Oggetto del Consiglio n. 1913 del 21 marzo 2001 - Resoconto
OGGETTO N. 1913/XI Impegno per il mantenimento di una scuola valdostana plurilingue secondo le norme statutarie. (Reiezione di mozione)
Mozione Preso atto del contenuto della lettera aperta indirizzata al Commissario Europeo, prof. Romano Prodi, dalla Jeunesse Valdôtaine, movimento giovanile dell’Union Valdôtaine, per chiedere, fra l’altro, di poter disporre di una scuola totalmente valdostana;
Preso atto altresì che, nel recente Congresso dell’Union Valdôtaine, il responsabile politico della Jeunesse Valdôtaine ha fortemente auspicato l’istituzione nella nostra Regione di una doppia scuola pubblica, l’una "italiana" e l’altra "francofona";
Ritenendo che tale ipotesi sarebbe in contrasto con il processo di integrazione, che si è via via verificato tra le diverse componenti culturali e linguistiche della regione, e introdurrebbe un principio di separatezza tra presunti distinti gruppi linguistici, i francofoni e gli italofoni, tra loro contrapposti;
Considerando che l’attuale fisionomia di scuola valdostana traduce il dettato statutario di "scuola bilingue" ed è in linea con le indicazioni di plurilinguismo che provengono dall’Unione Europea;
Il Consiglio regionale
Esprime
Apprezzamento verso un modello scolastico e culturale di apprendimento delle lingue francese, italiano, tedesco, che ha assicurato la crescita culturale dell’intera popolazione, in un clima di tolleranza e di rispetto.
Respinge
Ogni ipotesi di "doppia scuola" pubblica che introdurrebbe anacronistici principi di separatezza in una comunità che è finora cresciuta anche grazie alla proficua osmosi culturale tra i suoi membri.
F.to: Squarzino Secondina - Curtaz - Beneforti
PrésidentLa parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Quando ho letto la lettera appello della Jeunesse Valdôtaine, indirizzata al Commissario europeo, Dott. Romano Prodi, nella quale si chiedeva fra l’altro di poter disporre in Valle di una scuola totalmente valdostana, il primo pensiero è andato alla discussione svoltasi in Valle negli anni 1983-1985 su un tema analogo, in concomitanza con la proposta avanzata prima dai Consiglieri dell’Union Valdôtaine e poi dalla Giunta nella persona dell’allora Assessore alla pubblica istruzione, Renato Faval. La proposta chiedeva di istituire in Valle le lycée technique.
Mi ricordo che la legge fu approvata il 7 novembre 1985, poi fu rinviata dal Presidente della Commissione di coordinamento e tale legge non è più stata riproposta al Consiglio.
Era stata quella l’occasione perché in questo Consiglio diverse forze politiche esprimessero il loro parere, le loro perplessità circa l’ipotesi di una doppia scuola, una scuola con tratti francesi, nel senso che era prevista la prevalenza dell’uso della lingua francese, programmi e tipi di diplomi finali che rispecchiavano le caratteristiche della scuola francese, una scuola che affiancasse con propri docenti e propria direzione tecnica l’allora, e quindi l’attuale, scuola che è in Valle d’Aosta.
Già allora si confrontarono due modelli culturali diversi di convivenza di cui i vari progetti di scuola sono un po' la traduzione, un modello di convivenza che punta piuttosto alla separazione e un modello di convivenza che invece mira all'integrazione.
Il modello dell'integrazione trova fondamento nello Statuto che delinea la fisionomia della scuola valdostana in Valle d’Aosta. Gli articoli 38, 39 e 40 e ultimamente anche il 40 bis non prevedono due scuole distinte e parallele, l’una italofona e l’altra francofona, ma prevedono piuttosto che siano presenti nella scuola tutte le lingue parlate in Valle d’Aosta e indicano alcuni parametri di presenza di queste lingue.
Viene detto che all’insegnamento della lingua francese è dedicato un numero di ore settimanali pari a quello della lingua italiana, quindi un'unica scuola con l’insegnamento delle due lingue. Non solo, ma che l’insegnamento di alcune materie può essere impartito in lingua francese, quindi la presenza della lingua francese eventualmente nell’insegnare alcune materie. E ancora che l’insegnamento delle varie materie è disciplinato dalle norme e dai programmi in vigore nello Stato con gli opportuni adattamenti alle necessità locali e poi sono indicate le modalità con cui questi principi vengono attuati.
La scuola che si è venuta delineando in questi anni, a volte con più difficoltà, a volte con più fluidità, sta realizzando il dettato statutario.
La scuola oggi è di fronte ad alcune sfide importanti: penso alla scuola dell’autonomia; penso alla riforma dei cicli che obbliga tutti gli attori a ripensare il proprio ruolo e a riprogrammarsi secondo nuovi modelli di scansione dei cicli della scuola di base; penso alla sfida europea sul piano del plurilinguismo e di questo abbiamo parlato a lungo anche in questo Consiglio recentemente; penso all’obiettivo ancora lontano di dare maggiore efficacia alla nostra scuola.
Leggendo un rapporto sull’esperienza di autovalutazione dell'educazione bilingue, realizzata dalle scuole medie della Valle d’Aosta nell’anno scolastico 1999-2000, si legge che nella scuola dell’obbligo è ancora molto alta la percentuale dell’insuccesso scolastico. Nella scuola media gli alunni ripetenti sono circa un 14 percento a fronte della media nazionale del 4 percento come pure sono il 20 percento gli alunni con percorso scolastico irregolare a fronte di una media nazionale del 12 percento.
Questo ci fa vedere come esistano oggi delle sfide sul cui piano occorre lavorare se si vuole migliorare nel suo complesso il sistema scolastico valdostano.
Ripresentare, come ha fatto la Jeunesse Valdôtaine, l’ipotesi di una scuola totalmente valdostana significa non aver percepito l’importanza delle sfide che aspettano la nostra scuola, quelle sfide che prima ho ricordato, forse ce ne sono ancora altre, ad esempio quella del rapporto con il mondo del lavoro, ma non si può dire tutto ed io mi sono soffermata su quelle sfide che ritengo in questo momento più importanti. Ripresentare l'ipotesi di una scuola totalmente valdostana significa anche rifiutare l’attuale modello culturale di integrazione, per riproporre quel modello che ho definito in modo semplicistico, tanto per capirci, di chiusura. Significa anche non rendersi conto che questo modello, chiamato semplicisticamente di chiusura, è stato sconfitto dalla storia di integrazione che ha accompagnato via via i successivi fenomeni di immigrazione che hanno interessato la nostra Valle.
Sono andata a rileggermi la discussione avvenuta in questo Consiglio in occasione del dibattito sulla legge dei lycées techniques e ritrovo pari pari le stesse perplessità che oggi noi abbiamo su questa proposta della Jeunesse. Basterebbe sostituire l’espressione "une école entièrement valdôtaine" all’allora Progetto denominato "Lycées techniques" per vedere che quelle valutazioni valgono anche oggi. Ricordo alcuni passaggi interessanti. "? Con questa scelta si introducono clamorosi e dannosissimi elementi di distinzione, di divisione, di separazione nella nostra comunità, mentre le progressive immigrazioni che hanno parzialmente modificato la realtà etnico-linguistica della nostra piccola società valdostana sono state positivamente assorbite?".
Aggiungeva ancora Ilio Viberti da questi banchi che: "? La creazione dei lycées techniques?", espressione alla quale adesso potremmo sostituire: "l’ipotesi di una scuola totalmente valdostana", "? non risponde alla necessità di rinnovamento della scuola, l’unico chiaro ed evidente obiettivo è quello di istituire una scuola di lingua francese da affiancare, anzi da porre in concorrenza con la scuola esistente?".
Sottoscrivo completamente le parole dette allora dal Consigliere Pascale che diceva: "? Non possiamo accettare che si tenti come si vuole tentare con questo disegno di legge?" e qui ripeto con questa ipotesi di scuola "di dividere la scuola valdostana dall’alto verso il basso. La si divide dall’alto perché si prevede addirittura un'amministrazione autonoma per questi tipi di scuole rispetto al restante ordinamento scolastico. La si divide a livello di docenti perché si prevede un corpo di docenti più bravi degli altri, fra virgolette, vuoi in francese, vuoi nelle altre materie e che vanno gratificati diversamente. La si dividerebbe infine anche a livello di alunni e questa divisione della scuola valdostana è pericolosa non solo perché può generare altre divisioni e altre contrapposizioni, ma soprattutto perché questa divisione è estranea proprio a quella realtà socio-culturale della Valle d’Aost che si dice di voler garantire?".
Potrei citare altri interventi che vanno sempre in questa linea.
L’intento di questa mozione è molto semplice. È quello di ribadire, a fronte di una riproposizione di una doppia scuola in Valle, un no chiaro e autorevole, perché formulato dal Consiglio della Valle d’Aosta, a tale proposta insieme all’affermazione della validità dell’attuale modello scolastico.
Leggo dai giornali che anche la valutazione sull'inopportunità di aprire conflitti all’interno della nostra società è condivisa anche da autorevoli esponenti dell’Union, penso ad esempio al nostro Presidente del Consiglio che lo ha detto recentemente in un'intervista rilasciata a un giornale locale.
La mozione ha voluto consapevolmente essere leggera nel tono, nelle premesse, nelle proprie affermazioni; a noi non interessa in questo ambito entrare nel tema complesso della questione dell'identità che ci porterebbe molto lontano, quindi su questo tema preferisco non addentrarmi neanche, proprio per evitare che questo Consesso diventi un luogo di confronto storico etcnico-linguistico. Lo farò solo se vi sarò tirata per i capelli, anche perché altri meglio di noi lo hanno fatto.
PrésidentLa discussion est ouverte.
La parole au Conseiller Cottino.
Cottino (UV)Tout d’abord je dois dire que mon intervention pourrait bien se limiter à une phrase très simple: que le Conseil régional ne doit pas être le lieu député à débattre les échos des questions politiques externes ou à discuter les affaires internes des mouvements et des partis politiques en général, chose qui au contraire est bien prise en considération dans cette motion.
Je ne veux pas oublier que les proposants ont été foudroyés sur la voie de Damas ou mieux encore sur la voie de la Jeunesse Valdôtaine. Il a fallu une prise de position très forte de la part de la Jeunesse pour faire admettre aux collègues de la Vallée d’Aoste pour l’Olivier que l’école valdôtaine non seulement est en bonne santé, mais qu’elle suit les principes du Statut à propos de l’école bilingue de façon correcte. Bien sûr pour nous ce n’est pas encore suffisant, nous voulons quelque chose de plus concret et comme le dit la Jeunesse peut-être il ne répond pas encore aux besoins et aux requêtes de la population valdôtaine.
En plus ils expriment apprezzamento envers le modèle d’école et culturel d’apprentissage des langues française, italienne, allemande - c’est bien l’ordre dans lequel vous les avez écrites dans la motion - qui a assuré la croissance culturelle de la population dans un climat de tolérance et de respect.
Mais attention, il n’est absolument pas ce que la collègue Squarzino a dit et souligné plusieurs fois dans la séance du 7 octobre 1998 de la matinée. Je cite une partie de son intervention: "? Vorrei ricordare qui? con molta chiarezza come in tutto il problema del bilinguismo e dell’applicazione degli articoli 39 e 40 dello Statuto ci siano delle "finzioni" e dei "compromessi"?". Cela, à tout seul, ne veut rien dire ou veut dire très, très peu.
Elle continue: "? È vero che c’è uno Statuto che equipara le due lingue, il francese e l’italiano, ma in nome di quale principio??" Et ça je veux le mettre in évidence car c’est une affirmation de la collègue Squarzino. "? ha ancora senso in un'Europa in cui si chiede a tutti di conoscere almeno due lingue, ha ancora senso in questo scenario parlare, come si fa, come è stato detto anche più volte, della necessità di riappropriarsi di una lingua, il francese, che il Fascismo settant'anni fa ci ha strappato? Ha ancora senso in un'Europa, in cui l’inglese e il francese sono le due lingue dominanti per la comunicazione, perseguire una politica a tappe forzate che mira alla francesizzazione??"
Vorrei ricordare che sulla mozione è scritto a questo proposito: "? considerando che l’attuale fisionomia di scuola valdostana traduce il dettato statutario di "scuola bilingue" ed è in linea con le indicazioni di plurilinguismo che provengono dall’Unione europea?". Mi pare che ci sia un po' di "frizione" e un po' di contraddizione tra le varie affermazioni fatte.
E più oltre si pone la domanda se abbia ancora senso perseguire un progetto che impone in nome?, e qui nella mozione si elogia lo Statuto, poi si chiede se abbia ancora senso perseguire un progetto che impone, in nome di norme statutarie e non in base ad un progetto educativo complessivo, di dedicare molte ore al francese.
Se non erro, nell'illustrazione la collega Squarzino ha fatto l’elogio della possibilità di utilizzare il francese a parità di ore dell’italiano, non soltanto, ma di insegnare alcune materie in francese proprio per rafforzare quello che ha scritto nella mozione e che è esattamente il contrario di quello che ho appena finito di leggere.
Per finire dice la Consigliera che questa politica va cambiata perché entrare in Europa richiede un'apertura mentale, la conoscenza di più lingue e non delle lingue che cita la mozione.
Credo che anche qui, contrariamente a quanto affermato dalla collega Squarzino, la Jeunesse sia molto più coerente perché dice in un comunicato che: "Le plurilinguisme est un principe partagé par la Jeunesse Valdôtaine à condition qu’il soit réel. L’école actuelle au Vallée d’Aoste ne reflet pas les valeurs et les besoins exprimés par la communauté valdôtaine et ne transmet pas la culture et sa civilisation contrairement à ce que vous affirmez, Madame, principe réaffirmé d’ailleurs lors du dernier Congrès de l’Union Valdôtaine?".
Poi prosegue dicendo una cosa che ritengo ancora più importante e che è l’esatto contrario di quanto affermato dalla Consigliera Squarzino. "? La Jeunesse réaffirme que sa proposition d’une école entièrement valdôtaine ne veut absolument pas diviser la communauté valdôtaine en deux groupes fra loro contrapposti mais, dans le respect d’une entente cordiale entre les différentes composantes culturelles valdôtaines, elle vise à introduire une possibilité de choix supplémentaire dans le système scolaire actuel qui sans bilinguisme réel n’est pas seulement inefficace, mais aliénant pour notre culture".
C’est peut-être une position forte, mais c’est sûrement une position beaucoup plus cohérente de ce que nous venons d’entendre en ce moment.
Je pourrais citer d’autres choses pour démontrer que la cohérence de quelque part n’existe absolument pas, mais ce que j’ai dit le démontre assez suffisamment et puis je crois que d’autres conseillers auront la possibilité de le faire mieux que moi.
Il y a une autre question que je veux souligner, c’est une question de style que je ne trouve pas dans cette motion et que j’ai abordée de quelque façon au début de mon intervention: je me demande avec quel droit une force politique entre dans le débat interne d’une autre force politique.
Cela n’a jamais été le cas de l’Union Valdôtaine car la motion parle de ce que la Jeunesse a proposé lors du Congrès de l’Union Valdôtaine. Ce n’est pas une lettre ouverte, à part qu’elle n’a pas été adressée à un commissaire de l’Union européenne, mais au Président de la Commission européenne, mais là encore c’est une question de style que je ne prétends pas que tout le monde ait et naturellement je souligne que le Chef de groupe des Verts n’a pas pu résister à la tentation d’interrompre comme cela est son habitude?
(interruzione del Consigliere Curtaz, fuori microfono)
? nous l’avons écouté avec beaucoup d’attention sans l’interrompre.
La Jeunesse, ou mieux ses représentants ont à plein titre ou, si vous préférez, à plein droit présenté l’idée d’une école valdôtaine différente par rapport au modèle actuel. Ils l’ont fait au Congrès de l’Union Valdôtaine et donc ce n’est pas une requête qui a été faite au Conseil régional où les collègues de La Vallée d’Aoste pour l’Olivier ont le droit et même le devoir d’intervenir et de dire leur pensée.
Donc je pense que le but réel de cette motion n’est guère celui d’exprimer apprezzamento et tout ce qui s’ensuit à propos de ce que j’ai déjà dit, là où elle parle de "? una comunità che è finora cresciuta anche grazie alla proficua osmosi culturale dei suoi membri", mais le but réel c’est de semer le désaccord à l’intérieur de l’Union Valdôtaine.
Je vous assure que c’est une expérience qui est déjà faillite avant encore de l’aborder, mais la chose la plus grave c’est que vous n’avez même pas lu la motion finale du Congrès de l’Union Valdôtaine qui pour une partie reprend ce qui a dit la Jeunesse.
Je vous rappelle que dans un congrès ce qui compte ce ne sont pas les affirmations de tous les intervenants; ce qui compte c’est la résolution finale, alors vous aurez mieux fait à la prendre en considération et peut-être vous aurez eu des résultats.
Dans la motion vous parlez d’osmose et à ce propos j’ouvre une petite parenthèse: cette chose nous l’avons toujours soulignée dans ces cinquante ans d’autonomie, mais vous pas toujours. Nous l’avons souligné ici dans cette salle quand il y avait la manifestation des étudiants. Nous n’avons jamais essayé de diviser ou de pousser les étudiants dans une certaine direction. Nous avons toujours dit ce que nous disons aujourd’hui avec toute tranquillité et avec la certitude que notre action allait dans la direction d’une intégration culturelle de la population valdôtaine et pas seulement en l’écrivant dans une motion.
Pour conclure, les raisons que j’ai dites sont suffisantes pour annoncer que nous ne pouvons absolument pas accepter cette motion que je considère démagogique, instrumentale et surtout provocatrice.
PrésidentLa parole au Conseiller Beneforti.
Beneforti (PVA-cU)Parto da un principio di come ho interpretato io questa lettera della Jeunesse indirizzata a Prodi. Devo dire che, quando ho letto che in Valle d’Aosta per l’esistenza manca l’elemento essenziale, manca il rispetto della minoranza etnica e linguistica, (e l'ho letto su un giornale, in italiano), ho sobbalzato. Mi sono sentito quasi smarrito: non mi raccapezzavo più ? ma ero in Valle d’Aosta, dove abito, o ero nella fascia di Gaza nella lotta fra Palestinesi e Ebrei israeliani?
In tanti anni che sono in questa Regione non mi sono mai posto il problema di ciò che la Jeunesse afferma nella lettera a Prodi. Non ho mai avuto esplosioni di odio, non ho mai accusato nessuno di razzismo, tanto meno, di essere contro l’integrazione culturale. Del resto credo di averne dato prova in tanti anni di militanza nel sindacato, poi in politica, nonché nella vita amministrativa.
Ritengo di avere sempre operato per favorire l’integrazione fra i Valdostani di origine e di adozione, nelle fabbriche e negli uffici, perché questo deve essere l’obiettivo di chi arriva ad integrarsi nella società in cui opera e conseguentemente di fare integrare anche coloro che non la pensano in questo modo.
Ho avuto tre figli, che si sono diplomati in Valle d’Aosta, e mai nessuno è venuto a casa a riferirmi che c’erano professori che si adoperavano per creare una situazione di intolleranza nei confronti della cultura valdostana. Nessuno mai è venuto a dirmi che venivano incitati alla rivolta contro il francese e contro la minoranza valdostana.
Come genitore sono stato rappresentante di classe, di istituto, ma nessun professore ha fatto affermazioni del tipo denunciato e riportato nella lettera dal movimento giovanile dell’Union Valdôtaine.
Sono convinto che chi ha scritto quella lettera non conosce a fondo quali sono i mali della nostra autonomia e chi effettivamente fa del male alla Valle d’Aosta, altrimenti non poteva scrivere quello che ha scritto. Oppure quanto scritto è una boutade elettorale in vista delle prossime elezioni regionali: ci sarà qualcuno che ha l’ambizione di sedere in questo Consiglio e allora si prepara e lancia appelli e inviti. Infine, ultima ipotesi, è che sia opera di una persona depressa perché incapace di realizzare magari i propri sogni, altrimenti non vedo alternative alle motivazioni che hanno indotto a scrivere una lettera di questo genere.
Infatti non si può parlare di mancanza di rispetto se una o più persone non possono fare ciò che vogliono, se non possono realizzare i propri obiettivi oppure se viene loro impedito di interpretare l’autonomia come uno strumento per fare ciò che vogliono.
Ma questi si devono rendere conto anche che esiste una Carta Costituzionale che prevede diritti e doveri di ogni cittadino, che esiste uno Statuto speciale a cui fare riferimento, che esistono leggi e regole dello Stato che devono essere rispettate e fatte rispettare.
Se leggi e regole non vengono rispettate, si ledono i diritti di qualcuno per favorirne altri. Quando non si rispetta una legge c’è la possibilità di danneggiare qualcuno o di voler favorire altri, pertanto io dico che prima di rivendicarlo, il rispetto, bisogna anche averlo verso gli altri e dare l’esempio, perché se uno chiede rispetto, lo deve avere nei confronti degli altri.
In Valle d’Aosta se si scrivono certe cose, significa che il rispetto verso altri non c’è, anzi ritengo che quella lettera indirizzata al Presidente Prodi, pur avendone l’intenzione, metta a nudo una realtà che noi pensavamo superata, cioè la divisione fra Valdostani di origine e di adozione, fra Valdostani di lingua italiana e francofoni, la contrapposizione fra la Jeunesse Valdôtaine e gli altri movimenti giovanili che si sono formati presso altre formazioni politiche.
Stando a questa situazione si giungerebbe alla conclusione che esiste una contrapposizione fra due anime in questa Regione; una contrapposizione proprio in una Regione autonoma e a Statuto speciale che, mentre rivendica all’esterno certi diritti, al suo interno non riesce neppure unitariamente a difendere quella autonomia che ha conquistato dopo cinquant’anni. Una contrapposizione si vuole aprire proprio nella scuola, dove si lotta, anche da parte di questo Consiglio regionale, per unificare la scuola pubblica a quella privata e passi in avanti in questa direzione ne abbiamo fatti nella nostra Regione.
Vogliamo realizzare in Valle d’Aosta una scuola unica, unitaria, chiamatela come vi pare, ma un'unica scuola dove tutti possano studiare.
La mia collega ha ampiamente illustrato la mozione, pertanto non entro nella parte tecnica della relazione che ha fatto perché la ritengo sufficiente.
Credo però di dover fare alcune riflessioni, perché ognuno di noi dovrebbe esprimersi per chiarire la situazione e, una volta chiarita, riprendere un cammino e cercare di andare avanti per realizzare gli obiettivi sui quali tutti siamo d’accordo.
Ma una cosa è certa, lo dicevo prima: che il rispetto deve essere reciproco. Se vuoi essere rispettato, devi saper rispettare anche gli altri. Questa è la regola e credo che questa regola non sempre sia stata rispettata in questi ultimi anni per cui, a parte ciò che ognuno di noi può pensare, bisogna stare con i piedi in terra e guardare la realtà in faccia.
Credo che la Valle d’Aosta sia una delle regioni che, dall’esterno, è stata fra le più rispettate. Siamo a poco più di 100.000 abitanti, siamo presenti al Parlamento italiano, siamo presenti al Parlamento europeo, abbiamo un riparto fiscale che ci consente di avere una certa autonomia per cui credo che se effettivamente sussiste la situazione denunciata nella lettera, il dovere di un'organizzazione giovanile forte come la Jeunesse non sia quello di alimentare le divisioni o di assumere atteggiamenti e comportamenti che allontanano anziché unire. Se qualcuno ha avvertito che c’è la situazione denunciata, anziché avanzare certe richieste a livello europeo, apra il confronto e il dialogo.
Il confronto è il pane della democrazia e dell’autonomia; se ne discuta a livello locale, prima di consegnare all’esterno lettere e richieste di interventi.
Ritengo che l’autonomia, il francese, si difendano nella misura in cui si riesce a farli amare e non a imporli a colpi di maggioranza, come è accaduto in questo Consiglio con il francese. La stessa legge sulla autonomia delle istituzioni scolastiche è stata più imposta che accettata.
Guardate che, quando si parla di rispetto, vengono in mente tante altre mancanze, anche le stesse mancanze che ci sono nei confronti della minoranza, ma io non mi sono mai lamentato; da questa sedia ho sempre richiesto il confronto e il dialogo perché ritengo che su tutte le cose, se c’è confronto e dialogo, si può arrivare a concludere qualcosa che è nell’interesse di ciò che tutti rappresentiamo in Valle d’Aosta, ovvero della comunità valdostana. Invece di scrivere, allora, impariamo a confrontarci e a parlare.
Voglio dire un’ultima cosa, perché forse sono il decano di questo Consiglio. Quando sono venuto in Valle d’Aosta facevo un altro mestiere e devo dire che non sono contro il francese, come qualcuno pensa, perché non lo parlo. Quando sono arrivato in Valle d’Aosta c’erano i concorsi pubblici e nei ministeri dello Stato come le Poste, negli uffici statali gli impiegati venivano tutti da fuori e i giovani valdostani non riuscivano ad entrare nei ruoli statali. A me dispiaceva che quelli che arrivavano il giorno dopo chiedevano di essere trasferiti; infatti vincevano il concorso, avevano il posto di lavoro, venivano qui, ma poi lasciavano i nostri disoccupati e gli uffici scoperti perché volevano tornare a casa.
Il primo concorso che fu fatto in Valle d’Aosta fu quello dei collocatori comunali. Se andate a riprendere "La Gazzetta del popolo" o "La Stampa" di quei tempi, vi accorgerete che il primo concorso con la prova di francese fu quello dei collocatori comunali che fu proposto dal sottoscritto al Ministro Donat Cattin, allora Ministro del lavoro, con l’accordo di Scollica, Direttore dell’Ufficio regionale del lavoro. Da allora si è iniziato a fare concorsi con la prova di francese, per consentire ai giovani valdostani di impiegarsi anche in Valle d’Aosta nel settore pubblico.
Ho sempre cercato di integrarmi e mi sono sentito offeso dalle parole che sono contenute in questa lettera, per il semplice fatto che non mi sono mai comportato come qualcuno forse pensa e che mi auguro che non pensi più.
PrésidentN’ayant plus des conseillers inscrits à parler, la discussion générale est close.
Ni le Gouvernement ni le proposant est inscrit à parler, par conséquent je ne peux trancher. A défaut nous suivons l’ordre indiqué par le Règlement, article 62, selon lequel la parole est aux rapporteurs, aux auteurs des propositions, aux assesseurs compétents et au Président de la Région.
Dans l’ordre la parole est à la Conseillère Squarzino Secondina, si elle souhaite intervenir.
Squarzino (PVA-cU)Avevo detto prima che non volevo volutamente usare un tono alto perché mi sembra che si rischi altrimenti di provocare proprio quelle contrapposizioni che non erano invece l’obiettivo della mozione, però alcune cose le voglio dire per completezza e per serietà del dibattito.
In primo luogo io credo che il rispetto dello Statuto vada misurato sulle scelte che vengono fatte. Vorrei ricordare a chi forse era più giovane allora, o si occupava di altri settori, che la sottoscritta, nel suo impegno di sindacalista nella scuola, ha lavorato attivamente - e per attivamente intendo non contrastando, ma facendo proposte che poi sono state accettate e portate avanti - all’applicazione degli articoli 39 e 40 nella scuola media, purtroppo bisogna arrivare qui e far vedere il proprio pedigree. È assurdo, ma il clima del dibattito lo impone. Una persona, chiunque essa sia, in questa Valle, che non ha il timbro dell’Union Valdôtaine, per poter parlare dei problemi del francese e dello Statuto, deve dimostrare il proprio pedigree. È questo che inquina il confronto chiaro, schietto, approfondito delle questioni.
Vorrei ricordare che con molta consapevolezza nella passata legislatura, quando ero in maggioranza, e il Governo attuale sa benissimo che quando non ero d’accordo su qualche legge o su qualche decisione, anche se ero in maggioranza non l’approvavo, ho approvato la legge con cui sono previsti finanziamenti per i progetti bilingue nella scuola media superiore, proprio perché sono convinta che bisogna sperimentare sul campo le cose, come pure ho dato il mio appoggio convinto (questi sono appunto i miei vari pedigree) all'istituzione dell’università valdostana che si colloca in un'ottica europea. Al massimo, se devo criticare questa università, è che non abbastanza europea, non è abbastanza aperta.
Mi sembra sbagliato e anche poco onesto intellettualmente, passare dalla valorizzazione dello Statuto all'affermazione che qualunque cosa si realizzi in base allo Statuto sia giusta come se, una volta affermato quello che dice lo Statuto, ci fosse una soluzione automatica necessaria e ineluttabile ai principi dello Statuto.
Ora questo non è vero; la storia ci dice continuamente che ogni principio che sia quello della giustizia o quello della solidarietà o quello dell'uguaglianza, per essere tradotto nel concreto, richiede faticose mediazioni e ricerche anche lunghe. Non esiste una risposta tout court, una traduzione automatica, ad un principio politico.
Quello che io contesto? e probabilmente andavano in quella ottica le affermazioni che ho fatto, anche se, trattandosi di affermazioni estrapolate, non so quanto sia serio riportarle così, comunque riconosco di aver detto quelle parole. Ma cosa rappresentavano quelle parole? Quelle parole rappresentavano l’analisi critica della realizzazione dei principi statutari. Ripeto, non è automatico che, affermato un principio, ci sia un unico e solo modo per realizzarlo.
Qui non si tratta di fare degli stampini: si tratta di intervenire nell’ambito della scuola dove i criteri da seguire sono tantissimi e dove, se si vuole fare qualcosa di serio, deve essere una proposta adeguata alla realtà scolastica e non progetto che arriva dall’alto schiacciando tutti quanti.
E quella famosa frase: "in nome di quale principio?" è una di quelle affermazioni che esprime le stesse perplessità che abbiamo letto su una ricerca fatta su questo tema nella nostra scuola nella quale gli insegnanti si chiedevano in nome di quale principio dovessero fare quelle cose.
Questa era la domanda fondamentale presente in quella ricerca.
Non credo che si possa estrapolare una domanda fatta all’interno di una ricerca seria, che mette in luce il fatto che non c’è condivisione fino in fondo, per darle un altro significato. Invece su questi dati bisogna lavorare.
Non si può, ripeto, estrapolare una frase dal contesto e non si può neanche non accettare che rispetto a situazioni particolari si sia critici. Sono convinta che nessuno, onesto intellettualmente, può dire rispetto alla soluzione che è stata votata in questo Consiglio relativamente all’esame di Stato, che quella è la soluzione più aderente allo Statuto.
Quella è la soluzione che in quella situazione concreta è sembrata più opportuna alla maggioranza; ma allora non si può condannare chi critica una soluzione contingente, legata ad un problema, con l’accusa di voler negare i principi fondanti di uno Statuto. Secondo me, questa operazione è scorretta da un punto di vista intellettuale e io non l’accetto.
Perché abbiamo portato questa mozione in Consiglio?
Ho sentito delle definizioni da parte del Capogruppo dell’Union Valdôtaine, come al solito lui è in grado di sapere quello che io penso, quello che ho immaginato e io lo ringrazio di esplicitare i pensieri che non sono neanche chiari a me stessa. Grazie. Non sapevo di fare un'azione provocatoria e demagogica, l’ho scoperto perché lei me lo ha detto. Non era questa la mia intenzione, ma può darsi che lei, che è più lungimirante di me, che mi legge bene dentro, abbia capito e la ringrazio di essere così presente, così attento.
La nostra intenzione era molto più semplice: si chiedeva che qui si affrontasse un problema e si discutesse attorno ad un problema che interessa tutti.
Ora qui c’è il problema di un progetto di scuola, di un progetto culturale di questa comunità su cui tutti, credo, abbiano diritto a dire la loro opinione ed è bene che dicano la loro e che non si lasci sempre solo una o due persone ad esprimersi.
Qui c’è stata una lettera pubblica, una lettera chiara e precisa. Chi scrive una lettera pubblica lo fa perché vuole rendere pubblica un'idea. Non solo, in quella lettera si fa riferimento proprio alle proposte che sono state presentate al congresso perché in un passaggio della stessa si dice: "? Quelle réaction nos propositions ont-elles suscitée chez eux qui se disent?" eccetera eccetera, dunque è la lettera stessa che fa un rimando a quello che è avvenuto prima, non è stata una mia invenzione.
Credo che sia anche giusto rendere pubbliche le proprie idee. Anzi io penso che dovremmo abituarci tutti molto di più a dire pubblicamente quali sono i nostri progetti per poterci confrontare, perché è dal confronto che tutti quanti siamo sollecitati ad approfondire e ad elaborare soluzioni nuove ai problemi.
Ora se la lettera è pubblica, è aperta a tutti, vuol dire che si voleva su questo tema sollecitare una risposta, tant’è vero che la lettera esprime comunque un progetto di scuola che lo stesso Presidente del Consiglio descrive con molta chiarezza. Può darsi che non capisca, ma il Presidente Louvin era presente al congresso, ha seguito tutto e allora cosa dice? Dopo aver detto quello che prima ho ricordato: "Non reputo che sia né utile né opportuno aprire conflitti all’interno della nostra società, piuttosto bisognerebbe rivedere in modo diverso l’insegnamento, aprire più contatti con tutti?" così conclude: "? Considerando i piccoli numeri su cui si regge il nostro sistema scolastico, circa 1.000 nuovi studenti all’anno, ritengo che non si possa pensare ad una doppia scuola". Era questo il concetto che nella nostra mozione volevamo sottolineare perché la doppia scuola, a nostro avviso, non va bene.
Ripeto: da questo documento emerge un'idea di doppia scuola; noi diciamo che questo progetto di doppia scuola a nostro avviso politicamente non funziona.
È vero che sulle mozioni non c’è mai grande interesse tranne che da parte di coloro che le firmano, ma è comunque un modo per porre all’attenzione del Consiglio un tema su cui si vorrebbe che tutti i consiglieri e le altre forze politiche intervenissero, anche questo è un momento di dibattito.
Infine due annotazioni. Ha ragione il collega Cottino: è sbagliato parlare di commissario europeo, c’è sicuramente un refuso. Rispetto poi il criterio seguito per elencare le lingue; ho adottato molto semplicemente un criterio di ordine alfabetico.
Si dà atto che, dalle ore 17,55, presiede il Vicepresidente Viérin Marco.
Président La parole à l’Assesseur à l’éducation et à la culture, Pastoret.
Pastoret (UV)Je voudrais dire deux mots en ce qui concerne l’école, mais je prends acte que la Jeunesse Valdôtaine est soumise, non pas pour la première fois, à l’attention de cette Assemblée donc, avant de revenir à l’école, je voudrais souligner au moins un aspect qui, peut-être d’une façon involontaire, a provoqué une réflexion de ma part suite à l’illustration que j’ai entendue de la part de Mme Squarzino.
Elle a rappelé le débat qui s’était produit dans cette salle à l’occasion de la discussion sur les lycées techniques avec des évaluations qui sont faites par une expression juvénile d’un mouvement politique, l’Union Valdôtaine, et donc la Jeunesse Valdôtaine.
La question que je me pose est la suivante: les thèses de la Jeunesse Valdôtaines seront-elles toujours dignes de l’attention qui est dédiée d’habitude aux débats qui se déroulent dans ce Conseil au sujet des propositions de loi et des actes administratifs de cette Assemblée? Je ne sais pas. Je souhaite qu’aussi pour la Jeunesse Valdôtaine les débats de cette Assemblée soient à l’avenir dignes d’attention et non pas seulement dans le cas échéant.
Mais pour revenir à quelques aspects plus directement liés à l’éducation dont mon Assessorat s’occupe, les questions politiques étant déjà mises en avant par d’autres, je voudrais moi aussi exprimer une appréciation tout à fait personnelle pour ce que je retrouve dans cette motion.
L’on dit ici que: "? Il Consiglio regionale esprime apprezzamento verso un modello scolastico e culturale di apprendimento delle lingue francese, italiano, tedesco che ha assicurato la crescita culturale dell’intera popolazione, in un clima di tolleranza e di rispetto".
Je dois exprimer un sentiment de satisfaction surtout parce que je retrouve là, moi aussi, un changement d’idées. Je ne me pousserai pas à évoquer l’exemple de Saint Paul sur la route de Damas, mais j’ai été tout de même surpris quand j’ai lu le contenu de la motion.
M. Cottino a cité des choses qui ont été dites dans cette Assemblée et dans sa réplique Mme Squarzino à éclairci le contexte auquel elles se référaient, mais j’ai parlé d’autres choses. Mme Squarzino, il faut faire attention, vous avez présenté votre pedigree, mais dans ce pedigree je retrouve quelque chose que M. Cottino a oubliée ou qu’il a eu le bon goût de ne pas vous soumettre.
Vous disiez le 7 octobre 1998 dans la séance du matin de cette Assemblée: "? I ragazzi ci chiedono: "Ma perché volete che noi facciamo tanto francese a scuola? Se l’obiettivo è che noi ragazzi impariamo bene il francese, fateci una scuola in cui si insegni bene il francese". E non è detto che la strada che si vuole intraprendere sia quella di avere insegnanti bilingue. Le scuole bilingue in tutta Europa hanno queste caratteristiche: sono scuole in cui il ragazzo si iscrive liberamente; sono scuole in cui abbiamo docenti di lingua madre. Allora io dico che dobbiamo costruire un progetto culturale che tenga conto di questi elementi; se non lo facciamo, continuiamo a perpetuare questo divario fra la realtà e il progetto che si sovrappone a questa realtà?".
Rien d’extraordinaire, mais vous disiez, et c’est aux actes: "? È venuto il momento di ripensare questa parte di Statuto, di ritradurlo nel nostro tempo e di adattarlo alle nostre esigenze che sono culturali e non più ideologiche?"
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
? absolument. Je dis cela non pas pour revenir sur ce thème, mais pour vous dire qu’à ce moment-là avec l’écart de dix, onze mois vous étiez sur la même ligne de la Jeunesse Valdôtaine qui avait lancé ce même principe, il y a plus d’un an et demi, sur les journaux et vous n’êtes pas arrivé ici avec une motion de ce genre. J’interprète aujourd’hui, en lisant l’histoire, qu’à cette époque vous étiez d’accord avec eux.
Je ne veux pas enlever tout le bien que je retrouve dans cette motion, je prends acte qu’il a fallu du temps, mais que finalement vous nous rejoignez, nous de cette majorité, et vous n’avez pas à craindre, ce principe que vous affirmez, nous le respecterons, nous continuerons à travailler pour renforcer ce modèle scolaire, comme d’ailleurs nous l’avons fait jusqu’à présent.
Mais ce que nous souhaitons par contre c’est que vous respectiez dans les faits et dans les propos futurs ce que vous venez de prôner dans cette motion; une motion que je ne voterai pas pour les raisons politiques que notre Chef de groupe a bien expliquées, mais surtout parce que je trouve qu’il est inutile de voter pour des engagements qui nous appartiennent déjà et que nous avons continuellement réaffirmés ici dans différentes occasions.
C’est au temps du débat sur le bac que vous avez introduit certaines thèses, je ne sais pas qu’est-ce que vous vouliez démontrer à l’époque; certes, les foules, les courtois, les manifs, ça a excité beaucoup de personnes et aussi vous au point de vous faire dire: "Regardez, nous sommes nombreux, tout le monde de l’école est avec nous, donc retirez-vous, cherchez-vous une école pour le peu de jeunes qui ne sont pas ici avec nous".
Nous n’avons pas pensé ainsi et nous l’avons aussi dit dans cette Assemblée et dans les actes de ces Conseils vous pouvez trouver les mêmes réponses.
On ne le pensait pas à l’époque et on ne le pense pas aujourd’hui. Nous continuons à penser que cette école doit accueillir tous, mais je souhaite que l’on n’oblige pas les gens qui sont dehors et cette collectivité à revoir de temps à autre ses pensées et ses orientations et que l’on n’oblige pas avec cette sorte de présomption d’avoir toujours la vérité en poche et avec une attitude de pensée que tout ce qui vous appartient c’est juste et tout ce qui appartient à autrui est négatif.
On a trop souvent chevauché le tigre qui surtout pour vous, Madame, a été représenté par le français. J’espère que vous ne vous abstiendrez pas un jour de revenir sur ce thème, je crois que vous le ferez; je souhaite tout de même que vous pouviez garder en quelque sorte une partie des appréciations que vous faites dans cette motion en gardant quelques-uns des engagements que vous portez ici. Je vous crois, Madame, quand vous dites certaines choses et je vous fais confiance, je fais cet effort, en prenant acte du fait que vous dites que finalement notre système scolaire marche convenablement. Vous êtes plus royaliste que le roi parce que nous ne pensons pas toujours que ce système marche bien, mais je prends acte de votre optimisme et j'attends que dans le futur vous prônerez une attention accrue vers notre et j’espère votre école valdôtaine.
PresidenteLa parola al Consigliere Martin, per dichiarazione di voto?
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
? no, la parola alla Squarzino è già stata data prima della?, solo per dichiarazione di voto adesso?
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
? no, i proponenti hanno già fatto?, dopo la replica non è possibile.
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
La parola al Consigliere Curtaz.
Curtaz (PVA-cU)Intanto parlo solo se ne ho diritto; io penso di averne diritto.
Non volevo intervenire sennonché mi sembra, e lo voglio dire pacatamente, che ci sia un tentativo, e faccio un ragionamento di tipo politico che alla fine si espliciterà in un'ulteriore osservazione, tentativo a mio avviso riuscito abbastanza maldestramente, di evitare di discutere del merito della mozione concentrandosi sulle opinioni della collega Squarzino, che è stata ampiamente citata sia dal Consigliere Cottino, sia dall’Assessore Pastoret, in maniera anche piuttosto scorretta, sotto due profili.
Ritengo legittimo, ma non pienamente corretto, il modo che ha utilizzato il Consigliere Cottino di estrapolare delle frasi in un contesto più ampio per attribuire all’interlocutore un orientamento.
Ritengo, se possibile, mi consenta, Assessore, ancora più scorretto quanto ha fatto lei di attribuire non delle frasi, ma dei giudizi, dei pregiudizi, delle considerazioni all'interlocutore.
Quando qualcuno scrive o dice qualcosa che forse condividete, vi sembra talmente strano che dovete subito pensare che ci siano delle arrière-pensées e quindi c’è una gara all'interpretazione psicologica di quello che noi non abbiamo detto, ma avremmo voluto dire o di quello che noi penseremmo.
Ho avuto già altre occasioni di richiamare tutti a cercare di essere più tranquilli; ciascuno in questa sede dice delle cose, io credo che ognuno dica quello che pensa e se diciamo delle cose, è perché le pensiamo. Non abbiamo bisogno di qualcun altro che ci faccia l’esegesi di quello che diciamo e che ci venga a dire quello che noi in realtà pensiamo.
Ma non farò io l’errore a cui volete indurci di discutere delle dichiarazioni fatte non so quando dalla Consigliera Squarzino perché voglio entrare brevemente nel merito del problema. C’è un punto che riguarda il metodo e un punto che riguarda il deliberato.
Sul metodo è già stato detto, ma io lo voglio ripetere. La Jeunesse Valdôtaine ha avuto il merito, o per qualcuno il demerito, di porre un problema. Noi abbiamo avuto il merito, o se volete il demerito, di prendere questo problema e di portarlo in questa sede.
Credo che, quando un gruppo politico fa una lettera aperta, lo faccia per suscitare un dibattito. Noi riteniamo che questo dibattito debba essere favorito, come ha auspicato anche il collega Beneforti, soprattutto nell’aula consiliare dove sono seduti i rappresentanti del popolo valdostano. Mi sembra che si sia fatta un'operazione di democrazia, né più né meno. Mi sembra una cosa corretta.
Quindi dietro questo nostro atteggiamento non c’era nessuna forma di demagogia che poi non capisco neanche in cosa consista. Questo della demagogia è un termine usato, abusato, mi sembra che ogni tanto si usi a sproposito perché non vedo cosa c’entri la demagogia con questa mozione.
È stato detto che questa mozione è provocatoria. Io credo che ci sia anche un elemento provocatorio se lo scopo è anche quello di provocare un dibattito in questa sede e mi sembra una cosa positiva perché il confronto è il sale della democrazia.
Questo per quanto riguarda il metodo.
Spero che in sede di dichiarazione di voto sentiremo qualche altro consigliere di maggioranza, perché se su una questione del genere Stella Alpina e i Democratici di Sinistra non dicono niente, è un fatto preoccupante. Peraltro, nel voler definire la nostra un'iniziativa provocatoria - Cottino ha detto che è stata fatta per mettere zizzania all’interno del gruppo dell’Union Valdôtaine -, io vedo il rifiuto di dibattere sul merito.
Perché non ho ancora sentito nessun componente della maggioranza dichiarare il proprio accordo sul merito di questa mozione e il voto favorevole oppure dichiarare la sua contrarietà alla mozione e il voto contrario, non ho sentito dire: "Io voglio il modello scolastico attuale" che non è un modello che va benissimo, ma è un modello che, come dice la mozione, ha garantito la integrazione di culture, ha permesso in questa Regione, e dobbiamo secondo me esserne fieri, farcene un vanto, di accogliere degli immigrati che si sono integrati anche grazie a un modello scolastico.
Siamo d’accordo su questo modello scolastico? Si risponde di sì.
Siamo contro questo modello scolastico e auspichiamo un doppio binario per la scuola valdostana? Si vota no.
Ma non si dice: "Questa mozione è provocatoria, quindi non voto", altrimenti io penso, e qui voglio essere oltre che provocatorio, caro Cottino, anche un po' malizioso che voi non siate in grado di dire sì o no per problemi che avete al vostro interno.
(interruzione del Consigliere Cottino, fuori microfono)
? Speriamo che almeno siano in grado di dirlo le altre forze! Ma dietro questo schermo dell'iniziativa provocatoria, eccetera, c’è il rifiuto, come spesso avviene su nostre iniziative sulle questioni, ad esempio, del referendum sui TIR, di entrare nel merito per non evidenziare difficoltà che probabilmente avete al vostro interno.
Fra l’altro le difficoltà che, e finisco con una battuta, lo dico anche per affetto a Cottino, che vi sono all’interno dell’Union Valdôtaine sono in generale una cosa talmente nota, vissute, esternate, eccetera che non mi sembra che sia una mozioncina di questo tipo, presentata da tre pellegrini come noi, possa evidenziarle di più.
PrésidentLa parole au Conseiller Martin pour déclaration d'intention.
Martin (SA)Per una breve dichiarazione di voto.
Noi non abbiamo l’abitudine, come altre forze politiche, di assumere decisioni in quest’aula relativamente a dibattiti o a risoluzioni intraprese da forze politiche o da organismi facenti riferimento a forze politiche in occasioni di convegni, di congressi, di manifestazioni, eccetera.
Queste decisioni le demandiamo al nostro coordinamento politico per evitare una confusione di ruoli e per evitare di cadere in facili e improduttive provocazioni e strumentalizzazioni.
In quest’aula vorremmo esprimerci su fatti concreti, su provvedimenti che interessano la comunità valdostana e non su dibattiti del tutto legittimi che avvengono altrove.
Questo non significa che come forza politica non possiamo esprimere dei giudizi su prese di posizioni di altri organismi su fatti ben precisi ed importanti come quello riguardante la scuola valdostana, ma in questo contesto, in quest’aula vorremmo rimanere ai fatti e non ai dibattiti svolti altrove, e i fatti ci dicono che questa maggioranza in questa fase non sta lavorando per una doppia scuola pubblica, ma sta lavorando per un modello scolastico plurilingue sul quale noi concordiamo, che ha assicurato ed assicura, come gli stessi presentatori della mozione riconoscono, una crescita culturale dell'intera popolazione in un clima di tolleranza e di rispetto.
Questo, se vogliamo, è il vero fatto nuovo che traspare dalla mozione, ossia il riconoscimento da parte del gruppo dell’Ulivo che la maggioranza su questo tema si sta impegnando nel modo giusto, anche se fino a poco tempo fa lo stesso gruppo aveva detto esattamente il contrario e aveva messo in atto anche azioni piuttosto forti per contrastare questa impostazione.
Ne prendiamo atto con soddisfazione e nel contempo annuncio l’astensione su questa mozione.
Si dà atto che, dalle ore 18,20, riassume la presidenza il Presidente Louvin.
PrésidentLa parole au Vice-président Lattanzi.
Lattanzi (FI)Credo che questa sera un ringraziamento da parte della Jeunesse ai Verdi dovrebbe arrivare perché se non avessimo avuto modo di discutere di questa mozione, probabilmente la Jeunesse non avrebbe avuto il compiacimento di sentire il loro tema portato in quest’aula e così ampiamente dibattuto.
Credo che un pensiero dovreste riconoscerglielo.
Detto questo, visto che il collega Curtaz chiedeva chiarezza, noi questa mozione non la condividiamo perché ha delle premesse che da parte nostra non sono condivisibili perché noi in quest’aula, insieme anche a voi fra l’altro, ci siamo battuti contro questo modello scolastico regionale che non ci piace per mille motivi per cui, con quella premessa che dice che l’attuale fisionomia della scuola valdostana traduce il dettato statutario, il pluralismo, che esprime apprezzamento verso questo modello scolastico, eccetera, come facciamo a votare una mozione che esprime apprezzamento verso un modello scolastico che abbiamo combattuto da quando siamo seduti qua?
Sono tre anni che lottiamo contro questo modello che non condividiamo. Primo aspetto.
Secondo aspetto: la mozione respinge la proposta della Jeunesse. Io credo che sia già stata respinta nella sede dove è stata presentata perché anche noi abbiamo i giovani che dibattono all’interno del nostro partito, fanno delle proposte e credo che anche i nostri giovani sarebbero contenti che si discutesse qui delle loro tematiche ma, per quanto si possa portare rispetto ai giovani, mi risulta che i giovani della Jeunesse abbiamo posto una questione all’interno del loro congresso, noi siamo andati a leggerci quello che ci interessava, gli atti finali di quel congresso e negli atti finali non abbiamo trovato nulla di così preoccupante e devastante, ammesso che sia preoccupante una posizione politica, ma a noi questo non ci preoccupa, siamo liberali e siamo anche pronti al confronto culturale.
Pertanto devo dire che ci è difficile affrontare, come chiede il collega Curtaz, il sì o il no a un tema che è posto in una mozione assolutamente invotabile per noi, per cui ci asterremo.
PrésidentLa parole au Conseiller Fiou.
Fiou (GV-DS-PSE)Ritengo inopportuno che si cerchi in questa assise l’occasione per dare risonanza a una posizione di parte cercando probabilmente qui gli interlocutori che magari fuori di qui è più difficile mettere insieme, soprattutto su un argomento che ha caratterizzato il dibattito interno ad una forza politica e credo che l’andamento quasi solo polemico del dibattito sottolinei questa inopportunità.
Ci sono occasioni e strumenti per il confronto anche fuori di qua che mi paiono più opportuni visto che il tema in oggetto non è in questa fase tema di iniziativa che coinvolga il lavoro concreto di questo Consiglio.
In questo senso giudichiamo strumentale la mozione e per questo motivo siamo intenzionati a non accoglierla però, a scanso di equivoci sul significato del voto che esprimeremo, ricordo brevemente che il nostro partito si è ampiamente pronunciato a suo tempo quando ha messo in campo tutto il suo impegno per la scelta di un'unica scuola bilingue.
Ritengo a tuttora di individuare solo risultati positivi derivati da quella scelta e non intravedo al momento motivi di ripensamento.
Ciò considerato però, ci dichiariamo comunque aperti e sempre disponibili a nuove riflessioni in materia, ma vorrei che venissero create occasioni e sedi più opportune per un vero approfondimento vista la serietà del tema e non solo creare occasioni per schermaglie di parte.
PrésidentLa parole au Président de la Région, Viérin Dino.
Viérin D. (UV)A vrai dire nous n’aurions jamais espéré ou voulu transformer cette Assemblée en un suivi du Congrès de l’Union Valdôtaine mais, vu l’importance que l’on veut attribuer à l’Union Valdôtaine et à son mouvement juvénile, force nous est de nous exprimer.
Cette motion est une provocation politique; d’ailleurs lors du débat, M. Curtaz l’a clairement exprimé. Il a exprimé donc à cette Assemblée quelle était sa véritable volonté.
Oui, modèle, aspect culturel, intégration, mais c’était une volonté d’ordre politique, légitime, mais provocatrice et mystifiante car, sur le plan purement politique, elle est en contradiction évidente avec jugements, opinions, actions et volontés exprimées ici et ailleurs sur ce même thème nous ne pouvons donc qu’avoir une attitude de refus face à cette provocation politique, surtout parce que nous constatons des contradictions à notre avis évidentes.
Tout d’abord, la lettre au Président Prodi: c’est le concept même de liberté d’opinion qui est mis en discussion, surtout quand ce sont d’autres personnes qui se prennent cette liberté. Mais, évidemment, quand il s’agit des Verts, qui politiquement expriment des opinions à Rome et ?uvrent afin que certaines décisions de cette Assemblée, par exemple concernant les réformes institutionnelles, le Statut ou autre, ne soient pas respectées, là c’est tout à fait légitime.
C’est tout à fait légitime également quand M. Beneforti, avec les instances centrales de son parti, exprime aussi des opinions et des avis contraires et personne n’a voulu mettre en discussion ses agissements.
Quand ce sont d’autres qui veulent exprimer un avis, une opinion, alors là il faut aussitôt condamner, il faut aussitôt criminaliser en oubliant?
(commenti da parte del Consigliere Curtaz, fuori microfono)
? oui, en oubliant peut-être, et je le dis à ceux qui prétendent être les paladins et les partisans des libertés au Val d’Aoste, que liberté signifie aussi accepter la diversité et les propositions de ceux qui la revendiquent.
Or, dans cette lettre, au fond qu’est-ce qu’on sollicite? On sollicite une attention et, cet élément que vous ne devez pas oublier, sur la base d’expériences scolaires personnelles, donc sur la base d’un vécu personnel et non pas d’opinion. On sollicite un respect pour cette communauté, pour ses spécificités et pour son identité.
Il y a une volonté mystifiante, disais-je, parce que l’on veut nous faire croire que cette motion est comparable à la discussion d'une proposition de loi. Mais dans ce dernier cas, l’Assemblée était concernée à juste titre et donc elle avait discuté une proposition de loi suite à un débat, à des positions exprimées, par rapport donc à une sollicitation formulée, vis-à-vis d’un problème qui nous intéresse en tout cas, tous.
Il faut lire attentivement, et je cite l’organe officiel de "Jeunesse aujourd’hui", qui souligne cette occasion de confrontation, de réflexion et d’approfondissement afin de s’interroger sur un thème délicat, en analysant ces nuances et les points de vue de chacun dans l’esprit d’une discussion constructive et d’une unité dans la diversité; donc il est opportun, là encore, de rappeler que liberté signifie aussi pouvoir s’exprimer librement, présenter des suggestions, des propositions.
Mais on aurait pu et peut-être aurions-nous pu, là exprimer un avis différent, vu qu’on s’est référé à un débat au sein du congrès d’un mouvement politique, nous proposer la résolution finale du congrès et nous l’aurions peut-être approuvée vu que dans cette résolution finale, qui a été votée à l’unanimité, il y a des propositions concernant l’école où l’on sollicite une reconnaissance de certains éléments qui qualifient notre identité.
Ce qui nous différencie, parce qu’il faut bien dire qu’il y a des positions diverses au-delà de ce qui est exprimé, c’est justement la non-reconnaissance d’une identité, mais surtout des fondements culturels et linguistiques qui justifient cette identité; position politique, mais au moins qu’on l’exprime et qu’on ne vienne pas ici nous dire aujourd’hui qu’il faut faire un rappel au Statut.
Et là encore, quand cela convient, alors il faut se rappeler le Statut. Mais, il faudrait alors toujours se rappeler le Statut, comme il faudrait toujours respecter cet appel à la tolérance parce que nous n’avons pas oublié, Mme Squarzino, l’intolérance qu’il y a eu au mois d’octobre '98. Et vous y êtes pour beaucoup dans cette intolérance et dans son climat!
Alors disons les choses telles qu’elles sont: à l’époque telle une Jeanne d’Arc vous agitiez le drapeau de l’intolérance, on ne pouvait même plus sortir de cette Assemblée! Et vous avez raison parce que vous avez, je veux utiliser vos propos, prêché à l’époque le respect et la tolérance. C’est une mystification parce que ce n’est pas vrai. Aujourd’hui vous dites et vous affirmez exactement le contraire et vous oubliez, peut-être, Mme Squarzino, qu’à chaque action il y a une réaction. Alors du point de vue politique il faudrait réfléchir parce que quand il y a certaines actions après on peut s’attendre aussi qu’il y ait de réactions.
Je veux le dire clairement, car le premier refus, les manifestations d’intolérance, de non-acceptation de cette école bilingue, de non-respect de cette identité linguistique, tout cela ne vient certainement pas de la Jeunesse Valdôtaine. Je l’ai déjà dit lors du débat au mois d’octobre 1998 et je veux le rappeler: il faut qu’il y ait acceptation, mais acceptation signifie qu’il y a un juste équilibre, et donc si nous voulons parler de bilinguisme et de plurilinguisme au moins qu’il y ait un bilinguisme et un plurilinguisme réels et non pas là encore sur la base de ce que l’on estime être la quantité de bilinguisme.
Donc, il est vrai, nous devons continuer nos efforts pour qu’il y ait une application intégrale des dispositions statutaires. Mais, si nous devons réaliser cette école valdôtaine, à laquelle nous tous aspirons, nous ne pouvons pas par contre accepter de continuer à avoir des refus. Nous disons, et nous l’avons dit à l’époque, que la situation actuelle n’est pas une situation figée et qu’elle peut être modifiée; tout dépend du respect, de l’acceptation et de l’application d’une école entièrement valdôtaine.
Je termine en disant que si nous voulons prendre conscience et éviter que d’autres solutions ne soient envisageables, vu que le résultat qui en découle est trop important pour notre communauté, son existence même en tant que peuple étant en jeu, nous devons, nous tous, avoir le sens des responsabilités.
Et si nous voulons améliorer la situation, nous ne pouvons pas accepter une provocation politique qui est teintée, je regrette de le confirmer, de démagogie et qui est instrumentale. C’est pour cette raison que nous voterons contre cette motion.
PrésidentLa parole au Conseiller Curtaz pour déclaration d'intention.
Curtaz (PVA-cU)Ovviamente annuncio il voto favorevole del nostro gruppo alla mozione, ma volevo ancora prendere ai colleghi non più di due o tre minuti per fare alcune osservazioni pacate alla fine del dibattito.
Abbiamo sottolineato in apertura come scopo della nostra mozione fosse essenzialmente quello di suscitare un dibattito su una questione interessante; credo che, pur con tutti i limiti che questo dibattito ha avuto, con anche qualche piccola deriva, certe polemiche che sono emerse di tanto in tanto, lo scopo sia riuscito. Bene o male tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio si sono espresse su questo tema piuttosto importante.
Io ritengo che si sia andati un po' al di là nella discussione rispetto a quelli che sono i contenuti scritti della mozione che voleva far esprimere il Consiglio su un modello piuttosto che un altro senza poi entrare sui contenuti di quel modello, quindi si dice un'unica scuola valdostana sì, due scuole valdostane no: era questo che chiedeva la mozione. Noi ovviamente siamo per un'unica scuola pubblica valdostana per le ragioni che sono espresse nella mozione, fra l’altro per niente polemica, non c’è nella mozione nessuna critica nei confronti di nessuno, se non in toni del tutto pacati e tranquilli.
Mi sembra che, al di là delle intenzioni di voto che sono state manifestate, il Capogruppo della Stella Alpina abbia sottolineato la validità di questo modello anche se poi il voto di astensione annunciato, ma è una mia manifestazione personale, è in contrasto con quanto ha sostenuto il Capogruppo Martin; mi sembra che sulla stessa posizione si sia pronunciato anche il Capogruppo dei Democratici di Sinistra, Fiou, al quale voglio contestare benevolmente solo un'affermazione: quella che la mozione non sia lo strumento per dibattere di queste cose.
Io non capisco questo modo di ragionare, si dice sempre e giustamente che il Consiglio ha perso la centralità del dibattito politico, che il Consiglio è un mero certificatore di decisioni prese altrove, dunque penso che lo strumento della mozione, come della risoluzione, siano strumenti adeguati per portare il dibattito politico su queste questioni in quest’aula perché in caso contrario non ci arriverebbe?
Fiou (fuori microfono) ? il rischio è che non dibattiamo quello che concerne le decisioni?
Curtaz (PVA-cU)? questo è vero. Do atto che c’è il rischio che la discussione trascenda, ma non mi sembra un rischio così drammatico e non si è verificato tale.
Per quanto riguarda?, ma lo dico per mia incapacità, non ho capito bene la posizione sul merito dell’Union Valdôtaine, ma ripeto che è per mia incapacità perché ho capito che ha definito questa iniziativa strumentale. Cottino si astiene, Pastoret si astiene, il Presidente vota contro, ma non ho capito qual è la posizione sul merito.
Posizione legittima, personalmente assolutamente non condivisibile, quella annunciata dal Consigliere di Forza Italia. Mi sia consentita una battuta al Consigliere Lattanzi, sperando di non offenderlo, visto che lui ha fatto una battuta su di noi: fino a qualche tempo fa Lattanzi preferiva indirizzare le battute all’indirizzo dei componenti della maggioranza, da quando è stato eletto Vicepresidente con i voti della maggioranza le battute le indirizza preferibilmente all’altro gruppo di opposizione.
PrésidentLa parole au Conseiller Cottino.
Cottino (UV)Je m’excuse avec le collègue Marguerettaz qui espérait que le débat est terminé, mais je serai très concis.
Première question: maître Curtaz n’a pas eu le bon goût de suivre tout le débat car je n’ai pas dit qu’il aurait eu une voix d’abstention; je le prie vivement d’aller écouter l’enregistrement parce que cela n’est absolument pas vrai.
Deuxième question concernant le style et le ton du débat: là j’invite encore une fois le Chef du groupe de La Valle d’Aosta per l’Ulivo à aller écouter l’enregistrement à propos de certaines affirmations faites par son collègue à propos de celui qui a signé la lettre qui a été adressée à M. Prodi parce qu’il pourrait avoir des surprises. Il s’apercevra que les choses qu’il vient de dire ne sont absolument pas vraies.
En effet le groupe de l’Union Valdôtaine, comme l’a déjà dit le Président de la Région, votera contre cette motion et c’est une décision qu’on a prise pas dans cette salle, mais déjà auparavant.
PrésidentJe soumets au vote la motion:
Conseillers présents: 32
Votants: 19
Pour: 3
Contre: 16
Abstentions: 13 (Collé, Comé, Ferraris, Fiou, Frassy, Lattanzi, Lavoyer, Marguerettaz, Martin, Nicco, Piccolo, Tibaldi et Viérin M.);
Le Conseil n’approuve pas.