Oggetto del Consiglio n. 1588 del 3 novembre 2000 - Resoconto
OGGETTO N. 1588/XI Continuazione dell'esame dei vari aspetti legati all'alluvione. (Presentazione e ritiro di risoluzioni)
PrésidentNous reprenons les travaux de l'Assemblée sur l'objet concernant les dégâts afférents à l'alluvion de 14-16 octobre dernier.
La parole au Conseiller Piccolo.
Piccolo (FA)Prima di iniziare il mio intervento desidero premettere che non entrerò nel merito delle polemiche, delle accuse e delle condanne fatte da alcuni esponenti di forze politiche tramite i media e che abbiamo anche qui oggi sentito in quest'aula, in particolare, e mi fa specie, da quei rappresentanti di forze politiche che negli anni 1993-1998 guarda caso avevano la responsabilità del territorio e dell'ambiente.
Credo che oggi sia più importante dare indicazioni e fare proposte sul futuro della Valle d'Aosta, ricordando ai colleghi tutti innanzitutto la responsabilità amministrativa e politica di chi, come noi, rappresenta la massima istituzione regionale, questo è quello che oggi dobbiamo fare. Spetta ad altre istituzioni il compito di accertare le responsabilità in merito al disastro causato dalla pioggia sul territorio della Valle d'Aosta.
Per entrare invece in argomento, non posso che associarmi a quanti mi hanno preceduto, i quali già hanno messo in luce la drammaticità della catastrofe che ha colpito la nostra Regione nei giorni scorsi.
Vorrei pertanto in premessa anch'io esprimere le più sentite condoglianze ai familiari delle vittime e la mia solidarietà nei confronti dei sinistrati di questa terribile calamità e con l'occasione quindi poter portare il mio modesto contributo al dibattito in corso con alcune considerazioni e proposte.
Certo è che percorrendo l'autostrada, unica via di comunicazione praticabile nei giorni immediatamente successivi all'alluvione, sono stati subito evidenti gli ingenti danni causati dall'incessante pioggia che ha trascinato con sé terra, sassi, piante, che hanno travolto nel loro percorso case, villaggi, strade, la ferrovia. Interi comuni sono stati stravolti nella loro immagine e geografia. Sono così svaniti in gran parte il lavoro, l'impegno, il sacrificio dei singoli comuni, dei privati cittadini e gli interventi sul territorio dell'Amministrazione regionale; un lavoro collegiale di oltre 50 anni.
La tragedia del Monte Bianco prima e la recente catastrofe hanno purtroppo messo in gravissime difficoltà l'economia e lo sviluppo della Valle d'Aosta. Conoscendo però il silenzioso, dignitoso, ma anche forte e coraggioso temperamento dei Valdostani, e lo hanno dimostrato durante questi giorni, siamo certi di poterci al più presto risollevare da questa situazione.
Basta guardare la gran mole di lavoro già compiuta in pochissimo tempo, senza tregua, e l'enorme numero di persone e di mezzi che si sono impegnati ventiquattro ore su ventiquattro per lo sgombero dei detriti di ogni genere e che continuano comunque a prodigarsi ancora oggi senza sosta.
In questi terribili giorni abbiamo potuto constatare, e chi vi parla anche di persona, lo spirito di altruismo e di volontariato che ancora una volta hanno dimostrato i Valdostani, il carattere fiero di un popolo che più le circostanze sono gravi più è pronto a rimboccarsi le maniche sia per aiutare gli altri - ricordo a questo proposito il soccorso portato ad altre regioni in occasione di altre calamità - sia per aiutare i propri concittadini.
Vorrei inoltre sottolineare l'impegno, l'efficienza e l'efficacia degli aiuti portati dai residenti valdostani dei comuni che fortunatamente non sono stati colpiti in modo grave dall'inclemenza della pioggia, costoro hanno provveduto ad accogliere e ad assistere numerose persone evacuate dalle zone colpite e le persone, sia residenti che non, che casualmente transitavano nella nostra regione in quei giorni.
Vorrei citare a mo' di esempio, avendo constatato di persona, i Comuni di Châtillon e di Saint-Vincent che hanno funzionato come centri di accoglienza per i disagiati e per i numerosi Valdostani e turisti presenti in zona, i quali hanno trovato pernottamento e ristoro sia in strutture pubbliche che private messe a disposizione dai due comuni.
Ciò ha comportato l'impegno di centinaia di persone, dei sindaci dei due comuni in prima linea insieme agli amministratori, ai vigili urbani e a tutto il personale dipendente dei due comuni, occupati nei giorni dell'alluvione e nei successivi, sempre ventiquattro ore su ventiquattro. Un lavoro veramente encomiabile, di impegno incessante, che ha trovato anche nelle persone assistite ed ospitate, assieme a un numero elevato di stranieri, ed erano presenti molti stranieri a Châtillon, la piena riconoscenza.
Pensate che nel solo Comune di Châtillon sono state ospitate oltre 400 persone in transito in Valle e 35 persone allontanate dalle zone colpite, inoltre nel Comune vicino, a Saint-Vincent, sono stati ospitati negli alberghi più di 1.000 persone, oltre a 130 residenti evacuati e ospitati nel centro di accoglienza predisposto presso il palazzetto dello sport.
Mi preme in questa occasione anche evidenziare il gran numero di Valdostani evacuati dalle proprie abitazioni e dei quali non si conosce l'esatto numero di coloro che sono stati ospitati presso privati cittadini residenti nei due comuni, cittadini che meritano in particolare la nostra riconoscenza e tutta la nostra gratitudine in quanto, non avendo chiesto nulla in cambio dell'ospitalità offerta, hanno fornito un importante esempio di solidarietà umana.
Vorrei porgere inoltre un sentito ringraziamento ai numerosi volontari che si sono prodigati per cercare di facilitare il transito dei veicoli presso lo svincolo autostradale di Châtillon, dove centinaia di automobilisti, stanchi e nervosi per i giorni passati nell'assoluta impossibilità di movimento, hanno incanalato nei giorni successivi alla calamità i propri mezzi nell'attesa di percorrere i tratti in direzione Aosta-Torino.
In ultimo, ma non certamente per il minore impegno profuso, vorrei ringraziare tutte le forze dell'ordine, i Carabinieri, la Polizia e il Corpo dei vigili del fuoco, sia effettivi che volontari, e il Corpo forestale regionale, tutti sempre pronti e tempestivi a ogni specifica richiesta di intervento.
Mi auguro che questa tragica esperienza sia un'occasione per ognuno di noi, rappresentanti istituzionali ad ogni livello, per meditare attentamente in modo da trovare insieme, e mi auguro nella piena collaborazione, gli strumenti necessari per rivedere alcune scelte, innanzitutto riesaminando le voci di bilancio regionale di prossima approvazione da parte del Consiglio regionale. Mi riferisco in modo particolare alla parte di bilancio relativa al territorio, per il suo ripristino, e per cercare, per quanto è nella facoltà dell'uomo e al di là dell'eccezionalità, di evitare per il futuro disgrazie di così grave entità.
Vorrei concludere facendo pertanto alcune personali considerazioni: credo che oggi sia indispensabile innanzitutto restituire alla Valle d'Aosta quella immagine esterna che sicuramente si merita anche perché alberghi, servizi, strutture turistiche e impianti di risalita, con grossi impegni e sacrifici, si presenteranno pronti all'appuntamento con i turisti per la stagione invernale che è ormai alle porte, stagione invernale che è importante e indispensabile per la ripresa economica della nostra Regione, e mai come in questa particolare e difficile situazione.
Inoltre, sempre in termini di proposta, vorrei manifestare la mia completa disponibilità a supportare l'azione della Giunta regionale, in particolare l'Assessore competente in materia di trasporti, al fine di pervenire in termini ristretti al ripristino di tutte le strutture ferroviarie, evitando così lo sconsiderato dilatarsi dei disagi e dei costi a carico della Comunità valdostana, già così duramente colpita dall'alluvione.
E quando dico ripristino della tratta ferroviaria non mi riferisco semplicemente alla ricostruzione della rete precedente all'alluvione perché rimangono una serie di problematiche legate a una linea ferroviaria progettata e costruita a fine '800, anzi al contrario occorre intervenire per migliorare tutta la linea apportando modifiche che consentano alla nostra Regione di potersi inserire all'interno delle moderne reti di trasporto nazionali e ovviamente internazionali.
Ritengo fondamentale che vengano portati avanti dei seri progetti che innanzitutto consentano alla linea ferroviaria valdostana di allinearsi ai più elevati standard europei di sicurezza, sia per quanto concerne i percorsi, sia per quanto concerne le metodologie, senza però dimenticare gli interventi tesi a migliorare l'esercizio dei servizi quali il raddoppio della linea in alcune sue parti ed a giungere all'elettrificazione.
Queste sono alcune mie personali considerazioni, e non sto qui a ripeterne altre già fatte da chi mi ha preceduto, o che farà chi mi seguirà, e concludo rinnovando ancora il mio grazie ai Valdostani tutti per il loro impegno, il loro coraggio, la loro fierezza e soprattutto per lo spirito di solidarietà che stanno dimostrando, esempio di un popolo aperto e pronto ad un'Europa moderna.
Perron (UV)Merci M. Le Président.
La convivenza con l'acqua e, in casi estremi, anche un'alluvione di dimensioni così gravi come abbiamo vissuto, rappresenta uno degli elementi con cui la gente di montagna può trovare a confrontarsi ed è quanto è successo ai Valdostani ben due volte in poco più di cinque anni. È stato, lo ripetiamo, un evento eccezionale.
Diventa obiettivamente difficile essere - in queste occasioni - i detentori della certezza e arrogarsi il diritto di poter dire e con assoluta esattezza quanto è successo, quanto poteva essere evitato, ciò che doveva essere fatto, ciò che non è stato fatto, specialmente quando parliamo di zone non monitorate o considerate fino ad ora assolutamente sicure.
Se ciò è perfettamente legittimo e comprensibile da parte delle persone comuni e soprattutto da coloro che hanno vissuto in prima persona il dramma dell'alluvione, dello sfollamento, di perdere la casa e anche dei familiari, forse da parte di alcune forze politiche sarebbe, a mio giudizio, stato necessario in un caso come questo procedere a delle valutazioni un po' più prudenti, evitando facili strumentalizzazioni e pretestuose polemiche. Personalmente, leggendo le rassegne stampa di questo periodo, ho provato una sorta d'amarezza, quasi di delusione per un certo modo di affrontare un evento drammatico come questo.
Ho intravisto in questo periodo alcuni esponenti politici detentori assoluti della verità, maestri che si arrogano il diritto di poter dare lezioni a tutti, maestri assoluti della buona e corretta amministrazione, profondi conoscitori del territorio, bravi e preparati amministratori come nessuno può pensare di essere!
Ho appreso con profondo stupore, leggendo le rassegne stampa solo dopo diversi giorni, questo atteggiamento accusatorio nei confronti quasi di tutto e di tutti. Abbiamo invece assistito in questo periodo ad una vera e propria campagna di stampa, in particolare del movimento Verde alternativo, altro che accuse alla RAI di mancanza di spazio, di televisione di regime e, naturalmente, alle solite accuse al movimento di maggioranza relativa.
Siamo arrivati, mi risulta, quasi addirittura ad una lettera d'insulti che il collega Curtaz ha indirizzato alla redazione di un programma di RaiTre "Ambiente Italia".
Personalmente deploro fortemente che si utilizzi la veste di un'istituzione che rappresenta la Regione autonoma Valle d'Aosta per portare delle offese nei confronti di un servizio pubblico, una trasmissione nazionale che peraltro ha scelto di trasmettere una sua puntata da Pollein per esprimere, come ha affermato in diretta il conduttore, solidarietà profonda ai colpiti dalla tragedia dell'alluvione.
Paradossalmente, mi risulta poi che il principale esponente nazionale dei Verdi, il Ministro delle politiche agricole e forestali, abbia indirizzato una lettera in cui si esprime particolare apprezzamento per l'equilibrata riflessione che ha percorso l'intero Paese e i vari bacini idrografici, ha coinvolto tutte le realtà territoriali: dagli Assessori e Presidente regionali, agli operatori dell'emergenza, ai geologi, ai Parlamentari e agli esponenti del Governo, ai militari, ai Presidenti delle associazioni ambientaliste, fornendo un quadro complementare di analisi ed opinioni.
Bisognerebbe, almeno per chiarezza, che all'interno dello stesso partito vi metteste d'accordo!
Spiace constatare che la crociata dei Verdi valdostani in questo periodo non ha risparmiato nessuno: Giunte regionali, Amministratori locali, Protezione civile, operatori dell'informazione - e chi più ne ha più ne metta - naturalmente evidenziando con grande enfasi che durante il periodo in cui i Verdi erano presenti in Giunta tutto procedeva per il meglio; poi, la solita tecnica di "après moi le déluge", dipingendo naturalmente la gestione precedente il 1993 e quella successiva al 1998 come una gestione fatta da amministratori e funzionari quasi sbadati, poco attenti al territorio o, peggio ancora, curatori di chissà quali oscuri interessi!
Io credo che non si può accettare questo, non si può non rispondere a questo basso modo di far politica, in qualche modo anche falso, tendenzioso e non suffragato da nessun dato concreto. Personalmente mi sento offeso da questo modo di affrontare questa vicenda e con me sono stati tanti Valdostani che sulla loro pelle hanno vissuto questa drammatica esperienza. Non è vero che, in Valle d'Aosta - io lo rifiuto categoricamente - si privilegia il fare e il lasciar fare rispetto alla programmazione del territorio!
Ricordiamo allora che tutti i comuni valdostani hanno, a differenza di altre zone, un piano regolatore approvato, è l'unica Regione in Italia a non avere neppure un edificio abusivo! E poi saremmo noi, questa Regione, quelli che lasciano fare? Negli stessi documenti dei Verdi si parla, a più riprese, di scelte edilizie ed urbanistiche irresponsabili, di eccessiva urbanizzazione.
Sarebbe sufficiente riportare i dati sulla densità della popolazione in Valle d'Aosta rispetto al resto d'Italia per smentire questo! Di disgustoso, per riprendere un comunicato preso dai Verdi in questa vicenda, c'è solo questo maldestro tentativo di speculare politicamente su una disgrazia, di chi forse a corto di argomenti e svanito il proprio "leitmotiv" ha potuto in questi giorni assumere un atteggiamento di rivincita.
Voglio fare anche delle considerazioni sull'operato positivo, invece, e sul ruolo degli enti locali in questo frangente che hanno svolto un ruolo importante e sono stati per la popolazione così duramente colpita un punto importante di riferimento.
Credo di poter dire verità dicendo che l'organizzazione e l'operato degli enti locali ha sostanzialmente tenuto, seppur con delle difficoltà, ed ha dato prova di buona organizzazione, di conoscenza del territorio e di quella che è la realtà comunale in tutte le sue sfaccettature.
Io ho letto le dichiarazioni di esponenti politici che accusano amministrazioni locali di inefficienza, di ritardi della Protezione civile, di mancanza di coordinamento, dicendo che tutto era perfettamente preventivabile, che bastava fare quello o questo e si sarebbe risolto, bastava far saltare un ponte e la situazione era risolta, era sufficiente prendere una decisione e non ci sarebbe stato nessun problema, salvo poi scoprire, quando ci parli insieme, che tante volte non sanno neppure il nome del torrente di cui parlano oppure confondono un torrente con un altro! Oggi è facile, molto facile! Un po' meno, vi assicuro, quando ci si trovava sul posto e bisognava decidere, coordinare e soprattutto lavorare.
Io posso capire perfettamente cosa si può provare quando si assiste alla distruzione della propria casa o parte di essa, quando si vede distrutta la propria attività economica e bisogna ripartire da zero o, ancor peggio, capisco bene, vi assicuro, i sentimenti che si vivono quando si assiste alla perdita di un familiare.
Però mi rifiuto di prestarmi a questo gioco di "scaricabarile", né a livello regionale né a livello comunale, di "caccia alle streghe", di assoluta, continua e costante ricerca del colpevole, di accuse di inefficienza sbandierate ai quattro venti da persone che, forse, a volte non conoscono neppure bene la realtà locale della quale parlano.
Voglio dire che non ci dobbiamo prestare, secondo me, a questo gioco di accusa, di scarico delle responsabilità perché può sembrare facile e per certi aspetti anche molto popolare.
Ci sono stati purtroppo dei morti, sono sempre, in qualunque occasione, troppi, ed a queste famiglie va sicuramente il nostro profondo cordoglio, il nostro affetto, ma non si può così generalizzare, accusare di incompetenza con una facilità che suona tante volte incredibile, senza perlomeno conoscere bene fino in fondo ciò che è successo.
Ribadiamo che parliamo di un evento assolutamente eccezionale, disastroso che va oltre la normalità e sul quale oggi è molto più facile dire cosa andava fatto, cosa si sarebbe potuto e dovuto fare, ma vi assicuro, anche per chi l'ha gestita in prima persona, che è stata una cosa difficilissima da gestire!
Parliamo un po' di più con i sindaci, con gli amministratori comunali, che l'hanno vissuta sulla loro pelle anche in termini di assunzioni di responsabilità, e di decisione sulle cose che dovevano essere in quei momenti a volte in quegli attimi intraprese.
Io, onestamente, se il Sindaco di Fénis non avesse dato disposizioni per evacuare delle frazioni che invece sono state evacuate, credo che nessuno si sarebbe sognato di accusarlo, perché diventa difficile in quei momenti andare a dire la decisione giusta è questa, la scelta da fare è questa, la certezza assoluta della verità sta in quella decisione. Troppo facile il giorno dopo!
Tanto si potrebbe dire oggi su quelle ore specialmente da chi ha dovuto fuggire da casa o ha passato una notte nell'acqua e nel fango, tirando giù le persone dal letto per spingerle su un mezzo dei pompieri o del comune per la famosa e tanto usata parola "evacuazione".
Vi assicuro che l'evacuazione è una decisione difficile da prendere, anche per un amministratore comunale, per un sindaco e soprattutto per quelle amministrazioni o quelle persone, forse giovani di esperienza di amministrazione, che con un evento come l'alluvione non si sono mai trovati a che fare. Non si può oggi accusare con questa estrema facilità, cercare di trovare ad ogni costo dei responsabili per ciò che è avvenuto.
Come allo stesso modo non si può accettare questa visione di qualcuno che in Valle d'Aosta, perlomeno nel passato, tutto sia stato fatto nel nome della cementificazione e del supremo interesse imprenditoriale, del denaro, di chissà quali interessi senza tenere sempre a mente, come è invece stato, uno sviluppo armonico del nostro territorio, rispettoso dell'ambiente che invece vi è stato e vi è anche senza la presenza dei Verdi nell'Amministrazione regionale.
Questo rivendicare la paternità assoluta, l'assoluta verità della politica ambientale, questa visione della salvaguardia del nostro territorio, tante volte stona poi con quelle che sono le reali e concrete esigenze della popolazione. Che l'ambiente sia un elemento massimo da rispettare e da salvaguardare nessuno lo mette in dubbio, ma oggi non possiamo fare delle speculazioni politiche su questo argomento! Tutti abbiamo contribuito alla tutela del territorio e alcuni di noi lo fanno anche quotidianamente, personalmente.
Vero è, come si dice in questo comunicato corposo dei Verdi, che tanti rus non sono più puliti, che questo ha contributo in maniera pesante alla drammaticità dell'evento, ma questa pulizia chi la fa se non la gente che quotidianamente lavora, opera sul territorio, vive su di esso, gli agricoltori, la nostra gente di montagna?
E quando, tante volte, si prevedono interventi di sostegno nei confronti di questo settore, delle misure di politica concreta nei confronti di questo settore, quindi indirettamente anche verso il territorio, verso la sua salvaguardia, ci siamo sentiti rimproverare, ricevere lezioni dai Verdi, accusati perlomeno come UV, di politiche clientelari, di assistenzialismo nei confronti di un mondo rurale che invece svolge una fondamentale opera di mantenimento e di cura del territorio.
Anche la famosa e tanto vituperata "cementificazione", questo slogan così facile da usare, secondo me, in questi frangenti, dovrebbe essere usato con un po' più di prudenza.
Perché allora non facciamo dei confronti concreti, ma facciamoli fino in fondo, su quelli che sono i reali bisogni, i voleri delle nostre popolazioni soprattutto con quelli che vivono, visto che parliamo di questo argomento, a stretto contatto con un torrente, magari un torrente ce l'hanno sopra casa, come le popolazioni che vivono a Fénis. E allora ci si renderebbe conto, forse, che è più facile scrivere i comunicati stampa, troppo facile criticare, accusare la gente che amministra.
Io difendo fino in fondo la validità di certe decisioni che sono state prese, anche di certe politiche: i tanto vituperati argini che i nostri amici Verdi criticano in ogni occasione sono stati un elemento, una scelta che in tante occasioni ha salvato il nostro territorio, ha evitato catastrofi peggiori, limitando i danni di quello che è un evento eccezionale ma che si può ripetere.
Le scelte che sono state fatte, anche da un punto di vista tecnico, le famose arginature che tanto stanno sulle croste al nostro amico Riccarand, sono state fatte in applicazione delle direttive dell'Autorità del bacino del Po per dei motivi ben precisi, per evitare l'erosione di una grandissima quantità di materiale a monte che venisse poi trasportato in basso, cosa che comunque avviene ancora oggi e sulla quale ancora oggi ci sentiamo rivolgere delle accuse.
Non è vero, io respingo che le cose siano state fatte a caso, senza una programmazione, senza un'idea, senza sapere cosa si andava a fare! Anche sul concetto espresso da Curtaz questa mattina in base al quale bisogna permettere con questa assoluta facilità ad un torrente di esondare così penetra nel territorio? siccome considero Curtaz un conoscitore del nostro territorio, mi chiedo come si possano dire delle cose di questo genere! Io veramente non riesco a capire, può darsi che abbia capito male.
Spieghiamo a quelle persone che vivono con il torrente sulla testa che non bisogna farle le arginature, che non bisogna usare il cemento, che dobbiamo permettere ai torrenti di esondare con assoluta tranquillità perché ciò che conta, la verità assoluta, il bene supremo è la cultura ambientalista dei Verdi!
Le arginature, invece, in tanti parti del nostro territorio, dobbiamo dirlo con convinzione, hanno contribuito a salvare situazioni drammatiche, pericolosissime e sono opere, secondo me, da ripensare, per carità, ma in chiave evolutiva, nel senso che queste strutture sono da salvaguardare, da valorizzare e, anzi, in alcuni punti si sono rivelate deboli e semmai sono da rafforzare introducendo, Verdi o non Verdi, forti difese in cemento armato!
Come non bisognerebbe riempirsi la bocca, in questi momenti, di tanti concetti che possono creare confusione nella gente. Le zone a rischio esistono, è vero che a livello di piani regolatori vada fatta una riflessione, mi trova d'accordo. Valutiamo se veramente è il caso di spostare intere abitazioni, interi villaggi con la facilità con la quale oggi si dice "delocalizziamo". Io non esalterei questo concetto oggi di "delocalizzare" come se fosse la panacea di tutti i mali, perché si propongono queste soluzioni, che sono, a mio giudizio, fortemente discutibili, e se ne propongono con un'enfasi, una tranquillità che oggi fa sorridere e può creare confusione.
Io termino questo intervento anche un po' amareggiato, ma vi assicuro che per chi l'ha vissuto sulla propria pelle diventa difficile non fare queste considerazioni e guardare giustamente in avanti come qualcuno diceva. Bisogna guardare in avanti, ma bisogna anche rispondere a tutta una serie di accuse che sono state mosse, a tutto un modo di fare politica che, secondo me, in questa occasione è stato una pessima dimostrazione.
Oggi ogni intervento di ripulitura della Dora viene fatto solo per regimazione idraulica considerando tante volte l'opera del cavatore come un deturpamento del territorio. Assessore, cerchiamo, nel limite delle competenze che ci sono date, di cambiare impostazione.
Diamo la possibilità di abbassare questi alvei del torrente, di ripulire soprattutto il letto della Dora laddove è possibile, laddove crea problemi.
Altro aspetto. Cerchiamo di utilizzare questo momento, pur nel dramma, come un'importante occasione di rilancio, di lavoro e di consolidamento del nostro sistema imprenditoriale privilegiando, a parità di condizioni e di professionalità di lavoro, le imprese locali. Pur nel dramma, sarà un'importante occasione di lavoro, di crescita che non deve essere sprecata.
Terminando voglio ricordare l'opera utile, indispensabile in tanti casi dei Corpi dei Vigili del fuoco professionisti e volontari, che si sono prodigati senza risparmio in ogni occasione e che hanno dimostrato capacità di coordinamento, preparazione e competenza.
È giusto ricordarlo, perché in questa materia più volte in quest'aula ci siamo trovati su fronti contrapposti circa la visione e le funzioni che questo corpo doveva assumere, doveva svolgere. In questo frangente si è saputo trovare un'unità che difficilmente si poteva sperare di avere.
Voglio ricordare in positivo, a differenza di altri, l'azione, per carità, perfettibile, migliorabile della Protezione civile.
Nei drammatici, e sono stati drammatici, giorni che abbiamo passato perlomeno a Fénis, è stato per noi un punto di riferimento importante, per cittadini, per enti locali e non si può ridurre oggi tutta l'azione svolta da questo ente come ad "un ritardo", "un non coordinamento", "un qualcosa che non ha funzionato". Non è così!
Occorre allora guardare insieme al futuro cercando di non contribuire a creare quell'immagine sbagliata di Regione non preparata, che non ha saputo gestire un evento duro e difficile quale quello dell'alluvione perché così non è!
Numerosi sono i settori sui quali si intende agire, numerose sono le proposte e le iniziative che si intendono intraprendere ed il dibattito odierno fornirà sicuramente al Governo regionale ulteriori elementi di riflessione.
Anche in questa occasione, come altre, dobbiamo riuscire a dare delle certezze sulle cose da fare, sul tipo di risposta da dare, sui tempi che si dovranno percorrere.
Anche in questa fase siamo certi che l'amministrazione pubblica farà il suo dovere sino in fondo. Ciò che bisogna fare, a mio giudizio, è avere un'idea chiara delle priorità e dare delle certezze alle persone, alle imprese, alle attività produttive.
Certezza di quale è l'intenzione dell'Amministrazione regionale, fino a che grado si può e si vuole intervenire dicendo già sin d'ora che non si potrà dare tutto a tutti. Andranno fissati dei "paletti", dei limiti chiari ed univoci per tutti coloro che si troveranno confrontati con la ricostruzione.
Voglio infine, senza demagogia, fare un plauso a tutta questa comunità valdostana che si è veramente stretta vicino a coloro che hanno subito danni materiali e perdite di familiari. Tutti hanno fatto la loro parte sino in fondo, anche magari sbagliando, portando un aiuto materiale preziosissimo, un sostegno morale che tante volte ha contribuito in maniera determinante a risolvere le situazioni più difficili. Di questo, come pubblici amministratori, dobbiamo esserne grati e fieri. Nel dramma è stato un forte momento di unione della nostra comunità.
È stato altresì un esempio migliorabile, perfettibile ma, nel complesso, di autogoverno che ha dimostrato, che abbiamo costruito un sistema Valle d'Aosta che nel complesso tiene, funziona, che ha saputo dare delle risposte e che non può e non deve essere demonizzato in tante sue forme come qualcuno nei giorni scorsi ha pubblicamente fatto!
Président Merci. Conseiller Curtaz vous demandez la parole pour fait personnel? Veuillez spécifier de quoi il s'agit, quel est le fait personnel auquel vous faites référence.
Curtaz (PVA–cU)Presidente, la questione è la seguente. Io questa mattina ho argomentato il mio pensiero in maniera rispettosa e chiedo uguale rispetto da parte degli altri consiglieri. Il Consigliere Perron ha tutto il diritto, come ha fatto, con enfasi magari eccessiva, di criticare chicchessia, i Verdi, il sottoscritto, chi vuole!
Quello che il Consigliere Perron non può fare è utilizzare per il suo intervento un telefax che io ho spedito riservatamente dal mio ufficio legale e non dalla Regione al redattore di una trasmissione televisiva protestando come teleutente per il taglio dato a quella trasmissione.
È evidente che il Consigliere Perron ha violato il mio diritto alla riservatezza della corrispondenza. Allora io chiedo al Presidente del Consiglio di voler tutelare la mia funzione ed i miei diritti, altrimenti mi riservo di farlo in altra sede. Al Consigliere Perron chiedo, se è un uomo, che egli ci dica chi gli ha dato questo fax riservato che io ho spedito, ripeto, attraverso?
PrésidentS'il vous plaît, Monsieur le Conseiller, ici dans cette discussion vous avez droit a rectifier votre avis, dans le cas où l'on vous attribue des opinions contraires à celles que vous avez exprimées. Bornez-vous simplement à cela, les autres questions seront discutées ailleurs et par d'autres procédures.
Veuillez rester sur la question. Est ce qu'on vous a attribué des opinions contraires à celles que vous avez exprimées, et en quoi est ce que cela consiste?
Curtaz (PVA-cU)No, io non ho intenzione? non mi è stata attribuita un'opinione diversa da quella che io ho espresso, io chiedo? probabilmente il mio intervento non va inquadrato come fatto personale, lo qualifichi il Presidente? è una cosa piuttosto inusuale.
Io faccio presente a questa Assemblea che è stato violato il diritto alla riservatezza della corrispondenza di un consigliere?
PrésidentQuesta questione sarà trattata in separata sede e sulla base di un'opportuna documentazione. Je vous remercie Monsieur le Conseiller.
La parole au Conseiller Beneforti.
Beneforti (PVA-cU)Quanto è accaduto fra il 14 e il 18 ottobre nella nostra regione impone a tutti noi di dire ciò che ne pensiamo.
Voglio sgombrare il campo da un aspetto: nessuno si azzardi ad accusarmi di strumentalizzazione come spesso e volentieri avviene quando si parla di altri problemi perché venir qui ad accusare gli altri di strumentalizzazione può essere solo il modo per lavarsi la coscienza per ciò che non è stato fatto.
Ma non sarebbe neppure onesto accusare di strumentalizzazione, sia nei confronti dei 19 morti che la tragedia valdostana ha portato con sé, sia nei confronti di chi come noi ha preso posizione subito invitando le forze politiche ad un confronto serio, concreto ed unitario.
Solo la verità sul passato e l'impegno unitario per il futuro possono rendere giustizia ed esprimere solidarietà alle famiglie che sono state più duramente colpite negli affetti più cari e nei loro beni immobiliari.
Di fronte al cataclisma che è caduto sulla nostra regione non si può né giocare in difesa né all'attacco, non si può né si deve rifiutare il confronto e il dialogo, ripeto, come spesso avviene in questo Consiglio, ma ognuno si deve assumere le proprie responsabilità laddove esse sussistono. Giocare allo scaricabarile non serve a nessuno.
Ho assistito alla trasmissione televisiva "Porta a Porta"; devo dire che non mi è piaciuta, per non dire peggio. Non riuscivo né riesco a comprendere come di fronte alla grave sciagura che ha colpito il Comune di Pollein, perché di Pollein si parlava, di fronte ai lutti, si potessero dare le risposte che sono state date. Devo dire che abbiamo dimostrato impreparazione, abbiamo dimostrato di non saperci assumere le nostre responsabilità politiche, civili e morali.
Quanto è accaduto non poteva essere tutto prevedibile, ma non lo erano neppure le risposte che sono state date o che non sono state date. Alle affermazioni, al risentimento delle Signore che hanno parlato in quella occasione, all'incalzare anche del giornalista, alle attese degli ascoltatori, non sono state date risposte serie e credibili.
Cari colleghi, in modo particolare della maggioranza, mi sono soffermato su Pollein perché credo che sia un esempio palpabile perché è lo specchio nel quale anche voi dovete guardarvi. Potevo parlare del quartiere Dora, dove anch'io sono rimasto alluvionato, invece sono tornato a parlare proprio di Pollein non tanto per polemizzare, ma per dire le cose come stanno perché questo caso dimostra, come tutti gli altri, che occorre cambiare strada. Ma come?
Anche se sinteticamente noi Popolari lo abbiamo detto all'indomani dell'alluvione a livello regionale e a livello nazionale. Nel dare atto che a fatti avvenuti la macchina dei soccorsi ha operato con tempestività dando risposte immediate ai bisogni più urgenti, riteniamo che si debba pensare al dopo emergenza, ma dobbiamo farlo assieme, l'impegno deve essere unitario. Voi della maggioranza, voi della Giunta non potete eludere, e mi auguro che non lo facciate, le proposte che provengono anche dall'opposizione.
Ora è tempo di agire. È importante ricostruire tenendo presenti gli errori commessi nel passato e che hanno favorito e provocato anche i danni causati dall'alluvione.
Occorre fare un'indagine nei termini che insieme possiamo determinare per conoscere ed evidenziare le cause di quanto è accaduto e, alla luce di quanto verrà constatato, stabilire i rimedi per il futuro perché non si ripetano certi errori. Occorre colmare i ritardi a livello regionale e nazionale con cui sono stati presi o non sono stati presi certi provvedimenti. Occorre predisporre tutte le misure necessarie atte a rilanciare con forza le politiche di prevenzione e di rischio. Occorre imporre a tutti i comuni l'elaborazione della cartografia per stabilire gli ambiti non edificabili, cioè le zone a rischio. Occorre ricostruire stabilendo le priorità concrete: sappiate che saremo credibili nella misura in cui sapremo rispettare gli impegni e voi della Giunta riuscirete a dare efficacia all'azione del Governo regionale.
Occorre in sostanza predisporre tutte le misure necessarie e stanziare le risorse conseguenti per affrontare la ricostruzione e quindi il dramma delle nostre popolazioni che sono state colpite.
Occorre far ripartire le infrastrutture, la ferrovia, il comparto agricolo, il comparto industriale e commerciale laddove è stato colpito. Occorre far fronte al risarcimento alle famiglie colpite nei loro beni di prima necessità, come la casa. Occorre dare un sostegno fattivo ai lavoratori colpiti dall'alluvione.
Di fronte allo sfacelo che ci ha colpito questo è quanto ci sentiamo di sostenere e realizzare insieme a chi ci sta. Il detto: "armiamoci e partite" di fronte a certe calamità non fa onore a nessuno e noi non vogliamo su questo problema citare la scaletta dei problemi da affrontare e dirvi cosa adesso dovete fare.
Noi siamo qui, pronti al confronto e al dialogo e a portare avanti la risoluzione dei problemi insieme.
Noi dell'Ulivo ci siamo, siamo disposti ad ascoltare, ma vogliamo anche essere ascoltati e non sentirci dire che quanto proponiamo, perché viene dall'opposizione, è strumentalizzazione, è demagogia. Penso che simili accuse non mi si possano fare dal momento che il confronto l'ho sempre cercato.
Infatti noi riteniamo che l'ultima cosa da fare in questa emergenza sia proprio quella di radicalizzare la polemica e attivare scontri fra le parti oppure, una volta sepolti i morti, aspettare altri disastri per decidere gli interventi, come spesso accade lasciando magari inutilizzata gran parte degli stanziamenti previsti.
I mutamenti climatici prevedibili e non prevedibili chiamati a scusante di fronte alle disastrose alluvioni pongono una serie di problemi e di riflessioni; sollecitano l'avvio di programmi di manutenzione ordinaria e del territorio perché è l'unica possibilità vera di prevenzione e di autodifesa; sollecitano la manutenzione da sviluppare su tutto il bacino idrogeologico della Valle d'Aosta, perché la mancata manutenzione ordinaria della Dora come di qualsiasi altro corso d'acqua, ne indebolisce l'autodifesa anno dopo anno; sollecitano gli enti locali e i comuni a porsi nel concreto la definizione di un programma di manutenzione ordinaria, di consolidamento, difesa e messa in sicurezza del territorio e del suolo di loro competenza, a porsi dove è necessario il problema di una revisione della politica edilizia e di cementazione selvaggia, se c'è stata, e se è stata praticata in questi ultimi anni.
Ma i mutamenti climatici prevedibili e non prevedibili sollecitano anche altre cose, in modo particolare il potenziamento della Protezione civile; ritengo che così com'è strutturata non sia sufficiente e i fatti lo hanno dimostrato.
Occorrono persone capaci che sappiano decidere e operare, che accertino che le loro indicazioni siano rispettate, non basta scrivere la letterina ai comuni o rispondere al telefono che non c'è pericolo senza dire perché e come.
Nel dubbio le persone devono essere evacuate, devono lasciare le abitazioni anche se il rischio è minimo; il quartiere Dora non è stato avvisato di quello che stava accadendo e che poteva accadere, me lo hanno raccontato i miei coinquilini.
Nella Protezione civile ci devono essere tecnici ed esperti all'altezza del ruolo a cui sono chiamati, così dicasi per la Regione, perché fra i tanti consulenti mancano proprio quelli di cui c'è maggior bisogno, penso alla qualità non tanto alla quantità.
I sindaci devono essere messi e devono mettersi nelle condizioni di operare per le competenze che sono loro assegnate. L'autonomia da loro giustamente rivendicata deve essere il mezzo per difendere e tutelare il territorio che rappresentano e non per rendere edificabili terreni che non sono sicuri come è accaduto.
Un accenno lo faccio anche al Corpo forestale, alle guardie delle nostre foreste, che pure hanno fatto tanto nel dopo emergenza. Non dico che non ci debbano essere coloro che si preoccupano di vigilare sulla raccolta dei funghi e di tutelare la selvaggina dai bracconieri e dai cacciatori o seguire i pescatori per misurare se la trota è lunga 20 centimetri o 25 o se i funghi pesano 1 chilo o 1 chilo e 200, ci devono essere anche questi, ma il maggior tempo deve essere dedicato alle nostre foreste, al nostro bosco, al controllo delle nostre montagne e dei ruscelli, al rimboschimento; del resto sono guardie forestali, non sono guardacaccia né guardafunghi!
Se abbiamo un Corpo forestale, credo che debba essere adibito a un certo settore e a una certa operatività. Ci vuole anche il resto, ma vediamo come farlo, perché non si può vedere in certi luoghi tre guardie forestali che controllano la quantità dei funghi raccolti.
Si tratta di mettere in atto una strategia per investire in modo adeguato sulla difesa del suolo e ciò non solo perché costa meno prevenire e riparare con la manutenzione ordinaria che intervenire a disastro avvenuto.
Si tratta in sostanza di mettere in atto una nuova concezione dello sviluppo che deve essere sì produzione, servizi e urbanizzazione, ma il tutto deve essere integrato con la tutela, con il riassetto del territorio ripristinandone l'equilibrio ideologico e ambientale. Questa è la strada da seguire; se si segue questa strategia e si ha attenzione a non ripetere gli errori laddove ci sono stati, lo sviluppo sarà quello sostenibile dai territori e dalle persone.
Riconosco che è vero che contro la natura non si può andare, l'uomo non può farcela, è una sfida certamente non pari, ma sono convinto che se realizziamo certi obiettivi, avremo una Valle d'Aosta più sicura e vivibile.
Come ho detto, occorre una strategia da mettere in atto con due obiettivi: investire in modo adeguato sulla difesa del suolo e riassetto del territorio; prefigurare una nuova concezione dello sviluppo nei nostri comuni e nella nostra Regione. Con ciò non mi sento di insegnare niente a nessuno, ma l'esperienza vissuta nel passato e in questi giorni credo che abbia insegnato qualcosa a tutti noi.
Se è così, dobbiamo voltare pagina, dobbiamo cambiare e agire nel più breve tempo possibile, dobbiamo agire come Regione e altrettanto deve fare lo Stato.
Noi Popolari abbiamo detto anche al Governo nazionale cosa fare dopo l'emergenza, infatti abbiamo chiesto che il Comitato dei ministri per la difesa del suolo produca entro il 15 novembre una dettagliata relazione al Parlamento sulle cause e sugli effetti dell'alluvione che si sono verificati nel nostro Paese.
Abbiamo chiesto di modificare il decreto legge emanato dopo Soverato per introdurre norme sulla salvaguardia automatica anche per le aree alluvionabili, di ripristinare i finanziamenti previsti inizialmente per portare a compimento interventi urgenti e per la messa in sicurezza di tutte le aree ad elevato rischio già individuate dalle regioni, di accelerare il processo di modifica della legge sulla difesa del suolo e del decreto legislativo n. 300 sulla riforma dello Stato; abbiamo chiesto che il Ministro dell'ambiente assicuri a tutte le amministrazioni pubbliche la disponibilità a partire dal 1° gennaio prossimo del nuovo sistema cartografico di riferimento approvato lo scorso 12 ottobre dalla Conferenza Stato - Regioni.
Occorre prendere coscienza che atti di importanza vitale come la redazione della carta delle aree a rischio, di cui tutte le regioni si sono dotate, avrà un'efficacia limitata se ciò non comporterà, come ho già detto, da parte degli enti locali l'adeguamento immediato degli strumenti urbanistici e pianificatori stralciando le aree definite a rischio. Come già annunciato, noi dell'Ulivo abbiamo presentato due risoluzioni: una che contiene linee guida per affrontare i danni causati dall'alluvione, ma che guarda anche al futuro, l'altra che riguarda il ripristino della ferrovia Chivasso-Aosta.
Ripeto, non ci sentiamo depositari della verità pertanto siamo pronti ad accettare proposte, suggerimenti ed emendamenti ma, poiché siamo convinti che serva un impegno unitario, se usciamo da qui divisi non dimostriamo quel senso di responsabilità che si deve avere in simili gravi situazioni.
Mi auguro che si possa uscire con un documento unitario da questo Consiglio per far sapere fuori che la Valle d'Aosta è unita in difesa della propria situazione in modo che quello che è accaduto non possa più riaccadere.
PrésidentLa parole au Conseiller Cottino.
Cottino (UV)Comincerò anch'io l'intervento con il sottolineare l'eccezionalità di questo evento e lo farò da una parte senza sottilizzare sulla differenza che ci può essere fra "eccezionalità" e "straordinarietà" e, dall'altra, risparmiandovi tutta una serie di dati che mi ero fatto dare che, pur se importanti, tralascerei, tanto è lapalissiana l'eccezionalità dell'evento.
La quantità di acqua caduta sulla Valle d'Aosta di fatto in due giorni anche se quasi tutti tendono a dividere le precipitazioni piovose in quattro giorni. Il primo e l'ultimo giorno, rispetto alla quantità dell'acqua caduta nei giorni 14 e 15, sono in molte zone poco significativi.
Assieme a questo non si può non tener conto dell'innalzamento dello zero termico che ha fatto sì che per centinaia di chilometri quadrati si sciogliesse la neve con la conseguente trasformazione in acqua di migliaia di metri cubi di neve.
Sono cosciente che parlare di straordinarietà o di eccezionalità di un evento di fronte a chi ha perduto tutto quello che aveva e ha visto vanificare i sacrifici di una vita intera, mi riferisco a chi ha perso il lavoro, l'attività produttiva, la casa, mi riferisco ai parenti delle vittime, sia difficile e per certi aspetti addirittura cinico.
Il nostro ruolo però ci impone, malgrado noi, di fare delle analisi, di fare delle scelte.
Mi sono posto parecchie volte una domanda molto semplice: se è vero come è vero, poiché, malgrado diverse sfumature, è stata riconosciuta da tutti questa eccezionalità, perché da parte di molti responsabili politici si prendono le distanze dalle scelte fatte in passato?
E ciò malgrado che questi avessero dei loro rappresentanti all'interno della Giunta o che addirittura avesse fatto parte della Giunta in prima persona.
Non mi riferisco a chi ha fatto delle fugaci apparizioni in Giunta; mi riferisco a chi ha operato per parecchi anni all'interno della Giunta stessa. Per cui mi sembra poco corretto fare certe affermazioni.
Non posso concordare con certe affermazioni altisonanti come quella in cui si afferma con molta cattiveria che si pagano le scelte irresponsabili fatte nel passato o con l'altra, diversa nello spirito ma molto simile quanto al tipo di messaggio che invia all'esterno, che dice che dobbiamo cambiare mentalità rispetto al territorio.
È vero che ci sono stati o ci possono essere stati degli errori fatti in passato, però sarebbe sbagliato ed è sbagliato rinnegare tutto quanto è stato fatto. Voglio dire che certe cose non bisogna aver paura di difenderle anche se prendere posizioni diverse è molto più facile, è molto più popolare. Ritengo tuttavia queste posizioni alquanto ipocrite.
Con queste affermazioni non voglio dire che tutto è andato bene, che tutto è stato fatto bene, che da questi avvenimenti non si debbano trarre delle lezioni.
Soltanto gli stolti e gli struzzi non traggono insegnamenti dagli avvenimenti, soprattutto da alcuni eventi particolari. I primi perché probabilmente vista la loro boria e la loro supponenza non accettano di essere messi in discussione, i secondi perché con la testa sotto la sabbia, e in questo caso la sabbia non manca, non possono rendersi conto di quanto avviene o è avvenuto.
Sono convinto che sarà necessario fare un'analisi tecnico-scientifica molto approfondita di quanto avvenuto in quei tragici giorni.
Voglio però consigliare una cosa, e prendo a prestito un'affermazione fatta dal collega Nicco che ho molto apprezzato, e cioè il nostro dovere è anche quello di consigliare, altrimenti che consiglieri saremmo? Il consiglio mio è che per fare questa analisi non si possano utilizzare soltanto i cosiddetti "tecnici" con conoscenze apprese sui libri.
Credo che sia fondamentale utilizzare persone di provata esperienza, persone che conoscono il territorio, persone che hanno visto quello che è successo.
Il fatto di andare sui luoghi del disastro due o tre giorni dopo significa non avere completa conoscenza di quello che in realtà è avvenuto; nessuno di quelli che sono andati due giorni dopo sui luoghi disastrati può capire fino in fondo quello che è effettivamente avvenuto in quei giorni e dunque io credo che per questa analisi si debbano adoperare anche le esperienze e le conoscenze, della gente del luogo, degli amministratori locali che hanno visto quello che è successo, che conoscono il loro territorio, che possono affrontare i problemi con una concretezza che sovente manca ai tecnici.
In questi giorni ho sentito di tutto e il contrario di tutto: calamità, ma soprattutto danni causati dal lavoro dell'uomo e cioè strade, argini, sistemazione dei terreni, eccetera, ma anche di danni causati dalla non esecuzione dei lavori soprattutto per quello che riguarda il discorso dell'alta montagna, sentieri, ru, eccetera.
Per quanto riguarda il discorso delle arginature, credo che in modo molto preciso ed esplicito sia stata illustrata la loro importanza da parte dell'Assessore Vallet questa mattina pur avendo egli stesso riconosciuto che qualche errore anche nelle arginature ci può essere stato.
Permettetemi di dire che ho anche sentito a questo proposito stamattina delle cose che mi hanno frastornato. È stato affermato che la cosiddetta "cementificazione" impedirebbe la penetrazione dell'acqua nel terreno, sia di sotto che di fianco. Ora, collega Curtaz, io spero che queste affermazioni siano state fatte senza averle troppo approfondite ?
(commenti da parte dei banchi dell'opposizione)
? capisco che può esserci il doppio senso, ma se non erro, sono le precise identiche parole uscite dal collega Curtaz stamani ?
Marguerettaz (fuori microfono) ? senza malizia?
Cottino (UV)? Immaginare che in questa situazione, in cui il terreno era così imbevuto dalle precipitazioni atmosferiche, ci fosse questa possibilità e questa avesse potuto ridurre l'ampiezza di quanto avvenuto è semplicemente ridicolo.
Se questa affermazione è stata fatta in piena coscienza e in modo ponderato, devo veramente ripetere che siamo nel ridicolo più assoluto.
A proposito della validità delle arginature, chi ha seguito in quei giorni gli eventi ha potuto rendersi conto della loro importanza per molti comuni.
Non voglio fare l'elenco completo come lo ha fatto questa mattina il collega Nicco, mi limiterò a citare per aver vissuto in prima persona quanto avvenuto nel Comune di Gressan.
A questo proposito voglio aprire una parentesi e ricordare, per obiettività che non vi è stato soltanto il volontariato di Gressan ma, trattandosi di un torrente ai confini con Jovençan, non va dimenticato l'apporto della popolazione di quel comune.
Tutte persone a cui devo fare un grosso plauso e devo dire un grosso grazie, e devo farlo prima ancora che come Consigliere come cittadino del Comune di Gressan perché se non ci fossero stati amministratori, volontari e vigili volontari in particolare, che si sono adoperati in un modo che ha dell'incredibile, sicuramente Gressan, avrebbe seguito la stessa sorte di alcuni Comuni fra i più sinistrati della Valle d'Aosta perché si potevano verificare le stesse condizioni che hanno portato al disastro di Nus.
Credo che agli amministratori vada inoltre riconosciuta l'importanza del lavoro di coordinamento.
Le arginature hanno sicuramente avuto un ruolo importantissimo nel limitare i danni in moltissimi comuni. Affermazioni contrarie, tra l'altro alquanto generiche sono da rigettare.
Per quanto riguarda gli altri problemi, dobbiamo ammettere di aver assistito ad eventi contraddittori, in particolare per i movimenti franosi. Abbiamo assistito a smottamenti avvenuti in luoghi che nessuno poteva immaginare, dove l'uomo non ha mai fatto alcun lavoro. Frane invece che si possono forse, ripeto forse poiché non ho tutte quelle certezze che hanno molti colleghi, addebitare ai lavori dell'uomo.
Voglio anche soffermarmi su valutazioni inerenti alla mancata manutenzione sul territorio. Si è detto oggi qui, ma è un tam tam che va avanti ormai da una quindicina di giorni: non si fanno i lavori dei ru, non si fanno determinate manutenzioni in alta montagna, per cui anche qui la domanda nasce spontanea: da chi devono essere fatti?
Sicuramente non dall'ente pubblico che altrimenti necessiterebbe avere più personale e sarebbe per questo accusato in altre occasioni! Logica conseguenza: quei lavori dovrebbero essere fatti dai privati. Dovrebbero essere fatti da quelli che io definisco per antonomasia "gli altri"!
Penso a quelle persone che vengono ricordate e valorizzate solo ed esclusivamente quando si verificano certi eventi, mentre in condizioni di normalità non solo non vengono ricordate ma si polemizza se per migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro si fanno delle strade di collegamento in più, si polemizza perché i pali della corrente non sono un gran bell'ornamento per la montagna e si vorrebbe comunque presidiare la montagna.
Si vorrebbe che qualcuno si facesse carico di presidiare la montagna, di fare le cose che a nessuno piace fare perché a tutti piace avere un tenore di vita diverso, a tutti piace avere qualche giorno di ferie anziché lavorare 365 giorni all'anno e a tutti piace soprattutto avere un reddito diverso.
Di queste persone non ci si deve ricordare solo in certi momenti. Devono essere ricordate nel momento in cui andremo a fare delle scelte e a definire le priorità, per avviare concretamente il programma di ricostruzione.
Per quanto riguarda il discorso delle priorità, lo accenno soltanto perché molto è già stato detto e non mi piace ripetere sempre le stesse cose, le opere che dovremo affrontare fin da subito sono quelle che riguardano i vari collegamenti; viabilità in genere, ferrovie, telecomunicazioni. Problemi importantissimi che si devono risolvere al più presto.
Così come è prioritaria la ricostruzione per dare un ricovero al più presto agli sfollati, ma non può mancare il sostegno necessario alle attività produttive che producono ricchezza da reinvestire per far fronte ai programmi che ci siamo dati.
Al riguardo voglio citare un settore in particolare ed è il settore turistico. Se non vogliamo perdere la stagione turistica invernale, che è ormai alle porte, e se non vogliamo, come ha detto il Presidente Viérin stamani, che questa catastrofe si trasformi anche in catastrofe economica, dobbiamo mandare all'esterno messaggi ben precisi.
Non possiamo continuare a dare all'esterno l'impressione di una Valle che non è pronta per la stagione invernale né per quanto riguarda le piste né per quanto riguarda gli impianti ne tantomeno per quanto riguarda la viabilità. Così facendo sviamo i nostri potenziali clienti e di conseguenza riduciamo i nostri potenziali aiuti.
Se non vogliamo perdere la stagione, dobbiamo avere anche l'aiuto di tutto ciò che fa informazione e che in questi giorni - dobbiamo riconoscerlo - non ha brillato per obiettività. Leggendo certi titoli ho pensato di vivere in un altro luogo, in un luogo diverso da quello descritto da questi articoli. Spero che ci possa essere una svolta in proposito.
Brevemente voglio affrontare ancora due problemi. Il primo è il discorso del volontariato. In questi ventun giorni di volontariato ce n'è stato tanto, in qualche caso addirittura di difficile gestione, ma noi ne avremo ancora bisogno al momento in cui diminuirà l'entusiasmo, diminuirà la carica emotiva, e quindi anche il numero dei volontari calerà.
Il messaggio che dobbiamo lanciare a chi ha disponibilità di tempo e di buona volontà è quello che il volontariato non finisce quando termina la primissima emergenza occorrerà anche per la ricostruzione. Il secondo discorso riguarda la raccolta dei fondi. Se vogliamo evitare sperequazioni è necessario che tutti gli aiuti siano destinati a un unico fondo, altrimenti rischiamo che le stesse siano notevolissime e questo è da evitare.
L'ultimo appello, prima di fare tutta una serie di ringraziamenti che ritengo doverosi, lo faccio a questo Consiglio, ci troviamo di fronte a tanti problemi, molti dei quali di difficile soluzione.
Riusciremo a risolverli meglio e più in fretta tanto più ci sarà coesione e volontà da parte di tutti di remare nella stessa direzione e di non lasciarsi prendere dal facile protagonismo e dalla facile e sterile polemica. Questi atteggiamenti vanno nella direzione opposta a quella che ho indicato.
Non posso che terminare il mio intervento rivolgendo un plauso e un ringraziamento a tutti coloro che si sono adoperati senza tregua durante e dopo questo tragico evento e, contrariamente a certe affermazioni, devo dire che la Protezione civile mi ha fatto una buona impressione anche se è molto più facile vedere quella piccola percentuale di cose che non hanno funzionato rispetto alle tante cose che hanno funzionato bene e fino in fondo.
Sono da ringraziare le amministrazioni locali, l'ho già detto per quanto riguarda il mio comune, ma la cosa evidentemente deve essere generalizzata e come è già stato fatto da più parti voglio ancora sottolineare il ruolo insostituibile del volontariato.
Un plauso va rivolto a tutte le forze dell'ordine che hanno avuto un compito in molti casi certamente non facile.
PrésidentLa parole au Vice-président Viérin Marco.
Viérin M. (Aut)Il gruppo degli Autonomisti, oltre a ribadire che il primo pensiero va alle famiglie colpite dai lutti e a chi ha perso la casa o il lavoro, vuole ringraziare tutti coloro che si sono impegnati nei soccorsi e nei lavori di ripristino.
In merito all'analisi di questa tragedia, ritengo che quanto è accaduto si debba dividere in tre parti: l'evento, gli interventi di soccorso e di ripristino e il futuro.
L'evento, direi che è un evento eccezionale, tutti i comuni sono stati toccati, 40 in maniera grave; mi ha stupito solo la battuta del collega Curtaz che alla fine del suo intervento ha utilizzato anche lui il termine "straordinario", vorrei capire la differenza che passa fra straordinario ed eccezionale.
Eccezionale perché quando mai la Valle d'Aosta ha avuto un'autostrada bloccata, sparita in alcuni tratti? Quando la linea ferroviaria è stata spazzata via per così lunghi tratti? Ritengo, a memoria, mai. Questo è un altro chiaro esempio di eccezionalità.
Sulla quantità di precipitazioni c'è ancora una versione in più e cioè che non ovunque ha piovuto alla stessa maniera e come Valdostani che abitiamo questo territorio lo sappiamo perfettamente. Questo per dire che in alcune zone possono essere caduti 300 millimetri di pioggia e in altre anche 500 millimetri.
Faccio solo un inciso: nel mio comune domenica sera, quando purtroppo era già successa la tragedia, abbiamo lavorato per evitare sciacallaggi e altri fenomeni isolati in altre località; passando in una frazione voi sapete che è tempo di vendemmia, c'erano due casse di plastica alte circa 50 centimetri che stavano traboccando tutte e due, quindi in quella zona erano caduti almeno 500 millimetri.
Guardando anche le relazioni che sono state consegnate oggi, le zone dell'Emilius e di Cogne sono le zone che in tutte le ore sono state le più interessate dal fenomeno.
Sul discorso che ha fatto Nicco concordiamo in pieno: storicamente abbiamo avuto purtroppo altre catastrofi di questo genere e Nicco che conosce bene la storia valdostana le ha elencate altrettanto bene.
Arrivo poi al discorso della responsabilità personale. Parlo sempre del mio comune perché ho vissuto quei giorni in quel comune, sono arrivato in maniera diversa da altri, ma non voglio ricordarlo qui, l'importante è che ho avuto la voglia di arrivare ed è questo che distingue i Valdostani che sono attaccati alla loro terra e al loro comune.
È per questo che gli Autonomisti ad oggi non hanno fatto polemica; analizzeremo certamente nei prossimi Consigli alcune cose specifiche, però soprattutto oggi non vogliamo fare alcuna polemica che non sia costruttiva ed utile per le disavventure dei concittadini che sono stati toccati da questa calamità.
Ho saputo che su tutta l'asta torrentizia del Comboé tanti cittadini del luogo erano lì: chi a vedere questo evento, chi a cercare di capire, anziani che da sabato sera hanno seguito questo torrente e che non lo hanno visto né crescere né calare, infatti erano lì al momento dell'arrivo di questa sacca grandiosa che ha provocato un grande spostamento d'aria, alcuni si sono salvati correndo avanti alla valanga in arrivo, altri nascondendosi nelle vecchie stalle, allora prima di parlare sarebbe bene sapere anche cosa ha visto la gente con i propri occhi lì sul posto.
E dico di più: ho saputo che i vigili volontari controllavano quel torrente più a monte, dove ci sono le cariche dei ruscelli agricoli e così via e in quel momento fortunatamente erano andati per un intervento in centro Paese, mentre se fossero rimasti lì non avrebbero potuto fare niente e avremmo avuto 12 lutti in più a Pollein. Questo è per far capire l'eccezionalità dell'evento.
Vorrei ora parlare degli interventi di soccorso e di ripristino di emergenza.
Ho solo una parola da dire: bravi a tutti e qui, pubblicamente, proprio per quei comuni che vivono il dramma, voglio ringraziare i sindacati e la Presidenza della Giunta per quell'accordo che hanno fatto per il distaccamento fino al 31 dicembre del personale del comparto pubblico regionale perché queste popolazioni hanno bisogno ancora di volontari che sappiano fare il loro lavoro, si è data la possibilità che ogni comune potesse scegliere le professionalità che gli mancano per completare gli interventi d'urgenza!
Riguardo al futuro, e questo è un discorso che mi prenderà più tempo, procedere all'individuazione delle cause che hanno provocato i vari eventi calamitosi, asta torrentizia per asta torrentizia, è molto importante; utilizziamo questo momento tragico per capire bene cosa è successo. In alcune aste torrentizie non si sa ancora precisamente cosa è successo; questo si ricollega all'eccezionalità. Ho avuto occasione in questi giorni, lavorando sul terreno a Pollein, che è purtroppo un'immagine di questa tragedia, di incontrare tanti geologi che ritengono che sia un fenomeno da studiare, per capire e per far sì che altri fatti di questo genere non si verifichino in altri luoghi.
Li ho incontrati per strada che chiedevano da dove si poteva accedere per arrivare a vedere lo stato dei luoghi; c'è uno studio in atto anche a livello di volontariato che ci dimostra la necessità di capire.
Bisogna poi riflettere sull'isolamento totale che la Valle d'Aosta ha avuto; in quei tragici momenti abbiamo avuto una regione tagliata in due, oltre che isolata dal resto d'Europa, quindi riteniamo che la ferrovia e l'autostrada siano due vie importantissime che vanno rafforzate e migliorate con alcuni interventi da programmare.
Sulla ferrovia abbiamo già consegnato alla Presidenza una risoluzione che in sintesi chiede un immediato ripristino della stessa perché questo servizio è importantissimo per i Valdostani, chiede che si pensi anche alla sua elettrificazione e al raddoppio delle rotaie in una seconda fase.
Pensiamo che in questa seconda fase si debba iniziare a pensare, oltre al raddoppio della ferrovia, anche alla possibilità che questa nuova ferrovia possa trasportare in futuro gli autoarticolati perché non sarebbe male se tra una decina d'anni i TIR potessero attraversare la nostra regione su un treno anziché sulle strade valdostane.
Un secondo punto è la necessità di avere una nuova concezione nella gestione del territorio, ma qui bisogna essere anche molto seri e pratici e riconoscere quello che è già stato fatto e che bisogna mantenere.
Tanto si è detto e tanto si dirà sulle arginature, io dico che le arginature vanno mantenute, migliorate perché abbiamo visto anche degli effetti pratici, e qui apro una parentesi: le arginature che sono servite sono state soprattutto quelle in cemento armato, perché hanno resistito all'evento e hanno ributtato tutto il flusso all'interno dell'asta torrentizia, mentre quasi tutte le arginature in pietrame sono state demolite e sono state quasi una concausa dell'effetto successivo.
Ci sono punti che per un discorso di bellezza territoriale possiamo anche rifarli in pietrame, ma ci sono punti molto delicati che vanno fatti invece in cemento armato perché la vita della gente è più importante che l'estetica.
Come ho già detto molte volte, anche quando abbiamo dibattuto il piano rurale 2000-2006, bisogna riscoprire l'importanza dell'agricoltura di montagna più che mai indispensabile proprio per la pulizia del territorio e per il mantenimento di quei ru che tutti noi in questo Consiglio menzioniamo spesso, ma che se andiamo sul nostro territorio regionale, sempre più vediamo abbandonati perché l'agricoltura si sta ritirando anche lei dall'altitudine, sta scendendo quasi tutta a valle e in alto non resta più nessuno che cura il nostro territorio con il suo lavoro.
Il collega Curtaz ha detto di voler sfatare una favola dei tagli boschivi, delle piante che non si possono tagliare nell'alveo; collega, è vero che questa forse può essere una favola, ma esiste. Le posso presentare tanti amici che hanno avuto già problemi in passato perché, avendo un'asta torrentizia che scendeva sopra le loro case, sorpresi a tagliare alcune piante che potevano veramente creare sbarramento in un caso di arrivo di massa di terriccio e di pietre, sono stati denunciati, sono stati ripresi!
Purtroppo lei deve sapere che quelle piante sono patrimonio del demanio, quindi il problema qui dobbiamo risolverlo perché è assurdo che obblighiamo il Servizio forestale ad andare a fare interventi quando potremmo avere delle persone che lavorano in agricoltura oppure sono pensionate che hanno la necessità e l'intenzione di farlo gratuitamente, che però se lo fanno, sono anche ripresi e rischiano anche alcune denunce di un certo tipo che sono veramente poco piacevoli. Queste sono anche le incongruenze che abbiamo in questa Valle!
Una terza cosa importante in senso generale è il ruolo del Corpo forestale, anche questo argomento è già stato toccato dagli Autonomisti in passato, noi riteniamo che questo consista essenzialmente nello stare vicino alla popolazione, nell'aiuto alla popolazione che vive il territorio; oggi purtroppo non è così con tutte le incombenze che la Forestale ha e che le sono state assegnate anche da questo Consiglio. Ritengo che la Forestale debba guardare maggiormente a quello per cui era stata costituita come corpo. Il quarto problema generale che riguarda sempre il futuro è il ruolo della Protezione civile. Ritengo che questo evento ci debba insegnare qualcosa; non sto qui a dire che la Protezione civile ha funzionato male, però noi abbiamo l'obbligo di trarre insegnamento da questa vicenda e quindi di migliorare la Protezione civile.
Ci sono alcune cose che vanno migliorate soprattutto con nuove attrezzature, e penso a pluviometri, a sensori per il controllo dei livelli d'acqua nelle aste torrentizie che sono gli unici strumenti che possono permetterci di avvisare preventivamente le persone che stanno a valle. Questi dispositivi esistono già in altre località, sono già sperimentati, e noi abbiamo il dovere di utilizzarli consistentemente anche in Valle.
La revisione dei piani regolatori: noi concordiamo su questo, però concordiamo se non si vuol fare solo demagogia, perché oggi ho sentito rivolgere accuse e battute anche nascoste all'interno di alcuni interventi sul fatto che i piani regolatori qualcuno li avrebbe fatti ad hoc, eccetera. Io concordo invece con altri che hanno detto le mie stesse cose, cioè tutti i comuni hanno i piani regolatori che sono stati tutti approvati.
Per quanto riguarda il piano regolatore del mio Paese, tanto per rispondere a qualcuno che ha già mandato dei messaggi poco piacevoli, il piano regolatore di Pollein è stato approvato con l'allora Assessore Riccarand che è una persona molto legata al territorio, alla cura del territorio e molto attento alle zone che possono essere edificabili e così via e la tragedia l'abbiamo avuta lo stesso purtroppo. Questo è un chiaro esempio che non è tutto prevedibile.
C'è un'altra cosa che riteniamo molto importante a prescindere dalle battute demagogiche di un ministro che ritiene che la Valle d'Aosta non sia capace di fare questo o quell'altro. L'unica cosa vera e credibile che quel ministro ha detto, e qui concordo con i Verdi e con la Presidenza della Giunta, è la necessità di una delocalizzazione, cioè dobbiamo avere il coraggio di aiutare quei comuni che sapranno affrontare questo grosso problema e dico grosso perché bisogna far capire alla gente di lasciare la propria casa, di demolire la propria casa e che vivere in un'altra casa è come vivere in quella che aveva prima.
Lancio un messaggio alla Giunta in questo senso: se non troveremo i fondi dallo Stato o dalla Comunità europea, dobbiamo avere la capacità di mettere i nostri fondi, magari pochi perché non avremo abbastanza soldi nei primi anni, però dovremo pensare a questo fatto.
Parlando di fondi, qualcuno anche della maggioranza ha parlato di BOT, di altri strumenti di finanziamento e via dicendo. Ripeto qui quanto ho detto in televisione, che la Valle d'Aosta ha come ultima preoccupazione i soldi perché i soldi è sempre riuscita a trovarli, se rinvieremo qualche opera di 2-3 anni che non è indispensabile immediatamente, bene faremo, ad esempio se c'è un tratto di galleria, se c'è una strada intercomunale o se c'è un pezzo di strada statale da rifare, la possiamo benissimo rifare fra due anni e dare priorità a questi altri interventi che abbiamo sintetizzato in una risoluzione che già è stata consegnata e che oltretutto collima con alcune cose dichiarate o dal Presidente o dall'Assessore Vallet.
Noi chiediamo di annullare definitivamente i mutui per la casa per coloro che hanno subito e subiranno a causa dei danni alluvionali la demolizione totale della propria abitazione; di predisporre per tutti coloro singoli o imprese, che hanno subito danni dall'alluvione e che risultano aver contratto dei mutui e/o finanziamenti regionali, una congrua dilazione per il pagamento dei relativi interessi a rate e mi pare che il Governo abbia dichiarato la sua intenzione di procedere in questa direzione; di realizzare delle procedure snelle che velocizzino i tempi di risposta coinvolgendo i comuni interessati e creando un apposito ed unico servizio che si occupi di tutte le pratiche concernenti gli aiuti agli alluvionati, su questo non ho sentito niente dal Governo, ma è un punto importantissimo perché la gente ha bisogno oggi e non fra sei mesi, la gente ha bisogno che ci sia un punto di riferimento fisso che sia il comune o un servizio unico della Regione, non possiamo avere come riferimento l'Assessorato dell'agricoltura per una domanda, quello dei lavori pubblici per un'altra, quello del turismo per un'altra ancora e via di seguito.
Chiediamo in quarto luogo di predisporre per quei comuni, che hanno adottato e adotteranno dei piani di inedificabilità, dei finanziamenti per la delocalizzazione dei fabbricati, ed è quello di cui parlavo poc'anzi, di riformulare il prossimo riparto sui trasferimenti finanziari agli enti locali tenendo in considerazione i danni che i comuni hanno subito, cosa su cui c'è già l'impegno del Presidente.
Ci sono altri due punti che i colleghi leggeranno che non sto qui ad illustrare perché sono punti più politici.
In sintesi dico solo questo: come già dichiarato nei giorni passati riteniamo che sia più che necessario un impegno unitario e cioè che tutta la Comunità valdostana in questa seconda parte della legislatura lavori in maniera unitaria, non dobbiamo far altro come amministratori che fare quello che i volontari ci hanno insegnato in questi tragici giorni e gli Autonomisti su questa unitarietà ci sono.
Risoluzione n. 8 Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Esprimendo una forte vicinanza alle famiglie colpite nella perdita dei propri cari e dei propri beni dalla recente drammatica alluvione;
Preso atto della straordinaria dimostrazione di solidarietà che ha coinvolto migliaia di persone, valdostane e non, che si sono prodigate nei modi più diversi per far fronte all'emergenza alluvione;
Consapevole che, così com'è proprio del carattere del popolo valdostano saper prontamente e dignitosamente reagire di fronte alle avversità della vita, anche le istituzioni devono dar prova della medesima capacità operativa;
Impegna
la Giunta regionale
1) ad annullare definitivamente i mutui per la casa per coloro i quali hanno subito o subiranno, a causa dei danni alluvionali, la demolizione totale della propria abitazione;
2) a predisporre per tutti coloro, singoli o imprese, che hanno subito danni dall'alluvione e che risultano aver contratto dei mutui e/o finanziamenti regionali una congrua dilazione per il pagamento dei relativi interessi e rate;
3) a realizzare delle procedure snelle che velocizzino i tempi di risposta, coinvolgendo i Comuni interessati e creando un apposito ed unico servizio che si occupi di tutte le pratiche concernenti gli aiuti agli alluvionati;
4) a predisporre, per quei Comuni che hanno adottato o adotteranno dei piani di inedificabilità, dei finanziamenti per la delocalizzazione dei fabbricati;
5) a riformulare il prossimo riparto sui trasferimenti finanziari agli Enti Locali tenendo in considerazione i danni che i Comuni hanno subito;
6) a procedere con celerità, attraverso un fattivo coinvolgimento dei Comuni interessati, nell'individuazione delle cause che hanno provocato i vari eventi calamitosi;
7) a comunicare al Consiglio l'entità dei danni derivanti dalla tragica alluvione dei giorni scorsi suddivisi per singoli settori, e le relative intenzioni su come reperire le disponibilità finanziarie necessarie.
F.to: Viérin M. - Collé - Comé - Lanièce - Marguerettaz
Risoluzione n. 9 Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Premesso
- che la recente alluvione ha provocato la chiusura della linea ferroviaria Aosta/Chivasso, con ingenti danni lungo tutto il tracciato;
- che tale chiusura crea notevoli disagi ai numerosi pendolari residenti in Valle d’Aosta;
- che risulta anacronistico richiedere il ripristino dello status quo precedente all’alluvione senza prevedere interventi di miglioramento del servizio offerto;
Impegna
la Giunta regionale e l’Assessore al turismo, sport, commercio e trasporti ad adoperarsi affinché:
- il servizio sostitutivo organizzato da Trenitalia S.p.A. risponda alle esigenze della popolazione valdostana;
- la linea ferroviaria Aosta/Chivasso venga ripristinata nel più breve tempo possibile con la realizzazione di interventi diretti a migliorare il servizio offerto, quali il raddoppio di alcune tratte e l’elettrificazione;
- la futura linea sia predisposta in modo da rendere possibile il trasporto su rotaia degli autoarticolati.
F.to: Collé - Comé - Lanièce - Marguerettaz - Viérin M.
Si dà atto che, dalle ore 17,55, presiede il Vicepresidente La Torre.
PresidenteLa parola al Consigliere Ottoz.
Ottoz (UV)È stato detto molto oggi, direi che è stato detto quasi tutto quello che si poteva dire a due settimane di distanza da quello che è successo.
Ho apprezzato molto l'analisi del Consigliere Nicco sia per alcuni riferimenti storici, che sono preziosi, sia per varie fotografie di alcuni aspetti della realtà.
Ci tengo, perché non abbiamo potuto farlo quindici giorni fa in quanto il Consiglio aveva un altro scopo e un'altra articolazione di protocollo, ad esprimere la nostra partecipazione alle famiglie che hanno subito lutti, al di là dei gravissimi danni alle cose.
Lo dico affettuosamente al Presidente Viérin, che ogni tanto mi riprende quando faccio dei riferimenti religiosi, qui è un po' come dice l'Ecclesiaste, c'è un tempo per ogni cosa, quindi c'è stato il tempo della tragedia e del dolore, il tempo della reazione e della riscossa meravigliosa dei Valdostani, che continua, il tempo della solidarietà.
Siamo ora al tempo dei bilanci, e siamo anche al tempo delle analisi. C'è un tempo per la ricerca delle cause, tempo che seguirà alle analisi, spero che non sia il tempo della resa dei conti, che non farebbe l'interesse della Valle d'Aosta. Qui il tempo delle accuse non ci interessa.
Sintetizzando due punti che sono stati ripresi da altri: nel 1564 quando è crollata la Becca France sul Thora o nel secolo scorso o la chiesetta di Pleod che era lì dal '600, quegli edifici erano lì senza pressione antropica e senza i palazzinari, senza i piani regolatori, senza i Verdi, senza il cemento armato, quindi se è vero che eccezionalità e straordinarietà forse sono quasi sinonimi, se è vero che non vogliono dire imprevedibilità o meglio irripetibilità, sovente l'imprevedibilità è tale per cui si sa che prima o poi qualcosa succederà, ma è impossibile sapere quando, poiché le tensioni si allentano e tutto diventa difficile.
In fondo la meteorologia ha fatto un passo avanti da quando si usa la matematica del caos, proprio perché non era utilizzabile nessun altro strumento matematico statistico classico e la parola stessa "caos" ci dice quanto sia difficile intervenire, capire, prevedere, essere pronti per queste situazioni.
Un punto che ritengo possa essere utilmente ripreso, che è stato citato, ma forse non approfondito, è quello dell'isolamento; la Valle d'Aosta ha provato per la prima volta un totale isolamento.
Non esiste oggi, nei tempi moderni che viviamo, economia senza comunicazioni, e ci siamo trovati senza strada, senza telecomunicazioni, senza ferrovia; Cogne si è trovata isolata da tutto il mondo, avevano solo 3 camion a fronte di 23-24 pale meccaniche con le quali non potevano spostare i materiali da destra a sinistra o da sinistra a destra, avevano bisogno dei camion per utilizzare le pale, ma erano completamente isolati.
Quella è una valle molto a rischio. La struttura che ha tenuto meglio è stata l'autostrada, forse perché è l'ultima, la più moderna, e forse perché in un modello di trasporti, che non tutti condividono, è il modello che oggi viene utilizzato di più, quindi è stato fatto secondo certi criteri.
Credo che dovremo ripensare alla ferrovia non tanto per riaprirla subito, cosa ovvia, ma probabilmente per ristudiarne il percorso, e non solo per raddoppiare, magari in funzione degli obiettivi che la Giunta si pone, molto ambiziosi, del traforo di Martigny verso la Svizzera, e comunque per avere una ferrovia che non sia in balia di questo tipo di eventi e che probabilmente non può dappertutto passare dove passa oggi e che quindi rappresenta una sfida progettuale nuova e diversa, e fa parte di quel discorso della ricostruzione intelligente di cui ha parlato il Presidente Viérin.
Stesso discorso per le telecomunicazioni. Non si può vivere senza le telecomunicazioni, senza comunicazioni non può esserci attività economica, non c'è industria, non c'è turismo, non ci sono servizi. Può sopravvivere a breve l'agricoltura, ma alla lunga neanche quella.
Quindi un nuovo percorso più intelligente per la ferrovia si impone, e un nuovo sistema mi auguro possa essere studiato e messo in piedi di telecomunicazioni, che possa non cadere nel caso che cadano le comunicazioni telefoniche, eccetera. Mi auguro che sia possibile nei prossimi mesi studiare, progettare e mettere a punto un sistema di comunicazioni che per tutta la rete della Protezione civile, che va dalla Presidenza della Giunta ai sindaci e ai cittadini, esista una rete che non cada nel caso che cada il sistema. Perché se tutti dipendiamo da un sistema e cade il sistema, siamo paralizzati e si aggravano gli effetti delle tragedie.
Infine, tornando a Cogne, la strada di Cogne è una strada ad alto rischio da sempre, lo sappiamo. A Cogne ci sono addirittura alle volte, scherzo, le valanghe intelligenti: quando ero piccolo cadeva la valanga e Cogne rimaneva bloccata, poi hanno fatto un paravalanghe e la valanga si è spostata, hanno allungato il paravalanghe e la valanga si è di nuovo spostata. La valle di Cogne è una valle ad altissimo rischio.
Ora noi lo abbiamo verificato anche questa volta, il fatto che la gente di Cogne sia meravigliosa nella reazione, nel coraggio, nella solidarietà, non toglie che abbiamo sfiorato la tragedia per questo isolamento.
Credo che, nel momento in cui abbiamo toccato con mano quello che può succedere, sia doveroso verificare le possibilità di comunicazioni alternative con Cogne e fare qualche utile riflessione in ordine al progetto del trenino di Eaux Froides perché forse attraverso la galleria del trenino, allargando il foro, sarebbe possibile fare una strada che in qualunque condizione con 20-22 chilometri porti da Aosta a Cogne, una strada che faccia da "anastomosi", da sistema di "back up", per raggiungere comunque Cogne in qualunque condizione, e fornisca un'alternativa capace di dare sia sicurezza di non isolamento della Comunità di Cogne, sia uno sfogo per quelle che sono le legittime aspettative della Comunità di Cogne per il suo sviluppo turistico collegato agli sport invernali e allo sci alpino, non essendo prevedibile che ci siano altre soluzioni che possono portare grandi quantità di gente da Cogne sui campi di Pila.
Concludo dicendo che la reazione dei Valdostani è stata meravigliosa, che come in tante cose l'impressione che conta è la prima e comunque nei primissimi giorni l'impressione che tutti hanno avuto?, anche coloro che poi da fuori ci hanno attaccati per strumentalizzazioni di tutti i generi, all'inizio non hanno potuto non vedere qual è stata la differenza fra la cultura della gente dei paesi e la cultura della gente di città o di pianura.
Anche soltanto dalle interviste che si vedevano in televisione nei primissimi momenti, la domenica, fra qui e il Piemonte - e non dico altro - c'era una differenza palpabile che è poi la prima impressione che la Valle d'Aosta ha dato e che sarà sicuramente capace di fugare nel tempo queste polemiche successive che non hanno grande significato.
Mi auguro che questa sia l'impressione che rimane.
È in questi momenti difficili e tragici che viene fuori il meglio, quindi credo che la Comunità saprà ritrovare tutta la sua forza economica, al di là della difficoltà, e forse la difficoltà grande è una grande sfida che ci permetterà di essere ancora migliori.
Ripeto che c'è tempo per il tempo delle accuse, che io spero che non venga mai; adesso pensiamo a ricostruire, come diceva il Presidente Viérin, in modo intelligente, assieme.
PresidenteLa parola al Consigliere Martin.
Martin (FA)L'evento atmosferico che ha causato domenica 15 ottobre un'alluvione senza precedenti a memoria d'uomo in Valle d'Aosta è stata certamente di natura eccezionale o inusuale, come qualcuno ha ricordato stamani, se pensiamo che nel giro di pochi giorni sono cadute quasi la metà delle precipitazioni che normalmente cadono in un anno intero; un evento eccezionale, certamente, ma da non considerare come fatto isolato e non ripetibile per chissà quanto tempo.
Negli ultimi 7 anni la nostra Regione ha già dovuto fare i conti con altre due alluvioni, anche se di minore intensità, e nel prossimo futuro è ormai certo che i cambiamenti del clima ci procureranno altre preoccupazioni.
In un recente forum sulle Alpi i climatologi sono stati concordi nel sostenere che nei prossimi dieci anni ci si deve aspettare su tutto l'arco alpino un aumento medio annuale del 10 percento delle piogge e avvertono i climatologi che si parla di media annuale e, visto che durante l'estate la siccità diventerà sempre più grave, è chiaro che in autunno le precipitazioni cresceranno in misura superiore al 10 percento.
Ecco un'altra conferma che il cosiddetto "effetto serra" sta provocando sul clima mondiale dei cambiamenti fino a poco tempo fa impensabili, che costringono i governi a delle politiche completamente diverse, cambiamenti che anche nella nostra regione si sono già fatti sentire e, mentre da un lato assistiamo a precipitazioni autunnali molto consistenti, dall'altro le precipitazioni nevose invernali sono sempre più scarse e se vogliamo garantire la fabbrica del turismo invernale, siamo costretti a rivedere la localizzazione di taluni impianti e l'installazione di numerosi cannoni da neve con i conseguenti costi di gestione.
È una politica, la politica del territorio, che deve cambiare tenendo conto che ciò che fino a 20 anni fa poteva apparire come fatto straordinario, oggi rischia di diventare del tutto normale.
Teniamo poi conto della particolarità del nostro territorio: un territorio montano, sempre più disabitato in alta quota e perciò sempre più fragile. Ecco perché è indispensabile porre molta attenzione alla nostra montagna; molte frane, molti smottamenti, molte sacche d'acqua verificatesi in quota e che poi hanno trascinato a valle tutto quanto hanno incontrato lungo il cammino provocando l'effetto valanga, sono la diretta conseguenza della mancanza dei vecchi "ru" che avevano la funzione di incanalare le acque e di portarle in maniera naturale nei torrenti.
Ora, con l'abbandono della montagna, con la difficoltà di reperire il personale per gli alpeggi: - basti pensare a quanti extracomunitari sono impiegati nei nostri alpeggi e anche in posti di responsabilità come quello del casaro, - ebbene, con queste difficoltà di personale negli alpeggi, certamente non ci si preoccupa della pulizia e della manutenzione dei "ru". Ritengo che una politica della montagna che preveda questa esigenza sia quanto mai necessaria; una lira spesa in alta quota consente di risparmiarne dieci e fondovalle e probabilmente consente anche di salvare qualche vita umana che evidentemente non ha prezzo.
Ho parlato di politica della montagna, ma più giusto sarebbe parlare di politica del territorio. Condivido quanto ha affermato in una recente intervista l'Assessore al territorio che ha detto che dovremo tenere conto di quanto è successo e che quindi la cosiddetta "ricostruzione" dovrà essere una ricostruzione meditata, facendo attenzione a non ripetere errori che per tanti motivi possono essere stati fatti in passato.
Sarà necessario individuare bene le zone a rischio e inserirle nei piani regolatori comunali; sarà utile, anche approfittando di una cultura che perlomeno nell'immediato pare prevalere, prevedere zone di esondazione per fiumi e torrenti a scapito di terreni fino ad oggi diversamente utilizzati, ma attenzione, Assessore e colleghi, non commettiamo l'errore di pensare che tutto sia stato sbagliato; certe arginature, così superficialmente messe sotto accusa da talune forze politiche locali e da qualche sapientone romano, sono state la salvezza per interi villaggi e per intere vallate. Stiamo quindi attenti nel ricostruire a valutare attentamente ciò che serve e ciò che non serve, ma in modo scientifico e non in modo emozionale.
Per quanto riguarda il ritorno alla normalità, intravediamo cinque settori di intervento che non sono a nostro avviso prioritari gli uni rispetto agli altri, ma sono tutti altrettanto importanti e secondo noi si possono mettere in atto contemporaneamente.
Il primo punto riguarda le vie di comunicazione. Fino a pochi giorni fa pativamo l'isolamento dovuto alla chiusura del Tunnel del Monte Bianco, poi ci siamo accorti di cosa significa essere isolati anche dall'autostrada e dalla ferrovia. L'autostrada, anche se non ancora in condizioni normali, ha ripreso a funzionare; sarà importante ripristinare al più presto anche i collegamenti con le valli ancora isolate e ripristinare i collegamenti intercomunali più importanti.
Per la ferrovia i tempi saranno certamente molto più lunghi. Riteniamo, in sintonia con quanto già intrapreso dal Governo e dall'Assessore ai trasporti, che non sia assolutamente pensabile ricostruire la ferrovia così com'era. La Valle d'Aosta ha la necessità di disporre di una tratta ferroviaria all'insegna dei tempi. Ci rendiamo conto che il raddoppio della linea e la sua elettrificazione, che sarebbe certamente la soluzione migliore, significherebbe un tempo di fermata della linea di diversi anni e un tempo difficilmente sopportabile per la nostra Regione.
Pertanto riteniamo più utile un buon "restyling" che nel giro di poco tempo consenta la rettifica del tracciato in corrispondenza delle curve con raggio inferiore ai 500 metri al fine di consentire una velocità di circa 100 chilometri orari per tutta la linea e il raddoppio del binario per alcuni chilometri al fine di facilitare l'interconnessione fra i convogli. Evidentemente questo progetto non significa l'abbandono di quello più ambizioso del raddoppio totale e dell'elettrificazione che potrebbe essere inserito nell'ipotizzato progetto della trasversale alpina Santhià-Martigny. A proposito della ferrovia annuncio che al termine del mio intervento a nome delle forze di maggioranza presenterò una risoluzione.
Il secondo punto riguarda le infrastrutture: è necessario ripristinare gli acquedotti, le fognature, le scuole, gli edifici pubblici e quelli adibiti ai servizi sociali, ricostruire gli argini e pulire gli alvei e tutto questo va fatto con una certa celerità per permettere agli abitanti di tornare alle loro case in sicurezza, prima dell'arrivo dell'inverno.
Il terzo punto riguarda le abitazioni e le proprietà private: ridare una casa a chi l'ha perduta ritengo che debba essere l'impegno principale che questa Assemblea deve assumersi.
Il quarto punto riguarda le attività economiche: intervenire a favore degli artigiani, dei commercianti, della piccola e media impresa sarà indispensabile per non creare un pericoloso vuoto di produzione che dal punto di vista economico potrebbe rivelarsi nel breve e medio termine peggiore dei danni provocati dall'alluvione.
Il quinto punto riguarda l'immagine della Valle d'Aosta all'esterno della Valle. I servizi, che sono stati trasmessi dalle reti tivù e dalla carta stampata in questi giorni e che hanno fatto il giro del mondo, hanno dato a tutti la sensazione di una regione completamente distrutta, fortemente insicura, una località da cui fuggire, una regione dove il pericolo è in agguato.
Dobbiamo assolutamente ribaltare questa immagine e riportare nelle case degli Italiani, degli Europei, di tutti coloro che vorrebbero o che potrebbero venire in Valle d'Aosta, l'immagine di una Regione che è pronta ad accoglierli. Il turismo è troppo importante nell'economia valdostana per trascurare questo fatto di immagine.
Ritengo importante che la campagna pubblicitaria sia stata rivista e sia stata indirizzata a questo particolare evento per trasmettere all'esterno la voglia dei Valdostani di reagire, di riprendersi e soprattutto di essere pronti come sempre ad accogliere fin da subito i turisti. "Bisogna fare presto e bisogna fare bene", diceva l'Assessore Vallet questa mattina, e per fare questo ci vogliono le risorse economiche che a nostro avviso dovranno essere reperite certamente dal bilancio regionale con eventualmente uno slittamento di alcune opere pubbliche non così immediatamente necessarie e potranno essere reperite anche attraverso un'attenta politica di risparmio e di tagli alle spese non espressamente produttive, ma dovranno queste risorse anche essere reperite attraverso tutte quelle che lo Stato e la Comunità europea ci offriranno. Sto pensando all'ordinanza ministeriale, sto pensando al cosiddetto "decreto Soverato" che oggi era in votazione al Senato con gli emendamenti proposti dal Senatore valdostano, sto pensando alla proposta di risoluzione presentata al Parlamento europeo dall'On. Caveri e da altri parlamentari europei per far fronte alle calamità abbattutesi recentemente sulle regioni dell'Italia settentrionale, in particolare sulle vallate alpine, interessando anche la Svizzera e la Francia.
E per dare un segnale importante al mondo economico e a coloro che hanno avuto danni alle case o che addirittura hanno perso la casa, riteniamo importante, come ha anticipato stamani il Presidente della Giunta, sospendere i mutui regionali per un tempo determinato e per chi ha perso la casa l'estinzione del mutuo prima casa da parte di Finaosta.
Prima di concludere, vorrei brevemente analizzare quelle che a mio avviso sono state le luci e le ombre di questa drammatica vicenda e fornire alcune indicazioni perché le ombre di oggi diventino le luci di domani, nell'interesse della Comunità valdostana.
Io, come tanti altri di voi, ho vissuto in prima persona questa vicenda e devo dare atto alla Protezione civile di aver svolto un lavoro enorme ed altamente qualificato per tutto ciò che riguarda i soccorsi, gli interventi di qualsiasi natura immediatamente successivi all'evento, il coordinamento costante e preciso con i comuni, con le forze dell'ordine, con i volontari, con i vigili del fuoco, con la Forestale, eccetera. Da questo punto di vista si è trattato di un'organizzazione molto efficiente.
Qualche deficienza, peraltro facilmente eliminabile secondo noi, si è invece verificata nel momento precedente la sciagura. Voglio precisare che così come è strutturata la legge della Protezione civile, probabilmente non si può agire diversamente da come si è agito, ma se è vero, come è vero, che da quello che è successo dobbiamo trarre gli utili insegnamenti a tutti i livelli e per qualsiasi cosa, mi permetto di suggerire di rivedere il rapporto attualmente esistente fra un sindaco di un comune e la Protezione civile allo scopo di migliorare l'efficienza globale degli interventi di prevenzione. Mi spiego meglio.
Attualmente la valutazione e quindi la responsabilità di un'evacuazione oppure di una demolizione di un ponte o di qualsiasi altro manufatto è attribuita esclusivamente al sindaco, il quale non dispone di strumenti tecnici o scientifici tali da aiutarlo in questa difficile scelta.
Non sarebbe forse utile che l'Ufficio della Protezione civile, che dispone di tecnici e di mezzi, che raggruppa in sé le esperienze di numerosi uffici regionali, penso alla viabilità, alla Forestale, alla difesa del suolo, eccetera, fornisca maggiori informazioni al sindaco in questa situazione di emergenza per fare in modo che questa responsabilità che il sindaco ha possa essere assunta in tempi più brevi e senza tanti patemi d'animo come anche altri consiglieri hanno ricordato?
Evidentemente quando un sindaco si trova, come molti si sono trovati, ad interessarsi di un torrente magari nella piana e poi a 2.500 metri si stacca una frana, come è possibile che lui abbia il tempo, la convinzione, come dire, si premunisca di fare qualcosa per evitare che succedano questi incidenti? Non ha gli strumenti tecnici in questo caso assolutamente indispensabili per poter capire queste cose.
A mio avviso, Signor Presidente, all'Ufficio della Protezione civile, che funziona molto bene nella fase di soccorso, dobbiamo chiedere una maggiore operatività nella fase di prevenzione, soltanto in questo modo potremmo forse evitare o limitare i danni in occasione di eventi come quello che è accaduto il 15 ottobre 2000.
Risoluzione n. 10 Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Preso atto che, a seguito degli eventi alluvionali del giorno 15 ottobre c.a., l'infrastruttura della linea ferroviaria Aosta/Chivasso ha subito danni considerevoli che hanno comportato la sospensione del servizio;
Ricordato che la linea ferroviaria valdostana è stata progettata alla fine del secolo scorso, secondo logiche che rendono ora difficile qualsiasi innovazione;
Ritenendo indispensabile procedere ad una rapida riapertura della linea ferroviaria in questione, procedendo altresì all'effettuazione di alcuni interventi che consentano significativi miglioramenti del servizio offerto;
Considerato che la ferrovia ricopre un ruolo primario per lo sviluppo socio-economico della Valle d'Aosta, in quanto garantisce il trasporto di un gran numero di pendolari, che per motivi di studio o di lavoro viaggiano giornalmente all'interno della Regione, e costituisce un imprescindibile collegamento con il territorio nazionale e internazionale;
Impegna
la Giunta regionale e l'Assessore al turismo, sport, commercio e trasporti affinché vengano attivate tutte le azioni politiche necessarie presso la Divisione Infrastruttura del Gruppo FS, Trenitalia S.p.A. e il Governo, in collaborazione con i parlamentari valdostani, finalizzate a:
1) organizzare, nella fase di ripristino della linea, un servizio sostitutivo, con trasporto su gomma, realmente efficiente e rispondente alle reali esigenze di mobilità della popolazione valdostana;
2) ridurre al minimo il periodo di chiusura della linea, operando gli interventi di ripristino contemporaneamente su più fronti, utilizzando eventualmente risorse esterne, quali il Genio ferrovieri;
3) far sì che la linea ferroviaria Chivasso/Aosta venga ripristinata nelle condizioni di massima sicurezza e nel minor tempo possibile, verificando la possibilità di realizzare tutta una serie di interventi che consentano un significativo miglioramento del servizio offerto, quali:
- il raddoppio del binario delle tratte Montalto Dora /Settimo Tavagnasco, in accordo con la Regione Piemonte, e Châtillon/Saint-Vincent, per permettere incroci dinamici ed eliminare i "perditempi" ad essi connessi;
- la rettifica del tracciato in corrispondenza delle curve con raggio inferiore a 500 metri, al fine di consentire una velocità di 95 km/h su tutta la linea;
- l'adeguamento dell'armamento al rango P, per consentire l'eventuale transito del pendolino sulla linea;
- l'elettrificazione.
4) raggiungere l'obiettivo, di lungo periodo, tendente a rendere gli interventi operati sulla linea ferroviaria compatibili in un prossimo futuro nel più ampio progetto della trasversale ferroviaria alpina Santhià/Martigny.
F.to: Cottino - Fiou - Martin
PresidenteLa parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Prendo la parola per illustrare la risoluzione che abbiamo presentato, anche perché mi interessa presentare un piccolo emendamento alla risoluzione, suggeritomi da alcuni colleghi della minoranza, e quindi se aspettassi la conclusione della discussione generale, non potrei più farlo.
Volevo brevemente comunicare ai colleghi qual è la finalità con cui abbiamo formulato questa risoluzione: quella di individuare alcune linee condivisibili, alcuni atteggiamenti positivi che indichino alcune direttrici di azione.
Non abbiamo volutamente scelto l'atteggiamento della denuncia, dell'attacco personale. Non l'abbiamo fatto, anche se siamo stati sollecitati da più persone. Più di una persona che ho incontrato per strada mi ha detto: "Questa volta bastonerete un pochino, questa volta direte che avevate ragione". Io a queste persone ho risposto: "A me non interessa bastonare, non è questo che mi piace. A me interessa invece con gli altri cercare le cause di quello che è avvenuto, cercare insieme delle soluzioni, cercare insieme come ricostruire".
Mi dispiace che alcuni interventi oggi in aula consiliare siano andati invece nell'ottica dell'attacco a volte anche sul piano personale; non è questa la scelta che abbiamo fatto.
Nel formulare questa risoluzione potevamo anche assumere l'atteggiamento di chi ricerca un colpevole. Può essere facile e a volte può quasi fornire un elemento per esorcizzare la paura, l'angoscia, l'atteggiamento di individuare il colpevole, un colpevole, qualcuno che paghi, qualcuno da accusare.
Credo che sicuramente dovranno essere verificate delle responsabilità, magari diffuse, e se alcune persone saranno individuate quali responsabili credo che debbano pagare, se c'è stato un loro errore. Spero piuttosto che queste persone, che si sono rese responsabili di alcuni dégâts molto gravi, onestamente e con chiarezza si dimettano dai posti di responsabilità riconoscendo che la loro azione ha avuto conseguenze disastrose.
Un altro atteggiamento che potevamo avere era quello di dire: "Bisogna che la gente sappia, bisogna che i responsabili sappiano", ma credo che questo non sia affatto necessario nel senso che effettivamente i responsabili possiedono l'informazione.
Proprio in questi giorni mi è venuta tra le mani una rivista: "L'environnement" dell'aprile 2000, quindi parlo di alcuni mesi fa e ci sono delle espressioni che condividiamo in pieno.
Fra l'altro è un numero monografico sul rischio idrogeologico come se ci fosse quasi una premonizione e quindi un'attenzione su questi aspetti.
Dice l'Assessore Vallet: "Negli ultimi anni sembra di assistere ad un'accelerazione degli episodi di alluvione?" e via dicendo, la causa è di volta in volta imputata alla cattiva gestione del territorio, alla realizzazione di opere che avrebbero modificato il suo aspetto naturale, alla mancanza di manutenzione dei boschi o dei versanti, in ogni caso sempre all'inazione o all'azione eccessiva e non corretta dell'uomo come se si fosse superato un invisibile confine di compatibilità fra possibilità e usi del territorio.
Credo che questa sia una consapevolezza che c'è nell'Amministrazione. "? È altrettanto indubbio?" - continua l'Assessore - "? che ad una maggiore diffusione dell'urbanizzazione e alla presenza in montagna di un numero sempre maggiore di frequentatori corrisponde a volte un aumento di rischi. Il territorio è un bene scarso e superare i suoi limiti vuol dire aumentare i suoi rischi?" Tutte parole che mi sento di condividere in pieno.
Sempre su questa rivista si ricorda come il paesaggio contenga in sé la memoria dei rischi che ci sono stati perché: "? A mantenere viva la nostra attenzione da un evento all'altro pensano mille piccoli e grandi segnali che la natura stessa o l'uomo hanno posto sul territorio come monito perché impariamo a proteggerci dai rischi naturali. Il rischio più o meno elevato è sempre potenzialmente presente, è sempre stata una condizione primaria di sopravvivenza per la gente di montagna?".
Questa consapevolezza del rischio credo che debba continuare ad essere presente perché solo avendo presente questa consapevolezza riusciamo a individuare come convivere con questo rischio.
Ancora, si ricorda che: "? L'homme a bâti sa maison jusqu'au marge extrême des zones dangereuses. Ces terrains, les cônes de déjection, comportent des soles très fertiles; ce sont des sites d'habitats très recherchés malgré les risques qu'ils courent périodiquement en cas de pluies torrentielles; à l'envers de la Vallée on trouve souvent ces endroits dangereux, des artifices hydrauliques, moulins, forges, fabriques qui ont donné naissance à un village ou à un hameau: Pollein, Brissogne, Saint-Marcel, Gressan?" eccetera.
Qualcuno ha analizzato la presenza di cappelle come segni di devozione, da una parte, ma segni di scampato pericolo, dall'altra, e anche se qualcuno andasse a vedere gli ex voto, ritroverebbe diverse immagini di quelle alluvioni già oggi ricordate.
C'è per esempio un ex voto conservato al Santuario di Oropa: Issime minacciata dall'alluvione in cui si vede chiaramente il torrente Lys che scorre in un altro alveo, lo stesso di cui si è appropriato in questi giorni.
Perché ho ricordato queste cose? Per dire che le conoscenze ci sono; la Regione ha delle carte dei rischi geologici predisposte già nel 1979, delle foreste, delle frane, quindi le conoscenze ci sono.
Si ha l'impressione che manchi la capacità di tradurre queste consapevolezze nelle scelte concrete quotidiane.
Io penso che questa catastrofe sia stata così immensa, così profonda, che abbia colpito talmente la coscienza, la sensibilità oltre che gli interessi di molte persone che non ci può lasciare indifferenti.
Nella nostra risoluzione noi diciamo che l'enormità dell'accaduto impone a tutta la Comunità una severa riflessione sugli attuali limiti e carenze e questo anche per ripensare in modo nuovo la politica del territorio, per prevenire le conseguenze di eventuali futuri eventi calamitosi.
Noi crediamo che proprio questo evento ci chieda delle scelte coraggiose; per chi ha letto qualche pagina del filosofo Levinas, forse capisce quando io dico che "è lo sguardo dell'altro che ci interpella e che ci chiede una risposta".
È lo sguardo di quelli che hanno perso una casa, di quelli che hanno perso degli affetti, è lo sguardo anche su quei morti che ci hanno lasciato in questa occasione.
Dobbiamo riflettere sul fatto che come Regione abbiamo avuto un numero enorme di vittime rispetto all'insieme delle vittime che ci sono state nell'Italia del nord e in Europa in questa occasione.
La gravità e l'ampiezza di questo fenomeno, ripeto, ci impone di prendere delle decisioni e di fare delle scelte coraggiose e io trovo un'incongruenza da parte di quei colleghi che oggi hanno affermato che siamo di fronte a un evento eccezionale e contemporaneamente queste stesse persone hanno detto che complessivamente tutto va bene, che non bisogna rispondere in termini tanto diversi da quelli abituali, eccetto che in termini di risorse che debbono essere eccezionali.
C'è stata, in genere, una linea difensiva dell'esistente, delle scelte fatte per cui c'è un'incongruenza da parte di queste persone nel momento in cui affermano che questo è stato un evento eccezionale e poi confermano che tutto deve continuare come prima.
Noi pensiamo che non debba essere così e individuiamo nella nostra risoluzione due punti su cui è utile e importante lavorare.
Da una parte, tutto l'insieme della Protezione civile: noi pensiamo che sia necessario attivare un'indagine accurata, affidando a una commissione indipendente di esperti, per noi va benissimo se sono scelti e nominati dalla stessa Giunta, un'indagine sulla intera struttura della Protezione civile per evidenziare i punti critici che sono emersi in questo frangente e per individuare le linee di intervento con cui ridisegnare un sistema integrato di protezione civile adeguato ed efficace.
A nostro avviso infatti, se è vero che dopo che è avvenuta l'alluvione sono scattati gli interventi di soccorso per portare aiuto alle persone in pericolo, per ospitare gli sfollati e per organizzare il ripristino delle infrastrutture viarie e se è vero che laddove il territorio è stato presidiato in modo attento e fattivo sono stati evitati sia perdite umane che danni gravi alle abitazioni, è anche vero che nell'azione complessiva della Protezione civile sono emerse delle carenze per quanto riguarda l'aspetto della prevenzione e della previsione e nel passaggio di informazione come anche nella chiarificazione, come ricordava anche il collega Martin, delle responsabilità decisionali dei diversi livelli di soggetti.
C'è un secondo punto che va individuato ed è un ripensamento della nuova politica del territorio, cioè siamo convinti che non si può partire indicando un elemento di responsabilità proprio perché la nostra è una regione dal punto di vista morfologico molto fragile e a rischio.
Noi chiediamo che per ogni singolo episodio, insieme ai comuni e con l'aiuto di esperti esterni, si verifichi qual è stato l'elemento scatenante dell'inondazione, della frana, dello smottamento del terreno, del crollo delle abitazioni, degli edifici e delle infrastrutture, e di relazionare il Consiglio regionale entro 60 giorni.
Se è vero che entro 90 giorni vanno presentati i piani di ricostruzione, credo che se non prepariamo prima, almeno per quelli più urgenti, un minimo di analisi della situazione, non abbiamo neanche gli elementi per decidere rispetto alla ricostruzione.
E sempre su questo piano è importante rivedere insieme ai comuni i piani regolatori e le caratteristiche di edificabilità delle zone colpite dall'alluvione, prima che siano concesse autorizzazioni a ricostruire gli edifici danneggiati o distrutti.
Per questo riteniamo che siano utilizzate tutte le risorse messe a disposizione dallo Stato e dall'Unione europea, che siano impegnate al più possibile le risorse finanziarie che sono trasferite dallo Stato alle regioni in sostituzione dell'IVA di importazione per delocalizzare abitazioni e aziende perché questo è il punto più delicato, più difficile e poi per attivare interventi di indennizzo, di prevenzione e di ricostruzione in zone sicure.
Questo momento è un momento particolarmente importante, un momento che ci interpella come politici ed è un momento in cui non possiamo non dare delle risposte.
Dobbiamo dare una risposta a tutte quelle energie positive che il volontariato ha attivato, dobbiamo dare delle risposte che ricostruiscano quella fiducia fra cittadini e istituzioni che abbiamo sentito purtroppo in molti casi è stata incrinata.
La modifica che intendo fare è al punto b), aggiungere dopo le parole: "per ogni singolo episodio" l'espressione: "insieme ai comuni e con l'aiuto di esperti esterni".
PresidenteLa parola al Consigliere Fiou.
Fiou (GV-DS-PSE)La vicinanza temporale degli eventi drammatici che hanno colpito la nostra Regione, e non solo, non ci permette ancora di uscire da un coinvolgimento anche emotivo, soprattutto per quanto riguarda i fatti più gravi.
È per questo che il mio pensiero si rivolge ancora in primo luogo a coloro che in questa occasione hanno perso la vita, ai loro parenti, agli amici a cui rinnoviamo il cordoglio e la solidarietà.
Il mio pensiero si rivolge anche a coloro che hanno perso la casa, i loro beni o che hanno visto spazzare via o gravemente danneggiare gli strumenti della loro attività, a coloro che hanno perso il lavoro.
Non posso poi non sentirmi coinvolto nella grande risposta di solidarietà che immediatamente è cresciuta in mezzo ai Valdostani e che è venuta dal resto d'Italia, sia dai momenti istituzionali che dalla gente? dalla solidarietà poi che è venuta anche dagli Stati vicini.
Peraltro istituzioni e volontariato si sono inseriti nel lavoro per far fronte alle tante emergenze in una situazione di grande dignità e operosità delle stesse persone e comunità colpite dagli eventi.
La Comunità valdostana ha dato prova di grande dignità e coraggio e ha trovato attenzione da parte di chi la Valle d'Aosta ama, da parte del Governo italiano, da parte delle organizzazioni del volontariato e di singoli.
Ora l'emergenza più immediata, l'urgenza di mettere in sicurezza le persone colpite, dare loro il conforto dei bisogni più elementari, l'urgenza di rimettere in condizione i vari paesi di avviare la fase di recupero, in tempi possibilmente brevi, di un'accettabile normalità, deve essere seguita dalla fase complessa dell'analisi di cosa è successo, analisi indispensabile per guardare al futuro con la convinzione di costruire condizioni di maggiore sicurezza nel caso di eventi naturali che presentino caratteri così impegnativi per il territorio come quello che abbiamo vissuto in queste settimane.
Questa analisi, che è già iniziata oggi e per la quale è stato sollecitato un carattere di forte scientificità, deve anche da questo evento drammatico trarre tutti gli insegnamenti possibili per prevenire in futuro i guasti che abbiamo subito in questa occasione.
Questa analisi deve proseguire sui temi che sono stati individuati nella discussione di oggi: il primo, le caratteristiche dell'evento capitatoci, la sua possibile ripetibilità, il suo impatto con un territorio a rischio come quello montano che ci concerne; il secondo, l'adeguatezza delle infrastrutture alla prova di un evento traumatico come quello che abbiamo vissuto; il terzo, l'adeguatezza delle pianificazioni relative agli insediamenti abitativi o produttivi a garantire condizioni di sicurezza in caso di eventuali eventi climatici straordinari, infine l'adeguatezza dell'organizzazione che la Regione si è data per gestire le situazioni di emergenza.
Dicevo che importanti riflessioni sono già emerse oggi per costruire questo quadro analitico, molto dovrà ancora essere fatto; anch'io tenterò di dare un contributo in questo senso.
Sul primo punto, la vicenda meteorologica che la nostra Regione ha sopportato fra il 13 e il 16 ottobre, è stato detto che ha avuto dimensioni inusuali sia per la quantità di acqua caduta, sia per l'estensione del fenomeno che ha interessato tutto il territorio, però l'inusualità non ci deve far pensare a una sua possibile non ripetibilità.
Altri hanno già detto come la storia ci racconti di altri gravi eventi che hanno funestato la nostra regione, così come i fenomeni analoghi che stanno ancora avvenendo in questi giorni in Gran Bretagna, Francia, Svizzera, sono portatori di segnali di cambiamenti climatici presenti ormai con insistenza in questa fase. Studiosi segnalano con costanza un graduale aumento della temperatura media del pianeta e i mutamenti conseguenti delle caratteristiche dei fenomeni meteorologici che nelle zone temperate comincerebbero ad assumere sempre di più somiglianza con quelli tropicali.
La straordinarietà poi di quanto vissuto due settimane fa sta soprattutto nel fatto che questo è stato il più grave evento climatico successo nel periodo storico in cui si è sviluppata in termini rilevanti l'urbanizzazione che ancora interessa i giorni nostri. È questa concomitanza che va presa seriamente in considerazione, la concomitanza cioè dei fattori che sono la straordinarietà dell'evento calamitoso e la possibilità che questo si ripeta; tutto ciò, riferito a un territorio reso più complesso da gestire se non più fragile, ci impone di tradurre da quanto è avvenuto tutti gli insegnamenti per riprogrammare le condizioni di gestione in sicurezza del territorio stesso.
E qui introduco il secondo punto circa l'adeguatezza delle infrastrutture: i guasti sofferti da strade, ferrovia, argini, comunicazioni in genere, evidenziano una situazione di forte inadeguatezza di queste infrastrutture a reggere l'impatto di gravi eventi calamitosi e questo al di fuori di qualsiasi giudizio e valutazione sulle scelte di chi ha deciso e progettato le stesse infrastrutture.
Ciò che mi interessa evidenziare è la necessità di ripensare globalmente le stesse perché reggano eventuali nuovi eventi straordinari, se pensiamo che questi siano ancora possibili.
Nicco stamani ha esemplificato con puntualità tutta una serie di debolezze delle nostre infrastrutture, questo elenco va completato per provvedere a un loro superamento, non si può ricostruire con gli stessi criteri che sono stati messi in crisi da fatti molto concreti e reali, fra l'altro alcune infrastrutture si erano già dimostrate obsolete riguardo alle esigenze dello sviluppo prima dell'evento, sto pensando alla ferrovia, sarebbe assurdo investire in queste significative risorse per riproporle con la stessa inadeguatezza.
Se riguardo alla gestione del territorio abbiamo già usato lo slogan: "Non guardiamo a quanto c'era il 14 ottobre, ma guardiamo al futuro", questo slogan vale ancora di più se pensiamo di utilizzare questa occasione anche per modernizzare la Valle d'Aosta.
Per quanto riguarda la pianificazione territoriale è già stato detto molto. Il nostro territorio si è trasformato profondamente due settimane fa, è sulla conoscenza precisa di queste trasformazioni che occorre ripensare ad una sua gestione che non voglia solo dire rispetto acritico, ma gestione in sicurezza dello stesso.
Sulla nuova cultura di rapporto con il territorio anche qui è già stato detto molto perciò non ripeto cose già ribadite, ma voglio ancora sollevare e risottolineare l'importanza di ripensare all'assetto urbanistico e territoriale a partire dalla ricostruzione facendo riferimento a metodologie e strumenti ai massimi livelli di sicurezza e di corretto assetto del territorio.
Sull'organizzazione della prevenzione, il sistema di prevenzione, direi soprattutto attento a monitorare alcuni tradizionali punti deboli del territorio, è stato un po' sorpreso dall'irruenza improvvisa di tutti i torrenti, è questa generalizzazione della situazione di emergenza a tutto il territorio il fatto più rilevante e che deve richiamare la nostra attenzione perché è questo un fatto nuovo che ha disorientato la prevenzione e al quale dobbiamo fare riferimento per rimettere in sicurezza il territorio stesso e per ripensare all'organizzazione che gestisce l'emergenza.
Una cosa va detta: se ci sono domande a cui non è stata data una risposta adeguata sulla gestione iniziale dell'emergenza, queste risposte vanno date con rigore.
Va fatta chiarezza sui ruoli di ogni livello istituzionale, di ogni momento organizzato e di ogni singola persona; questo va fatto perché tutti sappiano comportarsi in eventuale altra occasione, se ci sarà.
Questo però non deve mettere in discussione il complesso del lavoro che la Protezione civile ha fatto, che hanno fatto gli amministratori, le organizzazioni di volontari o le singole persone.
L'esigenza di chiarezza su quanto è avvenuto non è un'esigenza strana, è una esigenza giusta, è il modo con cui questa esigenza è stata espressa che può aver sollevato perplessità e fatto passare in ombra un grande lavoro fatto con impegno e dedizione.
Qualcuno può aver vissuto le critiche come offensive rispetto agli sforzi fatti; io credo che le novità dell'evento calamitoso abbiano determinato sì dei disorientamenti, sto pensando al Comune di Aosta che ha dislocato i vigili laddove c'erano i punti di crisi tradizionali: c'erano i vigili che guardavano alla collina perché quella è sempre stata una situazione a rischio, via Martinet, Tzambarlet, e in questi luoghi non è successo niente, mentre una vigilanza diversa sul Buthier poteva, dico forse, evitare qualche evento in quella situazione.
Qualche confusione poi nello scambio di comunicazioni è stata fatta fra la frana della Becca di Nona e il torrente Comboé: ogni tanto si facevano comunicazioni che erano rivolte alla frana e qualcuno le prendeva come rivolte al torrente.
Sembra di dire banalità, ma alle volte questi tipi di disattenzione hanno creato disorientamenti che vanno superati. Riportiamo la discussione sul ripensamento dell'organizzazione della prevenzione sul piano dell'analisi delle novità che sollecitano attenzioni nuove, questo atteggiamento secondo me può creare risultati concreti positivi. In tal senso qualche indicazione viene fuori: differenze sensibili sull'efficacia degli interventi si sono notate laddove la presenza di alcuni momenti organizzati hanno fatto la differenza.
Il Corpo forestale, conoscitore del territorio, unico che ha garantito collegamenti radio quando i telefoni sono andati in tilt, è stato uno dei punti su cui la gestione del momento di crisi ha potuto contare.
Il Corpo dei pompieri volontari, credo che sia stata preziosissima la sua presenza ovunque questo Corpo era stato istituito. Anche qui voglio esemplificare: un disorientamento nel primo intervento nel quartiere Dora c'è stato perché diversamente dai paesi dove erano presenti i pompieri volontari, con alle spalle un'esperienza e un'organizzazione, e che si sono mossi subito, l'emergenza è stata avviata immediatamente e con ordine.
Ad Aosta la mancanza di questa tradizione qualche problema lo ha creato.
Questo credo che possa essere un insegnamento da trarre e cioè quello di rafforzare intanto queste organizzazioni, che erano considerate sì utili, ma quasi in termini tradizionali; questo evento ha messo in evidenza quanto sono preziosi e quanto è prezioso il coinvolgimento più articolato all'interno, in mezzo alla gente dei momenti di prevenzione, di cui ad esempio i pompieri volontari sono una delle componenti.
Voglio ancora richiamare una delle esperienze positive che si sono viste. È stato sottolineato più volte, ma vale la pena richiamarlo, il ruolo dei comuni. La polverizzazione dei comuni che abbiamo in Valle d'Aosta questa volta è stata preziosissima perché il ruolo degli amministratori locali, supportati dai consiglieri regionali e dalla Protezione civile, sono stati il principale punto di riferimento per affrontare la situazione di emergenza e l'organizzazione immediata dei lavori di recupero dei paesi calamitati.
L'organizzazione del volontariato è stato un elemento prezioso; ci accorgiamo in queste occasioni quanto questa rete diffusa in tutti i settori della società sia diventata un elemento insostituibile nei momenti di crisi come quello che abbiamo vissuto.
Concludo dicendo che da questi esempi emerge un patrimonio nell'ambito della prevenzione e della gestione delle emergenze che ha funzionato ed è stato preziosissimo; questo patrimonio va rafforzato e valorizzato, da questo bisogna partire per costruire un'articolazione futura di quella che è tutta l'organizzazione di intervento nei momenti in cui il nostro territorio sia interessato da emergenze gravi.
Si dà atto che, dalle ore 18,51, presiede il Consigliere Perron.
PresidenteLa parola al Vicepresidente La Torre.
La Torre (FA)Nell'iniziare questo breve intervento sento la necessità di rendere un commosso omaggio a tutte le vittime e di rivolgere alle loro famiglie l'espressione del più profondo e partecipe cordoglio.
Voglio subito dire che dopo attimi di incredulità per la catastrofe la nostra popolazione ha reagito in modo coraggioso e immediato così come veloci e massicci sono stati gli interventi dei volontari e quelli della Protezione civile.
È stata sostanzialmente un'univoca testimonianza di solidarietà umana per la quale l'Assemblea regionale deve esprimere fin d'ora il suo grato e commosso riconoscimento.
Al nostro Consesso elettivo spetta ora il compito di dare il suo apporto all'opera di ricostruzione che deve incominciare a ricucire le ferite e a rilanciare l'immagine dello sviluppo imprenditoriale e turistico della nostra Regione.
È importante perciò chiederci quale deve essere in tutto questo il ruolo del Consiglio regionale nella ricostruzione della Valle d'Aosta.
L'Assemblea regionale quale concreta rappresentanza popolare ha secondo noi un ruolo di primo piano da compiere nella ricostruzione ed è quello di combattere un nemico difficile come la sfiducia di chi non ha più un tetto o un lavoro nei confronti delle istituzioni ed infondere solidarietà politica per immaginare un futuro delle nostre comunità.
Affrontare quindi i fatti, le verità, fare chiarezza e imparare senza ostinata ricerca di colpevoli, ma con volontà onesta di capire per correggere dove necessario. Solidarietà politica perciò come dato di rilievo in campo politico ed amministrativo per unificare gli sforzi e gli indirizzi del Consiglio regionale.
Certamente il Consiglio regionale deve assecondare il disegno tracciato dalla Giunta, specialmente nella fase dell'emergenza, ma il dibattito in aula dovrà costantemente apportare contributi positivi al quadro generale e provvedimenti di maggiore dettaglio.
Allo stesso modo nelle commissioni permanenti i consiglieri dovranno fornire la massima disponibilità alle proposte di legge che verranno e che dovranno passare in aula, limando e preparando i testi in modo che l'Assemblea possa accelerare il proprio lavoro così come per il bilancio.
Va quindi riconosciuto ai consiglieri regionali in quanto concreta rappresentanza popolare l'obbligo e il dovere di farsi portavoce dei bisogni immediati della nostra gente, assumendosi il compito di rappresentare a loro volta la voce delle istituzioni nel territorio disastrato e tra gli sfollati e fra le amministrazioni comunali.
Pertanto nessuno dei gruppi politici si deve sottrarre dal clima di grande collaborazione che dobbiamo instaurare, di assoluta comunanza di modi, di tempi e di azioni. Occorre quindi superare i contrasti ideologici, i pregiudizi, le contrapposizioni. Alcuni consiglieri sono residenti nelle zone più duramente colpite; ebbene, in Consiglio essi devono trovare solidarietà profonda e ulteriore energia per continuare.
La nostra Regione deve diventare un modello del modo di intervenire in caso di catastrofe evidenziando agli occhi dello Stato come la collaborazione fra Regione e comuni diventi esempio di fiducia nelle istituzioni nel corretto rapporto fra amministrati e amministratori.
Questa tragedia nel suo superamento deve rinsaldare il rapporto fra amministratori locali e regioni e questo non si ottiene isolando i sindaci nelle loro responsabilità, persone già provate perché duramente colpite nelle loro comunità, ma si deve contribuire a far maturare una classe di amministratori adulti, capaci di affrontare le situazioni di gravità eccezionale al di sopra di fazioni politiche e di personalismi campanilistici.
L'occasione quindi di avere un'amministrazione pubblica unita per il cittadino in una concezione di servizio, vera base di un'autentica democrazia civile; filosofia di decentramento che deleghi alla Regione le attività di gestione e di coordinamento generale degli interventi e che riconosca agli enti locali l'autonomia delle decisioni sui programmi di pianificazione. comuni che all'interno delle loro competenze possano elaborare le strategie da attuarsi in tempi brevi, promuovendo così uno stretto raccordo fra popolazione e pubblici poteri riconquistando la fiducia della nostra gente così come già hanno fatto nei comuni lavorando così duramente in questi giorni.
Riteniamo che questa articolazione delle competenze, unita alla chiarezza degli obiettivi da raggiungere, all'impegno di un Consiglio regionale presente e sensibile, sarà il vero motore della ricostruzione, il cui fulcro comunque è rappresentato dalla tenacia e dalla laboriosità del popolo valdostano.
Vorrei concludere questo intervento parlando ancora un attimo del nostro capoluogo, della città di Aosta, una città che anche se non è stata duramente colpita come altri comuni della Valle, è stata significativamente colpita.
Anche ad Aosta si sono vissute situazioni drammatiche e, come ha detto bene anche il Consigliere Fiou, preoccupazioni anche importanti perché conoscevamo lo stato della collina di Aosta e fortunatamente non è da lì che sono arrivati i problemi.
In realtà dovremo anche riesaminare quello che è accaduto nella città di Aosta che, ripeto, è stata significativamente colpita nell'area industriale e nel quartiere Dora, un quartiere di persone certamente normali, un quartiere che si rende conto, seppure avendo avuto una vittima, di non essere stato colpito come gli altri comuni della Valle che hanno subito qualcosa di molto più duro e drammatico.
Ebbene credo che comunque questo quartiere abbia reagito, con l'aiuto dei volontari, e mi è stato anche chiesto di dire - provengo da quel quartiere, ed ho dialogato con le persone - di ringraziare tutti, i volontari, i vigili del fuoco, i sapeurs francesi e tutte le persone che sono intervenute; è stato fatto anche qualche commento in parte negativo su questo quartiere, è stato definito un quartiere di persone mai contente, ma ciò non è vero.
Questo è un quartiere di persone che sanno ringraziare, che si rendono conto di essere state colpite meno duramente degli altri, ma che comunque sono state colpite nei loro ricordi e nelle loro cose, ed è stato tutto distrutto, tutto ciò che era sotto il livello del terreno è stato cancellato in quel quartiere.
E poi c'è la situazione dell'area industriale, situazione che deve far riflettere perché se in altre zone quello che è accaduto è stato qualcosa di improvviso, di inaspettato, di imponderabile, forse lì, lo diceva già Fiou, dovremo fare qualche riflessione, ci sono state delle indecisioni, indecisioni che poi sono state risolte da volontari, però questo è un fatto che preoccupa perché in effetti, con l'onestà intellettuale che ci deve competere, evidentemente il meccanismo della Protezione civile non è stato all'altezza della situazione.
Quindi, riconoscendo un merito a tutte le persone che si sono prodigate anche all'interno della città di Aosta in maniera così importante, riportando la normalità in tempi così brevi, credo che la città di Aosta ed il quartiere Dora ci tengono a manifestare in questa sede il loro pubblico ringraziamento.
PresidenteLa parola al Consigliere Cerise per il secondo intervento.
Cerise (UV)Il mio sarà un intervento brevissimo. Ho sentito fare due riferimenti al Corpo forestale valdostano; io ho avuto l'onore di dirigere questa struttura e ho avuto anche il piacere di averla come componente del coordinamento che ho diretto.
E allora mi sento di dover spendere queste due parole in favore del Corpo forestale. Si è voluto forse ridicolizzarne il ruolo, facendo riferimento al fatto che il Corpo forestale va a misurare le trotine e qualche altra cosa.
Fa anche questo, purtroppo, ne farebbe volentieri a meno, ma anche facendo questo non è mai sicuramente mancato a certi tipi di appuntamenti, nel 1993, nel 1994 e in tutte le altre emergenze, compresa questa.
Posso anche dire che ci sono stati dei forestali che allora, come oggi, hanno rischiato la pelle.
Noi non avevamo, forse non c'è ancora, un servizio di informazione e di comunicazione tale da poter mettere in evidenza certe cose, ma in silenzio e senza tanta enfasi è stato fatto il proprio lavoro.
Da parte del Vicepresidente Viérin si è citato il Corpo forestale per quando fa le multe, magari perché la gente taglia le piante negli alvei, può essere.
Voglio solo ricordare che fra i compiti delle stazioni forestali c'è anche quello di compilare un periodico costante, tutto l'anno, tutti gli anni, aggiornandolo ogni volta che la situazione lo richiama sulle frane, sulla situazione degli argini e sulla situazione dei torrenti, quindi da questo punto di vista il Corpo forestale è stato quello che ha sempre aggiornato, per compito di istituto, la situazione puntualmente agli uffici e ai vari responsabili.
Ci tenevo a fare questa precisazione, spero che nel futuro questo sia riconosciuto e che possa essere effettivamente una considerazione che porterà a valorizzarlo ancora meglio in questa direzione.
Si dà atto che, dalle ore 19,19, riassume la presidenza il Presidente Louvin.
PrésidentLa parole au Conseiller Cottino pour deuxième intervention.
Cottino (UV)Ce n'est pas pour deuxième intervention, c'est surtout pour demander avant la fermeture du débat général une très brève suspension des travaux du Conseil pour vérifier la possibilité de présenter une résolution la plus unitaire possible qui puisse aller dans la direction souhaitée de plusieurs côtés.
PrésidentLa séance est suspendue pendant dix minutes.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 19,20 alle ore 20,30.
PrésidentLes travaux reprennent.
La parole au Conseiller Martin.
Martin (FA)A nome dei gruppi di maggioranza intendevo depositare una risoluzione riguardante l'argomento dell'alluvione.
Risoluzione n. 11 Il Consiglio regionale
Di fronte all’eccezionale ondata di maltempo che ha interessato l’Italia settentrionale e in particolare la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Liguria;
Rende omaggio alle vittime ed esprime profondo cordoglio e solidarietà ai familiari così pesantemente colpiti dalla sciagura;
Esprime grande apprezzamento per l’operato della popolazione, degli Enti locali, della Protezione civile, dell’Esercito, delle Forze dell’ordine, delle Associazioni di volontariato e dei soccorritori italiani, francesi e svizzeri nonché di tutti coloro che con impegno e abnegazione, anche a rischio della propria incolumità, hanno contribuito in maniera determinante a salvare altre vite umane e a limitare i danni materiali;
Considerato che l’evento calamitoso, per la natura, l’intensità e l’estensione dello stesso, ha causato la distruzione o il danneggiamento di infrastrutture pubbliche e di beni di proprietà pubblica e privata, determinando gravi difficoltà al tessuto economico e sociale valdostano;
Ritenuto indispensabile attuare tutti gli interventi necessari per garantire un rapido superamento dell’emergenza ed il ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione, alla ripresa delle attività produttive ed al ripristino delle infrastrutture;
Ritenuto indispensabile una valutazione tecnica e scientifica che analizzi i danni dell’alluvione e i meccanismi che li hanno prodotti quali elementi di conoscenza da cui partire per indirizzare la ricostruzione;
Evidenzia l’importanza di analizzare l’assetto urbanistico e territoriale regionali perché già a partire dalla ricostruzione si operi con metodologie e strumenti ai massimi livelli di sicurezza e di corretto assetto del territorio;
Impegna la Giunta regionale
Ad attuare immediatamente tutti gli interventi necessari per:
- assicurare la rimozione delle situazioni di pericolo, al fine di permettere il rientro nelle loro abitazioni delle persone tuttora costrette ad una sistemazione provvisoria;
- avviare quanto prima gli interventi finalizzati alla ricostruzione delle infrastrutture di interesse pubblico distrutte o danneggiate;
- prevedere le opportune modalità per un rapido e tempestivo rimborso dei danni subiti dai cittadini e dalle attività produttive;
A procedere ad un’approfondita analisi delle modificazioni del territorio valdostano che l’evento calamitoso ha determinato, anche al fine di aggiornare la carta delle situazioni di rischio in Valle d’Aosta;
A proseguire nelle azioni finalizzate ad assicurare - nel rispetto delle esigenze di tutela ambientale e paesaggistica oltre che della necessità di salvaguardare la salute e la qualità della vita della popolazione - il "désenclavement" della Valle d’Aosta attraverso il miglioramento delle infrastrutture di comunicazione, in particolare per quanto riguarda la sollecita riapertura, in condizioni di sicurezza, del Traforo del Monte Bianco e lo sviluppo dei collegamenti ferroviari nazionali ed internazionali;
Chiede
ai Parlamentari valdostani ed alle diverse forze politiche presenti in Parlamento di farsi portavoce presso il Governo ed il Parlamento delle esigenze della Regione Valle d’Aosta e delle altre regioni colpite dai recenti eventi alluvionali in merito alle risorse straordinarie proposte dalle stesse in sede di conversione del D.L. Soverato e di approvazione della Finanziaria 2001.
F.to: Cottino - Fiou - Martin
PrésidentY a-t-il d'autres conseillers qui souhaitent intervenir?
Je sais qu'il y a d'autres textes qui sont en train d'être élaborés, la séance est encore suspendue pendant cinq minutes.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 20,32 alle ore 21,04.
PrésidentLes travaux reprennent.
La parole au Conseiller Martin.
Martin (FA)A nome dei gruppi di maggioranza e del gruppo degli Autonomisti presentiamo un nuovo testo di risoluzione sull'alluvione e naturalmente chiediamo il ritiro del testo presentato precedentemente.
Sempre a nome dei gruppi della maggioranza, più Forza Italia e il gruppo degli Autonomisti, presentiamo una nuova risoluzione per quanto riguarda la ferrovia, anche qui ritiriamo la risoluzione della maggioranza, quella di Forza Italia e quella degli Autonomisti sullo stesso argomento.
Risoluzione n. 12 Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Preso atto che, a seguito degli eventi alluvionali del giorno 15 ottobre c.a., l’infrastruttura della linea ferroviaria Aosta/Chivasso ha subito danni considerevoli che hanno comportato la sospensione del servizio;
Ricordato che la linea ferroviaria valdostana è stata progettata alla fine del secolo scorso, secondo logiche che rendono ora difficile qualsiasi innovazione;
Ritenendo indispensabile procedere ad una rapida riapertura della linea ferroviaria in questione, procedendo altresì all’effettuazione di alcuni interventi che consentano significativi miglioramenti del servizio offerto;
Considerato che la ferrovia ricopre un ruolo primario per lo sviluppo socio-economico della Valle d’Aosta, in quanto garantisce il trasporto di un gran numero di pendolari, che per motivi di studio o di lavoro viaggiano giornalmente all’interno della Regione, e costituisce un imprescindibile collegamento con il territorio nazionale e internazionale;
Impegna
la Giunta regionale e l’Assessore al turismo, sport, commercio e trasporti affinché vengano attivate tutte le azioni politiche necessarie presso la Divisione Infrastruttura del Gruppo FS, Trenitalia S.p.A. e il Governo, in collaborazione con i parlamentari valdostani e le diverse Forze politiche presenti in Parlamento, finalizzate a:
1) organizzare, nella fase di ripristino della linea, un servizio sostitutivo, con trasporto su gomma, realmente efficiente e rispondente alle reali esigenze di mobilità della popolazione valdostana e trasferire con urgenza sulla linea Aosta-Pré-Saint-Didier le motrici necessarie al pieno espletamento del servizio;
2) ridurre al minimo il periodo di chiusura della linea, operando gli interventi di ripristino contemporaneamente su più fronti, utilizzando eventualmente risorse esterne, quali il Genio ferrovieri;
3) predisporre in tempi brevissimi con provvedimenti urgenti d’intesa con l’azienda Ferrovie dello Stato S.p.A. uno studio preliminare di massima comparativo dei tempi e dei costi tra il ripristino del vecchio tracciato e l’ammodernamento di tale tratta, prevedendone la rettificazione, l’elettrificazione e il raddoppio dei binari;
4) raggiungere l’obiettivo, di lungo periodo, tendente a rendere gli interventi operati sulla linea ferroviaria compatibili in un prossimo futuro nel più ampio progetto della trasversale ferroviaria alpina Santhià/Aosta/Martigny.
F.to: Martin - Fiou - Frassy - Cottino - Viérin M.
Risoluzione n. 13 Il Consiglio regionale
Di fronte all’eccezionale ondata di maltempo che ha interessato l’Italia settentrionale e in particolare la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Liguria;
Rende omaggio
alle vittime ed esprime profondo cordoglio e solidarietà ai familiari così pesantemente colpiti dalla sciagura;
Esprime
grande apprezzamento per l’operato della popolazione, degli Enti locali, della Protezione civile, dell’Esercito, delle Forze dell’ordine, delle Associazioni di volontariato e dei soccorritori italiani, francesi e svizzeri nonché di tutti coloro che con impegno e abnegazione, anche a rischio della propria incolumità, hanno contribuito in maniera determinante a salvare altre vite umane e a limitare i danni materiali;
Considerato che l’evento calamitoso, per la natura, l’intensità e l’estensione dello stesso, ha causato la distruzione o il danneggiamento di infrastrutture pubbliche e di beni di proprietà pubblica e privata, determinando gravi difficoltà al tessuto economico e sociale valdostano;
Ritenuto indispensabile attuare tutti gli interventi necessari per garantire un rapido superamento dell’emergenza ed il ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione, alla ripresa delle attività produttive ed al ripristino delle infrastrutture;
Ritenuto indispensabile una valutazione tecnica e scientifica che analizzi i danni dell’alluvione e i meccanismi che li hanno prodotti quali elementi di conoscenza da cui partire per indirizzare la ricostruzione;
Evidenzia
l’importanza di analizzare l’assetto urbanistico e territoriale regionali perché già a partire dalla ricostruzione si operi con metodologie e strumenti ai massimi livelli di sicurezza e di corretto assetto del territorio;
Impegna
la Giunta regionale
Ad attuare immediatamente tutti gli interventi necessari per:
- assicurare la rimozione delle situazioni di pericolo, al fine di permettere il rientro nelle loro abitazioni delle persone tuttora costrette ad una sistemazione provvisoria;
- avviare quanto prima gli interventi finalizzati alla ricostruzione delle infrastrutture di interesse pubblico distrutte o danneggiate;
- prevedere le opportune modalità per un rapido e tempestivo rimborso dei danni subiti dai cittadini e dalle attività produttive;
- procedere con celerità, attraverso un fattivo coinvolgimento dei Comuni interessati, nell’individuazione delle cause che hanno provocato i vari eventi calamitosi;
- reperire, su richiesta dei Comuni che hanno adottato o adotteranno dei piani di inedificabilità, finanziamenti statali, comunitari, regionali, per la delocalizzazione dei fabbricati;
A procedere ad un’approfondita analisi delle modificazioni del territorio valdostano che l’evento calamitoso ha determinato, anche al fine di aggiornare la carta delle situazioni di rischio in Valle d’Aosta;
A proseguire nelle azioni finalizzate ad assicurare - nel rispetto delle esigenze di tutela ambientale e paesaggistica oltre che della necessità di salvaguardare la salute e la qualità della vita della popolazione - il "désenclavement" della Valle d’Aosta attraverso il miglioramento delle infrastrutture di comunicazione, in particolare per quanto riguarda la sollecita riapertura, in condizioni di sicurezza, del Traforo del Monte Bianco e lo sviluppo dei collegamenti ferroviari nazionali ed internazionali;
Chiede
ai Parlamentari valdostani ed alle diverse forze politiche presenti in Parlamento di farsi portavoce presso il Governo ed il Parlamento delle esigenze della Regione Valle d’Aosta e delle altre regioni colpite dai recenti eventi alluvionali in merito alle misure straordinarie proposte dalle stesse in sede di conversione del D.L. Soverato e di approvazione della Finanziaria 2001.
F.to: Martin - Viérin M. - Cottino - Fiou
PrésidentLa parole au Vice-président Viérin Marco.
Viérin M. (Aut)Per confermare quanto ha detto il Consigliere Martin, quindi ritiriamo le nostre due risoluzioni. Sul tema dell'alluvione abbiamo trovato un'intesa, le nostre principali proposte si ritrovano nel nuovo testo firmato congiuntamente con Fédération, Democratici di Sinistra e Union.
PrésidentLa parole au Conseiller Frassy.
Frassy (FI)Come è stato annunciato si è concordato durante la sospensione dei lavori, perlomeno sull'argomento ferrovia, un documento che è stato sottoscritto dalle forze indicate da chi mi ha preceduto, di conseguenza ritiriamo le due mozioni sulle ferrovie in quanto i punti dell'impegnativa sono recepiti nel nuovo documento, di conseguenza voteremo questo nuovo documento.
PrésidentPour bien résumer les choses, nous avons dans l'ordre de dépôt:
- une première résolution du groupe Valle d'Aosta per l'Ulivo de caractère général avec un amendement qui a été proposé par Mme Squarzino à ce même texte;
- une deuxième résolution du groupe Valle d'Aosta per l'Ulivo sur la question du chemin de fer qui est maintenue;
- une troisième résolution présentée par les Conseillers Frassy, Tibaldi et Lattanzi, c'est la résolution n° 3;
- la résolution n° 4 des Conseillers Frassy, Tibaldi et Lattanzi;
- les résolutions n° 5 et n° 6 concernant le chemin de fer sont retirées par le groupe Forza Italia;
- la résolution n° 7 est maintenue par le groupe Forza Italia;
- les résolutions n° 8 et n° 9, déposées par le groupe des Autonomistes, ont été retirées;
- la résolution n° 10, présentée par les Chefs de groupe de la majorité, a été remplacée par le texte unifié et elle est donc également retirée, il en est de même de la résolution n° 11 présentée par les Chefs de groupe de la majorité;
- nous avons enfin la résolution n° 12 signées par les Chefs de groupe de la majorité et par le groupe des Autonomistes concernant le chemin de fer, la résolution n° 13 de caractère général toujours à la signature des Chefs de groupe de la majorité et des Autonomistes.
Y a-t-il encore quelqu'un qui souhaite intervenir en discussion générale?
Je déclare close la discussion générale et nous procédons à l'examen des résolutions.
La parole au Conseiller Curtaz pour motion d'ordre.
Curtaz (PVA-cU)Mi chiedo, anche per economia di dibattito, se non sia il caso di proporre una cronologia della discussione in modo da accorpare le risoluzioni che hanno il medesimo oggetto, per esempio le due risoluzioni di carattere generale e le due risoluzioni riguardanti la ferrovia.
PrésidentLa proposition me paraît très judicieuse.
Il Consiglio prende atto.