Oggetto del Consiglio n. 1619 del 15 novembre 2000 - Resoconto
OGGETTO N. 1619/XI Riflessi sull'occupazione industriale a seguito dell'alluvione. (Interrogazione)
Interrogazione Creduto che tra le conseguenze dell’alluvione del 15.10.2000 debba tenersi conto anche della messa in pericolo di numerosi posti di lavoro nel settore industriale;
Rilevato che alcune ditte, ed in particolare la "Cogne" di Aosta, hanno posto in "Cassa Integrazione" le proprie maestranze;
Temuto che tale situazione potrà avere effetti negativi sull’occupazione della nostra Regione;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interrogano
l’Assessore competente per sapere:
1) quali riflessi negativi per l’occupazione industriale avrà l’alluvione dell’ottobre scorso;
2) se, con particolare riferimento alla "Cogne" di Aosta, sono fondati o meno i timori di una riduzione occupazionale a seguito degli ingenti danni provocati dagli eventi calamitosi.
F.to: Curtaz - Beneforti
PrésidentLa parole à l'Assesseur à l'industrie, à l'artisanat et à l'énergie, Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE)Il recente evento calamitoso verificatosi nella nostra regione ha causato ingenti danni alle imprese industriali e artigiane.
Una prima valutazione delle conseguenze, peraltro ancora approssimativa, ne fa quantificare l'incidenza negativa in termini economici nell'importo di circa 140 miliardi di lire per quanto riguarda l'industria e l'artigianato.
In tale stima sono compresi anche gli effetti generati dalla mancata produzione di beni e di servizi oltre che i danni che hanno interessato direttamente i beni immobili e mobili utilizzati nel processo produttivo. Per quanto riguarda il settore artigianale, essendo le imprese molto diffuse sul territorio regionale, i dati riferiti a stime effettuate anche in collaborazione con le associazioni di categoria ci dicono che sono circa 350 le imprese coinvolte, sono 3.900 su tutto il territorio regionale le imprese artigiane con un ammontare di danni di circa 40 miliardi.
Venendo al settore industriale in senso stretto, fra le imprese che svolgono la loro attività in stabilimenti di proprietà regionale le più colpite sono state la Cogne Acciai Speciali di Aosta, con una stima approssimativa dei danni ammontante a 50 miliardi di lire, l'Olivetti I-Jet S.p.A. di Arnad (30 miliardi) e l'Elelys di Hône (10 miliardi). La Cogne Acciai Speciali ha ripreso l'attività produttiva con circa 600 dipendenti, la situazione nello stabilimento si è normalizzata, le aree interessate dagli allagamenti sono state bonificate e risanate ed è stata ripristinata la viabilità interna.
Le unità che sono state riattivate dal 3 novembre sono l'acciaieria, il laminatoio, i tondi, la fucina, il decapaggio, il reparto delle lavorazioni a freddo e quello dei trattamenti termici. Il treno a barre è stato riattivato il 13 novembre, la riattivazione del treno a filo per la vergella è prevista per il prossimo mese di gennaio.
I magazzini prodotti finiti hanno consentito in linea di massima di tamponare eventuali ritardi che avrebbero potuto verificarsi nelle consegne.
Altre situazioni di una certa gravità si registrano in altre aziende che operano in opifici di proprietà regionale, quale la Olma di Donnas, la Lino di Chambave, l'Alfa Legno di Champdepraz, l'Erreti di Saint-Marcel, Chenevier di Charvensod, Mont Blanc Dolciaria e GPS Standard di Arnad, dove l'attività è ripresa da un paio di settimane per un ammontare complessivo di danni per quanto riguarda queste imprese che si aggira sui 6 miliardi di lire.
Per quanto attiene agli altri insediamenti produttivi appartenenti a privati, gli effetti negativi di maggiore entità si sono verificati nei confronti dell'impresa Bertolini di Champdepraz con una richiesta di cassa integrazione per tre settimane per i lavoratori provenienti da Collegno, la Feletti dove la produzione è ripresa gradualmente dopo due settimane di fermo completo, la Tousco di Pont-Saint-Martin, la Cout Enzo di Issogne, Thermofinestra Citea di Montjovet, per un importo stimato di circa 7 miliardi di danni.
Le aree industriali di proprietà regionale di Aosta, la porzione ex Cogne in fase di bonifica, quella di Châtillon, ex Montefibre di Pont-Saint-Martin e Ilssa Viola non hanno subito alcun danno anche grazie al posizionamento favorevole delle medesime e alle opere di difesa del suolo effettuate nelle loro vicinanze, in particolar modo per l'area ex Cogne per gli accorgimenti tecnici adottati in sede progettuale.
Proprio per queste sue caratteristiche l'area ex-Cogne è particolarmente idonea ad accogliere eventuali aziende che in seguito all'alluvione intendessero trasferire la propria attività, quindi per processi di delocalizzazione.
Sempre a proposito di delocalizzazione l'Assessorato dell'industria, artigianato ed energia aveva promosso a suo tempo un'indagine presso i comuni della Regione per appurare l'interesse delle imprese situate in zone a rischio di esondazione a delocalizzarsi in aree più sicure. Questa iniziativa trae origine dalla possibilità prevista dalla legge 16 luglio 1997, n. 228 di concedere finanziamenti ad aziende situate in aree esondabili che intendessero rilocalizzarsi al di fuori delle medesime. Le spese ammesse a finanziamento, ai sensi della legge citata, sono relative all'acquisizione di aree, alla realizzazione degli insediamenti e al trasferimento delle attrezzature e degli impianti produttivi nonché alla demolizione degli immobili e al ripristino delle aree dismesse.
La ricerca effettuata aveva condotto all'individuazione di 83 imprese industriali e artigianali situate lungo la Dora Baltea, da Aymavilles a Pont-Saint-Martin, che erano state informate in merito all'opportunità recate dalla legge n. 228. Tra le imprese contattate 13 avevano manifestato il loro interesse ad un eventuale spostamento della sede produttiva, ma nessuna di esse aveva poi concretizzato tale intendimento.
Si ritiene che le cause della mancata rilocalizzazione vadano ricercate sia nel difficile reperimento di aree idonee ad ospitare nuovi insediamenti produttivi su di un territorio già fortemente antropizzato, sia nella scarsa rilevanza degli interventi finanziari previsti che consistevano essenzialmente in finanziamenti a tasso agevolato e non in contributi in conto capitale, fattispecie indubbiamente più appetibile per le aziende.
Peraltro, considerando le nuove possibilità di insediamento offerte dall'area ex Cogne, le aziende potrebbero dimostrare un rinnovato interesse nei confronti della normativa citata tenendo conto altresì del prospettato calo del tasso di interesse sui finanziamenti concordati.
Sul versante dei riflessi occupazionali non si ipotizzano eventi traumatici anche perché le imprese danneggiate sono tutte nelle condizioni di riprendere le produzioni pur con tempi diversi.
Le imprese hanno richiesto periodi di cassa integrazione, i dati in nostro possesso non sono ancora completi perché non tutte le aziende hanno ancora formalizzato la richiesta all'INPS, il termine per il periodo di ottobre scade il 25 novembre.
In alcuni casi le richieste di cassa integrazione hanno riguardato lavoratori che non potevano raggiungere lo stabilimento anche se questo non era stato danneggiato; in altri casi le aziende interpellate hanno dichiarato di non utilizzare il monte ore di cassa integrazione richiesto e questo è un dato importante che evidenzia una ripresa dell'attività, pur graduale, più celere del previsto.
Per quanto riguarda Olivetti I-Jet S.p.A., questa azienda ha richiesto di usufruire della cassa integrazione guadagni per tutti i suoi 565 dipendenti fino alla fine del mese di novembre. In realtà attualmente già 150 dipendenti hanno ripreso il lavoro, entro i primi giorni di dicembre è prevista la ripresa produttiva a regime. A causa dei rischi evidenziati dalla recente alluvione relativamente alla dislocazione di attrezzature produttive nel piano seminterrato dello stabilimento alcune fasi di lavorazione saranno trasferite a Scarmagno in un altro immobile di proprietà dell'azienda a partire dal prossimo mese.
In una prima fase il provvedimento interesserà anche lavoratori valdostani nella misura del 50 percento sul totale dei lavoratori trasferiti che sarà di 70-75 unità, mentre a regime le maestranze interessate saranno totalmente composte da lavoratori residenti nel Canavese, quindi lo spostamento per i lavoratori residenti in Valle sarà al massimo di 2-3 mesi.
Inoltre per quanto attiene i riflessi sull'occupazione industriale va evidenziato che il settore dell'edilizia conoscerà una fase di espansione infatti, anche senza considerare gli interventi che verranno richiesti dai privati e che coinvolgeranno presumibilmente le imprese artigiane locali, i lavori per la ricostruzione delle infrastrutture danneggiate e per le opere di miglioramento impegneranno risorse considerevoli nei prossimi anni; un tale incremento nel settore del lavoro edile comporterà un'occupazione aggiuntiva sicuramente di rilievo.
Devo dire infine che c'è stata da parte delle imprese valdostane una forte capacità di reazione, soprattutto la volontà di superare l'attuale situazione. Tutte le imprese hanno ripreso o stanno riprendendo l'attività produttiva, quindi con il progressivo riassorbimento dei lavoratori in cassa integrazione e da questo punto di vista non ci sono imprese che intendano chiudere o abbandonare l'attività produttiva.
PrésidentLa parole au Conseiller Curtaz.
Curtaz (PVA-cU)Prendiamo atto delle rassicurazioni che ci ha fornito l'Assessore peraltro in maniera dettagliata sia rispetto al fenomeno danni, sia in riferimento ai problemi occupazionali.
Si tratta di una risposta rassicurante perché da più parti, specie in riferimento alla Cogne, erano filtrate notizie non troppo rassicuranti circa gli effetti occupazionali che il danneggiamento dovuto all'alluvione avrebbe provocato, quindi esprimo soddisfazione per la risposta ricevuta.
Voglio ancora sottolineare un dato, che definirei di tipo ancora una volta culturale, che ci deve far riflettere: l'Assessore rilevava come erano state individuate 83 imprese a rischio esondazione; una volta sensibilizzate su questa opportunità di carattere economico piuttosto interessante di queste 83 solo 13 si erano dichiarate teoricamente interessate, quindi già 70 non si sono poste il problema e poi di queste 13 nessuna ha portato avanti questa opportunità che dal punto di vista finanziario e legislativo sembrava interessante.
Condivido le difficoltà che l'Assessore ha rilevato: siamo in una valle stretta con poche zone industriali, tra l'altro a mio giudizio giustamente spesso i comuni cercano di non allargare troppo le zone industriali, soprattutto nei piccoli comuni, perché vi sono degli impatti sia di carattere ambientale che sociale a volte consistenti e negativi sul resto della popolazione, però è un dato che ci deve far riflettere perché di fronte alla possibilità di avere un finanziamento il livello di consapevolezza dei rischi è veramente basso ed è proprio qui che deve intervenire l'ente pubblico anche con delle azioni mirate e laddove si verificano i maggiori rischi con azioni tese ad obbligare le imprese a trasferirsi altrove.