Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1835 del 28 febbraio 1996 - Resoconto

SEDUTA ANTIMERIDIANA DEL 28 FEBBRAIO 1996

OGGETTO N. 1835/X Iniziative per elevare la qualità del formaggio "Fontina" mediante l'uso di foraggio valdostano. (Interpellanza)

Interpellanza Premesso che in Valle d'Aosta si fa largo uso e consumo di foraggio proveniente dall'esterno del contesto regionale nell'allevamento del bestiame;

Considerato che quanto sopra mette a rischio la bontà e la tipicizzazione dei prodotti locali di qualità con particolare riferimento al marchio "Fontina";

Rilevato, altresì, che i nostri operatori agricoli pare abbiano difficoltà a collocare sul mercato il fieno locale da loro prodotto per cui tale status comporta un continuo disincentivo alla coltivazione di fondi che risultano sempre più in stato d'abbandono;

Venuto a conoscenza della difficoltà di collocare sul mercato la "Fontina", anche in considerazione del venir meno del suo alto profilo qualitativo;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella

l'Assessore dell'agricoltura, forestazione e risorse naturali per sapere:

1) quali iniziative intende promuovere o sta promuovendo per garantire la genuinità, nonché l'elevazione qualitativa del prodotto "Fontina", anche alla luce delle premesse succitate;

2) quali iniziative e controlli intende promuovere o abbia promosso per garantire che nella produzione della "Fontina" si faccia uso o s'imponga l'uso del foraggio valdostano;

3) se non ritenga opportuno individuare nell'ambito del territorio alcuni punti di raccolta per il deposito del foraggio locale, nonché per la sua commercializzazione.

F.to: Dujany

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Dujany.

Dujany (PVA) L'interpellanza trova i suoi presupposti nel pericolo di dequalificazione del prodotto Fontina, in conseguenza del largo uso e consumo di foraggio proveniente dall'esterno della nostra Valle, che è tale da rendere il nostro prodotto atipico. Se vogliamo salvaguardare la Fontina, è quindi indispensabile eliminare completamente i foraggi che provengono dall'esterno. Produrremmo probabilmente meno Fontina dell'attuale, evitando l'attuale consistente giacenza di forme, ma realizzeremmo nuovamente un prodotto più valido dell'attuale con un realizzo superiore per l'agricoltore. Sto pensando evidentemente al vero agricoltore, a colui che lavora la sua campagna con terreni attigui nella stessa zona di produzione.

E' noto, infatti, che la qualità del foraggio incide profondamente sulla bontà del prodotto, sulla sua stessa maturazione, con conseguente rischio di sua alterazione. Pensiamo soltanto che nel tempo i foraggi provenienti da zone umide non erano oggetto di produzione di Fontina proprio per le conseguenze per i gusti e per l'amarognolo, che potevano ricondursi al prodotto da porre sul mercato.

La situazione attuale è caratterizzata da un continuo deprezzamento economico della Fontina sul mercato, soprattutto se lo si rapporta a formaggi di pregio presenti sul mercato. Negli anni ?50 il prezzo della Fontina e del Parmigiano si equiparavano; negli anni ?65 e ?66 la Fontina costava al consumatore lire 1.200/kg rispetto alle 1.250 del Parmigiano. Tuttora si registra un costo Fontina - sono i dati ufficiali del Cidac del 27 febbraio 1996 - sul mercato di 14.750 lire/kg rispetto al Parmigiano, pari ad un costo al kg di lire 26.400, quindi con un aumento del costo del Parmigiano pari al 40 percento.

Ma ciò non basta. Si registra che formaggi cosiddetti minori vengono venduti sul mercato a prezzo superiore a quello della Fontina; per esempio - sono sempre dati ufficiali della vendita al consumatore del Cidac del 27 febbraio 1996 - il Gorgonzola lo si acquistava a 18.600 lire/kg mentre la Robiola, formaggio di conosciuta qualità ridotta, si pagava 14.750 lire/kg. Quali le cause di questo fenomeno? Esse non possono che essere fatte risalire ad una dequalificazione del prodotto o ad una sua incapacità di commercializzazione. Propenderei più per la prima tesi, ed occorre quindi migliorare il prodotto tornando alle origini produttive.

E' noto che i compiti di controllo sulla validità del prodotto spetterebbero istituzionalmente al Consorzio produttori Fontina (quindi non vi è una critica nei confronti dell'Assessorato competente); l'articolo 2 del Consorzio produttori Fontina prescrive già oggi che il latte per la trasformazione in Fontina deve provenire da vacche appartenenti alle razze valdostane e l'articolo 5 aggiunge che le vacche di lattazione devono essere alimentate con foraggi locali, fieno e pascolo, e sono proibiti i foraggi di ogni altro tipo.

Ma di fronte all'enorme affare costituito dall'arrivo di foraggi di fuori Valle e di fronte alle difficoltà oggettive del Consorzio produttori Fontina di arginare tale fenomeno, non ritiene l'Assessore - ed è questa la domanda che pongo - necessario intervenire per controllare questo fenomeno? Non ritiene a questo proposito di intervenire legislativamente, sorreggendo quelle che sono già le attuali disposizioni all'interno del Consorzio produttori Fontina, in modo tale da accompagnare quella autoregolamentazione interna da una idonea normativa di salvaguardia?

Secondariamente, occorre favorire sul territorio la realizzazione di alcuni punti di raccolta, per depositare quel foraggio locale di cui va incentivata la produzione, mancando adeguate strutture private idonee. Quindi, anche sotto questo profilo, chiedo all'Assessore se non ritiene opportuno e necessario intervenire legislativamente anche in tale direzione.

Presidente Ha chiesto la parola l'Assessore all'agricoltura, forestazione e risorse naturali, Vallet.

Vallet (UV) Il est évident que la qualité de la Fontine, que je rappelle constitue 80 pour cent de la production vendable de notre agriculture, est un problème sur lequel nous raisonnons et nous travaillons tous les jours.

Il est évident aussi que le problème existe, certains phénomènes sont évidemment connus, mais je voudrais dire tout en début que la dimension des phénomènes n'est pas si grande que celle présentée par le Conseiller Dujany.

Encore une prémisse avant de fournir des réponses détaillées aux questions posées, pour dire qu'il faut bien mettre en évidence le rôle et les responsabilités de chacun des organismes qui ont des compétences dans ce contexte: Consortium des producteurs de Fontine, qui, suite au décret du Président de la République de 1955, a la responsabilité de vérifier que les conditions de production prévues par le disciplinaire soient respectées, et l'aspect commercial qui est pratiquement du ressort de la Coopérative Producteurs Lait et Fontine, étant donné que pratiquement 80 pour cent de la production est commercialisée par cette coopérative.

Il est tout à fait évident le rôle de coordination et même de promotion qui doit être joué par l'Assessorat de l'agriculture, mais quand même je crois qu'il est important de ne pas confondre les rôles.

Pour venir aux questions posées, quelles sont les initiatives promues par l'Assessorat? Je peux dire au Conseiller ce que nous faisons chaque jour dans ce domaine et je peux dire au Conseiller de l'intense collaboration que nous avons avec le Consortium Producteurs Fontine en ce qui a trait le problème de la qualité et du respect du disciplinaire.

Le Conseiller sait que le service d'assistance technique effectue des visites périodiques dans les fromageries et dans les lieux de production, nous faisons quelque chose comme 150 mille déterminations analytiques, nos techniciens contrôlent quelques centaines de fiches concernant les données de production dans les fromageries; nous effectuons les analyses qui ont trait au payement du lait de qualité; nous effectuons des recherches pour individualiser des améliorations quant aux technologies, notamment en ce qui concerne les ferments, en ce qui concerne aussi les différentes phases de la production, en ce qui concerne par exemple la pression, en ce qui concerne par exemple la salaison du fromage.

Nous venons d'achever un travail important en ce qui concerne la certification de qualité de toute la filière de production, qui sûrement pourra s'ajouter pour les consommateurs aux garanties déjà fournies par le marque de qualité.

Mais - comme je disais - nous collaborons avec le Consortium Producteurs de Fontine, le Conseiller l'a cité donc il connaît le règlement que le cConsortium s'est donné au mois d'avril 1991, justement pour répondre fondamentalement à deux exigences, qui étaient bien vives et présentes en ce moment: d'un côté le Consortium s'était aperçu que dans les dernières années ?80 il y avait le risque que les conditions de production puissent s'éloigner de ces conditions qui garantissent la qualité du produit. En plus, il y avait en ce moment l'exigence d'anticiper de quelque sorte les conditions nécessaires pour obtenir le label DOP - dénomination d'origine protégée - qui est reconnue par l'Union Européenne, à ces produits qui effectivement se caractérisent pour un lien étroit entre conditions de production et territoire de production.

Les deux aspects fondamentaux de ce règlement ont été cités par le Conseiller, ce sont l'article 2 et l'article 5, le premier pour dire que le lait qui doit être transformé en Fontine doit être produit par des vaches de race autochtone et le deuxième aspect, l'aspect du fourrage local, établie par l'article 5.

Depuis le mois d'avril 1991 quels sont les résultats vis-à-vis de l'application de ce règlement et quelles sont les actions que le Consortium a mis en oeuvre pour atteindre ce but? Il s'agit d'actions évidemment d'information, l'identification des entreprises où le rapport entre bétail et superficie de l'entreprise ne répond pas à des critères corrects, une action de contrôle vis-à-vis des entreprises ainsi identifiées, la mise en demeure des entreprises qui justement ont été identifiées comme pas en ordre, et enfin la non apposition de la marque sur les formes produites par les entreprises qui n'ont pas respecté les critères.

En ce qui concerne l'article 2, c'est-à-dire lait produit par vaches autochtones, le résultat est définitivement acquis dans le sens que nous pouvons dire que la Fontine est produite que par de lait produit par vaches valdôtaines.

En ce qui concerne l'utilisation de fourrages locaux, à la suite des actions que je viens de citer, il y a encore 23 entreprises qui ne seraient pas en ordre. Le Consortium considère résoudre définitivement aussi ce deuxième aspect dans le premier semestre de 1996, donc je crois que nous sommes en train d'aller dans la juste direction et même ce problème est en train d'être ponctuellement réglé.

En ce qui concerne la troisième question, qui se réfère à l'éventualité d'organiser des points de récolte de foin, la réponse est "non pour le moment". Le Conseiller sait qu'au mois de novembre l'Assessorat a démarré avec le programme foin, qui allait justement dans la direction de donner une réponse concrète aux producteurs de foin qui n'ont pas de bétail et qui se trouvent en difficulté s'ils ne trouvent pas quelqu'un qui leur achète le foin. Qu'est-ce que c'est le programme foin? C'est une chose très très simple: nous avons fourni d'un logiciel six fromageries coopératives qui se sont rendues disponibles à collaborer, nous avons fourni de ce même logiciel les bureaux périphériques du service d'assistance technique. En quoi concerne ce logiciel? Tout simplement dans la possibilité d'enregistrer l'offre et la demande de foin, pour mettre en contact la demande avec l'offre.

J'ai des données intéressantes quant à cet aspect: c'est curieux de voir comme dans ces premiers 4 mois de fonctionnement de ce programme, la quantité de la demande est nettement supérieure à la quantité de l'offre, 1883 quintaux de foin mis en vente, et 6000 quintaux de foin demandés. Il est évident que cette différence est motivée par le fait que le programme n'a démarré qu'au mois de novembre 1995, quand la plus grande partie de producteurs de foin qui avaient de foin à vendre, l'avaient déjà vendu et donc n'ont pas eu besoin de se référer à nos services.

J'ai dit non pour le moment, dans le sens que le fait de réaliser des structures pour la récolte de foin comporte évidemment des investissements considérables, qui pourraient être justifiés si quelqu'un se charge d'organiser la gestion de ces centres. Je ne pense pas que de cette gestion puisse se charger l'Administration régionale, donc je suis disponible à examiner d'initiatives qui pourraient venir du monde agricole.

Encore une petite note en ce qui concerne les considérations faites par rapport au prix de la Fontine. A mon sens ce ne sont pas des indicateurs les prix de la Fontine ou les prix des autres fromages à la vente; ce qui est important c'est le prix du lait payé aux producteurs, parce que le moment de vérification c'est la rente du lait produit. Il est évident que dans le secteur de la coopération agricole il y a encore beaucoup de travail à faire pour améliorer la rentabilité de ces organisations coopératives, mais en tout cas le lait produit en Vallée d'Aoste et transformé en Fontine est encore rémunéré aux producteurs plus que le lait produit et transformé dans n'importe quel type de fromage.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Dujany.

Dujany (PVA) En répondant à l'Assesseur, pour ce qui concerne le problème de l'emploi du fourrage valdôtain, l'Assesseur a reconnu que le problème existe, mais qu'il n'est pas si grand. Il a ajouté que le problème est en train de se résoudre dans le concret, à travers les initiatives qu'il nous a rappelées.

A ce propos j'attends laisser passer les six mois, que l'Assesseur a programmés en ce qui concerne le temps nécessaire pour arriver à résoudre le problème, et je retiens quand même qu'il soit important que l'Assessorat exerce un contrôle plus assidu de ce qu'il a fait jusqu'à présent.

Pour ce qui concerne le programme foin, à mon avis c'est un programme assez réduit; ce serait nécessaire d'activer un contrôle de qualité de fourrage plus fort de ce qu'on n'a pas fait jusqu'à présent, et je retiens que l'exigence d'avoir à disposition des dépôts pour le foin représente une nécessité énorme pour donner la possibilité à nos agriculteurs de devenir producteurs de foin.