Oggetto del Consiglio n. 1831 del 7 febbraio 2001 - Resoconto
OGGETTO N. 1831/XI Risultanze dei controlli effettuati sugli allevamenti bovini e sulla qualità dei mangimi somministrati. (Interrogazione)
Interrogazione Premesso che anche in Italia si sono registrati, sino ad oggi, due casi sospetti di mucca pazza e che sussiste la probabilità che tramite i test emergano altri casi di BSE;
Constatato come le emergenze in materia di alimentazione creano il disorientamento nei Consumatori, e creano danno ai produttori e rivenditori;
A conoscenza, pertanto, della necessità di restituire alle famiglie la tranquillità su un alimento di prima necessità di cui sono consumatrici;
Preso atto che le farine animali, per l’alimentazione degli erbivori sono vietate dal 1994, e che ogni uso delle stesse rappresenta un illecito da parte dei produttori di mangimi e degli allevatori;
Constatato che gli animali malati immessi sul mercato alimentare umano hanno esposto, ed espongono, a rischio gli inconsapevoli Consumatori e creano danno agli allevatori e produttori di mangimi onesti;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interroga
la Giunta regionale e l’Assessore competente per conoscere:
1) l’esito dei controlli effettuati nella Regione, sia per quanto riguarda gli allevamenti che la qualità dei mangimi;
2) a seguito delle ricerche avviate, se sussistono pericoli nel consumo del latte;
3) la quantità dei bovini che provengono da mercati esterni alla Valle d’Aosta.
F.to: Beneforti
PresidenteLa parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Vicquéry.
Vicquéry (UV)Non è certo la prima volta che si registra in patologia umana una responsabilità dell’alimentazione in molteplici stati morbosi. È già successo infatti con il vino al metanolo in Piemonte, con l’olio di colza in Spagna, con il formaggio contaminato dall’alisterio in Francia, con la diossina in Belgio e quant’altro.
In nessuno di questi casi si è però verificata una contrazione così forte dei consumi del prodotto individuato come responsabile dei decessi, come sta avvenendo a causa della BSE per la carne bovina.
Di sicuro le dichiarazioni di molti responsabili politici e tecnici, amplificate ovviamente dai mass media, hanno provocato una situazione di vero e proprio terrorismo sanitario, che ha coinvolto pesantemente non solo gli operatori del settore, allevatori, macellai, aziende di produzione di farine e di carne, eccetera, ma anche quello degli addetti alla vigilanza e al controllo sulla salubrità degli alimenti: Ministero della sanità, Istituto superiore di sanità, istituti zooprofilattici e sperimentali, servizi veterinari.
Ciò ha determinato perdite economiche non ancora quantificabili nel settore agrozootecnico e una caduta di immagine degli organismi deputati al controllo. In Valle d’Aosta tutti gli allevamenti sono sottoposti a visite di vigilanza con regolarità e ben più di due volte all’anno, così come previsto dal decreto ministeriale del 7 gennaio 2000, riguardante il sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica della encefalopatia spongiforme bovina.
In occasione delle operazioni di bonifica sanitaria negli allevamenti bovini e ovicaprini, il veterinario ufficiale competente per territorio verifica anche la tipologia degli alimenti somministrati negli animali con un controllo accurato dell'etichettatura. Tali controlli, estesi anche alle rivendite di mangime, non hanno mai evidenziato negli ultimi anni la presenza di mangimi che contenessero proteine animali trasformate.
Per quanto riguarda i campionamenti, nell’anno 2000 sono stati effettuati 13 prelievi per la ricerca di farine di origine animale, 9 in allevamento e 4 presso le rivendite, di cui 7 sono risultati negativi mentre degli ultimi 6, inviati nel mese di dicembre, non si hanno ancora gli esiti di laboratorio. Per 10 campioni è stata richiesta anche la composizione quali-quantitativa.
Si fa presente che in Valle d’Aosta esiste un solo mangimificio, che fra l’altro reinsacca mangimi prodotti da uno stabilimento della Regione Piemonte, i quali sono sottoposti dal Servizio veterinario della Regione Piemonte regolarmente a controllo e a campionamenti programmati.
L’Assessorato alla sanità ha dato disposizione ultimamente perché sia attivato da parte dell’unità budgetaria igiene degli allevamenti, in collaborazione con i Carabinieri del NAS, un piano ulteriore coordinato di controllo riguardante il settore dell’alimentazione animale, utilizzando anche personale tecnico distaccato presso l’Assessorato alla sanità; personale che era già stato utilizzato e che è attualmente utilizzato per la HACCP. Gli interventi saranno mirati con l’obiettivo di verificare l’assenza di proteine animali trasformate nei mangimi presenti negli esercizi di vendita al minuto e negli allevamenti. Gli esami saranno successivamente effettuati direttamente presso la sezione zooprofilattica di Aosta, che in tempi brevissimi sarà dotato di un apposito laboratorio.
Per quanto riguarda la seconda domanda, non ci sono al momento informazioni scientifiche che indichino il latte come materiale specifico a rischio, e quindi da eliminare dal consumo alimentare, tant’è che il decreto ministeriale che ho citato prima del 7 gennaio 2000 non prevede assolutamente interventi di sequestro e distruzione del latte. Rispetto alla terza domanda, il numero di bovini provenienti dai mercati esterni alla Valle d’Aosta, generalmente dalla Regione Piemonte, nell’anno 2000 è stato di 3000 capi circa su 7000 macellati, corrispondenti al 43 percento dei soggetti avviati alla macellazione.
Per fronteggiare tale situazione, è stata costituita la settimana scorsa una "task force", coordinata dal collega Perrin, che vede coinvolte tutte le organizzazioni di categoria con l’obiettivo di apportare i necessari interventi che spaziano dal sostegno all’economia locale, al perfezionamento delle procedure di etichettatura della carne, all'informazione corretta ai cittadini. Ribadisco pertanto che l’allarme sanitario è assolutamente ingiustificato.
In Valle d’Aosta per di più la carne cosiddetta "autoctona" è garantita da un sistema di controllo all’avanguardia, pertanto l’invito che mi sento di fare, congiuntamente al collega Perrin, è il seguente: consumare carne valdostana; per la carne proveniente da altri mercati consumare le parti muscolari, cioè senza osso, preferibilmente di animali giovani.
PresidenteLa parola al Consigliere Beneforti.
Beneforti (PVA-cU)Fa piacere sentire che nella nostra regione il controllo avviene forse in forma più intensiva rispetto anche ad altre regioni, perché è giusto e doveroso intervenire per proteggere la salute dei nostri cittadini. Fa piacere sentire che sussiste la volontà, qualora si renda necessario, di denunciare i casi di colpevolezza che si potrebbero riscontrare.
Di fronte a un problema come questo, quelli che hanno allarmato i consumatori e provocato danni gravi agli allevatori onesti e agli operatori della filiera produttiva e commerciale, a seguito del crollo delle vendite sul mercato delle carni bovine, sono coloro che hanno fatto divenire gli erbivori carnivori.
Questa è la realtà, perché se non avveniva questo, non c’era, né l’allarme né il terrorismo che sottolineava ora l’Assessore.
Ritengo che si debba intervenire adeguatamente, in modo da eliminare ogni superficialità nel proteggere il bestiame e garantire che carni e prodotti derivati siano sicuri. Non dobbiamo permettere deroghe all’obbligo dei test, occorre denunciare e condannare qualsiasi azione e violazione di leggi finalizzate al conseguimento di un illecito profitto sui consumatori, sia da parte degli allevatori che dei produttori di mangimi animali.
In sostanza, occorre restituire alle famiglie la tranquillità e la certezza su un alimento di prima necessità come la carne. Comprendo lo stato d’animo degli allevatori, in particolare dei nostri, ma devono anche rendersi conto dello stato d’animo che si è creato fra in consumatori che si sentono ingannati da coloro che, come dicevo, hanno trasformato gli erbivori in carnivori.
Del resto, che i consumatori si sentano ingannati e preoccupati lo dimostra il calo delle vendite, per cui solo ricreando la fiducia nei consumatori, il mercato può riprendere e battere le speculazioni che oggi avvengono e quelle che fino ad oggi sono avvenute sui mangimi.
In conclusione dico che anche in Valle d’Aosta dobbiamo, per non avere sorprese, intensificare e portare avanti i controlli che sono stati decisi, perché i controlli devono avvenire sui mangimi e nel percorso che l’animale fa dalla stalla alla tavola. Solo così ricreiamo la fiducia nei nostri cittadini e riportiamo i nostri allevatori alle vendite che avevano fino ad oggi. Altrimenti la gente non si accosterà al mercato della carne bovina, ma si indirizzerà verso le carni bianche e verso altri alimenti. Pertanto è un dovere di tutti noi fare in modo, anche nell’interesse dell’agricoltura valdostana, di ricreare quella fiducia che è necessaria perché la gente non abbia più paura delle gravi malattie che possono portare certi mangimi ai bovini, come è avvenuto all’estero.