Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1802 del 24 gennaio 2001 - Resoconto

OGGETTO N. 1802/XI Iniziative per la ricostruzione e la messa in sicurezza delle zone danneggiate dall’alluvione. (Interpellanza)

Interpellanza Premesso che:

- l’alluvione di ottobre ha devastato numerosi immobili;

- le opere di ricostruzione non possono prescindere da una preliminare valutazione di fattibilità della messa in sicurezza dei luoghi;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l’Assessore ai Lavori Pubblici per sapere:

1) quanti siano i nuclei familiari ad oggi fuori dalla propria abitazione in conseguenza degli eventi alluvionali;

2) quanti siano gli immobili distrutti, o comunque non recuperabili, con distinzione tra prime case, residenze secondarie e immobili sedi di attività produttive;

3) quali delle aree colpite dall’alluvione sono state dichiarate inedificabili o per quali è prevedibile l’inagibilità;

4) se è prevista, ed entro quando, l’attuazione della procedura di delocalizzazione di cui alla legge 267/98.

F.to: Frassy - Tibaldi - Lattanzi

Président La parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI)Con questa interpellanza cerchiamo di acquisire ulteriori elementi sul dopo-alluvione; al di là delle cose che abbiamo già avuto modo di dire in iniziative che sono state presentate dal nostro gruppo nei giorni immediatamente successivi all'alluvione, con questa interpellanza vorremmo capire le tempistiche che porteranno a risolvere le situazioni che a livello di privati sono ancora in fase di definizione.

Nella III Commissione l’Assessore aveva fatto un'anticipazione di ciò che la Giunta avrebbe deliberato lunedì scorso. Le delibere che la Giunta ha adottato in riferimento alle problematiche create dall'alluvione riguardano interventi di tipo pubblico, che devono essere effettuati da regione e comuni. Diversa è la tempistica, diverse le esigenze che i privati dovranno quanto prima affrontare nella certezza degli strumenti normativi. E cercherò di spiegarmi meglio.

Sappiamo che oggi ci sono due problemi che riguardano i privati colpiti dal "fenomeno alluvione": un problema di carattere economico-finanziario, ed è il problema che riguarda l’accesso alle risorse previste dalle diverse norme e statali e regionali, che consentono di ottenere contributi per la ricostruzione e a ristorno dei danni subiti. Ma una parte di queste norme è per certi versi subordinata e condizionata ad una politica di regolamentazione del territorio: il "decreto Soverato" convertito in legge prevede in maniera chiara che coloro che hanno avuto l’abitazione distrutta o non più ripristinabile hanno diritto ad una determinata procedura di finanziamento.

Ebbene, si tratta di fare chiarezza su cosa si debba intendere per "abitazioni non più ripristinabili", anche perché la normativa regionale e la delibera recentemente adottata dalla Giunta riteniamo che non creino elementi di sufficiente chiarezza per far sì che possano ottenere in tempi rapidi i finanziamenti anche coloro i quali la casa non l’hanno distrutta, ma che molto probabilmente non potranno più ripristinarla.

Perciò i punti 3 e 4 sono strettamente connessi nell'interpellanza in quanto, domandando se sono state dichiarate inedificabili delle aree, noi vogliamo capire se immobili teoricamente e tecnicamente recuperabili saranno recuperati oppure attraverso altre procedure saranno impediti interventi di recupero.

È evidente che questo aspetto si lega in maniera molto stretta alle procedure dei piani di bacino, in quanto la legge qui citata, la legge dello Stato n. 267/1998, prevedeva che a seguito dei piani di bacino venissero individuate delle aree ove i privati potevano optare per la delocalizzazione del proprio immobile. E qui chiaramente il caso è diverso perché dai contributi per il risarcimento passiamo a quei provvedimenti di prevenzione che ci fanno dire che è opportuno delocalizzare immobili che non sono stati coinvolti direttamente dagli eventi alluvionali, che per un insieme di casi fortunosi ne sono rimasti indenni, ma non è detto che lo possano rimanere la prossima volta.

Allora vorremmo capire con quali tempistiche l’Assessore, e dunque la Giunta, ritiene di arrivare alla definizione di queste situazioni, anche perché senza definire cosa si intenda per "immobile non ripristinabile" difficilmente quei privati potranno accedere ai fondi dello Stato.

Al di là di questi due punti, che sono gli ultimi due, ma non per questo i meno importanti, ci sono altri due punti all’inizio dell'interpellanza, con i quali chiediamo dei dati, che immaginiamo siano nella disponibilità dell’Assessore, e sono i dati relativi ai nuclei familiari che ad oggi sono al di fuori della propria abitazione, e in riferimento agli immobili distrutti o comunque non recuperabili vorremmo sapere fra case, residenze secondarie e attività produttive qual è il dato in possesso dell’Assessore.

Président La parole à l’Assesseur au territoire, à l’environnement et aux ouvrages publics, Vallet.

Vallet (UV)La situazione aggiornata al 18 gennaio scorso, per quanto riguarda il numero totale degli evacuati, è la seguente (e poi darò al Consigliere Frassy un riepilogo con le cifre indicate): sono 254 persone evacuate, corrispondenti a 116 nuclei familiari, prevalentemente nei Comuni di Pollein (26), Donnas (29), Nus (27), Fénis (12), Cogne (7) e Charvensod (7).

Per quanto riguarda invece gli immobili distrutti o comunque non recuperabili con distinzione fra prime case, residenze secondarie e immobili sedi di attività produttive, anche qui la situazione aggiornata al 18 gennaio 2001 è la seguente: 22 prime case distrutte o non recuperabili, 19 residenze secondarie, 5 immobili sedi di attività produttive distrutti e non recuperabili.

Per quanto riguarda le questioni poste ai punti 3 e 4 dell’interpellanza, sostanzialmente riferibili al problema della delocalizzazione, la risposta sarà articolata e anche abbastanza complessa. Ricalca peraltro i ragionamenti che già abbiamo fatto in III Commissione la settimana scorsa.

L’individuazione delle aree inedificabili è una competenza che la legge regionale n. 11/1998 attribuisce ai Comuni. Sui ritardi da parte di alcuni di essi abbiamo già avuto modo di dire rispondendo ad altre iniziative sull’argomento, quindi credo di non doverci ritornare.

In relazione alla disciplina urbanistica da applicare la Giunta regionale ha inteso, con la sua deliberazione n. 4268 dell'11 dicembre scorso, approvare "le istruzioni", così le abbiamo definite, concernenti il comportamento che i Comuni sono tenuti ad adottare dal punto di vista urbanistico in relazione ai recenti eventi alluvionali del mese di ottobre, trasmettendo a tutti i Comuni l’apposita cartografia predisposta per l'individuazione e la perimetrazione delle aree che risultano essere state colpite dai recenti fenomeni calamitosi.

Nel merito del provvedimento abbiamo già avuto modo di dire ampiamente in commissione, quindi non ritornerò sul contenuto. Mi limiterò a dire che con questo provvedimento e nelle aree individuate sulla cartografia 1:5000 di cui ho detto prima, riferite alle aree interessate dall’evento dell’ottobre 2000, e nelle aree identificate dal piano per l’assetto idrogeologico, cosiddetto "PAI", individuate per la presenza di rischio idrogeologico, sono di fatto vietate e la nuova costruzione e la ricostruzione.

Nelle aree dissestate non è consentito alcun intervento edilizio eccedente la manutenzione ordinaria, la manutenzione straordinaria, che devono comunque riguardare manufatti che sono integri strutturalmente.

Tale provvedimento ha carattere di provvisorietà ed è quindi da intendersi come misura di salvaguardia in attesa che i Comuni procedano alla perimetrazione delle aree a rischio, così come previsto dalla legge n. 11/1998.

Tale perimetrazione assumerà quindi una valenza prescrittiva definitiva, modificando ove è il caso anche le destinazioni urbanistiche preesistenti in contrasto con le condizioni di rischio rilevate.

Questa procedura risulta più restrittiva, anche se analoga a quanto stabilito dalla legge n. 365, la "legge Soverato", che così come la precedente, la n. 267/1998, cosiddetta "legge Sarno", introduce misure temporanee di salvaguardia in attesa che siano approvati i piani di assetto idrogeologico, ai sensi della legge n. 183/1989.

Per quanto riguarda invece la questione della delocalizzazione così come introdotta dalla legge n. 267/1998, bisogna dire che questo tema è stato affrontato non solo dalla n. 267/1998 ma anche dalla legge n. 228/1997, legge che ha convertito il decreto legge n. 130/1997, recante "Disposizioni urgenti per prevenire e fronteggiare gli incendi boschivi sul territorio nazionale, nonché interventi in materia di protezione civile, ambiente e agricoltura", conseguente agli eventi alluvionali del novembre 1994.

L’articolo 4 quinquies della legge n. 228/1997 stabilisce che i titolari di imprese industriali, artigianali, commerciali, di servizi, turistico-alberghiere, di insediamenti ricompresi nelle fasce fluviali soggette a vincolo derivante dalle delibere adottate dall’Autorità di bacino, e quindi per quanto ci riguarda i Comuni che vanno dalla confluenza della Grand Eyvia fino al confine della regione, quindi da Aymavilles a Pont-Saint-Martin, possono entro due anni dall’entrata in vigore della legge accedere a crediti agevolati, destinati alle attività produttive danneggiate dagli eventi alluvionali che hanno colpito l’Italia settentrionale nel novembre 1994, allo scopo di rilocalizzare in condizioni di sicurezza la propria attività, al di fuori delle citate fasce fluviali, nell’ambito del medesimo Comune o di altri comuni distanti non più di 30 km. I finanziamenti previsti sono concessi fino al 95 percento della spesa prevista se non superiori a 2 miliardi, il 75 percento per spese fino a 7,5 miliardi e fino al 50 percento per spese superiori a 10 miliardi. Sono finanziamenti a tasso agevolato.

Il termine per le richieste era fissato al 19 luglio 1997, prorogato poi al 31 dicembre 2000.

Nel provvedimento di conversione del "decreto Soverato", su sollecitazione della Regione Piemonte, sono stati prorogati i termini di presentazione al 31 dicembre 2001 e sono stati rivisti anche i termini delle coperture finanziarie. I benefici sono estesi anche per le civili abitazioni, ma solo per la Regione Piemonte e in relazione agli edifici danneggiati dall’alluvione del 1994.

Quindi la norma, nel suo insieme, si riferisce alle attività produttive danneggiate dall’evento del 1994.

L’Assessorato regionale all'industria aveva a suo tempo, e questo in relazione alla n. 267, avviato un censimento delle industrie a rischio in Valle d’Aosta, rilevando l’interesse alla delocalizzazione di un ventina di imprese, che avevano però poi tutte rinunciato per la scarsa remunerabilità delle agevolazioni previste.

Ad oggi il finanziamento della legge, stando a quanto previsto dalla legge n. 365/2000, è basato sulle economie derivanti dagli investimenti previsti dalle leggi del 1995 per l’alluvione del novembre 1994.

Tali economie complessivamente dovrebbero ammontare a circa 2000 miliardi, che non sono però destinabili interamente alla rilocalizzazione.

La legge n. 267 prevede un piano di rilocalizzazioni da approvarsi da parte delle regioni entro il 7 febbraio 2000, supportato da misure di incentivazione la cui copertura finanziaria sarebbe garantita dai fondi introitati dai proventi derivanti dall'utilizzazione del demanio idrico.

La legge finanziaria dell’anno scorso ha abolito tale vincolo di destinazione; di fatto, ho già avuto modo di dirlo in questo Consiglio, questo provvedimento non ha copertura finanziaria.

A livello di Autorità di bacino il tema della delocalizzazione non è stato affrontato nel piano stralcio redatto per l’attuazione di quanto previsto dal "decreto Sarno", dalla n. 267/1998, poiché esso è stato considerato uno strumento di intervento urgente e straordinario. Coerentemente con gli obiettivi e le finalità del PAI, la rilocalizzazione è contemplata invece nelle norme di attuazione del PAI stesso e dovrà essere considerata nell’ambito della revisione dei piani regolatori comunali per il loro adeguamento al piano territoriale paesistico, coerentemente agli indirizzi del piano per l’assetto idrogeologico stesso.

Ho già avuto modo di dire in III Commissione che è nostra intenzione procedere ad una rilevazione puntuale delle procedure esistenti e delle problematiche correlate alla delocalizzazione evidenziabili nella nostra regione, per mettere a punto, ove si rendesse necessario, un disegno di legge regionale che disciplini la materia. È evidente però che ogni discorso di delocalizzazione non può prescindere dalla perimetrazione delle aree a rischio, per individuare con un adeguato livello di sicurezza le aree più sicure dove effettuare la delocalizzazione.

Allo stato attuale restano edificabili le aree che non sono ricomprese fra quelle indicate nella delibera di Giunta n. 4268 dell'11 dicembre.

I tempi per addivenire alla eventuale definizione di questo provvedimento e quindi per addivenire alle eventuali delocalizzazioni, a mio modo di vedere, non saranno sicuramente brevi.

PrésidentLa parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI)Noi ringraziamo l’Assessore per l’ampia illustrazione del contesto normativo in cui si devono muovere le valutazioni politiche e amministrative, purtroppo però la conclusione dell’Assessore era un po' temuta e aspettata. Temuta e aspettata perché sicuramente è una conclusione che urta contro quelle che sono le aspettative di quei privati, vuoi per le proprie abitazioni, vuoi per le proprie attività produttive, aspettative di evitare ogni primavera piuttosto che ogni autunno di avere l’angoscia di come verrà la piena del fiume o del torrente che passa vicino ai loro insediamenti.

Penso che su questo aspetto andrà fatto uno sforzo che, prima ancora che finanziario, dovrà essere di volontà politica a normare in maniera rigida le procedure di perimetrazione, perché sia la legge dello Stato, la n. 267/1998, sia la legge regionale n. 11/1998, prevedevano tempi ben predefiniti su quelle procedure che gli enti locali dovevano attuare.

Oggi possiamo dire che non è accaduto quasi nulla. I dati che l’Assessore non ha ritenuto di riepilogare in aula, ma che ha riepilogato in commissione, sono significativi sulla situazione al 15 ottobre della cartografia comunale degli ambiti inedificabili. Se andiamo a vedere la situazione dei comuni che hanno adempiuto agli obblighi della legge regionale del 6 aprile 1998, obbligo che dava tempo un anno, il che vuol dire che entro l’inizio dell’estate 1999 i comuni avrebbero dovuto delimitare gli ambiti inedificabili, noi vediamo che gran parte dei comuni che sono stati maggiormente colpiti: Donnas, Pollein, Nus, non avevano provveduto assolutamente alla prescrizione della normativa regionale.

Il problema allora è capire se queste norme sono fatte per un'utilità pubblica superiore, o se sono fatte semplicemente per complicare la vita dei Comuni.

Alla luce di quello che è accaduto all’ottobre dello scorso anno, riteniamo che l’Amministrazione regionale debba adottare una diversa strategia. Se i comuni non si adeguano e non adempiono a queste prescrizioni, che sono prescrizioni non di mera burocrazia, bensì a tutela della pubblica incolumità, a tutela delle comunità amministrate, riteniamo che si debba ricorrere al meccanismo, e per una volta sposiamo la tesi cara al Presidente Viérin, che sorride e intuisce, del "commissario ad acta".

In questo caso ci va, Presidente, il commissario ad acta, perché qui stiamo parlando di situazioni che giocano sulla pelle dei cittadini.

Su questa raccomandazione chiudiamo questa replica, cioè auspicando che non si debba verificare l’ennesimo evento, che non ci si debba trovare a commentare l’ennesimo inadempimento da parte delle amministrazioni comunali, vuoi perché non hanno le risorse, vuoi perché non hanno i mezzi, a questo punto l’Amministrazione regionale deve sopperire con mezzi propri agli eventuali comuni inadempienti.