Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2357 del 19 dicembre 2001 - Resoconto

OGGETTO N. 2357/XI Chiusura di attività commerciali nel centro storico di Aosta. (Interpellanza)

Interpellanza Preso atto che nei Comuni valdostani e, in particolare, nel centro storico di Aosta, si sta intensificando il fenomeno della chiusura di negozi che trattano generi alimentari, i quali spesso lasciano il posto ad esercizi che si occupano di altri settori merceologici;

Osservato come i piccoli negozi di "alimentari" svolgano una duplice funzione: l'una, sociale, di servizio per i residenti con problemi di mobilità, l'altra di carattere turistico, attraverso la vendita dei prodotti tipici locali;

Ritenuto che alla base della chiusura e/o trasformazione dei negozi vi sia la concorrenza della grande distribuzione che opera, oggi, in situazione di favore;

Ritenuto altresì che sia opportuno un giusto equilibrio tra il piccolo commercio e la grande distribuzione;

Creduto utile proporre una riflessione sul tema;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella

l’Assessore competente per sapere:

1) se condivide la preoccupazione per la chiusura e/o trasformazione dei piccoli negozi dei centri storici, che comporta un impoverimento dell'offerta commerciale;

2) in che modo la recente legislazione regionale ha affrontato il problema e quali sono i risultati ottenuti;

3) quali iniziative intende eventualmente assumere per arginare il fenomeno in corso.

F.to: Curtaz

Presidente La parola al Consigliere Curtaz.

Curtaz (PVA-cU) Il problema toccato con questa interpellanza è un problema noto, non è da oggi che discutiamo delle problematiche del piccolo commercio. È un problema che sembra non avere fine e sul quale si impone qualche ulteriore riflessione che voglio portare all’attenzione del Consiglio e della Giunta. Lo faccio in maniera collaborativa, non c’è nessun intento polemico dietro questa interpellanza.

Continuiamo ad assistere ad un fenomeno che prima aveva coinvolto, per ragioni di spopolamento, i comuni di alta montagna e che invece sta coinvolgendo sempre più i centri storici dei paesi più grandi della Valle d’Aosta, e di Aosta in particolare, che è quello della trasformazione di alcuni negozi, e alla conseguente sparizione di certi generi merceologici nei centri storici. È esperienza comune di tutti: se immaginiamo come era costituito il centro storico commerciale di Aosta 15-20 anni fa, Rue de Tillier, Via Porta Pretoria e Via S. Anselmo, abbiamo un quadro che è completamente modificato.

Una volta c’erano dei negozi di alimentari, c’erano delle macellerie, delle panetterie, delle salumerie, eccetera: oggi, la maggior parte di questi negozi si sono trasformati in negozi prevalentemente di abbigliamento e di calzature; fra l’altro, negozi di abbigliamento e di calzature che ricalcano i negozi che ci sono in altre parti d’Italia, forse d’Europa. Per quanto riguarda i negozi non c’è nessuna differenza tra circolare in Rue de Tillier o in Via dei Condotti a Roma, o in via Garibaldi a Torino, oppure in qualche via di Bolzano, non vi è cioè nessuna caratterizzazione della città. Io credo che dietro a tutto ciò vi sia una perdita di cultura turistica, di cultura commerciale, perché il negozietto caratteristico con i suoi prodotti locali, se scompare, secondo me, impoverisce l’offerta non solo al residente, ma impoverisce l’offerta turistica perché il turista che viene in Valle d’Aosta e trova i vestiti di Benetton nel negozio in cui c’era il lardo di Arnad, piuttosto che i tomini, credo non abbia un ricordo di particolare tipicità della nostra regione; tutto ciò va a detrimento dell’economia locale, agricola e della produzione artigianale.

Mi sembra che questo sia chiaramente un problema di difficile soluzione, che comporta problemi di globalizzazione e di concorrenza, ovviamente, dei grandi centri di vendita, i quali fanno una concorrenza penalizzante soprattutto in certi settori per i piccoli negozi. In questo scorcio di legislatura l’Amministrazione ha approvato diverse leggi in materia di commercio: vorrei capire se queste leggi sono servite ad arginare il fenomeno, oppure se questo fenomeno è via via più intenso, come a me pare.

Nelle ultime settimane sono stati chiusi altri negozi ad Aosta aventi caratteristiche artigianali, e questi negozi saranno sostituiti ancora da altri negozi di abbigliamento in "franchising" con queste formule particolari, che garantiscono per chi fa il commerciante una maggiore redditività, ma che ripeto - ed è il problema che mi sta più a cuore - danno un'immagine omogeneizzata della nostra regione dal punto di vista turistico.

Inoltre non mi sembra da sottovalutare il fatto che certi negozi - penso soprattutto agli alimentari - avevano una funzione di "servizio", magari per i residenti che hanno problemi di deambulazione, le persone più anziane, le persone che hanno dei problemi, insomma, e quindi credo che sia un quesito che ci dobbiamo porre. Chiedo all’Assessore competente se condivide queste preoccupazioni, in che modo a suo giudizio la recente legislazione regionale ha affrontato il problema, quali sono i risultati ottenuti e quali iniziative intende eventualmente assumere per arginare il fenomeno in corso.

PresidenteLa parola all’Assessore al turismo, sport, commercio e trasporti, Lavoyer.

Lavoyer (SA) L’illustrazione dell'interpellanza mi è parsa molto più particolare e articolata rispetto al testo della stessa.

Infatti, se alcune affermazioni fatte dall'interpellanza possono - con i dati che ho a disposizione - creare un clima di maggiore fiducia e di tranquillità dal punto di vista del fenomeno, è ovvio che il taglio che è stato dato nell'illustrazione è un taglio al problema che non posso che condividere; d’altro canto, gli aspetti e i problemi legati ad un fenomeno di questo tipo, dove attività particolarmente caratteristiche chiudono o vengono a mancare, hanno delle radici piuttosto profonde, anche di tipo culturale, perché tutti sappiamo che le attività commerciali si reggono su un discorso di mercato, quindi c’è un discorso di domanda e di offerta.

Venendo a mancare, anche dal punto di vista culturale, la domanda per certi tipi di prodotti, forse molto condizionati dagli aspetti della pubblicità e del proliferare di grandi supermercati, legati anche all’aspetto più competitivo, che è quello economico, fa sì che le abitudini della gente vadano nella direzione totalmente diversa da quelli che potrebbero essere i contenuti di attività commerciali, che possono dare quegli aspetti di specificità e di unicità legati alla tradizione e alla cultura della nostra regione.

Vi è poi anche un aspetto normativo a livello nazionale ed europeo prevalentemente, che tende ad appiattire e ad uniformare tutto e a far morire quelle attività che avevano proprio queste caratteristiche, ma forse per regolamenti e per situazioni contingenti soprattutto nel settore alimentare non hanno più la possibilità di sopravvivere, specialmente se devono rispettare alcune normative di carattere generale. Su questo punto tornerò in chiusura della mia risposta, perché il settore alimentare, in particolare, è un settore che va trattato "a latere" anche dal punto di vista legislativo.

Fatta questa premessa, la chiusura degli esercizi adiacenti ai centri storici o ai piccoli centri di montagna non costituisce un fatto positivo, anzi è un fatto di per sé piuttosto negativo, sotto ogni punto di vista, al di là dell’aspetto "di vicinato" per i residenti, anche sotto il profilo turistico: non diamo un'immagine positiva e determina anche un impoverimento dell'offerta. La preoccupazione dell’interpellante è quindi condivisibile.

Tuttavia, condividendo le considerazioni più allargate, ma rispondendo in senso stretto all'interpellanza, abbiamo dei dati che vanno in controtendenza. Anche sotto questo aspetto, l’illustrazione dell'interpellanza ha precisato meglio i contorni, perché i miei dati non fanno distinzione fra l’alimentare o il negozio di abbigliamento o il negozio di scarpe; in questo senso, nel 2000 abbiamo un saldo attivo di 73 unità rispetto alle chiusure, abbiamo 156 nuove aperture di piccole attività commerciali e la cancellazione di 83. È chiaro che soprattutto nel centro storico di Aosta fanno notizia determinati tipi di chiusura di attività e mi pare che quanto è stato illustrato sia stato illustrato bene.

Con la legislazione regionale abbiamo cercato intanto di bloccare - appena abbiamo avuto la competenza in materia - la possibilità di apertura di nuovi supermercati, abbiamo creato i presupposti legislativi non solo di indirizzo, ma anche di supporto finanziario con la legge n. 19/2001, che riguarda interventi di sostegno - anche finanziario - regolamentati nel rispetto delle normative europee, abbiamo cioè cercato di creare i presupposti minimi di sostegno affinché queste attività sopravvivano.

Il problema aperto che stiamo definendo con un nuovo testo di legge e che la Giunta a breve esaminerà, è quello legato al settore alimentare perché è stato escluso dalla normativa di sostegno finanziario che abbiamo approvato, proprio perché va trattato a parte, in quanto, essendo considerato un "settore di trasformazione di prodotti agricoli", deve avere un percorso a parte per i sostegni finanziari. Stiamo quindi predisponendo un disegno di legge che dovrà essere notificato. Per quanto attiene questo settore dovremo quindi procedere ad una rimodulazione dell'offerta, perseguendo la commercializzazione di prodotti di propria offerta; prodotti soprattutto legati all’elevata qualità, alla produzione propria locale. Però per fare tutto ciò, dobbiamo fare un percorso legislativo "a latere" sia dal punto di vista delle procedure legate alla trasformazione dei prodotti, sia dal punto di vista delle procedure del sostegno finanziario.

In conclusione, condividiamo le preoccupazioni e siamo convinti, dal punto di vista legislativo, di aver assolto pienamente al nostro compito istituzionale. Rimane ancora aperto il problema legato alle piccole attività commerciali nel settore alimentare; a breve daremo anche per questo settore una risposta, in base a quanto concordato con la Commissione europea; andremo quindi a cercare di creare quei presupposti che sono quelli che sottolineava bene l’interpellante, di rivitalizzare un settore che ha una funzione di vicinato, una funzione di immagine per quanto attiene i piccoli centri e i centri storici, e anche una grande funzione dal punto di vista dell’attrazione turistica, perché con queste attività possiamo presentare i prodotti che caratterizzano la nostra regione.

Presidente La parola al Consigliere Curtaz.

Curtaz (PVA-cU) Prendo atto che anche l’Assessore ha condiviso queste preoccupazioni, però mi permetto una breve replica, solo per stimolare una politica su questo punto.

Non ho problemi nel dire che forse altri prima di noi hanno intuito il problema relativo ai piccoli esercizi commerciali, all'importanza dei piccoli centri commerciali nei comuni che si stavano spopolando; ci sono stati degli interventi politici mirati da parte delle comunità locali, dei comuni, eccetera, e si è fatta una politica incentivante.

Anche la Regione è intervenuta con la legge sul commercio per incentivare il mantenimento di questi piccoli esercizi commerciali nei comuni, ma perché si è capito - giustamente - che quella che è un'attività privata diventava un servizio pubblico, e quindi poteva garantire una vita più facile agli abitanti del piccolo comune, della frazione, eccetera.

A me sembra che, fatte le debite proporzioni, una iniziativa politica analoga vada fatta anche per i centri storici per incentivare questo tipo di commercio - penso che su questo con l’Assessore siamo d’accordo - in modo che - là dove il mercato è penalizzante, perché poi il piccolo mercato del commercio di quel genere lì è penalizzante per l’interesse pubblico e per l’interesse complessivo della nostra comunità, l’interesse turistico, l’interesse economico - ci siano degli incentivi in modo che gli esercizi della tipicità, gli esercizi che possono dare veramente un "prodotto Valle d’Aosta" anche nell’ambito commerciale, vengano favoriti ed incentivati. Oggi, invece, e lo sappiamo, per ragioni di mercato sono penalizzati.

Questa è la riflessione che volevo portare all’attenzione dell’aula. Sono soddisfatto che ci sia stato questo scambio con l’Assessore, mi auguro che questa riflessione venga approfondita e che ci siano dei passi concreti per risolvere il summenzionato problema.