Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1441 del 12 luglio 2000 - Resoconto

OGGETTO N. 1441/XI Disciplina legislativa del "lavoro parasubordinato". (Interpellanza)

Interpellanza Preso atto della crescita del cosiddetto "lavoro parasubordinato", in particolare per quanto riguarda i collaboratori coordinati e continuativi, nella nostra regione, che interessa circa quattromila lavoratori;

Preso altresì atto di una forte presenza del lavoro "flessibile" in Valle d’Aosta, confermata dalla diffusione dei dati ISTAT che evidenziano un’incidenza del 32,8 per cento dei rapporti di lavoro "flessibile" in Valle d’Aosta ponendola al secondo posto in Italia, dopo il Trentino – Alto Adige;

Evidenziate le caratteristiche particolari del "lavoro parasubordinato", che non beneficia, ad esempio, di una tutela previdenziale e assicurativa adeguata;

Atteso che il ricorso al "lavoro parasubordinato" rientra nelle attuali esigenze di flessibilità dell’imprenditoria anche valdostana;

Sottolineato che non esiste al momento una precisa normativa nazionale in vigore, in attesa dell’approvazione, attualmente al vaglio del Parlamento, della cosiddetta "Legge Smuraglia", carenza questa che procura diverse problematiche per la tutela sia dei lavoratori sia dei datori di lavoro;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

la Giunta regionale per conoscere:

1) se intende adoperarsi, attraverso il coinvolgimento dei Parlamentari valdostani, al fine di chiedere di accelerare l’iter parlamentare per l’approvazione della legge quadro sopracitata relativa al "lavoro parasubordinato", in particolare per quanto riguarda i collaboratori coordinati e continuativi, presente in alta percentuale nella nostra regione;

2) se è già stata sviluppata una precisa analisi, da parte degli Uffici dell’Assessorato all’Industria o dell’Agenzia del Lavoro, sulla situazione del "lavoro parasubordinato", con riferimento particolare ai collaboratori coordinati e continuativi, in Valle d’Aosta e, in caso di risposta positiva, quali sono le valutazioni in merito.

F.to: Lanièce - Viérin M.

PrésidentLa parole au Conseiller Lanièce.

Lanièce (Aut)Questa interpellanza nasce dal fatto che nelle scorse settimane sono stati diffusi dei dati in merito al cosiddetto "lavoro atipico", a seguito di un'indagine condotta da "Il Sole24ore" nel nord-ovest.

Da quanto si può leggere, risulta che nel 1999 nella nostra regione si è verificata una forte presenza del lavoro atipico o flessibile. La pesante incidenza di questa nuova posizione lavorativa è confermata dai dati diffusi, che evidenziano un'incidenza del 32,8 percento dei rapporti di lavoro flessibile in Valle d'Aosta, ponendo la nostra regione al secondo posto in Italia, dopo il Trentino Alto Adige, che presenta un 40,5 percento di lavoratori di questo tipo. È da far notare che la media nazionale è del 26,8 percento, quindi abbondantemente al di sotto del valore della nostra Regione.

Per lavoro flessibile o atipico si intendono tutte quelle forme di lavoro diverse dal rapporto a tempo indeterminato. Fra le varie tipologie la più utilizzata è quella del part time, che in Valle nel 75 percento dei casi è scelta dalle donne valdostane, per poter rispondere anche alle necessità familiari. Mentre fra le altre tipologie sono solo 399 i Valdostani che nel 1999 hanno usufruito del lavoro interinale.

Nell'analisi degli occupati in base al sesso si vede una consistente crescita del lavoro atipico femminile, che dal 1995 al 1999 è salito dal 48,3 percento al 50,5 percento.

In questo panorama del lavoro atipico vorrei soffermarmi, ed è questo lo scopo dell'interpellanza, sul lavoro parasubordinato, facendo in particolare riferimento ai cosiddetti "collaboratori coordinati e continuativi", che nello scorso anno in Valle d'Aosta sono stati oltre 4.000.

Purtroppo, però, per quanto riguarda questa parte, nonostante la buona volontà dei collaboratori coordinati e continuativi che operano in Valle d'Aosta prevalentemente nel campo editoriale, commerciale e turistico, questo tipo di regolarizzazione dei rapporti professionali evidenzia ancora alcune lacune.

Un esempio può essere rappresentato dal fatto che questi lavoratori non beneficiano di una tutela previdenziale e assicurativa adeguata.

Mi sono reso conto, studiando questa questione, che il ricorso al lavoro atipico e quindi anche al lavoro parasubordinato, è giustificato dalle evidenti esigenze di flessibilità dell'imprenditoria anche valdostana, che non è in grado di assorbire i costi di un dipendente o anche non necessita delle capacità professionali dei lavoratori per tempi indeterminati.

Inoltre, al momento attuale non esiste una precisa normativa nazionale in vigore, visto che siamo in attesa dell'approvazione, attualmente al vaglio del Parlamento, della cosiddetta "legge Smuraglia", che darà una definizione precisa e particolareggiata dei lavoratori parasubordinati, oltre a definire diritti e doveri di entrambe le parti.

È chiaro che l'assenza di una legislazione nazionale precisa in questa materia procura diverse problematiche per la tutela sia dei lavoratori, sia dei datori di lavoro. Per questo, quindi, con questa interpellanza chiedo alla Giunta regionale se intende adoperarsi, attraverso il fattivo coinvolgimento dei Parlamentari valdostani, per chiedere di accelerare l'iter parlamentare per l'approvazione di questa importante legge. Parallelamente, a conferma o a smentita dei dati evidenziati, vista la particolarità degli stessi per la nostra regione, vorrei anche sapere se è già stata sviluppata una precisa analisi da parte degli uffici dell'Assessorato all'industria o dell'Agenzia del lavoro, sulla situazione del lavoro atipico, in modo particolare del lavoro parasubordinato con riferimento ai collaboratori coordinati e continuativi.

Ci dobbiamo rendere conto che il mondo del lavoro sta cambiando velocemente, chi ha bisogno di lavorare si adatta, ma il compito dell'amministrazione pubblica è anche quello di verificare la realtà di queste nuove forme di impiego, cercando di adoperarsi al fine di riuscire a fare in modo che il rispetto del lavoro e delle capacità professionali sia sempre garantito in ogni caso.

PrésidentLa parole à l'Assesseur à l'industrie, à l'artisanat et à l'énergie, Ferraris.

Ferraris (GV-DS-PSE)L'interpellanza proposta dal Consigliere Lanièce affronta alcune questioni legate a cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro. Credo pertanto che sia utile precisare anche la differenza che esiste fra lavoro parasubordinato e lavoro flessibile.

Per quanto riguarda il lavoro parasubordinato, viene definito tale un rapporto di collaborazione o di parasubordinazione coordinata e continuativa, un rapporto fra impresa e lavoratore che rientra nella competenza del giudice del lavoro ma che non possiede le caratteristiche del lavoro dipendente o subordinato e conseguentemente nemmeno gli istituti di tutela caratteristici del rapporto di subordinazione. Si tratta di una forma di attività lavorativa, che possiede sia aspetti del lavoro autonomo che del lavoro subordinato e che al momento non ha trovato, come ricordava il Consigliere Lanièce nella sua interpellanza, una sistemazione in un quadro normativo definito: su questo tornerò dopo.

I vari disegni di legge non sono arrivati all'approvazione finale perché molto forte è il dibattito fra due posizioni contrapposte, che in maniera semplificata si possono riassumere con prevalenza degli aspetti comuni al rapporto subordinato con estensione delle relative forme di tutela, in un caso, e nell'altro sostanziale identificazione con il lavoro autonomo.

Con il termine "lavoro flessibile in modo ampio e indistinto" vengono indicate caratteristiche del lavoro che dovrebbero essere interessanti per le aziende e utili per aumentare l'occupazione, anche se a discapito di concetti come stabilità, tutela e protezione, garanzia della retribuzione.

Il termine flessibilità in genere si riferisce a caratteristiche del lavoro subordinato; è opportuno distinguere fra flessibilità in entrata ed in uscita. Della prima fanno parte i vari modi o contratti di assunzione, e in questo campo non manca flessibilità in Italia, basti pensare ai contratti atipici molto diffusi come i contratti a termine, i part time, i contratti di formazione lavoro, l'apprendistato, i contratti di reinserimento, il lavoro interinale che è stato poco fa citato. Dal punto di vista dell'entrata c'è una discreta flessibilità.

Sul versante dell'uscita vi è molta rigidità. C'è invece flessibilità all'interno del rapporto di lavoro, elasticità a livello di orario di lavoro, di part time, non solo, banche ore, orari plurisettimanali e altre articolazioni, interventi a livello di retribuzioni con azioni ai dipendenti, salari legati alla produttività, "gain sharing", e altre cose del genere.

Dico questo perché anche nell'articolo a cui si faceva riferimento alla base dell'interpellanza, uscito su "Il Sole24ore", in effetti si parla di lavoro parasubordinato e di flessibilità e molte volte si tende a confondere le due cose. Come si vede, molti concetti sono sintetizzati dal termine flessibilità. In effetti nel mercato del lavoro italiano sia per quanto riguarda la flessibilità in entrata e, anche se con minore intensità, per l'orario di lavoro, sono molte le forme di flessibilità diffuse e applicate.

L'identificazione del lavoro parasubordinato con il lavoro flessibile pone l'accento sugli aspetti più vistosi che si sono sviluppati nel mercato del lavoro, vale a dire vedere solo gli aspetti riduttivi del lavoro parasubordinato come lavoro flessibile al massimo, perché autonomo e poco oneroso a livello contributivo e non regolamentato.

Si tratta di una lettura semplificata diffusa prima che venissero introdotte innovazioni in materia di rapporti di lavoro, contratti di formazione lavoro e "legge Treu". In alcuni casi i rapporti di lavoro di natura diversa possono forzatamente essere stati fatti rientrare nel parasubordinato per motivi di opportunità, anche se l'evoluzione dell'economia ha creato nuovi bisogni di attività lavorativa, che rientrano a pieno titolo nel rapporto di lavoro parasubordinato, come ad esempio la diffusione dei processi di esternalizzazione dell'impresa di tutta una serie di attività collegate al processo produttivo principale.

All'evoluzione del mercato del lavoro non ha seguito una regolamentazione normativa per mancanza di consenso sul provvedimento da predisporre. Un elemento che può aver complicato ulteriormente il quadro è la regolamentazione solo previdenziale del lavoro subordinato, avvenuta in occasione della riforma pensionistica nel 1995 con l'istituzione del contributo del 10 percento, legge n. 335/1999, per coloro che svolgono attività parasubordinata o similare.

In questo caso ha prevalso la logica della raccolta e copertura contributiva, per cui a questo contributo previdenziale sono stati obbligati anche coloro che non svolgono in modo esclusivo attività di lavoro parasubordinato e che hanno già una copertura previdenziale, assicurando un maggior successo alla raccolta contributiva, ma rendendo più difficoltoso misurare il fenomeno: infatti l'informazione relativa a coloro che versano il contributo del 10 percento sovrastima il numero di coloro che vivono del lavoro parasubordinato svolto in modo regolare.

Per venire alle cifre, il 32,8 percento del lavoro flessibile in Valle emerge da una ricerca specifica, che stima in 11.799 gli occupati flessibili in Valle d'Aosta su un totale di 36.000 occupati nelle varie articolazioni fra tempo determinato, apprendistato, contratti di formazione lavoro, part time e lavoro interinale.

Si tratta di rapporti di lavoro che hanno diversi indici di precarietà: molto basso il part time, relativo per apprendistato e CFL, che in alcuni casi si trasformano in rapporti di lavoro stabili; fra l'altro, lo stesso avviene in alcuni casi per il lavoro interinale. Una caratteristica di questa tipologia di lavoro è che molti lavoratori vengono assunti o con contratto di formazione lavoro o con lavoro interinale, e successivamente vedono trasformarsi in rapporto di lavoro indeterminato il loro rapporto di lavoro.

Il dato riportato ha quindi fotografato una situazione in linea con le tendenze generali del mercato del lavoro, che vengono in parte esaltate dalle caratteristiche specifiche del mercato del lavoro valdostano, in cui hanno forte incidenza le occasioni di lavoro stagionale. Non è un caso che la Valle d'Aosta e il Trentino siano ai primi posti da questo punto di vista. Si tratta di elementi più volte messi in evidenza dai rapporti dell'osservatorio economico e del mercato del lavoro.

In effetti, nell'ultima nota congiunturale del 1999, "Obiettivo lavoro trend", uno spazio specifico è stato dedicato alle nuove forme di lavoro. In particolare viene messo in evidenza, se si guarda alla domanda di lavoro di flusso, la cosiddetta "flessibilità in entrata"; i contratti di lavoro atipici arrivano a pesare fino al 60 percento, il doppio del dato di stock rilevato dalla ricerca. Si tratta di un dato elevato, ma che non deve stupire se vengono presi in considerazione la tendenza generale alla crescita del rapporto di lavoro atipico, le caratteristiche di elevata stagionalità del mercato del lavoro valdostano e del fatto che si tratta di un dato di flusso che indica in che modo è iniziato il rapporto di lavoro.

In ogni modo l'Osservatorio regionale del mercato del lavoro ha cercato di seguire le più recenti tendenze del mercato del lavoro con informazioni che analizzano l'evoluzione del lavoro atipico (flessibilità) negli ultimi 10 anni.

Per completezza di informazione si ricorda come il piano triennale di politica del lavoro preveda anche una misura per favorire la trasformazione a tempo indeterminato dei rapporti di lavoro da tempo determinato.

Diversa è la situazione, come viene evidenziato nell'interpellanza, per quanto riguarda il lavoro parasubordinato, su cui per il momento non esistono rilevazioni statistiche consolidate e non esistono ricerche specifiche sulla materia dell'Osservatorio economico e del mercato del lavoro regionale. Le informazioni al momento disponibili sono di fonte INPS e stimano in circa 4.300 le persone che versano un contributo previdenziale per attività parasubordinata e 1.700 i committenti che utilizzano questa tipologia di prestazione professionale. Si tratta di dati che coincidono con le cifre riportate nell'interpellanza.

È chiaro che è una prima approssimazione per dimensionare il problema, tenendo presente che probabilmente l'ampiezza è inferiore, perché sono numerosi coloro che versano il contributo previdenziale pur svolgendo un'altra attività lavorativa e avendo la relativa copertura previdenziale. Sono ricompresi nell'obbligo del versamento del contributo, ad esempio, gli amministratori, i sindaci o i revisori di società, i componenti di collegi e commissioni, i collaboratori che svolgono altre attività.

Da questo quadro emerge anzitutto la necessità di un approfondimento dei dati, quindi avere un monitoraggio più preciso della situazione, proprio perché, tenendo conto del fatto che questa sta diventando una tendenza strutturale del mercato del lavoro locale e nazionale, è necessario per il futuro, adeguare le politiche del lavoro e le politiche della formazione.

A questo proposito ritengo fondamentale, come veniva evidenziato anche nell'interpellanza, l'approvazione del disegno di legge che è già stato approvato al Senato nel mese di febbraio 1999, che reca norme di tutela per i lavori atipici, e quindi definisce i contenuti contrattuali, la formazione, la previdenza e quant'altro è necessario per definire questo tipo di lavoro.

Ora, non so se sia stata una conseguenza dell'interpellanza, comunque si legge sui giornali di oggi, in particolare su "La Stampa": "Legge sui lavoratori atipici, intesa sugli emendamenti, un vertice con Salvi sblocca il disegno di legge Smuraglia", e su "Il Sole 24ore" di oggi: "Atipici, schiarita nel Governo"; pertanto ci auguriamo che ci sia effettivamente un'accelerazione per sanare una situazione che presenta degli ambiti di ambiguità.

PrésidentLa parole au Conseiller Lanièce.

Lanièce (Aut)Ho preso atto della documentata relazione dell'Assessore, anzi gli chiederei di avere una copia di quanto ha appena letto.

Questa iniziativa è stata fatta proprio per sollevare questo problema e porre alcuni interrogativi, ai quali mi sembra l'Assessore abbia risposto in modo preciso, nel senso di aver spiegato bene la differenza fra i due tipi di lavoro e di aver ribadito che in Valle d'Aosta siamo in presenza di un aumento del lavoro flessibile e di conseguenza di quella parte considerata come lavoro parasubordinato.

L'Assessore ha detto di condividere la necessità che venga approvata al più presto a livello nazionale la legge cosiddetta "Smuraglia"; a questo riguardo avevamo chiesto alla Giunta regionale di verificare, con il coinvolgimento attivo e fattivo dei Parlamentari valdostani, il motivo per cui la legge era bloccata; leggendo il giornale di oggi sembra che ci sia una schiarita, e noi ce lo auguriamo anche perché se ci sarà una schiarita a livello nazionale, si potrà finalmente vedere approvata la legge quadro che dovrà regolamentare meglio questa parte del lavoro che in questi ultimi periodi, soprattutto in Valle d'Aosta, sta avendo un certo consenso dal punto di vista del numero dei lavoratori presenti. Anche perché, giustamente, una volta approvata la legge quadro nazionale, si potrà, a livello regionale, porre in essere una modifica, un adeguamento delle politiche di lavoro e di formazione, proprio per tener conto della "legge Smuraglia", che regolamenta il lavoro atipico in generale.

Mi sembra che sia molto importante quanto ha evidenziato l'Assessore in risposta alla nostra seconda domanda, con la quale chiedevamo, alla luce dei dati emersi dall'indagine dell'ISTAT, che indicavano come la Regione Valle d'Aosta fosse la seconda a livello italiano come numero di lavoratori nel campo del lavoro atipico flessibile, di dare mandato all'Agenzia del lavoro o all'Assessorato di monitorare questa situazione, per poter ragionare su dati precisi.

Infatti c'è la possibilità che alcuni dati possano essere interpretati diversamente, anche perché è sufficiente essere nel Consiglio di amministrazione di un qualsiasi ente per rientrare in questa categoria, e molte volte chi fa parte di un Consiglio di amministrazione ha un proprio lavoro, e quindi non rientrerebbe in questa fascia di lavoro parasubordinato.

Invitiamo l'Assessore a porre in essere questi approfondimenti e poi a portarli a conoscenza della commissione competente, in modo da poter aver sotto mano un quadro completo della situazione, sul quale poter adottare, alla luce di un'eventuale approvazione a livello nazionale della "legge Smuraglia", le necessarie politiche del lavoro e di formazione.