo della vita per le famiglie di operai e impiegati secondo l’indice ISTAT". Questi erano i due paletti presi in esame.
Sappiamo tutti che in questi tre anni il costo della vita per le famiglie di operai ed impiegati in Valle d’Aosta non è diminuito tanto che vediamo che negli assegni familiari che si basano sul minimo, si procede, visto che l'indice ISTAT è aumentato del più 2,4 ad aumentare anche l’assegno di borse di studio.
È chiaro allora che il criterio deciso per rivedere questi contributi non è stato il costo della vita, perché questo è aumentato, ma è stata la disponibilità di bilancio. Qui bisogna essere molto chiari: l'Assessore e la Giunta devono dirci quali sono i settori che vengono penalizzati o che vengono tagliati.
Capisco che, quando c’è un bilancio che ha dei limiti, si faccia una scelta di priorità e guarda caso nello scegliere i settori da tagliare è sempre il settore sociale che viene tagliato. Di fatto è stato così. Di fatto, nel momento in cui bisogna far quadrare il bilancio e bisogna scegliere dove tagliare, si sceglie di decurtare le risorse nel settore sociale. Questa è stata la scelta politica molto grave fatta dalla Giunta, scelta alla quale l’Assessore non ha neanche accennato, scelta che l’Assessore non ha neanche difeso, spiegandoci il perché si è tagliato in questo settore.
Ci sono in questa delibera delle contraddizioni rispetto al nuovo programma della nuova maggioranza. Prima l’ho detto in modo un po' ironico, ma credo che sia chiaro che il programma della nuova maggioranza, non ha nessuna influenza sull’azione di governo, perché l’attenzione alla famiglia, tanto proclamata si traduce in una riduzione degli assegni familiari.
Oppure è un programma che far sentire il suo peso soltanto laddove c’è interesse, vedi il Casinò ed altre situazioni, il che rende ancora più negativo il nostro giudizio su questa nuova maggioranza di governo.
Vi è un altro elemento di contraddizione di questa delibera: lei continua a parlare di questa conferenza sulla famiglia in cui si rivedrà tutto l’insieme della politica, ma era quello il momento in cui si sarebbe dovuto andare ad individuare come, di quanto e perché, bisognava incidere sull’importo dell’assegno post natale. Non ha senso intervenire prima. Se la conferenza sulla famiglia è il momento in cui si andrà a riflettere su come rivedere eventuali lati negativi della legge o come rileggerli in modo diverso o come rilanciarla, è a quel momento che andava riportata un'eventuale modifica dell’importo dell’assegno e non prima. A meno che lei non volesse per così dire provocare nelle persone la volontà di collaborare alla conferenza sulla famiglia. Non so la sua decisione se avesse un valore tattico.
Nel momento in cui abbiamo discusso quella legge, Assessore, eravamo su posizioni diverse pur essendo io in maggioranza, e ricordo ancora che non ero fra le persone che condividessero tanto l’idea di dare un assegno ad ogni bambino; avrei preferito che si dessero dei servizi. Ora qui la stessa riduzione dell’importo non è accompagnata con l’offerta diversa e più ricca di servizi, ma è proprio una riduzione tout court.
Lei dice di aver voluto armonizzare la normativa regionale con quella dello Stato, rispetto alle fasce di reddito; forse è stata un'operazione giusta.
Ma, quando dice che vuole armonizzare la normativa regionale con quella statale, vuole forse intendere che quando c'è il contributo statale viene sospeso quello regionale? È questo? Perché lei nel comunicato stampa, che illustra le modifiche apportate alla legge sulla concessione dell’assegno post natale, dice: "? Si comunica infine che l’assegno post natale non viene erogato per un'annualità nel caso in cui l’interessato abbia già usufruito del contributo di natalità concesso dal comune di residenza?", quindi armonizzare vuol dire scegliere tra l’uno o l’altro.
Nella logica dell'armonizzazione lei dice che chi ha ricevuto l’assegno statale è già stato aiutato e a chi non lo ha ricevuto noi diamo un assegno regionale, ma inferiore per equipararlo a quello statale. Trovo che sia contraddittorio il suo ragionamento; tutte le giustificazioni che lei ha cercato di dare per motivare le scelte di questa delibera non stanno in piedi a nostro avviso.
Lei parla di un riscontro positivo, ma lei avrà visto sui giornali delle lettere in cui ci sono dei riscontri negativi, allora bisogna vedere caso per caso, situazione per situazione.
E poi, ripeto, il voler intervenire prima che si faccia la conferenza sulla famiglia, modificando la legge e anche in modo così forte, secondo me è estremamente negativo, Assessore, ha già avuto delle reazioni negative e ne avrà ancora.