Oggetto del Consiglio n. 2242 del 6 novembre 1996 - Resoconto
SEDUTA ANTIMERIDIANA DEL 6 NOVEMBRE 1996
OGGETTO N. 2242/X Dibattito sull'approvazione del rendiconto al 30 giugno 1996 del Casinò de la Vallée - gestione straordinaria, a norma dell'articolo 8, 3° comma, della legge regionale n. 88/1993. Autorizzazione al Commissario straordinario a trattenere quote nette dei proventi eccedenti a quelle devolute alla Regione, a copertura del disavanzo registrato nel 2° anno.
Presidente Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Viérin Dino.
Viérin D. (UV) Aux termes de l'article 8, 3ème alinéa de la loi portant Institution de la gestion extraordinaire de la Maison de jeu de Saint-Vincent, le commissaire extraordinaire a présenté le deuxième bilan concernant la gestion de la maison de jeu.
Il s'agit du bilan se rapportant à la période 1er juillet - 30 juin 1996, que nous avons eu la possibilité d'examiner au sein de la IVème commission. Le commissaire fait toute une série de considérations se rapportant aux aspects de la gestion de la maison de jeu, aux problèmes des rapports et des mouvements financiers, aux questions économiques, et également met en évidence des aspects de caractère général se rapportant aux nécessités de la maison de jeu de Saint-Vincent liées aux thèmes qui sont aujourd'hui en discussion, concernant l'ouverture des nouvelles maisons de jeu à l'intérieur du Pays.
Ce sont des considérations que vous avez eu la possibilité d'examiner, je me limiterais à souligner la question se rapportant aux aspects financiers, parce que s'il est vrai que ce bilan se solde par un résultat négatif de 2 milliards, à la page 8 du rapport du commissaire il y a les raisons pour lesquelles le bilan présente ce résultat.
Ce résultat est dû au fait que, sur la base des dispositions de la convention précédente, la Région n'a pas versé les sommes qui seraient dues au titre des articles 5, 6 et 13, le coût du personnel, les manifestations et le problème des chèques qui sont présentés pour avoir de l'argent liquide. Si ces dispositions étaient appliquées, ce bilan présenterait un solde positif, parce que cette même somme se chiffre à plus de 64 milliards de lires.
C'est également pour ces raisons que, compte tenu des résultats du premier bilan, qui ajouté à ce deuxième bilan présente un solde négatif de 12 milliards de lires, le Gouvernement a prévu qu'une partie de ce solde soit réintégrée pour un montant de 4 milliards de lires, tandis que la partie restante pourra être considérée dans le cadre des résultats futurs de la gestion extraordinaire, à savoir, sans toucher les rapports qui réglementent le versement des recettes de la maison de jeu, si les prochains résultats de la gestion extraordinaire sont positifs, au lieu de verser ces mêmes résultats à la Région à la fin de chaque trimestre, comme il est prévu par la loi portant institution de la gestion extraordinaire, la même gestion est autorisée - dans le cas où il y aurait des résultats positifs - à porter ces mêmes résultats en déduction de la partie qui reste encore à recouvrer des résultats financiers de ces deux premières années.
Je me réserve, sur la base du débat qui en suivra, d'apporter d'ultérieures précisions quant aux remarques qui sont formulées par le commissaire et qui ont repris les différents thèmes qui ont été soumis à notre attention au cours de cette dernière période.
Presidente É aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Collé.
Collé (PpVA) Il Presidente giustamente ha detto che abbiamo discusso in IV Commissione ampiamente sulla relazione della gestione al bilancio. In effetti, le mie, più che altro vogliono essere alcune raccomandazioni su quanto già esposto in IV Commissione, in modo particolare mi riferisco al discorso del regolamento delle assunzioni, che è al vaglio delle organizzazioni sindacali e sul quale, come ho ricordato in commissione, la minoranza non ha ancora avuto modo di addentrarsi per esaminare quelle che sono le prospettive di questo nuovo regolamento.
Così come sottolineato più volte dal commissario e sottolineato anche in questa relazione, vi è un'oggettiva necessità di alcune nuove assunzioni; è vero che l'organico non è stato ampliato, è altresì vero che in questi 2 anni e mezzo sono state fatte delle assunzioni, quindi credo che il problema di vedere quelle che saranno le future assunzioni sia una cosa più che legittima, su cui questo Consiglio dovrà al più presto discutere per porre fine ad una situazione che più volte, soprattutto in IV Commissione, ci ha fatto discutere spesso anche animosamente.
Il secondo aspetto che voglio ricordare prende spunto dalla relazione del commissario, il quale dice a pagina 5 che vi è un progressivo declino dei giochi tradizionali di tipo francese a vantaggio dei più moderni giochi americani, che meglio si adattano agli attuali gusti della clientela. La mia raccomandazione è in questo senso: facciamo attenzione a non spostare quello che deve essere un giusto equilibrio all'interno di un casinò e quindi a dirigerci verso una sola soluzione, che è quella del casinò americano, anche se questo nell'immediato può dare una prospettiva di maggiore introito.
Credo che invece il Casinò di Saint-Vincent debba fare uno sforzo affinché i giochi tradizionali e i giochi francesi riprendano quell'aspetto importante, quell'aspetto che faceva arrivare a Saint-Vincent clienti di un certo tipo, clienti importanti, clienti "granosi" per così dire, che per tutta una serie di motivazioni hanno nel tempo abbandonato le sale del casinò. Quindi ritengo che dobbiamo porre una certa attenzione su questo aspetto, senza farci incantare dall'aspetto economico dell'immediato.
Un altro aspetto importante, che peraltro è stato riportato dal commissario a pagina 9, riguarda gli investimenti futuri. É un tema che più volte abbiamo discusso, è stato portato avanti un progetto di ristrutturazione del casinò; a questo riguardo il Commissario oggi ci dice che "la mancanza di capitale proprio e le difficoltà di approvvigionamento di capitale sul mercato rendono quanto meno problematico l'avvio del piano di investimento per l'ampliamento del casinò, come sarà più oltre descritto". Qui si gioca un po' tutto il futuro del casinò, perché siamo tutti coscienti - lo abbiamo detto più volte, è giusto comunque ribadirlo - che presto avremo nuove case da gioco sul territorio italiano. Ricordavo nell'ultima occasione che abbiamo discusso del casinò che sono stati presentati 25 disegni di legge alla Camera: ho avuto modo di leggerli, alcuni sono provocatori, ma altri sono degni di attenzione anche per le firme di coloro che li hanno presentati e sottoscritti, trattandosi di parlamentari di una certa fama, di certi ambienti, che fanno pensare che un qualcosa vada avanti. Quindi credo sia necessario uno sforzo per mettere a punto uno strumento ideale affinché questi lavori proseguano. Come dice il commissario e come ci rendiamo tutti conto, oggi questo strumento non c'è, dobbiamo identificarlo meglio perché vi sono più possibilità ma dobbiamo studiare quella che è la migliore, quella che metta tutti nelle condizioni di restare tranquilli e, al tempo stesso, dia delle risposte a che si prosegua sulla strada che peraltro il Consiglio ha già indicato.
Un ultimo aspetto riguarda le manifestazioni. Come ricordava il Presidente, questo è uno di quei punti che fa sì che il bilancio sia per certi versi negativo, ma che nella realtà se si vanno a scorporare gli articoli 6, 7 e 13 e il discorso delle manifestazioni, che viene gestito direttamente dalla gestione straordinaria, non è negativo, così come è evidenziato qui. Credo però che per il discorso delle manifestazioni si debba fare un'accurata scelta - e l'ho detto più volte ai dirigenti della gestione straordinaria - nel senso di fare uno sforzo affinché le manifestazioni che facciamo siano effettivamente veicolo di promozione per l'intera Valle d'Aosta e per il Casinò di Saint-Vincent.
Mi spiego meglio. Oggi vengono fatte molte manifestazioni a carattere medico, scientifico, eccetera, che hanno però un riscontro a livello nazionale non eccessivo; le stesse Grolle d'oro che hanno avuto anche un certo successo sono però lontane da manifestazioni che vengono fatte in altre località italiane e che hanno un eco a livello nazionale, come ad esempio il Festival di Venezia, perché probabilmente mancano di quelle caratteristiche che fanno sì che i mass media di livello nazionale vengano a Saint-Vincent. Grolle d'oro che peraltro sono costate circa 900 milioni. Ricordavo in IV Commissione come tutti in Valle d'Aosta hanno un buon ricordo del Disco per l'estate, una manifestazione canora che era diventata importante per il periodo estivo e che era un appuntamento tradizionale paragonabile al Festival di Sanremo per il periodo invernale. Questa cosa si è lasciata perdere, è stata presa da alcune località del Lago di Garda, e credo che in questo caso si sia persa un'occasione; in quei momenti c'era il geom. De Fazio che mandava avanti il discorso casinò e che, essendosi indirizzato più sul discorso del calcio, aveva iniziato a portare avanti il discorso del Trofeo Baretti (che peraltro oggi non c'è più).
Questo per dire che uno sforzo maggiore si deve fare su manifestazioni che possono anche incidere economicamente ad un certo livello, ma che possono portare molto di più di 3-4 manifestazioni messe assieme, che poi danno lo stesso importo e che obiettivamente non hanno quel riscontro nazionale che vorremmo per la Casa da gioco di Saint-Vincent e di riflesso per tutta la Valle d'Aosta.
Queste erano le raccomandazioni che volevo fare; mi auguro che il Presidente nella sua replica ne accenni per verificare se c'è riscontro in quanto ho detto. Grazie.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (Ind) In IV Commissione è già stato sviscerato ampiamente l'argomento, tuttavia alcune considerazioni le possiamo riproporre o anche dire ex novo in quest'aula.
La prima constatazione che si può fare è quella sull'andamento della gestione straordinaria nel biennio, che è stato contraddistinto dalla guida di una persona e che ha visto il passaggio dalla gestione privata a quella pubblica il 1° luglio '94.
C'è stata in questo periodo un'invasione di dati provenienti magari da diverse fonti, che ci hanno portato a conoscenza della situazione che vige in questo momento presso il casinò, o perlomeno dati che ci hanno dato un quadro di riferimento su questo primo biennio della gestione straordinaria. Quali sono questi dati? Sono dati che hanno valori assoluti che possono essere considerati anche positivi; in particolare mi riferisco all'introito totale dove il valore complessivo dei montanti è salito in questi due anni da 217 miliardi a 241 miliardi, come giustamente propagandato sia dalla gestione straordinaria che dalla Presidenza della Giunta.
Però questo dato, come altri dati, non va letto solo nella chiave del valore numerico assoluto, ma va letto nel contesto in cui opera la Casa da gioco di Saint-Vincent, e il contesto è quello del mercato, ovvero delle quattro case da gioco italiane che si spartiscono quella torta di 600 miliardi di utenza, cioè di giocatori; 600 miliardi che si dirigono verso un casinò o verso l'altro a seconda del gradimento, della qualità dei servizi offerti, delle novità che si propongono, e così via.
A fronte di questo valore assoluto che è cresciuto di oltre 20 miliardi in questi due anni, c'è da dire che la quota di mercato si è notevolmente compressa, e questo è un primo dato su cui dobbiamo tutti riflettere: una quota di mercato che si è ridotta di oltre 2 punti percentuali, passando dal 38,89 percento al 36,60 percento. Questo vuol dire che, sì, sono cresciuti gli introiti globali lordi nelle casse della Casa da gioco di Saint-Vincent, ma si è ridotta la capacità di essere competitiva da parte della stessa casa da gioco in rapporto alle altre esistenti a livello nazionale.
Questo è il primo dato che possiamo collegare direttamente a questa gestione. Il passaggio tumultuoso dalla gestione ex SITAV alla gestione pubblica ha creato, è vero, degli scompensi, ma è altrettanto vero che per due anni c'è stata una gestione pubblica che avrebbe potuto fare senz'altro di più, cioè il commissario straordinario avrebbe potuto perlomeno impostare in altra maniera determinate scelte che sono state fatte per avviare da un lato la gestione straordinaria regionale, e dall'altro lato permetterne una continuità maggiormente redditizia.
Per quanto riguarda gli altri dati sui quali conviene fare alcune constatazioni, e non solamente cercando di guardare la parte vuota del bicchiere, come si suole in genere replicare alle osservazioni che da parte dei consiglieri di opposizione vengono fatte, ma cercando di avere una visione distaccata, un po' più obiettiva, senza né propendere a favore dell'una o dell'altra versione, c'è da segnalare - secondo quanto aveva già anticipato il Consigliere Collé - il notevole calo dei giochi francesi, i quali non sono più scelti come momento di svago e di gioco da parte degli utenti.
Tant'è che qui il calo non è solamente vertiginoso a livello di percentuale, ma è vertiginoso anche a livello di valore assoluto: molti miliardi in meno rispetto alle gestioni privatistiche. É vero, cambiano i costumi e quindi ci si indirizza verso giochi più tecnologici, come le slot, ma è altrettanto vero che non è stata fatta una politica di indirizzo a favore di una clientela elitaria, ovvero si è puntato più verso una clientela di massa trascurando spesso e volentieri la clientela elitaria che - come diceva prima chi mi ha preceduto - ha dei grossi vantaggi di immagine ed anche di indotto sulle attività funzionali all'esercizio della casa da gioco. Mi riferisco essenzialmente a quello che è il ménage che riguarda il paese di Saint-Vincent e paesi limitrofi.
Se i giochi americani hanno segnalato una crescita in notevole aumento in valore assoluto, da 118 a 147 miliardi, anche qui la quota di mercato si è compressa, scendendo di 4 punti in percentuale; anche questo significa che si è privilegiato una strategia, quella della clientela di massa, che non è stata probabilmente quella giusta perché se la quota si è compressa, vuol dire che i fenomeni non sono solo congiunturali o relativi al passaggio da una gestione privata ad una pubblica, ma ci sono senz'altro anche dei difetti a livello di scelte politiche e gestionali. Tant'è che sulle slot il grosso business che è stato conseguito nel '95, nel '96 non sembra più essersi replicato: sulle slot il Casinò di Saint-Vincent è passato al secondo posto, dietro al Casinò di Campione, nonostante il numero delle slot che offre il Casinò di Saint-Vincent rispetto a quello di Campione, e nonostante che il Casinò di Saint-Vincent sia stato il primo che abbia cercato di dare questo nuovo indirizzo tecnologico nei confronti di altre case da gioco.
Quindi vuol dire che anche sulle slot, su quelle che sono sempre state in questi mesi di gestione straordinaria l'asse portante degli introiti globali della casa da gioco, ci sono segni di preoccupante cedimento.
All'inizio ho fatto riferimento alla gestione Arrigoni, che ha condizionato - e uso questo termine non a caso - questi due primi anni di management pubblico della casa da gioco, ed io penso che comunque oggi sia il caso di ribadire che la gestione Arrigoni ha lasciato dei segni indelebili al futuro della casa da gioco. Quando è stata avviata la gestione straordinaria sappiamo che l'atteggiamento avrebbe potuto essere più rigido e severo nei confronti di SITAV, la Regione avrebbe potuto essere un contraente un po' più forte di quello che in realtà è apparso, ma è stata preferibilmente scelta una linea morbida, per timore forse che l'ex SITAV opponesse difficoltà insormontabili, come d'altronde testimoniano quei contratti che ci sono stati proposti in IV Commissione e che riguardano tutta una serie di situazioni, a partire dal vuoto per pieno delle camere del Billia, ai parcheggi, al software, al logo, dove il commissario in questione ha delle responsabilità che non sono di secondo piano.
Abbiamo visto che i contratti di valore miliardario sono stati conclusi con lettere a distanza, con lettera di proposta e lettere di accettazione; normalmente quando si tratta di decidere oneri e obbligazioni a nove cifre, ci si siede con tranquillità e ragionevolezza attorno ad un tavolo. Abbiamo visto come questa clausola penale dei 100 milioni al giorno, che oggi viene invocata dalla nuova SITAV, rischi di essere una mannaia su quello che è il ciclo finanziario, su quelle che sono le risorse, su quello che è il gettito della Casa da gioco di Saint-Vincent. Penso che questa leggerezza nell'affrontare queste situazioni, senza dubbio situazioni difficili e complesse, non possa passare inosservata, anche perché le spese di questa leggerezza comunque le fa l'ente Regione. E non è errato ipotizzare che forse ci sia stata più una tutela di interessi della società ex SITAV, piuttosto che della gestione straordinaria regionale.
Queste cose vanno dette, su queste cose bisogna fare una riflessione, perché gli scompensi anche finanziari che la GSR ha affrontato o andrà ad affrontare portano delle firme, portano delle responsabilità, quindi non bisogna solo limitarsi ad analizzare o a confrontare dati numerici di introiti prima, nel '94, nel '95, nel '96 e previsionali nel '97, perché ci sono state una serie di operazioni e di scelte che hanno delle responsabilità; prima fra tutte direi che sia il caso di additare quella del commercialista che ha gestito in questi due anni la casa da gioco. In particolare, è edificante un articolo che è stato pubblicato sul Corriere dell'economia - purtroppo in rassegna stampa per noi consiglieri non arrivano questi articoli interessanti - dove viene descritta l'attività di questo biennio da parte del Commissario Arrigoni. Il titolo è già eloquente: "Io manager a quel tavolo verde". Per oltre due anni - si legge nell'articolo - ad Arrigoni è stata affidata la gestione straordinaria della principale casa da gioco italiana, un'azienda che fattura 260 miliardi l'anno, e lui ha cercato di guidarla proprio come una normale impresa.
Alcuni passaggi sono poi particolarmente significativi, ne do lettura perché è giusto che si conoscano queste cose: "Ho scoperto che la SITAV, pur estromessa dalla gestione e dai relativi utili, aveva trovato il modo per continuare a pesare sull'andamento economico del casinò". Penso che certi presupposti e certe condizioni siano state favorite per continuare ad esercitare questo peso sulla Casa da gioco di Saint-Vincent.
Sappiamo l'entità e la qualità dei contratti che sono stati stipulati nel '94; nel '95 vengono rivisti e aggiornati e si dice: "Ma l'anno successivo con la situazione più sotto controllo Arrigoni e i suoi negoziano un nuovo patto più vantaggioso, 500 milioni al mese, più 480 per la fornitura del nuovo software. A questo punto la SITAV passa a Lefebvre, il quale disconosce il contratto e dice che l'unico in vigore è quello precedente, invocando una penale da 100 milioni al giorno, emette una fattura di 50 miliardi e subito dopo l'istanza di fallimento". Quindi viene descritta questa situazione con una leggerezza tale, che lascia presumere che certi presupposti per permettere la continuazione di questo peso siano stati creati.
Non so se da parte della Giunta è stata fatta questa valutazione, però è opportuno che se non l'ha fatta la Giunta, almeno il Consiglio si pieghi su questa cosa. Anche perché lo stesso Arrigoni nella sua relazione, che è stata allegata ai dati del consuntivo, cita espressamente la difficoltà istituzionale nella quale si trova ad operare la GSR.
Allora, la GSR, istituita con legge dell'88, ha un'incertezza istituzionale - ecco il termine che usa Arrigoni - che non è ancora stata completamente sanata o è stata solo parzialmente sanata. Paradossalmente vediamo che con una prima delibera del novembre '95 la Giunta introduce la cosiddetta filosofia degli assensi: certe scelte da parte della GSR devono essere preventivamente autorizzate. Qui c'è tutto un elenco di delibere relative agli assensi, che hanno contraddistinto questi anni di gestione, ne cito qualcuna perché significative: assenso alla gestione straordinaria per l'esercizio della casa da gioco per l'acquisto di due motocarri APE. Allora, per l'acquisto di due motocarri APE il 29 marzo 1995 c'è l'assenso della Giunta nei confronti della gestione straordinaria. IL 29 marzo 1995 ce n'è un altro - ed è il secondo - per la cessione in locazione alla STV di locali, attrezzature e arredi. C'è un terzo assenso alla Cooperativa Zeta per la pulizia di alcuni locali del casinò e per la gestione del guardaroba. E così via, per la gestione del bar degli impiegati del casinò della Valle, per la gestione di nuovo dei servizi di guardaroba, per concedere l'ingresso gratuito alle case da gioco alle sole presenze femminili dal lunedì al giovedì. Insomma c'è tutta una serie di atti, che saranno anche importanti ma che non hanno il peso e il significato di scelte di indirizzo politico e gestionale della casa da gioco, che sono state invece lasciate nei pieni poteri di un commissario straordinario.
Di fronte a questa difficoltà di qualificare l'istituzione gestione straordinaria regionale, che opera per alcuni versi con l'assenso della Giunta, per altri versi in completa autonomia, ma paradossalmente le scelte per le quali opera con l'assenso sono per decisioni di secondo piano - mi riferisco all'acquisto di due motocarri, eppure questi sono stati criteri che sono stati fissati con delibera di Giunta nel novembre '94 - mentre quando si tratta di compiere delle scelte di carattere contrattuale di un certo peso sembra quasi che venga lasciato alla gestione l'onere di questa decisione e della successiva responsabilità.
Quale conclusione a questo discorso? Innanzitutto deve essere ripensata questa figura della gestione straordinaria, se è destinata ad andare avanti come sembra, perché di fronte alle previsioni ottimistiche che quanto prima si arrivi ad una conclusione mi sembra ci siano ancora molte perplessità e molti ostacoli da superare; deve essere ripensata con figure decisionali e di responsabilità che siano maggiormente operative e meglio definite. Ritengo che questo sia uno dei punti essenziali che la Presidenza della Giunta e la stessa Giunta siano chiamate a risolvere.
Vi è poi un altro discorso di cui si parla in questi giorni, ed è il regolamento delle assunzioni che dovrebbe arrivare a conclusione entro il prossimo mese di novembre. Più volte è stato detto che i 12 miliardi di passivo che sono stati accumulati dalla gestione in questi due anni sono dovuti anche all'esecuzione di alcune clausole contrattuali che fanno parte del vecchio contratto con SITAV, in particolare ci sono gli scorpori degli articoli 6, 7 e 13, quindi è naturale che la situazione finanziaria tenda - così ci è sempre stato detto - ad essere piuttosto in rosso che in senso positivo. Allora, si parla di regolamentare l'ingresso di nuovi dipendenti nella casa da gioco, però si scopre che gli scorpori ex articolo 13 ammonterebbero ancora a diversi miliardi.
Oltre a proporre un regolamento sulle assunzioni, sarebbe interessante sapere dal Presidente o dalla Giunta quali sono le prospettive a livello occupazionale per la casa da gioco, se si intende ancora aumentare l'organico, oppure se si tende a razionalizzarlo, per sapere questo regolamento in quale funzione prospettiva viene inserito. Anche da questo punto di vista mi sembra che ci siano molte zone d'ombra e molte cose da chiarire.
Non ho altro da aggiungere per ora, mi riservo eventualmente di fare una replica.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Bich.
Bich (RV) Dopo la discussione che si è svolta nella IV Commissione la settimana scorsa su argomenti che poi vengono ripresi qui, oggi, mi ero ripromesso uscendo dalla commissione che non avrei più sprecato un decimetro cubo d'aria per parlare di casinò e avrei lasciato argomentazione agli altri, pensando con questo di fare al meglio, perché è inutile parlare quando le parole sono rivolte ad una specie di roccia, quindi fatica assolutamente inutile, ignobile e da scansare!
Quel che mi fa tornare su questo punto, che è centrale perché se ne discute ormai ogni Consiglio, è quel leggero senso del disagio che ti dà la "presa per i fondelli". Quando uno si sente "preso per i fondelli", se ha un po' di carattere, se - secondo quella classifica fatta da Sciascia dei vari uomini - non è proprio un "quaquaraqua", allora si arrabbia e risponde. Io sono stato preso dalla provocazione e rispondo a quegli articoli e a quelle comunicazioni, che non sono certo di tipo redazionale ma piuttosto promozionale, che il dr. Arrigoni ha colato penso anche con consistente esborso di denaro su giornali di enorme risonanza, tipo "Il Corriere della Sera" di una decina di giorni fa, su giornali di riflesso economico, come "Il Sole 24Ore", e via discorrendo, dove in sostanza dice: ecco come si può gestire in modo manageriale, moderno, con l'immaginazione al centro dell'azione amministrativa e gestionale una casa da gioco.
Questo mi ha fatto arrabbiare, perché pensavamo che Arrigoni se ne fosse andato con l'onore delle armi, ma con quell'onore che viene attribuito ad una formazione militare che non ha combattuto bene, che ha perso malamente la battaglia, solo che alla fine è arrivato il sergente maggiore scalcagnato che ha detto: "Mi date l'onore delle armi"? Ma certamente, non lo si declina mai a nessuno.
E qui tutti quanti hanno dato l'onore delle armi, non tutti, perché qualcuno no; io sono uno di quelli che purtroppo l'ha fatto e quindi l'ha fatto in buona fede, dimenticando che Arrigoni è stato gestore di una situazione che oserei definire al limite della censura, vuoi per i famosi contratti sui beni mobili e immobili e sul software, di cui abbiamo lungamente parlato, vuoi per la gestione Billia, vuoi per una serie di altre soluzioni date alla gestione del casinò e alla gestione normale dei giochi. Noi avevamo già preso atto nel corso dei forsennati dibattiti avuti all'interno della IV Commissione che certi conti non tornavano nel modo più assoluto.
Iniziando dal contratto del software, parcheggi eccetera, avevamo detto che in quel contratto erano sì presenti le parti, perché la SITAV era ben rappresentata, perché la Regione aveva delle sue rappresentanze anche istituzionali centrali, ma che il supporto di tipo tecnico amministrativo dato a quei contratti o a quelle scritture, perché di contratti veri e propri non si può neanche parlare, era un supporto molto ambiguo. Un supporto che giocava di sponda a favore della SITAV.
Da tutte queste vicende emerge una mano molto sensitiva, molto facile alla mobilitazione delle risorse e al far di conto, che sposta le condizioni contrattuali a suo favore. Immaginate voi se in un tratto qualsiasi per lavori pubblici, per prestazioni di servizi, fosse stata posta una clausola così rilevante come è stata posta in uno di questi contratti, che io chiamo accordi, scritti tutti in un modo anodino, con le firme messe non dappertutto, senza i timbri, senza tutto quello che la nostra burocrazia vuole, in cui per il reintegro del proprietario nella sua proprietà e per il ritorno dei beni ai proprietario stesso si preveda la penale di 100 milioni al giorno.
Ma una clausola così neanche per un tronco di autostrada - riprendo l'esempio che facevo prima - ancorché il tronco di autostrada è un bene reale, sul quale passano delle autovetture, che dà dei servizi e quindi l'utilizzo di questo tronco dà dei benefici e conferisce dei diritti reali che sono espliciti; noi, qui, per il ritardo di restituzione di questi beni, per l'utilizzo di beni materiali e immateriali abbiamo una penale di 100 milioni al giorno. Il che, andando a calcolare bene, se l'affitto veniva pagato 1 miliardo al mese, noi con 100 milioni al giorno avremmo dato tre volte tanto l'affitto; quindi la penalità è un moltiplicatore per tre dell'affitto dato a questi beni e servizi.
Allora lascio dire qual è quel cervello, quella meninge che si è messa a funzionare e che da una parte del tavolo, ma per conto dell'Amministrazione regionale della Valle d'Aosta, quindi di un ente pubblico, che è tutelato da tutta la giurisdizione presente ed attiva, possa aver accettato una clausola del genere. Credo che questa sia la clausola peggiore che abbia mai osservato su un contratto. Si dice: ma poi non si pagano perché abbiamo scoperto, eccetera; questo fa parte del diritto, fa parte del futuro, eccetera.
Sulla questione delle nuove assunzioni, scopriamo che fra tutti i giochi praticati nel casinò quello che va forte è la slot, che ha mangiato quote all'interno portandole via soprattutto ai giochi francesi; però la slot non ha personale. E si viene a dire che è necessario procedere ad una forte reintegrazione di personale per rilanciare i giochi francesi. Allora quantomeno osserviamo una visione deleteria e sclerotizzata dell'uso del personale tecnico, carente di quella flessibilità che è necessaria in un casinò, perché la gente non viene a comando, per cui si possono gestire i turni di lavoro a piacimento, in senso "sindacalese". Abbiamo assistito fra l'altro ad alcune riunioni alla "verbosità sindacalese", secondo cui è il giocatore che deve stare alle mie condizioni di lavoro, e non viceversa.
Si vede chiaramente come si sviluppino due temi che sono stati deleteri in questi quattro anni di gestione, e cioè, ed è il primo tema, data l'assenza di personale tecnico alle roulette non è stato possibile aprire tutti i tavoli di roulette, quindi c'è stata una contrazione nell'offerta del gioco e un aumento anomalo delle mance. Questo è vero, infatti quando si va a visitare un casinò europeo e si dice che si viene da Saint-Vincent, per prima cosa tirano fuori tutta la questione delle mance e si mettono a ridere perché nessuno ha quei parametri per i giochi francesi. Nessun casinò in Italia e all'estero, almeno di quelli che io conosco, per carità nel nostro mondo occidentale, ma neanche a Porto Rosa per la verità, ha questi rapporti sulle mance.
Ma a cosa è dovuto? Non penserai mica che il croupier metta la mano nel recipiente per le mance e si porti fuori i soldi? No. Allora a cosa è dovuto? É dovuto al fatto che mancano le squadre e quindi, in una situazione in cui il casinò ha una pianta organica dei dipendenti addetti ai giochi di tutto rispetto, più elevata per certe circostanze di altri casinò italiani ed esteri, non si riesce a gestire la flessibilità dell'orario di lavoro di alcune squadre dei giochi francesi, per cui questa strozzatura crea delle anomalie dannosissime: aumento spettacolare delle mance, che ha ritorni negativi sotto molti aspetti, e poi riduzione dell'appetibilità del giocatore verso questi giochi, perché un giocatore deve aspettare delle ore prima che giri la macchina e prima che il gioco possa avere un andamento normale così come avviene in tanti altri casinò.
Allora cosa si escogita? L'apertura di nuove assunzioni. Che è, ripeto, il peggior modo di gestire l'esistente economicamente, perché se da un lato si fa felice una famiglia, dall'altro è un ritorno ad una visione assolutamente assistenzialista del casinò. Quello che aveva detto Ramojno all'inizio è vero: diamo lavoro, è una variabile indipendente, anche se andiamo in passivo comunque diamo lavoro.
Ma questo è in contrasto con quanto aveva sostenuto il Consiglio e tutte le forze politiche, che chiedevano una gestione privatistica, di mercato, economicamente valida ed accettabile della gestione del casinò. Questo è un altro punto che è rimasto oscuro: non si è capito perché in quattro anni non si è modificato alcunché di questo aspetto, mentre semplicemente modificando l'orario di lavoro e la gestione dello stesso da parte dei sindacati e della direzione, tutto poteva avvenire con l'assorbimento di altre squadre di personale disponibile.
Piano di sviluppo: si continua a dire che prima si fa il piano di sviluppo e poi si passa all'appalto; allora vorrei sapere se facciamo prima un nostro piano di sviluppo e poi passiamo ad un nuovo bando, oppure viceversa. Anche qui mi sembra ci sia nebbia perché c'è un piano di sviluppo, ma è il vecchio piano di sviluppo degli anni '94-'95 di cui avevamo detto che era ormai ingestibile e dannoso, a seguito di dichiarazioni di addetti ai giochi, alle tecniche e quant'altro mai. Costruire in un piano di sviluppo con delle strutture tali che permettano il ripristino del vecchio sistema della manifestazione-promozione, un piano che nel sistema della promozione riservi la quota principale alla forma di ospitalità alberghiera soprattutto con una sala delle feste per 4-500 persone, vuol dire pensare ad un casinò destinato a chiudere, come è già successo per casinò di grandi dimensioni, che hanno cercato di fare subito economie di scala, chiudere e recuperare quelle quote. Noi, se non mi viene detto diversamente, stiamo andando su un piano di investimenti che è quello che è.
Non torno sulla questione del Billia, perché anche lì aleggia un'ambiguità folle, e vorrei capire chi è andato a contrattare; ma chi è andato a contrattare non si è accorto che il Billia era in attivo negli anni '90-'91-'92 con la presenza semplicemente di 60mila persone? E adesso andiamo a regalare un pacchetto di 112mila persone tout court, pagate, con promozioni che di fatto sono promozioni alla cecoslovacca, perché si è voluto un po' ripristinare il vecchio casinò, intralpino, com'era Saint-Vincent negli anni '60, dove si parlava un po' in meneghino, quello portava i soldi, tutto girava e alla fine se era necessario si teneva aperto un'ora in più, e quando c'erano i gala c'era una rincorsa folle per avere quell'orribile farfallino rouge et noir.
Si erano creati dei miti di cartapesta, ma queste cose non tornano più, pensare di andare a prendere il macellaio ciociaro, metterlo sull'airbus, portarlo su e aspettare che questo tiri su il bel gioco alla roulette francese, quando la roulette è inceppata già dal gioco che c'è, vuol dire vedere il romano che si imbufalisce perché viene e gioca poco, perché non c'è nessuno che lo accompagna, il sostegno della casa è molto limitato e poco appariscente. Tutto questo sappiamo già cosa comporta: comporta follie; però vorrei sapere il nome di quella persona che per conto dell'Amministrazione regionale ha siglato dicendo va bene 112mila, quando sapevamo già - perché i bilanci erano oggetto di studio e di recepimento da parte della Regione - che il Billia era in attivo per molto meno.
Non sono qui a sostenere che il lavoratore del Billia dovesse andare a casa, ma semplicemente che stesse a condizioni economiche più legate ad una congruità di offerta. Invece qui abbiamo un nome, e giuro che non so chi sia, che ha giocato per il nemico; in questi contratti ci sono delle persone che hanno giocato per il nemico e quando Tibaldi ed altri colleghi in IV Commissione, all'inizio di questa esperienza della gestione straordinaria, ci misero in guardia perché il passaggio di tutto il grosso management poteva comportarci dei guai, una magari qualche suggestione di tradimento, attenzione, che se qui non c'è stato tradimento siamo andati molto vicini al tradimento!
Vorrei avere il tempo e il piacere di vedere il risultato di questa situazione, in questo contenzioso balordissimo in cui ci hanno schiaffato dentro questi della FINOPER con richiesta di fallimento, proiezione di immagine, eccetera. Vorrei vedere con che parola fine andremo ad assaporare la chiusura di questa situazione, perché ho l'impressione che l'Amministrazione regionale sarà ancora soccombente, ed è forse troppo ottimista chi pensa che li abbiamo in tasca, perché tutti qui hanno in tasca il Codice civile e citano a memoria articoli, però abbiamo del personale tecnico che fino adesso, se avesse dovuto vivere per la rendita che ha dato all'Amministrazione regionale, cioè per la vittoria sul contenzioso che ha potuto dare all'Amministrazione regionale, questo avrebbe dovuto essere quanto meno cambiato.
Invece mi risulta che abbiamo alle nostre dipendenze, con rapporti di consulenza o quant'altro mai, persone che prima erano alle dipendenze della SITAV, poi sono passate alle dipendenze della FINOPER, successivamente sono venute a gravitare nella gestione straordinaria e oggi ce li ritroviamo lì come convitati di pietra, ogni stormir di pagina di contratto che alla fine rappresenta un danno per la Regione.
Queste sono le questioni che erano rimaste sul gargarozzo di tutti noi, avevamo detto che ognuno si prendeva le sue responsabilità, si andava avanti fino alla fine; invece quello che mi ha fatto venire ancor più la rabbia è che lì appariva come un vero occhiello, come se fosse stata una di queste nuove aziende gestite da manager di ottima preparazione, che fossero quindi più che all'altezza della situazione. Però se andate avanti nella vita di tutti i giorni con una visione che è quanto meno paternalistica, senza dire clientelare, perché ci sono dei consulenti che sono stati presi non so per quale motivo, con delle condizioni contrattuali di estremo favore, di estrema gratitudine verso chi ha potuto attribuirgliele, e mi dispiace dire così perché ogni tanto mi sento dire: ti credevo un amico, ma non me ne frega niente, preferisco essere considerato un nemico.
Mi riferisco a gente che ha assunto dei contratti di brockeraggio, in cui in pratica sono solo loro a guadagnare, ma la gestione straordinaria non si sa bene che funzioni abbia e cosa porti a casa da questi contratti. Si modificano solo i termini, i rapporti magari con la casa madre, facendo scoppiare la iugulare di qualche agente assicurativo o roba del genere, però con contratti che attribuiscono in pieno - lo ha letto Tibaldi l'altro giorno - i poteri dirimenti dei rapporti fra le varie società al brocker e non già all'amministrazione pubblica, che dovrebbe essere lei stessa a guidare, a formarsi una strategia, eccetera.
Quindi vedo delle soluzioni non buone e vedo anche della malafede, vedo persone che hanno voluto fare i furbi e che hanno voluto giocare molto su questa situazione. Non sono state date delle risposte; mi dispiace, Viérin, ma la Giunta non ha dato delle risposte conclusive, precise, in modo da fugare ogni dubbio nel senso che tutto quello che poteva essere fatto per l'Amministrazione regionale era stato fatto. Questo giuramento sulla spada non lo ha fatto nessuno e non abbiamo in mano niente per poterlo dire.
E non si venga a dire che noi eravamo poverelli; figuratevi, noi il 29 giugno eravamo qui e non avevamo neanche il manico del contatore dell'elettricità da tirare giù, e questo con il potere che concentriamo nelle nostre istituzioni e con la possibilità che abbiamo di imporci a chi con noi deve avere un rapporto funzionale. Mi rivolgo in particolare all'ENEL: ma tu pensi che l'ENEL in due giorni non ti avrebbe messo il filo volante per mandare avanti il casinò? Ma se lo abbiamo fatto per tantissime altre cose!
E per la Telecom, con cui abbiamo avuto contratti miliardari sui quali anche lì mi fermo, perché ci sarebbe da andare a vedere sul progetto della Valle d'Aosta cablata e quant'altro mai, quanto è servita la Valle d'Aosta alla Telecom e quanto poco è servita la Telecom alla Valle d'Aosta: ebbene, credete che non ci avrebbero dato la voce? Non avrebbero messo sull'elenco telefonico il nostro numero? Abbiamo avuto l'offesa di dover cercare la SITAV - con il nome scritto in caratteri corpo dieci sulle pagine - per più di un anno sull'elenco telefonico per avere il numero della Casa da gioco di Saint-Vincent, questo perché non doveva disturbare...
Noi avevamo questi poteri per modificare, per fugare dubbi, sospetti, forme anche irose e rancunose di polemica. Concludo il mio intervento dicendo che se si vuole tornare ad un casinò con le sue caratteristiche di buona gestione, di buon nome, di buona immagine sul mercato anche del gioco d'azzardo, che è un mercato in crescita - in televisione ne parlano una sera sì e una sera no - a questo punto è indispensabile prima di tutto scegliere i tempi, fra questi che sia stabilito molto chiaramente il piano di sviluppo, siano stabiliti dei criteri gestionali che portino a delle economie là dove queste cose non vengono effettuate attualmente, e che ci sia un controllo preciso e continuo di tutta la parte politico-amministrativa.
Mi spiego meglio: non è che si voglia arrivare lì con un rappresentante per ogni forza politica, non vogliamo una lottizzazione partitica, vogliamo un organo che possa seguire queste cose in modo collegiale, in modo sincrono con il Consiglio e con la Giunta. Questo è indispensabile, altrimenti nasceranno sempre questi sospetti di presenze di terze persone, che non conosciamo e che giocano a favore di altri. Proprio per questo, per un senso di buona fede, ma buona fede al positivo, e perché non posso dare il mio voto favorevole ad operazioni che non considero nella piena chiarezza dovuta dai tempi e dai rapporti fra le forze in campo, mi astengo su questo punto.
Si dà atto che, dalle ore 13,03, riassume la Presidenza il Presidente Stévenin.
Presidente Non ci sono più iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.
I lavori riprendono alle ore 16.
Il Consiglio prende atto concordando.
La seduta è tolta.