Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2271 del 18 novembre 1996 - Resoconto

SEDUTA ANTIMERIDIANA DEL 19 NOVEMBRE 1996

OGGETTO N. 2271/X Leggi di bilancio 1997. (Discussione generale)

Président Je rappelle que nous sommes en train de discuter les points n° 10 et n° 11 à l'ordre du jour. La discussion générale est ouverte après l'intervention du Conseiller rapporteur, Lanivi, et après le rapport de l'Assesseur aux finances, Lévêque.

A demandé la parole le Conseiller Collé.

Collé (PpVA) Innanzitutto alcune considerazioni a livello generale. La prima è che rileggendomi un po' quello che è stato l'intervento fatto lo scorso anno, avrei anche potuto rileggerlo perché sostanziali cambiamenti rispetto al bilancio approvato lo scorso anno non ve ne sono stati. Sicuramente da un punto di vista contabile è un bilancio ineccepibile, tuttavia credo che alcune considerazioni debbano essere fatte; mi soffermerò su alcuni punti in modo particolare.

Il primo che mi è saltato agli occhi è relativo al discorso turistico, rispetto a quello che questa Giunta e questa maggioranza hanno ritenuto di dover inserire in questo bilancio. Obiettivamente sono stato un po' male nel vedere che una piccolissima parte di questo bilancio è dedicato a quello che secondo noi è un aspetto estremamente importante per la vita socio-economica di questa regione, per il futuro della nostra regione.

Gli stessi punti forti, dichiarati ieri dall'Assessore alle finanze, non solo qui in aula, ma anche in televisione, hanno evidenziato tutta una serie di cose anche positive, ma credo che questo aspetto sia stato tralasciato, o perlomeno si vuole far credere che in questo bilancio vi sia una grossa parte dedicata al turismo, quando poi in realtà questo non corrisponde al vero, perché il bilancio di quest'anno dedica al turismo circa 80 miliardi, 66 in quello che è il discorso economico più una parte nei fondi globali, più un'altra parte nelle infrastrutture; quindi 80 miliardi su 1875 miliardi ci sembrano obiettivamente pochi.

Ci sembrano pochi non perché vogliamo fare un discorso di quantificazione, ma perché crediamo che non ci sia una politica mirata nel settore turistico. Ad esempio, non abbiamo visto traccia in questo bilancio di una politica per gli impianti per le stazioni chiamate medie, ovvero non quelle piccole o quelle grandi, ma quelle medie, che stanno vivendo un momento non troppo facile. Questo problema è stato sollevato anche in commissione ma non ha avuto risposte fino ad oggi, e in questo bilancio non abbiamo visto un'indicazione politica di quello che si vorrà fare per questo tipo di realtà, che è una realtà importante non solo da un punto di vista turistico, ma direi quasi socio-economico.

Non credo neanche che la risoluzione dei problemi stia nell'aver aumentato di 1 miliardo il capitolo relativo alle APT, così come quello relativo alle pro-loco di 300 milioni. Ne abbiamo discusso più volte e l'Assessore si era impegnato a portare in IV e V Commissione il problema relativo al discorso turistico, che entrava nel merito anche della funzione della Fondazione del turismo, degli aspetti generali, di quelle che abbiamo sempre detto essere le lacune di questo Assessorato, cioè la mancanza di coordinamento che ci dovrebbe essere fra tutti quegli enti che in Valle si occupano di turismo. E non siamo i soli a dirlo, perché proprio questa mattina alla stampa le APT stesse, gli albergatori, le associazioni si stanno lamentando di come viene portata avanti la politica turistica in Valle.

Più volte abbiamo detto in quest'aula che avremmo voluto confrontarci, avremmo voluto avere un dialogo su questi aspetti, e questo confronto ci è stato promesso dall'Assessore, dicendo che l'argomento sarebbe stato trattato in IV Commissione e che in quella sede sarebbero arrivate delle proposte. L'unica cosa che ci è dato di sapere, anche perché purtroppo siamo minoranza e non tutto ci viene detto, ma l'unica cosa che abbiamo potuto sapere leggendo la lettera di risposta che è stata inviata dall'Unionturismo, l'Associazione nazionale delle aziende di promozione turistica, all'Assessorato, è che sono state presentate all'APT e alle varie associazioni ben tre bozze di proposte di legge inerenti il discorso turistico, l'ultima presentata - è scritto qui - è la peggiore delle precedenti.

Questo è uno dei dati che possiamo avere, perché sicuramente queste bozze non le abbiamo potute vedere; l'atteggiamento è quello di sempre: si scavalca quello che è un ruolo che dovrebbe essere un ruolo istituzionale all'interno di questo Consiglio, le commissioni naturalmente sono all'oscuro di questo e di altri disegni di legge, ma si continua su questa linea.

Vi è un altro aspetto che ci preoccupa, sempre relativo al turismo. Troviamo anche quest'anno come da parecchi anni la voce "campo da golf"; è un'altra telenovela che va avanti. Un consigliere regionale quest'estate in un'intervista diceva anche lui che si doveva far chiarezza su questo aspetto: si fa, non si fa, i terreni sono disponibili, non sono disponibili... Continuiamo ad inserire questa voce sul bilancio, non abbiamo ancora capito la volontà politica chiara che c'è. Ma si può o non si può realizzare questo campo da golf? Può arrivare oggi una risposta in questo senso?

Un altro aspetto su cui vorremmo avere dei chiarimenti è la Maison de la Vallée d'Aoste a Parigi, inserita nei fondi globali, inserita sotto la voce "turismo"; vorremmo capire di cosa si tratta. Non so se è una pseudo-ambasciata in Francia della Valle d'Aosta, se è quel famoso progetto che da diversi anni aleggiava in diverse forze politiche, cioè quello di fare la Maison de la Vallée d'Aoste che servisse agli emigrati e ai Valdostani che si recavano a Parigi, o se invece vogliamo far decollare il turismo in Francia. Se così fosse, un dubbio ci viene: se andiamo a prendere i dati statistici del turismo in Valle d'Aosta, ci rendiamo conto che più del 70 percento dei turisti che vengono in Valle d'Aosta, arrivano dalle regioni italiane, una piccola percentuale arriva dalla Francia, e noi andiamo ad investire inizialmente 1,5 miliardi per portare avanti questo progetto. Vorremmo capire dalla Giunta quali sono le intenzioni, cosa si vuole effettivamente fare, quanto personale andremo ad impiegare nella Maison de la Vallée d'Aoste a Parigi.

Un altro aspetto di enorme importanza che abbiamo trovato sul bilancio e che ho affrontato alcune volte in questa sede, presentando delle interpellanze, è il discorso delle Terme di Pré-Saint-Didier; anche di questo progetto ne abbiamo parlato più volte, anche di questo progetto un anno sì e un anno no viene inserito in bilancio, vorremmo capire se questo stanziamento di 600 milioni che è stato inserito in bilancio fa parte di una volontà politica, così come si suol dire, volontà politica che poi rimane a sé stessa, o se effettivamente abbiamo dei dati concreti per poter dire che si parte con il progetto. Pochi mesi fa l'Assessore, rispondendo ad un'interpellanza, ci diceva che la volontà era quella di partire, che c'erano dei problemi a diversi livelli, fra cui quello ministeriale, che occorreva parecchio tempo per risolverli, pertanto vorremmo capire se questi problemi sono stati in parte risolti e se nel '97 questo progetto decollerà.

Un'altra cosa di cui abbiamo parlato più volte, quando abbiamo affrontato il bilancio, è il discorso dei tetti in lose. A questo proposito, se non mi sbaglio l'Assessore in una risposta datami lo scorso anno diceva di voler mettere mano alla legge, diceva che vi erano dei problemi; non mi risulta che ad oggi questo discorso sia stato affrontato in maniera seria. Non possiamo non vedere qual è la situazione e qual è l'iter a livello economico di questa legge, cioè abbiamo 9 miliardi di assestato nel '96, 8 miliardi di stanziamento per il '97 e 8 miliardi di residui; mi permetto di dire che forse c'è qualcosa che non funziona. Questa stessa affermazione l'ho fatta lo scorso anno e se non mi sbaglio l'Assessore mi disse allora che era un problema che doveva essere risolto nel giro di pochi mesi. Chiedo oggi all'Assessore come mai, ad un anno di distanza, abbiamo ancora questo problema davanti a noi.

Così come, Assessore Lévêque, ci troviamo ad avere ancora 114 miliardi di residui per tutto quello che è il discorso FRIO, che adesso si chiama FOSPI; abbiamo affrontato lo scorso anno il problema dei residui e devo dire che per tutta una parte questo discorso è stato superato. Abbiamo però riscontrato in modo particolare su questa voce e in altre voci che affronteremo analizzando i capitoli, ma ripeto in modo particolare per quel che riguarda il FRIO questa grossa somma, che fa parte dei residui e che ci porta a fare una riflessione; è vero che la mania di questi ultimi anni è quella di dire che vogliamo un'amministrazione leggera; credo però che questo non sia il risultato che un'amministrazione leggera dovrebbe perseguire.

Un chiarimento che chiediamo riguarda il trasferimento di partecipazioni azionarie dalla Regione a Finaosta per quanto riguarda gli impianti a fune; vorremmo capire il perché di questa scelta, vorremmo capire se dietro a questa scelta ci sono motivazioni particolari; qualcuno malignamente diceva che così non abbiamo più bisogno di fare delle battaglie in Consiglio regionale per decidere chi mettere nei consigli di amministrazione, e risolviamo il problema. Credo però che ci sia qualcosa di più serio e aspettiamo una risposta in tal senso.

Un altro problema su cui il Consiglio ha bisogno di una risposta riguarda il discorso della riqualificazione di Saint-Vincent, il discorso di 40 miliardi in 6 anni; 7 miliardi di investimento per il '97 sono sicuramente una cosa lodevole per il discorso Saint-Vincent e per quello che rappresenta nella nostra regione, per quello che dovrebbe essere il rilancio delle Terme di Saint-Vincent, ma di questo progetto fino ad oggi non abbiamo sentito parlare, a differenza di quando tanto clamore fece il discorso di "Aosta capitale", il discorso della riqualificazione di Aosta, di cui si parlò a lungo e di cui si continua a parlare ancora oggi, e abbiamo di fronte a noi - anche se non realizzati - degli ipotetici progetti, in questo senso noi almeno - sicuramente la Giunta saprà come si spenderanno questi soldi - non sappiamo come questi soldi verranno investiti.

Non sappiamo se questi soldi serviranno al rilancio di Saint-Vincent come capitale del termalismo in Valle d'Aosta, come capitale della maison de jeu; non sappiamo se questi soldi serviranno a collegare la casa da gioco con l'abitato, con i commercianti, con gli albergatori. L'unico dato che ho potuto avere - e chiedo conferma se questo corrisponde al vero - è che una parte di questi soldi andranno a coprire un progetto di 14 miliardi per via Chanoux, che verrà tappezzata di marmo carissimo. Mi auguro che questo non sia vero, ma se dovesse essere vero siamo di nuovo al punto di partenza e cioè ci troviamo a veder spendere dei soldi in una maniera sbagliata, senza che questi diano un profitto alla comunità, senza che questi vadano verso un discorso di miglioramento della vita di quella località.

Nei cinque punti forti illustrati ieri dall'Assessore, al primo vi è l'accroissement de la qualité du système socio-sanitaire; anche su questo aspetto una riflessione deve essere fatta in questo senso. E' giusto che all'interno di questo Consiglio ogni forza politica debba avere le proprie idee e nello stesso tempo debba avere le proprie responsabilità, ma dobbiamo avere la capacità e nello stesso tempo la chiarezza di dire in quest'aula, e di conseguenza alla Valle d'Aosta, cosa intendiamo fare in questo campo.

Per quello che ho potuto capire, per quello che ho potuto intravedere leggendo questo bilancio, soprattutto in quelli che sono i fondi globali, mi sembra che l'intenzione definitiva sia quella di una ristrutturazione dell'attuale Ospedale. Allora dobbiamo avere la chiarezza di dirlo e sulla base di questa chiarezza iniziare a lavorare, perché anche coloro che hanno fatto una lotta ritenendo che questa fosse l'idea più valida e più giusta, possano contribuire a trovare le soluzioni migliori per una decisione presa da questa Giunta. Se si continua a lavorare nell'ambiguità, dicendo che la decisione deve essere ancora presa, quando in realtà confrontandoci su questo bilancio vediamo delle cifre notevoli per quello che è la ristrutturazione, ebbene io credo che tutto questo meriti da parte della Giunta una chiarezza.

Un altro aspetto che dobbiamo affrontare, legato al settore sanitario, è il discorso delle barriere architettoniche; è un discorso importante, che deve essere portato avanti, vi sono le leggi e gli strumenti per farlo; credo che comunque sotto questo punto di vista siamo ancora un po' indietro, stiamo andando a rilento. Abbiamo diverse strutture pubbliche, sia regionali che comunali che non hanno ancora affrontato questo problema. Credo che da parte della Giunta ci debba essere un incentivo, nel senso di spingere questi amministratori e quelle strutture che ancora non hanno affrontato questo problema, a farlo e farlo al più presto, perché molte volte è facile parlare di uguaglianza, è facile dire a livello politico che siamo qui a disposizione di tutti e stiamo dando il meglio di noi per la gente che ha dei problemi, quando poi però tocchiamo con mano i problemi reali ci rendiamo conto di essere ancora un po' indietro.

Sicuramente un aspetto importante che oggi dobbiamo affrontare è il problema dell'industria e di conseguenza dell'occupazione. L'Assessore Lévêque ci dice, a pagina 5, che il numero degli occupati è tornato a crescere, e io non metto in dubbio quello che ha scritto nella relazione; però mi chiedo come mai tutti i giorni sui giornali, come mai parlando con la gente, come mai essendo a contatto con le varie realtà, questa sensazione è completamente diversa. Me lo chiedo sinceramente; la mia non vuole essere una critica, però mi chiedo come mai le persone che incontriamo quotidianamente sul territorio ci dicono esattamente il contrario, come mai le persone che vengono nei nostri uffici a chiederci un posto di lavoro sono sempre di più. E invece in questo bilancio si dice che gli occupati diminuiscono.

Così come, Assessore Mafrica, avremmo bisogno di alcune risposte da lei per quanto riguarda l'area Cogne; ne abbiamo parlato più volte in commissione, tuttavia vorremmo avere anche in questo caso un orientamento preciso di quello che la Giunta intende fare per quelli che saranno i nuovi insediamenti. Lei ci deve dire se andremo di nuovo alla ricerca di grosse imprese, di grossi capitali che arrivano di nuovo in Valle d'Aosta e ci faranno sognare il posto di lavoro per 2-300 persone, ci faranno tirare fuori dei soldi, e naturalmente dopo qualche anno di permanenza in Valle d'Aosta se ne ritorneranno da dove sono venuti; o se invece l'orientamento sarà diverso, sarà cioè quello di andare verso la piccola e media impresa, verso un discorso artigianale, verso un discorso che sicuramente per quello che è il nostro punto di vista può dare maggiori garanzie, e può soprattutto, secondo noi, coinvolgere anche i Valdostani. Se invece andremo a fare le scelte che sono state fatte nel passato, sicuramente questo non avverrà.

Due aspetti ancora. Il primo riguarda il piano regionale del commercio, ne abbiamo parlato alcuni Consigli fa, avevo fatto un'interpellanza per quello che era il problema relativo a Mega e a Covim, anche su questo abbiamo bisogno di una risposta precisa dell'Assessore, e cioè se, a differenza di quello che è il piano energetico che ogni anno diciamo sarà pronto l'anno prossimo, effettivamente questa Giunta intende portare avanti il piano regionale del commercio nel 1997, soprattutto garantendo quella che è la situazione drammatica del piccolo commercio. Il piccolo commercio sta vivendo una situazione a dir poco drammatica ed ha bisogno di risposte concrete anche da questo Consiglio.

Mi vorrei soffermare ancora su alcuni aspetti. Il primo riguarda l'investimento che si intende fare per la famosa metropolitana leggera. Sta diventando effettivamente sempre più pesante perché per quello che ci ha detto l'Assessore in commissione si sta parlando di 70 miliardi, sicuramente questi non basteranno, arriveremo a 100 miliardi e oltre, quindi chiedo se l'Assessore ritiene che questa sia la strada giusta, il binario giusto, se un investimento di questo genere è adatto alla realtà della Valdigne, è adatto alla nostra situazione, se su un progetto di questo genere un conto economico è stato fatto per quelli che potranno essere gli utenti e se questo conto economico dà dei risultati positivi.

Noi obiettivamente abbiamo dei grossi dubbi, Assessore, glielo abbiamo già detto in commissione, lo ribadiamo oggi.

Un progetto che ci sta a cuore e dove abbiamo visto alcuni progressi è relativo all'Aeroporto; è un progetto globale che deve andare avanti al più presto, se vogliamo che questa regione effettivamente dia delle risposte turistiche. Però anche qui credo che non si possa aspettare, dobbiamo al più presto portare avanti quelle tappe che ci sono state illustrate, e oggi chiediamo a che punto siamo, quali sono i tempi e quando andremo a chiudere questa situazione, quando cioè potremo finalmente dire di avere un aeroporto funzionante a tutti gli effetti.

Volevo poi soffermarmi sul punto 4 dei grandi progetti illustrati dall'Assessore: riconversione della zona Cogne e della zona Autoporto. Della Cogne ho parlato, per l'Autoporto vorrei sapere a che punto siamo; abbiamo parlato più volte di questo problema alcuni anni or sono, ne abbiamo riparlato in occasione di un'interpellanza ma soffermandoci su un aspetto, vorremmo sapere come la Giunta si è mossa fino ad oggi, quali sono i potenziali clienti che andranno ad insediarsi in quell'area, per capire come si muove la Giunta e soprattutto per capire se siamo in grado di dare delle risposte concrete ad esigenze inerenti ad un progetto di oltre 160 miliardi.

Sul Forte di Bard ci siamo soffermati più volte, abbiamo avuto modo dal nostro punto di vista di criticare quella che era un'impostazione sbagliata di quanto si andava ad insediare in questo forte; avevamo ipotizzato idee diverse, chiaramente la Giunta è una, la maggioranza è una, noi rispettiamo queste scelte, tuttavia crediamo che queste risposte non siano le più adeguate ad una situazione turistica difficile che sta vivendo la Valle d'Aosta.

Gli appunti che mi ero preso li ho svolti uno ad uno; termino questo mio primo intervento dicendo che sicuramente non siamo qui per fare solo critica, crediamo che aspetti positivi ve ne siano, che alcune risposte siano arrivate, ma che in alcuni aspetti questo bilancio sia debole.

Questo bilancio - e soprattutto la volontà politica che lo accompagna - è debole nel settore turistico: non stiamo dando delle risposte agli operatori turistici in Valle d'Aosta, che vanno dall'albergatore al ristoratore, al commerciante, ma alle stesse istituzioni che nella nostra regione fanno turismo. Questa è una grossa lacuna.

Così come intravediamo delle lacune nell'aspetto industriale, ma credo che il collega Viérin affronterà più specificatamente questo tema, e quindi aspettando le risposte dalla Giunta termino questo primo intervento.

Presidente Ha chiesto la parola il Vicepresidente del Consiglio, Aloisi.

Aloisi (RV) Inizierò, visto che nella parte finale della seduta di ieri c'è stata una serie di ringraziamenti da Assessore a relatore, da relatore a Presidente di commissione, inizierò ringraziando l'Assessore Lévêque per la puntualità e la dovizia con cui ha informato il Consiglio regionale su quello che è lo strumento più importante del Consiglio.

L'Assessore ci ha fatto una relazione molto precisa, ci ha detto che viviamo un momento di grossa ricchezza finanziaria e che il bilancio è decisamente corposo, ci ha per certi aspetti anche invitato a fare un utilizzo molto appropriato di questa ricchezza e di questa disponibilità finanziaria, anche perché ha adombrato nel suo intervento alcuni aspetti scuri in merito a quella che potrebbe essere la realizzazione di Stato federale con riferimento al federalismo finanziario, che molto probabilmente potrebbe essere rivisto in prospettiva di minori introiti.

Qualcosa quest'anno si è mosso; ci ha comunicato che il polo finanziario, che per certi aspetti assume una rilevanza notevole nella gestione del credito, sta avendo una sua attuazione. Proprio nella creazione del polo finanziario si evince che è iniziata quella politica di dismissioni che ci sta portando ad avere un ente Regione decisamente più leggero. In quest'ottica di creazione di polo finanziario e quindi di iniziativa di una serie di dismissioni di partecipazione regionale qualche primo dubbio mi è sorto; è vero che noi cerchiamo di alleggerire la Regione, è vero che cerchiamo di deregionalizzare sempre più l'economia, ma d'altra parte in alcuni settori i segnali sono completamente diversi. Mi riferisco in modo particolare a quella situazione che si sta paradossalmente generando, nel settore degli impianti a cui tutti stiamo assistendo. Leggendo quanto viene affermato in un articolo apparso su un settimanale, mi preoccupa il fatto che là dove la Regione dismette, entra in campo l'ente locale per garantire le iniziative a sostegno dei privati, qui cominciamo a non esserci, questo è un campo che dobbiamo iniziare a rendere decisamente più chiaro, anche perché altrimenti si genererebbero tutta una serie di aspettative in prospettiva pericolose.

Se qualche ente locale vuole entrare nella gestione di quelli che sono gli impianti, allora comincia ad entrare nella partecipazione azionaria, che è già di proprietà dell'Amministrazione regionale, e non a sostegno di cordate che poi ci metterebbero nelle condizioni di chiedere di ripianare una situazione di eventuali debiti che si andrebbero a creare. Allora su questo dobbiamo essere chiari: là dove la Regione decide di uscire, non ci può essere l'ente locale che entra, anche perché questo poi diventa una di quelle tendenze pericolose e nel contempo la dimostrazione che siamo in un'assenza quasi completa di imprenditoria.

Siamo in assenza di imprenditori, allora o l'imprenditore rischia perché c'è la Regione, oppure si sente autorizzato ad intervenire perché c'è l'ente locale, e questo cozza decisamente con la politica fin qui seguita.

Perché questo tipo di ragionamento? Perché o si riesce a creare questa classe imprenditoriale, che per certi aspetti si muove in modo autonomo e deciso, oppure tutto il bel discorso della Regione leggera, della deregionalizzazione, della privatizzazione dell'economia, diventa un libro dei sogni, o peggio un'ubriacatura dalla quale ci svegliamo in pessimo modo tra non molto.

Questo significa anche che la potenziale ricchezza finanziaria di cui dispone l'Amministrazione non ha una correlativa rispondenza per quanto riguarda l'assetto economico nei diversi settori portanti dell'economia. Fino adesso si è faticosamente mantenuto l'equilibrio fra il terziario, il settore industriale e il settore commerciale; questo equilibrio comincia ad avere qualche scossone, questo equilibrio si mantiene faticosamente, anche perché la crisi occupazionale - diceva bene prima Collé - sta arrivando ad un livello di guardia. Se andiamo a sentire qual è la tendenza, ci troviamo di fronte ad un pessimismo continuo. La bassa Valle che è stata oggetto di forti investimenti, di forti attenzioni, oggi si trova in una situazione paradossale.

Esplode in modo particolare nella città di Aosta uno dei settori che fino ad ieri non ci aveva dato alcuna preoccupazione, quello del commercio; oggi quel settore necessita di una particolare attenzione, uguale a quella che abbiamo dedicata al settore industriale, ed a quello agricolo altrimenti lì forse ci saranno meno scioperi, lì forse ci saranno meno lamentele, ma lì con certezza si stanno perdendo posti occupazionali che sostenevano l'economia di una famiglia.

Quindi deregionalizzazione, ma ricerca della valorizzazione delle risorse locali; non possiamo sempre trincerarci dietro il ragionamento che c'è una crisi globale, dalla quale neanche la Valle d'Aosta può essere esente. Questo è vero, però è altrettanto vero che abbiamo delle risorse da valorizzare al meglio, da stimolare attraverso l'incentivo di maggiori capitali di rischio, da sostenere in quello che è tutto un ragionamento di supporto. Finora è stato fatto, forse dobbiamo farlo di più e meglio.

Non parlerò più di tanto del piano energetico regionale, che dovrebbe assorbire in modo particolare tutta la situazione di crisi in cui sta versando il settore industriale e per certi aspetti anche quello commerciale. Non ne parlerò, perché l'Assessore Mafrica mi risponderà che andremo a discuterne nell'agosto del '97. Però chiederò all'Assessore Mafrica se, in attesa che arrivi l'agosto del '97, quando potremo discutere il piano energetico regionale, si è attivato perché si arrivi in tempi accettabili a quello che è un ragionamento da fare con l'ENEL. Ricordo che l'ENEL è un ente privato, meno soggetto alle pressioni politiche o a quelle che potevano essere azioni di natura politica. La trasformazione dell'ente è sotto gli occhi di tutti e molto probabilmente si muoverà più in una logica di mercato che in una logica di esigenza politica, quindi di soddisfacimento di richieste fatte da enti territoriali a salvaguardia di quelle che possono essere una serie di risorse da valorizzare al meglio.

E' allora in quest'ottica l'inizio di una trattativa, che poi ci veda tempisticamente presenti quando, in questo ipotetico agosto '98, il Consiglio regionale dovrà discutere di questo piano energetico.

Mi accingo a concludere. Di aspetti positivi ce ne sono senz'altro, non starò io a tessere le lodi, però attenzione perché abbiamo grosse nubi all'orizzonte, attenzione perché abbiamo in prospettiva incertezze di risorse finanziarie, attenzione perché molto probabilmente i comparti che tradizionalmente hanno dato stabilità entrano in una fase di fibrillazione; attenzione, perché poi difficilmente potremmo riuscire a rientrare in una corsia di normalizzazione per quelli che possono essere tutta una serie di conflitti anche di natura sociale. Attenzione, perché altrimenti riusciremmo a fare un pessimo servizio non solo a noi stessi - il che potrebbe essere anche superfluo - ma a tutta la collettività!

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Lanièce.

Lanièce (GA) La discussione del bilancio di previsione per l'anno finanziario '97 e per il triennio '97-'99, oltre a rappresentare un momento importante dal punto di vista politico, in quanto con esso vengono evidenziati gli indirizzi programmatici e le scelte operate a tal fine dalla maggioranza che sostiene l'attuale Governo regionale, rappresenta anche l'occasione forse unica per la collettività valdostana di verificare la capacità del Governo regionale e della sua maggioranza di amministrare al meglio le risorse pubbliche, la cui corretta gestione deve essere finalizzata al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini valdostani, attraverso un'azione di governo rivolta al miglioramento della qualità della vita sia dal punto di vista sociale che economico.

Compito di un consigliere di minoranza è senz'altro quello di controllare, di pungolare l'azione governativa, evidenziando gli aspetti negativi o da migliorare, senza però esimersi dal sottolineare eventuali aspetti positivi. Fra questi ultimi, ad onor del vero, occorre sottolineare l'evidente ed importante azione di semplificazione del documento contabile portata avanti dall'Assessore Lévêque attraverso una diversa impostazione metodologica, basata essenzialmente sulla predisposizione accanto al bilancio di previsione del bilancio di gestione.

Altro aspetto positivo desunto dalla relazione è la preoccupazione, espressa dall'Assessore, sulle conseguenze dell'impatto dovuto all'introduzione dell'IREP e sulla necessità di raggiungere e consolidare un sistema economico che sia in grado, in un'ottica federalista, di poter camminare con le proprie gambe, senza aver bisogno della stampella statale.

Se quindi reputo giusto sottolineare ed apprezzare la volontà di aver voluto migliorare la forma e la metodologia del documento previsionale, mi corre comunque l'obbligo di far presente come ad un'innovazione nella forma non segua, di pari passo, un'innovazione per quanto concerne la sostanza, cioè il contenuto del bilancio di previsione.

Il fatto stesso che si dica che si tratta di "un budget sans choc" dimostra in modo lapalissiano che non c'è nulla di straordinario che sappia attirare l'attenzione, ma anzi il tutto rimane in una ottica di un "déjà vu, déjà entendu" e quindi un bilancio che non si discosta molto da quelli precedenti.

Si continua a parlare di una regione sempre più leggera, che abbia solamente funzioni di programmazione, di verifica, di controllo, abbandonando così il ruolo gestionale ed assegnando agli enti locali - come d'altronde vuole la tanto sospirata ottica federalista - le dovute competenze e risorse. Purtroppo nella nostra regione si continua per ora a privilegiare la regionalizzazione alla privatizzazione.

La Regione continua ad essere il fulcro di tutti gli interessi e di tutte le azioni imprenditoriali e non, determinando con siffatto atteggiamento un forte freno allo sviluppo e alla crescita dell'imprenditoria e della professionalità locale, con evidenti ripercussioni negative sulla competitività dell'offerta imprenditoriale e professionale valdostana.

Non è solo creando una dipendenza da "mamma Regione" attraverso incarichi, consulenze, sussidi, assegnazioni di lavoro, che si può pensare di elevare tali importanti settori; solo operando scelte di fondo basate essenzialmente sulla creazione di una forte cultura imprenditoriale e professionale, dando cioè la possibilità di apprendere e di applicare ciò che si è appreso, si possono avere risultati positivi in questi settori, con evidenti positive ripercussioni sull'economia valdostana.

Da una prima lettura a livello generale del bilancio di previsione si possono fare alcune osservazioni. Per quanto concerne le entrate, si nota come sia ancora lontana e lunga la strada da percorrere per giungere ad un'autonomia finanziaria, anche se devo ammettere che ci sono stati dei miglioramenti, visto che comunque l'assegnazione sostitutiva dell'IVA da importazione rappresenta il 26 percento delle entrate, assegnazione che non può stare sullo stesso piano dei tributi propri e della compartecipazione ai tributi erariali come esempio di entrate rappresentative di un'effettiva autonomia finanziaria della nostra regione.

Inoltre occorre far notare come, a differenza di quanto affermato lo scorso anno, non si sia seguito l'orientamento verso una progressiva riduzione del mutuo a pareggio, visto che l'anno scorso nel bilancio triennale era stato preventivato per il 1997 l'accensione di un mutuo per 62 miliardi, mentre nel bilancio di quest'anno si preventiva sempre per il 1997 l'accensione di un mutuo pari a 120 miliardi.

Per quanto concerne invece la parte relativa alle spese, occorre sottolineare come sia ancora forte la presenza delle spese correnti, che rappresentano un 61,6 percento del totale delle spese.

Ciò contrasta evidentemente con la volontà più volte espressa da questo Governo di comprimere il più possibile le spese correnti a tutto vantaggio delle spese per investimenti, indispensabili per il raggiungimento di determinati obiettivi.

Anche quest'anno ho sentito parlare di un bilancio a misura d'uomo, non ho notato però particolari novità economiche e strutturali, tali da convincermi a credere che finalmente la Valle d'Aosta abbia posto seriamente le basi di una nuova realtà veramente a misura dell'uomo del duemila.

Analizzando la voluminosa copia del bilancio di previsione per il '97, mi sono invece accorto che nulla di sostanziale è cambiato rispetto alle promesse fatte quest'anno, lo scorso anno e l'anno prima ancora. Un esempio, l'industria valdostana: si continua a privilegiare l'intesa, per la verità alquanto poco fruttuosa, con le grandi aziende, che spesso grandi lo sono solo fra virgolette. Il caso della Conner è illuminante, così come i rapporti con l'Olivetti non mi sembra abbiano dato i frutti sperati.

Quello che voglio dire è che mi sembra inutile tentare di incrementare la presenza delle grandi potenze economiche in Valle, senza prima aver sviluppato la cultura imprenditoriale, fattore di primaria importanza nella crescita economica di una nazione, ma anche di una regione. In Valle manca questo tipo di cultura e neppure viene favorita.

Il tasso di giovani disoccupati in Italia è altissimo, quasi il 10 percento in più rispetto alla media europea; solo la Spagna soffre di una crisi occupazionale maggiore. Anche in Valle i giovani incontrano sempre più difficoltà a trovare lavoro. Dal binomio Casinò-Regione non si esce e i tentativi di formazione professionale messi in atto dal Centro sviluppo e dall'Agenzia del lavoro sono serviti al massimo a rimpinguare le casse di qualche società e di qualche consulente. Ma quanti posti di lavoro hanno prodotto? Quanti giovani possono dire di aver sviluppato una mentalità imprenditoriale o soltanto di aver trovato lavoro grazie alla formazione che viene fatta in Valle?

Da noi manca una strategia di fondo efficace, siamo ancora in attesa del famoso piano energetico, di cui hanno parlato altri colleghi, della Zona franca, della tanto sospirata Camera di commercio. Inoltre, appare sempre più evidente che la Finaosta è diventata, in modo particolare per le scelte operate dall'Assessorato all'industria, il vero centro direzionale e decisionale, svolgendo così un ruolo politico che non le compete.

Mi sembra che l'Assessore prediliga maggiormente la creazione e il sostentamento di gruppi di studio piuttosto che incentivare la cultura industriale, con l'aggravamento che a fronte di tanti gruppi e centri costituiti, i risultati sono molto al di sotto delle aspettative.

Quanto all'offerta turistica, è sotto gli occhi di tutti che sono le bellezze naturali della nostra regione a far accorrere i visitatori da tutto il mondo, non certo una promozione turistica adeguata, che fino ad oggi non è mai stata fatta, e nemmeno la creatività dei nostri esperti in materia. Sembra quasi che si abbia paura a valorizzare le risorse della Valle d'Aosta, o che si tema di creare nuovi stimoli allo sviluppo dell'industria turistica valdostana. Non possiamo continuare a credere che i visitatori della nostra regione si accontenteranno per sempre delle nostre vette e della nostra gastronomia; oggi il turista vuole qualcosa di più di quello che vede, ed altre realtà più previdenti della nostra si stanno già da tempo preoccupando di offrirglielo. Un esempio su tutti il Trentino, regione che presenta caratteristiche ambientali simili alla Valle d'Aosta, e dove da tempo viene incrementata in ogni modo la qualità dell'offerta turistica, esperienza che - esaminando il bilancio - non mi pare venga più di tanto favorita, con lo stesso entusiasmo, in Valle d'Aosta.

Anche l'ultimo disegno di legge in materia di offerta turistica è stato ampiamente criticato, anzi bocciato dalle nuove APT valdostane, dalle pro-loco, dagli albergatori, dalla maggioranza dei sindaci della Valle, quelli dei comuni più interessati al turismo.

E poi vorrei anche sapere come mai l'Assessore Agnesod ha affermato di aver deciso di assegnare la promozione pubblicitaria della Valle solo sui giornali; l'Assessore ha dimenticato mi pare le televisioni e le radio, veicoli di comunicazione che raggiungono, ancor prima e meglio della carta stampata, la mente e il cuore dell'utenza.

In materia di sanità mi sono stupito nel vedere che il bilancio non prevede, neppure nei fondi globali, nessuna spesa finalizzata alla possibilità di realizzare un nuovo ospedale in Valle. Questo significa di per sé che la scelta in merito è già stata fatta, senza aver tenuto in considerazione le pressanti richieste dell'utenza valdostana, che accoglierebbe senz'altro con favore la nascita di una nuova struttura sanitaria adeguata a molte gravi improrogabili esigenze.

Non vorrei inoltre che ci fossimo di nuovo dimenticati delle istanze dei malati di tumore, i quali sono tutt'oggi costretti a recarsi fuori Valle per avere delle cure adeguate. E non scordiamo neppure la richiesta di un apparato pubblico radiologico migliore di quello attuale, che sia in grado di soddisfare tutti i settori di utenza.

Eppure, a mio avviso, ripeto, la scelta di lasciare tutto com'è è già stata fatta.

Per quanto riguarda le azioni sulla salvaguardia dell'ambiente e gli interventi sul territorio, devo purtroppo dire che la mia opinione in merito all'operato dell'Assessore all'ambiente non è delle migliori. Voglio dire che finora non mi sembra che siano stati fatti in materia dei grandi interventi, che siano state apportate migliorie sensibili alla qualità della vita nel nostro territorio, anzi, quando vi è stata la possibilità di predisporre uno strumento per poter migliorare l'utilizzo del nostro territorio, questo strumento, il piano territoriale paesistico, è stato invece impostato come un piano calato dall'alto, pieno di vincoli e di disposizioni cogenti, così poco confacenti ad un territorio limitato e non omogeneo come il nostro, tanto che già dal suo nascere ha visto svilupparsi attorno a sé critiche e contraddizioni, anche in seno alle forze politiche di questa maggioranza, che lo ha predisposto.

Noto invece che l'Assessorato all'ambiente si è dato da fare con le piccole cooperative e ditte, consulenti professionisti, tutti incaricati di microinterventi, piccoli recuperi ambientali, ricerche e studi, dei quali mi sfugge sinceramente l'utilità pratica.

E' vero che tante piccole cose sono state fatte, ma dove sono finiti i piani di interventi nel settore trasporti? Quale risultato hanno ottenuto le grandi progettazioni di recupero ambientale del territorio alpino? Qual è il futuro delle aree protette e delle riserve naturali valdostane? La tendenza a crearne sempre di nuove con il conseguente aumento di vincoli territoriali e ambientali mi fa venire in mente il rischio di fare di tutta la Valle un grande parco-parcheggio, abitato dai Valdostani - razza rara! - e quindi da proteggere con vincoli e decreti, onde evitarne l'estinzione.

Invece io credo che la Valle d'Aosta, definita da più parti "Carrefour d'Europe", sia un'importante regione di un'Italia che si appresta ad entrare in Europa non come riserva naturale, ma come luogo di coniugazione della valenza territoriale con le opzioni turistiche, economiche e sociali del nuovo prossimo millennio.

Quindi io credo in una regione aperta allo sviluppo economico, in grado di porsi come punto di incontro di molteplici realtà federaliste autonome e autosufficienti, e non solamente un territorio adibito a parco naturale, dove la conservazione del patrimonio ambientale non riesce ad essere al passo con la storia.

Dalla lettura del bilancio 1997 non sono riuscito ad intravedere uno sviluppo positivo dei grandi progetti dei quali l'Assessorato ci ha fino ad oggi solo parlato. Nonostante le leggine disposte dall'ambiente, nonostante le misure adottate per il miglioramento della qualità della vita, Aosta - tanto per citare il comune più metropolitano della Valle - resta agli ultimi posti della classifica nazionale delle città più pulite, incredibile, ma assolutamente vero nella realtà. Non vorrei a questo punto dover ammettere che tutti gli incarichi elargiti sino ad oggi dall'ambiente e dai trasporti siano stati decisi e assegnati solo ed esclusivamente in funzione del mantenimento di buoni rapporti a fini elettorali. Sarebbe una triste realtà di cui rammaricarsi!

Nell'ambito dell'Assessorato all'agricoltura occorre puntare alla creazione di un marchio unico di tutela per tutti i prodotti valdostani, ad una più oculata gestione delle risorse finalizzate a specifici interventi, alla soluzione dell'annoso problema della regionalizzazione delle quote latte, oltre ad un'azione rivolta ad ottenere il riconoscimento a livello nazionale della produttività valdostana, ovvero la tutela pubblica e legislativa delle zone agricole di montagna, differenziandole dalle zone disagiate. Per quanto concerne il prodotto "Fontina", maggior privilegio della qualità a scapito della quantità e previsione di un adeguato intervento regionale sostitutivo del contributo per la marchiatura.

Nell'ambito del settore dei Lavori pubblici occorre dare maggiore e continua attenzione al problema abitativo, così importante, mentre nell'ambito della Pubblica istruzione sarebbe opportuno porre in essere azioni rivolte a creare un forte collegamento fra aspetto formativo e aspetto lavorativo, tra il mondo della scuola e quello del lavoro, in modo da utilizzare al meglio la preparazione culturale dei giovani valdostani, creando loro nello stesso tempo interessanti e sempre ben accette - visti i tempi che corrono - opportunità lavorative.

Per quanto concerne i fondi globali, che rappresentano i cosiddetti "sogni nel cassetto", cioè gli interventi che dovrebbero qualificare l'operato della maggioranza, mi corre l'obbligo di far notare che non solo non ci sono interventi di un certo spessore, ma anche che le somme stanziate sono inferiori a quelle dell'anno scorso: diminuiscono le somme di pari passo con le idee e gli interventi.

Per concludere, non mi pare di intravedere in questo bilancio grosse novità sostanziali per l'economia valdostana. All'auspicata e più volte ripetuta centralità dell'uomo si contrappone ed emerge fortemente la centralità del Palazzo regionale e del suo Governo, alla tanto acclamata leggerezza della Regione si contrappone la continua ed ascendente presenza di spese per il funzionamento della "macchina regionale", che ne appesantiscono il procedere verso il duemila. In forza di tali argomentazioni e tenuto conto che si tratta di un giudizio politico, il mio voto non potrà che essere contrario.

Si dà atto che, dalle ore 10,31, presiede il Vicepresidente Aloisi.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Borre.

Borre (UV) Nous nous trouvons face à un budget auquel nous devons dédier une attention tout à fait particulière. Il s'agit en effet de l'avant-dernier acte de planification financière qui résume les ambitions de cette majorité et de son Gouvernement. Nous avons donc l'exigence de faire en même temps un bilan du travail accompli jusqu'à présent.

Nous constatons que ce Gouvernement a rempli correctement le mandat qu'il a reçu et qu'il a répondu ponctuellement aux accords établis par la majorité qui l'a exprimé.

Nous examinerons par la suite le document et nous aurons ainsi l'occasion de nous pencher sur les aspects spécifiques de chaque assessorat. Cela ne doit pas pourtant nous faire oublier l'objectif principal du budget: établir une politique économique et sociale à la hauteur des ressources territoriales et humaines de notre région pour une gestion véritablement autonome dans la perspective d'une souveraineté dans le cadre d'une réforme fédéraliste.

L'image imprimée sur l'en-tête du document représente vraiment la centralité de l'homme dans notre société; c'est là que notre attention doit se concentrer: une politique régionale à la mesure de notre réalité, qui accompagne la croissance, la prise de conscience d'un peuple à travers la culture et la tradition, ainsi qu'avec un développement planifié et équilibré par chaque secteur.

Les instances territoriales ont été bien prises en compte et ont fait l'objet d'un dialogue intense avec les syndics des différentes collectivités; à nous d'en tirer les conclusions.

Mais l'évaluation des stratégies qui inspirent notre action doit nous faire réfléchir; nous savons bien que sur certains thèmes, qui ne s'inscrivent pas directement dans l'accord de majorité, des mésententes peuvent surgir. Malgré tout, jusqu'à présent la cogestion a été suffisante et nous avons pu franchir de nombreux obstacles.

Pour revenir au budget et aux adresses pour les trois années, nous pouvons dire que les choix sont techniquement valables et formulés de façon rationnelle et compréhensibles.

L'anticipation du vote sur le budget est appréciable. Je tiens à rappeler ici quelques aspects sur lesquels la majorité et la Junte ont bien répondu: la reconversion de la surface Cogne, la reconversion de l'Autoport, la récupération du Fort et du Bourg de Bard, la restructuration de l'ancien Brambilla, l'Aéroport régional Corrado Gex, la Compagnie Valdôtaine des Eaux, Val d'Aosta Cablata, le réseau civique du service télématique, les parcours culturels, la réforme des éléments et des structures du secteur public local, la réorganisation de l'Administration régionale, la simplification même dans le budget, la définition des règles et la planification des interventions, l'agriculture et le territoire, la formation des cadres, l'Espace Mont-Blanc, le système géographique informatisé, le circuit touristique transfrontalier et la collaboration entre les parts, et d'autres encore qui sont dans le document que vous avez sur la table.

Je sens maintenant l'urgence de faire cette considération. Un accord sur des thèmes ainsi vastes, quand même limités, afin de ne pas franchir les différents procédés de concevoir la politique, peut-il être positif pour la vie de notre région autonome?

Nous avons des façons différentes de concevoir la spécificité de notre culture et de notre histoire, le territoire est perçu de façon différente, la politique sanitaire fait l'objet de visions contrastantes; est-ce que nous risquons peut-être d'être usés par des médiations continuelles? Je veux faire sortir de l'ombre certains arguments que nous devons régler rapidement.

Je propose de nouveau l'exigence de créer une structure qui, grâce à la participation des travailleurs, opérateurs du tourisme, artisans, agriculteurs et cetera, à l'intérieur des institutions et des organismes socio-économiques, puisse permettre la relance des différents secteurs de la production et des services. Le projet d'une structure pour la formation permanente dans le domaine de l'artisanat et de l'industrie est intéressante; elle est cependant trop loin de la réalité des catégories concernées. Nous devons éviter de multiplier les grandes structures, en réalisant un seul référant pour la gestion et la formation, pour adhérer aux tendances du marché, du tourisme, du commerce, du travail et du développement régional.

L'école: un enseignement véritablement bilingue, une connaissance concrète de notre milieu, de la civilisation valdôtaine et une véritable ouverture à l'Europe s'impose.

Formation: le problème des hommes est primordial, former des hommes qui pensent et qui agissent est donc le premier devoir de tous ceux qui se préoccupent de l'avenir du Pays. L'homme doit être au centre de la politique de développement, nous devons être prudents face aux grandes sociétés et dans la protection du territoire, notre véritable richesse.

Fidélité aux principes: l'homme au centre, nous devons être attentifs à la dimension. La Vallée d'Aoste est un microcosme et nous devons veiller à sa protection.

Industrie: nous devons bien évaluer nos besoins et former les entrepreneurs pour y faire face. Toute la politique en matière d'artisanat et de petit commerce doit être revue, car elle est fondamentale pour notre économie.

Tourisme: nous avons besoin d'utiliser au mieux nos ressources, en les utilisant avec beaucoup de respect envers notre "petite patrie"; un tourisme trop massif et une exploitation trop lourde du territoire risquent de bouleverser notre identité.

Agriculture: notre attention doit s'adresser aux techniques agricoles compatibles avec l'environnement, en veillant à la qualité des produits et à une exploitation correcte du sol disponible.

Santé: nous devons rationaliser les services, renforcer la spécialisation et réaliser des économies afin de rendre un meilleur service. Le plan est à l'examen des commissions et j'espère qu'il ne sera pas affaibli par les tensions politiques qui se sont annoncées.

Décentralisation: elle est en marche et nous devons procéder rapidement. Nous devons poursuivre dans la direction indiquée par les principes fédéralistes tels que la subsidiarité, la certitude des ressources et le rééquilibrage des recettes. La réforme de l'Administration régionale est fondamentale, la loi n° 45/95 est un excellent point de départ; je ne voudrais pas que dans ce domaine une fois de plus la médiation refroidisse l'effet des principes qui ont été énoncés.

Nous ne devons plus avoir des fiefs, des réserves privées, des structures doubles, qui nous font gaspiller de l'argent; des exemples sont l'eau et l'énergie où 4 assessorats gardent des compétences.

Mentre noi discutiamo il bilancio regionale, il Governo romano di Romano Prodi sta avviandosi all'approvazione della finanziaria. Ritengo quindi in quest'occasione in cui parliamo della finanziaria regionale fare un cenno anche alla finanziaria dello Stato, di recente varata dalla Camera ed ora all'esame del Senato, segnalando innanzitutto il nostro apprezzamento per l'approccio al problema proposto anche questa volta dai nostri Parlamentari, che hanno incontrato la Giunta regionale e i Capigruppo del Consiglio e anche i rappresentanti delle categorie economiche e sociali.

E' un metodo di confronto democratico che apprezziamo molto, così come è risultata estremamente importante l'azione regionale degli scorsi anni, poiché con le norme di attuazione in materia di ordinamento finanziario abbiamo messo al riparto il riparto fiscale da qualunque cattiva sorpresa.

Gli emendamenti presentati dal Deputato valdostano alla Camera e che ora fanno parte dei provvedimenti della finanziaria sono risultati molto importanti. Vorrei ricordarne alcuni, iniziando da quelli che rafforzano il ruolo legislativo del nostro Consiglio in materia sanitaria, di ordinamento scolastico e di controllo sulle invalidità civili.

Importantissima è poi la norma di salvaguardia in materia di immobili dello Stato per un loro trasferimento al demanio regionale, così come è apprezzabile l'esclusione dei comuni della Valle al di sotto dei 5000 abitanti dal sistema della tesoreria unica.

Molto rilevanti le norme in materia di ruralità e per la tassa di successione in zone di montagna.

Giusta la soppressione dell'imposta di soggiorno prevista all'inizio della finanziaria, così come la tutela del settore dei trasporti, comprese le autolinee e i trasporti a fune, dai rischi di inasprimenti fiscali.

Interessanti la revisione del sistema pensionistico per gli autonomi contro eccessive penalizzazioni e lo sblocco delle assunzioni per i dipendenti, compresi i guardaparco del Gran Paradiso.

Così come la norma sulle quote latte contenute nella finanziaria, che tutela la montagna, come più volte richiesto al Governo dai nostri Parlamentari.

Infine vorrei segnalare l'emendamento che ha sbloccato alcuni fondi per le trasmissioni radio-tivù delle minoranze linguistiche, accompagnato da un ordine del giorno accolto dal Governo che prevede lo sblocco delle apposite convenzioni entro il gennaio '97 senza tagli nelle trasmissioni. Concludo con l'ordine del giorno della Camera che invita l'INAIL, tramite il Governo, ad evitare la revisione per gli invalidi del lavoro con oltre 70 anni ed in Valle sono interessate migliaia di persone.

Esprimo dunque il mio vivo apprezzamento per il lavoro svolto dal Deputato Caveri e sono certo che anche il Senatore Dondeynaz lavorerà con impegno al Senato per ulteriori miglioramenti.

En conclusion, je veux rappeler un argument qui m'est cher, l'énergie: ce cheval de bataille de toutes nos campagnes électorales, l'or blanc de la Vallée d'Aoste, risque de devenir un cheval de Troie. La privatisation en cours risque d'endommager les petits producteurs. Le grand lobby de l'ENEL ne sera pas démembré au bénéfice du marché et d'une politique de concurrence loyale au profit des consommateurs; elle sera seulement ouverte aux grandes entreprises qui renforceront la politique de monopole. Notre statut est clair à ce sujet aux articles 5 et 7. Nous devons préparer rapidement une loi régionale en fonction d'une politique valdôtaine d'exploitation des eaux pour pouvoir acheter à un prix équitable toutes les structures dont l'ENEL est propriétaire au Val d'Aoste.

C'est à nous de nous démontrer de vrais Valdôtains, conservant le caractère d'un peuple, nous formons un peuple ayant un caractère à part, nous habitons une région ayant des caractères bien distincts, nous protestons que l'on nous prive de tout ce qui a fait notre grandeur d'autres fois.

Mais à quoi bon ces plaintes et ces constatations? Nous devons pousser la volonté à agir et le coeur à espérer, l'intelligence à établir les moyens de renaissance et de vie. A quoi bon protester et pleurer si ensuite nous restons là avec nos divergences d'opinions et nos antipathies personnelles, si nous ne sommes pas capables de dire ce que nous devons faire et puis de nous unir étroitement pour la défense sacrée de nos gens.

Ho concluso la mia relazione con questa frase estrapolata dal libro di Emile Chanoux, perché la mia relazione non venga interpretata come una critica, anche se parziale, all'operato della Giunta; la mia relazione vuole essere invece un'autocritica per quello che dovrebbe essere il lavoro che noi consiglieri dovremmo produrre e quindi proporre alla Giunta, perché tutto quello che è stato detto nella relazione venga attuato.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Linty.

Linty (LNPIAP) A più riprese abbiamo discusso in quest'aula sull'attendibilità del documento di programmazione contabile della Giunta regionale. In esso troviamo diversi indirizzi di intervento in tutti i settori dell'Amministrazione regionale. Non posso far altro che confermare la grande inattendibilità del bilancio di previsione per l'esercizio '97, almeno comparando i dati in esso presenti alla voce assestato 1996 e la competenza iscritta nel bilancio per l'anno 1996.

Infatti, a fronte di una previsione di spesa di 1784 miliardi escluse le contabilità speciali, approvata con il bilancio per l'esercizio in corso, ci troviamo oggi con un assestato sullo stesso esercizio di 1995 miliardi. La differenza di 211 miliardi incide sulle previsioni di spesa per il 12 percento, ed è lì a dimostrare quanto sia alta la tolleranza fra i dati previsionali e il successivo assestamento.

Il delta in questione viene generato da cause interne ed esterne all'Amministrazione regionale. Non è mio compito occuparmi delle cosiddette "cause esterne", poiché esse sono da imputare direttamente alla burocrazia statale e governativa. Preferisco soffermarmi sulle cause interne, ovvero quelle dipendenti dalla capacità di programmazione della Regione.

Questa differenza in sede di previsione si ripete di esercizio in esercizio e dimostra quindi una capacità limitata dell'Amministrazione regionale di iscrivere nel bilancio cifre attendibili. La somma in questione, infatti, non è irrisoria, parliamo di oltre 200 miliardi. Ma la lungimiranza a volte eccessiva emerge dalla relazione sentita un anno fa in quest'aula da parte dell'Assessore, e non senza poche sorprese.

In quel documento - che come quest'anno abbiamo l'onore di poter leggere per la prima volta solo il giorno della discussione della legge finanziaria - si leggeva infatti che il bilancio di allora era impostato sul rigore nell'esaminare e nel formulare le previsioni relative al quadro economico di riferimento, rigore nelle previsioni relative alle entrate e alle spese. Se di rigore si fosse trattato, forse la previsione sarebbe stata un po' più azzeccata. Vi era poi l'enunciazione di intenzioni e programmi degna del migliore libro dei sogni. Si programmava infatti: il progetto di rilancio del polo bancario regionale, la revisione del sistema di gestione e controllo delle partecipazioni regionali, la regionalizzazione dei servizi antincendio, la riprogettazione urbanistica dell'area Cogne di concerto con il Comune di Aosta, gli interventi di riqualificazione nel settore lattiero-caseario con particolare riferimento al nuovo stabilimento della Centrale Laitière d'Aoste.

Dei dieci obiettivi inquadrati un anno fa, ne sono stati centrati quattro e mezzo, di quelli appena citati nemmeno uno; eppure erano nel programma dei lavori previsti per il 1996 e dubito che si possa concretizzarli nel corso dei 40 giorni che ci separano dal 1997.

Un'attenzione particolare merita il discorso del riparto fiscale. Senza timore di ripetermi, credo sia giunto il momento di comunicare ai Valdostani i dati certi e non sapientemente manipolati per dimostrare un'autosufficienza finanziaria, che ad oggi è inesistente. Il titolo primo a pagina 5 della prima parte recita: "Entrate derivanti da tributi propri della Regione, dal gettito di tributi erariali o di quote di esso devolute alla Regione". La quota sostitutiva dell'IVA all'importazione per merci provenienti da paesi comunitari può rientrare solo nella dizione: quote del gettito di tributi erariali devolute alla Regione. Sì, ma chi devolve? Da quali casse escono questi soldi? Dalle casse dello Stato italiano, sono veri e propri trasferimenti statali blindati, verso i quali la Regione è disposta ad accollarsi qualche competenza altrove gestita dallo Stato stesso. Purtroppo però questa non è autonomia. Autonomia vuol dire poter gestire come meglio riteniamo i servizi che in altre realtà sono gestiti dallo Stato centrale. E' perfettamente inutile accollarsi delle funzioni delegate, se poi siamo obbligati a gestirle secondo i parametri decisi dai burocrati di turno nelle stanze romane.

Questi 488 miliardi non fanno parte della capacità di generare reddito di questa regione e potrebbero essere rimpiazzati da scelte politiche più decise e determinate nel campo della produzione e distribuzione di energia elettrica, nel campo industriale e con il rafforzamento del riparto fiscale vero e proprio. E' semplicemente scandaloso, infatti, come l'ENEL e la Telecom si ostinino ad emettere le relative fatture fuori dal territorio valdostano; visto che sono così attaccate alla capitale, che producano l'energia con l'acqua romana e ci lascino utilizzare ciò che la natura ha dato alla nostra regione!

Tornando alla quota sostitutiva dell'IVA, vediamo come questa incida per il 26 percento sulle entrate regionali. Di questi tempi un bilancio ridotto del 26 percento delle sue capacità di spesa potrebbe avere effetti devastanti sulla nostra comunità; è quindi giunto il momento di prevedere azioni concrete e mirate a garantire un riparto certo ed interno alla nostra economia, che insomma ci faccia camminare con le nostre gambe.

Non possiamo continuare a contare su risorse statali, non possiamo accettare supinamente il fatto che i trasferimenti in questione lo Stato li genera con l'emissione di debito pubblico.

Parlare di residui in sede previsionale è un po' azzardato, comunque emerge un aumento di residui passivi iscritti a bilancio rispetto alle previsioni per l'esercizio in corso per circa 7 miliardi. Il residuo passivo è comunque sintomo di scarsa capacità di liquidare da parte della Regione, appesantita da una burocrazia ancora troppo presente.

Gli stessi 7 miliardi li ritroviamo anche in aumento nei residui attivi, iscritti nella prima parte del bilancio e in attesa di definizione al 31 dicembre prossimo.

Considerando la difficoltà dei rapporti fra Regione e Ragioneria centrale dello Stato, sarebbe comunque opportuno prevedere dei meccanismi di incasso più rapidi e precisi, in grado di consegnare alla Regione delle certezze contabili anche in termini temporali.

Più del 61 percento della seconda parte del bilancio di previsione verrà utilizzato per coprire le spese correnti; è troppo, non possiamo pensare di intervenire sull'occupazione, sugli investimenti produttivi, quando il 61 percento delle risorse viene letteralmente bruciato come se fosse combustibile. E' insindacabile come parte di questi stanziamenti utilizzati per le spese correnti di fatto rientri sotto forma di riparto fiscale a diverso titolo. Dobbiamo comunque evitare un'economia a circuito chiuso, là dove esiste di fatto una continua partita di giro fra il sole e i suoi satelliti. Non credo sia il caso di specificare a chi mi riferisco quando parlo del sole; i satelliti invece possono essere considerati tutti i dipendenti della pubblica amministrazione o delle aziende a lei collegate. Chi percepisce direttamente o indirettamente lo stipendio della Regione, paga le tasse sull'emolumento, tasse che in parte ritornano alla Regione. Sempre i satelliti acquistano beni di consumo o immobilizzano il loro denaro versando le dovute imposte, che in parte tornano alla Regione. Solo con un'apertura e un'espansione del nostro mercato, possiamo evitare di assistere impotenti a questo serpente che si morde la coda e frena inesorabilmente lo sviluppo della Valle d'Aosta.

Credo che sia a dir poco scandaloso che il massimo ente economico presente in Valle d'Aosta si pronunci su un documento così importante com'è il bilancio di previsione con 37 righe esclusi i cordiali saluti, mi riferisco al CREL. Quando a volte noi dell'opposizione parliamo di carrozzoni, eccolo qua il carrozzone! Io non dico criticarlo, posso dire dare consigli, altrimenti cosa stanno a fare lì? Sono 37 righe, e per di più con un invito al comma 6, dove si dice: "In conclusione richiamiamo l'attenzione sulla necessità di vigilare sugli effetti che nuovi sistemi fiscali potrebbero produrre proprio in riferimento all'attuale sistema finanziario della nostra regione. Firmato: il Presidente, Guido Dondeynaz". Ma se non vigila lui, dico io, che è a Roma e fa il Senatore, dobbiamo vigilare noi? Quindi se a volte ci lasciamo andare con apprezzamenti vari circa questi enti economici, ieri abbiamo avuto la prova di non avere proprio tutti i torti.

L'anno scorso ho associato la Regione ad un'automobile di lusso con il motore di un'utilitaria, dopo un esercizio finanziario durante il quale ha percorso pochi chilometri, ma in compenso ha consumato molto carburante. Oggi assistiamo all'aumento degli optional, all'incremento del peso a pieno carico e alla contestuale diminuzione della potenza del motore che spinge l'autovettura.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Perron.

Perron (UV) Il punto di vista del gruppo è stato affrontato molto bene dal collega Borre; voglio solo fare alcune considerazioni di carattere generale, toccando alcuni aspetti che mi pare importante dal mio punto di vista toccare.

Il momento della discussione del bilancio è senza dubbio un momento importante, delicato per la vita della nostra regione, delicato per le forze politiche, delicato ed importante per questa istituzione, delicato e importante per l'intera regione, per i cittadini nella loro totalità.

Il bilancio regionale certamente è l'atto più significativo, sia dal punto di vista amministrativo che dal punto di vista politico, che annualmente noi approviamo. Il bilancio costituisce veramente - sia che funzioni a pieno ritmo o che funzioni un po' meno - il motore della macchina regionale ed è un motore che crediamo, nel limite delle nostre capacità, di far funzionare e di aver fatto funzionare a pieni giri.

Un bilancio, questo, che viene presentato quasi a fine legislatura e quindi permette alle forze politiche, al di là dei numeri che sono contenuti in questo bilancio, di fare anche una riflessione su ciò che si è svolto, di fare quindi una valutazione un po' più ampia, di poter esprimere quindi un giudizio se l'impegno di legislatura è stato rispettato o meno.

Voglio anche sottolineare che questo bilancio viene presentato in un momento di profonda incertezza per l'Italia; stiamo vivendo una fase di recessione, dove la stagione delle riforme non riesce a prendere corpo e dove ancora una volta è presente più che mai il problema occupazionale che riguarda tantissimi giovani.

Un primo elemento che mi permetto di sottolineare, positivo, è senza dubbio quello dei tempi: quest'anno il bilancio viene presentato con un buon anticipo rispetto agli anni passati. E' un bilancio che rispetta l'impostazione e le scelte che sono state fatte negli anni precedenti, è quindi un bilancio che viene fatto nel segno della continuità, della coerenza e in questo non vedo, a differenza di altri colleghi, nessun elemento negativo. Credo anzi che sia un elemento estremamente positivo, del quale non ci si deve vergognare affatto, sarebbe incoerente - se non paradossale per certi aspetti - per una maggioranza regionale attuare una linea nel concepimento del bilancio diversa da quella degli anni precedenti. Dicevo, è un bilancio coerente con il programma di legislatura che le forze politiche si sono date e che intendono, per quanto possibile, cercare di realizzare.

E' chiaro che la relazione al bilancio che discutiamo oggi non è tutto il bilancio; molto dipenderà anche dalle scelte che verranno fatte in un futuro, dagli atti amministrativi che verranno adottati, però voglio sottolineare ancora una volta che i principi, le indicazioni che sono contenute nel bilancio e le scelte e i principi che sono contenuti nel programma di maggioranza si integrano perfettamente fra di loro. Questo mi pare un dato politico da tenere presente, un dato politico che merita di essere sottolineato e che, ripeto ancora una volta, sarebbe curioso se questi due elementi non combaciassero fra di loro.

Qual è la finalità della nostra azione politica? Credo che sia quella di avere un utilizzo ottimale delle nostre risorse, possibilmente utilizzando le risorse locali il più possibile, cercando di realizzare anche uno sviluppo culturale, sociale, economico che vada avanti ma che sia equilibrato, che sia giusto in tutti i settori che permettono in questo modo di avere una crescita nostra, permettono anche di affermare al tempo stesso quella che deve essere la nostra identità.

Condividiamo, almeno io condivido ed esprimo un giudizio positivo su quei punti che l'Assessore ha definito i punti forti, gli elementi principali della politica economica della nostra regione, le grandi aree di sviluppo che in questa relazione vengono individuate e che la politica regionale deve continuare a perseguire.

Condividiamo l'impostazione di questo bilancio, che mi pare di poter dire essere un bilancio che non promette la luna, essere un bilancio realistico - in questo mi pare di rilevare un elemento di serietà - però un bilancio che in qualche modo contiene la promessa di realizzare quello che crediamo possibile realizzare.

Condivido lo sguardo attento che viene dedicato al territorio, all'ambiente, la costante attenzione che viene dedicata agli enti locali, attraverso questo grande processo di decentramento che man mano prende sempre più corpo, la grande attenzione che dedichiamo e che dobbiamo continuare a dedicare ai nostri comuni, agli interventi in campo socio-sanitario, al sistema economico locale. In questo senso, quindi, la prospettiva di riqualificare l'area di Saint-Vincent, che rappresenta una delle aree più qualificanti per la nostra regione, la valorizzazione della Bassa Valle con l'ambizioso progetto del Forte di Bard, mi sembrano degli elementi da tenere presenti.

Credo che uno sguardo attento meriti anche quella che possiamo definire la Media Valle, la zona che va da Aosta a Saint-Vincent; e a questo punto mi pare sarebbe interessante che questa zona avesse degli interventi qualificanti. E' una zona che accoglie il turista quando arriva ad Aosta, quindi è una zona che merita di essere valorizzata. Penso a questo proposito che una qualificazione dell'area di Brissogne sarebbe interessante, si tratta di accogliere il visitatore che esce dall'autostrada e la prima carta da visita che si trova è questa qui. Assessore, mi permetto di sottolineare ancora una volta l'importanza della realizzazione di un campo da golf a 18 buche, in accordo con l'Amministrazione comunale di Fénis. Chiedo a questo punto non la realizzazione tout court ma il verificare, una volta per tutte, se ci siano le condizioni o meno per realizzare quest'opera, che ritengo possa avere un domani un'importanza fondamentale per il turismo e per l'economia della nostra regione.

Diamo uno sguardo anche al turismo culturale, quindi una valorizzazione per quanto possibile, per le competenze che abbiamo in questo ambito, di quelli che sono i castelli che sono un'enorme risorsa che forse oggi non viene sufficientemente valorizzata.

Sottolineo anche la necessità di un'ultimazione al più presto di tutti i lavori dell'autostrada. Questi sono alcuni suggerimenti che possono essere tenuti presenti.

Credo che questo bilancio contenga quello che un bilancio pubblico deve avere, ovvero una finalità di tipo redistributivo, sia interpersonale sia territoriale, l'efficacia di una politica di stabilizzazione di un ciclo economico che forse ha impedito, di fronte a delle recessioni più dure come quella che stiamo vivendo, che la nostra economia subisse dei contraccolpi così duri come avrebbe potuto avere.

Spero di non sentire - come non abbiamo sentito per adesso - il ripetersi di certi pregiudizi sul fatto che vi sia un presunto esubero di risorse da parte della Regione rispetto ai fabbisogni effettivi; sovente sono dei giudizi che non tengono conto di fattori specifici e tipici della nostra realtà.

Credo che anche là dove ci sono delle critiche di questo genere è comunque necessario recepire tali critiche come una sollecitazione, un incentivo a cercare di fare di più e a fare di meglio, e ad utilizzare il bilancio regionale come uno strumento di politica economica, tenuto conto della grande importanza che questo strumento ha, sull'impatto che esso ha su tutta l'economia regionale.

E' questo, tenuto conto che nella nostra regione non è possibile utilizzare la leva monetaria ed è possibile utilizzare la leva fiscale in misura molto, molto ridotta, lo strumento di maggiore importanza per il raggiungimento di finalità di politica economica, è e resterà la capacità di spesa pubblica della nostra regione. E' dalla capacità della spesa pubblica di creare degli effetti moltiplicativi sul reddito che dipende il tasso di sviluppo della nostra economia.

Quindi esprimo un giudizio positivo sull'impostazione del bilancio, sottolineo che è coerente con l'impostazione degli anni precedenti e che si intreccia perfettamente con quanto previsto dal programma di legislatura.

Credo che se l'obiettivo da parte di questo Consiglio regionale, da parte di questa classe politica, è quello di avere una Valle d'Aosta migliore per sé e per i suoi cittadini, una Valle d'Aosta che guarda all'Europa come un elemento di confronto, di crescita e di stimolo, se l'obiettivo è quello di avere una pubblica amministrazione più moderna, questo sia un programma ambizioso ma non utopistico, realizzabile, nella consapevolezza delle nostre responsabilità e delle nostre possibilità tenendo sempre presente che al centro di tutto, come ha giustamente affermato l'Assessore ieri nella sua relazione, vi sono delle grandi scelte di indirizzo, vi sono delle grandi scelte strategiche, ma al centro di tutto rimane sempre e comunque l'uomo.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) Non mi dilungherò perché già l'anno scorso e gli altri anni ho detto che questo per me, ma penso per tutti noi, è un libro dei sogni, perché ci sono tante cose, chi le valuta bene, chi le valuta male, poi la maggioranza imposta la sua linea politica su questo bilancio. Però, secondo me, è molto più importante il consuntivo che si discute a luglio, per capire la capacità di lavorare di questa maggioranza.

Devo dare atto inizialmente all'Assessore di avere mantenuto abbastanza le promesse, questo è uno strumento contabile migliorato rispetto ai primi che abbiamo visto ed è un peccato che si cominci proprio a farli meglio, perché questa legislatura - come qualcuno ha già ricordato - volge ormai verso la fine.

Però questo bilancio ha un fardello pesante, il 61 percento se ne va infatti in spese correnti. Sono d'accordo con Linty quando dice che è molto pesante la percentuale di spese correnti e che questa impedisce una parte di sviluppo.

Voglio parlare poco, però sono anch'io d'accordo con il giudizio espresso da Linty sul CREL, che è l'organismo preposto a dare dei giudizi e possibilmente ad aiutare i consiglieri ad orientarsi nel bilancio, e che invece si esprime in sole 36 righe. Quando è stato formato io ho detto che era un carrozzone e con il passare del tempo lo dimostra sempre più. Ne abbiamo diversi di carrozzoni da cancellare e sono spese che potremmo cancellare dal bilancio e utilizzarle in investimenti.

Diceva Perron che ci sono dei piani importanti, c'è una linea politica che viene rispecchiata in questo bilancio, e io ho detto che vorrei vedere poi la capacità di attuazione. Penso a Saint-Martin de Corléans, all'area megalitica, ne parliamo da tre anni, forse ne parlavano da cinque prima, probabilmente non è ancora visitabile. Ci sono 500 milioni per quest'area, non so se si faranno ancora degli studi per capire come fare.

A me interessano gli interventi di tutti i giorni, a me interessa l'industria, il piano energetico regionale. Se guardiamo nelle ultime pagine di questo bilancio, c'è qualche miliardo per l'utilizzazione degli scarti del bosco, cioè per creare delle centrali che utilizzano i residui delle segherie; c'è la privatizzazione della Digrava, che non so a che punto sia fra l'altro, vi sono voci contrastanti: qualcuno dice che non è stato ancora sottoscritto l'accordo, però ci sono i finanziamenti a fondo perduto per chi vuole allacciarsi al metano, mentre prima non c'erano quando la Regione era in maggioranza nella Digrava. Ci sono le acque che stiamo sfruttando, stiamo dando delle autorizzazioni per la captazione di acqua per impianti elettrici. Ecco, questo piano energetico regionale vorrei capire se non è uno dei punti qualificanti, Borre; lo hai detto anche te, lo abbiamo detto un anno fa, lo abbiamo detto tre anni fa, probabilmente era nei programmi di questa Giunta. Forse nell'82 è stato già detto, nell'89 si è fatta una delibera con cui si diceva di non autorizzare la concessione delle acque senza il piano delle acque; siamo ancora qui a rilasciare delle concessioni provvisorie.

Quello che mi interessa di più è l'Ospedale; vorrei capire dall'Assessore cosa si vuol fare. Fuori da questa sede si parla di ospedale nuovo, di ospedale vecchio; ma con questi finanziamenti non si parla più di ospedale nuovo, Assessore.

Una cosa ci tengo a dire; come ha detto Collé, quando si è lontani è più facile parlarne, ma quando si vivono certe situazioni, ci si trova in difficoltà. Abbiamo un ospedale che è in continua ristrutturazione, ci sono reparti dove ci sono ammalati gravi e dove vengono ricoverati altri ammalati meno gravi, che devono sopportare tutta la notte le lamentele degli altri ricoverati. E' questa la qualità della vita, è questo l'uomo al centro di questo bilancio? Vorrei che ci fosse più dignità in questa regione, dignità per quelli che ne hanno bisogno; ci sono i grandi programmi che poi vengono realizzati in parte, qualcuno ha enunciato tanti piani che c'erano precedentemente e dei quali se ne sono realizzati quattro su dieci.

Ma la cosa che più mi interessa è la dignità dei Valdostani e una delle cose che più mi hanno colpito e mi hanno fatto vergognare di essere Valdostano, è quando ho visto le cassettine per le offerte alle famiglie che hanno dei figli o dei parenti che devono essere curati per malattie gravi. Vorrei che con le cifre di questo bilancio non si permettessero più queste cose, cioè non fosse più necessario che le famiglie valdostane perdessero dignità e chiedessero sui giornali o nei locali pubblici tramite delle cassette degli aiuti per poter curare i loro figli. Allora sì che quell'uomo che c'è qui davanti non diventerebbe più nero, ma sarebbe un uomo con una dignità.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Bich.

Bich (RV) La ringrazio, Presidente, di avermi dato la parola. Non ho nessuna intenzione di discettare su questioni più o meno ridanciane come si fa sempre, cioè si recita un po' la commedia, si va sul palcoscenico, questo è il giorno dello Charaban perché il bilancio è uno strumento voluto dalla legge e a termini di legge bisogna discuterne, i gruppi politici fanno politica anche perché devono farsi vedere dalla televisione e farsi sentire dagli elettori, e quindi questo è proprio il giorno ideale per poter svolgere questo compito.

E' che non è sempre così, ci sono gli anni in cui il giorno è brillante, nastrini colorati, sole e tante belle parole, c'è anche magari un personale politico più abituato alla dialettica, alla battuta, eccetera, quindi viene fuori che abbiamo fatto un bel bilancio. Negli anni scorsi già allora veniva fuori questa preponderanza dei "pezzi grossi" che parlavano in occasione della presentazione del bilancio e in effetti davano un'intonazione e un indirizzo che erano importanti, perché poi erano quelli recepiti dai sacri testi e le Giunte andavano su quei binari.

Oggi sono cambiate le cose, non tanto perché mancano i carismi, questo non è vero; penso che il bastone del maresciallo ciascuno di noi l'abbia in questa busta gialla, che è un po' la significazione degli atti del Consiglio, e si comincia a vederne qualcuno. Vediamo delle persone che stanno prendendo distanze dal gruppo e vanno meglio.

Volevo tornare proprio alle dichiarazioni sul bilancio. Oggi c'è il tentativo di ridurlo allo stampino di una cosa uguale per tutti, di un rituale macero, buttato lì, insulso, che non dice niente, dove dobbiamo mettere dentro un po' di retorica. Salta fuori l'uomo e generalmente l'uomo, quando è detto così, equivale a "figlio di puttana" perché quando l'uomo è al centro di tutto, quando si parla di bilancio e si parla di spostamento di grandi risorse, non so se quello deve essere un uomo tanto poetico; generalmente è un uomo che ha il pelo sullo stomaco alto così ed è tutt'altro che l'uomo illuministico di cui si legge sui libri, è l'uomo dal quale bisogna tenere bene le distanze.

Però il bilancio è significativo, ormai abbiamo imparato che dietro a quanto viene scritto nelle relazioni c'è la volontà politica. Dietro c'è Shylock - chiedo scusa, Presidente - quello con le orecchie un po' adunche che guida un'astronave meravigliosa, e penso che Shylock sappia dove portarci con questo bilancio. E dietro cosa c'è? C'è una fisionomia, una connotazione politica che è precisa: è un futuro dove il Consiglio regionale sarà sempre formato da tanti partiti, dove un partito sarà preponderante su altri, dove la politica moderata si esprimerà nella riproduzione di forme e di procedure come è scritta sul bilancio, ma come è stata svolta fino adesso. Quindi è l'affinamento di procedure, la gestione di organi così avevamo avuto nel passato. Avevamo qui un missile a tre stadi: un primo stadio doveva portarci al consolidamento dell'autonomia, e quello lo abbiamo già bruciato però abbiamo un'autonomia di tutto rispetto, un'autonomia funzionale che ha la sua dotazione economica, ha una sua cultura e quindi diciamo che il primo stadio lo abbiamo brillantemente esaurito e si è già sganciato dal resto. Il secondo stadio era quello di reperire le risorse e di blindarle, e questo lo ha fatto brillantemente l'Assessore Lévêque che è il gran blindatore di risorse; mi ricordo che già quando era Capo di gabinetto lui, attraverso i giusti collegamenti, era riuscito a consolidare i flussi finanziari per avere e mantenere la nostra autonomia finanziaria. Adesso c'era il terzo stadio ed è qui che invocavo Shylock, perché questo era il momento dell'inventiva: abbiamo i soldi, abbiamo le procedure, abbiamo quanto è necessario per far funzionare nell'ultima traiettoria la nostra astronave e arriviamo qui con dei tabulati vecchi, per cui sapremo che il nostro volo terminerà come un normale volo di linea.

Mi aspettavo molto di più, lo dico in buona fede, spero di non far ridere, e comunque lo faccio involontariamente, ma mi aspettavo che in questa legislatura saltassero fuori i due estremi, chi tirava da una parte e chi tirava dall'altra, per creare le due polarità, a prescindere poi dalle sigle delle varie forze politiche o dal fare riferimento a Chanoux o magari qualche volta anche a Stévenin che è Monseigneur... o a quanti altri, per non rapportarci sempre a certe dottrine, per carità più che valide.

Insomma, mi aspettavo che saltassero fuori le due polarità: il nuovo e il vecchio, il conservatore e il progressista. E invece non viene fuori, perché ci sono degli interessi specifici, precisi, politici, di mantenere le cose così come stanno, e la legge elettorale sarà l'ultimo... ma andate già via, Santo cielo!

(risate in assemblea)

... sarà l'ultimo tassello che, incastonato su quella pietra, dirà: eh, sì, la decima legislatura è stata uguale alla nona, uguale all'ottava, eccetera, niente di nuovo sotto il sole, sono le nove e tutto va bene. Per carità, mi sta benissimo, per me vale il "sei" questo discorso, però è così poco eroico, è così poco alpino. Quando noi esaltiamo l'alpinità, ma l'alpinità è un concerto di uomini, di sangue, di passioni, di "incazzature", eccetera, per arrivare in cima alla montagna. Qui invece ci siamo installati nei comodi prati di fondovalle e non si muoviamo più.

Sugli obiettivi strategici c'è una doppia lettura da parte dell'Assessore. A cominciare dal sistema bancario, visto i problemi che abbiamo sull'imprenditorialità un po' assente in Valle d'Aosta, perché gli imprenditori sono stati abituati - come qualche volta è stato sottolineato - ad avere più che a dare, gli imprenditori nostri pur con tutto il rispetto non sono imprenditori puri alla Adamo Smith, sono imprenditori abituati al palazzo, al venire qua, a chiedere, noi anziché dargli un sistema bancario che gli faccia da tutor, che sappia trasferirli ad una mentalità più evoluta, tale che possano vedere certe occasioni imprenditoriale che si stanno delineando sul nostro mercato - cito le funivie, cito gli alberghi, cito il Casinò - abbiamo una normalissima banca ordinaria dove l'agevolazione, se ci sarà, sarà un'agevolazione sui tassi secondo lo spirito con cui era nata. Cioè, cosa facciamo? Diminuiamo i tassi, cosa difficilissima se non impossibile, rischiosa, "incasinata". Pensavamo ad una banca da fare che sapesse prendere i pacchetti azionari un po' smunti, li lucidasse per bene, li desse in mano a qualche nuovo imprenditore, a qualche nuova felice intuizione della "notre tzente vallée" come dice Roberto Mancini, per andare avanti sapendo cosa fare dei beni nostri. Perché la prima cosa è saper utilizzare i nostri beni, se non sappiamo più utilizzare i nostri beni, possiamo andare a nasconderci. E' inutile parlare di stravolgimenti, di cambiamenti istituzionali se non sappiamo far funzionare casa nostra e gestirci casa nostra.

Sull'Autoporto sta venendo fuori un'operazione sporca, fra virgolette, non sporca nel senso "Di Pietro, non di Pietro", però un'operazione che ci porterà ad avere il doppione di un sistema distributivo già esistente, che è buono o non buono, non lo so, che va migliorato, ma che diventa esorbitante e sovradimensionato rispetto alla realtà valdostana. Sono saltati fuori 180 dipendenti e qui non ho capito bene da dove venga fuori questo numero, perché ogni tanto salta fuori lo gnomo di Pont-Saint-Martin, appare in televisione, ci dice cosa farà nell'area strategica dell'Autoporto e dice: 180 persone. E dove li metti questi 180, da dove li togli? Spariscono da qualche altro centro commerciale... lui parla solo di centro commerciale, se li immetti nel nuovo centro commerciale di Brissogne, devono sparire da qualche altra parte, il che costituisce quasi la somma di quelli che sono grossi centri commerciali operanti oggi in Valle d'Aosta. Quindi c'è una grossa contraddizione e non riusciamo a capire a questo riguardo; si invoca il bilancio, ma quando si parla di bilancio come visione strategica delle cose bisogna fare molta attenzione. E anche qui facciamo attenzione; qualcuno va vaneggiando sulle macroregioni intralpine, non stiamo ora a citare studiosi che hanno messo in più circostanze il dito sulla piaga e hanno già detto quello che si doveva dire su questo, ma sta andando avanti - volutamente o meno - una strana intromissione della megaimprenditoria d'Oltralpe, vallese poco, i Vallesani non li vedrete mai, si utilizzeranno per raccogliere l'uva e basta...

(ilarità dell'assemblea)

... d'Oltralpe e tu vedi che cominciano ad entrare in centri importanti, cioè entrano nel "caveau", non è che vengono qui a raccontarci come si fa la raclette, non gliene frega niente. Questi vengono qui, si prendono le funivie, si prendono i centri commerciali, si prendono i centri industriali, e via dicendo. Non è vero che questa è una cerniera in cui la Padania si confronta con la Savoie; qui c'è un'imprenditoria aggressiva, molto volitiva d'Oltralpe che sta entrando qua e noi la stiamo agevolando, volutamente o meno, questo vorrei capirlo (per me volutamente, altri diranno che non lo hanno fatto apposta, che non se ne sono accorti, che erano via in quel momento...). Stanno entrando questi tipi di capitali, che sono capitali concorrenti e non venitemi a dire il contrario; si diceva un momento fa: "Perché non facciamo un bel manifesto per il turismo con la Savoia"? Ma non lo faranno mai perché siamo concorrenti, perché gli Italiani vanno a sciare in Savoia, se vogliamo saperlo, e i flussi turistici di riporto hanno dato chiare indicazioni: chi ha acquistato la casa, chi l'ha affittata, chi ha acquistato beni. E se vai a Chamonix, a Rosière, in Val d'Isère, ovunque nei grandi centri di sci totale, senti parlare quasi solo italiano. E noi cosa vogliamo fare? Vogliamo fare la promozione con questi? Io affermo - e vorrei essere smentito - che noi nella nostra attività economica siamo fortemente concorrenziali in questo momento e stiamo perdendo la battaglia sulla qualità dell'offerta con la Savoie e la Haute Savoie, non parliamo poi del Vallese che è tutto un discorso a sé stante. Allora che senso ha non dare una precisazione su questo? Il bilancio è uno strumento che in questa direzione può capovolgere delle grosse risorse, riportare di qua il baricentro di certe iniziative economiche, non lasciarlo di là. A meno che non siamo autolesionisti, il boccio mica vogliamo darlo al primo savoisien che troviamo per strada? Mica arriveremo a queste forme di autolesionismo, altrimenti ci sarebbe da dire!

Forte di Bard, altra zona strategica: caro Agnesod, spero che questo forte non diventi "Agnesolandia", perché farne un museo dell'alpinità con 20mila metri quadrati, io non so, i mammut qui non li avevamo, quindi ci basta poco spazio.

Il Forte di Bard si visita in poco tempo, diamogli una caratterizzazione più precisa che possa essere lanciata come marchio, come abbinamento con altre strutture, ma non lanciamolo così come una medaglia, non inseriamolo in un percorso da tour operator che poi non verrà mai seguito. Vediamo di fare qualcosa di moderno anche lì, e c'è la possibilità di farlo perché abbiamo le risorse, abbiamo il comando, abbiamo i poteri.

Questo è ancora un bilancio ricchezza senza sviluppo e finché ci daranno i soldi ci sarà sempre la ricchezza, però la piattaforma per lo sviluppo non è data, soprattutto nella parte economica legata all'industria e alla produzione io non la vedo, perché non ci sono idee, perché questo piano di ristrutturazione dell'area Cogne che doveva essere il bonus finale, perché dava la possibilità di risolvere tutti i problemi di spazio, di funzionalità, di intermodalità dei sistemi per l'imprenditoria locale pubblica e privata, è monco, ci vedo il pubblico ma non il privato. Ieri a "Porte aperte" D'Alema ha detto qual è il nuovo verbo; e invece niente, in questo piano dei servizi è tutto pubblico, è vero o non è vero? Non vorrei che i 250mila metri quadrati, per scarogna e lo dico tre volte, fra un paio di anni diventassero 250mila più 250mila più i 50mila occupati attualmente da un'azienda che se non sbaglio comincia a perdere colpi e ad andare fuori mercato: andate a vedere il risultato Cogne, non è mica un bel risultato? Se ne parla poco, ma il risultato economico non solo è modestissimo, ma si vede che non sta nel mercato. Per carità, nel bilancio non si può dire tutto, però un bel giorno si dirà!

In conclusione, è un bilancio di chi sa scrivere bilanci, nel senso che è messo giù bene, sviluppa i temi che ci sono sul tappeto, preconizza il mantenimento della connotazione politica attuale, non si cambierà niente.

In secondo luogo preconizza il mantenimento dello sviluppo economico attuale, che non è autogeno ma che è - come aveva piacere di dire Riccarand quando era all'opposizione - ancora assistito. Non stimola la nostra piccola imprenditoria a base familiare, che è quella più in gamba: chi ha messo su il bar, chi il negozio, chi il ristorante. Non la stimola, perché sì da il contributo, ma secondo le leggi degli anni '80, del secondo stadio ancora del missile, non c'è il terzo stadio. Oggi l'imprenditore evoluto valdôtain cosa ti chiede? Non ti chiede mica il mutuo per fare, ad esempio, l'allargamento dell'albergo, chiede il mutuo perché vuole migliorare la qualità. Quindi chiede il mutuo, il contributo, l'intervento per fare la sauna, perché oggi la clientela chiede la sauna, o per fare la stalla per il cavallo per chi vuol fare lo sport equestre, in breve chiede contributi di miglioria. Su questo non c'è una politica. Anziché dire: "Ti do anche i soldi gratis, però tu mi fai le migliorie indispensabili per portarmi almeno la quota che hanno i vallesani non dico di Zermatt ma di Zug o di vatteloapesca dove...", in modo da poter entrare nel grande mercato del turismo, non c'è politica per la piccola azienda. In questo librone c'è pochissima politica per la piccola azienda, se non quello sperimentato attraverso leggi che qualche volta hanno fatto vedere lo sfilacciamento del rapporto fra ente pubblico e privato.

Concludo dicendo che il bilancio merita attenzione e merita anche il voto favorevole; non è venuta fuori in Valle d'Aosta l'altra anima del Consiglio regionale, quindi questo è un bilancio ad una voce sola, ma ci sono altri che devono parlare e spero molto in Tibaldi ed altri, che portino un'altra voce. In terzo luogo rilevo l'assoluta genericità degli obiettivi strategici, che restano tali come sono stati nel passato.

La dichiarazione di voto la faremo dopo, il nostro gruppo si adegua un po' a questa logica qua.

(risate nei banchi vicini)

Si dà atto che, dalle ore 11,33, riassume la Presidenza il Presidente Stévenin.

Presidente ... qualcuno dell'altra anima? Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (Ind) Sono l'ultimo in lizza dell'opposizione, evidentemente non ce ne sono altri che vogliono parlare. Io raccolgo l'invito fatto dal Consigliere Bich, non in quanto altra anima, per carità, anche perché lui potrebbe aver contribuito effettivamente a creare un'altra anima all'interno della maggioranza o ha tentato di contribuire, però ci sono state delle desistenze lungo il percorso.

Mi soffermo più che sul documento contabile, o sui documenti contabili che contengono cifre previsionali sul bilancio del '97, sul bilancio triennale '97-'99, cifre previsionali che sono ipotetiche e che, come giustamente diceva qualcuno, dovranno essere confutate in maniera più attenta in quello che sarà l'esame del rendiconto consuntivo. Documenti contabili che contengono voci fittizie che, come è già stato detto - mi ripeto perché d'altronde arrivo un po' in fondo con l'intervento -, si ripetono di anno in anno e rimangono sulla carta, macroprogetti che sembrano cambiare radicalmente l'assetto attuale del nostro sistema e che rimangono anche questi come una mera descrizione su quello che è il documento contabile.

Piuttosto che soffermarmi su questa parte, che è molto ipotetica e tutta da verificare, preferirei soffermarmi piuttosto su quella che è stata la relazione di accompagnamento al bilancio, la relazione che ci ha fatto ieri l'Assessore e che ci ha consegnato in questo bell'opuscoletto rilegato e con tanto di copertina plastificata, più snello e più riassuntivo rispetto agli scorsi anni, ma comunque una relazione che ha la valenza politica di accompagnamento a quelli che sono i dati contabili.

La prima sensazione che ho raccolto è che questa relazione sia alquanto strabica, nel senso che ha una visione della realtà alquanto difforme da quella che effettivamente corrisponde. Da questa relazione introduttiva fatta dall'Assessore emerge una visione della realtà socio-economica locale che mi sembra sia quasi paradisiaca, cioè la Valle d'Aosta potrebbe essere più una valle dell'Eden piuttosto che una valle alpina... dell'Eden, non dell'ENEL... Questa sensazione è stata supportata da una serie di interventi a mo' di testimonial, che sono stati fatti stamani in particolare dai due consiglieri unionisti. E' un bilancio - hanno detto - all'insegna della positività, dove tutto è perfetto, e poi complimenti di qua, ringraziamenti di là, ne seguiranno altri, fa parte di quel copione che diceva il Consigliere Bich, dove praticamente ognuno recita la sua parte.

Ebbene, non so se si tratti di un copione o siano i sintomi della nuova era Prodi-Bertinotti che si è insediata nel nostro Paese, dove si tende ad ostentare sicurezza e ottimismo anche quando in realtà va tutto a rotoli, o le cose non vanno così bene come vengono descritte.

Dalla lettura di questo documento sembra che la salute del sistema economico valdostano dipenda dalla qualità finanziaria delle risorse pubbliche che entrano e che possono essere spese, mi sembra che ci sia questa equazione semplicistica nel documento che ci viene presentato, ed è una concezione che - come già altre volte ho avuto occasione di dire - è riduttiva e sterile per quanto riguarda la finanza pubblica, dove c'è la consolidata prassi che bisogna verificare solo se il paniere valdostano da Roma viene garantito oppure no.

Abbiamo visto come praticamente i nostri Parlamentari valdostani, osannati da qualcuno, si sono limitati a verificare la congruità di certi trasferimenti, di certe risorse, per poter dire a Prodi per la seconda volta sì, va tutto bene, e poco importa della manovra fiscale che si scaglierà su tutta l'Italia, inclusi i Valdostani, perché fino a prova contraria sono cittadini italiani e pagano le tasse in questo Paese, quindi devono rendere conto all'anagrafe tributaria romana.

Quindi, una volta verificata questa congruità di trasferimenti, anche noi Valdostani siamo stati impacchettati, famiglie e imprese, in quest'azione di rapacità che avrà delle conseguenze ulteriormente gravi a quelle già di staticità e di immobilismo economico, che purtroppo esiste in Regione.

Ebbene, io penso che l'approccio al problema sia stato fatto in maniera errata dai nostri Parlamentari, perché non basta dire, come ho sentito dire prima: sì, sono confrontati con i Capigruppo, si sono confrontati con il Governo regionale.

Qualcuno giustamente ha sottolineato la funzione ridicola che ha assunto la CREL, la Consulta regionale per l'economia e il lavoro; mi piacerebbe sapere quanto le componenti economiche partecipano alla formulazione di questo parere sul bilancio regionale, mi piacerebbe avere qualcosa di più sostanzioso da questo organismo che è stato tanto esaltato nel momento in cui venne costituito alla fine del '94, esaltato per la sua funzione fondamentale.

Ebbene, l'approccio al problema secondo me è sbagliato perché questa concezione riduttiva ci limita sempre ad un'analisi di quella che è la sicurezza dei trasferimenti, possiamo congratularci perché la blindatura del '94, fatta dal Governo Ciampi, ha salvato la Valle d'Aosta, e siamo i più felici di questo mondo. Però c'è un altro ragionamento da fare.

I punti cardine delle nostre risorse sono il riparto fiscale, che quest'anno ci porta 639 miliardi secondo la previsione nel '97, e i 488 di trasferimento sostitutivo, in totale 1127 miliardi, cioè i 2/3 delle nostre entrate si fondano su queste due grosse voci. Dicevo, un riparto fiscale che rappresenta i 9/10 delle principali imposte e dei principali tributi che vengono pagati dai Valdostani e che giustamente rimangono in loco e che verranno ulteriormente spremuti in seguito ai provvedimenti: balzelli, tributi, imposte, l'eurotassa, questa famosissima eurotassa. Per entrare in Europa dobbiamo sacrificarci ulteriormente, aumentiamo la dose già di euroscetticismo che è dilagante nel nostro Paese; entrare in Europa è importante, certo che Prodi ci fa entrare in Europa con una concezione dell'unità europea che è tutta sua, tutta degna di una Sinistra che è riuscita a stravolgere quelli che possono essere i vantaggi, e non solo i sacrifici, dell'ingresso nell'Europa integrata.

Da una parte i Valdostani vengono spremuti ulteriormente, dicevo, quindi maggiori sacrifici per tutti quanti; questa spremitura dà origine ad un gettito sul riparto fiscale più alto, come è stato preventivato, ma come vengono poi destinate queste risorse? Alla fine tutti pagano, la Regione viene arricchita, e poi queste risorse vengono elargite secondo la solita regola delle prebende che tutti conosciamo, e prima di me qualcuno citava qualche esempio: i soliti megalavori, incarichi vincolati, predestinati, e via dicendo.

Alla fine queste grosse ricchezze della Regione arricchiscono solo la Regione stessa, quell'ente che invece di essere alleggerito diventa ancora più mastodontico, diventa l'epicentro di un sistema. Cioè queste ricchezze consolidano il fatto di rimanere l'epicentro di un sistema, dove la Regione è il primo imprenditore della Valle d'Aosta - per quello che non abbiamo classe imprenditoriale, e su questo mi soffermerò dopo - diventa il primo e unico cliente per molti piccoli imprenditori valdostani, diventa il primo datore di lavoro di tutto il sistema. Oggi se uno deve parlare del sistema economico valdostano può anche qui stendere un'altra equazione: sistema economico valdostano uguale Regione, poi il nulla, o quasi.

Qualcuno prima diceva che manca la cultura imprenditoriale; ma non può esistere la cultura imprenditoriale in Valle d'Aosta finquando ci sarà un sistema politico e amministrativo così soffocante, non potrà mai esistere finquando permetteremo ai nostri Parlamentari di approvare pedissequamente e senza alcuna coscienza critica tutte le manovre fiscali che vengono fatte, da qualunque parte esse vengano fatte, purché ci siano garanzie di trasferimenti finanziari. Mi sembra che ci sia un appiattimento notevole da parte dei nostri rappresentanti a quelle che sono scelte di governo, e basta; e questi appiattimenti notevoli vengono subiti dai cittadini valdostani, perché qui non c'è solo la parte della Valle d'Aosta che ha scelto due Parlamentari e va bene così, il Governo ci tiene in adeguata considerazione, virgolettato, per questo votiamo la finanziaria. Qui ci sono anche i rappresentanti di quell'altra parte della Valle d'Aosta che lavora con piccole imprese, come diceva prima il collega Bich, come i bar, i negozi, i piccoli alberghi, imprese dimensionate a struttura familiare che stanno subendo la falcidia della burocrazia del fisco. Quindi non c'è solo la ricchezza regionale trasferita.

Mi pare che il documento che ci è stato presentato ieri dall'Assessore Lévêque sia strabico per queste ragioni; ha una visione ovattata e molto chiusa, molto matematica di cifre, ma ben distante da quella che è la realtà e, come ha detto qualcun altro, non tiene conto dei disagi occupazionali che ci sono, perché la disoccupazione c'è anche qua e ogni volta che si fanno quattro passi per strada, sono tutti là a chiederti se c'è un posto di lavoro da qualche parte. Eppure siamo una regione ricca: se dividiamo i 1875 miliardi di bilancio per 116mila abitanti, il rapporto pro-capite va alle stelle rispetto alle altre regioni; per quello possiamo considerarci fortunati. Però vi sono i segni del disagio, di questa mancanza, di questa assenza di sviluppo perché non vuole essere fatta crescere una classe imprenditoriale in Valle d'Aosta, diciamo la verità, e il principale vincolo è quello politico: in Valle d'Aosta non si vuole che cresca in maniera sana e robusta una classe imprenditoriale, perché potrebbe essere un alter ego un domani fastidioso per lo stesso potere politico, e allora qui c'è lo stop.

Va bene congratularsi quando abbiamo conseguito anche quest'anno la regalia del trasferimento sostitutivo dell'IVA, questa parte esogena del nostro bilancio, finché ci sarà garantita perché se mancano poi i soldi, non so quanta stabilità potrà avere, benché sia blindata nella commissione paritetica Stato-Regione, e finché abbiamo i Valdostani che riescono a spremersi pagando le tasse e ad arricchire ulteriormente il riparto fiscale.

Quindi la mia critica forte va in questa direzione. Mi sembra che ci sia stata una sostanziale sottovalutazione di questo fenomeno: si vuole attraverso questo documento offuscare quella che è la realtà di un sistema, quello economico valdostano, che sta subendo in diversi settori dei cedimenti strutturali veri e propri. E' vero, come diceva prima Aloisi, che non possiamo sempre fare leva sulla crisi congiunturale che investe l'Italia, che investe il mercato globale, ma è altrettanto vero che qui ci sono cedimenti strutturali in molti settori e questi cedimenti strutturali sono determinati, sì, dall'assenza di politiche di sviluppo, ma soprattutto dalla volontà politica di non permettere la crescita di una classe imprenditoriale, perché è necessario, serve ed è funzionale per il mantenimento di questa classe politica che quel poco di mercato che esiste in Valle d'Aosta sia al servizio della Regione, e non la Regione al servizio del mercato con i suoi servizi essenziali. Qui c'è stata una completa inversione di questo rapporto, come d'altronde abbiamo visto succede anche in Italia, grazie alla Sinistra e ai Comunisti che sono al Governo.

Un appunto anche sulla metodologia. Si parla di bilancio preventivo e di bilancio di gestione; il bilancio preventivo, il documento programmatico per eccellenza come viene detto a pagina 10, deve essere approvato dal Consiglio regionale, ma da cosa è formato? E' formato da contenitori opachi, di cui noi consiglieri conosciamo solo la capacità: turismo, industria, agricoltura e così via, e sappiamo che determinate risorse verranno convogliate all'interno di questi contenitori. Poi abbiamo un bilancio di gestione che viene approvato dalla Giunta regionale, con il quale si vanno a riempire questi contenitori dei contenuti, della sostanza, per cui il dettaglio delle iniziative spesso e volentieri non è competenza di questo Consiglio. Quindi più che un alleggerimento delle funzioni della macchina regionale, io vedo una spoliazione di quelle che sono le competenze del Consiglio. E anche questo è un fenomeno che mutuiamo dalla nuova era Prodi, l'abitudine delle deleghe; questa non è una delega in senso formale ma è una delega in senso sostanziale, il Consiglio viene qui, discute uno o due giorni sul bilancio e poi via, alla grande.

Non conosciamo più attentamente i dettagli di questi contenuti, perché diventano un patrimonio esclusivo della Giunta, ma non solo della Giunta, perché abbiamo visto che è prevista anche una traslazione di competenze notevole a favore di certi enti che ruotano intorno alla Giunta, come Finaosta o altri enti di contorno, che naturalmente sono tutti funzionali al mantenimento di questo establishment politico che non è assolutamente propenso verso un'innovazione e un rilancio del sistema Valle d'Aosta. Un sistema Valle d'Aosta di cui si parla spesso e volentieri in questi opuscoletti che hanno più un significato pubblicitario che non un significato di programma e di contenuti, ma che vive una realtà che è completamente diversa.

Poi abbiamo l'incognita del federalismo fiscale, su cui saremo chiamati quanto prima ad esprimere una posizione.

L'imposta IREP, l'imposta regionale che assorbirà parte dei contributi sanitari oltre ad altre imposte di minore entità: ma è questa la concezione dell'autonomia impositiva della Sinistra? E' questa la concezione dell'autonomia impositiva che hanno anche partiti che si dicono federalisti da cinquant'anni a questa parte, come l'Union Valdôtaine? E' questa la concezione dell'autonomia impositiva del federalismo, che i Parlamentari valdostani vanno ad appoggiare a Roma? Mi sembra che qui venga snaturata completamente la concezione del federalismo; allora, dico, facciamo anche questo esame di coscienza, perché se questo è il federalismo che ci propone questa Sinistra-Centro con l'appoggio dei rappresentanti locali mi sembra che siamo completamente fuori binario.

Un'ultima osservazione sulla qualità della vita e sulla qualità dei servizi, che viene iscritta come il principale punto forte del nostro bilancio. Possiamo dire che in Valle non mancano le strade, perché per strade e autostrade i soldi vengono spesi con grande facilità e a livello di comunicazione in Valle non possiamo lamentarci. Ma ci sono altri aspetti che non vengono assolutamente presi in considerazione. Il primo è la vivibilità; se Aosta vantava posizioni di un certo rilievo qualche anno fa, adesso è scivolata al 64° posto, Aosta bocciata in ecologia. Eppure abbiamo un assessore Verde...

(interruzione del Consigliere Marguerettaz, fuori microfono)

... alla guida di questo dicastero, ambiente ed ecologia, abbiamo lo stesso anche i Verdi a livello di Consiglio comunale, ed anche qui paradossalmente vediamo che c'è un'inversione di tendenza. Mi chiedo, ma non sono l'unico come ho sentito, quali siano queste politiche ambientaliste: se siano quelle dei balzelli, della tassa sotto il Monte Bianco, del bollino blu, se questa è la nuova concezione della politica ecologica da parte degli Assessori, o se ci sia anche qui qualcosa di più innovativo, di minor sacrificio per i cittadini e di qualcosa di più innovativo da parte della classe politica che amministra la Regione e il Comune.

Abbiamo visto anche i servizi camerali alle imprese come siano scadenti, servizi che sono stati oggetto di più interventi in questo Consiglio. Non è possibile che uffici, dipendenti dall'Assessorato all'industria, che percepiscono qualcosa come 5 miliardi l'anno dagli imprenditori che pagano per poter lavorare, per potersi mettere in proprio, facciano aspettare dei mesi per registrazioni di nuove iscrizioni, di modificazioni di atti costitutivi; è questa la civiltà del terzo millennio di cui si parla in fondo a questo opuscolo? Qui è diventato difficile lavorare paradossalmente, anche qui altro paradosso della Valle d'Aosta, di questa Valle d'Aosta ricca, opulenta, che limita l'iniziativa privata notevolmente, anche a livello di servizi burocratici.

Non abbiamo la Camera di commercio perché è stata soppressa prima della II Guerra mondiale, grande conquista dell'autonomia valdostana l'aver soppresso la Camera di commercio, però piccolo risultato dell'autonomia valdostana non riuscire a fornire dei servizi a chi lavora e paga le tasse in Valle, molto piccolo servizio.

E poi lo choc turistico che ha subito in quest'ultimo anno la Regione: l'isola felice propagandata con megaspot pubblicitari ha subito un meno 18 percento di turisti stranieri, e l'Assessore conosce questi dati. Abbiamo visto quanta poca importanza venga al comparto turistico, solo il 4 percento delle risorse globali viene destinato al turismo.

I casi sono due: o dalla componente politica chi guida il dicastero non è riconosciuto all'altezza di portare avanti un programma di serio sviluppo, oppure tutta la classe politica non tiene in adeguata considerazione quella che dovrebbe essere la vocazione principale della nostra regione.

Qui penso che l'Assessore ci darà delle risposte: se questa compressione di risorse dipende dalla sua debolezza a livello di programmazione e di indicazioni di linee guida, oppure se ci sono altre ragioni che motivino questa limitazione di risorse, ragioni che secondo me denotano uno scarsissimo interesse per il comparto primario.

Comparto primario dell'economia valdostana che è strettamente collegato ad altri settori, come quello commerciale, come quello dei servizi forniti dai privati, dei trasporti, e così via.

Sul Casinò i dati anche qui si commentano da soli. Ci siamo piegati su questa situazione nello scorso Consiglio, non mi vorrei soffermare più di tanto anche perché abbiamo ricevuto nei giorni scorsi il rapporto trimestrale luglio-settembre '96, dove c'è già un dato allarmante, ovvero meno 1,150 miliardi in questo trimestre, quindi il risultato operativo netto è di nuovo in rosso, anzi per la prima volta in rosso rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, perché Arrigoni - e qui bisogna spezzare una lancia a suo favore - nel '95 700 milioni di utile riuscì a conseguirli nel trimestre luglio-settembre. Quindi anche qui una tendenza che sembra andare verso il ribasso.

L'industria è in crisi, forse sembra perfino retorico ricordarlo, però anche qui penso che dall'Assessore competente debbano venire delle risposte più chiare. Giustamente è stato fatto cenno alla Cogne, dove la Regione si è impegnata attraverso leggi specifiche con la destinazione di risorse finanziarie non indifferenti; abbiamo visto la vicenda Conner che fine ha fatto; ora si parla di altre situazioni a rischio come la Tecdis di Châtillon, sulla quale magari l'Assessore Mafrica sarà in grado di darci delle risposte.

Penso che - e qui concludo - un dato allarmante di quella che è la situazione del sistema economico locale sia proprio dimostrata dall'assenza, ma motivata e giustificata dalla paura, dei più giovani di mettersi in proprio, perché? Perché ormai mettersi in proprio diventa una impresa ardua e difficile: ardua da sostenere nei confronti di quelle che sono le saturazioni dei mercati e soprattutto difficile perché il sistema politico attuale non facilita la nascita di una classe imprenditoriale locale ed ha narcotizzato, abituato quei pochi imprenditori che ci sono a dipendere in maniera continua dal Palazzo.

I giovani sono a caccia di un succulento posto di lavoro o in Regione o al Casinò, e questo sta portando ad un appiattimento e perfino ad un'assenza di iniziativa, che ritengo un fenomeno alquanto preoccupante che dovrà essere tenuto in debita considerazione, o meglio dovrebbe essere tenuto in debita considerazione dalla Giunta regionale.

Termino qui il mio primo intervento, riservandomi di fare la dichiarazione di voto in seguito o interventi nel corso dell'esame dei singoli capitoli.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Piccolo.

Piccolo (ADP-PRI-Ind) In occasione di questo importante punto oggi in discussione desidero esprimere alcune considerazioni del gruppo che rappresento, con l'intento di contribuire al dibattito in corso.

Il bilancio, documento programmatico politico-amministrativo per il triennio '97-'99, si profila come un documento che va al di là del termine stabilito della X legislatura, sicuramente tra le più difficili sia sotto il profilo del delicato momento politico, che delle reali problematiche economiche, sociali ed occupazionali che sta attraversando la nostra regione, anche in un più ampio contesto, quello nazionale e internazionale. Non ultimo, l'annoso ed intricato problema che per tutta questa parte di legislatura ci ha tenuto impegnati, anche in prima persona, relativo all'affidamento della gestione della Casa da gioco di Saint-Vincent ad un privato, argomento tra l'altro discusso spesso in quasi tutti i Consigli regionali, e giustamente.

Mi riferisco al problema Casinò in quanto l'attività della Casa da gioco di Saint-Vincent rappresenta una delle più importanti fonti economiche della nostra regione, che mi auguro possa presto passare dalla gestione pubblica a quella privata.

Per quanto attiene il settore industriale e produttivo, occorre ancora puntare ad uno sforzo maggiore con finanziamenti mirati alla ricerca della crescita dell'imprenditorialità locale, creando quindi potenziali fonti economiche ed occupazionali per i giovani in attesa del primo posto di lavoro, ed oggi non sono pochi i giovani iscritti nelle liste degli uffici di collocamento.

Nelle spese di investimento per le opere pubbliche noto con piacere che le opere sono passate - leggo testualmente - da 157 nel '96, pari al 30 percento delle spese di investimento, al 21 percento dell'anno precedente, a cui debbono essere aggiunte le somme che gli enti locali destineranno direttamente e autonomamente all'investimento.

Per quanto attiene il settore sociale e sanitario, a me molto caro, ci auguriamo che il piano socio-sanitario regionale, di prossima approvazione da parte di questo Consiglio - piano che nelle sue intenzioni si prefigge obiettivi anche ambiziosi -, venga in termini pratici tradotto dalle intenzioni nei fatti; quindi vanno indirizzati gli sforzi finanziari necessari in particolare per le strutture sul territorio, e mi riferisco ai macrodistretti. Questo settore è troppo importante per la vita della collettività valdostana per addivenire ad una migliore qualità della vita.

Siamo convinti che questo bilancio, penultimo nella conclusione della nostra legislatura, dovrebbe rafforzare la nostra specificità di regione autonoma, con lo sforzo di determinare una capacità progettuale che miri ad una gestione socio-economica di tipo federalista. Si può comunque ricordare in quest'occasione che l'esperienza di oltre cinquant'anni di autonomia ha permesso fino ad oggi alla nostra regione di autogestirsi in alcuni settori, in particolare quello sanitario, consentendo alla Regione di introitare i contributi sanitari dei cittadini valdostani e quindi poter intervenire in alcuni settori sociali ed assistenziali. Un esempio è la microcomunità.

E' indubbio che come tutti i bilanci di previsione questo documento, che dà indicazioni programmatorie, è suscettibile di modifiche, ma conferma e ribadisce le volontà espresse nel programma sottoscritto dalle forze di maggioranza all'inizio di legislatura.

Un'ultima considerazione va fatta ed è che con soddisfazione ho appreso che la Giunta regionale al più presto porterà alla discussione di questo Consiglio l'argomento della legge di riforma degli enti locali, alcune leggi fra l'altro sono state rivolte agli enti stessi e sono state approvate. Una legge di riforma, dicevo, che prevede la rideterminazione e il decentramento delle funzioni regionali a favore degli enti locali.

Gli enti locali, comuni e comunità montane, sono l'ossatura principale della realtà valdostana; la nuova legge per il rinnovo dei consigli comunali in particolare, con l'elezione diretta da parte dei cittadini del sindaco e del vicesindaco, è la prova che i cittadini vogliono tramite i loro legali rappresentanti contribuire direttamente alla gestione della cosa pubblica nell'interesse dell'intera collettività.

E' quindi molto importante questo disegno di legge, in fase di definizione da parte del gruppo di lavoro, affinché si possa dire con un pizzico di orgoglio come maggioranza che questa legislatura ha dato agli enti locali la giusta autonomia con leggi particolari, riconoscendo loro la potestà territoriale. A questo proposito mi preme sottolineare che secondo noi la Giunta regionale potrebbe rivedere la legge FRIO, oggi FOSPI, snellendo le procedure finanziarie e permettendo agli enti locali di decidere autonomamente, in modo mirato, sulla priorità delle opere necessarie e indispensabili per il proprio comune.

Queste sono alcune considerazioni che intendiamo portare all'attenzione del Consiglio, augurandoci che verranno prese con la dovuta attenzione da parte della Giunta. Mi riservo di prendere la parola successivamente, in occasione della dichiarazione di voto al documento contabile.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Ferraris.

Ferraris (GV-PDS-SV) Dobbiamo discutere ovviamente oggi del bilancio per il '97 e per il bilancio dei prossimi tre anni. Questo è il tema, però ho visto che da parte di alcuni sono stati fatti dei riferimenti rispetto alla finanziaria nazionale e vorrei fare anch'io alcune brevissime precisazioni.

Ho la sensazione che chi oggi avversa in modo apparentemente in modo deciso ed energico la finanziaria, poi sostanzialmente ne condivide gli obiettivi, perché l'atteggiamento del Polo di stare fuori dalle aule parlamentari ha comportato che per la prima volta dopo moltissimi anni ci troviamo con una finanziaria che è già stata approvata verso la metà di novembre da un governo, e l'opposizione, che poteva intervenire su questa finanziaria, così come sta facendo in quest'aula legittimamente, si è rifiutata di intervenire. Probabilmente questa finanziaria non è poi quel mostro, come invece la si vuole definire.

D'altra parte credo che diventi difficile attribuire ad un governo, che è in carica da pochi mesi, l'eredità di una situazione finanziaria di questo Paese, che è quella che tutti conosciamo; così come non si possono passare per riforme di tipo federale alcuni tentativi di decentramento che oggi sono stati messi in atto dal Governo nazionale.

Ma chiudo qui su queste questioni, anche perché è altro l'argomento all'ordine del giorno e riguarda la posizione delle singole forze politiche rispetto alla legge finanziaria della Regione Valle d'Aosta.

Da questo punto di vista credo che facciamo degli errori se affrontiamo questo argomento in toni trionfalistici, così come se lo affrontiamo in termini di sostanziale catastrofismo. Noi dobbiamo invece fare uno sforzo di sufficiente obiettività, per quanto ci è consentito, che è quello di tener conto della realtà in cui ci muoviamo. Se guardiamo i dati che sono stati inseriti nella relazione dell'Assessore rispetto al PIL, al tasso di occupazione e al tasso di disoccupazione, e potremmo continuare, dati che poi si ritrovano nelle statistiche di questo Paese, forniti da istituti specializzati che lavorano su questo, e qui vorrei fare un inciso: ho sentito molte critiche ma non ho sentito dati diversi rispetto a quelli che sono stati presentati. E allora, è vero che abbiamo un problema occupazionale in questa regione, però è altrettanto vero che abbiamo un tasso di disoccupazione - che nessuno ha contestato - che è la metà di quello nazionale; questo non vuol dire che abbiamo risolto i problemi dell'occupazione, vuol dire che partiamo da una situazione diversa. Questo vale anche per quanto riguarda il tasso di occupazione: qui abbiamo un tasso di occupazione che raggiunge quasi il 60 percento della popolazione attiva, guardiamoci attorno nelle altre realtà e nelle altre regioni d'Italia per vedere dove troviamo tassi di occupazione di questo livello. Sono questi i dati con cui confrontarsi. Ovviamente non per dire che tutto va bene, ma perché partendo di qui credo che siamo nelle condizioni di fare alcune riflessioni.

Gli obiettivi che ci si propone con la legge finanziaria per l'anno prossimo e la legge finanziaria per gli anni '97-'99 sono stati sufficientemente illustrati dall'Assessore; sono obiettivi che soprattutto debbono essere rivolti alla capacità di questa regione di acquisire una sempre maggiore possibilità di avere risorse proprie e quindi di ridurre la dipendenza da risorse esterne. Non solo, quindi, avere risorse proprie, ma anche avere una capacità di gestirle ed io credo che questo sia importante per due motivi.

Una prima questione riguarda il fatto che ci troviamo di fronte ad un'entrata in Europa, e a questo riguardo la questione di Maastricht, la moneta unica, eccetera, sono questioni con cui dobbiamo assolutamente fare i conti; e penso anche che noi, se la situazione politica nazionale evolverà nel senso che tutti ci auguriamo, di un confronto fra opposizione e maggioranza, siamo alla vigilia di quella che tutti ritengono in quest'aula, ma anche fuori di qui, essenziale, ovvero una riforma federale dello Stato.

La domanda che ci dobbiamo porre è in che modo il nostro bilancio si pone rispetto a questo e come può aiutare per andare in questa direzione.

Per quanto riguarda la questione delle risorse, la relazione al bilancio, estremamente chiara, dice che, di fronte ad anni in cui la crescita delle risorse del bilancio regionale saliva era rappresentata da un tasso a due cifre, oggi ci troviamo in una situazione di sostanziale tenuta, ma sicuramente non di incrementi come abbiamo avuto negli anni compresi fra l'81 e il '91 e nei primissimi anni '90.

E' altrettanto vero che, se si andrà in Europa, e lo sforzo che si sta facendo è questo, assisteremo ad un profondo cambiamento di fase anche per l'attività e per il modo di lavorare della Regione, e lo vediamo già. Vediamo nel bilancio come il peso dei trasferimenti statali si riduca e aumentino i fondi comunitari, come le direttive comunitarie pesino sempre più nelle decisioni della Regione, e questo sarà sempre più rinforzato man mano che si andrà in questa direzione.

Andare in Europa significa però anche adeguare le proprie strutture rispetto alla necessità di avere una maggiore capacità di proporre progetti, di avere un sistema economico di tipo europeo, ed è questa la cosa che dobbiamo verificare, cioè se questo bilancio va o meno in questa direzione. Quindi è necessario - e alcuni interventi ci sono in questa direzione - andare ad un ampliamento delle reti infrastrutturali; c'è il problema dei collegamenti internazionali, questa questione è stata sollevata anni fa ed oggi è stata un po' accantonata. Ma credo che ci sia la necessità di avere una regione che, proprio per le capacità che ha, capacità sia di governo sia dei propri operatori economici, sia in grado di affrontare nuovi scenari politici ed economici.

Questo bilancio che risposte dà in questo contesto? Credo che dia delle risposte in alcuni casi affermative, mentre in altri ci sono indubbiamente dei limiti. Ma credo anche che ci sia un altro elemento con cui dobbiamo fare i conti, ed è che se mai andremo verso una riforma federale dello Stato, le questioni che dovremo affrontare riguarderanno sicuramente il fatto che cercheremo di indirizzarci verso un federalismo di tipo solidale e cooperativo, almeno per quanto ci riguarda, però non dobbiamo dimenticarci che il federalismo contiene degli elementi di competitività che anche il più solidale dei sistemi non può nascondere.

Questo per un motivo molto semplice, perché nel momento in cui sarà possibile decidere dell'imposizione fiscale, della tipologia dei servizi e della loro qualità, quando saremo in grado di decidere sulla formazione, sulle tariffe, sul sistema scolastico, sul sistema sanitario, su un sistema di infrastrutture, cioè su tutta una serie di elementi che condizionano l'attività economica, è chiaro che questo comporterà un'obiettiva concorrenzialità fra le regioni e vinceranno le regioni che sono in grado di offrire soluzioni più efficaci ed a costi più competitivi. Ed abbiamo visto anche, nel nostro piccolo, che occupazione ed investimenti si sono spostate da aree limitrofe, proprio perché nella regione c'erano condizioni più favorevoli. Per cui ci troveremo di fronte a quello che qualcuno ha definito il voto con i piedi, nel senso che uno si sposta verso quelle realtà che offrono maggiori opportunità.

Il bilancio che stiamo discutendo presenta da questo punto di vista dei segnali contraddittori. Da una parte ci sono indubbiamente degli indicatori positivi: l'indicatore legato al PIL regionale è sicuramente positivo ed è confermato anche da dati ultimi, la questione legata ad un minore peso della finanza regionale rispetto al PIL è importante ed è anche un segnale che esiste un'imprenditoria - pur con tutti i limiti che ci sono in questa regione - attualmente si è andati verso il fatto che il peso della Regione sia sempre minore, non è una strada facile ma è indubbiamente una linea di tendenza.

Rimangono però delle significative dipendenze da risorse esterne. Se andiamo a vedere la quota sostitutiva derivante da IVA da importazione, questa ha un peso rilevante sul bilancio nel senso che, se la consideriamo in riferimento al bilancio, compreso il mutuo a pareggio, è del 26 percento, se però non consideriamo il mutuo a pareggio per coprire il deficit e la consideriamo rispetto alle risorse, escluso appunto il mutuo a pareggio, questo peso arriva quasi al 29 percento, quindi è comunque un dato significativo. E questo lo dico perché nei sistemi federali i rapporti economici fra Stato e regioni non arrivano a livello del modello valdostano, cioè ad avere i 9/10 del riparto, ma si tengono a dei livelli più bassi. Nei sistemi federali europei, e non solo europei, siamo infatti intorno al 50-60 percento, al 75 percento in Svizzera, di quelle che sono le entrate complessive.

Quindi ci troviamo a vivere una situazione particolare, che credo debba essere uno stimolo per cercare, così come si delinea anche nella relazione di presentazione al bilancio, di aumentare le nostre risorse e ridurre la dipendenza dall'esterno.

Esistono poi alcuni elementi di preoccupazione, che riguardano ad esempio un andamento della spesa corrente che è in crescita, registrando fra il '96 e il '97 un aumento di quasi il 2 percento; vi sono alcuni oneri che crescono in modo molto forte per quanto riguarda in particolare il '97, sono gli oneri del personale e delle spese di funzionamento della Regione; c'è contemporaneamente una riduzione in percentuale del valore degli investimenti, così come c'è un incremento rispetto all'anno precedente dei mutui e dei prestiti.

C'è in sostanza una situazione che sicuramente è florida, ma emergono anche dei segnali che alcune questioni vanno tenute sotto controllo. Così come si evidenzia una sempre forte rigidità del bilancio, nel senso che le spese incomprimibili viaggiano sempre intorno al 29-30 percento, e altresì che la spesa regionale è fortemente vincolata dalle leggi in vigore, per cui anche là dove c'è maggiore libertà di spesa - penso ai fondi globali - ci troviamo in una situazione in cui all'interno dei fondi globali stessi la spesa corrente ha un incremento rispetto all'anno precedente di circa il 5 percento, di conseguenza c'è una riduzione delle spese per investimenti dall'84 percento del '96 al 79 percento del '97.

E' quindi una situazione che molti ci invidiano: un bilancio che assegna quasi 16 milioni a testa per ogni abitante della Valle d'Aosta sicuramente non è un bilancio povero, però ci sono alcuni segnali che vanno tenuti sotto controllo.

Questo riguarda anche - soprattutto nella prospettiva dello sviluppo del bilancio triennale, tenuto conto che il bilancio triennale viene adeguato di anno in anno e quindi ci sono delle modificazioni delle poste in bilancio - lo sviluppo economico, dove vediamo che sul piano triennale c'è una riduzione del 20 percento delle risorse - facendo il '97 sul '99 - e lo stesso vale per la questione della formazione. Credo che questo sia un settore sul quale puntare, le risorse umane essendo fondamentali per lo sviluppo di una qualunque comunità. Ma credo anche che per quanto riguarda la questione del bilancio ci siano interventi importanti per l'occupazione: il discorso dei grandi progetti, su cui siamo tutti convinti che ci debba essere una forte partecipazione del capitale privato, a partire dal riutilizzo dell'area Cogne, oltre a tutti gli altri interventi che non sto ad elencare. Stabilito che una forte partecipazione del privato ci deve essere, è altrettanto vero che i grandi progetti significano non solo esborso di denaro da parte della Regione e partecipazione di capitale da parte dei privati, ma significano soprattutto occasioni di lavoro.

Da questo punto di vista ritengo opportuno che - così come verrà illustrato successivamente - venga integrata la legge finanziaria per il '97 di alcuni interventi che tengano conto dei problemi di occupazione delle fasce più deboli: penso ai lavoratori in cassa integrazione, ai lavoratori in mobilità, ai disoccupati di lunga durata. Qui sicuramente è necessario fare uno sforzo ulteriore - mi pare che a questo riguardo ci siano già degli emendamenti all'attenzione della Giunta regionale - perché è una questione che va tenuta in debito conto proprio perché i problemi dell'occupazione, anche se con dimensioni diverse rispetto a quella nazionale, riguardano comunque questa regione e soprattutto la qualità dell'occupazione stessa.

E' vero che questo bilancio non fa alcune scelte, e una fra queste è la questione dell'Ospedale, perché non credo che il fatto di aver messo in bilancio 10 miliardi per quanto riguarda i fondi globali significhi che si va verso la ristrutturazione dell'Ospedale: non basta. E' altrettanto vero che se guardiamo lo sviluppo della spesa per la sanità nel triennio, vediamo che la spesa si mantiene su livelli costanti e anche qua non troviamo una soluzione al problema che dicevo prima, nel senso che una scelta non fatta è appunto questa. E' una delle questioni che la maggioranza deve affrontare ed approfondire in tempi sufficientemente rapidi, anche perché abbiamo un piano sanitario in discussione; ci sono indicazioni del Consiglio che erano estremamente chiare, credo che si debba andare in questa direzione.

Tenuto conto dell'insieme delle valutazioni, dicevo che ci sono degli elementi di criticità, ma questo è un dato insito in tutte le situazioni e in tutti i bilanci, ma ci sono anche degli elementi di condivisione, per cui credo che questo bilancio consenta, pur con i limiti che evidenziavo prima, di affrontare un periodo di difficoltà indubbiamente perché il livello di turbolenza della situazione economica ed anche politica possiamo pensarlo in aumento piuttosto che in diminuzione, ma consenta di affrontare questo con sufficienti garanzie di poter assicurare a questa comunità delle condizioni di vita e di lavoro che siano sufficienti. Ovviamente questo vale con un'impostazione che è aperta ai contributi e ai suggerimenti che possono venire, in primo luogo dall'opposizione, ma con lo spirito che avevo delineato nell'introduzione, cioè quello di partire dai dati veri di questa realtà per migliorarla, e i dati dicono che noi non siamo l'ultima regione di un paese del quarto mondo.

Presidente Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Viérin Dino.

Viérin D. (UV) Je profite de cette accalmie pour illustrer les amendements que j'ai présentés, au nom du Gouvernement, soit à la loi des finances soit au budget.

Il s'agit essentiellement de trois amendements. Le premier est plutôt un amendement d'ordre comptable et technique, à savoir sur la base de l'analyse faite par le Bureau du personnel, des fonds nécessaires pour faire face aux dépenses y afférentes, nous sommes dans la nécessité de présenter un amendement pour augmenter de 6 milliards ces mêmes dépenses. Le deuxième amendement fait référence aux problèmes liés aux mesures qui sont nécessaires pour faire face aux problèmes des chômeurs et notamment de ceux qui sont en liste de mobilité ou "in cassa integrazione". C'est un engagement qui avait été pris lors des Conseils précédents sur sollicitation aussi de M. Dujany, qui avait présenté à cet effet une motion à l'attention de cette assemblée. Ces amendements nous permettent de présenter des mesures, il y en a trois spécifiquement: une réserve de 20 pour cent des postes disponibles pour les emplois à durée déterminée de l'Administration régionale, des interventions dans le cadre des mesures prévues par le plan triennal pour l'emploi, pour favoriser l'embauche de ces mêmes personnes et également pour favoriser leur utilisation dans les travaux d'utilité collective ou dans les travaux d'utilité sociale.

Enfin, dernier amendement, une modification à la loi n° 90/93 portant attribution de subventions pour la réalisation d'initiatives dans le secteur de l'environnement, pour permettre aussi de financer et, donc, d'attribuer des subventions aux initiatives concernant la réalisation de campagnes de sensibilisation, d'initiatives visant l'organisation de journées écologiques ou d'autres initiatives, qui visent essentiellement les objectifs de la loi.

Les amendements, qui sont prévus dans la loi de finances, ont évidemment des retombées sur le budget et c'est pour cette raison qu'il y a des modifications à apporter aux différents tableaux et surtout aux annexes. Il est donc nécessaire d'y apporter les corrections y afférentes.

Président S'il n'y a pas d'autres conseillers qui demandent la parole, je déclare close la discussion générale.

Je donne la parole à l'Assesseur Lévêque.

Lévêque (Ass.tec.) Innanzitutto per esprimere i ringraziamenti, anche a nome di tutta la Giunta, per gli interventi che questa mattina sono stati svolti dai diversi consiglieri, a cui permettetemi di associare i ringraziamenti ai commissari, che hanno lavorato celermente e in tempi ristretti, in ragione di quella presentazione anticipata, a cui facevo cenno ieri nella relazione, indispensabile per dare corso alla strumentazione operativa che con quest'anno abbiamo inaugurato, e agli uffici, non solo quelli naturalmente del bilancio e delle finanze, ma agli uffici di tutta l'Amministrazione, che hanno anch'essi dovuto lavorare in spazi di tempo che sono iniziati come sempre con l'estate e che però dovevano concludersi quest'anno entro la metà di ottobre.

Detto questo, alcune considerazioni circa le osservazioni che più riguardano l'Assessore al bilancio, poiché evidentemente forse più puntualmente su alcuni temi specifici potranno rispondere oggi i colleghi Assessori, responsabili dei diversi settori.

In primo luogo alcune considerazioni svolte dal Consigliere Linty, che in questo momento non è presente, ma su cui mi preme fare qualche chiarimento. Linty ha parlato di bilancio inattendibile e ha fatto cenno alle differenze che ci sono fra la competenza e l'assestato, cioè fra le previsioni di competenza '97 e l'assestato '96, facendo anche riferimento a quella che era la previsione di competenza del '96. Ma credo che non possa sfuggire a nessuno di questo Consiglio quello che è intervenuto nel corso del '96 in termini di consuntivo, assestamenti e variazioni; abbiamo discusso in questo Consiglio un consuntivo '95, in cui in buona parte per ragioni connesse al miglioramento della posizione regionale sui residui, ci siamo trovati circa 100 miliardi di avanzo di amministrazione di carattere puramente finanziario. Avanzo di amministrazione che, come tutti ricorderanno, è stato applicato all'esercizio in corso. Non poteva essere certamente nelle condizioni né degli uffici né dell'Assessore prevedere a metà del '95 quello che poteva essere un consuntivo '95, che si esamina naturalmente dopo marzo, con riferimento particolare non già alla competenza ma ai residui.

Il secondo fatto da non dimenticare è che nello stesso anno, cioè nel '96, in particolare due mesi fa, questo Consiglio ha approvato una seconda variazione di bilancio derivante da riconteggi fatti dal Ministero delle finanze su saldi di imposte dovute alla Regione per gli anni '93-'94, che ha consentito di evidenziare un ulteriore avanzo di circa 90 miliardi.

Eccoli qui i 200 miliardi di Linty, ma che non possono essere tirati in ballo per smentire quelle che sono affermazioni fatte non solo quest'anno, ma anche negli anni scorsi circa il rigore - e sottolineerei la prudenza - con cui le previsioni soprattutto di entrata sono state fatte dalla Giunta, dall'Assessorato, dagli uffici.

Auguro a questo Consiglio che altri anni possano, come il '96, consentire di rimodulare in meglio le disponibilità finanziarie in corso d'anno; guai sarebbe invece trovarsi nella situazione opposta, in cui previsioni leggere, fatte per raggiungere scopi diversi che siano quelli della corretta programmazione finanziaria, dovessero poi in corso d'anno farci stralciare o ridurre drasticamente o drammaticamente alcuni interventi per i quali la comunità, gli uffici, la Giunta avessero già aspettative e programmi in essere.

Per quanto riguarda le questioni legate ai concetti di autosufficienza o di autonomia finanziaria, come preferisco chiamarla, vorrei richiamare l'attenzione su una sezione della presentazione del bilancio, o della relazione di ieri, che è del tutto nuova. Collé ha detto che gli sembrava di ripercorrere la relazione dell'anno scorso, evidentemente in parte c'è un'impostazione che è seguita e che è una traccia che ritorna; ma c'è una sezione che non c'era negli anni scorsi e che ho voluto inserire perché credo che per il Consiglio sia molto importante. E ringrazio in questo senso anche i richiami che il Consigliere Ferraris ha fatto al riguardo. Mi riferisco a quella parte sulla finanza regionale, dove abbiamo voluto evidenziare non già delle volontà soltanto, ma dei dati a consuntivo che testimoniano di un andamento che va esattamente nella direzione che negli anni passati abbiamo auspicato, e al cui orientamento abbiamo cercato di dare seguito con concrete operazioni.

Viene fuori, lo ripeto, che il dato legato al peso della finanza regionale sul sistema economico locale, dato che è cresciuto in modo rilevante nel corso degli anni '80, ha un punto di svolta dopo il '90 e il confronto fra il quinquennio '85-'90 e il quinquennio '90-'95 testimonia che oggi, a costanza di risorse regionali in termini reali, il peso della finanza regionale sull'economia valdostana è diminuito, e non di poco: dal 56 al 48 percento. Questo a costanza di entrate significa che il sistema è cresciuto di più di quanto sia crescita la dinamica delle entrate regionali, e di questo va dato atto anche ad un sistema che è in grado, pur con tutti i limiti che conosciamo e su cui si è scritto, di cominciare ad intraprendere una strada che non è - mi permetta il Consigliere Bich - ancora la strada fotografata nel '90 sui dati degli anni '80 dal CENSIS di De Rita, che aveva identificato correttamente nella ricchezza senza sviluppo una delle caratteristiche della Valle, ma è una strada che - con lentezza, ma con dati a consuntivo - sta lentamente muovendo verso un saggio di crescita diverso fra le disponibilità della Regione e lo sviluppo del sistema.

Sono fra coloro che hanno scritto, in relazione a quegli anni, dei rischi che potevano esserci in un sistema in cui questa quota rappresentasse soglie troppo elevate e in cui la dinamica delle entrate regionali rischiasse di addormentare il sistema. I dati consuntivi che ho presentato nella relazione confermano di quei rischi: quando nel quinquennio '85-'90 il tasso di sviluppo delle entrate regionali, soprattutto poiché legato a fatti in parte esogeni all'economia della Valle, cresceva realmente di 4-5 punti all'anno, è proprio il periodo in cui il tasso di sviluppo è cresciuto meno del tasso medio nazionale. Diverso è stato l'andamento dal '90 ad oggi, e di questo bisogna tenere conto auspicando che questo trend e questa inversione di tendenza voglia lasciarci aspettare che nel quinquennio 1995-2000, pur salvaguardando quelle che sono le dotazioni finanziarie di questa Regione, che ha tanti compiti da svolgere e tanto sostegno deve dare al sistema nel suo insieme, il tasso dello sviluppo continui ad essere più elevato rispetto al tasso della dinamica regionale.

Un'altra cosa è stata detta con chiarezza nella relazione di ieri e vorrei che fosse chiara anche al Consigliere Tibaldi, che forse ha interpretato male quanto ho detto. Il Consigliere Tibaldi ha parlato di salute della Valle d'Aosta che dipende dai soldi regionali; se si legge con attenzione quanto ho detto ieri, non è così, io ho detto esattamente il contrario. Ho detto che perché le finanze regionali possano continuare ad avere una consistenza significativa, in linea con quanto serve alla Regione per poter svolgere i suoi compiti, è indispensabile che ci sia un sistema economico solido, forte, che produca occupazione e ricchezza, che generi quindi quel gettito imponibile in grado di garantire all'Amministrazione regionale le entrate fiscali; e non viceversa! Non siamo più in presenza di una realtà come poteva esserci prima del '93, in cui i fattori esogeni potevano contribuire a dare alla Regione delle risorse, la quale poteva ridistribuirle su un sistema economico anche poco efficiente.

Oggi questa condizione non esiste più: è indispensabile che dal sistema si producano quelle imposte sulle persone fisiche, quelle imposte sulla ricchezza, quelle imposte sui redditi, quelle imposte sui profitti, quelle imposte sugli affari, quelle imposte sui consumi, che sono indice di dinamica e di salute dell'economia e che si riflettono sul bilancio regionale, che a quel punto ha le risorse per poter fare la sua amministrazione.

Credo che una terza questione vada evidenziata, ed è lo sforzo di quest'Amministrazione anche di innovare sé stessa, uno sforzo che forse non ha stravolgenti impatti sulle cifre del bilancio, uno sforzo che a breve periodo si è voluto attuare con gradualità, ma uno sforzo su cui si è impegnati da mesi, uno sforzo che credo cominci ad avere anche qualche evidenza sui documenti contabili, sul metodo di controllo di gestione e sulle relazioni che, soprattutto con il consuntivo dell'anno prossimo, dovrebbero essere più evidenti a questo Consiglio fra momento di previsione e momento di valutazione a consuntivo.

Ho sempre condiviso quanti, Chiarello è uno di questi, hanno sostenuto che il vero giudizio va dato sul consuntivo; forse troppo poca attenzione i Consigli regionali hanno dedicato ai consuntivi in passato e soprattutto l'impostazione degli stessi consuntivi fatta dalle diverse Giunte e dagli uffici è difficile da mettere in relazione alle previsioni. Uno degli impegni che ci si assume è quello di mettere in maggior relazione i due documenti, ma credo che il passare da un bilancio che era disseminato di piccoli capitoli ad un bilancio che deve consentire invece al Consiglio di comprendere le linee di indirizzo, gli interventi, lasciando poi alla Giunta e alle strutture dare gambe agli interventi che il Consiglio ha discusso e approvato, sia un passo avanti verso quell'ammodernamento che si è spesso richiesto e che poi, quando si tenta di introdurre, sempre trova resistenze a volte non comprensibili.

Non credo, Consigliere Tibaldi, che sia interesse di questo Consiglio decidere quante Panda deve comprare la Forestazione e quante ne deve comprare la Protezione civile e quanti mezzi invece deve avere l'altro servizio. Penso che sia più importante che questo Consiglio stabilisca se le soglie di spesa destinate agli automezzi e al funzionamento sono soglie preoccupanti, accettabili, o che garantiscano il funzionamento degli uffici. Ecco poi il significato del bilancio di gestione, che è quello che invece deve ripartire nell'ambito di tali somme le necessità che i diversi servizi ed uffici hanno per raggiungere gli obiettivi che il Consiglio dà loro.

Qualche considerazione sulla "Regione leggera", o sull'intervento della Regione. Mi dispiace che sto puntualmente trattando i punti che riguardano consiglieri che al momento non sono in aula. A Bich vorrei richiamare le enormi difficoltà di fronte alle quali ci si trova proprio nei momenti in cui, pur perseguendo obiettivi di alleggerimento della presenza regionale in economia - obiettivi che mi pare siano cari al Consigliere Bich - si viene al dunque, cioè nel momento in cui la Regione o sceglie di uscire o sceglie di non entrare.

Faccio due esempi: la discussione che si è avuta quando la Regione scelse di uscire dalla società di distribuzione del metano, in cui le posizioni fra assertori di "Regione leggera" e di liberismo si confondevano un po' con quelle di tutela della presenza della Regione in quella società; gli accenni fatti alle funivie, dove la Regione allo stato attuale, valutando quelle due società come due società in grado di avere un loro mercato, quindi una loro gestione privata, ha scelto di mantenere la sua quota, che è significativa (34-35 percento), e sta guardando il mercato cosa è in grado di produrre. Anche in questo caso sovente si levano tirate di orecchie surrettizie o malcelate o a non interventi della Regione, o a silenzi della Regione, quando in occasioni diverse, in cui interventi regionali erano indifferibili e insostituibili, ci furono le critiche perché la Regione non stava al suo posto.

E' chiaro che in un sistema come quello valdostano, con le dimensioni e con la complessità che ha, non può esistere un settore economico privato senza un ente di sostegno e di supporto come il settore pubblico, come la Regione; così come non potrebbe esistere un futuro per la Valle se il settore privato non fosse dinamico e non avesse una sua identità, ma tutto fosse regionalizzato. Mai come in una realtà come la nostra, se vuole proseguire e rafforzarsi, è indispensabile a mio modo di vedere, una coesione, una comunione di intenti nel rispetto dei diversi ruoli fra il privato, il mercato, e l'ente pubblico.

Concludo questa breve replica con due osservazioni e considerazioni su un tema che, se lo riterrà, il mio collega al turismo potrà approfondire dopo, ma che mi sento di fare perché tema sollevato da più interventi e che riguarda la dotazione di fondi destinata a questo settore.

Credo che vada letta con molta attenzione questa cosa, sia in considerazione alla limitatezza di un'analisi che si fermi solo sul dato quantitativo di questo fenomeno, sia con riferimento anche allo stesso dato quantitativo, perché sul dato quantitativo legato al settore turismo, oltre ai fondi che sono previsti in bilancio direttamente sui capitoli nei fondi globali e complessivamente nel triennio, va tenuto conto di alcuni effetti.

Il primo effetto è quello dei fondi rotazione. C'è un fondo di rotazione che riguarda specificatamente un capitolo che storicamente è stato sempre molto rilevante del comparto turistico, che è quello del fondo di rotazione della legge n. 33 sugli alberghi, che è un fondo di rotazione che oggi si autoalimenta, nel senso che dai rientri dei mutui già concessi acquisisce le disponibilità necessarie - anzi, siamo in una fase in cui i ritorni sono superiori alle richieste - per far sì che dal bilancio regionale non debbano più dipendere rifinanziamenti allo stato attuale.

Secondo effetto: seconda variazione di bilancio '96. Non ci dimentichiamo che con la seconda variazione sono stati destinati alla gestione speciale della Finaosta 45 miliardi di interventi che vanno verso le imprese e che in Valle vanno anche, in particolare, ad imprese che operano direttamente o nell'indotto del settore del turismo.

In terzo luogo, non ci dimentichiamo dell'effetto Saint-Vincent: questa finanziaria, qualcuno lo ha accennato, individua in un piano sessennale a beneficio di Saint-Vincent interventi di supporto ad una realtà che è molto importante per il turismo, non sono interventi mirati alla Casa da gioco, sono interventi mirati a riqualificare un tessuto di offerta turistico-terziaria in un polo turistico-terziario che ha due insediamenti importanti: uno, la Casa da gioco, l'altro, in prospettiva di una riqualificazione di un bilancio, le Terme di Saint-Vincent.

Quarto, non dimentichiamo gli effetti della legge "Aosta capitale", che non sono interventi diretti al turismo, ma che sono anche questi interventi pluriennali significativi, che sono mirati a riqualificare un tessuto come quello del capoluogo regionale, che non può non avere impatti sull'offerta e il quadro di riferimenti in cui vengono a trovarsi le proposte e i prodotti turistici.

Non dimentichiamo infine che anche sui capitoli, per quanto riguarda la promozione, forse non nella misura auspicata dall'Assessore, c'è un aumento di disponibilità per la promozione della Valle sui mercati, attraverso i media, attraverso i mix che i tecnici e successivamente la Giunta riterranno più adeguati al raggiungimento degli obiettivi.

Di questi elementi, oltre che di alcuni grandi progetti - qualcuno ha parlato del Forte di Bard, che non si può pensare che non sia un investimento anche con ricaduta sul settore turistico in prospettiva, ma anche il progetto finanziato da Bruxelles sui percorsi storici - va tenuto conto quando si esamina il bilancio, che non credo vada letto solamente prendendo un elenco di capitoli e facendone la somma. Ho parlato del turismo perché di turismo alcuni hanno parlato, ma lo stesso discorso vale anche per gli altri settori. Ne va tenuto conto, dicevo, per gli impatti che hanno questi interventi di vasta portata; citiamo ancora l'Aeroporto: quanto dei soldi dell'Aeroporto avrà una ricaduta per il turismo, per il commercio e per i traffici, e quanto poco invece per il settore trasporti tout court? Eppure nel bilancio li troviamo nel capitolo del trasporti.

Credo quindi che sia importante dare una lettura degli interventi in modo integrato, tenendo conto delle loro effettive ricadute. Vi ringrazio.

Si dà atto che, dalle ore 12,50, presiede il Vicepresidente Aloisi.

Presidente Ringrazio l'Assessore Lévêque. Con questo intervento terminano i lavori della seduta mattutina, il Consiglio è aggiornato alle ore 16.

La seduta è tolta.