Oggetto del Consiglio n. 1442 del 12 luglio 2000 - Resoconto
OGGETTO N. 1442/XI Situazione del servizio degli asili nido. (Interpellanza)
Interpellanza Preso atto dei dati riguardanti gli asili nido della Regione, che si trovano all’interno della ricerca svolta nell’ambito del Projet Bébé;
Constatato che le quote, i criteri di pagamento delle rette per il servizio degli asili nido e i comportamenti nei confronti delle famiglie sono diversi da comune a comune, per cui il costo del servizio, sia per l’ente che per la famiglia, non è uguale in tutto il territorio regionale;
Considerato che è compito della Regione svolgere un’azione di coordinamento e di garanzia dell’adeguatezza del servizio alle attese degli utenti;
Considerato inoltre che il numero e la tipologia dei servizi esistenti appaiono, dai dati della ricerca, ancora insoddisfacenti per rispondere ai bisogni evidenziati;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l’Assessore competente per sapere:
1) come valuta il differente costo del servizio dell’asilo nido, sia per l’ente gestore sia per le famiglie, nei diversi comuni della regione;
2) se intende, e in che modo, operare perché vengano eliminate tali disuguaglianze;
3) quali sono i suoi intendimenti circa l’ampliamento, nel numero e nelle tipologie, dei servizi alla prima infanzia.
F.to: Squarzino Secondina - Curtaz
PrésidentLa parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Con questa interpellanza intendiamo affrontare alcuni problemi che riguardano gli asili nido nella nostra regione, problemi che sono stati messi in luce in un rapporto finale di ricerca all'interno del "Projet bébé", che è stato presentato poche settimane fa in Regione.
Vorrei anzitutto sottolineare l'importanza di questa ricerca e complimentarmi per il fatto che questa ricerca è stata voluta, è stata fatta. E' una ricerca importante perché consente di avere una fotografia della realtà in Valle, consente di conoscere i dati e i costi del servizio, di conoscere le esigenze delle famiglie, e quindi noi applaudiamo a questa iniziativa.
Non sto a soffermarmi su tutti gli aspetti positivi dell'iniziativa; voglio invece soffermarmi su due aspetti su cui vorrei attirare l'attenzione dell'Assessore e che sono poi quelli richiamati nelle domande dell'interpellanza. Il primo riguarda il costo dei servizi attualmente esistenti e il secondo riguarda le prospettive future.
Per quanto riguarda il costo dei servizi, dalla ricerca emerge che questo è un problema molto importante; ci si lamenta che il costo del servizio è alto, a volte altissimo. Ma la cosa che sconcerta di più è che i costi della stessa tipologia di servizi sono notevolmente diversificati da posto a posto.
Fra l'altro, l'affermazione che sto facendo e che anche la ricerca fa, cioè la stessa tipologia di servizi costa in modo diverso, è vera fino a un certo punto perché l'elemento carente in questa ricerca è stato proprio l'analisi della tipologia di servizio che viene fornita, nel senso che si è valutato il costo del servizio, ma non ci si è chiesti qual era la tipologia del servizio che viene fornita, la qualità, le attività che vengono fatte, le occasioni in più che si offrono alle famiglie, e via dicendo.
Per quanto riguarda i costi risulta, e chi era presente nel momento in cui sono stati resi pubblici questi dati è rimasto colpito, che un bambino costa all'Amministrazione in modo diverso a secondo del luogo in cui si trova a vivere. Ad esempio, il bambino nell' asilo nido di Gignod viene a costare 17.100.000 all'anno, mentre in un altro Comune, come Châtillon o Aosta, si raggiungono i 23 milioni ed oltre.
Non solo, le famiglie concorrono in modo diverso a coprire le spese: in alcuni Comuni le famiglie concorrono per il 9-10 percento, in altri comuni per il 13 percento, in altri Comuni ancora - penso a Nus e a Saint-Martin - fino al 19,7 percento. Come si vede, sono costi molto differenziati!
Se poi scendiamo nello specifico e vediamo come vengono valutate queste rette, ci accorgiamo che le famiglie pagano in modo diverso il servizio a seconda del Comune in cui si trovano ad abitare.
Ad esempio, prendendo il reddito medio della famiglia, che in Valle d'Aosta si aggira sui 42,7 milioni all'anno, si vede che una famiglia di tre componenti viene a pagare in alcuni comuni 470.000 lire al mese, in altri 693.000 lire al mese, e se poi la famiglia arriva a cinque componenti la differenza è ulteriore, per cui in un Comune la famiglia paga 363.000 lire al mese, mentre in un altro Comune 693.000 lire al mese, quasi il doppio!
Così pure anche la retta minima che viene richiesta, in alcuni Comuni è di 110.000 lire, in altri di 360.000 lire, pur a fronte dello stesso reddito familiare. Anche per quanto riguarda la quota massima di pagamento, si vede che a fronte di un reddito di 84 milioni, una famiglia di due componenti paga in un Comune più di 1 milione al mese, in un altro 900.000 lire. O ancora, che famiglie che abitano in Comuni diversi pagano entrambe una quota di 946.000 lire, avendo però qualcuno un reddito di 50 milioni e un altro di 70 milioni.
Qui ho presentato alcuni dati che nella ricerca sono molto chiari, ed entrano nei dettagli, più di quanto non lo abbia fatto io: non è mio compito ripresentare i dati della ricerca; mi interessava solo richiamare qui alcuni elementi per far capire come ci sia una situazione molto differenziata.
Nella ricerca è indicato come motivo anche il fatto che in alcuni comuni c'è un maggior numero di casi sociali, per cui questo aumenta il carico della Regione e diminuisce quello delle famiglie. Però non è una spiegazione univoca che possa dare risposta a tutti i casi che sono stati evidenziati nella ricerca.
Quindi questo è il primo punto su cui vorrei richiamare l'attenzione e proprio su questo punto chiediamo all'Assessore quali sono le sue valutazioni, come valuta questo differente costo dell'asilo sia per l'ente gestore, sia per le famiglie, sia nei diversi Comuni della regione.
Questa è la prima domanda, e collegata a questa, se intende e in che modo operare perché vengano eliminate queste diseguaglianze, perché non credo che possiamo accettare che una famiglia paghi in modo diverso l'accesso alla stessa tipologia di servizi nei vari Comuni della regione.
Il secondo aspetto su cui vorrei richiamare l'attenzione riguarda le prospettive future, nel senso che la ricerca, da una parte, valuta l'esistente e, poi, indica alcune ipotesi di lavoro per il futuro e i costi a cui la Regione dovrebbe andare incontro.
Rispetto a queste ipotesi di un rapporto di ricerca, lo ricordo, è un rapporto di ricerca, non è una delibera, rispetto a queste ipotesi vorrei sapere quali sono gli intendimenti dell'Assessore. Qual è la volontà politica intanto rispetto all'ipotesi di ampliare l'offerta esistente e di completarla anche con tipologie di tipo diverso di servizi per la prima infanzia.
PrésidentLa parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Vicquéry.
Vicquéry (UV)Ringrazio la Consigliera Squarzino per le frasi che ha pronunciato: ha fatto i complimenti per la ricerca che è stata espletata ed ha definito importante la ricerca stessa; non posso che associarmi perché questa ricerca è il frutto di un lavoro complesso, attuato da un gruppo di lavoro molto motivato, che ha dato il meglio di sé per poter dare degli elementi di valutazione agli organi politici.
Io darò innanzitutto una risposta alle domande dal punto di vista tecnico e, riguardo al primo e al secondo punto, devo dire che la competenza in ordine alla gestione dei servizi per la prima infanzia è assegnata dalla normativa regionale in vigore agli enti locali. Non sto a citare la normativa, ma partiamo dalla prima legge sugli asili nido, la legge n. 77/94 e modifiche successive, il piano sociosanitario, la legge n. 13/97.
E quindi spetta agli enti gestori determinare le tariffe, anche se sulla base di criteri per la compartecipazione alle spese individuali della Giunta regionale, per garantirne l'uniformità su tutto il territorio. Quindi la Regione non ha alcun potere in materia di entità della contribuzione delle famiglie dei bambini, né intende modificare tale principio, che fa sì che sia l'ente gestore a determinare le quote di contribuzione sulla base delle modalità con cui viene attuata la gestione dei propri asili nido, oltre che con riferimento alla propria realtà socioeconomica.
Questo è un chiaro intendimento politico che abbiamo definito in questi anni e che intendiamo perseguire.
Riguardo al terzo punto, do una prima risposta evidenziando che la progettazione del "Projet bébé" ha volutamente avuto una funzione di riflessione sui dati della ricerca, al fine di creare un dibattito il più vivace possibile.
In alcune tappe intermedie dello stesso progetto gli amministratori locali hanno potuto incontrare amministratori francesi ultimamente, con i quali si è avuto un confronto in materia di servizi alla prima infanzia. La trasferta in Francia di alcuni amministratori valdostani ha permesso di guardare da vicino i servizi per l'infanzia, conoscerne il funzionamento e i punti critici e accertare di fatto che i servizi alla prima infanzia in Valle d'Aosta sono - lo dico senza tema di smentite - assolutamente all'avanguardia anche nei confronti di strutture francesi.
Spetta ora agli enti locali fare il primo passo, e questa è una seconda risposta politica, scegliere quali servizi creare sul proprio territorio, sulla base dei bisogni della popolazione, così come prevede il tanto declamato principio di sussidiarietà. Non può quindi essere la Regione a prendere iniziative in ordine ai servizi di esclusiva competenza dell'ente locale.
Riguardo alla tipologia degli unici asili nido presenti in Valle d'Aosta, che accolgono 390 bambini rispetto ad una popolazione residente nella fascia di età 0-3 anni di 3.193 bambini, il rapporto percentuale è del 12,21 percento. In Provincia di Trento, dove vi sono 1.566 posti nei 34 asili nido e nei 2 micronidi, a fronte di 14.432 bambini della fascia di età interessata, la percentuale è del 10,85 percento. A livello nazionale risulta una media del 6 percento.
La Valle d'Aosta si colloca pertanto rispetto alla situazione nazionale ad un livello doppio e comunque è un livello medio alto rispetto alle altre regioni italiane, che sono guidate sembrerebbe dalla Regione Emilia Romagna, che ha delle percentuali che si avvicinano al 20-25 percento. Siamo in una posizione non dico ottimale, ma in una posizione buona, e sotto questo punto di vista auspico che da parte delle amministrazioni e degli enti locali ci sia una maggiore sensibilità rispetto alle politiche sociali rispetto a quanto è stato fatto finora.
Riprendo in parte l'intervento della Consigliera, per confermare quanto lei ha affermato. In questi ultimi anni i costi di gestione degli asili nido risultano globalmente in crescita, mentre l'incremento pro capite passa da 20,1 milioni per bambino nel 1996 a 22 milioni nel 1998. L'andamento del costo pro capite appare alquanto disomogeneo in relazione alle strutture osservate, infatti si va da un aumento medio pro capite del 12,6 percento di Aosta ad una riduzione del 7 percento di Pont-Saint-Martin.
La rete attuale degli asili nido costa al bilancio regionale circa 19 milioni all'anno per bambino. Dal 1990 al 1998 l'Amministrazione regionale ha impegnato 69 miliardi di lire, di cui 41 per contribuire agli oneri di gestione e 28 per gli investimenti in strutture. Le previsioni per il triennio 1999-2001 indicano un aumento delle risorse destinate dalla Regione agli asili nido e mettendo assieme consuntivi e previsioni le risorse complessivamente assegnate a questi servizi sfiorano in questo periodo i 100 miliardi di lire.
Rispetto alla spesa media per famiglia, complessivamente nel triennio in esame cresce, seppur di poco, e comunque meno del dato relativo ai costi di gestione. Infatti si passa da una contribuzione media per famiglia-bambino di circa 2.758.000 lire nel 1996 pari a circa 250.000 lire mensili, a 2.884.000 lire nel 1998, pari a circa 262.000 lire mensili, con un incremento del 4,8 percento nel biennio, pari a circa la metà dell'incremento percentuale fatto registrare dai costi.
Tale dinamica media peraltro è assai disomogenea, come confermava la Consigliera Squarzino, se si confrontano le singole realtà comunali, assai più disomogenea di quanto si riscontra per i costi di gestione. Infatti si assiste a situazioni in cui la contribuzione media familiare per bimbo è in calo nel triennio, associata ad altre in cui essa si incrementa in misura significativa. Ad Aosta si passa da 2.817.000 medi annui del 1996, a 2.223.000 del 1998, meno 20,9 percento, mentre in strutture come quelle di Nus, Châtillon, Pont-Saint-Martin l'incremento di contribuzione familiare è dell'ordine rispettivamente del 94,2 percento, del 23,4 percento e del 38,7 percento.
Oltre alla dinamica, anche il dato in valore assoluto è assai diverso. Nel 1998 in media una famiglia che fruisce del nido ad Aosta contribuisce con circa 203.000 lire mensili, a Pont-Saint-Martin con circa 320.000 lire, a Châtillon con 360.000 lire, a Nus con oltre 390.000 lire.
Molteplici sono i fattori che possono condurre a tali risultanze, fra i quali anche la condizione sociale delle famiglie utilizzatrici, dalla cui appartenenza alle diverse fasce di reddito dipende il livello di contribuzione mensile, alla quantità dei bimbi con difficoltà o handicap, che comporta in genere congiuntamente maggiori costi di gestione e minori impegni contributivi delle famiglie.
Da questi dati è derivata la decisione della Giunta regionale, lungamente dibattuta con gli enti locali, di approvare in data 17 aprile 2000 una direttiva avente per oggetto l'approvazione delle direttive, dell'importo e delle modalità di erogazione della quota capitaria da assegnare agli enti gestori di asili nido per l'anno 2000, ai sensi della legge regionale n. 77.
Con questa delibera la Giunta regionale, ha ritenuto opportuno determinare l'ammontare di una quota capitaria in argomento in relazione a parametri oggettivi di valutazione dei costi di servizi, delle dimensioni e della capienza delle singole strutture e agli stanziamenti previsti nel bilancio triennale dalla Regione, considerato che ai sensi dell'articolo 38 della legge n. 77 i criteri per la partecipazione dei genitori e di chi ne fa le veci alle spese del servizio sono stabilite dalla Giunta regionale sentiti gli enti gestori, mentre spetta agli enti gestori la determinazione delle tariffe ai sensi della normativa vigente.
La delibera della Giunta regionale definisce una quota capitaria per gli asili nido per l'anno 2000 pari a 16.200.000 lire per un utente a tempo pieno con riferimento al periodo temporale dell'anno, a 9.720.000 lire, cioè al 60 percento, per l'utente che partecipa solo al mattino, e a 6.480.000 lire per l'utente che partecipa solo al pomeriggio, pari al 40 percento; al mese è 1.350.000 lire per il tempo pieno, 810.000 lire per il mattino e 540.000 lire per il pomeriggio.
Questa è la decisione della Giunta regionale, che ha preso atto di questa enorme forbice che va dai 14,5 milioni circa ai 19 milioni, e ha definito dopo lunghi studi come costi indispensabili per poter tenere in piedi il servizio quelli che ho testé citato.
A fronte di questa delibera evidentemente gli enti locali che hanno un costo di gestione superiore a quanto definito dalla Giunta regionale si sono lamentati e si lamenteranno, ma è intenzione precisa della Giunta regionale seguire questa ottica per tutti i servizi alla persona.
Per rispondere alle domande puntuali che ha posto la Consigliera, "quali sono le valutazioni e quali sono le decisioni rispetto ai costi di gestione", di certo, come ho già avuto modo di dire precedentemente, non è colpa delle amministrazioni locali se alcuni asili nido costano di più rispetto ad altri. Questi costi sono dovuti a fattori intrinseci, sono dovuti al numero dei bambini, sono dovuti al numero dei ragazzi handicappati che sono comunque finanziati a parte, sono dovuti al numero dei casi sociali che variano da realtà a realtà. Di certo le politiche comunali possono incidere enormemente non tanto sul fattore del costo, quanto principalmente sull'aspetto tariffario, che come ho detto precedentemente registra delle situazioni totalmente differenziate.
Queste sono scelte politiche di stretta derivazione comunale, senza citare ulteriormente il principio di sussidiarietà, perché abbiamo potuto notare in generale, senza accusare i Comuni più di tanto, che vi è una sorta di deresponsabilizzazione degli enti locali nel momento in cui l'Amministrazione regionale definisce un sistema di partecipazione alle spese basato sul ripiano a piè di lista. Questa logica è superata da un finanziamento per quota capitaria, che responsabilizza gli stessi enti locali di fronte ai cittadini che li eleggono. Spetta a loro decidere se aumentare o diminuire le tariffe, spetta a loro la decisione rispetto a certe scelte strategiche, che in alcune amministrazioni locali sono state fatte e in altre non sono state fatte.
È pur vero che la legge regionale definisce con chiarezza i parametri del rapporto personale-bambino di 1 a 6 mediamente, ma è altrettanto vero che proprio nelle esperienze che abbiamo potuto verificare ultimamente in Francia e nell'ambito del "Projet bébé" che la Valle d'Aosta è assolutamente all'avanguardia sia nel rapporto utente-bambino, sia per quanto riguarda la figura professionale che segue il bambino; la nostra legge regionale prevede che siano tutti educatori professionali. In Francia abbiamo visto che il rapporto è molto più basso, e cioè di 2 educatori professionali ogni 6 bambini, gli altri posti sono coperti da personale che nel nostro sistema potrebbe essere confrontato ad un quinto livello. Per scelta politica la nostra legge regionale prevede che all'asilo nido entrino i bambini dai 9 mesi ai 3 anni, in tutte le realtà che abbiamo visionato i bambini entrano al primo giorno di vita, pur rimanendo inalterato questo rapporto, per cui se il personale educativo dell'asilo nido deve accudire un bambino di due mesi o di nove mesi o di tre anni, il rapporto numerico dovrebbe cambiare. Noi siamo svantaggiati sotto l'aspetto dei costi sotto tutti i profili, siamo all'avanguardia sotto l'aspetto educativo.
Sono scelte politiche che abbiamo fatto dal 1994 ad oggi, non penso che si torni indietro sotto questo punto di vista perché tutti coloro con cui ci siamo confrontati hanno potuto prendere atto di questa nostra legislazione regionale e ce la invidiano. È chiaro che a fronte di questa legislazione molto puntuale e precisa i costi aumentano, ma sono scelte, ripeto, su cui riteniamo di non tornare indietro per il bene dei nostri bambini che vengono ospitati.
Quali sono le prospettive future? Le prospettive future sono quelle delineate dal "Projet bébé"; di certo l'indicazione di massima del gruppo di lavoro ci induce a dire che gli asili nido dovranno essere realizzati nell'asse centrale della Valle d'Aosta. Risulta scoperta ad oggi l'area dell'Envers del circondario di Aosta, e risulta scoperta l'alta Valle, mentre a Châtillon e a Saint-Vincent c'è una struttura di tipo privato, e il "Projet bébé" propone la messa in piedi dei servizi alternativi nelle realtà più piccole dalle garderies d'enfance alle tate familiari. Ho avuto modo di visitare tre asili nido a Parigi e due garderies d'enfance a Rouen nell'ambito del "Projet bébé"; vi assicuro che non abbiamo nulla da imparare da loro, se non l'aspetto molto interessante delle assistenti domiciliari che è molto bene organizzato all'estero rispetto a quanto lo stesso gruppo di lavoro del "Projet bébé" ha ipotizzato. Sono spunti di riflessione molto interessanti, su cui torneremo, perché di certo al fondo di tutta questa problematica vi è una maggiore responsabilizzazione nelle scelte degli enti locali, che devono anche puntare sulle politiche sociali e non solo su altre politiche di settore, pur interessanti, ma che, per quanto riguarda il ruolo che ricopro, dovrebbero essere messe in seconda battuta rispetto a queste.
PrésidentLa parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Ringrazio l'Assessore per la risposta. Una parte della risposta non aggiunge nulla a quello che già il rapporto diceva, nel senso che una parte del suo intervento è stato finalizzato a riprendere qui, in aula, una serie di dati relativamente ai costi globali, ai costi analitici di questo tipo di servizio; costi che sono rappresentati nella ricerca. Quindi rispetto a questa parte del suo intervento c'è solo una conferma dei dati che vengono letti dalla ricerca.
Come pure riguardo alle cause di questa differenza, anche qui vengono riprese cause che, come dicevo prima, non giustificano tutte le differenze che vediamo; possono giustificare al massimo il fatto che nel Comune di Aosta il contributo delle famiglie sia molto basso e si aggiri sul 9-10 percento. Questo è giustificabile dalla riflessione fatta dalla ricerca e anche da lei, cioè che ad Aosta probabilmente ci sono più casi sociali che devono essere accolti negli asili nido. Ma, a parte questo elemento, non ho trovato nessun'altra riflessione da parte dell'Assessore rispetto alla prima serie di domande.
Riguardo poi alle prospettive future, qui prendo atto con soddisfazione di quanto ha detto l'Assessore. E credo che quando c'è onestà intellettuale su alcune cose si può convergere molto chiaramente, dicendo su cosa si concorda e su cosa invece no, e ritengo che questo sia l'elemento base per un confronto fra persone civili.
Prendo atto con soddisfazione che c'è la volontà di superare il pagamento a piè di lista, perché l'Assessore non può venire a dire che la differenza delle varie tariffe è una differenza che deriva da scelte autonome che i Comuni hanno fatto nell'esercizio della loro responsabile autonomia, se poi a questo segue un ripiano dei costi da parte della Regione, qualunque siano i costi dei Comuni, perché allora tutto il discorso della responsabilità non sta più in piedi. Invece, di fronte alla proposta di una quota capitaria, credo che si possa favorire una presa in carica della responsabilità dei Comuni.
Tra l'altro mi stupisce che nella sua risposta l'Assessore non abbia preso in considerazione una delle proposte interessanti che la ricerca ha fatto nell'ottica della responsabilizzazione degli enti locali, quando parla di progetti territoriali dei servizi per la prima infanzia. Giustamente, ha ragione l'Assessore, non è la Regione che deve sostituirsi agli enti locali, ma la Regione può attivare una serie di strumenti che consentano agli enti locali di assumere in modo responsabile le proprie decisioni.
Per esempio nella ricerca c'è questo strumento interessante che viene indicato, il progetto territoriale dei servizi per la prima infanzia; si fa riferimento a un'esperienza che avviene in Francia: les Caisses d'allocations familiales, che punta a sostenere finanziariamente i Comuni nella messa in atto dei servizi per l'infanzia in funzione del numero dei bambini accolti e del fatto che l'accoglienza proposta rispetti un insieme di norme qualitative. C'è quindi un patto per cui la Regione interviene di più nei Comuni in cui si lavora di più per l'infanzia: allora a fronte di esigenze nuove, di iniziative nuove da parte dei Comuni, credo che sia anche utile che si intraveda la possibilità di aiutare i Comuni in queste iniziative.
Rispetto sempre alle prospettive future e al modo di risolvere in parte questo problema delle grandi differenze di costi, suggerisco questo molto umilmente all'Assessore, se vuole prenderlo in considerazione e proporlo anche ai suoi uffici, se ritiene interessante la proposta. Cioè a me sembra che le grandi differenze che ci sono nella modalità di gestire un servizio da parte dei singoli Comuni possono essere superate, se vengono favoriti in modo costante momenti di "monitoraggio Comuni".
Credo che il fatto stesso di aver pubblicato queste cifre, di averle rese di dominio pubblico, stimoli l'opinione pubblica a chiedersi come mai in quel Comune il servizio costa più caro che non in altri Comuni. Quindi è un modo per aiutare l'opinione pubblica, perché se non si conosce non ci si può neanche porre delle domande.
Ma è un modo per aiutare anche gli amministratori, che correttamente si devono chiedere come mai vi è una differenza di costo per quel servizio nel proprio Comune rispetto ad altri Comuni.
Quindi credo che la Regione, proprio nel rispetto dell'autonomia degli enti locali, possa prevedere, almeno una volta all'anno, un monitoraggio rispetto alla situazione dei vari asili nido, un confronto su come vengono affrontati in modo diverso non solo da un punto di vista didattico-educativo, aspetto che mi sembra venga già seguito da una coordinatrice, ma dal punto di vista gestionale, proprio per offrire ai Comuni gli strumenti per poter intervenire. Quindi oso proporre all'Assessore se in questo famoso Osservatorio delle politiche sociali ed educative di cui l'Assessorato intende occuparsi, non possa essere inserito un aspetto che riguardi i costi dei servizi all'infanzia da parte degli enti locali, che questo dato sia monitorato in modo puntuale e costante e che sia ogni anno restituito all'opinione pubblica e alle amministrazioni per una riflessione insieme.
PrésidentCollègues conseillers, étant 12 heures 57, il me paraît judicieux de vous proposer de suspendre nos travaux, la séance reprendra à 16 heures.
La séance est levée.