Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2363 del 19 dicembre 2001 - Resoconto

OGGETTO N. 2363/XI Copertura assicurativa per gli animali allevati in Valle d’Aosta. (Interpellanza)

Interpellanza Premesso:

- che il comparto agricolo–zootecnico è in grave crisi;

- che agli allevatori valdostani si richiede, al fine di beneficiare di alcuni contributi pubblici, di assicurare gli animali in allevamento contro morte, infortuni, malattie, aborti, danni conseguenti a eventi calamitosi od ordinanze sanitarie;

- che tale operazione pare più un business a vantaggio di qualche compagnia assicurativa piuttosto che un’autentica attenzione nei confronti degli stessi allevatori;

tutto ciò premesso, il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella

l’Assessore delegato per sapere:

1) per quali ragioni si rende necessaria la copertura assicurativa degli animali allevati;

2) se non ritiene che tale iniziativa costituisca un ulteriore onere economico e burocratico a carico degli allevatori valdostani, già penalizzati da norme vincolanti e da un’agguerrita concorrenza;

3) se gli risulta che l’istruttoria della richiesta di contributi sia subordinata alla sottoscrizione da parte degli allevatori interessati di contratti di assicurativi con determinate compagnie;

4) se gli risulta che vi siano compagnie assicurative che acquisiscono direttamente dagli uffici regionali i dati inerenti gli allevamenti interessati.

F.to: Tibaldi

Président La parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (FI) Penso che questa interpellanza possa costituire una opportunità per l’Assessore utile a fare chiarezza su una materia che definirei incandescente, che sta suscitando non poche perplessità, polemiche e anche arrabbiature all’interno del comparto agricolo-zootecnico valdostano che, come abbiamo scritto nell'interpellanza - e non solo perché lo abbiamo scritto, ma perché la realtà dei fatti è questa - sta soffrendo di una grave crisi.

Nell'interpellanza in oggetto si fa riferimento ad un discorso assicurativo, ad una volontà di far assicurare i capi allevati in Valle d’Aosta in caso di calamità naturale, morte, infortuni, malattia, aborti, danni conseguenti ad eventi calamitosi o ordinanze sanitarie di diverso tipo. Questa operazione prende spunto dalla legge regionale n. 21/01, recante disposizioni in materia di allevamento zootecnico e relativi prodotti e, all’articolo 2, lett. g), prevede come tipologia di interventi nel settore dell’allevamento anche quello relativo alla copertura delle spese sostenute da associazioni agricole per la tutela assicurativa dei propri aderenti a garanzia di danni arrecati agli allevamenti da eventi fortuiti, malattie infettive e non infettive.

I beneficiari di questi incentivi previsti dall’articolo 2 sono o gli allevatori iscritti all’anagrafe regionale del bestiame e le aziende di allevamento, di cui alla legge regionale n. 17/93, o gli enti e gli organismi associativi, i cui scopi statutari sono coerenti con le finalità previste dalla stessa legge n. 21/01. Le finalità sono appunto quelle volte ad assicurare il mantenimento e il consolidamento dell’agricoltura in montagna e promuovere interventi nel settore zootecnico a vasto raggio.

In applicazione di questa legge la Giunta regionale ha provveduto ad adottare una serie di delibere; io ne ho evidenziate due. La prima, è quella del 12 novembre 2001, la legge è entrata in vigore di recente, dove la Giunta, facendo riferimento agli articoli di legge che ho poc’anzi citato, stabiliva i criteri e le modalità di concessione dei contributi, individuando che il contributo potesse essere erogato a favore delle associazioni agricole, su presentazione di apposito programma di copertura assicurativa per gli allevatori aderenti.

Quindi le associazioni che intendono proporre programmi per la copertura degli oneri assicurativi dei propri aderenti, devono chiedere l’autorizzazione preventiva dell’Assessorato competente, quello che fa capo al collega Perrin.

In una delibera successiva, la n. 4586 del 3 dicembre, l’Assessorato rilevava che l’AREV - Association régionale des éleveurs valdôtains - ha presentato un apposito programma di copertura assicurativa per i propri aderenti, fissando un preventivo di spesa determinato in 17,6 miliardi. Un preventivo di spesa per la copertura assicurativa presentato dall’associazione, che è stato determinato ipotizzando - si legge in delibera - l’adesione al programma assicurativo di tutte le aziende iscritte all’anagrafe regionale del bestiame, cioè un'ipotesi omnicomprensiva: tutte le aziende, secondo previsione, si sarebbero rifatte all’AREV per poter coprire dal punto di vista assicurativa il loro bene capitale, cioè i bovini. I molteplici allevatori valdostani sono stati tempestivamente informati dalla stessa AREV tramite circolari diramate a più riprese, che invitavano gli allevatori ad adempiere a questi oneri assicurativi, al fine di tutelare il loro bestiame.

L’interpellanza vuole, come dicevo in esordio, fare un po' di chiarezza su questa materia che è piuttosto confusa, anche perché l'operazione, come peraltro è stato segnalato da alcuni allevatori, anche a mezzo di una lettera che è stata pubblicata sul settimanale "La Vallée Notizie", pare più un business a vantaggio di qualche compagnia assicurativa che non una reale tutela nei confronti degli allevatori e del loro bestiame.

In primo luogo non si capisce questa obbligatorietà da cosa sia sancita, da quali norme e da cosa derivi, anche perché più volte l’Assessore Vicquéry, rispondendo ad interpellanze, ha sottolineato la qualità degli allevamenti valdostani: buona parte delle stalle sono indenni da brucellosi e da TBC, con livelli prossimi allo zero. Quindi tutte queste preoccupazioni per malattie, problemi sanitari, morti del bestiame, non riusciamo a capire da cosa abbiano origine.

Ecco perché vorremmo saperne qualcosa in più. La nostra prima domanda chiede infatti "per quali ragioni si rende necessaria la copertura assicurativa di animali allevati", perché improvvisamente i bovini valdostani devono essere soggetti a copertura assicurativa, quasi fossero delle automobili, non perché creano danni, ma perché rischiano di subire danni in questo caso, e quali sono le norme che regolano o disciplinano questa obbligatorietà.

Se l’Assessore non ritiene poi - e questa è già una valutazione più politica - "che tale iniziativa costituisca un ulteriore onere economico e burocratico a carico degli allevatori valdostani", molti dei quali letteralmente spiazzati di fronte a questa iniziativa. Allevatori già penalizzati da norme vincolanti che derivano dall’Europa – (sappiamo che l’Europa è sovente vista come una pesante armatura, e non come un ente istituzionale che guarda con attenzione specie le problematiche della montagna) – oltre che "da un'agguerrita concorrenza", perché comunque la zootecnica valdostana deve misurarsi con le zootecnie di altre regioni che hanno fattori produttivi decisamente più vantaggiosi rispetto ad una regione di montagna come la nostra.

Terza domanda: se risulta all’Assessore "che l’istruttoria della richiesta di contributi sia subordinata alla sottoscrizione da parte degli allevatori interessati di contratti assicurativi con determinate compagnie", cioè se sono già state individuate tali compagnie e quindi che l’istruttoria della richiesta di eventuali contributi previsti dal piano di sviluppo rurale sia subordinata alla sottoscrizione di contratti assicurativi di questo tipo. Se così fosse, ci sono dei punti interrogativi grossi, ai quali bisogna dare risposta.

Quarto punto: "se gli risulta che vi siano compagnie assicurative che acquisiscono direttamente dagli uffici regionali i dati inerenti gli allevamenti interessati", proprio per organizzare la tutela assicurativa del bestiame interessato. In tal caso sembrerebbe che tali compagnie siano più interessate ad un discorso di business vero e proprio.

Questa, in linea di massima, l’illustrazione che si intende fare di questo argomento, sul quale auspichiamo delle risposte precise. Le domande sono sufficientemente puntuali, ci auguriamo che l’Assessore ci dia risposte altrettanto puntuali.

Président La parole à l’Assesseur à l’agriculture et aux ressources naturelles, Perrin.

Perrin (UV) Ringrazio il Consigliere Tibaldi, di darmi l’opportunità di fare chiarezza su questo aspetto e concordo anche con lui sulle difficoltà, che il comparto zootecnico sta attraversando, dovute a questo momento di grossi cambiamenti. Difficoltà dovute ad una situazione generalizzata di disagio, che è stata provocata nel 2001 dagli eventi BSE e anche dal pericolo di diffusione dell’afta epizootica, difficoltà che hanno interessato tutte le aziende zootecniche europee.

A queste si è aggiunta per la nostra regione la necessità di rivedere, alla luce dei nuovi orientamenti, gli aiuti e le modalità di sostegno al settore. Posso però anche tranquillizzare il collega Consigliere che la situazione si va normalizzando, anche perché a settembre è entrata in vigore la legge n. 21, "Disposizioni in materia di allevamento zootecnico e relativi prodotti", che prevede un'articolata serie di interventi a favore della zootecnia. Fra questi, come citava il Consigliere, è prevista la possibilità per l’Amministrazione di intervenire con contributi a parziale copertura dei costi delle polizze assicurative stipulate dalle associazioni a favore dei propri aderenti. La percentuale di contributo va dal 50 percento del costo polizze assicurative per danni diretti e indiretti, e si eleva all’80 percento del costo delle polizze stipulate a copertura di perdite dovute a calamità naturali o a eventi atmosferici di eccezionale gravità.

L’AREV, che è l’associazione degli allevatori più rappresentativa - credo che vi aderiscano intorno al 95 percento degli allevatori valdostani - si è attivata seguendo le modalità previste dalle delibere citate dal Consigliere Tibaldi, ed ha predisposto un bando pubblico per assegnare ad una compagnia la copertura assicurativa per gli allevatori aderenti, a condizione che siano iscritti all'anagrafe regionale del bestiame e alle aziende di allevamento. Questa è una condizione essenziale, perché si riferisce agli allevatori che risiedono in Valle d’Aosta.

L’adesione degli allevatori è volontaria, non è un'assicurazione obbligatoria, e ha lo scopo di garantire i sottoscrittori contro i rischi di eventi futuri o fortuiti, che potrebbero provocare danni economici alle aziende; questa pertanto è una misura che deve essere vista in positivo. Tale funzione di garanzia è ancora più necessaria in un momento cosiddetto "di crisi", in quanto in questi momenti forse è più difficile per l’allevatore reperire i fondi necessari per ripianare eventuali perdite derivanti da eventi dannosi.

Del resto, nella prassi, la maggior parte dei soggetti economici utilizza il sistema assicurativo per tutelarsi contro i danni diretti al proprio patrimonio e indiretti al proprio reddito; le aziende zootecniche assicurano gli animali, in quanto fattore fondamentale di reddito, come altre imprese assicurano i propri macchinari e le proprie merci.

Questa iniziativa, che è attuata a favore degli allevatori - i quali vi aderiscono in modo volontario, lo ripeto - ha lo scopo di permettere una pianificazione del futuro delle aziende e rappresenta per gli allevatori un'occasione per dedicarsi alla propria attività con più serenità, ma soprattutto con più certezze. Inoltre, la sottoscrizione della polizza assicurativa non rappresenta assolutamente una condizione per poter beneficiare degli altri contributi pubblici, e questo è un altro fatto essenziale; questa non è assolutamente una condizione per avere accesso agli altri contributi previsti dalla legge n. 21 e dal piano di sviluppo rurale, ma è una scelta fatta dall’allevatore, non obbligatoria e che non condiziona l’allevatore di fronte a tutti gli altri aiuti. Questo deve essere detto molto chiaramente.

Infine, nessuna compagnia ha avuto accesso ai dati degli uffici regionali; gli unici dati di natura statistica che sono stati forniti, sono stati forniti a degli incaricati dell’AREV per predisporre i dettagli relativi all’appalto; questi dati sono cioè serviti per andare a predisporre delle polizze con cognizione di causa, quindi con dei dati di supporto, ma dati statistici, che avevano il solo scopo di andare a predisporre un'offerta delle polizze che fosse congrua, quindi che fosse corretta rispetto a cosa succede in Valle d’Aosta a livello di incidenti, a livello di blocchi sanitari, a livello di eventi fortuiti che possono interessare i nostri allevamenti. Gli allevatori hanno aderito direi in buona parte a questa iniziativa.

Sono attualmente assicurati 27.107 capi bovini, che rappresentano circa il 70 percento del patrimonio bovino, e 1440 ovicaprini. Lo scopo di rendere un servizio mettendo in condizioni di tranquillità e sicurezza gli allevatori di fronte a qualunque evento, credo sia stato raggiunto; altrimenti, si sarebbe rischiato di mettere in crisi un settore che già sta attraversando un periodo di incertezze.

Infatti, dopo le iniziali titubanze - e fra le varie argomentazioni c’era anche quella: "Ma perché si deve ricorrere ad una forma assicurativa, quindi pagare un'assicurazione per poter intervenire a favore degli allevatori?" - si è visto che questa è una possibilità data dalla legge n. 21 su cui l’Unione europea ha messo il suo suggello. Mi sembrava quindi interessante utilizzarla, e farlo in modo corretto, come credo sia stato fatto.

C’è stato un attimo di titubanza, anche di fronte a una nuova e forse insolita misura per gli allevatori, però l’adesione è stata importante e ha dimostrato la necessità di questa iniziativa, perché una delle preoccupazioni storiche del mondo agricolo è proprio quella dovuta all'incertezza, prima di tutto di fronte alle avverse condizioni climatiche che purtroppo in montagna capitano, e anche ai numerosi rischi ai quali sono sottoposti gli animali che in alpeggio pascolano in posti impervi, perché gli incidenti non sono solo casi isolati, ma sono purtroppo numerosi.

A tutto questo si aggiungono le preoccupazioni di natura sanitaria: abbiamo visto cos’è successo lo scorso anno con il blocco BSE, quando praticamente c’è stato un blocco della commercializzazione, c’è stata impossibilità di movimentazione dei nostri animali; poi vi sono i problemi sanitari tradizionali, fra cui il blocco per la TBC o per brucellosi, che creano l'impossibilità di commercializzare il prodotto dell’allevatore e che mettono in crisi economica i nostri allevamenti. L’assicurazione va a coprire anche questi rischi e credo che dia una risposta importante, verso la garanzia di sicurezza per i nostri allevamenti.

Président La parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (FI) Prendo atto della risposta dell’Assessore, soffermandomi su due passaggi che ritengo di vitale importanza, perché, come dicevo prima, c’erano delle domande puntuali alle quali l’Assessore ha dato due risposte, che sono puntuali e importanti.

La prima, che l’adesione non è obbligatoria, ma volontaria, e questo serve a dissipare molti dubbi che ancora permeano il mondo degli allevatori; la seconda, che la richiesta di contributi non è subordinata alla sottoscrizione di polizze di questo tipo. Di ciò ne prendiamo atto con soddisfazione, perché diversamente sarebbe stato molto peggio.

Per quanto riguarda il ragionamento nel suo complesso, prendo spunto dalla delibera che ho citato prima, la n. 4586, la quale mette a disposizione dell’AREV una cifra di 6,3 miliardi, che riguarda il limite della disponibilità di bilancio 2001 e che viene erogata per far fronte alle spese inerenti i premi assicurativi; una prima parte, perché come dicevo prima, il preventivo di spesa, sulla base del programma assicurativo predisposto dall’AREV, qualora tutte le aziende iscritte all'anagrafe regionale vi aderissero, sarebbe di 17,6 miliardi circa. L’Assessore ha già dato delle risposte relativamente ad alcune domande che non erano formulate, e per questo lo ringrazio, dicendo che le aziende iscritte corrispondono a circa il 95 percento di quelle effettivamente operative in Valle, mentre il 70 percento sono quelle che hanno già aderito a questa proposta assicurativa. La parte di aziende non iscritte, si colloca ai margini del mercato, c’è però una parte di aziende che non ha ancora aderito, evidentemente perché il ragionamento della copertura assicurativa non è suffragato da quel rischio di danno che probabilmente si paventa, e mi spiego. I casi di BSE o di afta che si sono verificati e constatati in Valle d’Aosta, un caso di BSE se ricordo bene e di afta??

(interruzione dell’Assessore Perrin, fuori microfono)

? di afta non ce ne sono stati. Quindi praticamente i danni concreti, grazie al cielo, sono stati circoscritti proprio ai minimi termini. Tuttavia il discorso assicurativo, se da un lato è precauzionale e anche lodevole, d’altro lato comporta un aggravio non indifferente a carico degli allevatori. È vero che al 50 percento viene incontro la Regione tramite l’AREV, però è vero anche che l’assicurazione di ogni capo costa annualmente sulle 50.000 lire, mi è stato detto; moltiplicando questo prezzo annualmente per il numero di capi, alla fine si vede come si caricano di oneri gli allevatori valdostani in prospettiva di un rischio che, in momenti difficili come quelli che sono trascorsi lo scorso anno, si sono concretizzati in un caso di BSE e nemmeno - grazie al cielo! - un caso di afta.

La sensazione è quella che effettivamente il vero beneficiario di questa operazione sia alla fine l’AREV: senza nulla toglierle, questa è però un'associazione che incamera 6,3 miliardi a piè di lista immediatamente e avrà ulteriori introiti nell’anno a venire, perché le disponibilità di bilancio 2002, se ricordo bene, sono più sostanziose rispetto a quelle del 2001?

(nuova interruzione dell’Assessore Perrin, fuori microfono)

? date delle anticipazioni sulla base del programma che, di volta in volta, viene conseguito e gli allevatori, purtroppo, devono fare i conti con le scarse risorse a disposizione. È vero che la Regione paga loro il 50 percento tramite l’associazione, c’è però questo rischio di bancarotta, questa situazione a dir poco preoccupante, che è stata denunciata anche da un allevatore. Ma se c’è chi ha avuto il coraggio di denunciarla, c’è anche chi non ha avuto lo stesso coraggio, pur soffrendo di questa situazione di disagio marcato!

Ringraziamo l’Assessore per le risposte fornite, risposte che sono servite in buona parte a dissipare determinati dubbi, ma rimaniamo dell’avviso che certe premure in questo caso siano state indirizzate più verso il fenomeno associativo, che non verso il fenomeno dell’allevamento al settore zootecnico nel suo complesso; è una considerazione che ci sentiamo di fare in questa sede. Chiediamo che altrettanta attenzione venga rivolta in futuro a chi quotidianamente lavora con fatica e deve rimanere competitivo e dinamico su un mercato che è sempre più difficile e che, come ben sa l’Assessore, non distingue fra montagna e pianura, su un mercato che è dominato da regole che sono più europee che nazionali e che pongono sullo stesso piano situazioni diametralmente opposte.

Ringrazio per la risposta.