Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2390 del 9 gennaio 2002 - Resoconto

OGGETTO N. 2390/XI Problemi concernenti la strada regionale n. 28 e relativi interventi. (Interpellanza)

Interpellanza Preso atto che la strada regionale n. 28 di Bionaz è stata a lungo chiusa a causa di una frana incombente fra il bivio di Variney e quello per Doues;

Appreso che avrebbero concorso a provocare tale frana i lavori di allargamento (per certi versi, di rifacimento) della s.r. n. 28;

Creduto opportuno un approfondimento del tema, che ha creato tra l'altro non pochi disagi a residenti e turisti;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l'Assessore competente per sapere:

1) se causa (o concausa) della frana sulla strada regionale di Bionaz siano stati i lavori di allargamento (e/o rifacimento) della carreggiata;

2) se il relativo progetto venne accompagnato da perizia geologica e perché si decise, in alcuni tratti, di scegliere un nuovo tragitto, in luogo di migliorare la carreggiata esistente;

3) se il problema della frana è avviato ad una soluzione definitiva, con quali interventi ed in quali tempi si intende intervenire.

F.to: Curtaz - Squarzino Secondina - Beneforti

Président La parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU) Se si facessero le interpellanze per apparire, io questa interpellanza avrei dovuto farla sei mesi fa, invece l’abbiamo fatta con i miei colleghi di gruppo ora perché ritengo che la problematica che viene posta conservi una sua attualità, anche se la situazione dal punto di vista logistico per gli abitanti della zona è migliorata. Mi riferisco alla frana incombente fra il bivio sulla strada regionale n. 28 per Bionaz, fra il bivio di Variney e quello per Doues: mi sembra che sia la progressiva chilometrica 2,? qualcosa, ed è una frana che ha tenuto chiusa questa strada regionale per parecchio tempo, tanto che gli abitanti della zona hanno dovuto per parecchi mesi o affrontare una stradina comunale di difficile accesso, sulla quale pare abbia dovuto fare qualche manovra supplementare anche l’auto papale, oppure passare attraverso la strada regionale di Roisan.

Sono i motivi della frana a costituire l’oggetto dell'interpellanza, perché sicuramente questa frana si è manifestata in maniera preponderante in seguito all'alluvione dell’ottobre 2000; la domanda che attende una risposta è se causa o concausa della frana non siano stati anche i lavori di allargamento e di rifacimento della carreggiata. In quel tratto, infatti, ci sono stati dei lavori piuttosto consistenti per l’allargamento e/o rifacimento della strada e, proprio in corrispondenza della frana, il nuovo tragitto stradale ha occupato un percorso nuovo rispetto al precedente.

Ci chiediamo quindi se e in che modo questo nuovo tragitto sia stato responsabile del manifestarsi di questo evento franoso; ci chiediamo se il relativo progetto, che mi pare abbastanza datato, venne accompagnato da perizia geologica e perché si decise di scegliere un nuovo tragitto in luogo di migliorare la carreggiata esistente; infine chiediamo se il problema della frana è avviato ad una soluzione e con quali interventi e con quali tempi l’Amministrazione sta intervenendo.

Président La parole à l’Assesseur au territoire, à l'environnement et aux ouvrages publics, Vallet.

Vallet (UV) Si impone una premessa di carattere generale perché - anche se ermeticamente - dalle premesse dell'interpellanza, e soprattutto adesso dall'introduzione fatta dal collega Curtaz, si deduce che non ha la fotografia esatta della situazione: cercherò di chiarire.

La chiusura della strada regionale n. 28 per Bionaz è da ricondurre a due eventi assolutamente distinti l’uno dall’altro. Il primo: a partire dal mese di marzo 2001 la chiusura è stata determinata da una frana al km 1+200, conseguente all’evento alluvionale del mese di ottobre scorso. A seguito di questa frana si è potuto consentire, a partire dal 28 giugno 2001, un transito a senso unico alternato utilizzando una viabilità alternativa. Questa frana non ha niente a che vedere con la successiva frana che ha determinato la chiusura della strada regionale nel mese di novembre, dal 20 novembre al 22 dicembre.

La prima frana è in un tratto che precede il cantiere, su cui invece è avvenuta la seconda frana. Chiarito questo, non entro nel dettaglio della descrizione del primo evento, mi basta dire che non c’entra niente con il secondo, che credo sia invece l’oggetto dell'interpellanza. Veniamo allora alla seconda frana, quella al km. 2+100, che si è evidenziata nel mese di novembre, consistita in uno scivolamento che ha coinvolto il substrato roccioso e la relativa copertura fluvio-glaciale. Il movimento si è sviluppato lungo un livello lapideo fortemente degradato e lubrificato da circolazioni idriche profonde. In considerazione del concreto rischio di crollo, in alcune porzioni lapidee disarticolate, con ordinanza del 6 novembre, è stata chiusa al traffico la strada regionale.

Vengo alle risposte. Per quanto riguarda la prima, non è escluso che il movimento franoso possa essere stato favorito - se non vogliamo dire determinato - dall'incauta conduzione degli scavi previsti per la realizzazione della galleria, prevista dal progetto di ammodernamento della strada regionale tra le progressive 1+900 e 2+676, comprendente opere per circa 4.600 milioni di lire a base d’asta. In questo senso e per questo abbiamo provveduto a mettere in mora l’Impresa, in attesa di verificare le circostanze che sono all’esame dei tecnici della Regione e della Direzione lavori. Per la determinazione delle cause, verrà nominata una commissione di collaudo tecnico-amministrativo in corso d’opera.

Evidentemente, qualora le responsabilità dell'Impresa fossero verificate, questo comporterà il risarcimento da parte della stessa dei danni causati, oltre al risarcimento dei costi dell’intervento in somma urgenza, che si è reso necessario per ristabilire condizioni di sicurezza e riattivare la circolazione. Il dissesto, infatti, è stato affrontato in somma urgenza con un intervento volto, in una prima fase, ad accelerare la dinamica innescatasi e alla rimozione poi delle porzioni lapidee, che determinavano una situazione di rischio incombente per la pubblica incolumità e per il transito sulla strada regionale sottostante. È stato possibile revocare l’ordinanza di chiusura in data 21 dicembre e, a partire dal 22 dicembre, la strada è percorribile in entrambi i sensi di marcia, senza limitazione.

Rispondo adesso alla terza questione, per dire che l’intervento proseguirà con una stabilizzazione corticale della scarpata principale di frana e con una riprofilatura secondo pendenze adeguate alle caratteristiche geotecniche dei terreni. Quindi, il grosso del lavoro è fatto, la messa in sicurezza della strada è stata eseguita, tant’è che abbiamo potuto riaprire il traffico; si tratta adesso di riprofilare il versante stesso. Per quanto riguarda il secondo punto, cioè le valutazioni circa l’opportunità e la bontà del progetto, dirò che il progetto di miglioramento della strada regionale in quel tratto prevede la rettifica planoaltimetrica del tratto in questione, con la costruzione di due viadotti, di cui uno già attualmente utilizzabile, l’allargamento dell’attuale sede stradale e la realizzazione di un breve tratto in galleria.

Il progetto, redatto dall’Ing. Trevisan di Aosta, è stato sottoposto al VIA, rilasciato positivamente nel luglio 1997. Il progetto risponde complessivamente ad una logica di miglioramento e velocizzazione del traffico, di quella che è sicuramente la principale via di accesso di un comprensorio importante e vasto, come quello della Valpelline. Il progetto era supportato da perizia geologica, parte integrante e preliminare della progettazione, redatta dal Geologo Dr. Castello di Aosta. Se posso concludere con una valutazione del tutto personale, poi di poco valore perché fatta "a babbo morto", come si suol dire, forse sarebbe stato preferibile, alla luce dei lavori eseguiti e tenuto conto della particolare situazione geologica della zona, adottare soluzioni tecniche che seguissero maggiormente il vecchio tracciato.

Président La parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU) Ho apprezzato particolarmente l’osservazione dell’Assessore: "a babbo morto". Ringrazio intanto l’Assessore per le precisazioni, anche preliminari, che effettivamente hanno fotografato più correttamente di quanto avessi fatto io la situazione, anche perché io stesso mi ero fatto delle idee sbagliate, essendo passato nella zona quando c’era la prima frana e immaginavo che gli episodi si sovrapponessero; invece sono due frane a distanza di un po' meno di un chilometro una dall’altra. Prendo atto delle risposte tecniche date dall’Assessore, secondo il quale si tratterebbe più che altro di problemi legati alle modalità di lavoro, piuttosto che di progettazione, e ne prendo atto anche positivamente; peraltro ho il piacere di conoscere il progettista, perché è stato mio insegnante, e lo ritengo una persona seria.

Tuttavia, penso che su questo punto - ed è per questo che ho molto apprezzato l’osservazione ultima dell’Assessore - sia necessario fare una riflessione più generale sul modo che in Valle d’Aosta adottiamo per costruire le strade, e non solo le strade, perché a me sembra che qui si utilizzi una tipologia "da pianura". Quando si fanno delle strade nuove in montagna, si cerca il più possibile di tirare dritto, di fare viadotti, di fare gallerie, senza tener conto dell’andamento del terreno. Appena scavalchiamo le Alpi, come dovrebbe fare anche il governo di questi tempi, e andiamo a vedere qual è la tipologia nella realizzazione delle strade in Svizzera e in Austria, vediamo che la tipologia è diversa, perché là si cerca di seguire l’andamento del terreno. È chiaro che per chi guida è più difficile, perché si trova con qualche curva in più e magari con una strada un po' più ripida rispetto a una strada pianeggiante e rettilinea, però poi dal punto di vista e dell’impatto ambientale e dell’assetto idrogeologico credo che i benefici di quel tipo di costruzione siano evidenti.

Credo che una riflessione vada fatta e a livello politico amministrativo - dove c’è poca sensibilità e poca cultura sul punto - e soprattutto a livello di professionisti, perché ci deve essere uno scambio proficuo fra il politico, che dà gli indirizzi di massima, e il progettista, che deve tener conto anche di queste nuove esigenze che la drammatica storia dell’alluvione ha dimostrato come essere impellenti, in modo che si costruisca un po' più da montagna. Come è necessario nell’alimentazione, nell’agricoltura, eccetera, un'attenzione verso la montagna, credo sia necessario anche nella realizzazione dei lavori pubblici pensare ad un tipo di costruzione, ad una cultura della costruzione per la montagna.