Oggetto del Consiglio n. 1888 del 7 marzo 2001 - Resoconto
OGGETTO N. 1888/XI Iniziative della Regione a seguito del provvedimento giudiziario a carico della Società Cogne Acciai Speciali. (Interrogazione e interpellanza)
Interpellanza Premesso:
- che il 21 febbraio scorso lo scarico delle acque dello stabilimento Cogne Acciai Speciali è stato sequestrato dalla Magistratura, in quanto sprovvisto della necessaria autorizzazione regionale;
- che, a seguito di tale provvedimento giudiziario, l’azienda ha immediatamente richiesto la cassa integrazione per tutti i dipendenti;
- che, secondo quanto appreso dagli organi di informazione, tale autorizzazione era scaduta e sarebbe stata rilasciata dall’autorità competente solamente il giorno successivo al sequestro;
tutto ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l’Assessore all’industria per conoscere:
1) per quali ragioni l’autorizzazione sanitaria è stata rilasciata in una data successiva al sequestro degli impianti;
2) di quale tipologia di scarico si tratta e se l’acqua in esso convogliata presenta sostanze inquinanti, nocive o tossiche per l’uomo o per l’ambiente;
3) se l’azienda possiede i sistemi di depurazione richiesti dalla normativa vigente;
4) se ritiene motivata e plausibile la tempestiva richiesta dell’imprenditore di collocare in cassa integrazione tutti i dipendenti dello stabilimento siderurgico.
F.to: Tibaldi - Lattanzi - Frassy
Interrogazione A conoscenza del Comunicato Stampa emesso dalla Società Cogne Acciai Speciali a seguito di quanto disposto dalla Magistratura di Aosta nei confronti della Società stessa;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interrogano
la Giunta regionale e l’Assessore competente per conoscere:
1) se e quali iniziative sono state assunte dalla Regione per verificare la situazione venutasi a creare nella Società richiamata in premessa;
2) quali lavoratori sono stati collocati in cassa integrazione;
3) quali prospettive di ripresa dell’attività lavorativa sussistono dopo i provvedimenti presi dalla Magistratura di Aosta nei confronti della Società.
F.to: Beneforti - Squarzino Secondina - Curtaz
PresidenteLa parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (FI)Il fatto ha avuto tutta l’evidenza di cronaca nei giorni scorsi e come è notorio riguarda il sequestro di uno scarico dello stabilimento Cogne Acciai Speciali e poi il successivo dissequestro a seguito del provvedimento amministrativo che è intervenuto però ex post.
Questo fatto ha non solo sconcertato l’opinione pubblica, ma anche destato una certa preoccupazione negli addetti ai lavori e in chi siede in questi banchi e perché? Possiamo dire per due motivi. Anche se sostanzialmente il caso è stato risolto con il provvedimento autorizzatorio successivo, due aspetti rimangono densi di incognite.
Il primo è l’aspetto ambientale, la tutela della salute anche di chi lavora in questo stabilimento e soprattutto il controllo delle emissioni industriali, in questo caso il controllo dell’acqua che fluisce dallo stabilimento Cogne verso il corso d’acqua principale, cioè verso la Dora Baltea.
Il secondo aspetto è l’aspetto aziendale, cioè le reazioni che ci sono state da parte dell’azienda a seguito dell'irrogazione del provvedimento giudiziario. Diciamo che queste due problematiche sono l’oggetto dell’interpellanza che il gruppo di Forza Italia presenta in questa sede.
L’aspetto ambientale è il primo sul quale ci soffermiamo perché comunque più volte in quest’aula si è parlato di inquinamento soprattutto nell’area industriale Cogne, in parte soggetta a riconversione; più volte ultimamente sono saliti agli onori della cronaca fatti che non si riferiscono solo a quest’ultimo evento, in ordine di tempo, relativo allo scarico ma, come ben saprà l’Assessore, c’è anche il problema del cumulo contaminato con presenza di americio, materiale radioattivo, e quello del pozzo tre per il quale c’erano sospetti di inquinamento delle falde acquifere di approvvigionamento della città.
Chi sta effettuando il controllo su questi scarichi industriali? Qual è la tipologia di scarico che è stata interessata da questo fenomeno e che cosa contiene l’acqua in esso convogliata? Quali sono i rischi per l’uomo e per l’ambiente?
Nel recente passato abbiamo proposto interpellanze sui rischi industriali, abbiamo chiesto lumi sulla qualità dell’acqua della Dora Baltea, in particolare quando si verificò un'abbondante moria di pesci - mi riferisco a circa un anno e mezzo fa - moria di pesci le cui cause rimangono ancora oggi sconosciute, perché allora ci venne risposto che l’acqua scorre a valle, di conseguenza non era stato possibile provare quali erano state le cause chimiche o biologiche della morte di questi animali.
Oltre all’aspetto ambientale esiste l’aspetto aziendale. La reazione immediata dell’azienda è stata quella di minacciare la cassa integrazione per 800 dipendenti; reazione poi rientrata perché il provvedimento di dissequestro ha permesso nuovamente l’uso dello scarico e la conseguente ripresa del processo produttivo. Si tratta però di una reazione che, oltre a destare severe prese di posizione da parte dei sindacati, ha lasciato sconcertata l’opinione pubblica e lascia attoniti anche noi, visto che questa azienda in Valle d’Aosta si è insediata grazie sì a un processo di privatizzazione, ma soprattutto grazie al poderoso intervento pubblico.
Su tali questioni ci piacerebbe sentire anche la versione dell’Assessore se egli ritiene in particolare motivata e plausibile la tempestiva richiesta dell’imprenditore di collocare in cassa integrazione tutti gli occupati. Poi è indispensabile fare chiarezza sui meccanismi dell’autorizzazione che è mancata, se le responsabilità sono da addebitare all’imprenditore che è stato negligente o piuttosto agli uffici che sono intervenuti tardivamente, in quanto le procedure andavano avanti a rilento.
Queste sono le domande che abbiamo proposto nei quattro quesiti di questa interpellanza. Ascoltiamo le risposte e ci riserviamo una replica.
PresidenteLa parola all'Assessore all'industria, artigianato ed energia. Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE)Per quanto riguarda le questioni poste dall'interrogazione del Consigliere Beneforti e dall'interpellanza del Consigliere Tibaldi, vorrei ricordare come rispetto a questa questione c’era stata una convocazione da parte del Presidente della IV Commissione, Consigliere Borre, venerdì 22 e in quella sede era già stata data una prima informazione per cui oggi puntualizzerò ulteriormente le diverse questioni.
Per quanto riguarda la prima posta dall'interpellanza del Consigliere Tibaldi, cioè quali sono state le ragioni relative al rilascio dell’autorizzazione sanitaria per lo scarico delle acque reflue, va premesso che è il decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, agli articoli 45 e 46, che disciplina la tutela delle acque di inquinamento e recepisce due direttive CEE: la n. 91/271 e la n. 91/676, tutte relative al trattamento delle acque reflue.
L’autorizzazione allo scarico è stata rilasciata dall’autorità competente, quindi dall’Assessorato della sanità, previa apposita richiesta da presentarsi a cura del titolare dello scarico. L’autorizzazione allo scarico delle acque reflue industriali dello stabilimento Cogne è stata rilasciata nel momento in cui tale richiesta è stata formalmente presentata dalla Società Cogne Acciai Speciali in data 22 febbraio 2001. Precedentemente l’impresa, a seguito di una propria interpretazione della normativa di cui sopra, non aveva ritenuto di dover chiedere la conversione della precedente autorizzazione. Questo è uno scarico che era stato precedentemente autorizzato, in base alla legge del 1976, dal Comune di Aosta; l'autorizzazione era stata allora data alla Regione, successivamente all'entrata in vigore della legge n. 172/1995.
In sostanza la Regione è intervenuta a seguito di una richiesta dell’azienda che invece riteneva, sulla base di un’interpretazione dei propri legali, di non aver necessità di autorizzazione.
In ogni caso per sbloccare la situazione gli uffici dell’Assessorato della sanità si sono resi disponibili per rilasciare questa dichiarazione. Ovviamente il rilascio dell’autorizzazione è subordinato a tutta una serie di verifiche e qui veniamo alla seconda questione.
Lo scarico dello stabilimento Cogne, così come risulta dalla relazione tecnica allegata alla domanda di autorizzazione, è composto schematicamente da quattro tipologie di acque reflue:
- acque di origine civile, classificate come acque domestiche dal decreto legislativo n. 152/1999, che vengono pretrattate da apposite fosse di tipo Inmoff prima dell'immissione nel canale Paravera;
- acque di raffreddamento dirette in cui l’acqua prelevata dai pozzi viene utilizzata per il raffreddamento dei materiali lavorati mediante contatto, in particolare durante la fase di solidificazione dell’acciaio in colata continua, tali acque possono presentare residui solidi dei materiali raffreddati;
- acque di raffreddamento indirette in cui l’acqua prelevata dai pozzi viene utilizzata per il raffreddamento degli impianti, pareti e volta del forno elettrico UHP, condotte di aspirazione dei fumi, eccetera e apparecchiature in questo caso per raffreddamento olio dei trasformatori in cui non avviene contatto con le sostanze che vengono raffreddate;
- soluzioni di decapaggio che subiscono un primo trattamento chimico-fisico prima dell’immissione diretta nell’impianto di depurazione terminale a servizio dello stabilimento.
Nell’interpellanza e nell'interrogazione c’era una preoccupazione per quanto riguarda i problemi di sanità pubblica e da questo punto di vista dalle verifiche che sono state fatte le acque convogliate all’impianto di depurazione per il tramite del canale Paravera non presentano particolari caratteristiche di pericolosità.
Dalle analisi effettuate sulle stesse prima dell’immissione a detto impianto risultano rispettati tutti i limiti stabiliti dalla tabella 3 dell’allegato 5 del decreto legislativo n. 155/1999, quello che era stato menzionato precedentemente.
Le soluzioni di decapaggio sono acque tecnologiche che presentano sicuramente gli elementi inquinanti tipici della lavorazione siderurgica, metalli pesanti. Come specificato però tali acque vengono sottoposte ad una prima depurazione chimico-fisica prima dell’ulteriore depurazione terminale, quindi subiscono già un trattamento precedente prima di essere convogliate nel depuratore.
Per quanto riguarda poi la terza questione (se l’azienda possiede i sistemi di depurazione richiesti dalla normativa vigente), sulla base della documentazione tecnica allegata alla domanda di autorizzazione, nonché della documentazione fornita dalla società Cogne Acciai Speciali, preciso che queste sono analisi che vengono fatte dall’azienda in fase di autocontrollo, presso laboratori esterni all’azienda stessa e alla Regione e dalla Direzione del Corpo forestale regionale e dall’ARPA (analisi riferite a controlli ufficiali effettuati dal 1990 al 1998, compresa quella questione che era stata citata dal Consigliere relativa a problemi di scarichi inquinanti nella Dora).
Dalla suddetta documentazione risulta che gli impianti a servizio dello stabilimento consentono di rispettare le disposizioni di legge vigenti in materia di tutela delle acque dall'inquinamento, con particolare riferimento ai limiti di accettabilità fissati dal decreto legislativo n. 152; pertanto c’è una attenzione per gli scarichi della Cogne e per il rispetto delle normative vigenti, rispetto che ci risulta essere stato osservato.
Per quanto attiene ai diversi controlli effettuati, l’azienda vi ha provveduto settimanalmente con proprie risorse interne, affidando controlli mensili a società esterne.
Per quanto riguarda il problema più complessivo dell’impatto ambientale dello stabilimento siderurgico, come ricordavo stamani rispondendo all'interrogazione posta dal Consigliere Beneforti, la Cogne Acciai Speciali ha avviato la procedura per la certificazione ambientale, le norme ISO 14001 e le norme EMAS, e questo va nella direzione di operare nel rispetto dell’ambiente proprio perché esiste un interesse anzitutto dell’Amministrazione che le aziende industriali rispettino i limiti di legge e rispettino l’ambiente circostante e perché c’è un'opinione pubblica che su questi temi è sempre più attenta e interessata per cui credo che da questo punto di vista l’attenzione della Regione sia sicuramente vigile.
Ma c’è anche un comportamento dell’azienda che è quello di andare verso una certificazione ambientale che come sapete è una certificazione di tipo volontario che non è richiesta dalle attuali normative nazionali o comunitarie, ma comunque è un'iniziativa che alcune aziende intendono intraprendere proprio per mantenere un rispetto dell’ambiente in cui operano.
Per quanto riguarda l’ultima questione, relativa alla copertura delle giornate perse dai lavoratori in conseguenza del blocco dell’attività produttiva, c’è stato un accordo il 27 febbraio fra le organizzazioni sindacali e l’azienda sulla base del quale i giorni di fermata dell’attività produttiva sono stati coperti con permessi retribuiti, quindi si tratta di circa 1.200 giornate che riguardano il periodo di fermata dal 21 al 24 febbraio, la cui copertura verrà fatta dall’azienda con propri fondi, quindi non ci sarà ricorso alla cassa integrazione guadagni così come posto da alcuni organi di informazione e dalla stessa interpellanza.
Rispondendo alla domanda posta dal Consigliere Beneforti, come tutti sappiamo l’attività produttiva è poi ripresa normalmente il 25 febbraio 2001 con la revoca del decreto di sequestro da parte del giudice.
Si dà atto che, dalle ore 16,22, presiede il Vicepresidente Lattanzi.
PresidenteLa parola al Consigliere Beneforti.
Beneforti (PVA-cU)Prendo atto di quanto l’Assessore ha detto in risposta all'interrogazione e anche all'interpellanza. Sono le stesse notizie che abbiamo avuto in sede di IV Commissione nel momento in cui è stata convocata per portarci a conoscenza di quello che stava avvenendo all’interno della Cogne.
In quel giorno rimaneva fuori solo il discorso della cassa integrazione che si è risolto in sede sindacale qualche giorno dopo, quindi non c’è stato danno per i lavoratori della Cogne. Quello che ci preoccupa è solo un aspetto, ed è che dopo il provvedimento della magistratura l’azienda avrebbe fatto ricadere tutte le conseguenze sulle spalle dei lavoratori mettendo tutti in cassa integrazione. Io credo che questo non sia un atto molto benevolo nei confronti dei suoi lavoratori.
Mi auguro che questi atteggiamenti della società in futuro siano oggetto del colloquio che continua con la Regione, in modo da farle capire che certe situazioni non possono sempre ricadere sulle stesse persone.
PresidenteLa parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (FI)Non ci limitiamo a prendere atto, ma facciamo alcune considerazioni che riteniamo doverose.
La prima è che abbiamo appreso che la Cogne Acciai Speciali ha inoltrato richiesta di certificazione ambientale o di qualità ambientale. Ne prendiamo atto con soddisfazione, però in questi ultimi otto mesi, come ho detto in premessa, c’è stata proprio una concentrazione di disastri ecologici che fa pensare che sia quasi una burla perché a parte lo scarico fuori legge, che si è risolto con una soluzione amministrativa, ci sono il cumulo contaminato con americio (che è materiale radioattivo), c’è il pozzo tre che ha destato problemi non irrilevanti per quanto riguarda la potabilità dell’acqua, c’è l’incendio al decapaggio, che ha causato anche emissioni chimiche dannose.
Ci sono stati eventi che non depongono a favore di una qualità ambientale così sicura.
La valutazione non spetta a noi, si tratta però di eventi non casuali verificatasi in quest’ultimo periodo di tempo.
Sarebbe interessante sapere quando la CAS ha inoltrato questa domanda per avere la certificazione europea ISO.
Abbiamo poi appreso che la richiesta di autorizzazione da parte dell’azienda per la conformità dello scarico è intervenuta successivamente al sequestro: di conseguenza è stato un impegno tardivo da parte dell’imprenditore nell’affrontare questa problematica. C’è però da dire un’altra cosa importante in merito. In materia di controlli sugli scarichi, la Regione, gli enti pubblici in genere, hanno mollato un po' la presa, perché dal 1993 non ci sono state più verifiche ufficiali sull’area Cogne, tant’è che abbiamo visto che si sono presentate con maggior frequenza problematiche di carattere ambientale legate a quell’area.
L’Assessore diceva che fino al 1998 i controlli sul corso d’acqua ci sono stati. Leggendo la relazione dell’ARPA, la prima relazione sullo stato dell’ambiente, si evince che è cambiato qualcosa nelle modalità dei controlli, poiché si legge a pagina 69, che: "? la qualità della Dora Baltea risulta migliorata notevolmente?", è un'affermazione positiva che tranquillizza.
Poi se si va qualche riga più in basso per cercare di capire da cosa dipende questo miglioramento, si legge che: "? Questo netto miglioramento non è solo il frutto di una modifica dei punteggi, ma deriva anche da una migliore rappresentatività statistica dei campionamenti mensili anziché trimestrali?" quindi più frequenti controlli "? e dalla scelta più corretta delle stazioni di misura. Infatti quelle utilizzate in precedenza risentivano dell'impostazione fiscale dell’USL che mirava più al controllo degli scarichi che al monitoraggio della qualità dell’acqua?".
È come dire: "Gli scarichi non vale la pena controllarli, basta però risolverli con pezzi di carta, con documenti amministrativi", ovvero: "chi controlla gli scarichi e come vengono controllati?" Fra l’altro ci risulta che la Regione, proprio in forza della legge n. 172/1995, aveva richiesto a tutti i comuni la mappa degli scarichi industriali e civili che precedentemente erano autorizzati dagli enti locali.
Il Comune di Aosta ha fornito solo la mappatura degli scarichi civili omettendo completamente quelli industriali, eppure nel comprensorio di Aosta esiste la principale area industriale della Regione.
Non è che possa essere sottovalutato fino a questo punto il problema degli scarichi e, come ripeto e come ha ricordato l’Assessore, la moria improvvisa dei pesci da qualche agente sarà stata causata. È inammissibile che in una Regione che fa dell’ambiente una delle sue risorse principali passino inosservate, o perlomeno si vogliano far passare inosservate simili situazioni. A maggior ragione se si collega questo assunto con la richiesta dell'azienda del riconoscimento della certificazione di qualità ambientale del proprio insediamento. Queste due situazioni fanno un po' a pugni.
Altra questione, ed è l’ultima, si riferisce alla risposta sulla tempestiva richiesta dell’imprenditore di collocare in cassa integrazione tutti i dipendenti.
L’Assessore dice che non ci sarà alcuna cassa integrazione; è una risposta tranquillizzante, già pubblicata sui giornali, però sta di fatto che tale reazione immediata aveva il sapore di un ricatto e cioè: "Ci chiudete lo scarico, vi mandiamo a casa 800 persone". Si è trattato di un'affermazione brutale, incomprensibile, che ha lasciato attoniti tutti quanti, anche perché la Cogne sta collezionando una serie di comportamenti che non possono lasciare indifferente la parte pubblica, in particolare la Regione.
Su questi argomenti torneremo. So che nei prossimi giorni ci dovrà essere un incontro fra la Regione e la Cogne per rivedere l’impostazione di un protocollo di intesa, pertanto spero che l’Assessore e la Giunta abbiano il coraggio di mettere mano con maggior decisione ai rapporti e agli equilibri fra le due parti, quella pubblica e quella privata, perché queste situazioni sono indice di una gestione aziendale che lascia insolute numerose incognite.