Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 794 del 29 luglio 1999 - Resoconto

OGGETTO N. 794/XI Disegno di legge: "Disposizioni attuative dell'articolo 8, comma 3, della legge regionale 3 novembre 1998, n. 52 (Disciplina dello svolgimento della quarta prova scritta di francese agli esami di Stato in Valle d'Aosta)". (Approvazione di ordine del giorno)

Articolo 1 (Finalità)

1. La presente legge disciplina, in attuazione dell'articolo 8, comma 3, della legge regionale 3 novembre 1998, n. 52 (Disciplina dello svolgimento della quarta prova scritta di francese agli esami di Stato in Valle d'Aosta), l'utilizzo della certificazione di piena conoscenza della lingua francese, di cui all'articolo 7 della legge medesima, ai fini dell'accesso alle qualifiche funzionali del comparto unico del pubblico impiego regionale ed alle qualifiche docenti ed educative del comparto scuola regionale per le quali è richiesto un diploma di laurea o un diploma universitario.

Articolo 2 (Condizioni di validità della certificazione)

1. Il possesso della certificazione di piena conoscenza della lingua francese di cui all'articolo 7 della l.r. 52/1998, se accompagnato dal compimento di uno dei percorsi formativi di cui all'articolo 3, esonera permanentemente:

a) dalla prova di accertamento della piena conoscenza della lingua francese prevista dal regolamento regionale 11 dicembre 1996, n. 6 (Norme sull'accesso agli organici dell'Amministrazione regionale, degli enti pubblici non economici dipendenti dalla Regione e degli enti locali della Valle d'Aosta), come modificato dal regolamento regionale 28 aprile 1998, n. 4, ai fini dell'accesso alle qualifiche degli enti di cui all'articolo 1 della legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45 (Riforma dell'organizzazione dell'Amministrazione regionale della Valle d'Aosta e revisione della disciplina del personale), come modificato dall'articolo 1 della legge regionale 12 luglio 1996, n. 17, per le quali è richiesto un diploma di laurea o un diploma universitario;

b) dalla prova di accertamento della piena conoscenza della lingua francese prevista dalla legge regionale 8 marzo 1993, n. 12 (Accertamento della piena conoscenza della lingua francese per il personale ispettivo, direttivo, docente ed educativo delle istituzioni scolastiche dipendenti dalla Regione), ai fini dell'accesso alle qualifiche docenti ed educative del comparto scuola per le quali è richiesto un diploma di laurea o un diploma universitario.

2. Nei casi di esonero disciplinati dal presente articolo, alla determinazione del punteggio dei titoli nei concorsi per titoli e per titoli ed esami per l'accesso alle qualifiche indicate al comma 1, lettera a), concorre la votazione riportata nella certificazione di cui all'articolo 7 della l.r. 52/1998.

Articolo 3 (Percorsi formativi)

1. I percorsi formativi di cui all'articolo 2 sono finalizzati ad accrescere le competenze e le professionalità necessarie per l'attività lavorativa da espletare e possono consistere:

a) in percorsi interni alla formazione universitaria;

b) in corsi di formazione appositamente organizzati dall'Amministrazione regionale.

Articolo 4 (Percorsi interni alla formazione universitaria)

1. Il compimento dei percorsi interni alla formazione universitaria di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a), è riconosciuto a chi è in possesso di uno dei seguenti titoli:

a) laurea o diploma universitario conseguiti in corsi universitari convenzionati con l'Amministrazione regionale o in corsi dell'istituenda università non statale della Valle d'Aosta che prevedano rilevanti percorsi di studio in lingua francese;

b) laurea in scienze della formazione primaria conseguita nei corsi svolti per la Valle d'Aosta;

c) diploma rilasciato dalla scuola di specializzazione per la formazione degli insegnanti della scuola secondaria conseguito nei corsi svolti per la Valle d'Aosta;

d) laurea o diploma universitario conseguiti in università o istituti universitari francofoni;

e) laurea o diploma universitario riconosciuti contemporaneamente in Italia e in Francia a seguito di accordi bilaterali;

f) laurea in lingue valida per l'accesso all'insegnamento della lingua francese nelle scuole secondarie;

g) laurea o diploma universitario conseguiti al termine di percorsi formativi che abbiano previsto periodi riconosciuti di studio in università o istituti universitari francofoni;

h) titolo di specializzazione post-laurea conseguito presso università o istituti universitari francofoni.

2. I corsi di studio di cui al comma 1, lettera a), sono individuati dalla Giunta regionale, sentite le organizzazioni sindacali, a seguito dell'istituzione di ciascun corso, previa valutazione della rilevanza del percorso in lingua francese previsto all'interno dello stesso.

Articolo 5 (Corsi di formazione per il comparto unico del pubblico impiego regionale)

1. I corsi di formazione di cui all'articolo 3, comma 1, lettera b), per il comparto unico del pubblico impiego regionale sono organizzati secondo un programma annuale basato sul fabbisogno dei diversi settori della pubblica amministrazione. La gestione dei corsi può essere affidata a soggetti esterni all'Amministrazione regionale.

2. L'ammissione ai corsi avviene a domanda ed è subordinata al possesso della certificazione di cui all'articolo 7 della l.r. 52/1998 e di un diploma di laurea o diploma universitario validi per l'accesso al pubblico impiego.

3. I corsi, della durata massima di quaranta ore, sono articolati in una parte comune giuridico-amministrativa ed in una parte specifica per aree di indirizzo professionale.

4. La durata, il calendario, le modalità di svolgimento ed il programma dei corsi sono stabiliti con deliberazione della Giunta regionale, sentite le organizzazioni sindacali.

5. La certificazione di compimento del percorso formativo è rilasciata dall'Amministrazione regionale a coloro che abbiano frequentato almeno l'ottanta per cento delle ore di durata del corso ed abbiano dimostrato l'impegno partecipativo mediante la presentazione e la discussione in lingua francese di una relazione finale individuale.

Articolo 6 (Corsi di formazione per il comparto scuola)

1. I corsi di formazione di cui all'articolo 3, comma 1, lettera b), per il comparto scuola regionale sono organizzati annualmente e si svolgono, di regola, nel periodo estivo di interruzione delle attività didattiche. La gestione dei corsi può essere affidata a soggetti esterni all'Amministrazione scolastica regionale.

2. L'ammissione ai corsi avviene a domanda ed è subordinata al possesso della certificazione di cui all'articolo 7 della l.r. 52/1998 e di un titolo di studio di livello universitario valido per l'accesso all'insegnamento.

3. I corsi, della durata massima di quaranta ore, sono articolati in una parte comune didattico-pedagogica ed in una parte specifica per aree ed ambiti disciplinari.

4. La durata, il calendario, le modalità di svolgimento ed il programma dei corsi sono stabiliti con deliberazione della Giunta regionale, sentite le organizzazioni sindacali.

5. La certificazione di compimento del percorso formativo è rilasciata dall'Amministrazione scolastica regionale a coloro che abbiano frequentato almeno l'ottanta per cento delle ore di durata del corso ed abbiano dimostrato l'impegno partecipativo mediante la presentazione e la discussione in lingua francese di una relazione finale individuale.

Articolo 7 (Indennità di bilinguismo)

1. Il possesso della certificazione di piena conoscenza della lingua francese di cui all'articolo 7 della l.r. 52/1998 è utile ai fini della corresponsione, al personale appartenente alle qualifiche di cui all'articolo 8, comma 1, della medesima legge regionale, dell'indennità di bilinguismo prevista dalle leggi regionali 8 novembre 1988, n. 58 (Norme per l'attribuzione dell'indennità di bilinguismo al personale della Regione) e 22 novembre 1988, n. 63 (Disciplina sull'attribuzione dell'indennità di bilinguismo al personale ispettivo, direttivo e docente delle istituzioni scolastiche ed educative della Regione Autonoma Valle d'Aosta).

2. Il possesso della certificazione di piena conoscenza della lingua francese di cui all'articolo 7 della l.r. 52/1998, se accompagnato dal compimento di uno dei percorsi formativi di cui all'articolo 3, è utile ai fini della corresponsione, al personale appartenente alle qualifiche di cui all'articolo 8, comma 3, della medesima legge regionale, dell'indennità di bilinguismo prevista dalle l.r. 58/1988 e 63/1988.

Articolo 8 (Personale docente supplente)

1. Nei soli casi in cui le vigenti disposizioni consentono il ricorso all'assunzione, a titolo di supplenza temporanea per il tempo strettamente necessario ad assicurare l'attività didattica, di personale docente non incluso nelle apposite graduatorie regionali o d'istituto e sprovvisto del titolo di studio di livello universitario prescritto per l'accesso all'insegnamento cui si riferisce la supplenza, il possesso della certificazione di piena conoscenza della lingua francese di cui all'articolo 7 della l.r. 52/1998 costituisce requisito provvisoriamente esonerativo dalla prova di accertamento prevista dalla l.r. 12/1993, sia ai fini del conferimento della supplenza temporanea, sia ai fini della corresponsione dell'indennità di bilinguismo per i relativi periodi di servizio.

2. Il disposto del comma 1 riveste carattere temporaneo limitato al perdurare delle condizioni previste nel comma stesso e cessa di produrre effetti dall'inizio dell'anno scolastico successivo a quello in cui il personale beneficiario consegue il titolo di studio richiesto per l'insegnamento svolto.

PrésidentLe projet de loi en question a été examiné par la Vème Commission, qui s'est prononcée unanimement sur ce projet de loi pour son adoption.

La parole à la Conseillère Charles Teresa pour le rapport.

Charles (UV)L'article 8 de la loi régionale n° 52 du 3 novembre 1998 (Réglementation du déroulement de l'épreuve écrite des examens d'Etat en Vallée d'Aoste) réglemente, au premier et au deuxième alinéa, l'utilisation et l'évaluation de l'attestation de la maîtrise de la langue française délivrée lors de l'examen d'Etat aux fins de l'accès aux emplois des différents grades de la fonction publique, de l'enseignement et de l'éducation pour lesquels un diplôme de fin d'études secondaires du deuxième degré est requis.

En revanche, le troisième alinéa dudit article établit que les modalités de validation de ladite attestation aux fins de l'accès aux emplois pour lesquels une maîtrise ou un diplôme universitaire est exigé - du fait des compétences et des savoir-faire nécessaires à l'exercice des fonctions à attribuer - sont définies dans les 12 mois qui suivent l'entrée en vigueur de ladite loi.

Le projet de loi annexé au présent rapport, dressé sur la base des résultats des négociations entamées avec les organisations syndicales des personnels de la fonction publique et de l'enseignement, porte précisément application des dispositions visées audit troisième alinéa de l'article 8 de la loi régionale n° 52/1998. Par la loi n° 52 du 3 novembre la majorité s'était engagée á produire dans les douze mois suivants les dispositions d'application du 3ème alinéa de l'article 8 et elle honore aujourd'hui l'engagement après neuf mois, non pas à la suite des signatures pour le référendum, comme cela a été affirmé au sein de la Vème Commission, mais simplement parce que l'on a décidé le jour de la discussion de la loi, le 8 octobre de l'année dernière.

J'ajouterais aussi que le climat est aujourd'hui beaucoup plus serein et cela avait déjà été dit en commission, parce que l'épreuve de français du baccalauréat se déroulait justement en toute sérénité et qu'elle a contribué, comme a bien expliqué hier l'Assesseur Pastoret, dans la majorité des cas à améliorer la note finale.

La structure de ce projet de loi est fondée sur une considération: le niveau de savoir-faire nécessaire à l'exercice des fonctions liées aux emplois en cause comporte que les intéressés approfondissent, même du point de vue linguistique, les acquis qu'atteste le diplôme délivré à l'issue de l'examen d'Etat, acquis qui ne peuvent être accrus efficacement que par un parcours de formation ad hoc.

C'est ainsi que l'article 2 du projet de loi en question considère le fait de suivre ces parcours de formation indispensable à l'effet de rendre l'attestation de la maîtrise de la langue française, visée à l'article 7 de la loi régionale n° 52/1998, valable de plein droit aux fins de l'exonération permanente des épreuves préliminaires de français normalement prévues en Vallée d'Aoste pour l'accès aux emplois régionaux du statut unique de la fonction publique et du statut de l'éducation et de l'enseignement pour lesquels une maîtrise ou un diplôme universitaire est exigé.

Par ailleurs, il y a lieu de remarquer que ces parcours de formation ne comportent pas d'évaluation finale et ils n'entrent donc pas en ligne de compte dans la détermination des points des concours qui prévoient l'appréciation des connaissances linguistiques. En revanche, la réussite à l'épreuve préliminaire de français - seule alternative au parcours de formation - donne droit à l'attribution de points qui, eux, sont pris en considération dans le calcul du total des points des candidats. Afin d'éviter cette disparité, l'article 2 établit que, dans les cas d'exonération régis par ce projet de loi, la détermination du total des points tient compte de la note portée à l'attestation visée à l'article 7 de la loi régionale n° 52/1998.

Etant donné les nombreux types de formation linguistique existant dans l'actuel système universitaire national et international, le projet de loi en question envisage la reconnaissance, en sus des cours de formation spécialement organisés par l'Administration régionale, de certains cours suivis par les candidats dans une université. Les formations universitaires ou postuniversitaires valables à cet effet, dans lesquelles l'utilisation de la langue française est significative et peut être certifiée, sont énumérées au premier alinéa de l'article 4.

Pour ce qui est des titres sanctionnant des cours universitaires agréés par l'Administration régionale - cours qui peuvent même ne pas comprendre de formation linguistique en français - ou des futurs cours de l'université libre de la Vallée d'Aoste - dont les options, parcours et plans d'études n'ont pas encore été définis - il revient au Gouvernement régional de pourvoir à la reconnaissance de leur validité aux fins de la présente loi lors de l'institution de chaque cours, après consultation des organisations syndicales et appréciation de l'importance de la formation de français dispensée dans le cadre dudit cours.

Vu les multiples particularités qui, en Vallée d'Aoste, distinguent les emplois de la fonction publique de ceux de l'enseignement, deux types de cours de formation seront organisés par l'Administration régionale. Ces cours font l'objet de deux articles distincts dont la structure est toutefois analogue et parallèle (article 5 et 6): il est ainsi possible d'identifier clairement et immédiatement les aspects qui caractérisent ces deux secteurs.

Le présent projet de loi fixe les critères d'organisation, les conditions d'admission, la durée maximale et les conditions de certification relatifs au cours de formation. Quant à la durée, au calendrier, au programme et aux modalités de déroulement de chaque cours, ils seront décidés par délibération du Gouvernement régional prise sur avis des organisations syndicales.

Les lois régionale n° 58 du 9 novembre 1988 "Dispositions sur l'attribution de la prime de bilinguisme au personnel de la Région" et n° 63 du 22 novembre 1988 "Réglementation de l'attribution de la prime de bilinguisme au personnel d'inspection, de direction, enseignant et éducatif des établissements scolaires de la Région Autonome Vallée d'Aoste" reconnaissent aux personnels qui maîtrisent le français le droit de percevoir une prime de bilinguisme: bien évidemment, l'attestation visée à l'article 7 de la loi régionale n° 52/1988 ne figure pas au nombre des conditions requises à cet effet par lesdites lois, bien qu'elle ait la même valeur, étant donné qu'elle vaut exonération - directe, pur certains emplois, ou sur fréquentation de cours, pour d'autres - de toute épreuve de vérification de la connaissance de la langue française. L'article 7 du projet de loi en question introduit donc les dispositions nécessaires à la reconnaissance de ladite attestation aux fins de l'attribution de la prime de bilinguisme.

Les dispositions de l'article 8 tendent, en revanche, à résoudre un problème spécifique qui ne concerne que le secteur de l'éducation et qui dérive de la possibilité, reconnue par l'ordre juridique de l'école, de recruter temporairement - à défaut d'enseignants justifiant des titres prescrits et en raison de l'obligation d'assurer la continuité de l'enseignement - des personnels suppléants dépourvus du titre d'études universitaires normalement requis pour l'accès à l'emploi concerné.

Il s'agit là essentiellement d'étudiants inscrits à des cours menant à des maîtrises nécessaires à l'exercice de la fonction enseignante, qui justifient de l'attestation visée à l'article 7 de la loi régionale n° 52/1998, mais qui ne peuvent bénéficier de l'exonération au sens du premier alinéa de l'article 8 de ladite loi, car les emplois d'enseignant qu'ils doivent occuper exigent la possession d'une maîtrise universitaire. Par ailleurs, ils ne peuvent pas bénéficier non plus de l'exonération au titre de l'article 2 du présent projet de loi, puisque le parcours de formation qui y est mentionné ne peut être reconnu qu'après l'obtention de la maîtrise. Il s'ensuit que les étudiants qui souhaitent occuper un poste d'enseignant à titre de suppléant sont, en fait, tenus de subir l'épreuve préliminaire de français visée à la loi régionale n° 12 du 8 mars 1993, suivant les modalités en vigueur avant la réforme de l'examen d'Etat.

Les conséquences dérivant de cette situation vont cependant à l'encontre des objectifs poursuivis par la loi régionale n° 52/1998 et par le présent projet de loi: car, d'une part, l'attestation de la maîtrise du français obtenue lors de l'examen d'Etat ne serait finalement pas utilisable et, d'autre part, les chances d'enrichissement professionnel liées aux parcours de formation s'avéreraient souvent presque inutiles, vu que les intéressés, ayant déjà réussi l'épreuve de français, n'auront aucun besoin, après obtention de leur maîtrise, de suivre lesdits parcours qui ne présenteront plus pour eux aucun intérêt. En vue d'éliminer ces inconvénients, l'attestation visée à l'article 7 de la loi régionale n° 52/1998 permettra aux personnels suppléants susmentionnés d'être provisoirement exonérés de l'épreuve de français prévue par la loi régionale n° 12/1993, tant que les conditions ayant justifié leur recrutement persistent et jusqu'à la fin de l'année scolaire au cours de laquelle ils obtiendront le titre d'études requis.

PrésidentLa parole au Président du Gouvernement, Viérin Dino.

Viérin D. (UV)Tout en remerciant Mme Charles pour le rapport qu'elle a bien voulu nous présenter sur ce projet de loi, je veux exprimer quelques réflexions de caractère général avant le début de la discussion générale.

Tout d'abord, je voudrais souligner le fait que nous nous étions engagés lors de l'approbation de la loi n° 52, précisément au 3ème alinéa de l'article 8, à établir les modalités de validation de l'attestation délivrée lors des examens d'Etat, aux fins de l'accès aux emplois, pour lesquels une maîtrise ou un diplôme universitaire est exigé, compte tenu des compétences et des savoir-faire nécessaires à l'exercice des fonctions attribuées, dans un délai de 12 mois suivant l'entrée en vigueur de la loi n° 52.

Nous avions donc pris un engagement et aujourd'hui nous sommes à même de respecter cet engagement avec la présentation de ce projet de loi.

Un projet de loi que nous présentons avec l'accord des organisations syndicales. Il y a eu une longue phase de négociation et de concertation à laquelle l'Assesseur Pastoret et moi-même avons participé, compte tenu du fait que les retombées de cette loi dépassent le cadre strictement scolaire pour s'élargir au niveau de la fonction publique au Val d'Aoste.

Il y a eu une négociation que nous considérons comme positive et fructueuse, non seulement en raison de l'accord conclu avec les organisations syndicales et de l'école et confédérales - et pour ce qui est des organisations syndicales de l'école non seulement les organisations syndicales confédérales, mais également le Snals a exprimé son avis favorable -, mais également, pour le contenu de ce projet de loi, vu qu'il permet de compléter un projet que nous avons présenté et qui, tout au long de ces trois dernières années, a vu cette Assemblée s'engager pour sa réalisation.

Le principe fondamental sur lequel est fondé ce projet est celui de confier au système scolaire la fonction de fournir les compétences nécessaires aux fins de l'accès à la fonction publique, sur la base des dispositions statutaires de la Vallée d'Aoste. Nous avons commencé avec l'approbation du règlement portant "Accès à la fonction publique" et, déjà à l'époque, pour ce qui est des titres d'études délivrés au niveau des collèges, de la "scuola media", nous avions pleinement reconnu à l'école cette fonction de préparation, de formation et de certification des niveaux nécessaires de connaissance et de compétence. Nous l'avons fait à l'époque pour l'école moyenne, compte tenu du processus d'application des articles 39 et 40 qui concernaient à l'époque les collèges. Néanmoins il était clair que notre volonté était de continuer dans ce processus, et sur la base de l'application des articles 39 et 40, impliquer successivement les écoles secondaires supérieures.

L'accélération due à l'approbation de la loi portant "Réforme des examens d'Etat" a obligé l'anticipation de cette perspective tout en gardant la même logique, en attribuant au système scolaire cette compétence.

Il s'agit d'une compétence qui, vu que les articles 39 et 40 ne sont pas encore appliqués intégralement, doit être certifiée lors des examens d'Etat.

Mais il y a plus. Nous avons aussi présenté une proposition de modification de la typologie des épreuves de connaissance de la langue française et ce, toujours sur la base d'un engagement. Aujourd'hui nous complétons donc ce cadre de caractère général avec la présentation de ce projet de loi. Et le principe demeure le même, vu que nous utilisons les compétences du système éducatif. Jusqu'à présent, c'était notre système scolaire, maintenant ce sont les formations universitaires, au sein de la Vallée d'Aoste, et à l'extérieur de la Vallée d'Aoste auxquelles nous attribuons la fonction de fournir les compétences et les connaissances requises. Pour ceux qui ne peuvent remplir ces conditions, nous allons encore valoriser la formation initiale, à savoir les compétences acquises à l'intérieur de notre système scolaire, en intégrant ces compétences déjà acquises avec la possibilité de les parfaire et de pouvoir ensuite les utiliser directement sur le marché du travail, par l'organisation de cours de formation. Ces cours de formation ont donc pour but de parfaire une compétence et d'accroître les possibilités d'utilisation de ces compétences dans l'exercice des fonctions professionnelles.

Il s'agit donc de compléter un projet, même si nous nous rendons compte que si nous avons donné une réponse, que nous estimons positive, pour ce qui est de la formation scolaire au Val d'Aoste, il reste encore à définir, pour une question d'homogénéité, les modalités pour toutes les autres administrations, sur lesquelles nous ne pouvons pas intervenir aujourd'hui, faute de compétence.

Par ailleurs, déjà lors de l'approbation de la loi n° 52, cette Assemblée avait voté un ordre du jour à cet égard. Je cite: "Considerato che l'articolo 8 del disegno di legge citato, concernente l'utilizzo della certificazione ottenuta in sede di esame di Stato ai fini dell'accesso al pubblico impiego; viste le competenze in merito alla regolamentazione dell'accesso al pubblico impiego per gli enti pubblici e le pubbliche amministrazioni dello Stato italiano nonché dell'Unione Europea". Lors de la discussion en commission nous avons également examiné ce problème; suite à ce qui m'avait été demandé, j'ai approfondi cet aspect.

A cet égard l'ordre du jour approuvé au mois d'octobre dernier demeure d'actualité, parce que les dispositions que nous nous apprêtons à voter aujourd'hui ont une retombée exclusivement pour ce qui est de l'Administration régionale et du secteur de la fonction publique, les collectivités locales, les organes qui dépendent directement de l'Administration régionale, mais elles ne peuvent être immédiatement appliquées aux administrations de l'Etat ou à l'USL. Donc à l'époque le Conseil engageait: "La Giunta regionale a richiedere nelle competenti sedi il riconoscimento della validità dell'accertamento conseguito ai fini dell'accesso ai posti di lavoro nell'ambito dei rispettivi organici degli enti e delle pubbliche amministrazioni dello Stato e dell'Unione Europea".

C'est ce que nous nous engageons ultérieurement à faire sur la base de ce projet de loi. Nous prendrons contact avec ces administrations, et nous essayerons de dépasser ce qui a été prévu par le décret du Président du Conseil des ministres de 1998, portant "Définition des modalités pour l'attribution de la prime de bilinguisme", afin qu'il y ait une homogénéité entre les différents secteurs de l'Administration ou des administrations, que ce soit l'Administration régionale, ou les administrations de l'Etat ou l'Unité sanitaire locale, afin qu'au Val d'Aoste il y ait homogénéité. Et tous ceux qui remplissent ces conditions, l'Assesseur Pastoret l'a rappelé hier, tous les élèves qui ont réussi leur examen d'Etat, et s'ils continuent leurs études après avoir participé à ces activités de formation, n'auront à subir d'autres épreuves de connaissance de la langue française, compte tenu de la validité que nous avons accordée aux compétences et aux connaissances acquises à l'intérieur d'un parcours éducatif, intégré par la participation à une activité de formation.

PrésidentLa parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU)Come ricordava prima la relatrice, siamo di fronte ad un disegno di legge che attua un'altra legge, anzi il terzo comma dell'articolo 8 della legge n. 52/98. Tra l'altro, una battuta: un testo di 8 articoli per attuare 8 righe di un comma!

Ma allora ci si chiede: è così importante il tema trattato in questo terzo comma dell'articolo 8, da richiedere un testo di legge che ha avuto una lunga gestazione? Le prime bozze risalgono addirittura a diversi mesi fa, nel periodo di Natale già c'era!

Una gestazione punteggiata di modifiche profonde, tale da richiedere una preventiva trattativa sindacale, lunga tra l'altro; già a novembre questa trattativa sindacale è iniziata. Una trattativa portata avanti su due canali separati, comparto scuola e comparto regionale. Cioè è così importante questo tema?

Chiaramente è una domanda retorica, questa. Certo che questo tema è importante. È il tema della spendibilità, il tema cioè che ha visto la mobilitazione per più di un mese degli studenti delle scuole superiori, l'occupazione di tutti gli istituti superiori della Valle; che ha visto la città di Aosta attraversata da cortei affollati, variopinti, composti e altamente rappresentativi per categorie: studenti, genitori, docenti, forze sociali e partiti; ma rappresentativi anche per appartenenza politica.

È il tema questo su cui si è concentrata la discussione sulla politica del francese in Valle d'Aosta. È questo il tema che ha fatto emergere con chiarezza le contraddizioni insite nell'attuale politica del francese portata avanti dall'Union Valdôtaine. È il tema che ha visto e vede tuttora, anche con questa legge confrontarsi due posizioni opposte sulla funzione della lingua francese in Valle.

Posizioni che con i limiti che ha ogni schematizzazione possiamo così sintetizzare: da una parte il francese, considerato come un bene essenziale, prezioso, un patrimonio da amare e da far amare, perché sia condiviso da tutti coloro che vivono e lavorano in Valle. Il francese è un elemento della cultura valdostana, di cui tutti siamo chiamati in qualche modo a godere. Questa terra offre la montagna, un ambiente molto bello, e offre anche la possibilità di conoscere, amare e praticare la lingua francese. È una visione culturale del francese, che tiene conto, valorizzandolo, del radicamento che il francese ha nella cultura di questa regione. E' una posizione molto chiara ed esprime un atteggiamento positivo nei confronti del francese: il francese è un bene prezioso, cerchiamo di far sì che tutti ne possano godere, lo possano capire, conoscere e praticare, ma con grande libertà.

Seconda posizione, sempre con schematismi chiaramente: il francese è un bene culturale prezioso, è una tradizione che non deve essere dispersa, è un tratto saliente dell'identità valdostana, per cui se non vogliamo perdere la nostra identità, dobbiamo garantirne la permanenza - insisto sul "dobbiamo" - e lo facciamo con tutti i mezzi possibili, con la legge innanzitutto, imponendo.

Quando si parla di educazione e formazione non è imposizione, ma è proposizione, quindi propongo la lingua e questo va molto bene, propongo l'educazione, propongo l'apprendimento. Ma lo diventa se si impongono invece verifiche continue, ripetute, differenziate, della conoscenza della lingua francese. Non importa se questo ci priva di professionalità in campo medico e infermieristico, o se limita l'accesso in Valle a persone competenti che hanno il torto di conoscere bene l'inglese o magari il tedesco, ma non il francese. Occorre affermare, sempre in questa posizione, che il francese è importante ed essenziale per il nostro particolarismo, costi quel che costi. E questa è una posizione, secondo me, ideologica. Si tratta di una posizione al limite difensiva, nel senso che paradossalmente non crede che il francese sia un bene così prezioso da poter essere amato.

Sono arrivata in Valle piccolina, ho imparato il francese, è una lingua che ho imparato, che amo, che mi piace, sono contenta di poterla parlare quando ne ho l'occasione, di poterla leggere, di poterla capire. È un bene prezioso e sono stata aiutata ad amare questa lingua.

La posizione dell'Union Valdôtaine in questo momento è chiaramente una posizione difensiva, che paradossalmente non crede che il francese sia un bene così prezioso da poter essere amato, da mettere a disposizione di tutti coloro che vivono e lavorano in questa regione.

E allora, invece di moltiplicare le occasioni di offerta della lingua, di formazione, di conoscenza, ci si preoccupa di verificare se si ha questa conoscenza. Ma in questo modo si trasforma una lingua, che è poi lo strumento con cui una comunità esprime i suoi sentimenti, i suoi valori, il suo pensiero, le sue conoscenze, la si trasforma in una materia da conoscere, su cui si è valutati, su cui si è misurati a ogni piè sospinto, da cui dipende un posto di lavoro indipendentemente dalle competenze nel settore specifico di riferimento.

Si dimentica che una lingua non può essere imposta. Ecco perché il tema della spendibilità diventa così importante! Perché è come la punta di un "iceberg" che richiama il vissuto personale e collettivo sulla questione del francese; sulla questione del francese che è vissuto - questo è il dramma, ripeto, questo è il dramma - come un limite, una barriera per accedere ai posti di lavoro; il francese vissuto come una valutazione fiscale e immotivata.

Il Presidente Viérin oggi afferma - lo aveva già detto in occasione della discussione della legge sull'esame di Stato in Valle d'Aosta, lo ha ribadito in commissione e lo ha ribadito anche oggi - che è importante "d'attribuer cette fonction de vérification de connaissance et compétence au système éducatif".

Emerge in modo chiaro che si vuole attribuire alla scuola la funzione di verifica delle competenze, di valutazione delle competenze. Ora la scuola deve proporre conoscenze, deve formare delle competenze, e alla fine dà una valutazione complessiva, globale sulla formazione della persona e della preparazione raggiunta. La scuola non dà una preparazione, anche nel modo con cui si esprime all'esterno, finalizzata alle esigenze che sono estranee al mondo della scuola. Diversa è invece l'esigenza di chi vuole sapere se uno sa il francese da 3, da 4, da 5, da 6, da 7; di chi vuole indicare a tutti i costi il voto di francese all'esame di Stato, per potere attribuire un valore politico, ma non è compito della scuola alla fine di un corso di studi di 13 anni valutare ogni singola disciplina, altrimenti non ci sarebbe un esame di Stato con un voto complessivo.

Non è che i nostri ragazzi promossi all'esame di Stato sappiamo quanto hanno avuto in tutte le discipline, conosciamo il voto complessivo e su questo saranno poi valutati, con questo entreranno nel mondo del lavoro.

Secondo me questo è sbagliato; solo nella concezione di considerare il francese nell'ottica della spendibilità nasce l'esigenza di misurarlo.

Ecco allora la reazione degli studenti che si sono ribellati al legislatore, che ancora una volta, mentre afferma a parole di voler considerare il francese un elemento importante del particolarismo culturale e conoscitivo della formazione dello studente - ed è una posizione che condividiamo, tant'è vero che abbiamo detto chiaramente che nella valutazione dell'esame di francese all'esame di Stato questo andava valutato all'interno dei 100 punti perché fa parte del curriculum scolastico -, contemporaneamente riserva al francese un trattamento a sé, non in nome del maggiore o minore valore culturale, ma perché è un passaporto, un "pass" quasi, una moneta spendibile per il lavoro. Ed allora in quest'ottica si valuta quanto si deve spendere per ogni livello di lavoro, ci si mette a mercanteggiare con una lingua che si afferma essere un bene prezioso. Qui sta la contraddizione della politica dell'Union Valdôtaine! E gli studenti con le loro manifestazioni l'hanno fatta emergere!

Allora il legislatore, a fronte della voce del popolo studentesco, ha inserito in legge il famoso comma 3 dell'articolo 8, che adesso andiamo a regolamentare, i cui contenuti sono stati contrattati nella riunione dei Capigruppo con la delegazione degli studenti. Quindi è stato quasi obbligato a mettere almeno emendamenti, dopo che le manifestazioni hanno fatto emergere tale preoccupazione. Comma 3, che è stato trasformato in legge nello stesso periodo in cui c'era nelle strade di Aosta e nei comuni della Valle la raccolta di firme per abrogare la legge n. 52, di cui questo disegno di legge è un'attuazione.

Il disegno di legge predisposto dalla Giunta era ben diverso da questo, ma i 4.728 cittadini che hanno chiesto il referendum abrogativo hanno fatto riflettere la maggioranza. Dobbiamo ringraziare questi cittadini, uno ad uno; si tratta di cittadini appartenenti a tutte le forze politiche e a tutte le categorie sociali e presenti in quasi tutti i comuni.

Voglio sperare che i partiti non intervengano nei confronti di questi cittadini con i metodi alla "Bossi", e voglio sperare che non si verifichi quanto un insegnante di scuola media superiore ha detto ai suoi ragazzi: "Non andate a firmare quel referendum abrogativo, perché i vostri nomi saranno lì segnati e voi avrete difficoltà a trovare lavoro". Io spero che questo non avvenga!

La pressione del referendum si è fatta sentire, tant'è vero che sono state apportate via via delle modifiche per alleggerire le primitive richieste e io credo che si debba proprio ringraziare il comitato per il referendum se questo testo è migliorato rispetto alle prime bozze.

La loro protesta democratica ha raccolto e ha fatto proprio, ha, per così dire, rimandato al Palazzo le ragioni della protesta degli studenti, e questa volta è più difficile non ascoltare tutte queste voci. Non le si può disconoscere o neutralizzare come si è fatto con la voce degli studenti, dicendo che erano strumentalizzati, sobillati da altri. Anche perché, come le ragioni della protesta degli studenti hanno trovato eco nella più ampia comunità valdostana, come testimoniano le quasi 5.000 firme raccolte, acquistando più forza di persuasione e più capacità di ascolto, a mio avviso la stessa cosa avverrà con i referendum, che consentirà ad un maggior numero di persone di esprimere il proprio disagio e la propria insofferenza di fronte a questa politica dell'Union riguardo al francese.

Dicevo che la pressione del referendum si è fatta sentire, perché sono state modificate radicalmente alcune condizioni che erano state invece previste all'origine, specie per quanto riguarda il comparto del pubblico impiego; sono state cioè introdotte delle modifiche che hanno alleggerito la pressione del primitivo disegno di legge, tant'è vero che non abbiamo più l'esame finale dopo il corso, previsto nella prima proposta. È stata quella del referendum una voce così forte, che ha attutito le forme di verifica rendendole meno fiscali.

Credo che a questo comitato per il referendum e a questi 4.728 cittadini vada dato il merito di questo cambiamento, che però non ci soddisfa ancora, perché è sempre nella vecchia logica della verifica e della valutazione della conoscenza del francese all'interno dei concorsi. Questa legge non modifica l'impianto complessivo, che prevede che nei concorsi per diplomi venga valutata a parte la conoscenza della lingua francese con un punteggio pari a una seconda laurea. Questo per dirvi il peso specifico che viene dato!

Non ci soddisfa questo disegno di legge, perché si continua ad intervenire per settori, aggiustando il tiro sui punti che in questo momento sono più controversi, ma senza una visione d'insieme, con tutte le incongruenze che questo comporta. Ad esempio, se l'obiettivo di questo corso è colmare il divario fra la preparazione di francese che si è verificata con il diploma - quindi entro nella logica del disegno di legge - e la conoscenza che si dovrebbe avere invece con una laurea, vorrei capire perché chi vuole accedere sia a concorsi per il pubblico impiego, sia a concorsi per la scuola, debba frequentare due corsi per colmare questo divario. Non si capisce bene perché, se la logica è quella!

In questa logica di voler procedere per settori, ripeto, si fanno delle cose che, prese a sé, sembrano positive, lette tutte insieme fanno emergere le incongruenze.

Per esempio, mi spiegate come un corso di 32 ore - una settimana corta, praticamente, perché sono corsi di 40 ore ma con possibilità di prevedere alcune assenze - sia equivalente a rilevanti corsi di studi in francese all'interno di corsi universitari? Mi spiegate perché uno studente universitario diplomatosi con il nuovo esame può insegnare nelle scuole e prendersi l'indennità di bilinguismo e un laureato invece non può farlo? La relatrice lo ha spiegato, ma è una spiegazione formale, non sostanziale.

Si assiste, per esempio, all'assurdo che coloro che prima dell'attuale esame hanno fatto la prima prova, il tema in francese, o hanno portato francese come una delle quattro materie di esame, e hanno conseguito una buona votazione, dimostrando quindi di conoscere bene il francese, come mai questi dovranno comunque rifare un esame, anche per concorsi per diplomati, a differenza dei loro coetanei che hanno fatto le stesse prove di lingua in francese orale, ma l'anno successivo?

E ancora, si crea con questo nuovo esame un'ulteriore categoria di esaminandi, ieri lo ha ricordato l'Assessore, coloro che hanno superato il nuovo esame ma non hanno ottenuto la sufficienza in francese; sono 49, il 7 percento, ma comunque queste persone rientrano in un'altra ulteriore categoria. Ancora, si opera solo su due comparti, e gli altri?

La sanità, per esempio; per la sanità abbiamo con legge deciso quali prove di accertamento sono riservate ai dirigenti, ma non interveniamo sul resto!

Queste sono alcune incongruenze legate ad una visione di esaminificio a cui è sottoposto il francese, lingua viva, bene prezioso, nella visione tutta ideologica dell'Union, sostenuta da questa maggioranza, visione che si riflette in questa come nella precedente legge sull'esame di Stato in Valle d'Aosta.

PrésidentLa parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI)Questo regolamento era un regolamento per certi versi atteso ed era, come ha ricordato il Presidente della Giunta, un regolamento promesso nella stessa legge n. 52/98. Ci domandiamo che tipo di regolamento sarebbe stato portato in Consiglio regionale se non ci fosse stato tutto quel movimento di opinione pubblica, che ha dato corpo a quel referendum che ha ottenuto le firme sufficienti, e anche più di quelle che erano le firme minime necessarie.

Perché ci poniamo questa domanda? Ci poniamo questa domanda perché riteniamo che tutto sommato la condizione di contorno alla discussione di questo regolamento non sia molto diversa dalla situazione di contorno che vi era alla discussione di quella legge.

È vero che la piazza un anno fa rumoreggiava, è vero che sembrava di essere più in uno stadio piuttosto che in un'aula consiliare quando s'interveniva; ma è altrettanto vero che la sordità di questa maggioranza e di questa Giunta, oggi, per certi versi, è identica a quella di allora, nel senso che la Giunta e la maggioranza non hanno ritenuto necessario effettuare ulteriori riflessioni su un percorso che evidentemente era già stato disegnato, anche se è stato semplicemente rimandato nel tempo - diciamo noi - per lasciar sedare la piazza, perché questo regolamento qui è la logica prosecuzione della filosofia che sta alla base della legge n. 52 che noi non abbiamo condiviso allora.

Perché dico che è la logica conseguenza? È la logica conseguenza, che fra l'altro contraddice con un'affermazione importante, che aveva fatto l'Assessore Pastoret, che aveva fatto il Presidente della Giunta, e l'affermazione importante è riassumibile nella frase detta: "D'ora in avanti non sarà più l'Amministrazione regionale a verificare determinati requisiti, che devono essere verificati dalla scuola". E perciò si era motivato di fronte alla piazza che contestava duramente, motivatamente un determinato disegno di legge, dicendo che il potere politico amministrativo si spogliava di quel compito di accertamento di conoscenza della lingua francese, in quanto quel compito d'ora in avanti sarebbe rimasto quale funzione dell'istituzione scolastica.

Nell'andare ad analizzare questo regolamento ci rendiamo conto che nei fatti così non è, perché tutto l'articolato, incentrato su questi percorsi formativi, che a seconda delle situazioni li troviamo all'interno dell'Amministrazione, nell'università o in altre strutture parallele, toglie nuovamente alla scuola il compito di accertare le varie preparazioni di tipo linguistico.

Ma la cosa sulla quale abbiamo fortissime perplessità è il definire percorsi formativi dei corsi di 40 ore che poco hanno a che vedere con quella che dovrebbe essere la formazione, perché normalmente la formazione è di tipo professionale. Qui invece noi riteniamo che ci sia una degenerazione verso quel dogma politico e ideologico, che dai banchi dell'Union più volte è stato rivendicato anche in altri disegni di legge, dove la formazione è la formazione della persona, non è la formazione personale; si vogliono formare, si vogliono clonare le persone in una certa maniera, di conseguenza a più riprese, a più tempi, in luoghi diversi bisogna richiamarle per catechizzarle.

E questa è una tentazione pericolosa, perché ha sempre portato a situazioni conflittuali e non ha mai fatto crescere né le comunità né i governi, o meglio i regimi che governavano quelle comunità.

Come si fa poi a pensare che 40 ore fatte all'80 percento possano dare quest'abilitazione, se la vogliamo definire così, possano dare questa certificazione che non è riuscita a dare, o perlomeno che per la Giunta, per questo Esecutivo non è riuscita a dare la scuola in 13 anni, più la parentesi universitaria? Come si può pensare che ciò che non è stato fornito in una vita per certi versi di studi, possa essere di colpo conseguito con il corso delle 40 ore?

Perciò abbiamo anche la difficoltà di capire quale sia questo passaggio. Evidentemente l'Assessore è rimasto prigioniero di un castello che aveva iniziato a costruire e ha dovuto, con molta inventiva, mettere in piedi un regolamento che è pieno di contraddizioni e che comunque non porta, dal punto di vista dell'acquisizione delle conoscenze linguistiche, nulla in più rispetto a quelle che dovrebbero essere le conoscenze linguistiche acquisite durante il percorso scolastico.

È vero che siamo stati abituati recentemente a tutta una regolamentazione statale che in maniera molte volte ipocrita tenta di superare tutti i deficit di formazione, concorsi lampo veloci, dalla sicurezza nelle aziende in avanti, con corsi che durano da 40 a 16 ore a seconda dei settori d'intervento. Però in questo caso ritenere che le 40 ore possano consacrare questo superattestato di conoscenza della lingua francese lo riteniamo un'affermazione discutibile.

Nell'esaminare il testo di questo regolamento ci sono altre contraddizioni e altri passaggi che ci lasciano assai perplessi, anche perché l'articolo 4, parlando di formazione universitaria, ci sembra di capire - e vorremmo avere poi la conferma - che sia un articolo che guardi a ciò che accadrà da adesso in avanti, ossia per tutti coloro che si sono già trovati in situazioni analoghe perché hanno effettuato i corsi universitari all'Università di Chambéry, laureati in lingue, coloro che si sono laureati in lingue con indirizzo fondamentale di francese anche in università italiane, ci sembra di capire che per costoro rimangono comunque precluse le possibilità dell'articolo 4, in quanto non hanno alle spalle la maturità bilingue che da quest'anno è stata varata con la legge n. 52.

E anche questo è un controsenso, perché comunque la formazione di queste persone già laureate in nulla differisce rispetto alla formazione di quanti andranno a laurearsi negli anni successivi, perché i corsi universitari di oggi e di domani sono identici ai corsi universitari di quanti hanno sostenuto precedentemente l'intero corso universitario.

Cosa possiamo dire in conclusione su questa proposta? È una proposta che non ci piace, perché segue un filo conduttore che avevamo già contestato all'atto della discussione della legge della maturità bilingue, è una legge che riteniamo piena di contraddizioni su quello che dovrebbe essere l'obiettivo della formazione, è una legge che sicuramente non farà apprezzare ulteriormente né la lingua francese né l'operato di questa maggioranza, perché la gestione delle 40 ore di formazione probabilmente potrà essere un problema che gestirà volentieri l'Assessore Ferraris nell'ambito dei corsi di formazione, non lo sappiamo se andrà ad interessare o meno il suo assessorato.

Ma sicuramente l'unico riflesso che potrà avere questo percorso formativo sarà quello d'incrementare ulteriormente il business della formazione, che mi sembra la nostra Regione riesca a gestire con notevole impegno di risorse.

Questi sono motivi più che sufficienti per esprimere un giudizio negativo su quest'ennesimo "mattone" che viene posto a strumentalizzazione di quello che dovrebbe invece essere un concetto di valorizzazione linguistica, a quello che dovrebbe essere un concetto di valorizzazione culturale.

Si preferisce seguire la strada già disegnata in passato della clonazione personale, di conseguenza non abbiamo la stessa sensibilità su quelli che sono i concetti dell'individuo, della libertà dell'individuo e della persona in quanto tale.

PrésidentLa parole au Conseiller Fiou.

Fiou (GV-DS-PSE)Questa legge arriva in un momento abbastanza particolare, perché oltre a concretizzare un impegno assunto con la legge n. 52/98, offre l'occasione di una prima riflessione sul complesso della questione del francese, non solo in relazione all'esame di maturità - e su questo versante il punto della situazione è stato fatto e, mi pare, evidenziando risultati positivi -, ma anche in rapporto al ruolo del francese più in generale nella nostra comunità, e più in particolare per quanto concerne l'accesso ai posti di pubblico impiego.

A rilanciare il dibattito in proposito, per questo dico è un momento particolare, si sono consolidate una serie d'iniziative che sono già state menzionate: la proposta di referendum per l'abrogazione della legge sull'esame di maturità, la proposta di legge popolare alternativa alla stessa, la proposta di legge del gruppo di Forza Italia sulla prova preliminare di francese nei corsi per l'accesso a impieghi nella sanità, e così via.

In queste iniziative ci sono sicuramente tentativi di strumentalizzazione e posizioni faziose, però alcune di esse hanno trovato un terreno favorevole per crescere anche per la presenza di un disagio diffuso e di incomprensioni nella comunità valdostana relativamente alle contraddizioni che un modo di gestire la diffusione del francese ha indotto.

Secondo me sarebbe un errore sottovalutare la presenza di questo disagio, o perlomeno l'attenzione critica, così come sarebbe un errore non approfittare di quest'attenzione per raccoglierne le motivazioni e per proporre una riflessione ai fini di ricomporre un rapporto positivo fra comunità e francese.

Credo che in questo contesto valga la pena ribadire, anche se molto schematicamente, alcune scelte di fondo. Ho sentito anche oggi fare tutta una serie di considerazioni di carattere generale, quindi anche io provo a riproporre alcuni riferimenti che avevo già in altre occasioni sottolineato.

Primo. Le persone hanno il diritto di esprimersi nella propria lingua, è una considerazione quasi banale, ma la voglio ribadire, anche quando la lingua stessa si trovasse ad avere un ruolo chiamiamolo "difficoltoso", marginale nella vita quotidiana della comunità alla quale esse appartengono, cioè anche quando la scelta linguistica sia legata a motivi ideali o a rivendicazioni d'identità, di radici, eccetera. Credo che sia uno spazio di libertà che in una democrazia debba essere garantito.

Secondo. Creare le condizioni affinché sia realizzata la possibilità di scelta di espressione linguistica, è una questione di cui l'intera comunità deve farsi carico, con risposte a livello di organizzazione della vita pubblica, magari articolate, però concrete. Nella situazione di plurilinguismo esistente in Valle d'Aosta per le più disparate vicende storiche, incluse le ultimissime immigrazioni, ci troviamo di fronte al compito di salvaguardare gruppi linguistici di antico insediamento, penso ai Walser, o di attrezzarci per permettere l'accesso ai servizi di base dei nuovi arrivati: Arabi, Albanesi, e così via. Però al di là di queste questioni importanti ma numericamente marginali, al di là anche dell'attenzione che dobbiamo prestare alla lingua della globalizzazione che non possiamo facilmente svicolare, cioè l'inglese, dobbiamo fare i conti con la questione del bilinguismo italiano-francese, che è il risultato di un processo storico di grande portata consolidatosi anche con il riconoscimento tramite una legge costituzionale.

Al di là che buona parte delle attività della vita quotidiana della comunità valdostana abbiano in qualche modo fatto prevalere l'italiano, definendo quindi una situazione di "bilinguismo imperfetto", e questo pur in presenza anche di consistenti investimenti per salvaguardare il francese di fronte al momento istituzionale rimane il problema di come garantire ad italofoni e francofoni, gli uni e gli altri sottolineo anche per scelta ideale, una parità di accesso a tutto ciò che la vita pubblica mette a disposizione.

La risposta istituzionale può muoversi in due direzioni: organizzare la vita pubblica in due settori separati, italofono e francofono, oppure scegliere la strada dell'integrazione delle due principali componenti linguistiche della comunità, senza cancellarne le differenze, ma garantendo l'intercomunicabilità attraverso la promozione del bilinguismo.

La prima scelta appare più chiara e lineare, ma è sicuramente più radicale e gravida di rischi ideali e politici, perché porta alla separazione linguistica; la seconda è sicuramente più complessa, ma potenzialmente garantisce meglio uno sviluppo unitario della comunità, pur salvaguardandone gli spazi di identità specifiche. Se la scelta cade su questa seconda strada, quella della non separazione organizzativa su base linguistica, ci dobbiamo fare carico di tutti gli adempimenti per garantire l'accesso alla vita pubblica dei due gruppi linguistici.

La Valle d'Aosta si muove in questa direzione, sebbene con qualche titubanza e ripensamento, e su quest'impostazione ha avviato un ampio processo di adeguamento dell'organizzazione della vita pubblica.

Su queste scelte specifiche, sui pronunciamenti contraddittori, sulle forzature ognuno di noi ha le sue valutazioni; ciò su cui bisogna prima di tutto confrontarci è la scelta di fondo: il bilinguismo come elemento democratico d'integrazione della comunità valdostana. Bilinguismo che ha consolidato un ruolo significativo, se visto alla luce della situazione storica che stiamo vivendo.

Oggi, ripeto, alla luce di quella che ho chiamato "attenzione critica" che emerge dalla comunità, occorre ripensare ai meccanismi con cui abbiamo tentato di far crescere quel bilinguismo; meccanismi di cui fanno parte anche le verifiche preliminari della conoscenza del francese, che hanno il fine positivo di garantire una struttura pubblica bilingue, ma che si stanno dimostrando inadeguati come meccanismo in sé.

Do ragione a chi dice che la questione dell'esame, la spendibilità, hanno fatto diventare il francese un fatto un po' contrattuale, quasi merce di scambio. Svicolare la necessità di una svolta nel ripensare quei meccanismi o ritardare la stessa non può che aprire spazi per l'iniziativa di chi al ruolo del bilinguismo non crede e fomenta lo scontro sulla questione linguistica, con volontà di separazione linguistica.

La svolta, secondo me, può avvenire solo passando da una logica d'imposizione del francese attraverso le tagliole degli esami preliminari, ad una logica di promozione attuata attraverso la scuola, la formazione, l'aggiornamento, l'attività culturale, e qui non sono d'accordo con Frassy che di queste nuove forme, che sono utilizzatissime in qualsiasi realtà del mondo del lavoro e dell'impiego, che sono il momento di aggiornamento continuo che la nostra società sta scegliendo, dà una valutazione negativa. Per me sono l'alternativa al vecchio esame.

Ciò porta, di conseguenza, alla valorizzazione delle certificazioni rilasciate dalla scuola, io dico nel passato, nel presente e nel futuro, e alla progettazione di corsi adeguati al tipo di professionalità su cui si vuole puntare, sostitutivi degli esami in ogni caso, corsi da frequentare obbligatoriamente dopo l'assunzione.

Questa nuova impostazione rilancerebbe il ruolo delle istituzioni nella reale promozione del francese e con esso il ruolo della scuola e dei momenti di formazione e di aggiornamento. Da questo punto di vista esprimo un apprezzamento per le soluzioni individuate dalla legge che stiamo discutendo, perché realizzano un primo passo importante in questa direzione.

Rimangono una serie di situazioni irrisolte, che vanno affrontate al più presto con una logica coerente con i principi della legge che io stesso ho tentato d'individuare. Mi rendo conto che per quanto riguarda una serie di categorie, le decisioni non sono di sola competenza della Regione; occorre quindi avviare gli opportuni contatti con le altre amministrazioni interessate per introdurre anche in quei casi le opportune modifiche normative.

Rimangono poi ancora situazioni tutte nostre, sono già state un po' sollevate. Porto un esempio: quale grande differenza, se non di principio, può esserci fra titoli di maturità ante riforma e post-riforma, quando hanno svolto lo stesso iter di apprendimento del francese? Anche in questo caso una logica promozionale potrebbe far superare le questioni di principio.

Quanto poi ci viene proposto con la legge d'iniziativa popolare, così come dalla proposta della legge di Forza Italia, rientra ancora nella vecchia logica di allentare semplicemente l'attenzione per il francese, o proponendo una scorciatoia nella spendibilità del titolo della nuova maturità, oppure ricorrendo ancora ad un rattoppo in presenza di un'emergenza. Il concetto della legge di Forza Italia è un po' questo: visto che già ci sono in essere delle deroghe, prevediamone qualcuna in più. Non credo che sia la strada per risolvere il problema della conoscenza del francese, anzi questo andrebbe in qualche modo a istituzionalizzare le situazioni di precarietà.

Un nuovo modo di affrontare il problema mi pare debba essere quello del superamento dei meccanismi che creano le emergenze e le conseguenti necessità di deroga, senza abbassare l'impegno di promozione del francese, utilizzando strumenti più adeguati e più incentivanti.

PrésidentLa parole au Conseiller Marguerettaz.

Marguerettaz (Aut)Comincerei con un'osservazione di colore, nel senso che non posso esimermi dal fare un paragone fra il clima in cui avviene la discussione oggi in quest'aula, nemmeno troppo attenta, rispetto al clima che c'era circa nove mesi fa quando si discusse la famosa legge n. 52.

Alcuni degli interventi che mi hanno preceduto hanno un po' forzatamente riportato il discorso indietro di nove mesi, cosa che io non farò.

Credo che i ragionamenti su questo disegno di legge e sulla legge regionale n. 52 siano due ragionamenti diversi da fare, perché con la legge n. 52 siamo andati a normare quale tipo di esame di maturità dovevano sostenere gli studenti valdostani, con questo disegno di legge noi trattiamo un tema direi completamente diverso. È stata positiva per quanto concerne gli Autonomisti la discussione e la conclusione del dibattito sul disegno di legge n. 52? No. Il nostro voto contrario di allora stava ad indicare che non condividevamo l'impostazione che invece la maggioranza di questo Consiglio ha voluto dare all'esame di maturità per gli studenti valdostani.

C'è un dato positivo oggi su questo disegno di legge? Credo che in tutta onestà si debba dire di sì; non possiamo giocare sempre e comunque il gioco delle parti, non possiamo far finta di dimenticare decenni di una situazione passata che non piaceva perlomeno a molti di noi seduti in quest'aula, e che portava a far sì che uno studente - faccio un piccolo inciso che riprenderò più tardi - che fra l'altro probabilmente aveva una preparazione tecnico-linguistica per quanto concerne la conoscenza della lingua francese forse superiore a quella che hanno gli studenti di oggi, per accedere a posti di lavoro del pubblico impiego doveva sostenere una, se non due, se non tre, se non quattro, se non cinque prove di accertamento della conoscenza della lingua francese! Prove, diciamo anche questo, che venivano gestite da commissioni all'interno delle quali alcuni anni fa era massiccia la presenza politica con tutti gli inconvenienti che questo fatto poteva portare, e non dico di più, credo che ci siamo capiti tutti! Oggi il passo avanti è innegabilmente notevole. C'è una parola in questo disegno di legge che indica la positività a cui facevo riferimento prima, è una parola che nessuno di coloro che mi hanno preceduto ha citato, ma che io cito perché credo sia la cosa più significativa del disegno di legge: "esonera permanentemente". Si chiude un'epoca, e quindi questo dato io lo sottolineo perché mi piace far politica in maniera corretta!

Dico anche che c'è una negatività sul discorso generale, che sta però non tanto in questo disegno di legge, così come non sta tanto nella legge regionale n. 52; la negatività complessiva sta in quei dati che ci ha fornito ieri l'Assessore alla pubblica istruzione rispondendo ad un'interpellanza della collega Squarzino. Quello è un punto su cui il Consiglio regionale dovrebbe interrogarsi, sempre se vuole fare una politica realistica. Sui dati che ci ha fornito ieri l'Assessore, cercando un terreno neutro, quindi non di esaltazione né da una parte né dall'altra, ho riflettuto e ho tratto questa conclusione.

Quei dati che ci ha fornito ieri l'Assessore sull'andamento della prova di francese all'esame di maturità suggeriscono una cosa al sottoscritto: che meno della metà degli studenti valdostani hanno ricavato qualcosa di positivo dal fatto di aver studiato francese lungo tutto il loro percorso scolastico. Questo è il dato che emerge. Ho detto che non lo uso strumentalmente, ma lo pongo all'attenzione dei Consiglieri.

Una battuta. I bambini che nascono in Valle d'Aosta succhiano un po' di latte e imparano un po' di francese, nel senso che addirittura nella scuola materna è stato introdotto il francese. Allora pensare che degli studenti che hanno iniziato e continuato il loro curriculum scolastico partendo dalla scuola elementare, giungendo alla fine della scuola superiore, e più della metà di questi non hanno avuto un ritorno positivo da tutto ciò, è un dato sul quale bisogna forzatamente riflettere.

Passando al disegno di legge che siamo chiamati ad analizzare, dopo avere sottolineato, fra l'altro notando l'espressione di alcuni colleghi di opposizione mi viene il dubbio di averle troppo sottolineate le cose positive di questo disegno di legge, dico più da un punto di vista tecnico le perplessità che ci rimangono.

Ci sono delle perplessità certamente su questo corso di formazione di 40 ore, perplessità che nascono da diverse considerazioni; ne dico una per tutte. Ed è data dal fatto che il disegno di legge dice più volte che questi corsi di formazione non saranno soggetti a valutazione, però nel contempo si richiede ai corsisti di dimostrare l'impegno mediante la presentazione e la discussione in lingua francese della relazione finale individuata; il che, a nostro avviso, non ha senso nel momento in cui non c'è una valutazione, anche perché paradossalmente questo potrebbe portare a degli scrupoli di coscienza da parte di chi ascolterà le relazioni dei corsisti, nel senso che magari si scopre che qualcuno non ha quelle competenze che dovrebbe avere, ma al tempo stesso non si può valutarlo. Capite che c'è un'evidente incongruenza.

Quello che ci lascia perplessi, anche se capiamo quello che ha detto il Presidente della Giunta nella sua relazione e che ha detto anche la collega Squarzino, è che questa spendibilità viene data solo ad alcuni settori dell'impiego pubblico, quelli di competenza diretta della Regione, ma rimangono in sospeso - e il Presidente della Giunta ha rimandato a quell'ordine del giorno - altri settori del pubblico impiego, in particolare quello dell'USL, che è forse il settore che più di ogni altro avrebbe bisogno di un disegno di legge di questo genere, quello della spendibilità di questa prova di francese. Mi rendo conto che non è un problema facilmente risolvibile, ma di fatto lascia perplessi!

Rimane quello che dicevo fra le righe prima, cioè che una preparazione scolastica magari anche superiore rispetto a chi esce adesso con questa nuova impostazione dell'esame di maturità, debba essere ancora certificata, debba essere ancora vagliata a posteriori del percorso scolastico. E rimane - questo è un dato che dobbiamo mettere sul tappeto della discussione - su questa legge perché è comunque un'applicazione di un articolo della legge n. 52, il fatto che ci sarà presto o tardi un referendum che potrà dare gli esiti che darà, che però potrebbe evidentemente se avesse un certo risultato rimettere in discussione tutto questo disegno di legge e la legge n. 52.

Concludo dicendo che io credo che al di là di esami di maturità, al di là di spendibilità del titolo, questo Consiglio regionale, ma in particolare chi si è candidato a guidare la Valle d'Aosta, dovrebbe avere il coraggio - perché di coraggio si tratta - di affrontare la grossa opportunità che può essere il francese per gli studenti valdostani dopo tutte queste vicende.

Mi auguro che, vinta la battaglia dal vostro punto di vista con la legge n. 52 e con questo disegno di legge, non ci si illuda che la questione "francese" è chiusa. Se così fosse, nonostante la legge n. 52, nonostante questo disegno di legge, non avremmo fatto - a differenza di quello che dicevo in apertura d'intervento - nemmeno un mezzo passo avanti, perché se ci illudiamo di aver dato tutte le risposte con questi due disegni di legge, credo che non abbiamo fatto molto né dal nostro né dal vostro punto di vista per le opportunità che invece una competenza quale quella della conoscenza della lingua francese può rappresentare per i giovani della Valle d'Aosta.

PrésidentLa parole au Conseiller Borre.

Borre (UV)Ho voluto ascoltare alcuni interventi, per vedere se avevo capito male io oppure veramente l'amarezza che mi aveva fatto scattare l'intervento della Squarzino fosse dovuta alla mia sensibilità. In effetti gli interventi fatti dai Consiglieri Frassy, Marguerettaz, Fiou hanno dibattuto il problema secondo i punti di vista, invece devo dire che sono stato obbligato ad assistere ad una recita.

Come si può, Consigliera Squarzino, cercare il consenso cercando di andare a denigrare altra gente? Si facciano i nomi, se è vero quello che ha detto!

Come si può essere così avvelenati dentro? Diverse volte l'ho già sentita con questo veleno dentro negli ultimi tempi. E mi permetta un po' di veleno anche da parte mia. Concludo: per fortuna l'insegnante Squarzino oggi è in pensione. Quali danni avrebbe continuato a creare - e non rido - nel mondo della scuola, nel mondo dei giovani, tanta demagogia, tanta cattiveria? Vorrei capire cosa si nasconde dietro questa rabbia!

PrésidentLa parole à l'Assesseur à l'éducation et à la culture, Pastoret.

Pastoret (UV)M. Marguerettaz a commencé son intervention en disant qu'il ne voulait pas revenir aux thèmes anciens qui avaient déjà fait l'objet de discussion à l'intérieur de cette salle au mois d'octobre 1998. Il a aussi exprimé des avis que je respecte et que je partage en partie, surtout pour ce qui est du souhait final qu'il a avancé. Je ne suis pas d'accord sur une affirmation, lorsqu'il dit? je sais que nous avons des divergences dans le domaine de la mathématique?

(commento del Consigliere Marguerettaz, fuori microfono)

? lorsqu'il dit que moins de la moitié des étudiants ont tiré profit de l'examen de maturité. D'après les données que j'ai fournies hier, 92,40 pour cent a eu une appréciation favorable, c'est-à-dire que le rôle de l'école s'est avéré parfaitement réussi. Bien sûr, nous serions plus contents si le nombre s'élevait à 100 pour cent, mais nous considérons tout de même que 92,40 pour cent est un chiffre très important!

Je prends aussi acte que dans la discussion qui s'est déroulée aujourd'hui, les critiques, les évaluations négatives et aussi le manque de propositions ont à nouveau fait presque l'unanimité à l'intérieur de cette salle.

Je dois revenir aux événements précédents; je dois constater que le temps qui s'est écoulé n'a pas permis à tout le monde une réflexion plus approfondie et même plus sérieuse et calme à l'égard de ce thème. Et les aptitudes négatives de Mme Squarzino ne m'étonnent pas trop, mais en quelque sorte me font éprouver un peu de malaise.

Je dois dire aussi que des paradoxes ont été rejoints aujourd'hui et je cite une partie de l'intervention de Mme Squarzino, quand elle dit que "il comma 3 dell'articolo 8 è stato contrattato nella riunione dei Capigruppo, sennò non ci sarebbe stato". C'est un amendement que nous avions présenté et il est bien qu'il ait été négocié à l'intérieur de la Conférence des Chefs de groupe. Mais ce que vous dites aujourd'hui, Madame, contredit ce que vous souteniez il y a quelques mois: qu'il n'y avait aucune confrontation à ce sujet.

Ce que je trouve encore plus drôle c'est une autre chose: qu'au mois d'octobre, lorsqu'on discutait dans cette salle, on disait chaque minute qu'il n'y avait pas l'accord avec les parties syndicales, qu'il n'y avait pas eu de négociations. Aujourd'hui le Président du Gouvernement vient de le dire, l'accord a été total de la part des organisations syndicales et des catégories de l'école, mais cela aujourd'hui paraît-il n'a aucune valeur quand il était un élément fondamental lors de la discussion que nous soutenions il y a quelque temps.

Une autre chose qui m'étonne et qui a été soulignée par Mme Squarzino et par M. Frassy ce sont les fameuses 40 heures. Tous les deux donnent une vision et une lecture négative de ce cours de 40 heures, qui d'après eux serait insuffisant pour permettre le déroulement correct d'un cours de recyclage.

Je ne veux pas entrer dans le mérite de ce qui est un cours de formation professionnel et du sens qui devrait avoir par contre ce cours; ce sont deux choses parfaitement différentes.

M. Frassy affirme que nous vivons dans un régime, que l'Union Valdôtaine et ses collèges de majorité gèrent d'une façon dure. Cela m'étonne parce que dans cette proposition de loi on retrouve quelque chose qui n'a rien à voir avec un régime; dans cette proposition de loi nous avons quelque chose qui finalement, même si pas d'une façon totale, comme l'a rappelé tout à l'heure M. Marguerettaz, dépasse une grande partie des problèmes qui sont liés à la vérification du français. Je crois que cette journée représente un moment très important pour notre collectivité, parce que nous arrivons à mettre ensemble des éléments de réflexion très importants et qui, au-delà de leurs éventuel partage, demanderaient l'exercice d'un débat se rapportant aux intérêts de la collectivité et non pas aux slogan.

Le projet de loi portant "Disciplina dello svolgimento della quarta prova di francese agli esami di Stato in Valle d'Aosta" avait fait l'objet d'un débat serré au cours des derniers mois de l'année 1998. Les contestations avaient été nombreuses, poussées, les écoles occupées, les étudiants avaient manifesté dans les rues de la ville à plusieurs reprises contre cette loi. Le Palais régional même a été dans le collimateur de la protestation pendant plusieurs jours.

Il y a quelque chose que nous ne pouvons pas oublier: le 8 octobre 1998 aux représentants de cette Assemblée il avait été demandé par appel nominal de s'exprimer sur cette loi. Je veux rappeler qu'à l'occasion de la discussion de ce projet de loi la gallérie du public, contrairement à ce qui se passe aujourd'hui, était pleine à craquer, les alentours du Palais régional étaient présidés par les grévistes et ici nous ressentions le holà des gens qui étaient dehors à chaque déclaration nominale de vote. Les sifflements étaient pour ceux qui approuvaient et les applaudissements pour ceux qui s'opposaient à ce projet de loi. Cette même attitude a accompagné les membres de l'Assemblée lorsqu'ils sortaient du Palais régional et dans quelques cas, heureusement pas trop nombreux, des épithètes avaient été adressées à différents collègues d'entre nous; le personnel même de l'Administration régionale qui se rendait au travail tous les jours, a été l'objet des contestations sans en avoir cause en rien et par rien.

Chers collègues, celui-ci était le climat dans lequel nous avons exercé un droit, qui nous dérivait de notre Statut d'autonomie d'un côté et notre devoir d'élus au sein de ce Parlement valdôtain.

Cependant le projet de loi fut approuvé, la loi n° 52 entra en vigueur un mois après. Lors de la présentation de la loi à cette Assemblée j'avais demandé d'inscrire cet amendement: "l'utilizzo della certificazione di cui all'articolo 7 nonché le modalità di accertamento della piena conoscenza della lingua francese per le qualifiche professionali docenti educative, per le quali è richiesto un diploma di laurea e un diploma universitario, in considerazione delle competenze e delle professionalità specificamente necessarie per l'attività lavorativa da espletare, sono definite entro 12 mesi dalla entrata in vigore della presente legge". Un amendement qui fut approuvé par le Conseil de la Vallée et devint un élément important de cette loi.

Nous avions donc 12 mois pour régler le problème de la "spendibilità" du français. La loi fut approuvée le 8 du mois d'octobre et déjà à partir du 16 du mois d'octobre le Président Viérin et moi-même nous avons rencontré les syndicats de l'école, les représentants de l'emploi public, les secrétaires généraux du CGIL, CISL, SAVT et UIL, et nous avons commencé la négociation pour les dispositions contenues dans l'amendement cité auparavant.

Lors des rencontres du 16 et du 27 octobre 1998 ont été fixés les points principaux de la négociation et on a là décidé de constituer deux groupes de travail, s'occupant respectivement du monde de l'école et de l'emploi public, les deux étant régis par des lois et par des réglementations différentes, Madame, et non pas parce qu'il était un amusement à nous de partager en deux groupes l'analyse et la résolution des problèmes.

Evidemment il s'agissait de travailler de manière importante au recensement de toute la législation afférente à ce sujet. Le bureau de la Surintendance aux études d'un côté et du personnel régional de l'autre ont travaillé avec compétence et rapidité, et à la fin du mois de novembre nous avions presque achevé notre travail.

En particulier, dans le domaine de l'école le 1er décembre 1998 nous avions déjà terminé la tâche qui nous avait été confiée et un accord préalable a été signé avec les syndicats du secteur. Un accord qui fixait les principes et les contenus qui par la suite ont été repris entièrement par la loi que nous discutons aujourd'hui.

D'ailleurs cet accord a été annoncé et publié sur deux numéros d'un bulletin syndical que j'ai ici. Le premier de ce bulletin qui annonce l'accord, porte la date du 16 décembre 1998; sur le deuxième bulletin du 5 janvier 1999 l'accord a été publié, en toute évidence la photocopie de l'accord porte la date du 1er décembre et les signatures des représentants de CGIL, CISL, SAVT, SNAL, UIL, de l'Assesseur, du Surintendant aux études, du Directeur du personnel scolaire.

Un rajout successif a été fait sur la demande d'un représentant syndical et cet accord préalable porte: "Ai fini del rilascio della certificazione il partecipante al percorso formativo dovrà avere assicurata la frequenza di almeno l'80 percento di ore di durata del corso ed aver dimostrato l'impegno partecipativo mediante la presentazione di una relazione finale individuata". A cette époque nous avions déjà achevé notre travail.

Je cite ces deux épisodes parce que je veux mettre en évidence notre attitude face à certains événements qui se produisaient dans notre collectivité aux mois de mars, avril, mai et juin et qui ont été rappelé ici, c'est-à-dire l'activité du comité promoteur de référendum pour l'abrogation de la loi n° 52. Cela pour dire que nous n'avons nullement voulu influencer les gens, car si on avait présenté cette loi au mois de mars, comme il était dans nos possibilités, étant donné qu'un accord préalable avait déjà été rejoint, on aurait dit que la proposition de loi était finalisée à empêcher le déroulement du référendum.

Non, M. Curtaz, nous n'avons nullement porté de l'avant notre projet, et vous en êtes bon témoin, déclarez quoi que ce soit à l'égard de notre projet de loi, de nos négociations et de nos résultats, jamais?

(interruzione del Consigliere Curtaz, fuori microfono)

? je parle des actes et des faits. On ne pourra pas dire que nous avons troublé l'action du comité du référendum, mais également on ne peut pas soutenir, comme il a été fait, que cette loi a été générée par la pression exercée par le référendum: les dates et les actes que je viens de citer sont là et ce ne sont pas des actes qui ont été produits par l'Assesseur mais par des sujets extérieurs aussi à l'Administration.

Nous sommes arrivés à donner une réponse par ce projet de loi aux problèmes qui restaient ouverts pour l'application du IIIème alinéa de l'article 8 de la loi n° 52 bien avant que la loi le prévoit. Le temps était fixé en 12 mois, nous sommes ici aujourd'hui bien à l'avance avec ce projet de loi qui donnera une réponse définitive au problème de la "spendibilità", autour à laquelle si tant de monde s'est agité dans la dernière année. Il est bien de rappeler que ce problème ne se pose pour ceux qui à partir de cette année 1999 ont eu une appréciation positive de français à l'examen de maturité - ceux-ci représentent cette année 92,4 pour cent - et donc pour tous ceux qui d'entre eux voudront accéder à des postes d'emploi public pour lesquels il est prévu un titre d'école secondaire supérieur.

Le problème à régler était celui de l'accès aux places publiques des diplômes universitaires, et nous allons le régler finalement avec cette loi, qui permettra à tous ceux ayant eu une appréciation positive en français à l'examen de maturité de la valider par le biais d'un cours de formation.

Les collègues connaissent bien la proposition de loi, donc ce n'est pas le cas que je l'illustre. Je souligne de nouveau que l'avis des organisations syndicales sur ce projet de loi a été favorable à l'unanimité, ce qui témoigne notre capacité de négocier d'une façon pleinement satisfaisante ce thème.

Mais quelques réflexions s'imposent encore sur ce projet de loi. Si d'un côté il règle le problème encore ouvert pour ce qui est de la vérification du français, de l'autre côté comme cela est prévu à l'article 4, nous avons déjà pourvu à insérer une série de points se rapportant à divers titres d'études, la reconnaissance desquels les rendra immédiatement monnayables. Un de ces titres est celui qui sera acquis par le biais de l'organisation de l'école de spécialisation interuniversitaire, prévu à l'alinéa c) de notre projet de loi.

Le Gouvernement valdôtain vient d'approuver une nouvelle convention entre les académies de Liège, Grenoble et l'Université de Turin, qui nous permettra de former chez nous, à l'aide des compétences de trois institutions prestigieuses, nos enseignants des écoles moyennes. Voilà là aussi nous avons réaffirmé un principe important, dans ce type de formation l'Administration régionale n'a rien à voir; ces parcours seront certifiés par des organismes académiques, dont le sérieux n'est pas en discussion.

Nous avons donc avec cet acte défini un autre important projet de collaboration, qui s'ajoute aux cours de maîtrise en science de la formation des maîtres, qui depuis novembre 1998 est en fonction dans notre région. La formation de nos enseignants sera donc assurée dans le futur par ce projet de collaboration internationale et partant le personnel scolaire ressortissant de ces cours ne devra pas subir la certification du français, la nature de ces cours étant axée sur un bilinguisme réel.

Il y a encore un élément important que je soumets à votre attention, concernant l'examen de maturité de 1999. J'ai eu l'occasion d'illustrer hier les résultats de cet examen, pour lesquels j'ai exprimé ma satisfaction. Bien sûr, je voudrais que ces résultats s'approchent toujours plus à 100 pour cent, mais ce sont des résultats qui ont été possibles grâce à l'engagement des différents sujets qui oeuvrent dans le domaine scolaire, y compris les étudiants. Je l'ai dit hier, on a dit que ce n'était pas vrai, je le réaffirme aujourd'hui. Ces étudiants qui font l'objet de notre attention, de notre engagement dans ce projet d'amélioration de l'offre éducatif, ces étudiants nous les avons suivis, nous avons porté toute notre attention à leurs problèmes ainsi qu'à ceux des établissements scolaires.

Nous avons rédigé le programme de français prévu par la loi n° 52 dans le délai fixé. Le Gouvernement régional le 16 du mois de novembre avait nommé la commission chargée de rédiger ce programme, une commission que je dois remercier dans les personnes de Mme Garro, inspectrice technique de la Surintendance du Piémont, du professeur Morana de l'IPR de Pont Saint-Martin, de Mme Revel, titulaire auprès de l'Institut Manzetti, du professeur Specchi, titulaire auprès de l'Institut d'Art d'Aoste et Mme Traversa, titulaire auprès du Lycée scientifique Viglino. Ce programme était prêt le 10 du mois de décembre.

Avec la collaboration active des profs on a effectué les simulations des épreuves; nous avons après reliées ces épreuves de l'examen aux activités développées au cours de l'année, tenant ainsi là encore une fois l'une des promesses que nous avions faites lors de l'approbation de la loi n° 52, c'est-à-dire que l'examen aurait tenu en compte du réel parcours scolaire des élèves, et aujourd'hui nous sommes ici pour dire, à l'occasion de l'approbation de ce projet de loi, mais aussi en visant à l'examen de maturité qui s'est tenu, que ces engagements nous les avons tenus.

Je voudrais enfin rappeler qu'aussi nos engagements financiers ont été importants, pour tenir les cours préparatoires à l'examen de maturité, car de cela personne n'a jamais parlé. Et pourtant avec délibération n° 3811 du 2 novembre 1998 nous avions engagé une dépense de 100 millions de lires pour permettre aux écoles de mettre sur pied des cours préparatoires à l'examen de maturité, c'est-à-dire un chiffre supérieur de plus de 4 fois par rapport au chiffre engagé dans le restant du territoire italien.

Nous nous rendons compte que tout cela représente du travail ordinaire et nous l'avons fait. Cela a demandé de la patience, de l'engagement et aussi de la tolérance quand nous étions l'objet d'évaluations fausses et parfois méchantes. Cependant nous n'avons jamais perdu notre volonté et notre esprit de collaboration avec l'école. Et d'ailleurs les premiers résultats, tels que nous venons de les citer, sont là pour le témoigner.

Bien sûr nous estimons avoir seulement accompli notre devoir, nous avons travaillé avec tout notre engagement pour remplir la tâche qui nous était confiée, et ce sera aussi celui l'esprit du futur.

Je veux dire encore une chose avant de terminer. Hier on a parlé de l'examen de maturité et Mme Squarzino a dit: "Assessore, vedremo fra qualche anno se i risultati saranno analoghi". Je retrouve là une théorie du suspect, dont je ne me doutais pas. Je l'ai dit hier, je le répète aujourd'hui, notre attitude de travail sera maintenue dans les années à venir, nous estimons fondamental ?uvrer en pleine et totale collaboration comme nous l'avons fait avec les responsables des écoles, afin de garantir aux étudiants des parcours cohérents avec leurs activités. Et si chacun accomplit son devoir, les résultats, comme ils n'ont pas manqué cette fois, ne manqueront pas dans le futur, et cela aussi avec l'espoir qu'il s'améliore encore pour les étudiants.

Chers collègues, je termine là mon intervention. J'avais quelques petits cailloux dans mes chaussures, je voulais en enlever quelques-uns.

Nous avons fait un travail important; tous travaux peuvent être améliorés mais cette fois-ci nous avons en plus le confort que non seulement la majorité est convaincue de cela, mais aussi toutes les parties qui ont négocié avec nous pour la préparation de ce projet de loi. Cela nous donne de la satisfaction et nous encourage à poursuivre.

Je termine avec une invitation à tous les collègues: votez ce projet de loi parce que, en rappelant l'intervention de M. Marguerettaz que je partage, nous commençons un parcours important car pour tout ce qui est du français nous devons regarder avec de l'optimisme au futur et avec la capacité d'intervenir pour améliorer tout ce qui est possible, mais celui-ci est un premier élément du pilier que nous allons dresser.

PrésidentLa parole au Conseiller Ottoz.

Ottoz (UV)Je voudrais m'insérer dans le débat mathématique entre le Conseiller Marguerettaz et l'Assesseur Pastoret, pour souligner un aspect ultérieur. Les étudiants valdôtains arrivés à leur bac ont suivi bien plus de 2100 heures de formation scolaire en langue française: 800 heures aux élémentaires, 180 heures jusqu'à la troisième moyenne et 800 heures jusqu'à leur bac, cela sans compter l'école maternelle.

D'autres se qualifieront après aujourd'hui pour pouvoir travailler, avec un cours de 32 heures de cours, pure présence sans examen.

Un membre de la majorité a fait référence au français comme un problème, un problème et encore un problème; paraît-il de quelques interventions que la nature de la question soit syndicale, cela m'étonne ayant toujours considéré qu'il s'agit plus simplement de notre identité de Valdôtains.

Je suis né à l'étranger, je ne suis pas né en Vallée d'Aoste, et suis reconnaissant à l'école valdôtaine de m'avoir appris l'italien. Nous acceptons aujourd'hui qu'un cours de 40 heures sans examen final, avec la seule condition d'avoir été présent 80 pour cent du temps, soit équivalent à toute une jeune vie scolaire passée dans nos écoles avec un minimum de 2100 heures de français. C'est cependant avec un respectueux sens de discipline que je voterai ce projet de loi dans son ensemble.

PrésidentLa parole au Vice-président La Torre. Nous sommes toujours en discussion générale.

La Torre (FA)Sia per discussione generale che per dichiarazione di voto.

La Fédération non può che esprimere un giudizio positivo sul disegno di legge n. 39, perché crediamo che riporti la giusta luce su quella che era diventata la "questione francese" e quindi fa chiarezza su quella che era sempre stata la volontà di questa maggioranza, di non creare una "questione francese".

Mai questa maggioranza ha pensato di utilizzare il francese per dividere la nostra comunità, al contrario: abbiamo sempre ritenuto che si dovesse avere un progetto per far sì che questo nostro particolarismo potesse evidenziare le nostre radici e la nostra identità.

Noi crediamo che il progetto di legge n. 39, che completa il disegno di legge n. 52 così tanto discusso, dia queste garanzie e di fatto ridimensioni la "questione francese" così come era stata presentata, consentitemi, anche in modo in parte strumentale al momento dell'approvazione della legge n. 52, facendo capire che in quest'aula non ci sono consiglieri buoni o cattivi, consiglieri che a seconda delle situazioni ritengono di prendere delle posizioni di convenienza. In quest'aula ci sono stati dei consiglieri che, seppure con difficoltà, cercavano di portare avanti un progetto che - come dicevo - deve servire per permettere a tutti i Valdostani di praticare in serenità il francese, che è appunto la lingua della nostra identità.

Riteniamo quindi che questo disegno di legge n. 39, che completa il n. 52, anche attraverso questa ritrovata concertazione con i sindacati permetta finalmente di avere più serenità su quella che non deve più essere la "questione francese"; permetta, anche facendosi forte dei dati che sono stati forniti dall'Assessore Pastoret in merito agli esami, anche a chi all'esterno di quest'aula sta impostando un referendum di avere una visione completamente diversa su quella che è la volontà di gestione e d'impostazione del francese; permetta - se volete - di ritrovare un'unità su questo argomento spegnendo quelle polemiche che fino ad oggi hanno caratterizzato l'argomento.

Il nostro giudizio è positivo e il nostro voto sarà favorevole.

PrésidentLa parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI)Penso che siano opportune alcune precisazioni dopo l'intervento dell'Assessore Pastoret, che in parte ha analizzato e commentato gli interventi precedenti.

Vorremmo riprendere il percorso legislativo che ci porta a questa proposta di legge. Abbiamo detto già un anno fa, quando si dibatteva della maturità bilingue, che la maturità bilingue poteva essere accettata pur con sacrificio da parte della comunità valdostana, cioè da parte degli studenti valdostani a due condizioni. La prima condizione era che la maturità bilingue non penalizzasse gli studenti valdostani, come riteniamo che in effetti faccia, con il meccanismo dei 100 punti così come è stato strutturato, ossia della prova di francese che rientra nella valutazione dei 100 punti.

Avevamo detto e ribadiamo che quel meccanismo di valutazione poteva essere un elemento che andava a complicare il quadro di valutazione dei nostri studenti, i quali dovendo poi comparare il proprio attestato di studi con studenti che si erano diplomati in altre regioni, potevano avere questo pregiudizio di una prova in più che non sempre poteva dare un risultato di agevolazione, perché non era detto che questa prova comportasse comunque un incremento del punteggio.

La seconda condizione che avevamo espresso era che il teorema dell'Assessore, della Giunta, del Presidente, della maggioranza si concretizzasse, ossia che la scuola potesse essere il soggetto accertatore finale della piena conoscenza o meno della lingua francese.

Oggi riteniamo che queste due condizioni non si siano verificate, perché i 100 punti comprendono la valutazione della prova di francese, di conseguenza lasciano spazio anche a quella penalizzazione che la prova di francese può comportare per i nostri studenti.

Sappiamo che non tutti i ragazzi valdostani hanno l'ambizione, per fortuna, di venire a lavorare presso l'Amministrazione regionale o comunque presso le amministrazioni pubbliche, e sappiamo anche che la valutazione del titolo di maturità è uno degli elementi richiesti nella presentazione dei vari titoli di studio; ecco perciò che questo tipo di valutazione noi lo riteniamo penalizzante per i nostri ragazzi.

La seconda considerazione è che questo regolamento rimette in discussione la verifica che la scuola avrebbe dovuto invece accertare in maniera definitiva. Si entusiasma il collega Marguerettaz di questo esonero permanente; io auspico che di permanente rimanga solo l'esonero, cioè non vorrei che da qui a un anno o a qualche anno si scoprisse la forma della formazione permanente, perché poi il rischio è questo, nel senso che qualcuno diceva - mi sembra il collega Fiou - che la formazione fa parte ormai di quella che è la filosofia con cui si affrontano determinati problemi inerenti il mondo del lavoro ed è vero, ma è altrettanto vero che questa formazione "una tantum" ultimamente è stata affiancata e sta per essere superata dal concetto della formazione permanente. Non vorremmo allora che ci fosse una specie di meccanismo tipo "richiamo alle armi" per cui uscisse questo concetto di dover verificare, sempre senza valutazione, ma comunque di dover verificare in maniera abbastanza costante, il mantenimento della piena conoscenza della lingua francese.

Si stupiva l'Assessore Pastoret, fraintendendo in parte quello che era stato il mio pensiero e il mio ragionamento, di questa definizione di regime che io avevo dato. In effetti quello che definivo "regime" era la tentazione di regime che spesso aleggia tra i banchi della Giunta, cioè questa tentazione dirigistica di volere a tutti i costi imporre non soltanto le scelte di politica economica, legittime, non soltanto le scelte di politica in senso lato e generale, ma molte volte di voler imporre anche ai singoli individui, ai nostri concittadini la condivisione di quello che è un castello di tipo ideologico culturale, che riteniamo sia molto pericoloso voler codificare con norme di legge.

Devo dire peraltro che se il mio intervento lo avessi fatto dopo il sintetico ma direi sicuramente interessante intervento fatto dal collega Ottoz, forse lo avrei fatto in maniera diversa, perché quanto parlavo di "regime", parlavo di "tentazione di regime". Non voglio strumentalizzare l'intervento del collega Ottoz perché gli devo riconoscere in aula il coraggio che ha avuto nel fare il suo intervento; mi dispiace peraltro che quel coraggio non sia conseguente, perché il mandato che noi rivestiamo nell'intervenire alle discussioni e alle votazioni di quest'aula dovrebbe essere un mandato nell'interesse della collettività, non nell'interesse e nella funzionalità di un Presidente della Giunta, di una Giunta o di una maggioranza politica.

E allora quando la conclusione è "per disciplina voterò", Presidente Viérin, noi esprimiamo preoccupazione perché la disciplina è tipica della caserma. Normalmente nelle assemblee democratiche?

(interruzione del Presidente Viérin Dino, fuori microfono)

? Presidente, la smentisco con i fatti; la dialettica nostra porta molte volte anche a degli scontri interni perché ognuno ha la libertà individuale. La disciplina invece quando va contro quella che è la propria convinzione è molto pericolosa nelle istituzioni, perché la disciplina era tipica dei regimi. E allora, Assessore Pastoret, lei mi ha interpretato "ad abundantiam", però un collega del suo stesso gruppo mi sembra che abbia ribadito, con concetti diversi, il concetto medesimo.

Qui chiudo questo secondo intervento, annunciando la presentazione di un emendamento.

PrésidentLa parole au Conseiller Fiou pour motion d'ordre.

Fiou (GV-DS-PSE)Per chiedere una breve sospensione. I Capigruppo di maggioranza con l'Assessore e il Presidente, grazie.

PrésidentLa suspension est accordée pendant cinq minutes.

Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 11,37 alle ore 11,59.

PrésidentNous reprenons nos travaux. J'informe le Conseil qu'un ordre du jour a été présenté à la signature des Conseillers Fiou, Cottino et Martin, dont je donne la lecture:

Ordine del giorno Preso atto dell'intenso dibattito che ha accompagnato l'iter della legge n. 52 del 3 novembre 1998 (Disciplina dello svolgimento della quarta prova scritta di francese agli esami di Stato in Valle d'Aosta), dibattito che ha fatto emergere un'attenzione più generale riguardo alla questione del francese;

Richiamato l'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale della Valle d'Aosta in data 7 ottobre 1998;

Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta

respingendo posizioni faziose in merito e ribadendo la validità della legge n. 52/98, anche alla luce dei risultati positivi agli esami di Stato appena conclusi, ritiene indispensabile:

superare le disomogeneità che ancora permangono in alcuni settori del pubblico impiego e dei servizi a causa delle modalità della verifica della conoscenza della lingua francese previste in sede concorsuale per l'accesso agli stessi;

valorizzare ulteriormente i nuovi strumenti utilizzati per la promozione del francese, quali i percorsi scolastici, i corsi di formazione e di aggiornamento in coerenza con quanto viene previsto con il disegno di legge recante attuazione dell'articolo 8, comma 3, della legge regionale n. 52 del 3 novembre 1998;

Impegna

la Giunta regionale, al fine di ottenere un comportamento omogeneo fra tutti gli enti pubblici operanti sul territorio valdostano:

- a concordare il recepimento della spendibilità totale, come previsto dalle norme regionali, per l'accesso all'impiego negli enti e nelle pubbliche amministrazioni dello Stato italiano e dell'Unione Europea;

- a ricercare un ulteriore allargamento della valorizzazione dei titoli scolastici ed universitari e delle attività di formazione e di aggiornamento alle situazioni che le norme vigenti non hanno ancora disciplinato.

F.to: Fiou - Cottino - Martin

Toujours en discussion générale, la parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU)Anch'io solo un brevissimo intervento per rispondere ad alcune puntualizzazioni, per evitare equivoci.

Risponderei in particolare all'intervento fatto dall'Assessore proprio sulle mie osservazioni.

Capisco che l'Assessore possa dire che non sono venute delle proposte alternative. Ma vorrei ricordare all'Assessore che il nostro gruppo addirittura aveva presentato una proposta di legge alternativa a quella dell'esame di Stato, se la nostra proposta fosse passata non sarebbe stato necessario ricorrere a questo secondo disegno di legge. Quindi quest'osservazione non la sento rivolta al nostro gruppo, sicuramente!

Per quanto riguarda l'emendamento, è chiaro che l'emendamento al comma 3 dell'articolo 8 è stato presentato in aula dall'Assessore, portato a mano addirittura dall'allora Capogruppo dell'Union, ma riguardava argomenti che erano stati discussi in riunione dei Capigruppo con gli studenti, cioè era l'estremo tentativo che era stato fatto per rispondere ad alcune richieste degli studenti. Chiaramente non era quella la richiesta con la "L" maiuscola.

Rispetto ai sindacati, sono contenta che i sindacati siano d'accordo con questa proposta.

Non credo che dobbiamo ogni volta omologarci alle decisioni dei sindacati e che è possibile, anche da parte nostra, ogni tanto avere un parere diverso, altrimenti qui in aula sederebbero i rappresentanti dei sindacati e non delle forze politiche.

Riguardo al fatto che è stato firmato un accordo preventivo il 1° dicembre 1998, certo, con la scuola, ma io questo lo so; quello che volevo sottolineare è che contemporaneamente si portava avanti un accordo sull'altro aspetto, quello del comparto del pubblico impiego, che prevedeva cose totalmente diverse, prevedeva un esame finale.

Che poi sotto la spinta anche della raccolta delle firme per il referendum si fosse deciso di adottare anche da parte del pubblico impiego quello che era stato deciso per la scuola, questo è un altro elemento, ma non è sulla scuola bensì su quella parte del pubblico impiego.

Vorrei ancora aggiungere un'osservazione. Concordo con il Consigliere La Torre quando dice che il francese non deve servire per dividere la comunità e concordo anche con il collega Fiou quando dice che bisogna passare da una logica d'imposizione ad una logica di promozione. Quello su cui non concordo sono le conclusioni, nel senso che le une e le altre ritengono che questo disegno di legge vada già nella logica della promozione, che questo disegno di legge sia un qualcosa che non divide la comunità. Il nostro punto di vista è leggermente diverso, come prima ho cercato di spiegare, nel senso che l'impianto complessivo non ci piace e intervenire su un singolo aspetto senza intervenire sull'impianto complessivo non fa fare grandi passi avanti.

Fra l'altro ricordo che anche noi, pur essendo in maggioranza allora, avevamo votato contro l'articolo 7 del regolamento attuativo della "45", che riguarda l'accesso al pubblico impiego, e ci eravamo astenuti sull'intera legge perché questa impostazione così come non ci piace oggi non ci piaceva neanche allora, per cui abbiamo espresso già allora con molta chiarezza le nostre posizioni, assumendocene tutte le responsabilità. Grazie.

PrésidentLa parole au Conseiller Charles Teresa.

Charles (UV)Juste quelques remarques très brèves. La première joyeuse, deux techniques et une un peu amère.

La remarque joyeuse se rapporte à ce dont j'écris depuis 20 ans et que j'ai déjà répété maintes fois dans ce Conseil et qu'aujourd'hui Mme Squarzino a repris, c'est-à-dire qu'il faut aimer le français, qu'il faut aimer cette langue, mais justement pour l'aimer il ne faut pas essayer de diviser les gens. Tout de même je me réjouis de l'affirmation.

Les remarques techniques seront très brèves. Pour ceux qui ont parlé des problèmes de 40 heures de cours, pourquoi 40 heures? Surtout parce qu'on considère qu'il y a déjà une certaine maîtrise de la langue. Or, tout de même, l'article 5 et l'article 6 au IIIème alinéa parlent de cours qui sont techniques, juridiques, qui sont relatifs à la profession qu'on doit assumer, donc une sorte de "full immersion" dans la matière. Et cela justifie le nombre d'heures qui est un peu limité, parce qu'on parle d'une maîtrise qui est déjà suffisante.

Une autre remarque à propos de ce que venait de dire M. Marguerettaz. Je la trouve une remarque très curieuse; il disait que c'est très peu que 49 pour cent d'étudiants ont amélioré leurs notes grâce à la note du français.

Moi je trouve au contraire que c'est beaucoup, parce que les matières ne sont pas deux, les matières qu'on porte et qui peuvent changer chaque année au delà de l'italien et du français, sont très nombreuses, il y a une dizaine de matières, donc il y aura quelqu'un qui a une préférence et qui connaît bien par exemple la physique, un autre l'histoire, un autre d'autres matières, et donc si presque 50 pour cent sont en quelque manière aidés par le français, je trouve que c'est un record décidément important.

Après j'ai une remarque très amère, c'est la chose qui me pèse davantage de dire ici dans ce Conseil. Quand la collègue, au début de son intervention, a fait revivre ce qui s'était passé ici il y a neuf mois, elle a parlé de cortèges, de manifestations, de l'occupation des écoles, elle a dit que nous avons vu tout cela. Moi j'ai vu une chose dont je n'ai jamais parlé publiquement et que je regrette fort.

Je n'en ai jamais parlé parce que je ne savais même pas si c'est bien ou si c'est mal, et surtout je ne veux pas être juge, mais j'ai vu des choses que je me suis étonnée de voir ici dans la hall du Conseil.

Dans la hall du Conseil il y avait des étudiants, disons des chefs de la manifestation, qui montaient régulièrement chercher des conseils, je ne sais pas, chercher des ordres, de faire quelque chose, je dirais seulement des indications pour agir en quelque manière.

Je ne veux pas juger, mais cela me semblait tout de même diminuer le prestige de ceux qui étaient assis ici à l'Assemblée, parce qu'il fallait distinguer une chose de l'autre.

Donc je répète, je ne dis pas si c'est bien ou si c'est mal, j'ai dit que cela m'a frappé et je dis que quelqu'un appelle cela "manipulation des jeunes".

PrésidentD'autres collègues? Nous fermons la discussion générale.

La parole au Président du Gouvernement, Viérin Dino.

Viérin D. (UV)Permettez-moi quelques remarques finales. Tout d'abord j'espère, et je crois que l'opinion publique devrait en être consciente, que l'on dépassera au moins deux thèmes qui avaient été l'objet des polémiques et des contestations, il y a neuf mois, vu que aujourd'hui nous pouvons, sur la base de données et non sur la base d'idées ou de suggestions, affirmer que tous ceux qui prêchaient la pénalisation, aujourd'hui devraient reconnaître que les résultats ont été différents.

Donc, au-delà des avis et des opinions (parce que tout le monde l'a souligné, nous avons vérifié un parcours scolaire, nous avons certifié une connaissance, et non pas une certification séparée, mais une certification dans le cadre des vérifications effectuées au cours des examens d'Etat) tous ceux qui prêchaient la pénalisation, aujourd'hui devraient reconnaître que les résultats ont donc été positifs, que non seulement il n'y a pas eu pénalisation, mais si nous voulions utiliser la même logique, aujourd'hui c'est nous qui devrions appeler la fanfare pour dire que les élèves ont été facilités et non pas pénalisés.

Nous le pensions à l'époque, nous le pensons encore aujourd'hui, ce n'est pas la façon la meilleure pour aborder un problème, qui est un problème sérieux. Mais qu'on évite, nous l'espérons, d'agiter le drapeau de la pénalisation et de manipuler nos élèves, dans ce sens.

L'autre thème est celui que je veux moi aussi souligner, à savoir qu'avec la présentation de ce projet de loi nous avons achevé un projet visant à attribuer à d'autres et non pas aux administrations, aux responsables politiques, les modalités de vérification des connaissances requises.

Le fait d'attribuer ces modalités aux institutions scolaires ou aux institutions universitaires nous permet de résoudre encore une fois une question, qui est une question de compétence et de connaissance, du débat politique au sens strict du terme, parce que là encore ce n'est pas qu'on utilisera des modalités différentes; les modalités de vérification seront les mêmes pour toutes les matières, ce sont des modalités scolaires et universitaires. Donc le fait d'attribuer une validité à ces modalités nous permet de faire un pas de l'avant.

Surtout que cette loi - et c'est la raison pour laquelle nous avons fait le rappel à l'ordre du jour voté au mois d'octobre 1998, la raison pour laquelle également un ordre du jour a été présenté aujourd'hui - se réfère à tous ceux qui ont suivi un parcours scolaire à l'intérieur du Val d'Aoste et ont obtenu une attestation positive lors de l'examen d'Etat, quant à leurs compétences en langue française. A cet effet il n'y a pas non plus contradiction quant aux décisions successives concernant les activités de formation, entre les 40 heures qui sont prévues pour ces activités de formation, et le cursus scolaire précédent, vu que cette activité de formation s'ajoute au cursus scolaire précédent. Et c'est seulement ceux qui ont suivi ce cursus scolaire et obtenu cette appréciation positive, qui peuvent bénéficier des dispositions de ce projet de loi.

Enfin, une dernière considération d'ordre général. Le débat a été, comme tout débat, positif. Moi aussi je voudrais néanmoins remarquer qu'il y a une attitude de la part de ceux qui nous font toujours la morale et rapportent toujours à l'Union Valdôtaine les malheurs de cette société ou de cette communauté, en oubliant que le modèle valdôtain est un modèle apprécié du point de vue de l'intégration, et en oubliant que c'est en suivant ces logiques que l'on risque de suivre un autre modèle, négatif cette fois, qui amènerait à la séparation.

Mais à part cette considération, il y a toujours aussi cette volonté d'exprimer des jugements avec une arrogance intellectuelle. Il y a la théorie positive se fondant sur la pensée unique, c'est la pensée positive qui doit primer. Alors c'est la pensée positive et avec un peu de lyrisme, parce que quand on aime quelque chose peut-être que l'on se comporte différemment, mais là on donne tout de suite un jugement.

Il y a donc les positifs et après il y a les autres, qui sont qualifiés d'idéologues, parce que c'est un mot que les gens comprennent. Aujourd'hui on accuse donc quelqu'un d'être un idéologue (il y a 15-20 ans ces mêmes personnes se faisaient un honneur d'être des idéologues). Mais les maîtres à penser sont un peu écartés, parce qu'il faut se transformer et en passant d'une couleur à l'autre. Les idéologies il faut les mettre de côté, il faut renoncer à tous les principes. Et ceux qui les gardent, ce sont des idéologues.

Néanmoins nous poursuivrons sur cette ligne, ce que nous voulons c'est simplement nous confronter, débattre, essayer d'améliorer une situation sur la base des considérations et sur la base également de l'évolution de cette société. Et c'est sur ces considérations que je reprends une considération exprimée par M. Marguerettaz et que je partage.

Le français, mais non seulement le français, demeure un problème ouvert. Aujourd'hui nous avons apporté une amélioration positive, pour que toute la communauté, pour que l'école elle-même, puisse en tirer bénéfice. Nous ne pensons pas avoir résolu le problème, au contraire; il suffirait de penser - M. Marguerettaz me le rappelait lors de la discussion au sein de la commission - à la prime de bilinguisme et à toutes les contradictions qu'elle implique, pour dire que nous n'avons pas achevé notre tâche. Nous avons essayé, en nous confrontant et en tenant compte des différentes exigences qui sont exprimées par cette communauté, toujours dans un esprit d'intégration et non pas de division, d'améliorer, de valoriser, et là, permettez-moi cette dernière remarque, parce que ce n'est pas un aspect seulement idéologique ou romantique, mais de garder une identité pour toute une communauté, afin que toute la communauté puisse non seulement maintenir les raisons d'être de son existence, mais justifier sa présence et la continuité de son existence.

PrésidentLa parole au Conseiller Marguerettaz pour déclaration d'intention.

Marguerettaz (Aut)Molto brevemente, vorrei tornare sulle considerazioni di tipo matematico che, come diceva l'Assessore Pastoret, ci vedono spesso divergenti come se avessimo fatto scuole diverse.

Cercherò di spiegare cosa intendevo quando facevo riferimento a quei dati.

PrésidentConseiller Marguerettaz, excusez-moi, il y a un petit problème d'organisation du travail. Est-ce que d'autres collègues interviendront sur les déclarations d'intention? Voilà?

Squarzino (fuori microfono)? Il y a l'ordre du jour, alors on doit attendre?

Président? Justement, c'était bien pour organiser le travail dans ce sens.

Si le Conseil est d'accord, comme nombreux sont les collègues qui doivent se prononcer à ce sujet, nous mettrions à l'examen l'ordre du jour au préalable, nous ferions l'examen article par article et, enfin, au moment de la votation de l'ensemble de la loi, les déclarations d'intention. Actuellement c'est l'ordre du jour qui est en discussion.

La parole au Conseiller Fiou sur l'ordre du jour présenté par les Chefs de groupe de la majorité.

Fiou (GV-DS-PSE)Questa risoluzione ha il significato di recepire una serie d'indicazioni che sono venute dal dibattito. La prima questione vuole mettere in evidenza un'attenzione al dibattito che è avvenuto anche fuori dal Palazzo.

Credo che sia importante di fronte a scelte che creano discussione, essere attenti anche alle sollecitazioni, guardare anche alle opinioni diverse dalle nostre che sono emerse, per andare a correggere il tiro là dove indicazioni positive possono emergere. Mi sembra importante questo legame con la realtà al di fuori del Palazzo.

Il secondo scopo è dare a questa legge il significato di una nuova fase. Mi pare che molto significativamente Marguerettaz abbia messo in evidenza questo, ed è già stato rilevato da altri: non può essere assunta come la conclusione di un percorso, ma piuttosto come l'avvio di una nuova fase di promozione del francese, che deve aprire la strada ad ulteriori iniziative nel segno dei principi che reggono questa legge, cioè la valorizzazione dei percorsi scolastici e dei percorsi di formazione.

Questo è il senso dell'ordine del giorno, che propongo all'attenzione dei colleghi.

PrésidentLa parole au Conseiller Beneforti.

Beneforti (PVA-cU)Non volevo intervenire, ma visto quest'ordine del giorno, mi sento in dovere di dire anche la mia. Quando si legge: "respingendo posizioni faziose in merito e ribadendo?" voglio capire quali sono state, e da parte di chi, le posizioni faziose, perché credo che andare alla ricerca del consenso non sia essere faziosi! Fazioso per me è nella situazione in cui versa la sanità non trovare un provvedimento che superi la possibilità di inserire operatori sanitari all'interno dell'ospedale.

Fazioso per me è dividere i diplomati di oggi da quelli di ieri; non hanno fatto tutti la stessa scuola in Valle? Sostenere la spendibilità per tutti è fazioso?

Tutti ci possiamo esprimere nel modo che uno crede qua dentro, e non stare a sentire, come fa l'Assessore Agnesod, perché ad Agnesod non interessa la scuola, forse? Lui ha una cultura troppo vasta e quindi non è interessato ai problemi della scuola. Ma la realtà è un'altra: che con quest'ordine del giorno, con questa legge non si può, anche se lo intendete, cancellare quanto è successo fino ad oggi. Se pensate di poter cancellare e di far finta che niente sia successo, non è possibile, anche per le lotte che su questo argomento sono state portate avanti lo scorso anno da parte degli studenti, dei genitori, degli insegnanti; per la raccolta delle firme che c'è stata e che non sono state poche!

Non penserete mica di arrivare qui, candidi, e di accusarci di essere arroganti, di essere faziosi, e con questo cancellare quello che è successo in nove mesi in questa Valle su un problema, come quello del francese, che è importantissimo! E ve lo dice uno che non lo parla il francese! Ma lo ritiene importante e determinante per una Regione a Statuto speciale come la nostra.

Però pur essendo importante - lo dissi allora e lo ripeto oggi - non si può imporre; bisogna ricercare il consenso. Io non ho mai agito con faziosità, ho sempre richiesto su tutte le cose che si discutono di ricercare il consenso, ma ogni volta ci siamo trovati con un'imposizione. Oggi voi cercate con quest'ordine del giorno di passare sopra a tutto, ma non ci si può passare!

Almeno un minimo di autocritica io l'avrei voluta sentire, perché un atto di umiltà a volte è un atto di forza. Ma cercare, con un ordine del giorno, di cancellare quello che è successo non lo si può accettare, anche se le cose che si dicevano nove mesi fa, nella sostanza, qua dentro ci sono! Ma perché non si sono scritte quando si chiedevano, nove mesi fa?

Perché non avete messo in discussione la legge che avevamo presentato? Come gruppo vi avevamo presentato una legge che era di mediazione, una legge che non contentava neanche quelli che stavano fuori da questo Consiglio. Invece no! E oggi venite qui con un certo candore a dirci questo! Non potete pensare che si metta un tampone sopra a quanto è successo, pertanto non mi sento di votare quest'ordine del giorno!

PrésidentLa parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI)È sempre difficile intervenire nel dibattito consiliare, soprattutto è sempre difficile trovare i tempi giusti.

Nel primo intervento ho fatto delle affermazioni e ho dovuto dire che, se fossi intervenuto dopo le dichiarazioni del Consigliere Ottoz, probabilmente avrei fatto delle affermazioni leggermente diverse.

Devo dire adesso, intervenendo per la terza volta, seppure su un documento diverso rispetto al disegno di legge, che anche in questo caso molte volte la fantasia di chi sta nei banchi dell'opposizione non riesce mai ad essere più prolifica della fantasia praticata dalla maggioranza.

Parlavo di aggiornamento permanente, di formazione permanente, Consigliere Marguerettaz, e vedo che nelle premesse dell'impegnativa di quest'ordine del giorno viene introdotto questo concetto, che noi avevamo paventato: "valorizzare ulteriormente i nuovi strumenti" e fra questi ci sono i corsi di formazione, che sono una cosa, e i corsi di aggiornamento, che vengono giustificati in coerenza con quanto previsto nel disegno di legge.

Ecco perciò che scopriamo oggi che probabilmente le 40 ore sono non la conclusione di questa travagliata "querelle" su come accertare o meno la piena conoscenza del francese, ma scopriamo che probabilmente questa piena conoscenza del francese è piena soltanto nel senso di essere un continuo voler accertare la conoscenza della lingua francese.

Ho ascoltato la riflessione che ha fatto il Presidente Viérin, probabilmente non l'ha concordata con i Capigruppo della maggioranza, perché la riflessione del Presidente Viérin, che può essere anche giustificabile da un certo punto di vista, non mi sembra che sia stata recepita in quest'ordine del giorno, nel senso che le posizioni degli altri sono faziose. Mi sembra che sia l'esatto opposto di quello che il Presidente Viérin andava teorizzando su quello che era il confronto.

E poi diventa strumentale voler sostenere che sono faziose determinate posizioni, e attribuirsi i meriti positivi - così vengono definiti - degli esami. Se ci sono dei risultati positivi, colleghi Consiglieri di maggioranza, ma lasciamoli almeno alla capacità e alla diligenza degli studenti che si sono preparati per affrontare quegli esami! Sostenere che anche alla luce dei risultati positivi ci sia una correlazione - perché così lascia intendere l'ordine del giorno - con la legge n. 52, mi sembra veramente un azzardo difficilmente sostenibile con un minimo di lucidità. Questo invece sta scritto nell'ordine del giorno.

Sull'impegnativa parlate di concordare il recepimento della spendibilità totale per l'accesso all'impiego negli enti e nelle pubbliche amministrazioni dello Stato e dell'Unione europea. Ecco, noi siamo qui che ci torturiamo e che torturiamo per certi versi i nostri concittadini su questo pieno accertamento della lingua francese, e non ci rendiamo conto che invece già nello Stato italiano, che non è sicuramente una delle amministrazioni più all'avanguardia, ma soprattutto nell'Unione europea per accedere nel pubblico impiego, viene richiesta non la piena conoscenza, ma quanto meno la conoscenza e nozioni d'informatica e d'inglese. E noi qui parliamo di Europa limitandoci a quello che è il pieno accertamento della lingua francese.

Penso che tutto sommato l'intenso dibattito, come viene in maniera eufemistica indicato nelle premesse di quest'ordine del giorno, sia un dibattito che è riuscito, ancora una volta, ad astrarre la Valle d'Aosta dalla realtà nella quale la nostra regione dovrebbe misurarsi e confrontarsi. È un ordine del giorno che sta su un altro pianeta; non è il pianeta della realtà quotidiana, ma è il pianeta dell'ideologia.

L'ideologia in quanto tale, Presidente Viérin, non è un concetto negativo, anche perché forse se oggi la politica soffre di una certa schizofrenia è proprio per la carenza di ideologie nella vita politica. L'ideologia diventa un elemento negativo quando non è un'ideologia da confrontare con le altre forze politiche, non è un'ideologia per un progetto politico che voglia costruire un determinato tipo di sistema sociale ed economico, ma è un'ideologia che ha la continua tentazione di voler catalogare tutto. Lo dicevo prima, lo ripeto adesso, è l'ideologia che va a limitare anche gli spazi di libertà individuale. Questo tipo di ideologia, Presidente Viérin, è un'ideologia che poi sconfina nel totalitarismo della politica, cioè di quella politica che non lascia più spazi alle espressioni individuali.

Questa ideologia è l'ideologia che noi contestiamo, l'ideologia che alla fine finisce per sfociare nel regime e finisce per annacquare le varie libertà di espressione, di comportamento, di cultura, eccetera.

L'identità: ognuno di noi ha un'identità, ha un'identità personale, ha un'identità culturale. Il fatto di sostenere che questa legge serva - lo ha detto il Presidente, se ho capito male andrò a leggermi le registrazioni - a giustificare la presenza, perché questo ha detto, serva a giustificare la presenza, penso che sia un'affermazione che per certi versi debba essere foriera di alcune considerazioni, perché se siamo ridotti a giustificare la presenza di una tradizione, di una cultura e di un'identità, vuol dire che facciamo della nostra azione politica il culto della nostalgia per un passato, interessante, glorioso, ma comunque passato. E allora la politica normalmente non dovrebbe mai essere giustificazione di una presenza, testimonianza di un passato; dovrebbe essere interpretazione di un presente.

La sensazione nostra è che né la legge sulla maturità, né la legge regolamento che andiamo ad approvare, né tanto meno quest'ordine del giorno abbiano la capacità d'interpretare la realtà. La realtà sono le esigenze della nostra comunità.

Sono valutazioni nostre, non pretendiamo d'imporle alle altre forze politiche, ma pretendiamo che le altre forze politiche le rispettino, evitando di presentare al Consiglio regionale un ordine del giorno nel quale respingono posizioni faziose non meglio definite, lasciando intendere che respingono poi nei fatti quello che deve essere il confronto politico. Come può pensare la maggioranza di portare in Consiglio regionale un ordine del giorno di questo tipo, che in embrione contiene l'insulto alle posizioni altrui? Scusatemi, ma è difficilmente comprensibile quale sia il senso di quest'ordine del giorno! Il sospetto, ed è un sospetto, è che questo sia un ordine del giorno che serva a ricucire alcune posizioni che in certi momenti, che possono essere momenti di tensione politica su argomenti specifici, si manifestano anche nello schieramento di maggioranza e dunque servono documenti di questo tipo!

Il nostro giudizio su questo documento è totalmente negativo!

PrésidentLa parole au Conseiller Marguerettaz.

Marguerettaz (Aut)Farò il mio intervento basandomi proprio sulle considerazioni fatte adesso dal collega Frassy e prendendo esattamente il suo ragionamento dirò che condivido a metà le cose che ha detto e per l'altra metà non sono d'accordo. Comincio da queste ultime.

Non mi preoccupa quell'inserzione nella parte delle premesse dell'ordine del giorno che concerne l'aggiornamento; anzi, credo che questo sia uno dei settori sui quali occorrerebbe investire maggiormente, perché? Dico una cosa che tutti credo possiamo condividere, parlo della mia esperienza ma che credo possa essere quella di molti. Non c'è nulla come una lingua di cui, nel momento in cui non la si esercita, se ne perdono le competenze. Vedevo quando insegnavo, quando mi trovavo a fare da alcuni anni l'insegnamento nel primo ciclo della scuola elementare, se mi trovavo poi a dovere insegnare in quinta avvertivo delle difficoltà, cosa che non succedeva nel caso contrario.

Quindi è giusto fare aggiornamento, non di lingua francese, ma in lingua francese, cioè è giusto che anche nel settore del pubblico impiego si faccia il passaggio che anni fa si fece nella scuola: il passare da un semplice insegnamento "della" lingua francese ad un insegnamento "nella" lingua francese.

Credo che sarebbe quanto mai opportuno che un aggiornamento di tipo professionale, quindi specifico inerente le funzioni che il lavoratore è chiamato a svolgere venga fatto anche in lingua francese, proprio per far sì che queste competenze, queste opportunità che siamo tutti concordi nel dire che ha chi conosce la lingua francese non vengano nel tempo disperse. Questa è la parte sulla quale mi discosto dal pensiero di Forza Italia, del collega Frassy.

La parte che invece condivido è la parte terminale del suo ragionamento; è evidente la volontà rispetto quest'ordine del giorno, checché ne abbia detto il collega Fiou mettendolo all'attenzione del Consiglio, di non volerlo mettere all'attenzione del Consiglio. È evidente, steso come è stato steso, questo è un ordine del giorno che serve alla maggioranza, non so se per i motivi che diceva il collega Frassy, se per ricucire o meno.

Noi prendiamo atto che le forze politiche che compongono questa maggioranza con quest'ordine del giorno ribadiscono la validità della legge n. 52, e fin qui nulla da eccepire, l'hanno votata, se dicessero il contrario sarebbe una contraddizione, ma è evidente che in base al ragionamento che facevo sul disegno di legge questa forzatura di dire "anche alla luce dei risultati positivi degli esami di Stato appena conclusi" è una forzatura che va nella direzione contraria. E poi spiegherò sul disegno di legge la questione matematica, ma non mi interessa qui dirla, dico solo che è una forzatura perché è quanto meno affrettata.

Presidente, lei si è scagliato con forza contro coloro che paventavano la penalizzazione per gli studenti, ma qui state facendo lo stesso errore voi, cioè qui state rispondendo a chi forse giustamente e anche con una certa demagogia aveva paventato certi panorami, presentando dei panorami quanto meno nei giudizi affrettati.

Sul disegno di legge dirò perché non sono d'accordo su questa formulazione.

In base alle considerazioni, ma è evidente, mi sembra anche un dibattito un po' fine a sé stesso, cioè che le forze di opposizione intervengano per dire che, scritto in questo modo, è un ordine fatto per la maggioranza, quindi gli Autonomisti non voteranno quest'ordine del giorno?

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

? sì, è chiaro.

PrésidentLa parole au Conseiller Cottino.

Cottino (UV)A proposito dell'ordine del giorno, voglio solo fare due considerazioni. È evidente, e su questo vorrei essere chiaro, l'ultima battuta non ufficiale fuori dai microfoni che lascia il tempo che trova, perché ognuno di noi fa delle valutazioni che sono proprie e anche nei confronti degli altri, per cui credo che abbia poca importanza.

Al di là di questo, è evidente che ognuno legge le cose come meglio gli interessa e riesce a manipolare anche le intenzioni degli altri quando scrivono certe cose.

Quando si ribadisce la validità della legge n. 52 anche alla luce dei risultati positivi degli esami di Stato, non è per prenderci dei meriti degli studenti, ma ci mancherebbe! È chiaro che vuol soltanto dire che effettivamente la tanto paventata - qui dentro, non fuori, anche qui dentro - strage all'esame non c'è stata! Vuole solo essere una sottolineatura di una realtà che c'è oggi e che non si poteva sicuramente garantire ieri, così come non si poteva garantire in negativo ieri, cosa che è stata fatta!

Vorrei anche fare una piccola precisazione. Qui per quanto riguarda il francese si è sentito un po' di tutto, voglio sottolineare un aspetto che è questo. Sicuramente il percorso del francese, è stato detto e ripetuto, non può essere finito e non finirà mai, come io mi auguro, al di là della questione specifica scolastica dell'esame di maturità.

E non finirà mai, perché molti di noi, io sono fra quelli, non amano la Valle d'Aosta solo per le sue montagne, sotto l'aspetto puramente fisico e geografico, ma l'amano soprattutto forse per quello che rappresenta, per l'ambiente che c'è, per la cultura che ha, perché è un luogo dove si trovano bene, che continueranno a difendere anche per il futuro. Dunque anche sotto questo aspetto va vista tutta la questione del francese.

Un aspetto deve essere chiarito una volta per tutte e il Consigliere Marguerettaz vi accennava prima. Per la lingua, e non solo per questa, se non si fanno in qualche caso anche, non solo, delle forzature - ripeto anche, non vuol dire solo -, non si riescono a ottenere dei risultati. Non si può continuare a dire che si ama il francese, quando nella vita e anche ufficialmente non si dice mai una parola di francese! È perlomeno molto forzato.

Io che forse non ho la cultura o la pretesa cultura di qualcuno, faccio perlomeno degli sforzi per dimostrare che effettivamente amo il francese e riesco in qualche caso a dimostrarlo.

Pertanto queste sono indirettamente, cari colleghi, delle strumentalizzazioni e queste in qualche caso - e non voglio generalizzare - delle posizioni faziose! Solo questo si voleva dire e niente di trascendentale. Solo per rimanere, per favore, tutti con i piedi per terra e usare tutti una certa correttezza, e non che quando qualcuno di noi fa delle affermazioni, si ritiene libero - questo l'ho già detto, lo ripeto, non sarà sicuramente l'ultima volta - di dire giustamente tutto quello che gli passa per la testa e non vuole essere accusato di qualcosa di diverso, mentre quando lo dicono gli altri questo assume un aspetto completamente diverso e ci si ritiene in dovere e in diritto di fare determinate affermazioni!

PrésidentJe soumets au vote l'ordre du jour:

Conseillers présents: 32

Votants: 28

Pour: 23

Contre: 5

Abstentions: 4 (Collé, Comé, Lanièce, Marguerettaz)

Le Conseil approuve.

Nous procédons à l'examen du projet de loi article par article.

La parole au Conseiller Marguerettaz.

Marguerettaz (Aut)Come avevo iniziato precedentemente a dire, una considerazione che volevo fare in precedenza, ma che dopo la votazione dell'ordine del giorno credo si rafforzi, è la seguente. Se partiamo con il dire, forzando da una parte e dall'altra questi primi dati che ci provengono dall'esame di Stato, e dicendo da una parte come è stato detto dalla maggioranza di questo Consiglio che questi dati sono positivi, e dicendo al contrario dall'altro che questi dati sono negativi, ho paura che sia nell'uno che nell'altro caso imbocchiamo la strada sbagliata.

Dico questo perché l'Assessore in primis certo avrebbe prestato il fianco sicuramente a delle strumentalizzazioni da parte anche nostra, c'è pur sempre il gioco delle parti, ma cercando di fare un ragionamento logico per cercare di spiegare quello che voglio dire, l'Assessore in primis, nell'ottica di tutto quello che è stato il dibattito sulla legge, avrebbe dovuto dire a questo Consiglio che i risultati di questo esame sono insufficienti? Sono insufficienti perché, dobbiamo dirlo, ma dobbiamo dirlo al di là della questione dei dati proprio perché vogliamo che siano sempre migliori i risultati di questo esame.

Noi vogliamo, e adesso entriamo nel discorso matematico, che quel tasso del 7 percento di studenti che non passa all'esame si abbassi; noi vogliamo che quel 16 percento del 93 percento rimanente che ha avuto una penalizzazione sulla votazione finale per la votazione avuta nella lingua francese si abbassi; noi vogliamo che quel 48 percento del 93 percento, cioè quel 48 percento di coloro che hanno superato l'esame di francese che hanno avuto un beneficio si alzi. Questo noi vogliamo! Dire oggi che noi siamo stati smentiti perché si sono avuti degli ottimi risultati è una posizione schematica, che non porterà a un miglioramento della situazione.

La considerazione finale su questi dati; ripeto, abbiamo detto con l'Assessore in campo matematico ci siamo scontrati in passato, si vede che? ma la considerazione finale è che circa il 24 percento degli studenti che hanno dato la maturità sono stati penalizzati dalla votazione del francese. Ma questo non lo dico per dire che è colpa della legge, non è colpa della legge, ma c'è un sistema scolastico? sì, Assessore, il 16 percento di quelli che hanno passato l'esame hanno avuto una penalizzazione, il 7 percento che non l'ha passato evidentemente ha avuto una penalizzazione alla votazione perché ha avuto una votazione insufficiente?

(interruzione del Consigliere Cottino, fuori microfono)

? ha avuto una votazione insufficiente, Cottino. Fosse anche uno studente valdostano, ma non è uno, è il 16 percento più il 7 percento che non l'ha passato; vogliamo vedere cosa non ha funzionato per questi? Vogliamo vedere perché il percorso formativo della lingua francese, partita come qualcuno ricordava dalla scuola materna, non l'ha portato ad avere un vantaggio - perché è questo che vogliamo - un atout in più rispetto allo studente che non ha studiato in Valle? Questo è l'obiettivo a cui guardare ed è questo l'obiettivo sul quale impegnarsi, ma impegnarsi non meramente dal punto di vista del corsino, delle 40 ore piuttosto che dell'esamino - oggi parliamo di questo e va bene - ma nel contesto del percorso formativo dei nostri giovani che parte dalla scuola materna.

Invece, per quanto riguarda la vera e propria dichiarazione di voto, ci asterremo dal votare questo disegno di legge, però visto che abbiamo ricordato la legge n. 52, quindi siamo in tema scolastico ancora, mi sentirei di collegare un voto a quest'astensione, perché così forse si riassume di più qual è il pensiero del gruppo degli Autonomisti.

Noi a questo disegno di legge attribuiamo un cinque e mezzo, espresso in decimi, da cui l'astensione, un cinque e mezzo che, sempre che l'Assessore Pastoret sia d'accordo, in centesimi dovrebbe corrispondere a 55 centesimi?

PrésidentJe soumets au vote l'article 1er:

Conseillers présents: 33

Votants: 29

Pour: 24

Contre: 5

Abstentions: 4 (Collé, Comé, Lanièce, Marguerettaz)

Le Conseil approuve.

Je soumets au vote l'article 2:

Conseillers présents: 33

Votants: 29

Pour: 24

Contre: 5

Abstentions: 4 (Collé, Comé, Lanièce, Marguerettaz)

Le Conseil approuve.

Je soumets au vote l'article 3:

Conseillers présents: 33

Votants: 29

Pour: 24

Contre: 5

Abstentions: 4 (Collé, Comé, Lanièce, Marguerettaz)

Le Conseil approuve.

A l'article 4 il y a un amendement présenté par les Conseillers Frassy et Tibaldi, dont je donne la lecture:

Emendamento Articolo 4 aggiungere:

"3. I corsi di studio di cui al comma 1, indipendentemente dal possesso della certificazione di piena conoscenza della lingua francese di cui all’articolo 7 L. 52/98, esonerano dalla prova di cui all’art. 7 del regolamento regionale 11/12/96, n. 6.".

La parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI)Questo emendamento per certi versi recepisce quell'affermazione che era stata fatta all'inizio di tutto il percorso legislativo riforma della maturità, affermazione che diceva che la scuola deve accertare o meno la conoscenza del francese.

Il problema che sorge con l'approvazione di questa legge è il problema di come vengano trattati gli studenti che non hanno sostenuto la maturità bilingue. In base a questa norma qua non vengono assolutamente considerati nelle previsioni che vengono svolte, di conseguenza noi riteniamo che vengono comunque penalizzati rispetto agli altri colleghi che hanno sostenuto la maturità bilingue.

Considerate che la maturità bilingue di per sé è un momento finale di verifica, ma non comporta un percorso scolastico differente, nel senso che il percorso scolastico degli studenti usciti con la maturità quest'anno in nulla differisce, salvo questo tipo di accertamento, rispetto al percorso scolastico seguito dagli studenti che sono usciti uno, due, tre o tanti anni fa.

Il meccanismo di questa proposta di legge della Giunta è un meccanismo che in parte considera il ruolo formativo della scuola e in parte ritiene che debba essere suggellato dalle 40 ore, ossia dalle 2000 a 140 ore, riprendendo e prendendo per buono il dato fornitoci dal Consigliere Ottoz.

Però l'Assessore Pastoret, probabilmente memore di quanto aveva promesso nella precedente discussione sulla legge n. 52, lascia una porta aperta nella quale la scuola ritrova la capacità di accertare in maniera definitiva per il momento la piena conoscenza della lingua francese. E sono quelle situazioni indicate all'articolo 4, ossia determinati percorsi formativi all'interno dell'università. Questo sul presupposto che 2100 ore di insegnamento del francese fatte dalle elementari alle superiori possano essere accertate o con le 40 ore oppure, in alternativa, possono essere considerate sufficienti le formazioni di tipo universitario, portandoci questa riflessione a dire che evidentemente alla formazione universitaria viene riconosciuto un peso maggiore rispetto a quello che può essere il peso delle 40 ore di corso. Questo ci sembra di capire essere il ragionamento dell'articolo 4, altrimenti se l'articolo 4 non avesse l'intendimento di rivalutare il peso della scuola rispetto a quello che può essere il peso dei corsi di formazione, non avrebbe motivo di essere scritto nei modi in cui è scritto.

Con questo emendamento riteniamo che coloro i quali hanno nei fatti avuto un percorso scolastico identico a quanti sono usciti quest'anno e a quanti usciranno nei prossimi anni, identico salvo la prova di francese, costoro nel caso in cui abbiano la formazione universitaria prevista dall'articolo 4, possono accedere ai posti dirigenziali all'interno dell'Amministrazione regionale senza dover dare esami di francese. Questo perché riteniamo che sia la logica conseguenza di un ragionamento che è stato iniziato molto tempo fa dall'Assessore nel percorrere questo tipo di conclusione.

L'emendamento vuol dire semplicemente questo: chi ha conseguito la maturità negli anni passati, se si è iscritto a corsi universitari indicati nell'articolo 4 può accedere ad un pubblico impiego nelle qualifiche dirigenziali senza necessità di effettuare altri tipi di esame o di corsi, al pari di quanti hanno dato la maturità quest'anno o la daranno negli anni successivi e che hanno diritto in base all'articolo 4 di non sostenere il corso delle 40 ore.

PrésidentLa parole au Président du Gouvernement, Viérin Dino.

Viérin D. (UV)Je pensais m'exprimer sur l'amendement, mais les dernières affirmations de M. Frassy m'ont créé quelques problèmes de compréhension, vu que pour obtenir ce qu'il a demandé, le projet de loi suffit. Il a terminé en disant: ceux qui ont obtenu l'appréciation positive aux examens d'Etat et suivi les cours universitaires visés à l'article 4 ne doivent pas subir d'autres examens.

Nous sommes d'accord vu que cela est déjà inscrit dans le projet de loi. Par contre son amendement, la lecture de l'amendement, parce que dans la présentation j'ai compris autre chose?

(interruzione del Consigliere Frassy, fuori microfono)

? poi registriamo come dice Frassy, mais en tout cas ce n'est pas un problème.

Je me réfère à l'amendement, qui dit: "I corsi di studio, indipendentemente dal possesso della certificazione di piena conoscenza della lingua francese, di cui all'articolo 7?" et donc nous nous abstiendrons sur cet amendement pour ces raisons; tout d'abord, parce que cette loi donne application à une loi précédente, nous devons réglementer par cette loi la validation de ladite attestation, car la loi n° 52 prévoit cette attestation. Maintenant nous devons valider cette attestation, nous ne pouvons pas valider (je fais un raisonnement non pas politique mais d'ordre logique) une non-attestation, vu que nous donnons application au troisième alinéa de l'article 8.

Mais paradoxalement M. Frassy aurait dû voter l'ordre du jour qui a été présenté, vu que pour dépasser cette limite due à l'application de la loi, un ordre du jour a été présenté, qui reprend ces problèmes et qui engage le Gouvernement. C'est donc dans un cadre général qu'il sera répondu au problème qui a été soulevé, qui est un problème que nous reconnaissons, mais qui ne peut trouver aujourd'hui de réponse. On donnera une réponse aux problèmes soulevés par M. Frassy et M. Tibaldi dans le cadre général et selon l'esprit et la volonté de l'ordre du jour qui a été présenté.

C'est pour ces raisons que nous nous abstiendrons sur cet amendement.

PrésidentLa parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI)Solo per una precisazione. L'emendamento è quello che è scritto e non ci sono dubbi. Per quanto riguarda la mia illustrazione, basta andare a sentire la registrazione.

Per quanto riguarda invece la precisazione del Presidente non la condividiamo.

Lo ha letto l'Assessore Pastoret l'emendamento che è stato presentato nel novembre, quando venne votata la legge n. 52, e quell'emendamento inserito nella legge lasciava aperta la regolamentazione per quanto riguardava l'accesso ai posti della dirigenza regionale. Poi, che da un punto di vista logico-politico si voglia sostenere che non è questa la sede, è una valutazione politica.

Da un punto di vista della possibilità legislativa, penso che non ci sia nessun divieto e nessun elemento ostativo.

L'articolo 8, che andremo a vedere successivamente, prevede una deroga rispetto a quello che è il meccanismo delle 40 ore, perciò le deroghe quando si vogliono formalizzare si possono formalizzare.

PrésidentLa parole au Conseiller Marguerettaz.

Marguerettaz (Aut)Non sono sicuro di aver capito perfettamente questo emendamento, ma ho il sospetto che l'emendamento sia stato forse non troppo ben formulato.

Allora provo a porre la questione al Presidente e all'Assessore così come l'ho capita, per vedere se su questa interpretazione ci può essere un punto di intesa.

È stato detto un po' fra le righe, nel lungo dibattito che c'è stato sulla legge, che uno dei problemi che rimane sul tappeto è quello di coloro che hanno acquisito il diploma precedentemente all'entrata in vigore della legge n. 52, cioè per coloro nel cui diploma non è indicata nessuna valutazione per quanto concerne il francese.

Ora, il ragionamento è questo: dare la possibilità a quegli studenti diplomatisi in Valle d'Aosta, precedentemente all'entrata in vigore della legge n. 52/93, fino allo scorso anno per intenderci, i quali successivamente compiono gli studi previsti dall'articolo 4 e dalle decisioni della Giunta che meglio specificheranno questi studi, sono esentati dal dare l'esame di accertamento della lingua francese. Cosa che ad oggi non c'è.

Chi si è diplomato lo scorso anno oggi, se anche si laurea in lingue e ha come prima lingua il francese, per accedere al pubblico impiego deve dare l'esame di accertamento di conoscenza della lingua francese. Questa mi sembra una contraddizione, quindi volevo chiedere alla maggioranza se è possibile insieme formulare magari meglio l'emendamento, in modo da dare la possibilità a quegli studenti che si sono diplomati fino all'anno scorso e che hanno fatto un corso di laurea quale quello che presenta questa legge, di poter essere esentati dall'accertamento di conoscenza della lingua francese.

PrésidentJe soumets au vote l'amendement présenté par les collègues Frassy et Tibaldi:

Conseillers présents: 33

Votants: 6

Pour: 6

Abstentions: 27 (Agnesod, Beneforti, Bionaz, Borre, Cerise, Charles Teresa, Cottino, Cuc, Curtaz, Ferraris, Fiou, La Torre, Lavoyer, Louvin, Martin, Nicco, Ottoz, Pastoret, Perrin, Perron, Piccolo, Praduroux, Rini, Squarzino Secondina, Vallet, Vicquéry, Viérin D.)

Le Conseil n'approuve pas.

Je soumets au vote l'article 4:

Conseillers présents: 33

Votants: 29

Pour: 24

Contre: 5

Abstentions: 4 (Collé, Comé, Lanièce, Marguerettaz)

Le Conseil approuve.

Je soumets au vote l'article 5:

Conseillers présents: 33

Votants: 29

Pour: 24

Contre: 5

Abstentions: 4 (Collé, Comé, Lanièce, Marguerettaz)

Le Conseil approuve.

Je soumets au vote l'article 6:

Conseillers présents: 33

Votants: 29

Pour: 24

Contre: 5

Abstentions: 4 (Collé, Comé, Lanièce, Marguerettaz)

Le Conseil approuve.

Je soumets au vote l'article 7:

Conseillers présents: 33

Votants: 29

Pour: 24

Contre: 5

Abstentions: 4 (Collé, Comé, Lanièce, Marguerettaz)

Le Conseil approuve.

Je soumets au vote l'article 8:

Conseillers présents: 33

Votants: 29

Pour: 24

Contre: 5

Abstentions: 4 (Collé, Comé, Lanièce, Marguerettaz)

Le Conseil approuve.

La parole au Conseiller Curtaz pour déclaration d'intention.

Curtaz (PVA-cU)Vista l'ora tarda, cercherò di essere breve.

Credo, a differenza di qualche collega che ha accennato ad una discussione un po' polemica e un po' velenosa, che invece oggi sia stata fatta una discussione pacata, equilibrata, seria e anche di buon livello su questa vicenda.

Tre flash su punti della discussione generale che mi hanno particolarmente colpito, e poi un'osservazione generale da cui discende la dichiarazione di voto.

Il primo flash riguarda un esempio che il Consigliere Marguerettaz aveva portato per giustificare quello che di buono c'è in questa legge. Marguerettaz faceva l'esempio del vecchio studente molto bravo in francese, che magari portava francese alla maturità, com'era successo a me, e che doveva continuare a dare gli esami di accertamento della lingua francese. Marguerettaz si compiace perché questa cosa non succederà più. E invece continuerà a succedere, perché chi fino all'anno scorso era in quelle condizioni, continuerà a dare gli esami di accertamento della lingua francese e anche quest'ultimo emendamento che poneva parziale rimedio a questa situazione, che per certi versi è aberrante e sicuramente ingiusta, non è stato accolto.

Un secondo flash riguarda un elemento che ha portato l'Assessore Pastoret nel suo appassionato intervento, ed è quello della scelta dell'Amministrazione di non portare il dibattito sul disegno di legge nel momento in cui si raccoglievano le firme. Io credo che questa cosa non sia vera, nel senso che il disegno di legge è stato nel cassetto proprio per vedere se si raccoglievano le firme, perché qualche mese fa non c'era nessuno che avrebbe scommesso una lira che un comitato debole dal punto di vista politico, organizzativo, economico e non so cos'altro, riuscisse a raccogliere 4000 firme. Sembrava uno scoglio insuperabile. Questo lo sa bene l'Assessore Pastoret, perché me lo ricordo qualche anno fa insieme a me per raccogliere le firme per il primo referendum contro il progetto olimpico. Sa bene quanto sia duro raccogliere le firme autenticate in Valle d'Aosta.

Quindi credo che questo silenzio facesse parte di un legittimo intendimento politico che è quello di adottare una consegna del silenzio nei confronti dell'iniziativa referendaria, in modo da non pubblicizzarla e non incentivare la raccolta delle firme. Legittimo, però io credo che la verità sia questa.

Un terzo elemento, che ho ascoltato anche con piacere, è stata l'affermazione del Presidente della Giunta sul modello di scuola valdostana e sul modello di bilinguismo, ed è un'osservazione che condivido in pieno. Credo che il modello valdostano sia un modello avanzato, sia condivisibile e che ci metta soprattutto al riparo da una separazione linguistica che sarebbe deleteria, negativa per la convivenza civile e per il futuro della nostra regione. Però quello che si discute con questa legge non è tanto il modello di bilinguismo scolastico, è l'utilizzo che viene fatto dopo della lingua francese, nel momento dell'accesso al posto di lavoro, cosa che per certi versi non ha nulla a che fare con il percorso formativo e l'insegnamento del francese a scuola.

Il momento che noi contestiamo è quello successivo, è appunto quello degli sbarramenti per l'accesso al posto di lavoro.

Osservazione finale. Non ho difficoltà a riconoscere che questo disegno di legge è perfino un passo in avanti, un passo in avanti spinto dall'opinione pubblica, spinto dal dibattito e dal confronto che c'è stato qui dentro, che c'è stato all'interno delle forze di maggioranza, spinto dall'iniziativa referendaria. È sicuramente un passo in avanti.

Io credo che però sia ancora insufficiente e soprattutto che non si esca da un impianto che è ancora ideologico. Non ho niente contro le ideologie, però sono un limite perché sono sempre una lente che deforma la realtà e quindi si coglie ancora in questo progetto, come nella legge che l'ha preceduto, questo impianto ideologico che a mio giudizio è forte. E attenzione, perché quando dico impianto ideologico, non lo riferisco in senso unilaterale, perché c'è un'ideologia pro francese e c'è una ideologia contro il francese, e io le metto sullo stesso piano. Bisogna cercare di ragionare in maniera più laica, di valorizzare il francese, di farlo amare, è stato ripetutamente detto questo in aula, senza che questo significhi discriminare, senza che questo significhi barriere, senza che questo significhi adottare dei provvedimenti che finiscono con l'avere un risultato contrario a quello che s'intende perseguire. Perciò il nostro voto al disegno di legge nel suo complesso sarà contrario.

PrésidentLa parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI)Condividiamo una parte dell'analisi fatta dal collega Curtaz, e anche una parte dell'analisi fatta dal collega Marguerettaz.

Questa legge è sicuramente un passo in avanti. Il problema è che è un passo in avanti verso un sistema che non condividiamo, cioè è un sistema che mortifica il ruolo delle istituzioni scolastiche, è un sistema dove il peso dell'amministrazione pubblica è sopra tutto e sopra tutti e dove, di conseguenza, l'ultima parola spetta sempre e comunque all'amministrazione politica. Questi sono i motivi essenziali per cui esprimeremo un voto negativo su questo disegno di legge.

Un breve flash sul modello scolastico valdostano. Ho molti dubbi sulla funzionalità didattica del modello scolastico valdostano e i colleghi che hanno avuto modo di leggere le riflessioni fatte non da chi può essere viziato ideologicamente, ma da chi è stato incaricato dall'Amministrazione regionale per esaminare il progetto d'insegnamento bilingue nelle scuole medie superiori, non potrà non considerare le forti perplessità che sono emerse in quelle riflessioni, proprio perché da un punto di vista didattico questo è un modello molto debole.

Per quanto poi riguarda l'affermazione che si è così evitata la separazione linguistica, questo è sicuramente un dato di fatto. Ma il sospetto che abbiamo è che questo dato di fatto sia dovuto alla mancanza del presupposto della separazione linguistica, perché in questa regione, piaccia o non piaccia, il modello della separazione linguistica non avrebbe gli spazi fisiologici per concretizzarsi, per resistere e per svilupparsi.

Quello che ci preoccupa è che, evitata la scelta della separazione linguistica, sicuramente scelta problematica e deprecabile, non ci si lasci poi prendere la mano dalla scelta dell'imposizione linguistica, che sarebbe altrettanto pericolosa.

PrésidentJe soumets au vote la loi dans son ensemble:

Conseillers présents: 33

Votants: 29

Pour: 24

Contre: 5

Abstentions: 4 (Collé, Comé, Lanièce, Marguerettaz)

Le Conseil approuve.

Les travaux sont suspendus et reprendront à 16 heures.

La séance est levée.