Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1362 del 7 giugno 2000 - Resoconto

OGGETTO N. 1362/XI Tempi di attesa per unità specialistiche e per ricoveri ospedalieri. (Interpellanza)

Interpellanza A conoscenza del forte malcontento esistente nella comunità valdostana per i tempi di attesa concernenti le visite specialistiche e i ricoveri ospedalieri per gli interventi chirurgici;

Visto il mancato rispetto dell’impegno preso per un confronto aperto con i rappresentanti dell’U.S.L. sul problema sopra richiamato a livello della Commissione consiliare competente;

Constatata la necessità di ricercare una soluzione ad un problema che da anni crea un disagio non indifferente ai cittadini e in particolare agli ammalati;

Appreso che altri anestesisti hanno lasciato il presidio ospedaliero regionale;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella

l’Assessore competente e la Giunta regionale per conoscere:

1) quali sono stati i motivi per i quali non è stata rispettato l’impegno preso di fronte al Consiglio regionale;

2) quali sono gli intendimenti rispetto ai tempi entro i quali l’Assessore competente e il Presidente della 5^ Commissione rispetteranno tale impegno;

3) quali sono attualmente i tempi di attesa per visite specialistiche, ricoveri ospedalieri e interventi di chirurgia e con chi e come, sono stati sostituiti gli anestesisti che hanno lasciato l’ospedale in questi ultimi tempi e giorni.

F.to: Beneforti

PresidenteLa parola al Consigliere Beneforti.

Beneforti (PVA-cU) Sono trascorsi molti mesi da quando fu preso in questa sede l'impegno di affrontare il problema dei tempi di attesa per le visite specialistiche e i ricoveri ospedalieri, a livello della V Commissione, ma nonostante sia trascorso un semestre a tutt'oggi l'impegno non è stato rispettato. Questo comportamento, che non può certo considerarsi corretto, dimostra il disinteresse che c'è verso i cittadini, in particolare nei confronti di coloro che sono ammalati e bisognosi di cure e di assistenza.

Ritenevamo che, anziché riportare il problema frequentemente in questo Consiglio fosse, per l'importanza che il problema riveste, più concreto affrontarlo con tutte le parti interessate in sede di commissione. La sede della commissione è quella in cui è possibile esaminare, alla presenza dell'USL, le cause che determinano i tempi di attesa ed i motivi per i quali non vengono rispettati, da parte dell'USL, neppure i criteri per la definizione dei tempi massimi previsti dalla delibera di Giunta n. 28/91 del 24 agosto 1998.

In sede di commissione si potevano chiarire i motivi, oltre magari a quello venale, per i quali a pagamento si superano tutte le difficoltà e c'è la disponibilità anche del posto letto. In sede di commissione si può verificare perché i tempi di attesa possono essere determinati solo e soltanto dai medici, come è accaduto fino ad oggi. E si poteva chiedere anche quale ruolo svolge la Direzione sanitaria nei confronti di questo problema all'interno dell'Ospedale.

Mancando il confronto a livello di commissione, si è dovuto riportare il problema in questo Consiglio, perché i cittadini protestano, ci chiedono perché per curarsi devono ricorrere al privato a pagamento, perché per certe prestazioni devono aspettare un anno e forse più; la gente ci domanda perché, nonostante le denunce quotidiane che avvengono, e i capitali che vengono spesi per la sanità, i servizi nella nostra regione non migliorano!

I cittadini si rivolgono a noi e ci domandano perché quella dei tempi di attesa è una scommessa che non deve vincere l'Assessore, la Giunta e quindi tutti noi, compresi gli ammalati, perché è una scommessa che devono vincere solo altri, e non chi è alla guida delle strutture sanitarie nella nostra regione.

A questo punto ci domandiamo anche - mi dispiace che non ci sia il collega Rini - perché non si vuole il confronto nella sede più opportuna, perché non si vogliono stabilire in commissione delle regole che tengano conto degli interessi di tutti, dei medici come degli ammalati.

Spesso mi chiedo se queste lamentele che riportiamo qui giungono solo a noi dell'opposizione. Ma con voi, colleghi di maggioranza, nessuno si lamenta delle disfunzioni che ci sono all'interno della politica sanitaria nella nostra regione? Non vi riportano i dissensi che esistono nelle varie unità operative? Ma non avete mai avuto un parente, un anziano cacciato magari dal reparto dove era in cura e che al geriatrico è stato respinto, nonostante fosse ancora bisognoso di cure? Non vi domandate se gli obiettivi che il Consiglio regionale approva in questa sede vengono raggiunti nella sanità come negli altri settori?

Mi domando a volte se non sentite il bisogno di verificare, a livello di commissione, ciò che denunciamo in questa sede!

Credo che dovete concordare con noi che i Presidenti di commissione devono rispettare il ruolo e il mandato che hanno ricevuto, e se c'è un mandato del Consiglio regionale devono convocare le parti interessate perché in commissione si affrontino quei problemi che sono demandati alla commissione stessa.

Con questa interpellanza, oltre a domandare il motivo per cui è mancata la convocazione in sede di commissione, chiediamo di conoscere qual è la situazione odierna dei tempi di attesa. Domandiamo da chi sono stati sostituiti gli anestesisti che hanno lasciato l'Ospedale in questi ultimi tempi, perché i medici migliori continuano a lasciare l'Ospedale e vanno verso altri presidi ospedalieri; perché, se mancano gli anestesisti, si chiudono le sale operatorie e diminuiscono anche i posti letto.

Abbiamo presentato questa interpellanza per conoscere, e far conoscere, la situazione che esiste all'Ospedale regionale, situazione di cui non si parla mai nelle conferenze stampa del lunedì da parte dell'USL, dove si mette in evidenza solo ciò che va bene. Guarda caso, in quelle conferenze non si mette mai il dito sulla piaga, sui tempi di attesa dell'anno, dei due anni, dei sei mesi, sul fatto che non si rispettano le indicazioni della Giunta regionale nello stabilire certe situazioni all'interno della politica sanitaria!

Per questo riportiamo questo argomento in questa sede e dopo che l'Assessore avrà detto quello che ritiene di dire, in base a quello che gli abbiamo chiesto, ci riserviamo di replicare e di vedere se si trova una soluzione a questi problemi.

PresidenteLa parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Vicquéry.

Vicquéry (UV) Il tema delle liste di attesa è un tema ricorrente in questo Consiglio, ma vorrei subito stemperare il confronto, perché rispetto alla prima e alla seconda domanda rispondo per quanto di mia competenza. Ero stato contattato dal Presidente della V Commissione per partecipare ad una commissione un giovedì e avevo risposto che non potevo perché ero impegnato in un incontro con l'Università di Novara proprio per il problema dei fisioterapisti, ma avevo dato la mia disponibilità per qualunque altro giorno, anche fuori dal giovedì, previo contatto telefonico. Non ho più avuto riscontro, non ne conosco i motivi, ma riconfermo la mia totale disponibilità per i giovedì e per tutti i giorni della settimana, sabato compreso, a partecipare ad un'audizione se ritenete opportuno anche con i vertici dell'USL, per entrare nel dettaglio dei tempi di attesa.

Non c'è nessun tipo di problema, anzi, concordo con il Consigliere Beneforti sull'opportunità che queste tematiche vengano esaminate nella sede più opportuna, che è quella della commissione consiliare perché con le tabelle in mano si possono sviscerare le singole problematiche. Per cui sotto questo punto di vista aspetto una chiamata, come tutti i colleghi della Giunta, da parte dei Presidenti delle commissioni consiliari.

Nel merito, sui tempi di attesa per le visite specialistiche non riprendo quanto era stato detto le volte scorse sulla divisione chiara fra prestazioni urgenti, prestazioni urgenti differibili e prestazioni programmabili. Il problema si pone per le prestazioni programmabili, mentre per le altre due tipologie siamo assolutamente in grado di dare le risposte opportune e in tempi reali.

Ogni regione ha disciplinato in modo diverso la tempistica, in applicazione del decreto n. 124/98, per esempio la Provincia autonoma di Trento ha previsto per alcuni esami come l'Ecodoppler, l'elettroneurografia, la risonanza magnetica, tempi superiori a 100 giorni, mentre la Regione Toscana come noi ha stabilito in 60 giorni il limite massimo.

Trimestralmente l'USL trasmette la situazione e la rideterminazione dei tempi di attesa. Ci sono stati dei significativi miglioramenti in alcuni settori, noi riteniamo critici i tempi di attesa che superano i 60 giorni.

Nell'analisi che è stata effettuata dei tempi di attesa nel mese di marzo, sono state evidenziate tutte le prestazioni che sono superiori a quelle previste dalla deliberazione dell'USL e specificatamente oltre i 60 giorni.

Per quanto concerne le politiche attuate dalla Regione, ricordo l'accordo regionale siglato con le organizzazioni sindacali nel dicembre 1999 per l'attribuzione delle risorse aggiuntive, all'interno del quale accordo abbiamo definito 4 interventi obiettivi, fra cui la riduzione dei tempi di attesa.

Con una lettera circolare a firma mia, nel marzo 2000, a scanso di equivoci è stato sottolineato a tutti i primari che l'Assessorato attribuisce il massimo rilievo alla riduzione dei tempi di attesa, precisando che se tali tempi di attesa non verranno rispettati, la liquidazione delle spettanze a fine dicembre non avverrà.

Questo perché l'indicazione che ne esce e l'impressione generale che se ne ha è che questo tema da parte di alcuni medici venga assolutamente sottovalutato, quasi come fosse una sorta di vanto personale avere delle liste di attesa. Questa - il Consigliere Beneforti lo sa bene - è un'attitudine mentale assolutamente impropria, ma che alberga ancora in troppi medici, i quali si considerano capaci, bravi e importanti se hanno delle liste di attesa, e viceversa si considerano meno capaci, meno bravi e meno importanti se le liste di attesa non ci sono.

L'ho ribadito in tutte le riunioni e in tutti gli incontri che le liste di attesa sono determinate esclusivamente dalla volontà del medico, che le allunga e le accorcia a seconda di una serie di atteggiamenti che possono comportare una conseguenza piuttosto che l'altra.

Evidentemente c'è da discutere molto anche sulle visite indotte da parte dei medici di medicina generale e sotto questo punto di vista si stanno facendo degli incontri particolari con i medici di medicina generale per singolo distretto, perché molte delle prestazioni richieste sono delle prestazioni improprie che non dovrebbero essere richieste al medico specialista.

Pertanto mi riservo in sede di commissione consiliare di analizzare nel dettaglio tutti questi tempi e, se lo ritenete opportuno, anche di chiamare i singoli primari per chiedere loro delle spiegazioni su certi atteggiamenti. Alcuni sono assolutamente giustificati, perché è chiaro che se viene meno un medico è anche logico che le liste di attesa si allunghino, ma a fronte di situazioni di normalità molti di questi obiettivi possono essere raggiunti.

Rispetto alla problematica degli anestesisti, sono state stipulate due convenzioni con le aziende di Monza e di Chivasso, e a breve è prevista una convenzione con l'USL di Alessandria; si è in attesa che il Primario di anestesia e rianimazione segnali la necessità per bandire un ulteriore concorso. Ma su questo tema degli anestesisti faccio presente che in uno dei suoi primi interventi il neoministro alla sanità, Veronesi, ha posto l'attenzione proprio sulla mancanza di anestesisti.

Dice testualmente il Ministro: "Gli ospedali italiani sono paralizzati per la mancanza di anestesisti e radiologi". A parlare di una situazione insostenibile è il Ministro della sanita, Umberto Veronesi, che nel corso di un'audizione in commissione sanità al Senato ha spiegato che sarà necessario intervenire per riprogrammare in modo corretto il numero dei medici ammessi ai corsi di specializzazione.

È una grande notizia questa, che ci aspettavamo da tempo, e che tutti gli Assessori regionali alla sanità chiedevano da tempo al Ministro Bindi, perché l'unica soluzione per uscire dalla crisi della carenza di anestesisti, dei traumatologi, dei radiologi e dei medici specializzati in generale, è ritornare alla situazione ex ante, che è quella da una parte di riprogrammare i corsi di specializzazione, come dice il ministro, che sostiene che la programmazione del numero degli specializzati è sbagliata, ed è vero, quindi da una parte riprogrammare l'inserimento nelle specialità e far sì che anziché 4 posti disponibili nell'Università di Torino per il prossimo anno ce ne siano 20-30 o 40. E dall'altra parte tornare alla situazione ex ante, cioè permettere ai neolaureati di entrare nel sistema sanitario come tirocinanti e di far seguire le specialità, che durano mediamente da 3 a 5 anni, durante il tirocinio, in modo da avere personale in servizio, anche se non ancora formato.

È una linea comune quella che si sta delineando in tutta Italia. L'ex Ministro Costa di Forza Italia ultimamente in qualità di consigliere regionale ha rivolto un'interrogazione al mio collega Antonio d'Ambrosio di AN, denunciando una preoccupante carenza negli ospedali piemontesi di medici anestesisti. Il problema riguarda soprattutto le piccole strutture ospedaliere, dice Costa, ed è vero, in quanto esse hanno a disposizione non più di 5-6 anestesisti - e noi ne abbiamo 17-18, lo ricordo - impegnati tutti ad assicurare le copertura dei turni 24 ore su 24 in Rianimazione, non potendo di conseguenza prestare la loro opera nelle sale operatorie, che in qualche caso rischiano la chiusura. Chiede l'On. Costa all'Assessore d'Ambrosio di convocare i direttori generali e i direttori sanitari, per giungere alla redazione di un protocollo che consenta di convenire alcune regole basilari e soprattutto di calmierare il prezzo dei gettoni corrisposti agli anestesisti.

Questo è assolutamente vero, perché ci sono anestesisti che se ne sono andati via da Aosta, come ha confermato Beneforti, se ne sono andati a Biella come dipendenti dell'USL di Biella, e prestano a gettone la loro opera all'Ospedale di Ivrea.

È un circolo che non porta a nulla, ma serve solo ad aumentare la confusione e il costo della sanità, senza risolvere nessun problema.

Confido che in questo contesto, dove finalmente un po' tutte le forze politiche di Destra e di Sinistra si sono rese conto della necessità di intervenire in tempi brevi, perché le piccole realtà come la Valle d'Aosta sono rimaste inascoltate per anni, perché i Policlinici universitari hanno la possibilità di utilizzare i neospecialisti immediatamente rispetto alle piccole strutture territoriali, dicevo che nel momento in cui il problema si è posto in modo generalizzato confido che possa essere risolto con un decreto legge e che non in tempi brevissimi, ma nel medio termine ponga fine a questa situazione.

Ritorno infine ai tempi di attesa, per sottolineare che anche questo purtroppo è un problema del tutto italiano, tant'è che nell'applicazione della Finanziaria di quest'anno le regioni a statuto ordinario hanno presentato tutta una serie di progetti per il perseguimento di obiettivi definiti prioritari nel piano sanitario 1998-2000, e se prendiamo l'elenco dei progetti presentati, possiamo constatare che ben 14 regioni a statuto ordinario, la quasi totalità, hanno presentato dei progetti per l'abbattimento della lista di attesa.

Il Piemonte ha presentato un progetto, la Lombardia un progetto per 103 milioni, il Veneto per 11, la Toscana per 14, il Lazio per 31, per un totale di 281 milioni. È un problema ricorrente purtroppo in tutte le strutture sanitarie pubbliche ed è difficilmente risolvibile perché, a fronte di un eccesso di domanda, le strutture non riescono a dare risposte in termini reali.

Smitizzerei anche il problema dell'attività libero-professionale, Consigliere Beneforti; è prevista dalla normativa ed è regolamentata dalla normativa. Non c'è da stupirsi se le liste di attesa nel servizio pubblico sono lunghe e a pagamento non esistono di fatto, perché sono pochissimi quelli che vanno a pagamento.

È prevista una modifica, da quanto abbiamo potuto constatare, della n. 229; modifica che permetterà per i prossimi tre anni di espletare l'attività libero-professionale di nuovo negli studi privati.

Su mia sollecitazione, perché mi sono fatto carico di questo problema a nome degli altri neoassessori regionali alla sanità, il Ministro Veronesi ha convocato tutti gli assessori per il prossimo 15 giugno alle ore 16 - la lettera è arrivata stamattina - e in quella riunione tratteremo di questi temi. Non tratteremo di grandi politiche sanitarie o di filosofia, ma tratteremo di problemi come carenza di specialisti, liste di attesa, perché al neoministro vogliamo far capire che sul territorio i veri problemi sono questi.

Io confido che essendoci questa disponibilità da parte di tutte le forze politiche a discutere di questi temi, finalmente si riesca a concordare un testo legislativo che risolva in parte i problemi che dobbiamo gestire sul territorio.

PresidenteLa parola al Consigliere Beneforti.

Beneforti (PVA-cU) Ringrazio l'Assessore per la risposta che ha dato, ma devo confessare che non sono soddisfatto, perché sono quasi le stesse risposte che ho avuto sei mesi fa, quando si concluse la discussione su un'interpellanza e si concordò di ritrovarsi in sede di commissione, per affrontare il problema.

Non replico in ogni parte a quanto ha detto l'Assessore, perché se andiamo a rileggere i miei interventi ritroviamo le risposte che darei oggi.

Prendo atto della volontà, dimostrata dall'Assessore, di riprendere il discorso in commissione con i rappresentanti dell'Assessorato, e i rappresentanti dell'USL.

In quella sede ritengo che ci si debba confrontare su tutti gli aspetti che sono stati sollevati da noi in questo Consiglio e sui quali l'Assessore ha dato determinate risposte, perché si possono trovare tutte le giustificazioni, ma non è pensabile che sia dal 1993, quando l'Assessore Vicquéry era Presidente del Comitato di gestione dell'USL ?

(interruzione dell'Assessore Vicquéry, fuori microfono)

? no, nel 1993 eri tornato. A quel tempo facevi dichiarazioni, io ce le ho e le ho rilette ieri sera su "Il Corriere della Valle": c'è una fotografia dell'Assessore, che era allora molto più giovane (eravamo tutti più giovani) e le risposte che mi ha dato oggi le scriveva in una dichiarazione che ha rilasciato nel 1993 a "Il Corriere della Valle", di fronte alle proteste dei cittadini sui tempi di attesa.

Ora la gente, perché la gente bisogna anche ascoltarla, si domanda come mai con gli stanziamenti che facciamo per la sanità i Valdostani per curarsi o devono emigrare o devono andare a pagamento. Dicono che si trova il posto letto in Ospedale se si va da certi primari a visita privata, questo è quello che si dice fra la gente! Queste sono proteste che vengono fuori da oltre dieci anni, Assessore!

Da qui la nostra insistenza a trovare un confronto a livello di commissione, per andare ad individuare e andare a rimuovere le cause che portano a questa situazione, perché non è giusto spendere i soldi che si spendono se poi non abbiamo i servizi di cui la gente ha necessità!

Ho letto sul giornale che ci sono ancora 50 miliardi di disavanzo da parte dell'USL dello scorso anno, quando ci sembrava un'enorme cifra i 300 miliardi stanziati a bilancio. Ma si può e si deve fare la scelta di spendere nella sanità, se necessario, però alla spesa devono corrispondere i servizi di cui la gente ha bisogno.

Per un anno e mezzo abbiamo detto che quel commissariamento non andava bene; c'è voluto un anno e mezzo per arrivare a cambiare la situazione. Non so se il prossimo direttore generale prenderà bene in mano la situazione e avrà le doti di manager che sono richieste, ma è certo che l'esperienza che abbiamo fatto con il commissariamento è stata la più deleteria! Si vede dalle condizioni dei servizi che abbiamo e anche dalle spese della sanità che sono aumentate.

Mi auguro che il futuro ci faccia riflettere su queste cose; si deve sempre tenere presente che al centro della politica sanitaria si deve vedere sempre l'uomo, l'ammalato, il cittadino, il valdostano, che deve trovare nella sua regione tutta l'assistenza che è necessaria, senza dover ricorrere all'esterno.