Oggetto del Consiglio n. 833 del 23 settembre 1999 - Resoconto
OGGETTO N. 833/XI Situazione gestionale e finanziaria della Centrale del latte. (Interpellanza)
Interpellanza Considerato il deficit di bilancio della centrale del latte (Gressan) di 2.600 milioni prodotto nel 1998;
Verificato che persiste una grave insufficienza gestionale nella commercializzazione dei prodotti della Centrale che presuppone un aggravamento dei conti presumibilmente ancora più in rosso nel 1999;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l’Assessore competente per conoscere la reale situazione gestionale e finanziaria e le iniziative pianificate per rendere compatibili il servizio della Centrale del latte con gli ingenti investimenti fatti dalla Regione Valle d’Aosta.
F.to: Lattanzi - Frassy
PresidenteLa parola al Consigliere Lattanzi.
Lattanzi (FI)Direi un'interpellanza doverosa, visto le notizie che ci giungono allarmanti, preoccupanti, perlomeno, che giustificano un'interpellanza in Consiglio regionale.
Notizie che già lo scorso anno non era state rosee per quanto riguarda l'investimento regionale nella Centrale del latte, che ricordo è stato di circa una ventina di miliardi, e che aveva come obiettivo industriale quello di essere il nodo distributivo, anche lo sbocco più naturale per quelli che sono i prodotti agricolo-caseari della nostra regione.
Grandi aspettative furono messe su questo progetto anche nelle relazioni di presentazione dell'allora Assessore Vallet.
Sappiamo quanto sia stato difficile il decollo di questo sito produttivo, abbiamo avuto modo di discuterne anche ultimamente, quando parlammo delle fontine, ricordo che l'Assessore fece alcuni accenni di speranza, di ottimismo anche nei confronti della Centrale del latte. L'interpellanza nel mese di settembre 1999 era doverosa, visto che il deficit del 1998 è già stato molto rosso, e quello del 1999 si auspica non lo sia, ma pare che lo sarà ancor di più, un bel profondo rosso.
È chiaro che il Consiglio se ne deve occupare; non pensiamo che l'Assessore non se ne stia occupando, ma è giusto che il Consiglio si occupi di questa situazione, quindi chiediamo, sapendo che l'Assessore in queste cose è sempre molto preciso e intellettualmente molto onesto, che ci dica la reale situazione gestionale e finanziaria di quest'azienda - al di là delle aspettative che sono poi aspettative a volte speranzose - e soprattutto quelle che sono le decise - lo auspichiamo - azioni pianificate per uscire da una situazione che vediamo molto preoccupante. È sufficiente fare una riflessione stupida; la mia poca esperienza in materia economica mi fa pensare che se così continuasse, nell'arco dei prossimi cinque anni saremo qui a discutere della chiusura della Centrale del latte, perché quando un'azienda costa 20 miliardi e ne produce 3-4 all'anno di deficit, è evidente che fra qualche anno saremo qui a discutere della sua chiusura, con grave danno per quello che può essere invece un naturale sbocco dei prodotti agricolo-caseari della Valle d'Aosta.
Pertanto chiedo all'Assessore di non darci delle speranze e delle visioni ottimistiche, ma di dirci esattamente la realtà qual è e quali sono le concrete azioni gestionali pianificate per il futuro di quest'azienda.
PresidenteLa parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Perrin.
Perrin (UV)Risponderò in modo preciso, anche perché non c'è nulla da nascondere, questa è un'amministrazione pubblica.
Il conto economico, riclassificato al 30 giugno 1999, registra, è vero, un incremento delle perdite di circa 290 milioni rispetto alla riclassificazione dello scorso anno alla stessa data.
Quali sono le reali situazioni gestionali, si chiede. Per quanto riguarda gli aspetti produttivi, nel mese di maggio si è dato avvio alla produzione di yogurt e l'incremento della distribuzione è stato notevole: abbiamo avuto un più 23 percento a maggio, un più 63 a giugno, che poi si è stabilizzato a un più 4 percento a luglio.
Alcuni dati sugli aspetti commerciali. È stato riorganizzato il settore commerciale dell'azienda mediante l'assunzione di un dirigente responsabile delle vendite, l'istituzione di un ufficio che si occupa dello sviluppo delle vendite fuori Valle e la privatizzazione della rete di vendita e distribuzione in ambito regionale.
Vi è stata inoltre la riconversione di una parte del personale a nuove mansioni: il personale è stato organizzato in un modo da essere più funzionale alle necessità aziendali; ricordiamo che la Centrale proviene da una gestione di natura pubblica, con i problemi di natura gestionale a livello di personale che ciò comporta.
Quanto ai risultati conseguiti, le scelte gestionali messe in atto progressivamente nel corso dell'esercizio 1999 hanno portato ad una diminuzione dei costi fissi e all'incremento delle vendite. I risultati interni di bilancio dovrebbero (uso il condizionale) essere leggibili al 31 dicembre 1999, un'analisi precisa del conto economico della gestione della Centrale potrà essere fatta solo alla chiusura dell'esercizio, in quanto questo periodo di riorganizzazione ha rappresentato un impegno economico finanziario straordinario, evidenziando soprattutto le problematiche di scarsa liquidità che l'azienda ha, legate agli investimenti e alle strategie di sviluppo in corso, che scontano, anche per una serie di fattori negativi sia interni che esterni un momento poco favorevole - fra cui la chiusura del Tunnel del Monte Bianco -; non dimentichiamo poi una certa stagnazione dei prezzi nel settore lattiero-caseario e le difficoltà a dare ulteriore valore aggiunto a prodotti di qualità non supportati da marchi specifici, come è il caso dei prodotti della Centrale.
Iniziative di pianificazione. Il Comitato di coordinamento del settore lattiero-caseario, i cui lavori sono stati approvati dalla Giunta, ha analizzato a fondo in questo periodo tutte le problematiche del settore, evidenziando il fatto che le iniziative devono essere finalizzate ad un recupero di competitività sia nel momento produttivo che in quello commerciale, senza rinunciare a due presupposti fondamentali, quali la tutela della tipicità dei prodotti, che è la sola prerogativa in nostro possesso per mantenere competitività sui mercati, e il miglioramento qualitativo dei prodotti, inteso non solo come mantenimento di uno standard elevato, ma anche un adeguamento progressivo delle produzioni alle esigenze crescenti della moderna distribuzione.
Nello specifico bisogna considerare le difficoltà di penetrazione sul mercato esterno, della Centrale che si trova in concorrenza con la grossa distribuzione e con le grosse ditte alimentari e produttrici di latte. Lo sforzo è notevole, perché c'è la necessità di smaltire del prodotto, ed è chiaro che questo sforzo ha procurato delle spese in più.
Sempre questo documento affida alla commercializzazione un ruolo propulsivo determinante per lo sviluppo di tutta la filiera e ipotizza la creazione di una rete commerciale distributiva unica tra Cooperativa delle fontine e Centrale del latte.
Su questo si sta lavorando e io credo che l'operazione potrà essere concretizzata ed iniziare dai primi mesi del 2000, almeno all'interno della Regione Valle d'Aosta e in certi casi anche fuori dei confini regionali: la rete unica, oltre a creare risparmio, permette di offrire alla clientela una gamma più ampia di prodotti favorendo il piazzamento.
Un altro aspetto che potrà migliorare il conto economico della Centrale del latte è la realizzazione del burrificio regionale con il quale verranno conseguite ulteriori sinergie all'interno del settore.
Concluderò ricordando che quando si parla di settore lattiero-caseario, si parla dell'80 percento della produzione lorda vendibile in agricoltura e di un numero considerevole di aziende rurali, di imprese, di società di distribuzione. Si parla di reddito, si opera in un settore che è molto complesso e, in certi casi, multidisciplinare; che il settore vada riorganizzato è scontato, ma non con soluzioni di comodo o con scorciatoie, perché esse provocherebbero solo dei danni.
Per rispondere all'ultima affermazione, credo che non si tratti di rendere compatibile il servizio della Centrale del latte con gli ingenti investimenti fatti dalla Regione, bensì di adoperarsi affinché gli stessi creino una realtà industriale, che possa poi dare valore aggiunto a tutte le produzioni aziendali, viste in un contesto complessivo del settore lattiero-caseario.
PresidenteLa parola al Consigliere Lattanzi.
Lattanzi (FI)Assessore, le riconosco e gliela ribadisco la sua onestà intellettuale.
Ho percepito dalle sue parole e dal tono con cui lei leggeva la relazione che qualche dirigente, probabilmente il gestore stesso della Centrale del latte le ha indicato. Ho percepito che nel tono c'era lo status quo, cioè l'analisi dello stato dell'arte. Lei stesso nel giudicare i dati d'incremento possibile del bilancio sottolineava "dovrebbe" sostanzialmente prodursi una serie di scelte in un aumento di fatturati.
Qualche conto me lo sono fatto e sono partito da una riflessione. Noi siamo chiamati sempre più ad amministrare le risorse pubbliche con oculatezza, il cittadino che ci ha eletto e che ha voluto che fossimo qui chiede che, nel momento in cui investiamo i danari dei cittadini, lo si faccia con la prospettiva di creare sì sviluppo e occupazione e di farlo nella maniera più oculata possibile. È anche prevedibile che nel momento in cui si lancia un'iniziativa industriale economica, le fasi iniziali non siano propriamente entusiasmanti, questo lo sapevamo; all'epoca, nel 1995, non esistevamo, ma qualche collega che era vicino a me e qualche Consigliere so che aveva sollevato le perplessità sul fatto che con un investimento di una ventina di miliardi si potesse resistere sul mercato e diventare un concreto e opportuno centro di sviluppo economico per il nostro settore, che, come lei giustamente dice, è un settore molto complesso, che va a toccare nel vivo la vita delle persone e delle famiglie che lavorano in quel settore.
Perplessità che oggi, dalle analisi che ci siamo fatte, sono aumentate. Dai dati che abbiamo elaborato, che prendono in considerazione gli stessi dati che lei ha citato, che posso anche considerare come una serie di scelte di cui eravamo a conoscenza, cioè della riorganizzazione del personale, quello che in marketing si dice il "business processing" di un'azienda sia nel marketing sia nell'organizzazione produttiva, pur calcolando gli effetti di questa situazione che magari nel brevissimo termine possono cominciare a dare qualche risultato, le nostre preoccupazioni - dicevo - sono aumentate perché c'è un dato che balza agli occhi.
Un'azienda di questo tipo, in queste condizioni organizzative, in questo tipo di mercato che lei giustamente dice spadroneggiato dai grandi centri di distribuzione, deve avere, a nostro avviso, un break heaven di almeno 14-15 miliardi di fatturato, fermo restando la situazione organizzativa industriale dell'azienda, cioè se non ci sono drastiche riduzioni di personale, cosa che non si può prospettare, quindi con una consapevolezza di non poter diminuire i costi più di tanto, se non di qualche punto percentuale, ma non in maniera significativa.
Un'azienda, quindi, che per esistere sul mercato, senza fare degli utili, ma semplicemente per essere il polo distributivo del prodotto caseario valdostano, non può permettere di resistere se non con un fatturato di almeno 14-15 miliardi, poi possiamo anche disquisire, possono anche essere 13, ma si parla del doppio del fatturato che quest'azienda oggi produce.
Allora la preoccupazione deriva da una serie di numeri che abbiamo e da queste valutazioni. Nel 1995 parte con un fatturato di 5,6 miliardi, nel 1996 diventano un più 10 percento, 6,1 miliardi, nel 1997 un più 5 percento di fatturato, 6,4 miliardi, nel 1998 più 5 percento di fatturato, 6,7 miliardi, si prospetta un altro più 5 percento, più o meno più 10 percento di fatturato per chiudere quest'anno. Però mentre c'è il fatturato che cresce al ritmo del 5, 6, 8 percento, c'è un deficit che cresce del 10 percento; allora se io e lei fossimo non due amministratori pubblici, ma due soci di quell'azienda, probabilmente oggi ragioneremmo in maniera diversa da come lei ha relazionato.
Ragioneremmo per salvaguardare quei posti di lavoro e quell'azienda in maniera totalmente diversa: per rimanere sul mercato, per avere prospettive di sviluppo e di occupazione e per poter rimanere polo distributivo dei prodotti caseari della Valle d'Aosta.
Le scelte che sono state fatte sono tardive, Assessore, quelle di nominare un direttore marketing nel 1999, dopo 3-4 anni di esistenza di quest'azienda è una scelta amministrativa e politica allucinante, perché che questa azienda abbia un problema di distribuzione commerciale lo si sa dal 1995, dal giorno che è nata. Quest'azienda è nata con una visione purtroppo economica che non è nella realtà dell'economia, è nata per investire dei soldi pubblici, dare un'occupazione senza un minimo di prospetto e di preoccupazione di quello che poteva essere non solo produrre del prodotto, ma anche distribuirlo e soprattutto venderlo per esistere e rimanere sul mercato.
Di quest'azienda, così rimanendo, non so se ci sarà ancora lei, Assessore, probabilmente sì e quindi all'interno di questa legislatura io, lei e tutti i Consiglieri che sono in quest'aula saremo destinati ad annunciarne il fallimento.
Con questi dati e senza una politica diversa di marketing e di commercializzazione e di distribuzione quest'azienda è morta, e noi non abbiamo grandi speranze nel senso che purtroppo l'impostazione gestionale e politica, le nomine stesse delle persone, le evidenti incapacità gestionali di quest'azienda, dimostrano che le persone che sono a capo di quell'azienda di nomina politica non sono in grado di affrontare il mercato, così come il mercato chiede di essere affrontato.
Allora noi lo facciamo parlando a nome dei 17 dipendenti, dei 6 impiegati, della comunità valdostana che ha investito i 20 miliardi, di tutti quelli che nei prossimi mesi se non c'è una svolta importante, verranno coinvolti da un dramma, quello della chiusura e del fallimento.
Il mercato oggi è globalizzato e se quest'azienda non si mette in testa di commercializzare non attraverso una piccola rete propria di agenti rappresentanti regionali, che al massimo può arrivare fino alla Toscana, ma di entrare nella grande distribuzione, quest'azienda è morta.
Se i nostri prodotti non li troveremo al Continente, alla GS, da Conti, ma non a Aosta o a Saint-Christophe, a Reggio Calabria piuttosto che a Bruxelles, quest'azienda è fuori dal mercato; tutte le piccole aziende che hanno fatturato intorno a 8-10 miliardi, si stanno orientando ad aumentare i loro fatturati entrando nella grande distribuzione, non buttando quintali di yogurt o di formaggio fresco nei bidoni della spazzatura come stiamo facendo noi in questo momento, perché questo avviene e lei lo sa, e se non lo sa, glielo dico io! Noi abbiamo un surplus di produzione di formaggio fresco che viene gettato, perché non venduto. Ma non è questo il dramma.
Il dramma è la prospettiva di quest'azienda, che tocca tutti noi: noi come amministratori di danaro pubblico e chi lavora all'interno di quest'azienda; le scelte gestionali sono state sbagliate, ci vuole un cambio di rotta che vada nella direzione di poter far stare quest'azienda sul mercato e queste soluzioni tardive vanno accelerate, gli accordi con la distribuzione concreta che possa permettere a Rimini di chiedere uno yogurt alle castagne alla Valle d'Aosta ci sia.
Oggi invece nelle latterie della Valle d'Aosta abbiamo lo yogurt di Vipiteno piuttosto che della Val di Non e non ha senso! Non possiamo accorgercene dopo 4 anni dal 1995, nel 1999, che c'è bisogno di un direttore commerciale e di una rete di vendita e di distribuzione, perché vuol dire essere totalmente incapaci di gestire un'azienda; chi si è assunto quella responsabilità, lautamente pagata, per amministrare quell'azienda, ha dimostrato incapacità, va rimosso immediatamente.
Noi le diamo questa indicazione, naturalmente le anticipiamo che alla fine di quest'anno saremo su questa situazione. I dati purtroppo ci danno ragione, quando il deficit aumenta del 10 percento e il fatturato aumenta del 7-8 percento, si tratta di un'azienda destinata a fallire, e quelli che pagheranno per primi saranno le persone che lavorano lì dentro, non certamente qualche amministratore, che magari troverà un'altra poltrona e un altro incarico!