Oggetto del Consiglio n. 1481 del 26 luglio 2000 - Resoconto
OGGETTO N. 1481/XI Azioni per favorire la ripresa produttiva dell’Akerlund-Converter di Pont-Saint-Martin. (Interpellanze)
Interpellanza Premesso:
- che lo stabilimento Converter di Pont-Saint-Martin versa in stato di crisi;
- che la proprietà, facente capo alla finlandese Akerlund & Rausing, non pare intenzionata a procedere al ripristino dell’insediamento, devastato recentemente da un rogo violento, e che anzi sembrerebbe orientata a chiuderlo;
- che i dipendenti sono preoccupati delle sorti dell’azienda e della possibile chiusura dello stabilimento valdostano, visto che già l’unità produttiva di Terni è stata dismessa su decisione della Divisione italiana della Akerlund;
- che la Regione Valle d’Aosta ha finanziato congruamente l’avvio di tale attività produttiva;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interpella
l’Assessore competente per sapere:
1) quali sono le risultanze dell’incontro che ha avuto l’Amministrazione regionale con i vertici della Akerlund & Rausing e se è fondata la notizia che preconizza la probabile chiusura dello stabilimento di Pont-Saint-Martin;
2) se ritiene plausibile il fatto che l’incendio dello stabilimento sia l’attesa giustificazione alle successive (e, secondo qualcuno, prevedibili) scelte strategiche del management aziendale;
3) quali valutazioni aveva a suo tempo effettuato la Regione (o, per essa, Finaosta) sull’affidabilità imprenditoriale e occupazionale dell’iniziativa Converter e, alla luce dei fatti di cui in Premessa, quali considerazioni è in grado di fare oggi;
4) quali sono le misure di tutela del credito residuo della Regione.
F.to: Tibaldi
Interpellanza Ricordato l’incendio occorso alla "Akerlund-Converter" di Pont-Saint-Martin lo scorso 10 maggio;
Preso atto che i gravi danni conseguenti a tale incendio hanno provocato oltre alla grave perdita di una vita umana anche l’arresto del ciclo produttivo, perdendo quindi commesse e clienti;
Considerato che, in seguito, l’azienda, ha mantenuto operativi quaranta impiegati a Pont-Saint-Martin, con compiti amministrativi, ha trasferito venti operai presso la sede di Lanzo Torinese e ha chiesto la cassa integrazione ordinaria per i restanti sessanta;
Tenuto conto che le prospettive future, a breve e a medio termine, non sono evidentemente positive, anche in virtù dell’esistenza di una situazione economica negativa, antecedente all’incendio, con un bilancio 1999 che presenterebbe una perdita di 18 miliardi di lire;
Ricordati gli accordi che, a partire dal 1990 e seguiti da successivi perfezionamenti, sono stati presi dalla dirigenza dell’Akerlund-Converter con l’Amministrazione regionale, in termini di livelli produttivi ed occupazionali;
Preoccupati per l’incerto futuro occupazionale dei centoventi lavoratori in carico alla Akerlund-Converter, anche in funzione di non meglio specificate "voci" che vedrebbero un "abbandono" della sede di Pont-Saint-Martin;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
la Giunta regionale per conoscere:
1) le eventuali prospettive di ripresa produttiva dell’Akerlund - Converter di Pont-Saint-Martin;
2) le eventuali azioni che intende avviare l’Amministrazione regionale in caso di non rispetto degli accordi;
3) le prospettive di impiego dei centoventi operai dell’azienda in caso di non ripresa dell’attività produttiva.
F.to: Lanièce - Comé - Marguerettaz - Viérin M.
PresidenteLa parola al Consigliere Comé.
Comé (Aut)Il nostro gruppo, fortemente preoccupato per la grave situazione che si sta delineando nell'industria della bassa Valle, che porterà anche a delle ripercussioni occupazionali ha presentato questa interpellanza per avere delle risposte e delle assicurazioni da parte dell'Assessore competente.
Come tutti ricordiamo, purtroppo il 10 maggio scorso alla Converter è scoppiato un incendio che ha provocato una grave perdita di una vita umana ed ha anche fatto fermare il ciclo produttivo con conseguente perdita di clienti e di commesse.
Direi che questo incendio ha messo in luce la grave situazione economica dell'azienda Converter il cui bilancio per il 1999 pare presenti una perdita di 18 miliardi di lire. In conseguenza di questo incendio l'azienda ha "in primis" mantenuto operativi 40 impiegati a Pont-Saint-Martin, quelli che hanno compiti prettamente amministrativi, ha trasferito 20 operai nella sede di Lanzo e ha chiesto la cassa integrazione per i restanti 60 operai.
La nostra è pertanto una preoccupazione molto forte per le prospettive di impiego di questi 120 operai. Ricordato anche che la Converter e la Regione dal 1990 hanno una convenzione alla quale sono stati apportati successivamente dei perfezionamenti, dove vi erano degli impegni sia da parte della Regione che da parte della Converter in termini sia di livelli produttivi che occupazionali, siamo fortemente preoccupati perché ci sono sempre più voci che vedrebbero un abbandono definitivo dalla sede di Pont-Saint-Martin per trasferire il tutto alla sede di Lanzo.
Siccome il 27 maggio scorso l'Assessore insieme al Presidente e a Finaosta hanno avuto un incontro con i vertici del gruppo, vorremmo con questa interpellanza conoscere quali sono le prospettive aziendali future, quali sono state le dichiarazioni da parte della Converter per un'eventuale prossima ripresa e quali sono le prospettive di impiego dei 120 operai dell'azienda.
PresidenteLa parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (FI)Le vicende della Converter sono oggetto anche di una nostra interpellanza per le ragioni che sono già state esposte da chi mi ha preceduto e che riguardano uno stabilimento che si è insediato recentemente nell'area di Pont-Saint-Martin, un'area che come sappiamo non è così felice in quanto sono esistite in passato situazioni che hanno avuto epiloghi funesti, ricordo la Conner nel 1996 o la Feletti che sta superando adesso, grazie a un nuovo assetto societario una difficile crisi.
Converter, Tecnojolly, adesso Akerlund & Rausing: la società cambia nome più volte e la Regione rimane sempre quella; la Regione che con l'azienda aveva stipulato una convenzione che fissava determinati criteri e impegni reciproci, soprattutto la costruzione di uno stabilimento tecnologicamente avanzato, il cui importo complessivo supera i 20 miliardi e che è di gran lunga superiore, per qualità e tipologie tecnologiche, agli altri stabilimenti di proprietà del medesimo gruppo, in particolare quello di Terni che poi è già stato chiuso, Givoletto o Lanzo. La Regione ha erogato tra l'altro non pochi finanziamenti per la formazione professionale fino all'anno scorso per la qualificazione della manodopera in parte delocalizzata nello stabilimento di Lanzo, visto che non si sa quale sarà il futuro dello stabilimento Akerlund di Pont-Saint-Martin.
L'incendio è un po' la causa scatenante di questa crisi ulteriore. Non si sono propagate solo le fiamme, ma si è anche propagata la crisi, evidentemente c'è una connessione diretta però, come abbiamo formulato in una precisa domanda nell'interrogazione, ci piacerebbe sapere se questa connessione diretta non sia anche una giustificazione di comodo in capo all'azienda per dismettere lo stabilimento di Pont-Saint-Martin e per orientarsi verso il vicino stabilimento di Lanzo.
Allora, viste le preoccupazioni espresse e dai sindacati e soprattutto dagli operai e l'assenza di chiarezza a livello di informazioni da parte dell'azienda nonostante i ripetuti incontri, questa interpellanza mira a conoscere qualcosa in più, sperando che l'Assessore sia un po' più esaustivo rispetto all'interpellanza che è stata a lui rivolta sulla Cogne.
Abbiamo formulato quattro domande precise, nei confronti delle quali ci piacerebbe avere delle risposte altrettanto precise.
Queste domande sono alcuni dei tanti quesiti che vorremmo porre oggi all'Assessore sulla situazione odierna della Converter e, visto che le decisioni che sono state recentemente prese dalla divisione italiana di Akerlund hanno già visto la chiusura dell'unità produttiva di Terni, non vorremmo che analoga sorte toccasse domani anche a Converter.
Ecco quindi che lasciamo lo spazio di competenza dell'Assessore per avere le risposte che oggi tutti quanti vogliono conoscere.
PresidenteLa parola all'Assessore all'industria, artigianato ed energia, Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE)Premesso che le due interpellanze pongono questioni che vanno, come diceva il Consigliere Comé, dalle prospettive della tutela occupazionale alla tutela del credito residuo della Regione, come richiesto da una delle domande del Consigliere Tibaldi, noi siamo interessati a entrambi; sappiamo anche distinguere l'importanza relativa dell'una e dell'altra cosa e, per quanto riguarda l'esaustività delle risposte, questa è sempre collegata all'esaustività dell'informazione che ci viene fornita dall'azienda perché, malgrado mi venga impropriamente attribuito un ruolo di amministratore delegato, e tutti sapete che non è così. Rispondo quindi sulla base delle informazioni di cui sono in possesso ovviamente fatte salve le normali questioni di riservatezza, ma credo che queste riguardino soprattutto le trattative per le acquisizioni societarie e non le situazioni aziendali specifiche di crisi. Inizio da una cronistoria dell'insediamento nell'area industriale di Pont-St-Martin dell'Akerlund & Rausing per fornire un quadro complessivo della situazione aziendale.
I primi contatti relativi all'insediamento erano avvenuti nel febbraio 1989, la società promotrice dell'iniziativa è stata la Tecnojolly operante in Settimo Torinese con la produzione di imballaggi flessibili per alimenti.
Nell'interpellanza si chiede come fosse stata valutata l'iniziativa. L'iniziativa era stata valutata soprattutto sotto l'aspetto delle tecnologie di buon livello che caratterizzavano la società, del controllo di una fetta di mercato consolidata, nonché della flessibilità produttiva.
Occorre rilevare inoltre che in quel momento l'Amministrazione regionale - siamo fine anno 1989, primi anni '90 - stava compiendo dei notevoli sforzi per ovviare alla grave crisi occupazionale che aveva coinvolto la bassa Valle a seguito della chiusura dell'Ilssa Viola tramite l'insediamento nell'area di Pont-Saint-Martin di nuove attività produttive in tempi quanto più brevi possibile. Nel momento in cui aveva cessato l'attività l'Ilssa Viola l'occupazione, fra lavoratori in cassa integrazione e addetti nello stabilimento, era di circa 1.000 dipendenti; oggi possiamo dire che nell'area è stata creata nuova occupazione per una cifra di poco inferiore a quella sopra citata.
La positiva evoluzione dei contratti fra le parti ha portato alla sottoscrizione della convenzione del gennaio 1990 con la nascita di una nuova società denominata Converter controllata dalla Tecnojolly. Sulla base di tale accordo la società ha iniziato in data 20 luglio 1995 la propria attività, consistente nella produzione di imballaggi flessibili per alimenti, nello stabilimento realizzato dall'Amministrazione regionale in Pont-Saint-Martin che è stato concesso a detta società in regime di comodato per un periodo di 5 anni e successivamente in locazione per un periodo di 15 anni.
Successivamente, come veniva ricordato anche dal Consigliere Comé, la convenzione ha subìto alcune modificazioni, da ultimo attraverso la convenzione del 21 marzo 1997, anche in relazione al fatto che la Tecnojolly aveva conferito tutte le sue attività operative in Converter. Infine, a seguito dell'ingresso nella compagine sociale di un gruppo imprenditoriale finlandese in posizione di controllo, la denominazione della società è mutata in Akerlund & Rausing che è l'attuale denominazione.
I principali obblighi assunti dalla società nei confronti dell'Amministrazione regionale sono sintetizzati nel modo seguente:
- mantenere per tutta la durata del comodato e della locazione la sede sociale, legale e fiscale in Valle;
- garantire l'occupazione complessiva di 60 unità di personale residente in Valle, alla data dell'incendio l'occupazione ammontava a circa 130 addetti, quindi anche questo è stato rispettato;
- assicurare il fatturato minimo al netto dell'IVA dei seguenti importi: 70,7 miliardi entro il 31 dicembre 1998, e il fatturato del 1998 è stato di 85 miliardi, quindi per quest'anno la convenzione è stata rispettata, 74,8 miliardi nel corso del 1999 e il fatturato per quest'anno, come si evince dal bilancio che è uscito da non molto, è di 45,5 miliardi, quindi c'è il segno di una profonda crisi e 74,8 miliardi nell'esercizio che si chiuderà il 31 dicembre 2000 ed è evidente che sarà praticamente impossibile raggiungere tale importo;
- non alienare né costruire diritti né ulteriori ipoteche sugli immobili di sua proprietà per tutta la durata dei finanziamenti concessi senza il preventivo assenso della Regione e su questo non ci sono stati problemi.
La Regione ha, attraverso Finaosta, disposto alcuni interventi finanziari: un mutuo nel 1994 di 9.274 milioni di cui residuano 8.063 milioni; un mutuo nel 1997 di 2.276 milioni di cui residuano 2.146 milioni, mutui garantiti da fideiussioni rilasciate da Tecnojolly; la concessione di un prestito obbligazionario in gestione speciale di 1.600 milioni stipulato nel 1995 del quale residuano 200 milioni.
Dal punto di vista economico l'evoluzione della società non ha dato risultati soddisfacenti. Il primo bilancio chiuso nel 1995 ha evidenziato una perdita di 296 milioni a fronte di un fatturato di 6.741 milioni; l'anno seguente si è registrato un notevole miglioramento con la perdita di 23 milioni su un fatturato di quasi 9 miliardi; l'esercizio 1997 si è chiuso con un risultato netto negativo per 1.561 milioni, pari al 9 percento del fatturato, che era di 15.860 milioni.
Durante tale esercizio è stata attuata un'importante operazione di riassetto a livello del gruppo Tecnojolly tramite il conferimento delle attività operative svolte negli stabilimenti di Lanzo e di Settimo Torinese e l'accentramento delle funzioni di direzione generale, commerciale e amministrativa dell'unità a Pont-Saint-Martin.
Nel corso di quell'anno e nell'anno successivo l'azienda ha poi proceduto a una razionalizzazione produttiva in quanto è stato chiuso lo stabilimento di Terni ed è stata attuata la cassa integrazione straordinaria che è in vigore ad oggi e vi dirò quanti lavoratori interessa.
Nel corso del 1998, come veniva ricordato nell'interpellanza, il trend negativo si è mantenuto, c'è stata una perdita di 17 miliardi su un fatturato di circa 85 e questo è dovuto al fatto, a giudizio degli amministratori, del persistere di una debolezza nel settore alimentare e di un sensibile rallentamento degli ordini dovuto alla crisi di alcuni importanti mercati, in particolare dei mercati asiatici, ma soprattutto del mercato russo in cui l'azienda aveva acquisito delle commesse che poi non ha potuto portare a termine.
Nel corso dell'esercizio 1999 la perdita è stata ripianata, il capitale sociale è stato ricostituito in 3 miliardi. L'esercizio medesimo si è chiuso con una notevole contrazione del fatturato e con il risultato netto negativo di 18 miliardi. Le stime che si fanno per il 2000 sicuramente non lasciano presagire un miglioramento della situazione economica, tenuto conto della situazione che si è determinata. Sotto il profilo occupazionale si può rilevare che la società ha rispettato gli impegni assunti con la convenzione nella quale si parlava di 60 addetti, anzi l'occupazione ha raggiunto nel corso dell'esercizio del 1997 un numero di dipendenti medio di 166 unità, quindi da un punto di vista occupazionale l'azienda ha mantenuto gli impegni. Attualmente il personale in forza nello stabilimento di Pont-Saint-Martin è di 128 unità:
- 66 operative in loco;
- 21 trasferite temporaneamente a Lanzo, 2 a Givoletto;
- 8 lavoratori si trovano in cassa integrazione straordinaria, quella legata ancora alla ristrutturazione del 1998;
- 31 in cassa integrazione ordinaria conseguente all'incendio che si è verificato il 16 maggio.
Per quanto attiene agli sviluppi futuri della situazione relativa allo stabilimento di Pont-Saint-Martin, l'azienda ha ribadito con la nota del 19 luglio l'infondatezza delle notizie allarmistiche diffuse dalla stampa in merito ad una definitiva chiusura dell'unità produttiva sita nell'area ex Ilssa Viola.
Con la medesima nota è stato confermato che non esistono nuovi elementi che modificano quanto emerso nel corso dell'incontro tenutosi in data 27 giugno fra i rappresentanti dell'Akerlund & Rausing, i Signori Vickman e Canale, e l'Amministrazione regionale nelle persone del Presidente della Giunta e dell'Assessore all'Industria. In tale occasione è stata illustrata l'azione di ristrutturazione che tale gruppo ha compiuto a livello europeo in ragione del calo di domanda verificatosi nel proprio settore che ha determinato una situazione di sovracapacità produttiva.
I rappresentanti dell'azienda hanno prospettato la necessità di procedere ad analoga razionalizzazione degli stabilimenti siti in Italia attraverso un processo di concentrazione dell'attività.
Al termine della riunione l'azienda si era assunta l'impegno di comunicare i propri intendimenti entro brevissimo tempo, cosa che non è stata fatta, mentre per quanto riguarda la Regione abbiamo posto all'azienda la necessità di darci in tempi certi e brevi un piano industriale di riorganizzazione dello stabilimento e di definire con chiarezza gli intendimenti rispetto al futuro dello stabilimento.
Nel momento in cui si è verificato l'incendio, che è stato poi la causa determinante di questa situazione, abbiamo messo l'azienda nelle migliori condizioni per poter operare ad un rapido riavvio dello stabilimento sia per quanto riguarda la valutazione dei danni, sia per quanto riguarda l'intervento diretto sugli impianti, ma ad oggi l'azienda non manifesta intenzioni concrete da questo punto di vista e ovviamente abbiamo dato una disponibilità ad affrontare i problemi aziendali tenuto conto delle possibilità offerte dalla legislazione regionale oltre che del fatto che ultimamente l'Unione europea ha consentito alle aree industriali della Regione, quindi all'area di Pont-Saint-Martin di usufruire del trattato n. 87 3C, quindi di poter continuare ad utilizzare le sovvenzioni consentite dall'Unione europea nelle aree in obiettivo n. 2 in deroga.
Va tenuto conto che Akerlund & Rausing è un grande gruppo industriale, nei confronti la normativa comunitaria consente interventi limitati attuabili esclusivamente nelle aree obiettivo 2 in deroga. Direi che, dal nostro punto di vista, abbiamo dato il massimo di disponibilità e va detto con chiarezza che competono alla proprietà aziendale, scelte e intendimenti sul futuro dello stabilimento. Questo è quanto abbiamo sollecitato e stiamo ancora sollecitando nei confronti dell'azienda. In un primo tempo l'azienda ci aveva detto che la decisione sarebbe stata assunta nel mese di luglio, ma nella nota del 19 luglio ci ha comunicato che le sue decisioni saranno assunte e rese note solo nei primi giorni di settembre.
Nell'ipotesi, che credo nessuno di noi si auguri, di cessazione dell'attività la società sarebbe tenuta a restituire i finanziamenti ottenuti, si tratta di finanziamenti coperti da fideiussioni, e verrebbe chiamata a risarcire i danni conseguenti all'inadempimento delle obbligazioni assunte con la stipulazione della convenzione, la quale prevede un arbitrato.
Visto che il Consigliere Tibaldi ricordava la questione Conner, per tale questione è aperto un arbitrato in cui alla Conner è stato chiesto di risarcire la Regione per i danni che ha causato. La vicenda è aperta, comunque la Conner ha manifestato l'intenzione di risarcire la Regione.
Infine, appare decisamente prematuro in questa fase preconizzare eventuali prospettive di impiego per i dipendenti dal momento che non è stata ancora presa una decisione definitiva riguardo al futuro dell'insediamento di Pont-Saint-Martin.
Vorrei ricordare che, nel momento in cui l'azienda stava cercando di realizzare un risanamento del conto aziendale, è intervenuto l'incendio che, oltre a creare una vittima, ha determinato il blocco dello stabilimento; questo è un fatto obiettivo che è vero, ha fatto precipitare la situazione ma, anche prescindendo dall'intrinseco cinismo che c'è nel punto n. 2 dell'interpellanza del Consigliere Tibaldi in cui si chiede: "se ritiene plausibile il fatto che l’incendio dello stabilimento sia l’attesa giustificazione alle successive (e, secondo qualcuno, prevedibili) scelte strategiche del management aziendale", a questo proposito posso dire che l'incendio purtroppo è avvenuto in un momento in cui l'azienda aveva acquisito ordini, aveva chiesto il giorno precedente un incontro con le organizzazioni sindacali per incrementare le produzioni perché aveva acquisito nuovi clienti, si trovava insomma in una fase di recupero.
Questa è la situazione dello stabilimento, quindi indubbiamente dovremo risentirci non appena l'azienda ci comunicherà quali sono le sue intenzioni. A quel punto faremo un esame della situazione e indicheremo quali sono le determinazioni che dovranno essere assunte.
PresidenteLa parola al Consigliere Lanièce.
Lanièce (Aut)Prendiamo atto della risposta che ci ha fornito l'Assessore e facciamo alcune considerazioni.
La prima: da quanto ci ha detto l'Assessore mi sembra che la situazione sia abbastanza preoccupante, nel senso che ancora oggi non sappiamo gli intendimenti in merito ai lavori di ripristino delle parti danneggiate dall'incendio e questo è già di per sé un fatto da sottolineare. Non è stato ancora neppure indicato l'inizio dei lavori per rimettere in sesto le parti danneggiate e ciò è molto preoccupante.
L'Assessore ci diceva che purtroppo l'incendio è arrivato in un momento in cui l'azienda stava "crescendo"; sì, forse è così, ma i dati che ci ha appena elencato, cioè i 45 miliardi di fatturato rispetto a quelli previsti nella convenzione che erano 74,8 evidenziano una situazione tutt'altro che rosea.
Inoltre i 18 miliardi di perdita, mentre l'anno scorso erano 17, dimostrano che non è sicuramente un'azienda "in ottima forma" nonostante le rassicurazioni che ci aveva fornito l'Assessore nel marzo 1999 quando, sempre su un'iniziativa presentata dal sottoscritto e dagli altri colleghi del gruppo, in merito sempre al problema della Converter, ci era stato detto che esisteva una situazione di crisi, ma era stato presentato un piano di risanamento per arrivare a una situazione di equilibrio di bilancio nel 2000. Erano già ottimisti allora. Era stato affermato inoltre, con riferimento agli altri stabilimenti di proprietà, che lo stabilimento di Pont-Saint-Martin era quello più grande, con un numero di addetti pari quasi alla metà di quelli dell'intero gruppo e con strutture tecnologicamente più avanzate.
Alla luce di quello che è successo parlare di strutture tecnologicamente più avanzate mi sembra fuori luogo tenuto conto che tutti hanno lamentato l'esistenza di apparecchiature che potevano creare scintille e creare elementi di alto rischio? ed era questo un elemento di cui era a conoscenza la Dirigenza dell'azienda, perché gli stessi operai lo avevano sempre evidenziato; ora ad incendio accaduto questi riferimenti alla sicurezza esistente nello stabilimento sono emersi e sono diventati elementi fondanti per credere che tutti i sistemi di sicurezza non erano stati adottati nel miglior modo possibile.
Queste sono alcune preoccupazioni. L'altra preoccupazione è comunque quella di non sapere, non avendo ancora l'Assessore - non per colpa sua - delle comunicazioni ufficiali dalla ditta, cosa ne sarà di questo stabilimento sia per le questioni economiche sia soprattutto per le questioni occupazionali, anche perché sappiamo bene che la bassa Valle è stata teatro di chiusure di grandi aziende con ripercussioni occupazionali notevoli e quindi sarebbe opportuno evitare che un'altra volta succeda una cosa del genere.
Facendo poi riferimento alla convenzione occorre far notare che nel punto 1.8 fra gli obblighi della società c'è quello anche di relazionare sullo stato dell'occupazione, degli investimenti nonché sulla situazione economico-finanziaria della società: questo potrebbe essere un appiglio per avere delucidazioni al più presto in merito all'evolversi della situazione.
Questi sono solo alcuni aspetti sui quali invitiamo l'Assessore a fare molta attenzione per cercare di venire a conoscenza degli intendimenti dell'azienda, in modo da poter garantire una certa sicurezza ai Valdostani che vi lavorano e di cui una parte ora è in cassa integrazione.
Occorre dare maggior certezza, soprattutto occorre far capire a questa azienda, che non può aspettare fino a settembre per far sapere quali sono i suoi intendimenti. L'incendio si è verificato a maggio per cui dire cosa si vuole fare solo a settembre dimostra chiaramente che c'è l'intendimento di chiudere al più presto l'attività industriale, perché altrimenti almeno dare il benestare per l'inizio dei lavori sarebbe stata l'azione più logica visto ciò che è successo; quindi invito l'Assessore a riferire alla società la rimostranza dell'intero Consiglio regionale perché penso che tutti quanti siamo preoccupati di questa situazione: non è ammissibile aspettare fino a settembre per sapere cosa intenda fare la società in questione.
Invito nuovamente l'Assessore a fare delle forti pressioni perché questo atteggiamento non prosegua e ci sia da parte dell'azienda un chiarimento quanto prima.
PresidenteLa parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (FI)La risposta dell'Assessore conferma e accentua purtroppo l'incertezza sul futuro dello stabilimento Converter di Pont-Saint-Martin. Il fatto, come ha detto lui, che le decisioni della direzione aziendale slittino a settembre ne è la prova lampante.
È inammissibile che decisioni di questa rilevanza siano posticipate fino al mese di settembre, quando l'evento dannoso è accaduto a maggio e quando non si conosce né noi, né i dipendenti, ma nemmeno voi, quale sia il piano industriale ovvero le reali intenzioni dell'imprenditore.
Non è neppure cinica, Assessore, la domanda formulata al punto n. 2 dell'interpellanza, perché se a distanza di così tanto tempo il management aziendale non ha compiuto alcuna scelta in merito, mi sembra che non si tratti di cinismo, ma si rischi di ricadere in una fatalità o in una coincidenza casuale come casuali sono altre coincidenze nei contenuti dell'intervento fatto prima dall'Assessore. E le cito.
L'Assessore parla di razionalizzazione produttiva usando lo stesso termine che ha utilizzato nella risposta relativa alla Cogne, però qui precisa che si tratta di una razionalizzazione che ha comportato la chiusura dello stabilimento di Terni. In questo caso è stato specificato cosa significa razionalizzazione produttiva, mentre per la Cogne non era stato specificato. Tuttavia un'altra coincidenza, non di secondo piano, è relativa al fatto che il comodato sta scadendo e si trasforma in locazione, cioè da una situazione di gratuità si passa a una situazione di onerosità. L'Assessore smorza dicendo che, nonostante tutto, l'azienda ha rispettato gli impegni assunti per i livelli occupazionali: 133 dipendenti, di cui almeno 60 dovrebbero essere Valdostani. Su questo dato non è stato così puntuale.
Ciò che è stato enunciato dall'Assessore non ha un colore così rosa come quando, un anno fa, venne prospettata la situazione dello stabilimento Converter: oggi si fa riferimento esplicito a contrazione della produzione, risultati giudicati non soddisfacenti, pur sapendo che nello stabilimento Converter lavorano prevalentemente i soli addetti all'amministrazione ed essi lavorano per lo stabilimento di Lanzo.
Ecco che ci sono tutta una serie di questioni e, ripeto, di coincidenze che fanno pensare.
Concludo auspicando che l'Assessore faccia con la sua Giunta una riflessione su quello che è il modello di industria sovvenzionata che domina ancora in Valle.
È opportuno e urgente che queste sovvenzioni indiscriminate a livello industriale siano gestite e pensate con maggiore attenzione. Le valutazioni di affidabilità che allora fece Finaosta, fondate all'epoca sulla tecnologia di buon livello, oggi non paiono più sussistere, perché non è stato fatto alcun cenno sulle considerazioni che oggi la Regione è in grado di fare sulla realtà Converter; pertanto l'auspicio, ripeto, è che queste riflessioni siano fatte, anche se è tardi, però un saggio proverbio popolare ci dice che è meglio farle tardi piuttosto che non farle.