Oggetto del Consiglio n. 25 del 15 luglio 1998 - Resoconto
SEANCE DU 15 JUILLET 1998 (MATIN)
OGGETTO N. 25/XI Interventi per fronteggiare la crisi dell'industria in Valle d'Aosta. (Interpellanze)
Interpellanza Appresa con preoccupazione la notizia secondo la quale due importanti aziende della bassa valle, la Nord Elettronica e la Feletti, hanno attuato in via di emergenza la cassa integrazione per una parte delle loro maestranze, a causa di situazioni economiche "estremamente difficili", come sono state definite dagli stessi rappresentanti sindacali delle due aziende;
Tenuto conto delle affermazioni rese dal presidente della Giunta, nella scorsa seduta consiliare, presentando il documento programmatico di maggioranza dell'undicesima legislatura, nel quale si parla di "consolidamento della crescita registrata nel settore industriale in questi ultimi anni";
Considerato che, contrariamente a quanto dichiarato dal Presidente, la Valle d'Aosta è considerata dalla Comunità europea "zona gravemente colpita da declino industriale" e che l'unico fattore positivo di tale riconosciuta situazione è l'inclusione tra le regioni europee ammesse a fruire dell'apporto dei fondi strutturali comunitari destinati agli investimenti per la riconversione;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l'assessore regionale all'Industria per conoscere:
1) gli intendimenti dell'Amministrazione regionale nei confronti della grave situazione che un eventuale arresto produttivo delle aziende suddette potrebbe comportare ai settori economico ed occupazionale della Valle d'Aosta;
2) i tempi ed i modi con i quali l'Amministrazione regionale intende porre in essere urgenti misure d'intervento e di sostegno, volte ad impedire che la già grave situazione di crisi industriale valdostana degeneri a livelli non più controllabili dall'Ente pubblico, con le conseguenti evidenti ripercussioni soprattutto nel campo occupazionale.
F.to: Lanièce - Comé
Interpellanza Premesso
- che la Nord Elettronica, azienda di Pont Saint-Martin dedita alla produzione di circuiti stampati, ha recentemente annunciato la necessità di sospendere dal lavoro cinquanta operai per tredici settimane;
- che la richiesta di cassa integrazione avanzata dall'azienda sarebbe giustificata da "una temporanea flessione del mercato";
- che lo stabilimento di Cavaglià, facente parte del medesimo gruppo industriale, ha posto in cassa integrazione oltre 170 dipendenti per tutto il periodo estivo;
- che l'Amministrazione regionale ha stipulato, nell'estate del 1996, una convenzione con la medesima società, mettendole a disposizione lo stabilimento ex-Conner e, in varie forme, più di trenta miliardi di liquidità;
- che tale convenzione prevede specifici impegni in capo al contraente privato, in particolare sotto il profilo occupazionale;
tutto ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l'Assessore competente per conoscere
1) se si è adeguatamente informato sulla situazione in cui versa l'azienda Nord Elettronica e, in caso affermativo, quali sono i suoi intendimenti;
2) se la crisi "temporanea" denunciata dall'azienda sia effettivamente addebitabile alla flessione del mercato o non sia piuttosto riconducibile a una debolezza strutturale dell'impresa;
3) quali concrete possibilità sussistono relativamente al rispetto - da parte della Nord Elettronica - delle clausole che fissano determinati livelli occupazionali, considerato che la riduzione improvvisa dei lavoratori ravvisa già un'ipotesi di violazione (o quantomeno un'inosservanza) degli accordi stipulati con la Regione;
4) quali garanzie sussistono in merito alla rioccupazione delle maestranze al termine del periodo di cassa integrazione;
F.to: Tibaldi - Frassy - Lattanzi
Président La parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (FI) La nostra interpellanza ha un carattere più specifico rispetto a quella dei colleghi Autonomisti in quanto si riferisce ad una situazione determinata che è quella dell'Azienda Zincocelere Nord Elettronica a Pont-Saint-Martin.
Esattamente due anni fa, a metà luglio 1996, quest'Azienda iniziava ad insediarsi in Valle d'Aosta quale frutto di una convenzione che era stata siglata fra la Regione Valle d'Aosta e la Zincocelere, convenzione che prevedeva determinati obblighi in capo alla Regione ed altri obblighi in capo alla Società contraente. Ricordo venne segnalato un po' da tutti quanti, in particolare da noi Consiglieri di opposizione, qual era "l'agrément" che la Regione si prestava ad effettuare nei confronti di questa Società e che consisteva essenzialmente nel concedere in locazione ad un prezzo non di mercato, ma politico l'insediamento che era stato fino a pochi mesi prima utilizzato dalla Conner.
Vicenda quella che si concluse amaramente e che scottò non poco non solo i lavoratori che rimasero senza lavoro dall'oggi al domani, ma anche tutta l'opinione pubblica valdostana. Concedere in locazione, dicevo, a prezzi politici un insediamento produttivo, uno sconto miliardario sui lavori di adeguamento che poi sono stati fatti nei mesi successivi, corsi di formazione pagati fino alla cifra di 6 miliardi per preparare il personale addetto oltre ad un finanziamento di un paio di decine di miliardi che è stato poi erogato in "tranche" da Finaosta.
Questi gli obblighi della Regione in sintesi, mentre gli obblighi della Società erano quelli di riutilizzare un insediamento produttivo in bassa Valle e naturalmente fra gli obblighi primari che venivano segnalati nella convenzione c'era quello che "la Regione, nell'ambito dei propri fini istituzionali, vuole incrementare e mantenere il livello occupazionale dei residenti e ha interesse a favorire l'insediamento sul proprio territorio di imprese che svolgono attività produttiva e industriale".
In questi due anni ci sono stati diversi mutamenti anche a livello di convenzione fra la Regione e la Società in particolare, abbiamo visto una forte analogia con il passato in quanto la Zincocelere poi è stata assorbita dalla Via System Group, un gruppo americano che ci è stato dipinto come quasi un "leader" nel settore dei circuiti stampati per la telefonia a livello mondiale e che ha un'area di operatività a livello mondiale con diversi stabilimenti ubicati in Europa e in America principalmente.
È naturale che le recenti vicende che sono comparse su diversi organi di informazione, che ci sono state segnalate anche da diverse persone che lavorano in quest'Azienda, ci hanno preoccupati.
Mi riferisco in particolare alla sospensione dal lavoro per una cinquantina di operai per 13 settimane attraverso lo strumento della cassa integrazione, strumento al quale l'azienda avrebbe fatto ricorso secondo le dichiarazioni rilasciate dai dirigenti per una temporanea flessione del mercato.
Una simile iniziativa è stata presa nello stabilimento gemello, oserei dire, di Cavaglià a Biella che fa parte del medesimo gruppo industriale e che si occupa della medesima produzione industriale ed ha investito anch'essa per tutto il periodo estivo oltre 170 dipendenti.
In poche parole il Gruppo Via System ha deliberato, secondo quelle che sarebbero temporanee flessioni del mercato, una messa in cassa integrazione per 220 dipendenti nell'area italiana perché gli unici due stabilimenti sono quelli di Cavaglià e quello di Pont-Saint-Martin.
Alla luce di queste vicende che si sono verificate in queste settimane, anche alla luce degli impegni che si è assunta la Società nei confronti della Regione, ferma restando la convenzione che ha fissato precisi obblighi, era doveroso presentare un'interpellanza avente ad oggetto questi quattro quesiti.
Vorremmo sapere: se l'Assessore neo-insediatosi alla guida dell'industria in Valle d'Aosta si è adeguatamente informato sulla situazione esistente in quel di Pont-Saint-Martin e in caso affermativo quali sono i suoi intendimenti; se la giustificazione che viene addotta dall'Azienda è plausibile oppure no, cioè se si tratta di una crisi di tipo congiunturale, di una temporanea flessione di mercato oppure se non sia piuttosto una crisi di carattere strutturale visto che riguarda anche uno stabilimento che è a noi vicino; quali sono le concrete possibilità relativamente al rispetto della convenzione perché l'Assessore ben saprà che sono stati fissati di limiti, dei livelli occupazionali gradualizzati negli anni secondo i quali dovevano essere assunte entro il 31 dicembre 1997: 150 unità, entro il 31 dicembre 1998: 50 unità, per arrivare a 250 lavoratori entro il 31 dicembre 2000. Se i conti tornano, attualmente dovrebbero essere occupati, escludendo il personale temporaneamente sospeso per cassa integrazione, circa 110 persone.
Questo vuol dire che il livello occupazionale non solo è al di sotto di quello che dovremmo traguardare a fine anno, ma è largamente al di sotto di quello che doveva essere il traguardo alla fine dello scorso anno. Stanti questi dati, vorremmo sapere se non ci troviamo già in ipotesi di violazione della convenzione o quanto meno di un'inosservanza degli obblighi sottoscritti dalla Società nei confronti della Regione. Infine, ultima domanda, quali sono le garanzie che sussistono in merito alla rioccupazione del personale che è stato temporaneamente posto in cassa integrazione al termine del periodo in cui si concluderà l'effetto di quest'ammortizzatore sociale.
Lascio la risposta all'Assessore, riservandomi di fare altre considerazioni in sede di replica.
Président La parole au Conseiller Comé.
Comé (Aut) Intanto consentitemi, visto che questo è il debutto in questa sala, di portare il mio saluto e il mio augurio a tutti i consiglieri di un buon lavoro per tutta la legislatura. Sicuramente sarò molto più breve del collega perché molte considerazioni che volevo fare sono state anticipate dal collega Tibaldi.
Abbiamo sollevato questa questione per la forte preoccupazione della situazione grave che si sta verificando nelle aziende non solo della Nord Elettronica, come ha sottolineato il Consigliere Tibaldi, ma anche per quanto riguarda la Feletti. Poi ieri abbiamo appreso dal telegiornale che anche 15 lavoratori della Musumeci saranno a breve termine licenziati. Questo ci fa preoccupare fortemente e vogliamo riprendere quello che era il documento programmatico di questa maggioranza dove in un passaggio letto dal Presidente della Giunta si parla di un consolidamento della crescita registrata nel settore industriale in questi ultimi anni. Ritengo che invece i dati che stiamo registrando in questi giorni e che spero siano solo provvisori, siano dati che vanno in direzione opposta rispetto a tali affermazioni.
Quindi ribadisco anch'io le richieste all'Assessore per sapere quali sono gli intendimenti dell'Amministrazione regionale nei confronti di questa grave situazione inoltre, se si sono adottati questi rimedi, vorremmo sapere anche i tempi e i modi per raggiungere questi obiettivi.
Président La parole à l'Assesseur à l'industrie, à l'artisanat et à l'énergie, Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE) Ringrazio gli interpellanti perché con le loro interpellanze consentono di approfondire le questioni che sono state citate.
L'intervento di Comé citava una presunta contraddizione fra quanto dichiarato dal Presidente della Giunta e scritto nel programma di maggioranza tra una crescita nel settore industriale e il fatto di essere la Valle d'Aosta inclusa in una zona colpita da declino industriale.
Da questo punto di vista va chiarito che la Valle d'Aosta è stata inclusa nelle zone di declino industriale per la crisi che si è verificata fra gli anni ?80 e i primissimi anni ?90. Ora, che ci siano stati degli interventi in questa Regione per la rinascita del settore industriale credo che sia un dato evidente; che la crisi avesse coinvolto le aziende che partivano da Pont-Saint-Martin e arrivassero a Morgex era un dato evidente; è altrettanto evidente che oggi ripercorrendo in autostrada la Valle d'Aosta si vede come siti industriali siano stati oggetto di reindustrializzazione.
Grazie agli interventi della Regione e della CEE - qui va detto che la Regione Valle d'Aosta è al primo posto in Italia per l'utilizzo delle risorse che la CEE mette a disposizione delle regioni per la riconversione industriale - si sono creati negli ultimi anni, dal 1993 al 1998, 1.500 nuovi posti di lavoro e direi che questo è un dato che ci consente di parlare di ripresa nel settore industriale.
La riconversione non è conclusa, sapete che sono ancora aperti degli interventi nell'area Cogne per quanto riguarda l'autoporto e altre aree quindi, da questo punto di vista direi che dovremmo, per quanto riguarda l'analisi della situazione industriale di questa Regione, partire da dati certi ed affrontare con la necessaria preoccupazione e serietà le questioni che sono sul tappeto, ma credo che sarebbe sbagliato oggi parlare di grave situazione di crisi industriale in Valle d'Aosta. Ci sono delle situazioni che vanno seguite con attenzione d'altronde, sappiamo che il settore industriale è soggetto ad andamenti congiunturali del mercato e che la libertà di impresa è una libertà che consente alle aziende di svilupparsi e fare profitti, ma qualche volta la libertà di impresa e la libertà di mercato portano a dei momenti di crisi.
C'è crisi in Valle d'Aosta? Noi abbiamo incontrato ieri l'Associazione industriali e il suo Presidente non ha usato i toni drammatici che sono stati usati in questa sala, nel senso che la situazione dell'industria valdostana denota in alcune aree soprattutto della bassa Valle, in quelle aree che venivano citate nelle interpellanze, una difficoltà di trovare lavoratori e di fare incontrare domanda ed offerta di lavoro, cioè in alcune situazioni non esiste la drammaticità enunciata.
Molti di voi avranno letto i dati che sono stati pubblicati dal Bollettino della Banca d'Italia, le note sull'andamento dell'economia della Valle d'Aosta del 1997 in cui si danno delle indicazioni per quanto riguarda l'andamento dei settori economici tra cui l'industria per il 1998. Da questa nota della Banca d'Italia viene fuori che sia in termini di domanda, sia in termini di andamento di ordini, sia in termini di andamento di produzione, sia in termini di utilizzo degli impianti in Valle d'Aosta questi indicatori sono tutti positivi quindi, affrontiamo le situazioni per quelle che sono, ma senza drammatizzare oltre il necessario.
Venendo alle situazioni specifiche, sulla questione Nord Elettronica le informazioni che fornisco derivano dal fatto di aver raccolto informazioni e aver sentito anche l'Azienda. Questo gruppo, ricordava anche Tibaldi, è entrato a far parte di un'aggregazione più ampia, la Via System che ha una situazione di mercato buona a livello non solo europeo, ma anche mondiale.
La situazione che si è determinata nello stabilimento è una situazione di carattere congiunturale; la cosa si spiega rispetto ad alcune previsioni di consumi che avevano fatto dei clienti utilizzatori in relazione anche ai mondiali di calcio per i quali erano previste trasmissioni criptate. I consumi poi non si sono verificati perché le trasmissioni delle partite sono avvenute in modo libero, quindi c'è stata una temporanea contrazione di mercato che comincia già ad essere in fase di riduzione tanto che negli ultimi giorni si è registrata una fase di ripresa degli ordini.
I dati sull'andamento dell'Azienda sono noti. Nel 1996 aveva fatturato 165 miliardi, nel 1997 197 miliardi con un "trend" di crescita. La cassa integrazione non ha origini di carattere strutturale, come sapete per lo stabilimento di Pont-Saint-Martin è stata richiesta per 50 persone, ma non è stata utilizzata appieno, sono meno i lavoratori che sono in cassa integrazione. Inoltre, altro elemento che dimostra la congiunturalità del fatto, la cassa integrazione viene fatta a rotazione; in genere quando ci sono eccedenze occupazionali non si usa questo strumento.
Per quanto riguarda il rispetto della convenzione in merito al numero degli occupati che dovevano essere assunti dall'Azienda, ci trovavamo con 150 occupati, questo era l'impegno che l'Azienda doveva rispettare entro il 31 dicembre 1997, oggi i lavoratori in forza sono 160.
Pensare di fare un'operazione di riduzione di 50 addetti per dire che la convenzione non è stata rispettata si può anche fare però, è un'interpretazione forzata e capziosa della convenzione stessa in quanto questi sono 160 lavoratori dipendenti della Nord Elettronica e in quanto tale la convenzione è stata rispettata.
Nell'interpellanza si fa riferimento alla Feletti. La situazione di quest'Azienda è diversa, nel senso che la Feletti versa in una situazione di deficit di conto economico negli ultimi anni, deficit che perdurava anche nel 1997.
Sulla base di un piano di contenimento di costi che ha avviato l'Azienda ci sarà una riduzione del deficit nel 1998; l'Azienda ha avviato un piano di contenimento di costi che ha riguardato sia la riduzione dei prezzi dei prodotti, sia la messa in cassa integrazione di 16 lavoratori. Indubbiamente ci troviamo di fronte ad una situazione che è attentamente monitorata sia dall'Assessorato che dalla Finaosta. La proprietà dell'Azienda in maggioranza è di una "merchant bank", le possibilità di soluzioni di questa crisi, che assume una sua caratteristica di gravità, prevedono due strade: la prima, arrivare ad un accordo per la cessione dello stabilimento rispetto a richieste che sono già venute da altri gruppi industriali; la seconda, una soluzione che vede un intervento dell'azionista di maggioranza per una riduzione dell'indebitamento dell'azienda e quindi per un risanamento della stessa.
Credo in ogni caso che il ruolo che devono assumere l'Assessorato e l'Amministrazione regionale in situazioni come queste sia quello di fornire tutto il supporto necessario per trovare delle soluzioni ed è quanto si sta facendo e non quello di far sì che vengano adottate delle misure tampone per procrastinare situazioni che poi rischiano di peggiorare nel prossimo futuro quindi, questa situazione sarà seguita con particolare attenzione nella sua evoluzione tenuto conto del fatto che il ruolo della Regione non può essere quello di far sì che si facciano dei salvataggi che non garantiscono prospettive future non solo all'Azienda in quanto tale, ma all'occupazione.
Président La parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (FI) La tranquillità dell'Assessore mi preoccupa da un certo punto di vista perché non vorrei che si trattasse... di "Mafrichiana" memoria, sì... stavo per dire non vorrei che si trattasse della solita iniezione di morfina che già il suo predecessore amava dispensarci quando ci trovavamo in situazioni di questo genere e la Conner 1996 ci insegna.
Innanzitutto questa sua tranquillità mi piacerebbe che fosse trasfusa anche a quei lavoratori che sono in cassa integrazione che, ai sensi della convenzione e ai sensi dell'interpretazione che ne ha dato oggi l'Assessore, stanno lavorando, ma in realtà loro sono a casa senza lavoro. Cioè mi piacerebbe che fosse spiegato anche ai lavoratori e alle famiglie che, anche se non se ne rendono conto, stanno lavorando - questo per quanto riguarda la Regione - e che l'Azienda è in regola, sta adempiendo correttamente a quelli che erano gli obblighi che si era assunta. Questa è un'interpretazione alquanto singolare e curiosa che oggi l'Assessore in aula ci ha fornito.
Seconda considerazione: mi sembra che l'Assessore non sia completamente informato sulla situazione del Gruppo Via System perché è in corso nell'ambito del gruppo un'attenta analisi aziendale per quanto concerne l'espansione. Secondo le fonti di informazione alle quali ho fatto riferimento, fonti che sono quelle di Cavaglià, dove ci sono dei punti di riferimento anche perché la situazione va monitorata in concomitanza con la situazione di un'azienda gemella a quella di Pont-Saint-Martin, secondo queste fonti, dicevo, la Via System sta facendo un'analisi aziendale approfondita e si sta espandendo a livello mondiale al punto che sta cercando di fare una scalata per conquistare la "leadership" a livello mondiale nella produzione dei circuiti stampati tant'è che ha in programma l'acquisto di tre stabilimenti nel Far East asiatico.
Questo è un elemento di preoccupazione in più che mi pare l'Assessore non abbia assolutamente preso a riferimento o non conosca ed era già un elemento di preoccupazione quando nel 1996 ci trovavamo come Consiglio regionale a discutere, ad esaminare e ad approvare questa convenzione. La trattativa per tre stabilimenti da parte del Gruppo Via System nel Far East asiatico, conoscendo le condizioni di competitività che ci sono in quella zona rispetto all'Europa, soprattutto per quanto concerne il costo della mano d'opera, è un elemento che deve essere tenuto in estrema considerazione. La dichiarazione non la faccio io in quest'aula, la dichiarazione è stata fatta da dirigenti dello stesso gruppo nello stabilimento di Cavaglià in un incontro con gli industriali della zona il 9 giugno scorso alla presenza dei vertici dell'Unione industriali di Biella.
Di fronte a dichiarazioni di questo tipo, di fronte a situazioni che l'Assessore definisce congiunturali e che comunque si stanno verificando a Pont-Saint-Martin e a Cavaglià, mi pare che la tranquillità che oggi l'Assessore vuole far trasparire sia assolutamente fuori luogo. Non voglio sembrare catastrofista però, mi sembra che, alla luce di vicende analoghe - vicenda Conner 1996 - che abbiamo già vissuto in Valle, oggi iniettarci un'altra dose di morfina potrebbe essere estremamente pericoloso.
Président La parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (Aut) Abbiamo preso atto della risposta dell'Assessore Ferraris. Per quanto concerne la Feletti in effetti, anche nelle parole dell'Assessore si evidenziano grosse difficoltà per l'Azienda, difficoltà che già nel 1996 erano emerse quando il sottoscritto, insieme ai colleghi Tibaldi e Chiarello, aveva presentato in quest'aula un'interpellanza sul problema della situazione occupazionale e gestionale dello stabilimento Feletti. Allora ci era stato detto che la situazione di crisi perdurava già dal 1993 e che c'erano delle grosse difficoltà economiche e che comunque c'era un piano di ristrutturazione che la Società Gallo avrebbe presentato alla Finaosta per verificare la possibilità di ridurre queste perdite e per cercare di fare ripartire lo stabilimento ad un certo livello, per l'importanza che lo stabilimento rivestiva non solo dal punto di vista occupazionale, ma per lo stesso Paese di Pont-Saint-Martin. E anche ultimamente abbiamo sentito le dichiarazioni del Sindaco di Pont-Saint-Martin che si preoccupava del fatto che una ditta così importante potesse, tocchiamo ferro, chiudere.
Già nel 1996 c'erano queste difficoltà: l'Assessore nella sua illustrazione non ci ha parlato della presentazione di questo piano alla Finaosta e quindi non sappiamo se questo piano era stato presentato effettivamente, se la Finaosta aveva dato un parere, e se c'era stata un'azione di supporto alla Feletti già nel 1996. A quanto risulta penso che non sia stato fatto nulla e posso anche concordare sull'iniziativa dell'Assessore di fare assumere alla Regione un ruolo di supporto anche se, però, è importante tener conto che siamo di fronte ad un'azienda che, oltre a portare dei benefici economici alla nostra Regione, occupa 80 persone e quindi una sua futura chiusura porterebbe l'ennesima grossa difficoltà alla bassa Valle.
Per quanto riguarda invece la Nord Elettronica, la situazione è un po' diversa. Le dichiarazioni che sono apparse su "La Vallée" da parte dell'Azienda, secondo me, sono in contraddizione con quello che sappiamo; l'Assessore dice che c'è una cassa integrazione a rotazione, a me non risulta che sia così.
A me risulta che, poco tempo fa, si sono bruciate due lampade a mercurio nello stabilimento e quando succede questo di norma lo stabilimento deve rimanere fermo per 36 ore; invece, a detta degli operai, dopo 12 ore si è ripresa la lavorazione e non è stato fatto nessun controllo medico sugli operai coinvolti in quest'incidente.
Sappiamo tutti che la rottura di una lampada a mercurio può causare dei problemi gravi alla salute degli operai. Sempre a quanto ci risulta, ci sono dei problemi per quanto riguarda lo smaltimento degli acidi: bisognerebbe provare a pescare in Dora a sud della Nord Elettronica e magari potremmo trovare delle "trote viola".
Si dice ancora che sono stati fatti dei corsi di formazione; nella convenzione allegata alla delibera relativa ai corsi di formazione si dice al punto 4 dell'articolo 2 "di non adibire gli allievi a mansioni direttamente produttive". A quanto risulta questi allievi, che sono poi neo-assunti, svolgono 4 ore di tirocinio teorico e la parte pratica la svolgono in un luogo apposito che serve a livello produttivo. Qui c'è già un'incongruenza e, visto che nella convenzione che è stata stipulata si dice che la Regione deve verificare l'esattezza di quanto stabilito dalla convenzione, l'invito è a verificare se è vero - sentendo per questo gli operai - che questi corsisti svolgono attività non produttive o invece - come dicono loro - produttive, tenuto conto che siamo giunti al 14° corso di formazione, in quest'Azienda, in quasi due anni. Questi corsi vengono pagati con i fondi europei, ma è giusto verificare perché se fosse vero quanto ho detto, saremmo in presenza di una contravvenzione alla convenzione.
Facendo poi un confronto con lo stabilimento di Cavaglià, sempre a quanto ci risulta, lo stipendio è molto diverso: mentre a Cavaglià per il contributo per la notte c'è una percentuale del 35 percento, a Pont-Saint-Martin c'è solo il 18 percento mentre prima era al 15 percento. Se, come dicono, sono due strutture gemelle, il pagamento è molto diverso.
Un'altra cosa da fare notare è che lo stabilimento di Pont-Saint-Martin è uno stabilimento non a ciclo produttivo intero e questa è la cosa più drammatica. A Pont-Saint-Martin non si svolge un ciclo produttivo intero, ma il ciclo produttivo rappresenta il 30 percento di tutto il ciclo produttivo.
Questo vuol dire che in qualsiasi situazione di crisi economica della casa madre, lo stabilimento che verrà chiuso sarà quello che non funziona interamente (è naturale ed è una logica economica). Se uno ha 4-5 stabilimenti e uno solo è uno stabilimento di supporto, perché svolge un ciclo produttivo non intero, come è quello di Pont-Saint-Martin (purtroppo per noi), sicuramente in caso - e tocchiamo ancora ferro - di problemi di globalizzazione di mercato, di congiuntura economica, lo stabilimento che chiuderà sarà questo. Ed è una cosa grave anche perché quando abbiamo firmato la convenzione fra Regione, Zincocelere e Nord Elettronica, questo era scritto nella convenzione.
Ciò vuol dire che esiste qualche colpa anche a monte: non si può firmare una convenzione quando si sa che lo stabilimento è uno stabilimento a ciclo produttivo non intero perché in qualsiasi situazione economica di crisi sarà sicuramente chiuso. Questa è la nostra preoccupazione più grossa ed è anche il nodo di fondo di tutta la situazione. Magari la cassa integrazione finirà, ce lo auguriamo, però sta di fatto che in una futura situazione di crisi economica della casa madre sicuramente lo stabilimento più a rischio sarà il nostro perché non è a ciclo produttivo intero. Questo è un dato di fatto che ci preoccupa fortemente.
Sempre facendo riferimento allo schema di convenzione, vorrei solo ricordare che all'articolo 19 si dice che la società B - la Nord Elettronica - e la società A alla fine di ogni esercizio devono inviare una relazione concernente lo stato dell'occupazione e degli investimenti nonché la propria situazione economico-finanziaria. Questo vuol dire che noi questa situazione potevamo già conoscerla da tempo e quindi, visto che esiste questo punto nella convenzione, l'invito è di stare molto attenti ai dati forniti perché, se la convenzione prevede che si venga continuamente aggiornati sulla situazione economico-occupazionale, è giusto cercare di prevedere le mosse urgenti ed importanti per cercare di fronteggiare future situazioni di difficoltà.
L'invito è quello di seguire attentamente le due situazioni che sono diverse, ma tutte e due importanti, visto che purtroppo potrebbero avere ricadute gravi sia dal punto di vista economico che occupazionale.