Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2386 del 9 gennaio 2002 - Resoconto

OGGETTO N. 2386/XI Gestione della casa per anziani di Donnas. (Interrogazione)

Interrogazione Appreso che la casa per anziani di Donnas ha cambiato gestione: non più le suore dell’Istituto San Giuseppe di Aosta, ma la struttura "Solidarietas" che opera attualmente in alcune realtà piemontesi e lombarde;

Appreso che il nuovo ente gestore ha chiesto all’Assessorato regionale alla Sanità di potersi convenzionare con la Regione, come già avviene per altre strutture residenziali per anziani non autosufficienti, in modo da poter far fronte alle spese necessarie per garantire un servizio adeguato agli ospiti;

Atteso che a tutt’oggi non è ancora pervenuta una risposta in tal senso;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interrogano

l’Assessore competente per sapere:

1) se ha esaminato la richiesta pervenuta dai nuovi gestori della casa per anziani di Donnas e quali sarebbero i costi cui la Regione dovrebbe far fronte se rispondesse in modo positivo;

2) in caso di risposta negativa, quali sarebbero i motivi di un eventuale diniego e quali sarebbero le conseguenze per gli ospiti e le loro famiglie.

F.to: Squarzino Secondina - Beneforti

Président La parole à l’Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Vicquéry.

Vicquéry (UV) Sarò brevissimo, nel senso che non ho potuto esaminare la richiesta pervenuta dai gestori, perché non c’è nessuna richiesta formale da parte dei gestori, e non c’è pertanto né risposta negativa né risposta positiva, e in questo modo ho risposto all'interrogazione. Per cortesia proseguo, ma per pura cortesia.

C’è stato un incontro informale con Monsignor Scipioli, che è il nuovo direttore della struttura, e durante questo incontro sono state esaminate le disposizioni del Piano sociosanitario regionale, il quale, come sapete, a proposito delle microcomunità per anziani dice che abbiamo posti sufficienti: questo perché dal raffronto fatto con le regioni del nord-ovest, emerge che le regioni del nord-ovest si segnalano per un maggior numero di strutture e di posti letto.

La Valle d’Aosta ha 868 letti rispetto a una popolazione ultrasessantacinquenne di 21394 anziani, per un rapporto anziani-posti letto di 1x24,6 rispetto alla Liguria, altra regione con popolazione anziana, che ne ha solo 1x61,9 e la Lombardia, che ne ha 1x34,9, mentre il Piemonte ci supera di un punto e mezzo. Ciò detto, nel Piano sanitario si diceva che lo stesso censimento ha inoltre evidenziato che il rapporto posti letto-anziani, che a livello nazionale è pari a 1 posto ogni 46 anziani, mostra le situazioni più favorevoli nel Piemonte, nel Trentino Alto Adige con 1x22, Valle d’Aosta e Friuli.

Il parametro della Valle d’Aosta, uno dei più alti in Italia, unito alla constatazione che la situazione può oggettivamente definirsi buona, induce, anche considerando lo sforzo organizzativo per la realizzazione delle RSA, ad aumentare il parametro stesso solo fino ad arrivare a 1x24, anziché 1x24,6, aumentando il numero dei posti letto sulla base del numero degli anziani.

Si è proceduto pertanto a ridefinire il numero dei posti letto in microcomunità e case di riposo, applicando il rapporto fra il numero di anziani e i posti letto, pari a 24, alla popolazione anziana, che al 31 dicembre 1999 era di 22.249 - tenete conto che solo un anno prima era di mille in meno: 21.390 circa -, ottenendo un numero di posti letto pari a 936. La previsione di 936 posti letto rappresenta un aumento della disponibilità complessiva in quanto, se dai 924 posti letto presenti nel 1999 si detraessero i 185 posti letto definiti come fabbisogno globale di posti letto in RSA, si otterrebbero 739 posti letto mentre, come già precisato, la valutazione complessiva ammonterà a 936 posti letto a cui si aggiungeranno i 185 posti letto delle RSA.

Per farla breve, nel Piano sanitario viene deciso di stoppare le microcomunità e di andare avanti con i 185 posti letto delle RSA. A questo proposito, ho fatto presente al Monsignore che riguardo alle RSA la disponibilità nel triennio è di 12 nel distretto 1, 40 nel distretto 2 - vedasi la struttura in progettazione ad Aosta -, 20 nel distretto 3 - vedasi la progettazione ultimata di Antey - e 22 nel distretto 4, nel quale distretto si prevedono più possibilità operative. Abbiamo concluso l’incontro dicendoci che, se possibilità ci sono, possibilità molto interessanti sono su questo versante.

Tenendo conto che la "Domus Paci" non aveva mai chiesto nulla, non solo, aveva - se così posso definire - gelosamente mantenuto la sua totale indipendenza dal sistema pubblico per ragioni di scelte strategiche da parte dell’Istituto di S. Giuseppe, evidentemente si presenta una possibilità che deve essere valutata. Siamo a questo livello di incontri, perché dobbiamo valutare attentamente il numero dei potenziali soggetti presenti attualmente nelle microcomunità - e non solo inseriti nelle microcomunità - che sarebbero da inserire nelle RSA, quali Alzheimer, patologie di demenza grave e patologie alcoldipendenti di un certo tipo, cioè dobbiamo fare un aggiornamento del censimento fatto nel 1999 per la predisposizione del Piano sociosanitario, dopo di che ci incontreremo nuovamente. Voglio precisare inoltre che il caso "Domus Paci" si inquadra in un momento storico delicato, che mette in discussione il ruolo delle altre case di ricovero per anziani di estrazione religiosa, che sono - oltre alla Provvidenza di Châtillon, con la quale abbiamo una piccola convenzione legata ad alcuni posti letto - la struttura di La Salle, di Aymavilles, di Cogne: strutture per le quali vogliamo capire esattamente quali sono le scelte che la Curia intende adottare in proposito, e siamo in contatto con Monsignor Anfossi, perché la partita è molto delicata anche per queste strutture.

Ciò significa che vogliamo avere il quadro complessivo della situazione, fermo restando che quanto è scritto nel Piano sanitario è legge e pertanto così rimarrà almeno per il triennio di validità del piano.

Ci sono altre possibilità di intervento comunque, che esulano dal convenzionamento tout court, e riguardano fondamentalmente l’applicazione della legge regionale n. 22, che prevede interventi alternativi all'istituzionalizzazione. Nell’interpretazione che abbiamo dato già per l'Institut Père Laurent l’alternativa all'istituzionalizzazione è considerata anche quando il soggetto, non avendo la possibilità di rimanere a casa, viene inserito in una struttura pubblica o privata, e non ha i mezzi finanziari sufficienti per pagarsi la retta riguardante la parte alberghiera e non l’aspetto sanitario.

Questa è la situazione, che è in evoluzione, per cui non c’è né risposta negativa né risposta positiva; anzi, direi che concordemente si sta continuando a capire esattamente il fenomeno per evitare di fare degli interventi parziali, giorno dopo giorno, che sicuramente andrebbero in senso contrario alla programmazione che abbiamo predisposto e votato nel Piano sociosanitario.

Président La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Prendo atto della risposta dell’Assessore e intanto lo ringrazio per non aver risposto in modo solo formale, come da altre parti a volte si fa. I dati che ha fornito li ho letti anch'io, sono quelli del Piano sociosanitario, sono dati sui quali il nostro gruppo aveva più volte riflettuto e continua ancora ad attirare l’attenzione dell’Assessore, nel senso che sono dati che fanno rilevare come, al di là delle cifre, non viene data una risposta reale a molte famiglie, a molte situazioni in difficoltà, e l’Assessore lo sa benissimo.

L’Assessore ha risposto con le cifre del Piano sociosanitario, l’Assessore ha accennato al fatto che c’è l’esigenza di trasformare una serie di letti di microcomunità in RSA: l’Assessore sa benissimo che un terzo delle persone attualmente ricoverate in microcomunità sono dementi, quindi Alzheimer e patologie affini, e sa anche che più del 50 percento, circa il 60 percento, sono non autosufficienti, quindi sono anche questi utenti possibili di RSA?

(interruzione dell’Assessore Vicquéry, fuori microfono)

? non di RSA previsto dal piano regionale, che è un piano sociosanitario secondo il quale solo i dementi vanno nelle RSA. Ricordo che il Piano sociosanitario ha deciso - contro tutti gli orientamenti nazionali - di ripristinare di nuovo piccoli nuclei per persone dementi. Comunque chiudiamo con questo argomento, che non volevo sollevare, ma le risposte dell’Assessore mi hanno sollecitato ad intervenire. Prendo atto che c’è la volontà da parte dell’Assessorato di prendere in esame questa offerta di 60 posti disponibili in questa?

(nuova interruzione dell’Assessore Vicquéry, fuori microfono)

? allora: prendo atto dalla volontà dell’Assessore di esaminare la possibilità di eventuali posti liberi. Aggiungo - preciso: questo lo aggiungo io, non lo ha detto l’Assessore - che sarebbe vergognoso se l’Assessorato non utilizzasse una risorsa che c’è in Valle, una risorsa di circa 60 posti letto, non dando, in questo modo, una risposta alle esigenze reali che dal territorio e dalle famiglie emergono.

L’Assessore ha detto che ogni anno c’è un aumento di centinaia e anche di migliaia di persone anziane, quindi credo che nel 2003, i dati del bisogno che derivano dal raffronto tra la percentuale di anziani e il numero dei posti letto andranno sicuramente rivisti. Ritengo ancora, e lo ripeto, che sarebbe un insulto alle strutture esistenti sul territorio, che hanno finora lavorato, non prendere in esame questi posti letto e non accettare che siano utilizzati in modo appropriato da persone bisognose, le cui famiglie continuamente chiedono un aiuto per far fronte alle cure che le persone anziane non autosufficienti richiedono continuamente.