Oggetto del Consiglio n. 1434 del 12 luglio 2000 - Resoconto
OGGETTO N. 1434/XI Organizzazione del servizio idrico integrato e relative tariffe. (Interrogazione)
Interrogazione Premesso:
che con Legge regionale 8 settembre 1999, n° 27 è stata disciplinata l’organizzazione del servizio idrico integrato, finalizzata alla tutela e al corretto utilizzo delle risorse idriche;
che la normativa conferisce alla Regione una funzione pianificatoria e ai comuni la gestione del servizio idrico integrato;
che le tariffe per i consumi di acqua saranno determinate dai comuni secondo criteri e modalità fissate dalla summenzionata legge;
che, nonostante la disponibilità di acqua nella nostra regione, gli utenti di molti comuni hanno subìto un incremento significativo delle tariffe in questi ultimi anni;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interrogano
l’Assessore competente per sapere:
1) entro quando si prevede di procedere all’adozione del Piano regionale delle acque;
2) se nell’ambito del riordino delle tariffe, previsto ai sensi della legge regionale 27/1999, sono ipotizzabili riduzioni di spesa a carico dell’utenza;
3) se l’ambizioso progetto dell’acquedotto del Monte Bianco è tuttora praticabile o se, invece, ha trovato la sua sede naturale in qualche cassetto dell’Amministrazione.
F.to: Tibaldi - Lattanzi
PrésidentLa parole à l'Assesseur au territoire, à l'environnement et aux ouvrages publics, Vallet.
Vallet (UV)L'interrogazione, pur avendo un comun denominatore, che è l'acqua intesa come risorsa, pone tre quesiti abbastanza diversi uno dall'altro. Cercherò di dare una risposta articolata facendo una sintetica premessa, che vuole essere il filo logico che lega le tre questioni.
Innanzitutto vorrei evidenziare che le esigenze idriche divengono sempre più elevate sia da un punto di vista qualitativo, imponendo la ricerca dello sfruttamento di fonti dotate di particolari caratteristiche fisiche e organolettiche, sia da quello quantitativo. Gli usi che si sono susseguiti nel corso dei secoli e i relativi diritti di utilizzo che ne conseguono non sempre sono adeguati alle odierne esigenze di impiego, magari diversificate, creandosi così conflitti fra soggetti diversi che necessitano della stessa risorsa.
Le esigenze ricreative e paesaggistiche che si sono sviluppate negli ultimi decenni, ad esempio, sono di fatto incompatibili con uno sfruttamento altamente intensivo della risorsa, così come poteva essere fatto all'inizio del secolo.
Oggi, e potrebbe sembrare un paradosso, anche nella nostra regione abbiamo situazioni di carenza quali-quantitativa delle disponibilità idriche, che comportano un inizio di conflitti fra usi diversi. Spesso gli usi potabili, per i quali è necessario un massimo livello qualitativo, sono in conflitto con quelli agricoli che a loro volta limitano gli usi energetici o di fruizione paesaggistica e ricreativa degli ambiti fluviali.
Per venire adesso alla risposta puntuale al primo quesito, "entro quanto si prevede di procedere all'adozione del Piano regionale delle acque": il piano delle acque è uno strumento molto complesso, destinato a regolare per diversi decenni la politica dell'utilizzo delle acque destinate ai vari usi e di conseguenza le possibilità di sviluppo sociale ed economico di una comunità.
D'altra parte, non è più possibile né concettualmente né giuridicamente regolamentare gli usi per settori separati a compartimenti stagni. Al momento è in fase di predisposizione il progetto di piano, che deve coordinare in un unico quadro di attività quanto richiesto dalle leggi nazionali e regionali del settore. Un'organica politica di gestione della risorsa acqua deve garantire un'equilibrata e costante fruibilità nei diversi settori di impiego, potabile, civile, industriale, agricolo e idroelettrico, perseguendo il superamento di logiche di intervento a carattere settoriale congiunturale, frequentemente condizionate dall'esplosione di fenomeni critici che determinano a loro volta soluzioni improntate all'emergenza.
L'ottimizzazione degli utilizzi, l'equa distribuzione e il risparmio da parte dei diversi soggetti interessati possono essere conseguiti attraverso la programmazione di interventi organici integrati nei diversi settori di utilizzazione della risorsa, finalizzati anche a prevenire le situazioni di criticità legate alla disponibilità della risorsa, o alla sua qualità.
La relativa ampiezza delle risorse idriche rispetto ai fabbisogni ha infatti consentito per lungo tempo di considerare i fabbisogni come variabili indipendenti fra loro e rispetto alle disponibilità.
Queste condizioni di ampia disponibilità hanno consentito in passato di regolare per via amministrativa, settore per settore, le richieste di uso mano a mano che venivano presentate, senza bisogno di bilanci globali. Le condizioni sono ora radicalmente mutate e lo sviluppo antropico ha fatto emergere nuove necessità spesso contrastanti fra di loro.
In conclusione, le risorse non sembrano più sufficienti per i fabbisogni, tutti gli usi delle acque appaiono collegati e interdipendenti, l'inquinamento li condiziona e ne è a sua volta condizionato.
Il Piano costituisce quindi un processo di analisi e di valutazioni basato sulle caratteristiche naturali e antropologiche del territorio, attraverso il quale correlare i fabbisogni determinati della componente antropica, le esigenze di difesa delle acque per il riassetto della rete idrografica e di tutela e risanamento dei corpi idrici e le disponibilità potenziali ed effettivamente utilizzabili.
La realtà valdostana rende possibile seguire una metodologia in grado di fornire in tempi relativamente brevi indicazioni per colmare le lacune conoscitive e trarre quindi le indicazioni operative specifiche.
Ho riferito prima, verrà quindi proposto un progetto di piano regionale che dovrebbe essere pronto entro i primi mesi del prossimo autunno; per quanto riguarda invece la predisposizione del piano, questo richiederà un impegno finanziario considerevole e dei tempi più lunghi, stimabili in 18-24 mesi.
Per quanto riguarda il secondo quesito, "se nell'ambito del riordino delle tariffe, previsto ai sensi della legge regionale 27/1999, sono ipotizzabili riduzioni di spesa a carico dell’utenza", l'articolo 5 della legge istitutiva del servizio idrico integrato prevede che la tariffa costituisca il corrispettivo del servizio idrico integrato; essa va articolata per ambiti territoriali omogenei, per i consumi domestici essenziali e per le diverse categorie di utenza, e deve essere determinata in modo da assicurare ai soggetti gestori la copertura dei costi di investimenti e di esercizio. Deve tenere conto anche della qualità della risorsa idrica e del servizio erogato, del piano finanziario conseguente alle opere e degli adeguamenti necessari finanziati direttamente dagli enti gestori, dell'entità dei costi di gestione delle opere e dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito e deve essere determinata anche in modo da garantire agevolazioni per determinati consumi sociali.
In fase di prima applicazione, la tariffa deve assicurare almeno la copertura dei costi di gestione ed entro cinque anni dalla data di entrata in vigore della legge va adeguata ai criteri di determinazione fissati dalla legge stessa.
Con la legge regionale n. 27/99, che riprende peraltro un principio fissato dalla "legge Galli", la tariffa deve coprire i costi del servizio idrico integrato, che comprende non solo l'approvvigionamento potabile, ma anche lo smaltimento delle acque utilizzate.
Attualmente in Regione esistono, senza contare i piccoli acquedotti frazionali, almeno un centinaio di soggetti gestori diversi che distribuiscono l'acqua captata da circa 2000 sorgenti e da una decina di pozzi, attraverso circa 300 diverse reti acquedottistiche in condizioni non sempre sufficienti, convogliano i reflui attraverso reti fognarie, a volte fatiscenti, e depurano i reflui in circa 100 impianti di trattamento di cui solo 14 a fanghi attivi. Questi 14 gestiti tutti, tranne uno, da società specializzate.
Questo per dire che tale frammentazione determina costi di gestione propri rilevanti, senza contare quelli connessi con il risanamento delle reti tuttora inadeguate.
Si è rilevato poi come i costi di investimento per utente servito sono superiori alle medie nazionali, gli acquedotti e i collettori fognari sono molto lunghi, dovendo servire centri dispersi sul territorio con difficoltà orografiche spesso notevoli.
Le esigenze di salvaguardia dell'ambiente e di garanzia di approvvigionamenti idropotabili di buona qualità impongono sempre di più la realizzazione di opere complesse e quindi onerose. Non è quindi possibile dire se le tariffe aumenteranno perché le valutazioni sono tuttora in corso da parte dell'apposito gruppo di lavoro, istituito nel mese di marzo del corrente anno, e non è neanche possibile porre in diretta correlazione l'abbondanza della risorsa idrica con il fatto di avere una tariffa più bassa che altrove, dove la risorsa può essere più carente; questa non è un'equazione che dà un risultato scontato.
Credo di poter dire però che riduzioni generalizzate delle attuali tariffe sono comunque difficilmente ipotizzabili proprio per le ragioni che ho esposto precedentemente, relative alle caratteristiche delle nostre reti acquedottistiche e proprio relative alle caratteristiche orografiche della nostra regione.
Si ritiene comunque che vadano salvaguardati, come peraltro previsto dalla norma, certi tipi di utenze domestiche.
La legge n. 27/99 prevede la possibilità per la Regione di investire per la realizzazione di reti di adduzione in favore dei comuni, e questo dovrebbe essere un meccanismo che consente di non calcolare per la determinazione della tariffa una parte dei costi di realizzazione perché non sostenuti dall'ente gestore, ma comunque sostenuti dalla Regione.
Per quanto riguarda il terzo quesito, che riguarda l'acquedotto del Monte Bianco, bisogna premettere che il progetto originario, cosiddetto "acquedotto del Monte Bianco", è stato negli ultimi anni ridefinito e diviso in tre tipi di intervento: il primo che riguarda l'approvvigionamento idrico dei Comuni di Courmayeur e di Pré-Saint-Didier, il secondo che riguarda il Comune di Aosta e i comuni limitrofi, e il terzo che riguarda l'adduzione dalle sorgenti al comprensorio di Aosta.
Per quanto riguarda il primo tratto, c'è il parere positivo di compatibilità ambientale ed è stato già aggiudicato un primo lotto di lavori nella zona di Planpincieux, segnalato come più urgente dal Comune di Courmayeur. Questi lavori verranno realizzati nell'autunno prossimo.
È in fase di predisposizione un secondo lotto, sempre in Val Ferret, che verrà appaltato entro l'anno, e un terzo di completamento fra la sorgente di Fréboudze e Plan Gorret a Courmayeur. Quest'ultimo tratto proseguirà poi con un collegamento per Pré-Saint-Didier, da appaltare all'inizio del prossimo anno. Con questi interventi dovrebbero essere risolti i problemi di approvvigionamento idrico di Courmayeur e di Pré-Saint-Didier, così come ipotizzato nel progetto generale di acquedotto del Monte Bianco.
Circa l'opportunità di addurre l'acqua alla città di Aosta e ai comuni limitrofi, il parere di valutazione di impatto ambientale richiedeva che fossero approfondite le valutazioni sulle esigenze e sulle disponibilità idriche della città di Aosta. Nel frattempo gli altri comuni hanno provveduto diversamente e il consorzio a suo tempo costituito è stato sciolto.
Per quanto riguarda la città di Aosta, il progetto prevede che sia realizzato un anello distributivo e sia razionalizzata la distribuzione cittadina. È forse improprio parlare ancora quindi di "acquedotto del Monte Bianco" per quanto riguarda la città di Aosta; è più corretto, invece, parlare di razionalizzazione della rete di adduzione e di distribuzione nella città di Aosta.
Il Comune di Aosta, che sta operando con propri interventi e valutazioni in tal senso, ha richiesto l'intervento regionale per un tratto di collegamento nord-sud, tendente a migliorare l'approvvigionamento della zona est della città in connessione anche con l'acquedotto del Grand Combin. Il primo lotto di tale lavoro è già stato aggiudicato e i lavori inizieranno in autunno, mentre il lotto a completamento verrà appaltato entro l'anno.
Sulla realizzazione dell'adduzione principale, come ho detto prima, esiste parere negativo di V.I.A. connesso all'individuazione delle risorse idriche da utilizzare che, se sono sufficienti per l'alta Valle, le cui richieste nell'ultimo decennio sono raddoppiate rispetto alle richieste iniziali, non sembrano essere tali da giustificare l'investimento principale. Inoltre, lo studio recentemente completato sulle disponibilità idriche della piana di Aosta, ha messo in evidenza la disponibilità di acque di alta qualità nel sottosuolo della piana stessa. Per il momento quindi non si prevede in tempi brevi la realizzazione dell'adduzione principale, che conserva però la sua validità per quanto riguarda il riordino a lungo periodo dell'organizzazione dell'approvvigionamento potabile regionale ed eventualmente la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile.
PrésidentLa parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (FI)Ringrazio l'Assessore per la risposta articolata che ha fornito all'interrogazione, che peraltro sottolinea l'importanza dell'utilizzo e della gestione di un bene che è di primaria importanza, che è l'acqua; di un bene di cui anche la Valle d'Aosta non dispone in quantità illimitata e il cui utilizzo deve essere necessariamente razionalizzato. Di qui la legge n. 27/99 che va in questa direzione di razionalizzazione dell'utilizzo dell'acqua, e che prende spunto dalla "legge Galli" dello Stato nella quale si riconosce il carattere eminentemente pubblico delle acque, che devono essere gestite con criteri di solidarietà e soprattutto devono essere indirizzate prioritariamente al consumo umano e domestico.
Ma sulla base della risposta fornita dall'Assessore è vero che l'interrogazione affrontava temi anche disparati, però è anche vero che questi temi disparati sono collegabili a un problema unico.
Innanzitutto sull'applicazione della legge mi pare di aver sentito dall'Assessore che si sta procedendo - se posso interpretare la sua risposta - con un certo ritardo, e perché dico questo? Dico questo perché del piano regionale delle acque, che è il nucleo della legge n. 27/99 approvata lo scorso autunno, è in fase di predisposizione solo il progetto di piano, quindi non il piano vero e proprio. Il piano è, dicevo, il perno di questa legge che serve, come dice l'articolo 7, a fissare tutte le modalità di utilizzo delle acque potabili e quindi indirizzate al consumo umano, ma anche di smaltimento delle acque reflue. Soprattutto il piano regionale delle acque serve ad individuare e la corretta e razionale utilizzazione delle risorse idriche, e la tutela e salvaguardia della qualità delle acque, e il rinnovo e il risparmio delle risorse idriche, e l'integrazione e la riorganizzazione delle strutture necessarie all'erogazione dei servizi, oltre all'ottimizzazione gestionale del servizio idrico integrato.
Perché è importante quindi questo piano? Perché influisce anche direttamente su quella che sarà l'organizzazione delle gestioni tramite le società e gli enti che saranno individuati e di conseguenza anche la fissazione delle tariffe.
Cosa abbiamo appreso oggi dall'Assessore? Che l'abbondanza di acqua per utilizzo idrico in Valle d'Aosta non esiste più; oggi c'è carenza, tant'è che l'Assessore ha detto che le risorse non sono più sufficienti per i fabbisogni, e questo diciamo che ci lascia sorpresi. È vero che sono aumentati i fabbisogni, è vero che è aumentata la domanda d'acqua, però è altrettanto vero che la Valle d'Aosta arriva in ritardo al cosiddetto "processo di razionalizzazione della gestione idrica".
E arriva in ritardo anche perché, e l'Assessore l'avrà letto di recente sui giornali, questa frammentazione della gestione che lui stesso ha citato crea delle difficoltà non indifferenti, crea delle dispersioni che sono più amministrative che non fisiche e mi spiego; più ci sono gestori male organizzati e male integrati fra di loro, più questi costi di gestione che comunque dovranno far parte della tariffa, perché così si dice in legge, vengono pagati dall'utenza. Quindi è opportuno che l'utenza non sia l'unica ad essere gravata, cioè le famiglie innanzitutto ad essere gravate da questi costi di gestione per un servizio male organizzato e mal gestito, ma è opportuno che la Regione fissi quanto prima dei criteri.
Il ritardo del piano, come è stato annunciato dall'Assessore, non va nella direzione di ottimizzare il servizio; il nostro auspicio quindi è che questo piano venga quanto prima definito.
Per quanto concerne l'acquedotto del Monte Bianco, che l'idea è nata attorno alla metà degli anni '80, anni '86-'87, mi sono fatto fare un elenco di deliberazioni relative alla progettazione: la Regione Valle d'Aosta ha impegnato ben 5,2 miliardi in questi 15 anni solo per progettazione, solo per cercare di coltivare un progetto che era valido nella sua essenza, ma che di fatto si è arenato nelle more dell'Amministrazione, nelle decisioni politiche, perché come vi ricorderete ogni tanto compariva nei fondi globali, ogni tanto spariva, ma sta di fatto che comunque la progettazione e di massima ed esecutiva è andata avanti a colpi di centinaia di milioni, tant'è che siamo arrivati alla somma di 5 miliardi.
Oggi scoprire che per la città di Aosta il consorzio è stato sciolto, che sulle opere di adduzione da Courmayeur alla città è stato espresso parere negativo di valutazione di impatto ambientale ci lascia quanto meno attoniti. Ciò vuol dire che tutti questi soldi sono stati spesi e, di fatto, questo acquedotto rimane ancora un sogno nel cassetto!
Naturalmente come esponenti di Forza Italia e come rappresentanti di contribuenti che pagano queste spese, siamo alquanto insoddisfatti di questa scelta!