Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1008 del 2 dicembre 1999 - Resoconto

OGGETTO N. 1008/XI Prosecuzione dell'esame della legge finanziaria e della legge di bilancio per il 2000. (Dichiarazioni di voto)

PrésidentNous sommes en train de procéder à l'examen conjoint des points 13.1 et 13.2 à l'ordre du jour.

La parole au Conseiller Marguerettaz.

Marguerettaz (Aut)Per mozione d'ordine. Visti gli ampi spazi vuoti che ci sono fra i banchi del Consiglio, visto che per quanto riguarda il nostro gruppo uno di questi spazi vuoti era il posto di colui che doveva fare la dichiarazione di voto, pregherei le altre forze politiche, se hanno il consigliere delegato alla dichiarazione di voto presente, di voler temporaneamente sostituire la nostra. Grazie.

PrésidentLa parole au Conseiller Cottino.

Cottino (UV)J'essaierai de faire quelques petites réflexions, évidemment il s'agit de réflexions qui ne sont pas exhaustives pour le manque de temps à disposition.

Avant tout je dois remercier le Gouvernement pour la clarté et la cohérence du budget qui nous a été présenté, clarté qui est mérite aussi de tous les dirigeants qui ont travaillé à ce document auxquels vont nos remerciements, cohérence et clarté du Gouvernement soit pour les liens précis qui ce budget établit avec le document de programmation de législature présenté il y a une année et demie, clarté aussi parce que hier soir, malgré la journée fatigante, les membres du Gouvernement ont donné des réponses extrêmement précises à tous les intervenus.

A ce propos je voudrais faire une précision sur la question du temps à disposition des conseillers pour examiner ce document qui est sûrement complexe et difficile à analyser. C'est vrai, les temps - si on veut être critique - peuvent sembler assez courts, alors je me suis interrogé si c'était une chose normale qu'on ait très peu de temps ou si quelqu'un d'autre avait raison de critiquer si âprement. D'après mon expérience je suis toujours aussi arrivé à la dernière minute à présenter le budget car le temps à disposition est toujours trop court pour les confrontations qu'on a besoin de faire pour la préparation.

Je suis allé voir le temps qui s'était écoulé depuis la présentation en Junte du budget et du moment où les conseillers ont pu l'avoir. Je suis allé prendre à cas une année au débout des années '90 et j'ai vérifié que le temps à disposition des conseillers, le temps qui s'est écoulé du moment où le budget était présenté par le Gouvernement et le moment où les conseillers l'ont eu était le même du temps qui s'est écoulé en 1999, alors en tant que méthode je crois que tout le monde aurait peut-être pu faire les mêmes observations sauf celui qui les a faites de façon même dure car il aurait dû être de l'autre côté à justifier éventuellement ce retard.

Je voudrais aussi ouvrir une autre parenthèse sur la méthode. L'année dernière, à propos de la Commission de l'économie et du travail, tout le monde avait déjà fait les obsèques de cette commission. Cette année elle s'est avérée intéressante et importante pour le travail qu'elle a accompli. L'année dernière je disais que du moment où il n'y a aucune table de confrontation peut-être c'est encore un instrument qui a une raison et un sens d'être. C'est ce qui s'est passé et si on avait cru quelqu'un d'autre, l'année dernière on avait risqué de rejeter le bébé avec l'eau sale.

Quelques considérations à propos de substance. Sur les dépenses courantes je ne peux qu'être d'accord avec les affirmations faites par le collègue Martin, affirmations d'autant plus vraies si l'on considère que la façon dont on arrive aux dépenses courantes est assez différente de celle qu'y était il y a quelques années.

Auparavant les dépenses courantes étaient surtout pour les infrastructures primaires et pour les services à donner à la personne, au contraire maintenant il n'y a pas mal de dépenses courantes qui sont destinées à donner des services à des secteurs économiques qui produisent de la richesse, donc c'est un fait purement comptable qui rentre dans les dépenses courantes.

Comme il est un fait purement comptable qui rentre dans les dépenses courantes le transfert du montant destiné aux entités locales sur lequel je reviendrai.

Si d'un côté c'est discutable qu'on essaie de démontrer que les dépenses courantes ne sont pas sur le pourcentage qui est inscrit en général et on fait des différenciations, je crois que c'est assez normal surtout quand on veut à tout prix faire référence avec d'autres régions pour démontrer un mauvais gouvernement et c'est exclusivement pour cette raison que j'invite tous à réfléchir sur la question des dépenses courantes qui sont assez différentes vis-à-vis de celles qu'y étaient il y a quelques années.

Già l'anno scorso ero entrato nel merito dei trasferimenti agli enti locali, in modo particolare era stato affrontato il problema del vincolo che secondo qualcuno era già poco lo scorso anno; critica puntualmente avvenuta quest'anno da parte della stessa forza politica anche se da persona diversa. Credo che al di là della questione di principio, sicuramente molto importante quando si vuole a tutti i costi parlare o fare delle critiche su un certo tipo di federalismo, dimenticandosi che questa è una questione di sussidiarietà e dunque uno dei cardini del sistema federalista, esista anche una questione di sostanza.

È inimmaginabile che la Regione, dopo aver trasferito dei capitali ai comuni e alle comunità montane, continui a pretendere di esercitare su di loro un certo tipo di controllo, evidentemente questo va in direzione completamente opposta a quello che abbiamo sempre sostenuto. D'altronde, per essere ancora più precisi, dobbiamo dire che solo una parte è senza controllo in quanto solo quello che è trasferito direttamente ai comuni e alle comunità montane è senza vincolo, mentre quanto è trasferito in base alle leggi di settore, quello evidentemente è soggetto a dei controlli perché deve essere dimostrata a monte la loro utilizzazione prima di poterli ottenere.

Dunque credo che bene abbia fatto la Giunta regionale a togliere anche quella piccolissima parte di vincolo che era rimasto su questo tipo di argomento secondo una richiesta precisa che era arrivata anche dagli enti locali, alcuni dei quali comunque con certi vincoli avrebbero faticato a mettere assieme un bilancio che permettesse loro di dare certi servizi alla popolazione. Per cui se i comuni e le comunità con il nuovo tipo di organizzazione che la legge regionale ha dato loro riterranno necessario adoperare tutti questi trasferimenti per spese correnti, credo che ne abbiano le motivazioni.

Sono convinto che non è detto che se quest'anno dovessero usare tutti questi trasferimenti in spese correnti, per forza di cose negli anni a venire debba ripetersi questo stesso tipo di situazione, la situazione potrebbe cambiare e dunque quei trasferimenti potrebbero anche essere destinati ad investimenti?

PrésidentExcusez-moi, Monsieur le Conseiller; le temps ordinairement accordé pour déclaration de vote est de 10 minutes.

Est-ce que tous les conseillers sont d'accord à ce qu'il soit doublé pour l'occasion?

Cottino (UV)J'arrive tout de suite à la conclusion.

Il problema delle spese correnti è anche che sicuramente se qualche comune avrà questo tipo di necessità, non è così sicuramente per tutti i comuni. Lo scorso anno ho portato anche dei dati per dimostrare che non era così; quest'anno non ho voglia di ripetere perché non si può fare sempre le stesse cose, ma sicuramente vi posso garantire?, ma poi qualsiasi collega può verificare, perché tutti abbiamo degli amici nelle amministrazioni periferiche, se quanto ho detto è vero.

Velocemente sul discorso dei progetti. Non voglio ripetere l'elenco che altri hanno fatto molto meglio di me spiegandoli molto meglio di me. Su un problema però voglio ancora soffermarmi anche e soprattutto per ringraziare il collega Nicco a proposito di quanto affermato per quanto riguarda il Progetto "Santhià-Aosta-Martigny" e soprattutto per averci dato delle informazioni abbastanza precise a quel proposito perché non più di una settimana fa assieme al collega Curtaz, al Presidente del Consiglio e ad altri colleghi mi sono recato a Sierre e mi sono reso conto che non conoscevo, ma ho visto che anche altri non conoscevano assolutamente nulla o quasi di questo ponderoso progetto a cui il Consigliere Nicco ha fatto riferimento.

Credo che sia dovere da parte nostra approfondirlo e darlo a chi ne è privo sulla cui base potrebbe effettivamente fare tutta una serie di studi e sicuramente sarebbe un risparmio economico. Su questo penso che non ci possano essere dubbi.

Dal punto di vista politico lo abbiamo detto e ribadito in tutte le occasioni, non ultima quella all'interno del CO.TRA.O. e nei rapporti di collaborazione con il Valais per cui siamo convinti che?, siccome in questo momento la Svizzera sembra aver cambiato, o perlomeno il Vallese ma il tentativo è molto più ampio, parere a questo proposito, credo che i nostri sforzi in questa direzione vadano raddoppiati e vadano raddoppiati pur essendo coscienti che i tempi saranno lunghi e che forse molti di noi, almeno non in qualità di consiglieri, non avranno la possibilità di vedere realizzati i progetti, ma se aspettiamo di avere delle possibilità reali di vedere realizzare i progetti in pochi anni, non potremo mai programmare né valutare dei progetti a più ampio respiro.

Chiedendo scusa se ho sforato nei tempi dichiaro il voto favorevole a queste leggi da parte del gruppo dell'Union Valdôtaine.

PrésidentLa parole au Conseiller Lattanzi.

Lattanzi (FI)Il nostro sarà un voto contrario e contrario in maniera più convinta ancora di quello che fu il voto contrario dell'anno scorso per tutta una serie di considerazioni che ieri abbiamo anticipato e che si sono rinforzate anche alla luce del dibattito. Siamo ancora più convinti, anche alla luce della relazione dell'Assessore e alla controrelazione del Presidente, che la nostra Regione non sia pronta con un'impostazione di questo tipo ad affrontare le competizioni future, il millennio che si sta avvicinando.

Parto dalla considerazione del quadro nel quale questo bilancio si inserisce, un quadro che il Presidente della Giunta ha in maniera molto chiara identificato come un quadro istituzionale, un quadro economico, un quadro finanziario. Riteniamo che, proprio alla luce dell'analisi di questi tre quadri, la nostra Regione con questo strumento non sia all'altezza della situazione.

Il quadro istituzionale presenta un momento di grandi riforme per lo Stato italiano, di grandi riforme dello Stato unitario europeo, riforme che ci indirizzano sempre di più verso un federalismo più spinto che auspichiamo tutti insieme che si possa realizzare in piena autonomia. Ebbene questo federalismo è qualcosa che oggi più che un'opportunità può diventare un problema. L'applicazione di un reale federalismo alla Regione Valle d'Aosta oggi creerebbe un gravissimo disastro economico, lo dimostra l'impostazione del bilancio, le troppe risorse statali che oggi ancora ci tengono in piedi, un'errata valutazione di quello che è lo sfruttamento delle nostre risorse, i diritti acquisiti e i doveri reciproci.

Una riforma istituzionale che viene spinta da regioni economicamente più forti di noi, basta citare la Lombardia, il Veneto, il Piemonte che stanno con i loro atti amministrativi facendo una pressione molto importante sullo Stato centrale che, pur se governato da forze centraliste, si vede costretto ad affrontare quasi quotidianamente il tema delle riforme istituzionali. Regioni che chiedono dall'alto della loro capacità di produrre ricchezza di poter gestire giustamente le loro risorse, regioni che chiedono decimi in più di autonomia.

Se questo avvenisse oggi, la Valle d'Aosta cadrebbe in una gravissima crisi finanziaria, allora noi auspichiamo che questo processo di federalismo avvenga in maniera graduale dando il tempo alla Regione Valle d'Aosta di vedere bilanci e sviluppi di economia completamente diversi da quelli a cui stiamo assistendo oggi.

Il quadro economico, ed è il secondo quadro di riferimento, vede un'ormai evidente competitività globale. Una Regione come la nostra, che ormai in tutti i programmi dei partiti punta in maniera importante sullo sviluppo del PIL fondato sostanzialmente sullo sviluppo dell'industria turistica e commerciale e che dovrebbe diventare protagonista nel settore turistico e commerciale, è invece una Regione che ancora non crede in maniera convinta in questo settore pur essendo un settore che produce il 40 percento del PIL valdostano. Ne sono testimoni gli scarsi capitoli d'investimento, le incoerenti scelte, le disorganizzate strategie di creare una Valle d'Aosta all'interno dell'Europa come una proposta turistica qualitativa e attraente per il mercato.

Le nostre concorrenti regioni d'Europa, non solo italiane, viaggiano a un passo diverso dal nostro in questo settore; è sufficiente vedere quali sono le scelte strategiche economiche del turismo e nel turismo da parte di regioni vicine a noi come il Vallese. Il Presidente in una sua intervista di ieri al TG3 ha detto che è opportuno che ci siano rapporti maggiori di cultura e di scambio con regioni limitrofe alla nostra, europee. Magari questo potrebbe essere interessante anche per confrontare le diverse scelte strategiche, scelte che oggi ci vedono arrancare sotto l'aspetto della competitività turistica.

Un prodotto turistico che è disorganizzato, parcellizzato, narcotizzato e non competitivo e non è una questione di mancanza di strutture o di risorse, è una questione di mancanza di capacità economica, di produrre economia.

Il quadro finanziario ci preoccupa perché, checché ne dica la maggioranza, i massicci interventi statali giustificati dalla maggioranza per le competenze attribuite alla Valle d'Aosta sono oggi nel bilancio decimi pesantissimi dell'economia valdostana. Oggi rispetto alle altre regioni d'Italia, che hanno un rapporto sul progetto finanziario e sulle risorse finanziarie pari a 3-4 decimi, viaggiamo a risorse pari a 14-15 decimi e siamo incapaci di competere. Lo dimostra il risultato unico a cui tutti possono fare riferimento, il PIL della nostra Regione che con queste risorse finanziarie è incapace di volare a livelli almeno di media europea, 2,7-3 percento, ma si assesta a uno squallido e insufficiente 0,3 percento sopra il PIL italiano che è fra i più scadenti in Europa.

Il Presidente della Giunta ha sostenuto che questo bilancio e questa legge finanziaria sono coerenti con i programmi di maggioranza. Noi non riteniamo che sia così, riteniamo che il programma di maggioranza, che era quello che avevamo definito come il libro dei sogni di una legislatura, non verrà realizzato e lo dimostrano anche quei pochi lampi che nella relazione del Presidente della Giunta si sono potuti ascoltare, lampi che dimostrano che nel corso della legislatura anche la Giunta si sta rendendo conto che quel programma così com'è, così come sono impostati questi bilanci e così come sta viaggiando in termini economici la nostra Regione non solo non verrà raggiunto, ma rischia di essere obsoleto.

È stata sufficiente l'apertura di un nuovo casinò a Venezia perché ci rendessimo conto di quanto siamo incapaci di creare economia in Valle d'Aosta.

Abbiamo sentito ieri che la Valle d'Aosta avrà un nuovo casinò. Non ho visto citata nei media quest'informazione; ebbene questa è un'informazione che è stata ufficializzata, ricordo che l'ultima volta che parlammo di nuovo casinò, il Presidente della Giunta disse che non era da escludere, ma che non era nei piani della Giunta. Ieri abbiamo sentito che la Giunta sta valutando in maniera concreta l'apertura di un nuovo casinò, forse conscia che, mentre noi stiamo fermi, gli altri corrono.

Abbiamo visto che uno dei punti qualificanti dello sviluppo della Valle d'Aosta è oggi rappresentato non più come ieri dall'Aosta-Martigny di cui in una settimana si è parlato più che negli ultimi venti anni, un progetto che era in un cassetto e che oggi nell'arco di pochissimi giorni è balzato alle cronache dello sviluppo economico della Valle, addirittura è stato oggetto d'incontri istituzionali del Presidente del Consiglio con i Paesi limitrofi interessati, però abbiamo visto che gli investimenti che sono stati stanziati di 1 miliardo dimostrano quanto questa via sia ancora lungi dall'essere percorsa.

Un altro aspetto rilevante del programma economico sono gli investimenti nell'area Cogne, un'area Cogne che noi continuiamo a denunciare in questo momento oggetto d'importanti e pesantissimi interventi finanziari, ma senza nessuna progettualità. Continuiamo a mettere in quell'area Cogne decine, centinaia di miliardi italiani e europei e non abbiamo la minima idea di che cosa dovranno aspettare, come la Regione incentiverà l'apertura di nuove attività industriali, artigianali e commerciali in quell'area. Dopo la costruzione il nulla; tutta la progettualità e l'attenzione della Regione per quanto riguarda la riconversione dell'area Cogne si sta limitando agli appalti, agli investimenti, alle costruzioni.

Noi ci chiediamo cosa sta facendo questa Giunta per decidere come riempire quei capannoni. Con quali incentivi finanziari, su quali predisposizioni le aziende possono venire ad investire in Valle d'Aosta? Nulla.

Turismo. Questo, dicevamo, è il settore che trascina il 40 percento di questo magrissimo PIL. In quello che il Consigliere Ottoz ha considerato l'alluvionata di leggi per quanto riguarda le infrastrutture sportive, d'investimenti nel turismo, nella promozione e nella costruzione della famosa terza stagione c'è veramente molto poco se non per dire quasi nulla, pertanto affrontiamo il nuovo millennio con momenti importanti coglibili sotto l'aspetto della promozione turistica con pochissime idee sotto l'aspetto concreto del programma e delle finanze.

Il ruolo della Regione. Su questo è interessante soffermarsi perché è stato ribadito sia dall'Assessore che dal Presidente quanto questo bilancio abbia voluto essere consolidato su scelte di investimenti con una forte volontà di intervento nei settori economici importanti.

Abbiamo dimostrato che non è così nelle cifre e se qualcuno ha ancora qualche dubbio, vada a pagina 19 della relazione dell'Assessore, analizzi attentamente i miliardi per settore di spesa di interventi in questo schemino che è molto semplice, escludendo i 20 miliardi concessi alla ricapitalizzazione di Finaosta, i soldi per gli interventi sono in diminuzione dell'1 percento sull'assetto del territorio, del 3 percento per lo sviluppo economico, in diminuzione sulla sicurezza sociale, in rialzo sulla promozione sociale e per le altre spese d'investimento l'unica voce che esplode e che cambia d'incidenza dal 3 al 12 percento sono appunto le dotazioni a Finaosta, per il resto incentivazioni allo sviluppo sono solo chiacchiere, parole ma non danari.

Il ruolo della Regione per quanto ci riguarda è ancora un ruolo centralistico, dirigistico, burocratico; un solo esempio sul quale anticipiamo nel 2000 una proposta di legge del nostro gruppo riguarda gli interventi sui mutui alle case, gli interventi sui mutui ai commercianti e agli artigiani, interventi della Regione sugli interessi passivi.

Il ruolo della Regione su un punto che la relazione dell'Assessore cita come uno dei punti di riferimento, quello del prezzo del credito attuato dagli istituti valdostani in Valle d'Aosta perché gli stessi istituti in altre regioni applicano tassi di interesse molto più bassi di quelli che si applicano in Valle d'Aosta, è quello di agire come un sistema drogante perché se da una parte accusiamo gli istituti di credito di attuare in Valle d'Aosta tassi più alti rispetto alla media del territorio, dall'altra parte continuiamo a non vedere quanto sia drogante il ruolo della Regione in questo senso, attraverso l'incentivazione, l'intervento della Regione sui tassi di interesse passivi. Questo non perché la Regione non debba essere a nostro avviso incentivante in questo settore e il Consigliere Martin ha ragione a sottolineare l'importanza dell'intervento regionale sui mutui per la casa per aiutare i Valdostani a costruirsi una casa, ma perché? facciamo una piccola riflessione: come sarebbero i tassi di interesse se i finanziamenti della Regione, per quanto riguarda la prima casa e il ricorso al credito da parte dei commercianti e degli artigiani, fossero concessi solo a quelle banche o a quei privati che richiedendoli presentano un contratto di fido o di mutuo con quelle banche che applicano un tasso in linea con la media nazionale e quindi escludendo dai finanziamenti regionali tutte quelle banche che applicano tassi superiori alla media?

Ecco qual è il ruolo, Assessore, che la Regione deve avere, non quello di far aumentare i prezzi delle case di 120 milioni per cui un alloggio di 100 metri quadri in Valle d'Aosta costa esattamente 120 milioni in più che comprarlo a Carema, guarda caso, ma un intervento di incentivazione all'acquisto della casa, al ricorso al credito per il commercio e per l'artigianato, ma solo per quei privati che, chiedendo alla Regione un aiuto sui tassi di interesse, possono presentare proposte di banche in linea con il mercato nazionale europeo. Questo sarebbe il sistema per stroncare il rialzo dei tassi di interesse.

Ma quello che ci divide è un fattore culturale, Assessore, è una visione del tipo di intervento della Regione nelle finanze dell'economia valdostana quindi, mentre per quanto vi riguarda, l'intervento della Regione tende a drogare l'economia e a intervenire in maniera pesante, per quanto ci riguarda la Regione dovrebbe intervenire solo quando diventa promotore di un volano di sviluppo.

Il nostro voto sarà contrario, dicevo, in forma ancora più convinta di quello che fu lo scorso anno proprio alla luce della disgrazia del tunnel, proprio alla luce delle difficoltà economiche che il nostro gruppo lo scorso anno aveva anticipato.

Avevamo anticipato che saremmo entrati in una competizione europea che richiedeva capacità di intervento e di sviluppo, cosa che voi non avete dimostrato - ovviamente secondo noi, starà poi ai cittadini giudicare - e che state continuando a non dimostrare proprio perché gli unici lampi di sviluppo reale sono stati lampi come il nuovo Casinò, l'Aosta-Martigny, cose che nel vostro programma erano virtuali e restano per quanto ci riguarda virtuali.

Quindi voteremo contro questo bilancio che non ci soddisfa.

PrésidentLa parole au Conseiller Lanièce.

Lanièce (Aut) Prendo la parola per dichiarare il voto contrario del gruppo degli Autonomisti. Ieri il collega Viérin aveva già esposto la posizione del gruppo in merito al bilancio previsionale, quindi oggi spetta a me fare, a nome del gruppo, la dichiarazione di voto.

Il bilancio di previsione che in questi giorni abbiamo discusso e che fra poco verrà votato rappresenta purtroppo ancora una volta un bilancio politicamente impostato all'insegna dell'ordinaria amministrazione, un bilancio piatto, privo di grandi idee suggestive e di scelte coraggiose e lungimiranti, dal quale non emergono progetti veramente significativi ed innovativi che facciano ben sperare per il futuro sviluppo e benessere della nostra piccola Comunità.

Molte volte si è discusso se non sia più appropriato giudicare l'operato della maggioranza di Governo sul bilancio consuntivo piuttosto che su quello preventivo; in effetti, se da una parte il bilancio consuntivo permette di controllare se gli obiettivi fissati sono stati raggiunti, se le disponibilità finanziarie stanziate sono state spese nella maniera preventivata oppure no, dall'altra parte il bilancio preventivo assume da sempre una valenza politica: infatti dal preventivo deve emergere, al di là delle cifre che compongono i vari capitoli di bilancio, la traduzione dell'impostazione politica e del relativo percorso realizzativo che una maggioranza, che governa una regione, deve avere.

Allora, se leggiamo questo bilancio nel modo che ho appena suggerito e secondo me anche il più corretto, cioè come documento che traduce l'indirizzo politico di una maggioranza, credo che quell'enfasi, quella soddisfazione che ho notato nell'affermazione dell'Assessore e di alcuni colleghi di maggioranza intervenuti escano in parte ridimensionate.

È ovvio che per effettuare delle osservazioni di carattere generale bisogna per forza partire dai numeri, della cui obiettività non si può eccepire.

Per quanto riguarda le entrate, gli unici incrementi riguardano quelli relativi alla tassa di circolazione, all'imposta sulla fabbricazione della birra e ai proventi del gioco del lotto: insomma mi sembra che gli unici incrementi sostanziali previsti nelle entrate del bilancio di previsione siano abbastanza limitati e soprattutto legati esclusivamente a scelte momentanee e quindi non continuative nel tempo. Verrebbe ironicamente da pensare che se di colpo i Valdostani non giocassero più al lotto, il bilancio regionale ne soffrirebbe e ciò a dimostrazione della sua poca solidità.

L'Assessore nella sua illustrazione ha dichiarato che la diminuzione delle entrate è dovuta alla chiusura del Traforo del Monte Bianco, a causa della quale la Regione prevede di perdere nel 2000 54 miliardi di lire. Visto che la tragedia si è verificata 8 mesi fa e tenuto conto che era stato costituito un apposito gruppo di lavoro che doveva indicare gli interventi da attuare, quali sono gli interventi che da quel tragico giorno sono già stati posti in essere e quali lo saranno a breve in modo da attenuare le negative ricadute economiche? Di questo l'Assessore non ha fatto alcuna menzione e se teniamo conto che le previsioni che oggi stiamo discutendo vanno fino al 31 dicembre 2000, cioè 21 mesi da quella tragica data, mi sembra che ci sia tutto il tempo per progettare interventi che vadano nella direzione di attenuare l'impatto economico negativo.

Mi sembra che non sia stata neppure organizzata una campagna pubblicitaria per promuovere la Valdigne come un'oasi di pace e di aria pulita; si sarebbero potute organizzare grandi manifestazioni culturali, sportive, per esempio nel Palazzetto dello sport di Courmayeur sottoutilizzato per dimensioni e potenzialità. Si potevano stabilire degli interventi presso i grandi tour operators per far sì che, nonostante la chiusura del traforo, arrivassero comunque i turisti nella Valdigne, istituendo un apposito scalo aereo a Malpensa o a Caselle e organizzando direttamente il trasferimento in Valle. È nei momenti di difficoltà che deve emergere la progettualità, scelte politiche coraggiose e lungimiranti, anche perché è proprio in questi momenti che il cittadino guarda all'Amministrazione e confida in un intervento risolutorio o comunque rilevante.

L'Assessore, durante la presentazione del bilancio agli organi di informazione, ha metaforicamente paragonato il bilancio regionale a un ponte levatoio che permetterebbe di oltrepassare il fossato della crisi economica, creata dalla chiusura del Traforo del Monte Bianco.

Mi consenta una battuta, Assessore; non vorrei che questo riferimento ai tempi medioevali porti male anche perché a quei tempi oltre ai ponti levatoi erano purtroppo ben presenti alcuni fenomeni come ad esempio le carestie, la diffusa povertà che mal si addicono, metaforicamente parlando, a una previsione sulle prospettive future di una Comunità come la nostra.

Un altro problema è quello dei mutui, quest'anno fortemente in aumento. Potrebbe sorgere il sospetto che questo ricorso ai mutui, al di là dell'evidenziata necessità contabile, mascheri solamente la volontà di aumentare le entrate evitando la contrazione delle spese dei singoli assessorati, tanto più che questo tipo di entrata, se utilizzata, costerà cara in termini di interessi passivi.

Per quanto concerne le spese, l'obiettivo della riduzione di quelle di funzionamento non è stato ancora una volta conseguito; si è passati infatti da 648 miliardi a 743 miliardi ed inoltre dobbiamo nuovamente segnalare una forte presenza delle spese correnti che si attestano su un 64,5 percento.

Sulle spese per investimenti mancano grossi e innovativi progetti, siamo quindi di fronte a una scarsa progettualità e a una generale mancanza di idee, fatto preoccupante quest'ultimo visto che siamo ancora all'inizio di una legislatura e soprattutto stiamo entrando nel terzo millennio. Occorrerebbe un maggiore slancio della nostra economia che rimane, nonostante le belle parole, fortemente assistita.

L'Amministrazione regionale continua infatti ad essere il motore principale della nostra economia sfruttando la mancanza di una cultura imprenditoriale; prova ne è che in Valle d'Aosta operano personaggi che, pur essendo imprenditori, investono e rischiano il proprio capitale solo quando hanno la certezza che i loro prodotti saranno in parte o anche in toto acquistati dall'Amministrazione regionale. A questo punto mi chiedo: è questo il rischio imprenditoriale?

Se si vuole aumentare l'IRPEG e l'IVA, occorre puntare sulle attività produttive attraverso l'attuazione di una seria formazione professionale con opportuno collegamento fra il mondo della scuola e quello dell'impiego, attraverso un accurato piano di politica del lavoro e attraverso incentivi alle attività produttive, incentivi questi che non possono e non devono essere assistenziali, ma mirati a far crescere quella cultura imprenditoriale e industriale di cui sentiamo fortemente la mancanza.

Siamo quindi di fronte a un ennesimo bilancio previsionale fortemente ingessato, blindato, rigido per effetto del continuo aumento del volume delle spese obbligatorie e incomprimibili e della conseguente riduzione dello spazio disponibile per concretizzare le scelte di programmazione politica in nuovi e qualificanti interventi.

Guardando le cifre, il 98,4 percento delle risorse disponibili di questo bilancio sono state destinate alla copertura di spese già autorizzate dalla legislazione vigente, mentre rimane solo l'1,59 percento a disposizione dei fondi globali, quei fondi che, come tutti sanno, rappresentano da sempre quella parte del bilancio dove si inseriscono le idee progettuali, i punti qualificanti, gli interventi importanti ai quali si vuole, nel corso dell'anno e del triennio, dare attuazione con futuri provvedimenti legislativi.

Ebbene, se facciamo un'osservazione puntuale e guardiamo le previsioni, tenendo sempre presente che siamo in presenza del secondo bilancio di previsione di questa maggioranza che ha presentato un anno e mezzo fa il suo programma politico quinquennale e le confrontiamo con quelle previste nella passata legislatura, dove vi era una maggioranza che, a parte i Verdi, ricalcava la maggioranza attuale, occorre fare alcune considerazioni: nel 1994, nel primo bilancio di previsione della precedente legislatura, vi erano 158 miliardi inseriti nei fondi globali di cui il 75 percento riguardavano i finanziamenti per investimenti, oggi abbiamo nei fondi globali 33,4 miliardi di cui 22,7 miliardi riguardano gli investimenti: non solo è stato dimezzato l'importo presente nei fondi globali rispetto al bilancio di previsione dell'anno scorso dove era stato preventivato un totale di 76 miliardi di cui 34 destinati agli investimenti, ma addirittura in 6 anni siamo passati dai 119 miliardi previsti per il 1994 nei fondi globali per gli investimenti ai quasi 23 miliardi previsti per il prossimo anno.

Questo primo dato evidenzia una forte e preoccupante carenza di idee e infatti, rispetto allo scorso anno, ci sono solo sei nuove iniziative qualificanti.

E se andiamo a verificare questi nuovi interventi, di progetti innovativi ce ne sono ben pochi dato che molti riprendono idee già precedentemente evidenziate e analizzate. Basti pensare al collegamento ferroviario Aosta-Martigny, oggetto di discussione da diversi anni, e per il quale in modo forse simbolico è stato stanziato per il prossimo anno solo 1 miliardo.

Si parla anche di un intervento di ripristino ambientale e paesistico della fascia della Doire Baltée; peccato che già negli anni '90 l'allora Assessore Pascale, aveva presentato un progetto denominato "Piano fluviale", che qualche mese fa è stato anche l'oggetto di una mia interpellanza.

Inoltre, se facciamo riferimento anche ad altri dati numerici, da una parte abbiamo un miglioramento dei residui attivi, mentre quelli passivi pari a 1.128 miliardi hanno un decremento dello 0,3 percento.

Rimane quindi stabile, in senso peggiorativo, la situazione dei residui passivi e, facendo il rapporto fra spese correnti e spese di investimento, si nota che queste ultime sono pari a 739 miliardi contro i 1.346 miliardi di spese correnti. Da questi dati quindi non emerge rispetto al passato una controtendenza che privilegi gli investimenti alle spese correnti, anzi si acuisce il distacco fra l'importo dei residui passivi e quello relativo agli investimenti, tanto che si presenta il reale rischio di avere, prima o poi, i residui passivi pari al doppio delle spese previste per gli investimenti.

Se vogliamo almeno gradualmente cercare di invertire la tendenza, occorre al più presto mettere mano a un processo di delegificazione, tenuto conto che l'innumerevole massa di leggi sta diventando sempre più una sorta di armatura che impedisce all'Amministrazione regionale di meglio operare e di compiere scelte nuove ed incisive. Bisogna continuare nel processo che è già stato iniziato, e di questo diamo atto, volto a una generale sburocratizzazione, a uno snellimento delle procedure, riducendo al massimo tutte quelle che rallentano o impediscono un'efficace ed efficiente azione amministrativa.

Di fatto però siamo di fronte a una situazione difficile. L'industria valdostana non solo non riesce ad essere competitiva, ma stenta a sopravvivere, l'edilizia è in grossa difficoltà, l'agricoltura è soffocata dal peso di un fisco cieco e da norme troppo restrittive incuranti dei bisogni e delle difficoltà della nostra particolare agricoltura di montagna e il turismo, pur essendo alla ricerca continua di nuove idee, non riesce a fare quel salto di qualità tale da poter garantire una crescita forte e costante del settore.

Eppure la Valle d'Aosta ha tanti soldi ed è vero, basta osservare con un po' di attenzione il bilancio triennale per rendersi conto che le casse regionali dispongono di numerose risorse. Non sarebbe forse il caso di verificare con più attenzione come vengono utilizzati questi soldi? Ribaltare il rapporto fra gli investimenti e le spese correnti cercando di dare maggiore spazio agli interventi qualificanti? Nel 1994 i fondi globali rappresentavano l'11 percento delle risorse disponibili, ora sono solamente l'1,59 percento.

Dobbiamo quindi ammettere alla luce di questo bilancio di previsione che per il futuro della nostra collettività non si prospetta un sostanziale grande progetto; questo significa che, come affermato precedentemente, il nostro futuro appare tutto orientato a una mera gestione ordinaria del bilancio, priva di grandi progetti e di idee che potrebbero rendere fattibile e credibile una vera crescita economica, e non solo a parole, della nostra Comunità e questo purtroppo è il bilancio che ci porterà nel terzo millennio, visto che il bilancio triennale non è altro che la fotocopia, con un graduale incremento o decremento percentuale a seconda dei vari capitoli, di quello annuale.

Questa data importante, il 2000, dovrebbe invece vederci attivi protagonisti fra le regioni europee, ma in effetti, alla luce di questo bilancio, senza gli strumenti e i progetti necessari per inserirci in un tale contesto economico e sociale, rischiamo di rimanere attardati o di partire con il piede sbagliato.

Occorre pertanto garantire al più presto un futuro produttivo e non assistenziale alla nostra Comunità, bisogna guardare al domani con la voglia di crescere economicamente e non solo di sopravvivere: invece questo mi sembra un bilancio ancora una volta redatto in previsione di una mera sopravvivenza, magari ottimale, ma sempre e comunque sopravvivenza del sistema economico regionale, che forse resterà a galla come è stato fino adesso, ma continuando a rimanere sterile e poco progettuale.

Nell'illustrazione del bilancio alla stampa il Presidente della Giunta e l'Assessore alle finanze hanno dichiarato che alcuni progetti di un certo spessore non sono stati inseriti nel bilancio in quanto si è in attesa di studiare gli opportuni metodi per finanziarli. Ora non mi sento affatto di condividere tout court tali considerazioni, basterebbe ipotizzare di essere in un'assemblea dei soci di una società per azioni piuttosto che in Consiglio regionale: se l'amministratore delegato dicesse alla platea dei soci che nel bilancio di previsione non sono state inserite le voci riguardanti alcuni grandi progetti, che la società intende attuare, in quanto non si sono trovati ancora i mezzi per finanziarli, seppure assicurando che i progetti si faranno, quante possibilità avrebbe di rimanere confermato alla guida dell'azienda e di vedere approvato il proprio bilancio? Secondo me nessuna.

Quindi non possiamo essere d'accordo con quanto è stato detto in sede di conferenza stampa, tanto più che il bilancio regionale rappresenta, come ha sempre dichiarato l'Assessore e come è scritto nella documentazione che ci ha fornito, la sintesi fra azioni da realizzare e disponibilità finanziarie previste, il momento di individuazione delle priorità e della selezione delle iniziative e lo strumento di programmazione dell'attività regionale in funzione degli obiettivi indicati nel programma di legislatura.

Per concludere, consentitemi ancora una battuta: se metaforicamente rappresentiamo l'indirizzo di scelte politiche con una bussola e il bilancio, quindi lo strumento per attuare queste scelte, con una cartina topografica aggiornata, questo bilancio rigido e ingessato e privo di idee può essere rappresentato da un viaggiatore valdostano che ha perso la bussola e la cartina topografica aggiornata. Cammina e va avanti senza sapere dove andare, con il rischio di tornare sui propri passi o peggio al punto di partenza; senza la bussola che gli indichi la direzione giusta e senza la cartina topografica aggiornata, dove sono indicate le strade e il territorio in cui ci si sta muovendo, al viaggiatore valdostano non resta null'altro da fare che giocare al lotto. In questo modo contribuirà ad incrementare le entrate del bilancio regionale e se vincerà i miliardi in palio ogni settimana, non si sentirà più obbligato a preoccuparsi del futuro della propria Regione, qualunque esso sia. D'altronde questa non è altro che la logica conseguenza di un modo di agire improntato al vivere alla giornata, lasciando che per il domani e per il futuro ci pensi qualcun altro.

PrésidentLa parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU)Ieri tutti i componenti del mio gruppo sono intervenuti nella discussione del bilancio anche con punti di vista e argomentazioni diversi. Quindi il mio intervento di dichiarazione di voto non avrà il pregio della sistematicità, ma mi limiterò solo ad alcune brevi osservazioni stimolate dal dibattito e soprattutto stimolate dalla replica del Presidente della Giunta ieri sera.

Quattro osservazioni. La prima osservazione riguarda la questione che ho sollevato della poca trasparenza, non formale, non contabile, poca trasparenza politica che normalmente si impiega nel quantificare le risorse che ci vengono trasferite dallo Stato.

Questa questione che avevo posto con l'esempio dei dieci decimi con la constatazione che a più del 100 percento delle risorse non si dovrebbe aver diritto, è stata affrontata dal Presidente che mi ha gentilmente risposto, ma è stata parzialmente sviata perché il Presidente, in luogo di entrare nel merito di questa questione, ha detto due cose un po' scontate, cioè che questi denari e la quota sostitutiva dell'IVA da importazione derivano da un patto contrattuale blindato e che questa voce non è mai stata celata, è stata sempre esternata, è contenuta nei documenti, c'è stata la contrattazione pubblica, minimizzando così l'effetto delle argomentazioni che ho tentato di svolgere.

Certo è sicuramente come dice il Presidente della Giunta e tra l'altro nessuno di noi si sogna di mettere in discussione queste cose, né si sogna di dire che occorrerebbe cancellare questo beneficio ulteriore che ci viene assegnato.

La nostra osservazione ha solo uno scopo: che si dica la verità, che ci sia anche una trasparenza sostanziale oltre a una trasparenza formale perché troppo spesso in questa Regione udiamo il piagnisteo nei confronti di Roma, invece dobbiamo avere l'onestà di dire che con tutti i limiti? e figuriamoci se ora mi metto ad elencare eventuali meriti dei Governi romani o di come è stata gestita l'Italia negli ultimi 50 anni, non ci penso neanche, però dobbiamo dire che quanto meno sotto il profilo finanziario noi siamo trattati bene, siamo trattati benissimo. Quindi io mi auguro che, conformemente a quanto il Presidente ha detto ieri, in una prossima occasione dirà che lo Stato ci trasferisce quindici decimi perché di questo si tratta. Attenzione che quindici decimi riguardano soltanto le compartecipazioni perché poi rimangono a parte le entrate proprie: tassa di concessione della casa da gioco, addizionale IRPEF, IRAP. Abbiamo delle nostre entrate proprie, abbiamo quindici decimi, dei trasferimenti dello Stato. È giusto dire la verità, quindi dietro questa polemica garbata che si tenta di fare non c'è nessuna dietrologia.

Seconda osservazione. Il nostro gruppo aveva posto, ne do atto perché l'avevo posta io, in maniera non chiarissima una questione che nella replica del Presidente è stata elusa. Invece mi sarebbe piaciuto che su questo punto ci fosse stato un po' di contraddittorio con il Presidente della Giunta, perché ne riconosco in materia economica e finanziaria le doti e le capacità.

La questione era questa: la tendenza che abbiamo a vincolare sempre di più il bilancio con decine e centinaia di leggi non finisce via via per spolpare il bilancio? Proprio l'esempio del collega Lanièce che si riferiva a un bilancio della Giunta del 1994-1995 in cui dice siamo passati da 170 miliardi di fondo globale a 33 miliardi di quest'anno, ma questo è un dato che dovrebbe far riflettere, ma non solo chi sta nei banchi dell'opposizione io direi a maggior ragione chi ha la responsabilità di amministrare questa Regione.

Abbiamo delle risorse che sono più o meno fisse, che saranno probabilmente destinate a calare di poco, ma saranno destinate a calare progressivamente quanto meno in termini reali, non in termini nominali; continuiamo a fare delle leggi di spesa in cui vincoliamo il nostro bilancio, spese ripetitive che avremo tutti gli anni, è ovvio che la forbice si restringe e le possibilità di fare degli interventi significativi si restringono. Mi sembra un'osservazione fondata e su questo mi piacerebbe conoscere l'opinione del Presidente della Giunta e ieri, a meno che non mi sia distratto, non l'ho sentita.

Quello che sto dicendo mi sembra tanto vero, ed è la mia terza osservazione, che questo bilancio, che appare un po' gonfiato dai mutui, mutui che non è detto, dice il Presidente giustamente, vengano utilizzati, mi fa ritenere che fra le ragioni, oltre a ragioni di immagine per garantire le stesse entrate, eccetera, ci sia una ragione più vera ed è quella che il ricorso al credito garantisce in apparenza una qualche flessibilità che il bilancio sta via via perdendo. Il bilancio è sempre più rigido, se non avessimo la possibilità di avere le risorse dei mutui, sarebbe ancora più rigido, perderebbe flessibilità. Si ritorna così al discorso di prima, dell'impoverimento dovuto al fatto che la spesa corrente, la spesa vincolata - uso dei termini impropri perché è una materia con la quale non ho dimestichezza - la spesa "obbligata" diventa di anno in anno più onerosa.

Da qui, a mio giudizio, la necessità di un'inversione di tendenza, pena nel giro di qualche anno il realizzarsi di una sorta di strozzatura.

Rischieremmo di fare la fine che noi temiamo faranno i comuni, per venire al discorso trattato da Cottino, che tutte le risorse? - sarà pure un federalismo un po' atipico perché nel federalismo uno dovrebbe avere risorse proprie, far pagare le tasse e poi spendere, qui non c'è mai nessuno che interpreti il federalismo in senso attivo in luogo che solo ed esclusivamente passivo rispetto alla riscossione delle imposte e dei finanziamenti - c'è il rischio dicevo che tutte le risorse, anche nel caso dei comuni, vadano nella direzione delle spese correnti. Questo è un male che la mia forza politica denuncia da tempo, infatti nel passato avevamo proposto un'altra logica politica che era quella di usare questi anni di vacche grasse per fare interventi significativi, anziché disperdere i soldi in mille rivoli.

Facciamo un nuovo ospedale, per ricordarne alcuni, facciamo la ristrutturazione del Forte di Bard, facciamo degli interventi che siano significativi invece che disperdere le nostre ingenti risorse. Questo è un discorso fondamentale che è stato molto poco trattato, messo in ombra dalla contingenza del bilancio da approvare.

Una quarta osservazione, che faccio pacatamente, non per togliermi un sassolino da una scarpa, è quella riferita al parere del CREL. Due pagine, una pagina di premessa e una pagina di applausi: indirizzi, premessa, applausi. Siamo contenti, l'anno scorso c'erano solo gli applausi, non c'era neanche la premessa, quindi siamo contenti, ma il paragone mi viene spontaneo, come direbbe Lubrano, perché ho avuto l'ardire qualche mese fa di fare un microscopico disegno di legge che prevedeva un finanziamento di 50 milioni, tra l'altro ci torneremo perché questa cosa da parte della Giunta andrebbe valorizzata e, di fronte a questo mio modestissimo disegno di legge, il CREL espresse con due lettere un parere che era in prima battuta stroncante e poi, dopo che gli avevo scritto dicendo che si erano sbagliati, espresse un secondo parere. Questo per dire che c'è stata un'attenzione spropositata rispetto a una piccolissima cosa e una rapidità e una sommarietà sorprendenti rispetto a questo bilancio.

Chiudo la parentesi e concludo con la dichiarazione di voto che è ovviamente contraria. C'è un punto su cui concordo con il Presidente della Giunta e che mi porta ad esprimere un voto contrario. Sono persuaso che il Presidente della Giunta ha ragione quando dice che questo bilancio, come quello che lo ha preceduto, è coerente con il programma che questa maggioranza si è data, in effetti avevamo definito il programma di governo piatto e mediocre, questo bilancio come quello che lo ha preceduto, è piatto ed è mediocre.

Si dà atto che, dalle ore 10,26 alle ore 10,43, presiede il Vicepresidente La Torre.

PresidenteLa parola al Consigliere Fiou.

Fiou (GV-DS-PSE)Il nostro gruppo voterà a favore di questo bilancio. Anche quest'anno le considerazioni che propongo sul bilancio di previsione per il 2000 e per il triennio 2000-2002 non possono che partire dalla presa d'atto che è stato compiuto uno sforzo serio per costruire una proposta chiara con un occhio attento al programma di maggioranza e ai problemi che animano l'economia più in generale.

Diversamente dallo scorso anno il bilancio ha dovuto farsi carico anche della situazione contingente legata al dramma del Monte Bianco che, oltre ad aver causato gravi lutti, sta ingenerando anche ricadute economiche negative significative.

Anch'io, come altri hanno già detto, condivido pienamente la scelta fatta di affrontare tale situazione contingente senza ricorrere a nuove tassazioni, senza ridurre i fondi agli enti locali e senza tagliare gli investimenti previsti per sostenere lo sviluppo economico dei vari settori, cosa che avrebbe avviato a catena ripercussioni negative negli anni futuri, ricadute che si sarebbero aggiunte agli effetti dovuti già alla chiusura del tunnel.

Questa scelta non è di poco conto per una programmazione serena degli interventi da finanziare, mentre la necessità indotta dalla scelta stessa di aumentare il ricorso ai mutui può essere recuperata in tempi accettabili senza traumi insopportabili. Tutto ciò però succede in una fase di grandi trasformazioni e perciò importante per ridefinire un progetto di sviluppo futuro della nostra Regione, quindi siamo costretti a pensare anche al reperimento delle risorse, quali settori produttivi incentivare, quali servizi garantire.

In merito a questi temi inizio con una considerazione sulla questione delle entrate perché mi pare di aver colto un po' di confusione in alcuni interventi perlomeno quando vengono fatti raffronti fra entrate e uscite tirando in ballo spese che sosteniamo al posto dello Stato che giustificherebbero o meno il finanziamento sostitutivo dell'IVA, eccetera.

Mi pare che ci sia in questo dibattito molta volontà di giocare con strumentalizzazioni o con valutazioni un po' approssimative di un tema che dovrebbe avere maggiore chiarezza.

Credo che, al di là dei sofismi e delle strumentalizzazioni, ciò che vada messo in relazione sono due dati che io definirei assoluti: la ricchezza che produciamo in Valle d'Aosta (che ora rimanga tutta in Valle o esca è un fatto da approfondire) e ciò che complessivamente consumiamo. Mi sembra che sia questo il rapporto su cui ci dobbiamo soffermare. Quando dico ciò che consumiamo è ciò che spendiamo noi, che spende lo Stato per mettere in piedi iniziative e servizi in Valle. È tutto questo che va effettivamente raffrontato. Non faccio questo ragionamento per ripetere ciò che altri, in altro modo, hanno già detto, ma per individuare dove noi possiamo intervenire per cercare di rendere positivo il rapporto fra questi due valori assoluti dal quale dipende la nostra indipendenza economica. Non travisate la mia parola indipendenza: intendo l'equilibrio economico che la Valle d'Aosta deve comunque ricercare perché, individuando questo equilibrio e dove intervenire per mantenerlo, possiamo trovare anche gli spazi per superare gli eventuali problemi di bilancio, di quel bilancio costruito con i meccanismi attuali e con le risorse pattizie che portiamo a casa.

Sulla produzione della ricchezza possiamo intervenire incentivando la valorizzazione delle risorse di cui disponiamo, direi ciò che ci mette a disposizione il nostro territorio, le risorse umane, professionali, strutturali e incentivando lo sviluppo dei settori che producono realmente ricchezza. Possiamo anche intervenire per bilanciare questi due dati sulla finalizzazione e razionalizzazione delle spese, spese per sostenere l'incentivazione dei settori produttivi che dicevo prima, per garantire i servizi fondamentali ai cittadini, per intervenire laddove ci sono condizioni di disagio, di povertà e di emarginazione.

Qualora questo rapporto ricchezza-consumi non reggesse per motivi straordinari, contingenti dovuti a risorse più difficilmente reperibili in terreni montani e così via, è chiaro che si deve ricorrere alla solidarietà. In questo caso, tutto ciò lo dico in via teorica, sarebbe interessante un approfondimento della materia per capire se l'attuale situazione di rapporto finanziario Regione-Stato è vicina o meno a questo equilibrio teorico.

La cosa non è semplice da verificare perché se da noi entrano finanziamenti non direttamente conseguenti di ricchezza prodotta localmente, sto pensando al ripianamento IVA, c'è anche la situazione inversa della ricchezza prodotta non conteggiata, penso all'ENEL tanto per fare un riferimento.

Tornando al rapporto entrate-uscite, riprendo quello legato ai motivi pattizi, cioè a quello che effettivamente entra in bilancio. Occorre riflettere sulla forte possibilità che fra i due elementi ora si apra una forbice che potrebbe preoccupare perché l'elemento entrate, al di là della situazione contingente della chiusura del Monte Bianco, è legato ad avvenimenti che perlomeno ne potrebbero fermare la crescita.

Mi riferisco a scelte che sono state fatte in campo nazionale, ad esempio la diminuzione delle imposte dal 43 percento al 41 percento, la diminuzione della percentuale IVA sul settore edilizio. Per fare un esempio concreto: nel settore edilizio in Valle d'Aosta si investono 400 miliardi che vogliono dire di IVA (il 20 percento): 80 miliardi, entrate in Regione: 72 miliardi, vado a spanne ovviamente; il dimezzamento della percentuale dal 20 al 10 come è stato proposto porterebbe queste entrate alla Regione da 72 a 36 miliardi con una perdita secca di 36 miliardi. Mi sono soffermato su un esempio concreto per far capire ciò che volevo dire.

Di fronte a questa tendenza delle entrate, che potrebbe essere anche corretta in positivo da avvenimenti nuovi, come l'operazione ENEL se questa andasse in porto. Vedo anche vicende di segno diverso e faccio solo alcuni esempi. L'introduzione del comparto unico?, al di là se questa spesa venga scaricata sugli enti locali o meno, però la fonte da cui arrivano tutte le risorse o in cui confluiscono tutte le risorse è comunque la Regione al di là di aspetti marginali, l'introduzione di questo fa prevedere una crescita di spese per il futuro abbastanza preoccupante.

Altri impegni comportano crescite di spesa in prospettiva, come tutta una serie di leggi di settore, alcune approvate solo questi giorni; prevedibilità di crescita delle spese per servizi essenziali, anche se si va ragionando sul contenimento della spesa in alcuni settori importanti dei servizi come la sanità, questo contenimento sicuramente non ci fa pensare ad una diminuzione, ma piuttosto ad una crescita controllata, quindi tutto questo potrebbe anche portare alla prospettiva di un indebitamento futuro della Regione.

A questa situazione, che richiede sicuramente attenzione, si aggiunge un altro aspetto che ricavo dai dati forniti nella documentazione del bilancio. Il 98,41 percento delle risorse del bilancio va a coprire fabbisogno già definito da leggi in vigore, determinando una grande rigidità del bilancio. Sono quasi nulli gli spazi per le innovazioni perché le scelte politiche che determinano queste spese sono state fatte al momento dell'approvazione di tali leggi, scelte che potrebbero essere superate nella realtà attuale.

Ci sono però leggi diverse, quelle che intervengono per promuovere lo sviluppo dei vari settori produttivi, che non è detto che abbiano perso la loro vitalità e dinamicità. Ce ne sono altre invece che si fanno carico di problematiche di singole categorie economiche o professionali che, pur partendo da motivazioni anche di sostegno di attività economiche, prevedono interventi che fanno capo a singoli e che sovente si risolvono per essere risposte di tipo un po' corporativo. Ci sono poi leggi che rispondono ad esigenze prioritarie, altre che si risolvono in interventi cosiddetti "a pioggia". È in mezzo a tutto questo che dobbiamo orientarci.

Ora una rinnovata elasticità di intervento potrebbe essere recuperata con una serie di ripensamenti di queste leggi con lo scopo di privilegiare gli interventi rivolti realmente a favorire occasioni di sviluppo produttivo, rivolte perciò più a sostenere strumenti e strutture di produzione che non ad incrementare redditi individuali direttamente o indirettamente. Occorre cioè alle categorie economiche fornire più servizi, più strutture che non supporto ai redditi dei singoli. Gli interventi a sostegno dei redditi individuali vanno indirizzati solo ai casi di bisogno.

Tutto questo ragionamento per spiegare le riserve che abbiamo visto anche in questi giorni a votare ancora leggi che prevedono il parziale pagamento dell'assicurazione privata del maestro di sci o cose simili senza sottovalutare il ruolo dei maestri di sci; l'esempio l'ho fatto perché è solo l'ultimo che mi è rimasto impresso nella memoria, non volevo citare il golf. Bisogna uscire dalla cultura della "mamma Regione" a cui si deve chiedere tutto anche per soddisfare esigenze del singolo, anche quando queste esigenze, pur rispettabili, non sono bisogni essenziali, ma qualche volta semplici integrazioni.

Questa può essere la strada per proporre una maggiore responsabilizzazione dell'individuo, il quale deve ricercare in sé stesso prima di tutto gli stimoli per crescere in qualità della vita, per partecipare alle scelte ed accedere alle risorse quando queste sono dirette a costruire nuove occasioni di sviluppo per tutta la Comunità e nuovi atteggiamenti culturali e sociali. In questo senso voglio portare qualche esempio che riguarda il settore agricolo, settore che ha una lunga storia di interventi di assistenza a pioggia, ma anche scelte importanti e mirate alla modernizzazione dello stesso.

È ancora un settore con molti problemi, ma è quello dal quale provengono segnali molto importanti di trasformazione, segnali che si vedono evidenti anche solo guardando il nostro ambiente che si trasforma. Questi risultati sono stati possibili perché sopra la fase dell'assistenzialismo si è innestata quella dell'impegno nel recupero di un nuovo ruolo in agricoltura.

Si è investito nella ricerca, cosa fondamentale, unico settore dove la Regione anche utilizzando l'Institut Agricole, ma non solo, ha investito in questa fase importante dello sviluppo di un settore. Questo impegno ha fatto crescere conoscenze sperimentate nel concreto e fatto evolvere in occasione economica le stesse; sto pensando al settore vitivinicolo, frutticolo, all'allevamento e così via. Questo impegno ha fatto crescere tecnici, si sta cioè consolidando un rapporto importante fra ricerca, investimenti, produzione, innovazione, recupero ambientale, culturale e di identità. Con ciò non voglio sottovalutare i problemi che ancora pesano su questo settore, ma credo che ci siano potenzialità nella strada imboccata che mi interessa evidenziare per vedere se è possibile estendere queste logiche o qualcosa del genere in altri settori, ad esempio nel settore industriale e nel settore turistico dove la Regione ha una presenza forte in termini di risorse.

Credo che anche in questi settori sia possibile pensare a centri di ricerca che stimolino crescita culturale, professionale e imprenditoriale. Mancano in Valle d'Aosta le grandi industrie che possono fare ricerca per conto proprio, normalmente hanno i centri di ricerca fuori, da noi arrivano terminali che sono il momento dell'applicazione per cui non crescono quadri, non cresce cultura in questi tipi di settore. Penso che in questa direzione ci siano spazi importanti anche per trovare nell'ambito di quel 98,41 percento di risorse pur vincolate occasioni importanti di innovazione.

Si dà atto che, dalle ore 10,43, presiede il Presidente Louvin.

PrésidentLa parole au Vice-président La Torre.

La Torre (FA)Signor Presidente, Assessore, colleghi, abbiamo discusso in questi giorni un bilancio importante non solo perché pareggia su una cifra ragguardevole di 3.026 miliardi con le partite di giro, ma soprattutto perché segna e sottolinea la concomitanza con un passaggio epocale, l'ingresso nel nuovo millennio e la concretizzazione della Comunità europea con l'applicazione dell'Euro moneta unica, realtà che modificherà per sempre le nostre vite e le nostre abitudini.

Pensate che il bilancio del 2002 sarà non più in lire, ma in Euro e già questo la dice lunga su quello che accadrà.

Ma pensate anche alla grande sfida che ci aspetta e a come dovremo riposizionarci sia come Valdostani che come Regione Valle d'Aosta in una nuova comunità di Stati che nasce oggi, ma che sempre più diventerà Europa delle regioni.

Dignità politica, culturale e sociale, questi gli elementi che dovranno caratterizzare lo status di cittadini valdostani per il nuovo millennio, in poche parole capacità di evidenziare il nostro particolarismo.

Qualcuno fuori da quest'aula potrebbe chiederci in cosa consiste il particolarismo della Valle d'Aosta alle soglie del 2000, la Fédération, movimento autonomista, e chi vi parla crede che sia nel riconoscere e nell'accettare come valore fondante il diritto all'autonomia e all'autogoverno, la storia passata e recente di quegli uomini ed istituti che hanno consentito alla Valle d'Aosta di esistere come realtà a sé stante che oggi si presenta come entità culturale prevalentemente bilingue e multietnica in una sola comunità di eguali. Una storia che si snoda lungo il filo della vocazione all'autogoverno e che verso la metà del ventesimo secolo si è materializzata nello Statuto speciale di autonomia nell'ambito dello Stato italiano. Solo accedendo a un'interpretazione dinamica e storicistica del particolarismo valdostano la nostra Comunità potrà proiettarsi creativamente e solidamente nel futuro.

Due lingue, una sola comunità: questo oggi il nostro particolarismo, un preciso messaggio di speranza e di concretezza che la nostra Regione vuole e deve lanciare a quell'Europa che nel venire avanti sta subendo i crudeli contraccolpi dei problemi etnici e nazionali irrisolti. Francese quindi come patrimonio del popolo valdostano e non come elemento di divisione o lingua ideologicamente imposta o subita, ricchezza e particolarismo da difendere come messaggio forte, aperto al confronto tra le forze autonomiste e non solo nell'interesse della nostra Comunità.

Ma questa deve essere anche la bandiera che la nostra Regione può innalzare con fermezza per conservare la sua specialità ed accrescerla in uno Stato unitario che pare a fatica orientarsi verso un'articolazione fortemente decentrata.

Affermare queste cose nel momento del bilancio vuol dire non solo ribadire il proprio DNA di Valdostani, ma sostenere la necessità di dispiegare al massimo tutte le potenzialità di autogoverno del nostro Statuto speciale creando una solida base al nostro sistema economico produttivo regionale, base che trova i suoi presupposti più concreti nella costruzione dei bilanci regionali.

Il bilancio, quello che si chiude, ma soprattutto quelli che si aprono, possono e devono essere il vero strumento forte per supportare questa crescita culturale che deve segnare la differenza fra volere e potere, fra apparire ed essere, fra presente e futuro.

Occorre dunque una cultura dell'autonomia, che dovrà essere in primo luogo cultura della responsabilità e delle scelte, che sappia coniugare i meriti con i bisogni, con una gestione delle risorse regionali che non cada nel facile paternalismo o nella sensazione di privilegio o delle risorse inesauribili, ma fondata su basi etiche di responsabilità individuali e collettive utili per risolvere ed affrontare tutti insieme nell'interesse dei Valdostani i nodi e le sfide che ci attendono in una nuova Europa delle regioni.

Va riconosciuto a questo bilancio la ricerca di un nuovo equilibrio fra pubblico e privato che segna finalmente in questa direzione un'inversione di tendenza con una presenza dell'ente Regione meno forte nell'economia regionale che scende dal 90 percento del PIL del 1990 al 38,7 del 2000 lasciando maggiore spazio all'iniziativa privata rompendo quindi la gabbia che vedeva la nostra Regione ricoprire ad un tempo il ruolo di committente, finanziatore, produttore, consumatore, creando involontariamente o meno un modello socio-economico di benessere senza sviluppo, accuse fra l'altro mosseci da importanti ricerche accumulate sull'argomento e sollevate anche in quest'aula.

Ebbene, come dichiaravo all'inizio, questo bilancio consapevole e fortemente a sostegno del programma di maggioranza deve essere punto di riferimento per questa maggioranza non tanto per trasparenza contabile e qualità intrinseca, ma perché deve segnare almeno nelle intese della Fédération Autonomiste il passaggio non solo ad un nuovo millennio, ma un salto culturale, politico e gestionale delle risorse della Valle d'Aosta alla ricerca di priorità ed obiettivi per la Valle del terzo millennio che scaturiscano da un dibattito impietoso, ma costruttivo fra le forze politiche, in particolare quelle autonomiste, i rappresentanti delle categorie produttive e l'opinione pubblica, dibattito dal quale devono emergere presupposti ed elementi utili per l'impostazione dei bilanci futuri che dovranno caratterizzarsi per grandi scelte e idee forti.

E per aiutare a nascere questo dibattito sostengo che occorre partire da riflessioni su linee guida del sistema Valle d'Aosta, riflessioni come l'individuazione di progetti qualificanti di ampio respiro da realizzare anche con il concorso dei privati in un'ottica di apertura radicale all'esterno; la razionalizzazione conseguente all'attuale coacervo di incentivi soprattutto in chiave di selezione e gerarchizzazione degli interventi; un'azione determinata che si dispieghi realisticamente nel medio e lungo termine finalizzata ad una progressiva privatizzazione dell'economia; interventi immediati nelle regole e nei comportamenti per separare la fase di indirizzo e controllo sui progetti spettanti alla sfera politica da quella di attuazione e di gestione degli stessi da affidare ad organismi e società competenti attualmente esistenti o da istituire; la costruzione di una nuova casa da gioco ed altro ancora senza alcuna pretesa di esaustività.

Perché colleghi, in particolare della minoranza, solo così facendo trasformeremo il futuro bilancio regionale da momento rituale di dibattito finanziario in vero strumento e contenitore di mezzi e di idee per il sostegno della nostra autonomia e per il rilancio della Valle d'Aosta in una futura Europa trovando nuova e rinnovata dignità come Regione Valle d'Aosta e come consiglieri regionali al centro di un vero rinnovamento.

Con questo auspicio ed invito al confronto rivolto specialmente alle forze autonomiste con le quali auspichiamo un percorso comune culturale ed amministrativo fatto di grandi scelte coraggiose all'altezza dei tempi che siamo chiamati a vivere, il nostro movimento - le garantiamo, Signor Presidente - che sosterrà e difenderà fino in fondo le decisioni che questa maggioranza prenderà. Con questo auspicio il voto favorevole della Fédération Autonomiste al bilancio regionale.

PrésidentLa parole au Conseiller Rini.

Rini (UV)Ho seguito con molta attenzione i vari interventi fatti a proposito di questo importante documento contabile, importante per la vita politica e amministrativa di questa Regione, importante per le forze di maggioranza che possono verificare se le linee direttrici del programma di governo sono rispettate, importante per le forze di opposizione che in questa occasione possono e anzi dovrebbero responsabilmente cercare di dare il loro contributo, possibilmente costruttivo.

Come di consueto, e come previsto, si sono susseguiti i vari interventi a favore o contro, convinti o strumentali. Ho molto apprezzato alcune critiche che vanno nel senso di miglioramento di alcuni aspetti e sono convinto che certi suggerimenti saranno presi in considerazione e potranno essere di grande utilità.

Alcuni hanno fatto notare che rispetto agli anni passati non vi sono grandi novità. Se ci fossero state, sicuramente non avremmo rispettato il programma che appena l'anno scorso abbiamo approvato.

Siamo ad un anno dall'inizio legislatura, possiamo verificare che il bilancio è coerente con le linee e i programmi. Stiamo lavorando e lavoreremo per portare a termine quanto prefissatici ad inizio legislatura. Nel 2003 tireremo le somme e avremo fatto un buon lavoro se, come per la passata legislatura, avremo mantenuto le promesse.

Finora, quindi, proprio perché non vi sono novità eclatanti, stiamo andando sulla via tracciata e questo è importante che lo abbiano rilevato anche alcuni consiglieri di opposizione. In poche parole hanno detto che questo è un bilancio di continuità e che stiamo rispettando gli impegni assunti. È quasi ovvio che chi non aveva condiviso il programma del 1998, non lo condividerà nemmeno quest'anno in quanto portiamo avanti le linee prefissate senza grandi novità.

Abbiamo sentito delle critiche per quanto riguarda il trasferimento sugli enti locali e soprattutto sul fatto che le risorse sono trasferite agli enti locali senza vincolo di destinazione. È veramente scandalosa e penso offensiva soprattutto nei confronti degli amministratori degli enti locali l'accusa secondo la quale questi ultimi non sarebbero in grado di decidere e di investire in modo autonomo, serio e responsabile per cui la Regione dovrebbe sempre - secondo la Consigliera Squarzino - imporre ai sindaci e ai presidenti di comunità montana come e in quali settori spendere.

Credo, anzi sono convinto che questa non è l'autonomia che quest'Amministrazione vuole dare agli enti locali; noi, che pretendiamo più autonomia dallo Stato, vogliamo che i nostri enti locali siano sempre più autonomi, meno dipendenti dalla Regione e che possano spendere responsabilmente e in modo autonomo le risorse che trasferiamo, risorse che, come già detto, in controtendenza a quanto avviene a livello nazionale, abbiamo voluto incrementare per non mettere in difficoltà le varie amministrazioni che per superare il difficile momento avrebbero dovuto attivare dei meccanismi che avrebbero sicuramente inciso in modo negativo, molto negativo sui cittadini, come per esempio tagli ai servizi o aumenti dei tributi.

È stato detto anche che questo bilancio è stato calato dall'alto senza aver coinvolto le categorie quando il CREL, dove tutte le categorie economiche sono presenti, ha espresso un parere più che positivo e che ognuno di noi ha sottomano.

Molte altre affermazioni strumentali e retoriche sono state fatte, eviterò di ripeterle anche per non dare importanza a delle affermazioni a dir poco penose. Quello che non è tollerabile e che sicuramente rattrista ed offende gran parte di noi è che qualcuno, per fortuna pochi, in quest'aula, come aveva già fatto l'anno scorso, abbia avuto il coraggio di chiamare benefici, elargizioni, privilegi, assistenzialismo i trasferimenti statali, i famosi 500 miliardi circa che sono il frutto di un patto che ha valore costituzionale.

Non dobbiamo dunque stupirci dei negativi apprezzamenti che vengono da fuori Valle quando lo stesso linguaggio viene usato addirittura in quest'aula. A quanti hanno fatto queste affermazioni anche a nome della maggioranza dei Valdostani posso senz'altro dire: vergogna.

La quasi totalità dei presenti in quest'aula con la quasi totalità della popolazione è pronta a difendere con ogni mezzo quanto giustamente ottenuto e quanto ci spetta.

Il popolo valdostano è molto paziente tant'è che non ha ancora ottenuto dopo più di 50 anni la piena applicazione dello Statuto speciale, ma non è certamente disposto a rinunciare a quanto ottenuto con grandi difficoltà e certamente vuole, e noi lavoreremo per questo, la competenza esclusiva in alcuni settori dove per il momento abbiamo l'onore di pagare e altri l'onore di decidere.

Una serie di dati inconfutabili mettono chiaramente in evidenza che la nostra è un'economia solida, che le risorse proprie sono in aumento, che siamo sempre meno dipendenti economicamente da Roma e sempre più vicini all'autosufficienza. Credo che almeno davanti ai numeri tutti debbano concordare.

Certo, il momento è difficile, ma una gestione oculata e responsabile delle risorse potrà far sì che la nostra Regione possa continuare nella crescita economica intrapresa.

Sta per finire l'annuale rito del dibattito sul bilancio, non starò a ripetervi le considerazioni che il sottoscritto e molti altri colleghi hanno fatto e che dimostrano la bontà di questo atto programmatorio che darà anche in un momento di difficoltà economica alla Comunità valdostana la possibilità di continuare nella crescita economica, culturale e sociale.

Il voto favorevole mi pare più che scontato.