Oggetto del Consiglio n. 1852 del 21 febbraio 2001 - Resoconto
OGGETTO N. 1852/XI Salvaguardia e ampliamento delle aree naturali di esondazione dei corsi d’acqua ed interventi di delocalizzazione nell’ambito del piano di interventi straordinari post-alluvione. (Interrogazione)
Interrogazione Presa visione del "Piano di interventi straordinari per il ripristino delle opere danneggiate e per la prevenzione dei rischi a seguito dell’evento alluvionale di ottobre 2000", approvato dalla Giunta regionale con delibera n. 73 del 22 gennaio 2001;
Considerato che tra le linee di intervento strategiche perseguite dal Piano c’è quella di "salvaguardare, e ove possibili, ampliare le aree naturali di esondazione dei corsi d’acqua" e, ancora, limitare gli interventi artificiali di contenimento delle piene a scapito dell’espansione naturale delle stesse, e privilegiare, per la difesa degli abitati, interventi di laminazione controllata, al fine di non aumentare il deflusso sulla aste principali e in particolare sull’asta del Po";
Tenuto conto che nell’elencare i diversi interventi, se ne è indicato il settore, ma non la finalità e le caratteristiche dell’opera, dato anche l’ingente numero di interventi previsti nel Piano;
Considerando che ogni intervento è coerente con le finalità indicate nella premessa al Piano;
Ricordando che comunque in alcuni casi occorrerà procedere alla delocalizzazione, per garantire l’incolumità degli abitanti;
la sottoscritta Consigliera regionale
Interroga
l?Assessore competente per sapere:
1) quante e quali opere previste nel Piano sono coerenti con le due finalità ricordate in premessa;
2) se sono previsti lavori in immobili nelle zone che dovranno essere interessate dalla delocalizzazione.
F.to: Squarzino Secondina
Président La parole à l’Assesseur au territoire, à l’environnement et aux ouvrages publics, Vallet.
Vallet (UV)Le indicazioni richiamate nel testo dell'interrogazione si riferiscono alle linee strategiche da seguire per la progettazione degli interventi.
Come abbiamo indicato nel capitolo specifico del piano relativo agli interventi sui corsi d’acqua, come introduzione all’elenco degli interventi, sono state illustrate le caratteristiche generali e le finalità degli interventi stessi. Quindi, rispondendo alla prima domanda, in linea generale dirò che tutti gli interventi ricompresi nel Piano dovranno essere coerenti non solo con le due finalità indicate nella premessa dell'interrogazione, ma con le altre evidenziate che poi brevemente riassumerò.
Infatti in questa fase, e quindi per quanto riguarda gli interventi ricompresi nel piano, è prevista solo la realizzazione delle protezioni lungo i tratti di asta fluviale danneggiati che determinano condizioni di potenziale pericolo per l'incolumità della popolazione o in cui si sono verificati danneggiamenti delle infrastrutture o che sono tali da mettere in pericolo la popolazione o l'integrità e la funzionalità delle infrastrutture stesse.
L’intervento che verrà realizzato tuttavia potrebbe anche, e questo ho già avuto modo di dirlo in altra occasione, non avere carattere definitivo in quanto gli studi che verranno effettuati in seguito relativamente alla dinamica del corso d’acqua potranno permettere di decidere se tale intervento sia compatibile con l’assetto definito del corso d’acqua che garantisca un sufficiente livello di protezione degli insediamenti e delle infrastrutture poste nelle sue immediate vicinanze.
Gli studi che saranno portati avanti parallelamente alla realizzazione degli interventi urgenti si pongono come obiettivo quello di analizzare la dinamica della Dora Baltea e delle principali aste torrentizie affluenti.
Per quanto riguarda la Dora Baltea dirò che in un incontro che ho avuto nella mattinata di ieri a Parma con il Segretario generale dell’Autorità di bacino del fiume Po abbiamo concordato che dello studio che riguarda la Dora Baltea si faccia carico l’Autorità di bacino e questo per avere una visione di carattere generale e un assetto della Dora che deve essere compatibile non solo con i nostri problemi, ma riguardare anche il tratto di asta della Dora che è fuori dalla Regione Valle d’Aosta e questo perché credo sia opportuno che di uno studio della sistemazione della Dora, che riguarda anche per alcuni tratti il territorio piemontese, si faccia carico un'autorità che è superiore alle due singole Regioni.
L’analisi condotta mediante l’applicazione di modelli idraulici permette, attraverso le elaborazioni effettuate a partire dai dati geomorfologici del territorio, di ipotizzare diversi scenari riconducibili a potenziali eventi di piena, mettendo in evidenza le aree esposte a maggior rischio.
Lo studio dei diversi scenari potrà permettere una futura progettazione delle opere di sistemazione idraulica tale da tenere conto di tutti i complessi aspetti legati soprattutto all'erosione, al deposito del materiale, alla laminazione delle portate al colmo di piena e alla verifica del comportamento dei corsi d’acqua in corrispondenza delle confluenze fra i torrenti laterali e la Dora stessa. Solo con un'analisi a scala regionale si potrà quindi operare in maniera ottimale e sul controllo e sull’assetto del reticolo idraulico dell’intero bacino valdostano.
Per quanto riguarda le finalità e i criteri a cui devono attenersi i progetti delle opere urgenti, inseriti nei piani di cui riferivo prima, rapidamente dirò che il ripristino delle strutture poste in prossimità dei corsi d’acqua dovrà tenere in debita considerazione la dinamica fluviale, rispetto alla quale l’interferenza dovrà essere trascurabile anche per le soluzioni tecniche adottate.
I servizi e le vie di comunicazione dovranno essere localizzati il più possibile a margine delle aree fluviali erose, al fine di salvaguardare le aree esondabili che il corso d’acqua si è creato.
Gli interventi che interferiscono con i corsi d’acqua devono quindi garantire il mantenimento delle aree esondabili, evidentemente quelle disponibili al momento, che permettono al corso d’acqua di espandersi lateralmente riducendo i valori di portata in transito nel corpo idrico.
Per quanto riguarda la ricostruzione dei ponti, questa dovrà avvenire sulla base delle direttive dell’Autorità di bacino del fiume Po, direttive peraltro già note e pubblicate.
Nelle aste fluviali, dove il corso d’acqua ha ampiamente divagato, non è possibile ipotizzare nei tempi ristretti previsti dall'ordinanza l’assetto idraulico definitivo; si dovrà pertanto operare per ripristinare una sede di deflusso di magra, proteggere puntualmente le eventuali infrastrutture presenti e impedire con strutture precarie il progredire delle eventuali erosioni di sponda in atto.
Gli interventi elencati nel piano dovranno essere pertanto coerenti con le indicazioni sopra richiamate e nella fase di approvazione dei progetti, che avverrà in sede di Conferenza dei servizi, potrà essere effettuata la verifica della coerenza dell’intervento stesso con i criteri che ho citato.
Da notare ancora che problemi di coerenza con i criteri indicati non dovrebbero essercene. Voglio evidenziare la questione che, per quanto riguarda gli interventi urgenti che abbiamo definito in priorità 1a) e 1b) nel nostro programma, si tratta mediamente di interventi di modesta dimensione, puntuali, mediamente di importi intorno al mezzo miliardo di lire.
Per quanto riguarda la seconda questione che viene posta nell’interrogazione, che riguarda: "se sono previsti lavori in immobili nelle zone che dovranno essere interessate dalla delocalizzazione", abbiamo avuto modo di parlare più volte della problematica della delocalizzazione; al momento, la Giunta regionale ha adottato una deliberazione l’11 dicembre 2000, la n. 4.268, con la quale abbiamo approvato le istruzioni da fornire ai Comuni sul comportamento da tenere per quanto riguarda gli aspetti urbanistici in relazione all’evento alluvionale. Nelle aree dissestate sono ammessi solo interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici, a condizione che gli stessi non siano stati compromessi dal punto di vista strutturale.
Ad oggi non sono state individuate aree nelle quali effettuare la delocalizzazione. Il processo per l'individuazione è di competenza comunale e richiederà tempi - ho già avuto modo di dirlo in III Commissione quando abbiamo affrontato l’argomento - che non saranno sicuramente brevi.
Gli interventi previsti sugli immobili pubblici danneggiati si riferiscono principalmente a strutture sportive, per lo più campi sportivi, e per quanto riguarda Nus ad edifici scolastici e alla sede del poliambulatorio.
Per tali immobili, per la loro ubicazione, per l'entità dei danni subiti, per quanto riguarda Nus in particolare, per l’urgenza di ripristinarne la funzionalità, non si prevede alcuna delocalizzazione.
PrésidentLa parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Ringrazio l’Assessore per la risposta articolata con cui ha sostenuto con foga l’operato del suo Assessorato.
Io credo che effettivamente ci debba essere una coerenza fra le indicazioni che sono state date in premessa e poi tutta la serie di opere che vengono individuate.
Tuttavia ci sono alcuni elementi critici che io le vorrei sottolineare. Primo elemento critico: lei ha detto: "Molti interventi non sono definitivi". Concordo con lei?
(interruzione dell’Assessore Vallet, fuori microfono)
? potrebbero anche non essere definitivi; capisco anche che in alcuni casi occorra comunque intervenire prima di poter fare degli studi più accurati.
Ma mi preoccupa, Assessore, il lavoro che viene fatto sugli alvei dei fiumi, indipendentemente dagli studi accurati e dalle analisi delle cause dell'alluvione. Volevo mettere l'accento con questa interrogazione su due tipologie di opere: "adeguamento sezione alveo" e "rispristino alveo dei torrenti".
In questo momento temporaneo ci si limita a ripristinare l’alveo precedente l’alluvione o ad adeguare la sezione dell’alveo precedente all’alluvione? E queste opere le facciamo, come lei ha detto nel suo intervento, cercando di garantire il deflusso di magra.
Da un punto di vista teorico potrebbe andar bene, se non sapessimo però che fra pochi mesi ci troveremo di fronte al problema del disgelo, al problema delle piogge: ricordiamo che maggio è un periodo che fa da contraltare a ottobre/novembre, cioè è l’altro momento cruciale dell’anno in cui possono verificarsi dei problemi per quanto riguarda il troppo pieno di fiumi e di torrenti.
Le espongo la mia preoccupazione: se noi facciamo queste opere urgenti tenendo conto dell’alveo precedente l’alluvione, forse non siamo attrezzati per il momento in cui, magari a maggio, non ci sarà più solo un deflusso di magra, ma ci sarà deflusso di piena.
E questo vale per una serie di torrenti, dove si vede qual è stato il terreno coperto dall’esondazione e in cui l'alveo viene riportato nuovamente nella sezione precedente, aumentando al massimo l’altezza delle sponde. A nostro avviso questa tipologia di opere non è coerente con i principi che sono elencati nella premessa del Piano dei lavori.
Sarà interessante verificare nella fase di approvazione dei progetti se effettivamente le opere che sono state presentate sono coerenti con le indicazioni del piano e se effettivamente in quella sede viene fatta la verifica della coerenza.
L’ultimo aspetto su cui intendo attirare l'attenzione riguarda la delocalizzazione: nel piano vengono previste delle opere di difesa di zone che sono collocate in zone golenali.
Penso alla cascina Trèves a Montjovet, e mi chiedo se noi dobbiamo, in occasione di ogni alluvione, spendere 700-800 milioni, per rifare la difesa spondale di un fiume che dovrebbe proteggere una struttura agricola costruita in zona esondabile, in zona golenica. Su questo punto non concordo ancora con lei, Assessore, nel senso che la Giunta non può dire che il problema della delocalizzazione è un problema degli enti locali.
Su questo problema, Assessore, la logica va cambiata, va ribaltata; ci deve essere un momento di accordo, di presa di posizione comune, Regione ed enti locali, sulla base di priorità definite e sostenute dalla Regione.