Oggetto del Consiglio n. 1638 del 16 novembre 2000 - Resoconto
OGGETTO N. 1638/XI Situazione del movimento franoso della Becca di Nona sull'abitato di Pollein. (Interpellanza)
Interpellanza Richiamate le tragiche conseguenze dell’alluvione che ha colpito la Valle d’Aosta;
Rilevato:
- che le eccezionali precipitazioni hanno colpito in maniera disastrosa soltanto alcuni comuni, lasciando indenne la stragrande maggioranza degli abitati valdostani;
- che tra i comuni più duramente colpiti c’è anche quello di Pollein già esposto a rischio di frana;
Richiamata l’interpellanza presentata nel novembre 1999 dal gruppo Consiliare di Forza Italia, nella quale si chiedevano specifiche spiegazioni sul movimento franoso della Becca di Nona sull’abitato di Pollein, del suo pericolo e delle procedure messe in atto dall’Amministrazione regionale al fine di garantire la sicurezza dei cittadini;
Considerato:
- che l’Assessore ai Lavori Pubblici, illustrando la sua relazione, rassicurava il Consiglio sul fatto che erano in atto, sul movimento franoso alla base della parete occidentale della Becca di Nona, attenti controlli e monitoraggi continui al fine di salvaguardare la pubblica incolumità e che tali movimenti rilevati dai sensori posti quantificavano in 2 cm all’anno lo smottamento in atto e che non si identificavano pericoli nell’immediato ma che era stato predisposto eventuale un piano di emergenza;
- che il 21 gennaio 1999 in accordo con i comuni di Pollein e Charvensod la Protezione Civile aveva predisposto ed approvato un piano d’intervento che individuava i piani di protezione per la popolazione e il concerto delle attività di coordinamento delle eventuali evacuazioni;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l’Assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche per sapere:
1) se gli risulti che nella notte di sabato 14 ottobre la zona è stata interessata da movimenti franosi fermatisi prima dell’area abitata;
2) perché la popolazione della zona considerata a rischio - sulla quale domenica mattina si è abbattuta la rovinosa frana - non è stata né allertata né fatta evacuare;
3) quale futuro prevede per gli insediamenti di frazione Chenaux.
F.to: Lattanzi - Frassy - Tibaldi
Président La parole au Conseiller Lattanzi.
Lattanzi (FI)È normale che a distanza di un mese dall'evento si debba cominciare ad entrare nel dettaglio delle singole situazioni che si sono create con questa alluvione; credo che il Consiglio abbia il dovere di riflettere, discutere e dibattere grazie alle interpellanze presentate dalle minoranze anche delle singole situazioni.
Parlando dell'interpellanza che abbiamo presentato, abbiamo voluto mettere l'attenzione del Consiglio su una di quelle situazioni che fra quelle avvenute ci è parsa tra le più strane, tra le più incomprensibili, fra quelle più difficili da accettare, mettendoci tutti noi, non solo la minoranza, ma tutta la popolazione, perché la situazione di Pollein, che è l'abitato sul quale abbiamo voluto porre la nostra attenzione, è ancora oggi gravato - rispetto ad altre situazioni che si sono nell'emergenza risolte - da un'ansia e da un'emergenza della popolazione rispetto al futuro di quella zona. E anche perché il Comune di Pollein gravava di una precedente preoccupazione, del quale il nostro gruppo aveva interessato il Consiglio nel novembre 1999 in occasione della divulgazione del vademecum operativo per l'eventualità dell'emergenza del distaccamento della massa franosa alla base della Becca della Nona.
In quell'occasione avevamo avuto l'opportunità di parlare di quella preoccupazione, in quel senso l'Assessore ci aveva illustrato nel dettaglio, e anche con dovizia di particolari, tutti gli aspetti operativi e strategici con addirittura i quattro scenari possibili, sia da quello meno gravoso a quello più gravoso, che purtroppo poi si è realizzato, anche se poi nel disastro si è evidenziato un quinto scenario che non si era previsto, cioè che della massa sotto controllo se ne distaccasse una parte più in basso e non quindi limitata a quella sotto controllo.
Chi ha avuto modo di andare a fare i sopralluoghi ha potuto notare che non si è distaccata la massa monitorata, come si suol dire "fettucciata", ma si è staccata una parte più in basso che qualcuno dice essere parte di quella massa perché è la parte sottostante, qualcun altro dice non essere parte di quella massa, abbiamo sentito in questo senso molte illustrazioni tecniche.
Ci limitiamo a fare il rilievo che la disgrazia che ha colpito Pollein e che purtroppo ha mietuto delle vittime, è stata originata dall'ipotesi promulgata dalla Protezione civile, che cioè si è distaccata una parte che non era sotto controllo, è ancor più difficile da accettare. Proprio perché c'era un'attenzione in quel vallone, riteniamo che questa non potesse essere limitata a quei sei metri dove ci sono le fettuccine della spaccatura, ma che si dovesse dare per scontato che la massa del vallone stesso del Comboé fosse sotto controllo, abbiamo invece capito che questo non è avvenuto.
Dicevo, gravano una serie di sensazioni, di preoccupazioni rispetto al fatto che sembrava un disastro annunciato. Si è percepito che qualcosa non ha funzionato, non si riesce ancora a capire bene cosa; c'è una sorta di scarica barile fra chi ritiene di aver eseguito le procedure e chi ritiene di non essere stato messo nelle condizioni in loco di poter svolgere quelle procedure.
C'è stata molta impreparazione ed evidentemente c'è tutt'oggi la preoccupazione di non capire cosa se ne vuol fare di quella zona, perché sentendo alcuni tecnici, si sente dire che tutto è sotto controllo e vengono fatte dichiarazioni stampa dove si dice che non c'è nessun problema, ma d'altro canto nessuno ha il coraggio politico, ma anche tecnico, ed è comprensibile, di affermare che non ci saranno problemi domani.
E allora si assiste al "balletto" dei comunicati, per cui ogni qualvolta si prevede una precipitazione si mette in moto una macchina che preoccupa.
Non voglio andare oltre la presentazione di questa interpellanza perché credo sia molto chiaro al Consiglio di cosa stiamo parlando; riteniamo che Pollein, a differenza delle altre zone colpite, stia ancora quotidianamente pagando la sua disgrazia, mentre in altre località si è fuori dell'emergenza e si è nella piena fase della ricostruzione, noi vorremmo, non dico venire fuori con la parola "fine" perché sono questioni troppo complesse, però vorremmo uscire perlomeno da quella illustrazione tecnica dell'ultima relazione che fece l'Assessore in occasione del dibattito dell'alluvione.
Oggi vorremmo con il dibattito su questa interpellanza non dico mettere la parola "fine", ma almeno avere quattro punti chiari e fermi sui quali si possa fare una serie di ragionamenti.
Le domande sono anche più specifiche, proprio perché si aspettano delle risposte specifiche rispetto a cosa è successo quel sabato notte, perché nella popolazione c'è la sensazione di una cosa che si poteva evitare, che non solo era prevista, ma che addirittura si sapeva, che questa situazione di gravità si è creata quasi senza accorgersene, cosa che invece si sarebbe dovuto evidenziare. Quindi il perché di quel primo smottamento che si dice essersi creato nella notte del sabato per poi abbattersi la domenica mattina.
Ci sono ancora delle domande a cui non si è dato risposta rispetto a come ha funzionato quel vademecum di allerta quella domenica mattina, perché il vademecum indicava precise procedure della Protezione civile, dell'ente locale, del Comune, del coordinamento locale, e invece dalle testimonianze della popolazione si è percepito che quelli che purtroppo ci sono rimasti sotto non erano stati evidentemente avvertiti, come non sono stati avvertiti molti di quelli che si sono salvati. Personalmente ho parlato con quelli che sono usciti praticamente nudi dalla forza delle acque e non erano stati avvisati, addirittura persone che erano tornate sul posto per andare a vedere le loro case e nessuno li aveva avvertiti che quello assolutamente non si doveva fare e che sono tornati a casa completamente privi dei loro abiti perché trascinati dalla forza della corrente. Quindi c'è qualcosa che non ha funzionato nel vademecum dell'emergenza e dell'avviso dell'informazione alla popolazione, visto che qualcuno ha saputo e si è allertato e qualcuno è rimasto nel paese all'oscuro e addirittura qualcuno ci ha perso anche la vita!
E soprattutto la domanda che si pongono tutti: quale futuro ha quell'insediamento? Su questa domanda non ci aspettiamo una risposta precisa, però qual è l'indirizzo politico operativo di questa Giunta per poter dare delle risposte in questo senso; c'è della gente che non sa se deve tornare in quel luogo, se la loro casa è riutilizzabile, se è il caso di metterla in vendita, se ci saranno degli aiuti, noi abbiamo lavorato per questo con gli emendamenti, per la dislocazione. Qual è il progetto della Giunta in questo senso?
PrésidentLa parole à l'Assesseur au territoire, à l'environnement et aux ouvrages publics, Vallet.
Vallet (UV)Rispondendo all'iniziativa del gruppo di Forza Italia nella seduta del 28 luglio ebbi a dire che il fenomeno franoso era stato sottoposto ad osservazione strumentale dall'estate del 1997 con un sistema automatico di controllo in tempo reale dei movimenti.
Ritorno un attimo sulle cose che ho detto, perché ho rilevato nella premessa dell'interpellanza alcuni punti che non corrispondono perfettamente a quanto ebbi a dire, e allora credo sia importante ritornarci anche se brevemente.
Dicevo che è stato sottoposto ad osservazione strumentale dall'estate del 1997; i dati vengono trasmessi al centro operativo della Protezione civile, il superamento delle soglie di rischio determina l'immediato inoltro di un segnale di preallarme alle strutture regionali competenti e, se da queste confermato, agli enti responsabili sul territorio, Comune di Pollein e di Charvensod, che devono attivare precise e formalizzate procedure ed azioni di protezione civile, il cosiddetto "vademecum".
Riferii di spostamenti rappresentabili nell'ordine di qualche centimetro all'anno e che le osservazioni strumentali mostravano chiaramente un fenomeno che stava evolvendo senza tuttavia evidenziare un trend tipico di situazioni in fase di collasso.
Relazionai anche del piano di intervento predisposto dalla Direzione Protezione civile di concerto con i Comuni di Pollein e Charvensod che stabilisce la predisposizione nei due comuni di un centro operativo comunale per la gestione dell'emergenza, definisce le modalità della graduale diramazione degli allertamenti, prevede il concorso delle strutture operative regionali a supporto dell'attività di soccorso pianificata e messa in atto dai Comuni, individua i provvedimenti protettivi per la popolazione che consistono, in relazione alla situazione e alla zona esposta al rischio, nel riparo ai piani alti o nell'evacuazione delle abitazioni.
Conclusi dicendo che gli studi che la Regione ha condotto e i provvedimenti cautelativi e le procedure di protezione civile messe in atto, volte alla prevenzione, assolvono a precisi doveri che competono per legge ai due livelli amministrativi, Regione e comuni, e che fanno particolarmente riferimento all'ipotetico scenario peggiore, cioè del crollo totale.
Fatta questa rapida premessa, risponderò in modo sintetico e molto puntuale alle tre domande che sono state poste, anche perché le domande sono precise.
La prima, se risulti all'Assessore che "nella notte di sabato 14 ottobre la zona è stata interessata da movimenti franosi fermatisi prima dell'area abitata". Non risulta essere giunta nella notte fra sabato 14 e domenica 15 ottobre alcuna segnalazione di fenomeni franosi, che si siano arrestati prima dell'area abitata. Ripeto, nella notte fra sabato 14 e domenica 15 ottobre non è stato rilevato al centro operativo della Protezione civile alcun segnale di attivazione dell'allarme sulla frana Becca di Nona.
I fenomeni franosi che hanno interessato il fronte del fenomeno franoso alla base del versante nord occidentale della Becca di Nona si sono innescati successivamente all'evento di piena della mattinata di domenica 15 ottobre, quindi non è esatto il riferimento che Lattanzi ha fatto al quinto scenario, non c'è un quinto scenario! I fenomeni franosi hanno generato una colata che si è arrestata sulla piana di Ponteille, come è dimostrato dall'assenza di qualsiasi evidenza morfologica di azioni erosive da parte del torrente Comboé nel tratto in cui percorre la piana di Ponteille.
Il fenomeno franoso della Becca di Nona ha mostrato indizi di destabilizzazione globale solo successivamente all'evento alluvionale. Infatti il sistema di monitoraggio non ha fornito alcuna informazione di movimenti in atto fino al tardo pomeriggio di lunedì 16 ottobre, come oggettivamente indicato e documentato dalle registrazioni di tale sistema, tuttora funzionante. Di queste registrazioni fornirò copia al Consigliere.
Seconda domanda: "perché la popolazione della zona considerata a rischio - sulla quale domenica mattina si è abbattuta la rovinosa frana - non è stata né allertata né fatta evacuare".
Ripeto, il fenomeno franoso della Becca di Nona monitorato si è attivato solo nel tardo pomeriggio di lunedì 16, quindi dopo l'evento. Di conseguenza la Direzione Protezione civile non ha attivato nessuna delle procedure previste per il piano di emergenza particolareggiato riferito, deve essere sottolineato, esclusivamente al fenomeno monitorato di instabilità cosiddetto "della Becca di Nona".
Deve essere chiaro che le cause dell'evento alluvionale che ha colpito Pollein nella mattina del 15 ottobre non risultano essere in alcuna relazione con il fenomeno franoso cosiddetto "della Becca di Nona".
Le attività di protezione civile comprese, se del caso l'allerta e l'evacuazione, conseguenti alla segnalazione delle condizioni meteorologiche avverse, diramate venerdì 13 ottobre dalla Direzione della Protezione civile e ribadite, visto l'aggravamento della situazione meteorologica, sabato 14 ottobre con un secondo allarme della Direzione della Protezione civile, nel quale si invitava a presidiare il territorio e a tenere a disposizione mezzi e personale e a segnalare al centro operativo le eventuali situazioni di pericolo che si fossero verificate, dovevano essere gestite dall'autorità competente a livello locale.
Terza domanda: "quale futuro prevede per gli insediamenti di frazione Chenaux", e questa è sicuramente la domanda più difficile. È difficile rispondere oggi a questa domanda, in quanto la situazione dovrà essere definita in relazione alla normativa urbanistica vigente, che prevede la delimitazione nei comuni delle aree inedificabili in quanto soggette a frana o a alluvione. Bisognerà riperimetrare la zona in relazione alla situazione.
Il risultato delle perimetrazioni che dovranno indicare le diverse graduazioni di rischio, a cui corrispondono diverse possibilità di attività edilizia, costituirà la base di ogni ragionamento.
Certo è che fino a quando non sarà possibile risolvere in maniera definitiva i problemi connessi alla potenziale frana del versante nord occidentale della Becca di Nona, e speriamo tutti che ciò sia possibile, e in questa direzione ci siamo attivati, a prescindere da quelle abitazioni che non potranno più essere ricostruite, per gli altri insediamenti dovranno essere attivate tutte quelle misure di prevenzione previste da un piano di emergenza, che possano consentire agli abitanti, ma non solo, di mettersi in salvo qualora dovessero verificarsi situazioni di pericolo.
PrésidentLa parole au Conseiller Lattanzi.
Lattanzi (FI)Credo che sulle prime due ci siamo fatti un'idea chiara, spero che anche il Consiglio abbia avuto modo di apprezzare le risposte dell'Assessore perché alle prime due domande, che sono le domande sull'accaduto, almeno abbiamo la versione - spero definitiva - a questo punto dell'Amministrazione regionale, della Protezione civile, che spero da oggi dicano tutti le stesse cose, perché in questo mese c'è stato un crescendo di comunicazioni da stabilizzare. Spero che questa sia l'ultima versione.
Se questa è l'ultima versione, mi permetta un commento. Le prime due risposte sono strettamente collegate, perché se l'Amministrazione non è a conoscenza che nella notte di sabato si è mosso qualcosa, perché dice: "non ci è giunta nessuna segnalazione, quella parte in alto monitorata nella notte di sabato non ha avuto movimenti, ne ha avuto di evidenti addirittura solo il lunedì", quindi non essendoci stata a nostra conoscenza sui sistemi di controllo nessuna avvisaglia, non è scattato il piano di emergenza e di informazione alla popolazione, e non poteva che essere così, ebbene a questo punto mi permetto di fare una riflessione politica perché non sono un tecnico.
Ma come politico, come forza politica, questa impostazione di voler distaccare la disgrazia avvenuta su Pollein dalla gestione antecedente, cioè dal controllo e dal monitoraggio della situazione precedente, per quanto ci riguarda non è molto accettabile, e le spiego perché. Perché mentre per Fénis e per Nus non c'era nel vallone una situazione di allarme non di un mese, ma di tre anni: il 1997, il 1999, il coordinamento dei comuni, il coordinamento locale, la Protezione civile, risorse investite, cioè è difficile da accettare non solo come persona, ma anche come forza politica, che si possa sostenere la tesi che si vuole e che si deve e si può sostenere in tutti gli altri casi, cioè Fénis non era prevedibile, Nus non era prevedibile, o meglio lo erano, ma solo se uno vuole andare a strumentalizzare, se uno vuole cavalcare politicamente questa cosa, ma allora anche Cogne era prevedibile, la Valle d'Aosta che frani è prevedibile! Però in quel contesto non ci sentiamo di sollevare una questione di gestione politica, perché effettivamente che potesse essere colpita Epinel piuttosto che Fénis e Nus, solo gli uomini in malafede e non onesti intellettualmente possono sostenerlo!
Per Pollein è difficile da accettare questa tesi, perché su questo intero vallone si esercitava un'attenzione, una preoccupazione, un'emergenza al punto di distribuire su una popolazione dei vademecum di emergenza; credo sia stata una situazione quasi unica in Europa, non so quante zone in Europa abbiano distribuito a paesi o comuni dei vademecum di emergenza, forse qualcosa di analogo succede in Giappone dove ci sono terremoti tutti gli anni, ma in Europa quali sono i comuni che hanno mai ricevuto dei vademecum di emergenza rispetto ad una situazione così pericolosa?
Capisco che l'Amministrazione, l'Assessore, tendono a dire tecnicamente qual è stata la realtà, cioè tecnicamente è vero che non si è staccata quella frattura che era monitorata, né sopra né nelle immediate vicinanze alle fettuccine e ai controlli satellitari, ma non possiamo non sostenere che c'era e ci doveva essere un'attenzione non dico all'intero vallone, ma perlomeno a quella zona appena sotto, dico appena sotto per non dire attaccata, perché chi è andato su a vedere ha visto che l'ammasso di pietre, sassi e acqua si è creato in quel canalone, ha cominciato a scendere nel Comboé per poi arrestarsi e creare una prima barriera che poi è esplosa e la domenica mattina è scesa sotto.
Noi non riusciamo politicamente, non umanamente perché dal punto di vista umano capisco, ma non riusciamo a distaccare, come voi volete fare, la responsabilità di un controllo di un vallone rispetto a soltanto la parte alta di quel vallone, perché l'imprevedibilità di quella frana può essere accettata, ripeto, per Nus e per Fénis, per Epinel, ma non ce la facciamo ad accettare politicamente che non stavamo controllando il Comboé!
Mi permetta di fare una riflessione rispetto all'allarme. Lei ha citato le procedure, ha detto che le procedure non si sono attivate perché non c'è stato l'allarme atteso. C'è stata la normale procedura; una normale procedura che io credo politicamente sia da ridiscutere in termini di responsabilità, non solo per Pollein.
La domanda provocatoria che rivolgo alla Giunta è questa, sulla quale vorrei che ci fosse una riflessione da parte della Giunta: ma è possibile, alla luce delle esperienze che abbiamo dovuto accettare, che il meccanismo di allarme scatti per quanto riguarda la Protezione civile esclusivamente con l'invio di un fax ogni qualvolta si preveda un cambiamento meteorologico in negativo?
Qui ho i fax di quella zona, ma vale per tutti i fax, perché i fax sono stati mandati a tutti i 64 comuni, c'è un fax del 13 che parla di segnalazioni di condizioni meteo avverse e informa che per opportuna informazione, sulla base delle valutazioni a cura dell'Ufficio meteorologico regionale, si segnala che, per quanto sopra, si richiede di voler adottare le misure di cautela seguenti. E va bene. Questo è il fax del 13 ottobre, quindi qualche ora prima della disgrazia. Sono andato a vedere i fax che manda la Protezione civile: ma è un fax di routine, è un fax sistematico perché il 29 settembre, qualche settimana prima, stesso identico fax, quindi neanche la personalizzazione dell'evento previsto, niente! Un fax prestampato, che viene sistematicamente a firma del Direttore generale della Protezione civile, inviato a tutti i comuni ogni qualvolta il satellite ci dice che stanno arrivando le nuvole.
Allora il 19 settembre si manda un fax di routine, non è successo niente il 20 settembre; il 29 settembre si manda un fax, non è successo niente il 30 settembre; il 13 ottobre si manda un fax, è successo tutto il 14, 15 e 16. Le successive settimane, qualche giorno fa, quando c'è stata la perturbazione meteorologica, si è inviato lo stesso fax di routine.
Mi chiedo allora: il sistema lo vogliamo ridiscutere? Non dico che dobbiamo mettere in piedi un sistema di protezione civile che faccia della chiaroveggenza il suo sistema, però credo che questo sistema sia discutibile per almeno due ordini di fattori: perché abbiamo capito che la routinità e l'ordinarietà mal contrastano con la nostra realtà morfologica; perché credo che ci si debba preoccupare oggi, ma sono riflessioni alla luce dell'esperienza, quindi senza dare la colpa a nessuno, di dire che forse l'invio di un fax ai 64 comuni potrebbe anche avere delle problematiche di sistema legate al fatto che i comuni potrebbero riceverlo in un momento in cui il personale non c'è, nel momento in cui gli uffici sono chiusi o quando il fax non funziona o le linee telefoniche non sono attive.
Questa è una riflessione sulla quale possiamo discutere, senza dire cosa è successo ieri, ma che in questo sistema ci sia qualcosa che non funzioni, che sia diventato un sistema routinario per cui la pioggia e la disgrazia siano analizzate da un sistema che ci costa come comunità allo stesso modo, su questo credo che una riflessione la Giunta la debba fare.
Chiudo sulla risposta rispetto alla frazione Chenaux. Dice: "una decisione in questo senso la Giunta ancora non è in grado di poterla dare". Se fossimo noi al Governo, noi l'avremmo già data, noi avremmo già deciso che lì non si costruisce più, qualunque cosa diranno i tecnici, che magari ci diranno che in futuro dovranno venire giù mille millimetri di acqua per pensare che la Becca crolli. E questo perché non è più una situazione tecnica accettabile, perché i tecnici hanno fallito nelle loro previsioni, ed hanno fallito perché errare è umano.
È evidente che in quel tipo di conoide non possiamo dislocare tutti i paesi del comune, ma in quel tipo di conoide c'è una situazione così particolare, per cui il tentennamento politico della Giunta ci spaventa. Noi avremmo già deciso politicamente che indipendentemente da quello che succederà lì, da quella che sarà la sicurezza garantita, da quelli che saranno i processi di attivazione dell'emergenza, lì non si vive più. Lì si abbatte, si paga e ci si sposta! Perché tentenniamo su questa decisione politica? Lavoriamo sul reperimento delle risorse, lavoriamo sull'abbattimento di quelle case e sul fornire a chi ha perso la casa o a chi è a rischio di perderla perché oggi è vuota ma inabitabile, di poter andare a vivere magari a 200 metri più in là, ma in un posto sereno e sicuro!
Non possiamo tentennare su questa risposta in termini politici, e ripeto di tipo politico, indipendentemente da chi gestisce tecnicamente, perché giustamente il geologo aspetta di vedere adesso cosa succederà, quali saranno le percentuali di rischio, e via dicendo; ma il tecnico è autorizzato a valutare e ad analizzare, il politico è obbligato a decidere! Queste persone, se tutto va bene, le rimettiamo lì? Ma cosa vuol dire se tutto va bene? Qual è il grado di dire che "tutto va bene"?
I tecnici hanno firmato tutti i piani regolatori dei comuni, perché il parere è vincolante, ha firmato tutte le concessioni edilizie perché i pareri sono vincolanti, e l'Amministrazione regionale ha approvato tecnicamente perché vincolante?
(interruzione del Consigliere Cottino, fuori microfono)
? Cottino, tu lo sai che tutte le questioni di tipo edilizio devono avere un parere tecnico. Ma i tecnici fanno bene!
Credo che al di là di quelle che saranno le espressioni tecniche, la decisione politica sia che in quel conoide, in quella frazione non si vivrà più.
L'Amministrazione prenda una decisione politica in questo senso, cominci a dare una risposta da domani mattina alla gente, dicendo che lì non si vive più! Si reperiranno le risorse, e lo faremo insieme, andiamo a Roma, a Bruxelles o dove dobbiamo andare, ma troviamo le risorse per dire alle persone che lì non si vivrà più e che si sposteranno le case 200-300 metri più in là!
PrésidentLa parole à l'Assesseur au territoire, à l'environnement et aux ouvrages publics, Vallet pour fait personnel.
Vallet (UV)Per una puntualizzazione che riguarda il contenuto delle mie risposte?
(protesta della Consigliera Squarzino Secondina)
? per fatto personale. Mi si consenta di esprimere le motivazioni del fatto personale, Consigliera Squarzino! Il limite del dibattito consiliare è che rispetto a queste iniziative e ad iniziative che riguardano questo tipo di argomenti, argomenti che per la loro delicatezza avranno anche risvolti che occuperanno altre aule diverse da queste, le domande esigono risposte puntuali, possibilmente complete, ma risposte alle domande poste!
Ho risposto alle domande poste; per quanto riguarda la seconda domanda e rispetto a quanto è stato attivato, non ho risposto perché a questo non mi è stato chiesto di rispondere!
A questi aspetti risponderà il Presidente, rispondendo all'iniziativa dei Consiglieri Curtaz, Squarzino e Beneforti al punto 50, che chiedo al Presidente di mettere in discussione adesso, invertendo l'ordine del giorno.
PrésidentMotion d'ordre de la part de l'Assesseur Vallet, il y a la requête de modification de l'ordre du jour et de discussion immédiate du point n° 50. Est-ce qu'il y a objection à cela? Point n° 50.