Oggetto del Consiglio n. 1103 del 21 dicembre 1994 - Resoconto
SEDUTA POMERIDIANA DEL 21 DICEMBRE 1994
OGGETTO N. 1103/X Disegno di legge: "Approvazione del Piano di politica del lavoro per il triennio 1995/1997 e modificazione alla legge regionale 17 febbraio 1989, n. 13 (Riorganizzazione degli interventi regionali di promozione all'occupazione)".
Articolo 1 1. E' approvato il piano di politica del lavoro per il triennio 1995/1997, di cui all'articolo 3 della legge regionale 17 febbraio 1989, n. 13 (Riorganizzazione degli interventi regionali di promozione all'occupazione).
2. Gli oneri derivanti dall'applicazione del piano di cui al comma 1, ammontanti a complessive lire 11 miliardi e 300 milioni per il triennio 1995/1997, di cui lire 3 miliardi e 500 milioni per l'anno 1995 e indicativamente lire 3 miliardi e 800 milioni per il 1996 e lire 4 miliardi per il 1997, gravano sul capitolo 26010 del bilancio di previsione della Regione per l'anno 1995 e sul corrispondente capitolo del bilancio pluriennale 1995/1997.
3. A decorrere dal 1996 gli oneri potranno essere rideterminati con la legge di bilancio ai sensi dell'articolo 17 della legge regionale 27 dicembre 1989, n. 90 (Norme in materia di bilancio e di contabilità generale della Regione Autonoma Valle d'Aosta), come modificato dalla legge regionale 7 aprile 1992, n. 16.
4. Il presente piano assume le obbligazioni con riflesso pluriennale assunte dall'Amministrazione regionale con il piano di politica del lavoro 1992/1994, approvato con legge regionale 17 marzo 1992, n. 7.
Articolo 2 1. La lett. c) del comma 2 dell'articolo 3 della legge regionale 13/1989 è sostituita dalla seguente:
"c) il Consiglio regionale approva con propria deliberazione il piano triennale di politica del lavoro;"
Articolo 3 1. La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'articolo 31, comma terzo, dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta ed entrerà in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione.
Piano triennale di politica del lavoro 1995/1997 e Tabelle A, B, C e D
(...omissis...)
Presidente Ha chiesto la parola il relatore, Consigliere Borre.
Borre (UV) Solo per dire che io e il Consigliere Piccolo, relatori della legge, saremmo d'accordo di dare per letta la relazione, perché sono 9 pagine e sono il sunto di quello che è il triennio passato.
Avrei da proporre un emendamento, che è stato richiesto dall'Ufficio del lavoro, a pag. 40, e che ho già consegnato all'Ufficio di Presidenza.
Presidente Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Squarzino Secondina.
Squarzino Secondina (VA) Se nessuno interviene su questa legge, chiederei cinque minuti di sospensione perché vorrei verificare con il Presidente della Giunta e gli altri Capigruppo alcuni emendamenti che la Consulta ha fatto pervenire, su cui varrebbe la pena riflettere un momento. Quindi chiedo la sospensione di dieci minuti.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 16,42 alle ore 16,59.
Presidente Ricordo che siamo sempre in tema di discussione generale. Chi chiede la parola?
Ha chiesto la parola il Consigliere Squarzino Secondina.
Squarzino Secondina(VA) Per rendere conto del lavoro fatto in questi dieci minuti, nonostante tutto.
La proposta è quella di un emendamento, che adesso faccio giungere all'Ufficio della Presidenza, da collocare a pagina 17, in cui si recepisce globalmente il senso delle richieste fatte dalla Consulta.
Avremmo deciso di raccogliere l'intenzione che era sottesa a tutte le proposte di emendamento, che era quella di fare un riferimento esplicito alla legge 125 sulle pari opportunità. Per cui si chiederebbe a pagina 17, là dove si individua come grosso obiettivo quello di collegare alla ripresa produttiva lo sviluppo qualitativo dell'occupazione, di aggiungere alla fine della prima frase "è opportuno raggruppare le azioni e gli interventi all'interno di cinque macro-obiettivi che danno maggiore specificità e concretezza alla finalità generale", le parole "anche favorendo l'adozione di azioni positive per la realizzazione delle pari opportunità uomo-donna".
Volevo illustrare il senso di questi interventi. L'Agenzia del lavoro, nella sua attività, ha sempre tenuto conto ed è uno dei pochi organismi che lavora perché siano realizzate attività che
consentano alle donne di superare quel gap che esiste fra la loro condizione e le richieste del mondo del lavoro. Va riconosciuto all'Agenzia del lavoro il compito che ha svolto e sta svolgendo in modo egregio. Gli emendamenti avevano lo scopo di evidenziare ulteriormente questa finalità, ma nell'ottica di un piano regionale che viene ritenuto valido anche nei confronti delle attività di formazione, svolte nei confronti delle donne che hanno difficoltà a trovare lavoro.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.
Marguerettaz (PpVA) Questo disegno di legge è passato assai velocemente in una IV Commissione ed è stato iscritto oggi, d'urgenza, all'ordine del giorno, cosa per la quale non ci siamo opposti, però saremmo grati al Consigliere Borre se volesse svolgere un minimo di relazione (senza tuttavia voler fare troppo affaticare il Consigliere Borre).
Ci rendiamo conto che è un argomento assai delicato, ma portato in un momento qual è il presente, con la legge elettorale e tutte queste cose, se avessimo più informazioni, ne saremmo felici.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Borre.
Borre (UV) Vi risparmio la parte di premessa del documento, che è lavoro svolto dall'Agenzia fino nel precedente triennio, e invece leggo la relazione per quanto riguarda le intenzioni del programma.
Complessivamente, quindi, il bilancio che si può trarre dalle iniziative intraprese nel triennio può considerarsi positivo, tuttavia molte sono ancora le cose da fare e quelle da migliorare. In questo senso si è ipotizzata e costruita la proposta per il piano di politica del lavoro per il triennio 1995-1997. Questa proposta elaborata, come prevista dalla legge 13/89, dall'Agenzia regionale del lavoro, si sviluppa nel quadro degli indirizzi predisposti dalla Giunta regionale, di cui alla propria deliberazione n. 4317 in data 26 maggio 1994.
Il documento di piano vero e proprio è preceduto da un'attenta analisi della situazione economica e sociale e della realtà economica ed occupazionale della regione.
Se, come detto in precedenza, sono i problemi qualitativi a procurare le maggiori tensioni sul mercato del lavoro, l'intervento regionale in materia deve pertanto essere centrato su obiettivi diversi rispetto a quelli dei precedenti piani. In particolare, esso si deve sviluppare nell'ambito di azioni di miglioramento qualitativo dell'occupazione, di inserimento di risorse qualificate, di accrescimento della partecipazione delle forze lavoro, di sostegno all'incontro fra domanda e offerta di lavoro, senza per questo trascurare le fasce più deboli, in particolare le sacche di disoccupazione composte essenzialmente dai lavoratori espulsi dai processi produttivi.
Inoltre, in base ai risultati di un esercizio previsto, riportato nella relazione, si deve sottolineare che con questo piano l'Amministrazione regionale è chiamata ad affrontare una importante sfida: definire e progettare la collocazione delle risorse umane disponibili localmente. Come è stato spiegato in Commissione, 6000 lavoratori vengono chiesti fuori dalla Valle, mentre abbiamo lavoratori valdostani che vanno all'esterno della Valle a lavorare, pertanto si cerca di formare gente in loco per poter mantenere in loco.
In questa prospettiva, la proposta di piano di politica del lavoro si pone come finalità generale quella di mettere in campo azioni ed interventi che nel medio periodo possano ottimizzare la qualità dell'occupazione in Valle, in vista di una ripresa produttiva parzialmente già avviata; collegare la ripresa produttiva allo sviluppo qualitativo dell'occupazione e quindi l'obiettivo generale della proposta di piano della politica del lavoro.
Per il raggiungimento di questa finalità, le azioni previste sono ricondotte a cinque macro-obiettivi; a loro volta i macro-obiettivi si articolano in più azioni e queste ultime in diversi interventi.
Con il primo macro-obiettivo, qualificare l'azione regionale per l'occupazione, vengono da un lato individuate le azioni ed i servizi necessari affinché nel triennio si migliorino le conoscenze del mercato del lavoro attraverso rilevazioni sistematiche e ad hoc, si valutino gli impatti della politica del lavoro e di quelle rilevanti ai fini occupazionali, si rendano più efficaci e tempestivi i supporti informativi per l'offerta e per la domanda del lavoro, si sviluppino le attività di orientamento scolastico e professionale; dall'altro sono promosse delle azioni finalizzate sia ad un più efficace coordinamento fra politica del lavoro e politiche settoriali di sviluppo, sia a sostegno del dialogo fra le parti sociali.
Con il secondo macro-obiettivo, favorire lo sviluppo del sistema produttivo mediante l'accrescimento della professionalità, viene individuato un insieme complesso di azioni finalizzate alla qualificazione delle risorse umane già presenti sul mercato o che sono in procinto di accedervi: si tratta di azioni che rispondono ad una riflessione per cui le risorse umane sono intese come un fattore strategico essenziale per lo sviluppo delle imprese e, più in generale, del sistema regionale.
Questo insieme si propone di attivare un sistema di formazione continua, considera le innovazioni derivanti dall'introduzione di nuove tecnologie e dai mutamenti organizzativi, prevede azioni di qualificazione per l'occupazione privata e per quella pubblica, interviene nell'ambito dei percorsi di transizione scuola-lavoro.
Il terzo macro-obiettivo, aumentare la partecipazione delle forze lavoro nelle attività produttive, si propone come finalità principale quella di accrescere la partecipazione al mercato del lavoro delle risorse locali, promuovendo in particolare il recupero del mercato del lavoro delle fasi deboli e marginali. Tale finalità è perseguita tenendo in debito conto alcuni elementi fondamentali: da un lato, si sono evitati cumuli e sovrapposizioni con analoghe misure previste a livello nazionale, dall'altro, si è posta particolare attenzione affinché queste azioni non andassero a scapito della partecipazione scolastica. Infine, si sottolinea che le azioni previste tendono a consolidare strumenti e misure già utilizzate in precedenti piani.
Con il quarto macro-obiettivo, promuovere l'autoimprenditorialità e la crescita dimensionale delle microimprese (questo è uno degli elementi più innovativi che ha riscosso anche in commissione l'approvazione), vengono migliorati gli strumenti già contenuti nel precedente piano di politica del lavoro e parallelamente si rafforzano i servizi reali di sostegno alla microimprenditorialità. Azione particolarmente innovativa rispetto agli interventi previsti dai piani precedenti risulta essere l'erogazione di incentivi in favore di imprese che assumeranno a tempo indeterminato giovani con professionalità connesse alla innovazione tecnologica, organizzativa e gestionale, al risparmio energetico, alla salvaguardia ambientale, alla gestione di imprese a conduzione familiare. Questo è diverso da quanto si diceva prima, che riguardava i corsi di formazione a tempo determinato.
Infine, nel quinto macro-obiettivo, sostenere le comunità montane, i comuni, i consorzi di comuni, i servizi della pubblica amministrazione e le cooperative sociali nella realizzazione del progetto di utilità collettiva, sono state raggruppate le misure messe a punto a favore della cooperazione sociale, ai sensi della legge regionale 80/93, prevedendo inoltre sia un coordinamento dei cantieri-scuola, gestiti dagli assessorati, sia l'attivazione di interventi mirati di pubblica utilità.
Nell'ultima parte del piano, oltre alle disposizioni generali, sono riportati i riferimenti legislativi di cui le iniziative previste dalla proposta di piano del lavoro devono tener conto nel quadro delle risorse finanziarie necessarie per la realizzazione delle azioni proposte.
Infine, con la legge che approva il piano triennale, viene proposta una semplificazione della procedura di approvazione del piano stesso. Si tratta infatti di proporre l'approvazione del piano con deliberazione del Consiglio regionale, anziché con legge.
Questa è la relazione che ho potuto fare anche grazie all'indicazione pervenuta dall'Obiettivo lavoro, che è un opuscolo che l'Agenzia del lavoro invia a tutti i consiglieri ogni mese. In quell'opuscolo ci sono tutte le notizie sul mercato del lavoro e le indicazioni che con esperti l'Agenzia riesce a ricavare mese per mese.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (LN) Per un semplice chiarimento. Con questo disegno di legge vengono stanziati 11 miliardi in tre anni per cercare di favorire quello che è il mercato del lavoro, cioè il punto di incontro fra domanda ed offerta di lavoro nella nostra regione.
Il piano è stato redatto con ampia partecipazione di forze sociali, imprenditoriali e di rappresentanze dell'Amministrazione regionale, e soprattutto c'è una grossa regia da parte dell'Agenzia regionale del lavoro.
Vorrei sottolineare un punto che mi sembra controverso. In diversi macro-obiettivi, o meglio, in quasi tutti, c'è questa pervicace sottolineatura della qualificazione dell'offerta di lavoro, quindi un piano che tende a migliorare qualitativamente l'offerta di lavoro sul mercato locale e che forse trascura la quantità di offerta di lavoro, non solo la qualità. Allora, visti i risultati che sono stati ottenuti anche tramite l'intervento massiccio della regione mediante l'Agenzia regionale del lavoro in questi anni, risultati che possono lasciare qualche dubbio perché diversi progetti, ad esempio il progetto NAO non ha dato grandi soddisfazioni a fronte degli investimenti che sono stati avviati: per intenderci, 800 milioni per la formazione di due persone.
Vorrei avere qualche conforto in più rispetto a quanto scritto qui in maniera elogiabile, cioè che questi soldi effettivamente abbiano delle finalità un po' più specifiche, e non così generiche, non si estrinsechino in un piano che poi di concreto pare avere poco. Chiedo maggiori delucidazioni sulla quantità dell'offerta del lavoro, e non solo su questa qualificazione professionale, che è sì importante, ma che non è l'unica variabile indispensabile per cercare di innalzare il punto di incontro fra domanda ed offerta di lavoro in Valle d'Aosta.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.
Marguerettaz (PpVA) Una brevissima osservazione, che fa i conti, come dicevo prima con una carenza di informazione almeno personale al riguardo.
Dalle parole dette dal Consigliere Borre nella relazione assume fra i cinque macro-obiettivi una valenza e una dimensione - a mio avviso notevole - l'intento di andare a creare una professionalità qualificata, che trovi poi uno sbocco professionale in loco. Credo che questo sia indubbiamente un obiettivo nobile, che vada perseguito, ma nel momento in cui si propone un obiettivo di questo genere credo sia necessario fare una valutazione delle scelte fin qui fatte che tendevano sicuramente a raggiungere lo stesso obiettivo e che - almeno a nostro avviso - lo hanno mancato.
Queste considerazioni non vogliono essere strumentali, credo siano però oltremodo necessarie proprio per evitare, nel momento in cui ci apprestiamo ad approvare una pianificazione dell'intervento per i prossimi anni, di ripercorrere errori o comunque carenze che in scelte passate si sono potute evidenziare.
Vorrei a questo riguardo fare un'osservazione. Qualificare una professionalità in Valle non sempre è sinonimo di riuscire a trovare una professionalità tale da poter essere inserita in un contesto lavorativo valdostano. Voglio dire che non basta creare una professionalità, se non si dà modo parallelamente all'imprenditoria e al mercato del lavoro in generale, di offrire una disponibilità affinché questa professionalità si realizzi. E questo è un limite piuttosto ingombrante di un certo tipo di politica che si è impostato negli anni trascorsi.
Negli anni trascorsi si è puntato in maniera sensibile a ricercare forme che incentivassero una professionalità e quindi una competenza specifica, particolare, soprattutto nel mondo giovanile, e questo è un intento nobilissimo: credo che anche a livello di mercato del lavoro nazionale la mia stessa forza politica cerchi di perseguire i medesimi obiettivi. Ma i risultati che da questa impostazione ne sono discesi sono che, spesso e volentieri, una professionalità giovanile, indubbiamente creata attraverso un sistema informativo, non ha poi trovato uno sbocco occupazionale nella nostra regione. Faccio un esempio per tutti.
Abbiamo una struttura già esistente in Valle d'Aosta, che era nata con questo obiettivo, ripeto, nobile e condivisibile, che è riuscita indubbiamente nel corso di questi anni a creare una professionalità di un livello elevato, ma che poi non ha dato i risultati concreti sperati dalla impostazione di questo tipo di politica. Mi riferisco in particolare alla scuola per le telecomunicazioni. Questa facoltà universitaria o para-universitaria, che si è voluta giustamente all'interno della nostra regione, ha avuto un notevole successo dal punto di vista delle adesioni dei nostri giovani, che hanno visto in questa scuola una reale potenzialità di avere poi uno sbocco occupazionale; ha richiesto interventi da parte dell'Amministrazione regionale come era giusto che fosse; ha generato un'aspettativa notevole soprattutto della fascia giovanile (come era giusto che fosse); ma da quando è stata istituita, sebbene abbia creato notevoli professionalità, di tutti i giovani che si sono specializzati in questo settore uno solo (adesso non ho i dati specifici e spero, anzi, di essere contraddetto) è riuscito a trovare occupazione non in Valle, ma addirittura in quel di Torino.
Questo esempio è significativo perché ci fa capire come, per quanto concerne le telecomunicazioni, che tutti gli specialisti in economia, in mercato del lavoro, sono concordi nel dire che può essere uno di quegli spazi del domani, uno di quei settori sui quali bisogna investire risorse anche pubbliche, o da qui noi riusciamo a portare avanti parallelamente ad un discorso di preparazione professionale un discorso di mercato di lavoro, ed allora qui bisogna essere molto chiari: una scuola come quella delle telecomunicazioni nella nostra regione offre due prospettive di lavoro, non sono molte di più; una, è quella della RAI, l'altra, è quella della SIP, perché non ci sono altre prospettive in loco.
Bene, noi sappiamo che sia l'una che l'altra azienda in Valle d'Aosta stanno vivendo un momento difficile, dove non solo si può ipotizzare un rilancio di queste aziende, ma anzi siamo tutti qui alla disperata ricerca di mettere delle pezze. Abbiamo avuto modo in questo Consiglio, sebbene pur non approfondendo troppo il discorso, di affrontare sia il discorso della RAI sia il discorso della SIP, ed abbiamo percepito questa cosa. Abbiamo avuto degli incontri con i giornalisti, con i rappresentanti sindacali della RAI, i quali erano preoccupati non solo di una mancata politica di incentivazione occupazionale, ma erano addirittura preoccupati di una restrizione dei posti di lavoro in Valle, quindi di una politica esattamente contraria ad una politica di investimenti per il futuro. Erano preoccupati per il loro posto di lavoro: altro che creare nuovi spazi!
Parallelamente, personalmente ho sollevato con una interpellanza (il collega Linty aveva sollevato il medesimo problema circa un anno fa) il discorso sulla SIP; anche lì c'è una situazione simile; l'Amministrazione regionale ha investito fior di miliardi in iniziative quali Valle d'Aosta cablata, quali il "118" per certi versi, quali il centralino superefficiente dell'Amministrazione regionale, ha investito fiori di miliardi con la SIP e abbiamo visto che la stessa azienda oggi non solo tende ad incentivare il discorso delle telecomunicazioni nella nostra regione, ma tende a fare dei tagli, sia occupazionali, sia su scelte che invece porterebbero davvero un beneficio per questi giovani, per i quali giustamente noi spendiamo i nostri soldi.
Voglio dire, in sintesi, che quando si approvano questi piani, i macro-obiettivi di per sé nobili o sono messi in connessione fra di loro, oppure rischiamo di perseguire dei torrenti, che ad un certo punto non portano a nessun mare. Ci mettiamo in navigazione su queste acque e ci troviamo "in secca", così come è successo con quella scuola di telecomunicazioni.
Un discorso quale è quello della SIP in Valle d'Aosta potrebbe invece diventare potenzialmente un obiettivo legato a quello sbocco professionale, a sua volta legato con una formazione professionale di cui parla quel macro-obiettivo? Certo che ci vuole una volontà politica, cosa che invece non vediamo; gli investimenti fatti in questo settore da parte dell'Amministrazione regionale a nostro avviso sono decisamente ininfluenti dal punto di vista della occupazione dei nostri giovani nella nostra Regione.
Ripeto, le potenzialità ci sono. Un argomento, che butto lì e che avremo modo di riprendere, è questo: è mai possibile che in Valle d'Aosta su un servizio SIP ci siano la bellezza di tre prefissi telefonici? Cioè, noi stiamo preparando dei giovani ad un livello di preparazione altissima e ci troviamo in una realtà così piccola, dove qualsiasi operazione anche commerciale che debba avvenire fra Aosta e Saint-Vincent in spese telefoniche, in spese di fax, di modem, eccetera, richiede una spesa superiore da parte dell'utenza.
In conclusione, credo che tutti questi obiettivi o vengono ridisegnati all'interno di una politica, che preveda anche degli stanziamenti finanziari da parte di quest'Amministrazione, e che parallelamente, mentre porta avanti un discorso di formazione, porti avanti anche un discorso di politica economica e di mercato del lavoro, che favorisca la concretizzazione di questa potenziale professionalità, oppure ancora una volta corriamo il rischio di fare troppe belle parole, ma poi, alla resa dei conti, ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano.
Presidente Altri consiglieri intendono intervenire in sede di discussione generale? Se nessuno intende intervenire, dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Borre.
Borre (UV) Non riuscirò certo a togliere le preoccupazioni né a Marguerettaz né a Tibaldi, però il progetto prevede proprio il discorso di incontro fra offerta e domanda.
Oggi l'offerta in Valle d'Aosta di mano d'opera è superiore a quella che è la mano d'opera a disposizione, sappiamo bene che vi sono 3000 disoccupati permanenti nelle liste del collocamento; all'interno di questo progetto si cercherà di provvedere anche a quello con delle cooperative, quindi si cercherà di recuperare quella mano d'opera.
La grossa difficoltà sono i dimessi da industrie di una certa età, quindi riuscire a recuperare questi dimessi in settori a loro confacenti, mentre rimane il grosso problema della formazione.
Oggi l'artigiano che ha dei tracolli, in breve tempo riesce a ritrovare lavoro perché ha la capacità (dovuta forse alla sua esperienza) di trovare altro lavoro, mentre i nuovi occupati, se perdono il lavoro, non hanno quella professionalità che il mercato oggi richiede. Faccio un esempio banale, il discorso della manutenzione dei semafori; la manutenzione dei semafori al Comune di Aosta viene fatta da una società di Milano, perché non trovavano gli esperti in loco, quindi una società di Milano che aveva 48 ore di tempo per venire a ripristinare i semafori.
Un altro obiettivo che ci si pone è quello di portare il giovane o il personale che deve trovare occupazione ad un livello che sia quello richiesto dai nostri artigiani e dalle nostre imprese. Conoscete la richiesta degli spazzacamini: sembrerà banale, ma la richiesta degli spazzacamini sul territorio è sentita da tutti gli utenti che hanno case con camini, eppure non c'è oggi una grossa preparazione, mentre prima era la nostra tradizione. Oggi arrivano da Ivrea per fare gli spazzacamini. Quindi, sarà banale, ma questo è un grosso intervento che si fa.
Per quanto riguarda invece il discorso del progetto, ritengo che l'Agenzia del lavoro faccia questo lavoro in un periodo che dovrebbe permettere alle nostre scuole di dare una formazione che consente al giovane di uscire con una certa preparazione, per evitare che quando è fuori, sul territorio, debba fare un altro corso di formazione per prepararsi. Oggi abbiamo questa esigenza, dobbiamo quindi trasformare la formazione ai giovani e ai meno giovani che sono disoccupati nella possibilità di trovare lavoro, senza voler inventare niente.
C'è ancora un fatto estremamente positivo: l'osservatorio che, previsto da una legge nazionale, è nato in Valle a febbraio, sta attualmente occupandosi di quelle che sono le ricerche di occupazione sul territorio, quindi c'è un ente che supplisce a quello che potrebbe essere un istituto di ricerca in Valle d'Aosta.
Quindi è un piano che ha delle ambizioni, ma sono ambizioni limitate al nostro territorio.
Presidente Si passa all'esame dell'articolato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz sull'articolo 1.
Marguerettaz (PpVA) Per dichiarazione di voto, prima che iniziamo ad addentrarci nell'articolato.
Pur comprendendo lo sforzo che si vuole fare con questo piano, in modo particolare le spiegazioni date dal Consigliere Borre, a nostro avviso non sono sufficienti per permetterci di approvare tout court questo piano, e spiego il perché.
Corriamo un grosso rischio oggi. Sono vere le osservazioni che ha fatto il Consigliere Borre per quanto concerne una carenza di professionalità a livelli bassi, da qui la necessità di andare perlomeno a recuperare questa professionalità mancante. Qui si inserirebbe tutto un discorso per quanto riguarda lo stesso artigianato, sicuramente molto opportuno, perché la componente artigianale potrebbe essere davvero una risposta per quelle categorie, che Borre indicava, di lavoratori che si vengono a trovare improvvisamente senza un'occupazione, che non avendo l'età, la capacità o la preparazione per adeguarsi a professionalità molto più alte rispetto a quelle di cui sono in possesso, potrebbero effettivamente diventare una risposta per queste fasce sociali. E fin qui ci siamo. Ma il discorso che facevo io nel primo intervento aveva un tono diverso.
Avevo capito la bontà di questi indirizzi, ma il settore sul quale abbiamo forti preoccupazioni è quello dell'occupazione giovanile. Guai se oggi pensassimo di andare a formare professionalità giovani sui parametri indicati da Borre; avremmo da qui a 5-10-15 anni una capacità professionale generalizzata di un livello molto basso, che farebbe i conti con una professionalità sullo stesso piano, magari anche più avanzata, proveniente sempre, e ancora una volta, da fuori della nostra regione e magari anche da fuori del nostro Paese.
In Italia questo rischio oggi lo si sta già correndo; da noi fortunatamente non è ancora avvertito, ma il discorso di puntare sulla mano d'opera, su attività lavorative che non richiedano una specializzazione troppo accentuata è perdente. Dobbiamo invece avere la capacità di fare quello che Borre diceva non essere presente all'interno di questo piano. Dobbiamo avere la capacità di inventare qualcosa, perché stiamo giocando in difesa, stiamo giocando per salvaguardare un'occupazione a breve raggio, con un raggio di visione del futuro molto ristretto. Certamente riusciremo a salvaguardare, ma non riusciremo ad investire per il futuro, quindi è richiesto un salto di qualità.
Si parlava, durante la discussione sul bilancio, del "colpo d'ala"; c'è bisogno di questo in Valle d'Aosta, c'è bisogno di pensare ad un settore che oggi sia ancora fortemente concorrenziale rispetto ad altri e su quel settore puntare le nostre risorse, su quel settore investire. Di queste cose in passato se n'è parlato tantissimo, anche forse sbagliando; ne ricordo una, per tutte: l'università delle lingue, una scelta su cui non entro nel merito, poteva essere anche sbagliata, ma indicava una volontà giusta, quella di cercare un rilancio per i giovani della nostra regione, un qualcosa che dia delle garanzie non da qui a 5 anni, ma da qui - speriamo - a 50 anni. Questo manca.
Oggi in Italia abbiamo una classe lavoratrice che sta subendo la concorrenza formidabile di manufatti che provengono da fuori del nostro Paese, siamo invasi da manufatti che provengono dai Paesi dell'Est. Allora sì ad un discorso artigianale, ma specialistico: anche sull'artigianato bisogna pensare ad una specializzazione, ad un mantenimento delle caratteristiche del nostro artigianato, se vogliamo essere concorrenziali, altrimenti la Fiera di Sant'Orso, da qui a 30 anni, sarà invasa da pezzi di legno fatti da Carema in giù.
Come ripeto, o noi riusciamo a guardare molto in là e a saper rischiare anche degli investimenti finanziari, oppure - se non avremo questa capacità - rischiamo di giocare al ribasso. A noi sembra, pur apprezzando lo sforzo che deriva da questo piano, che da questo punto di vista sia piuttosto carente, quindi annunciamo il voto di astensione del nostro gruppo.
Presidente Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Viérin Dino.
Viérin D. (UV) Permettetemi di fare alcune considerazioni anche per puntualizzare e rettificare alcune affermazioni che sono state fatte e che sono forse più basate su quanto è stato dichiarato in questa aula, che non sul piano di riferimento, perché qui si corre il rischio di perdere di vista il piano in quanto tale e di svilirlo semplicemente in termini di considerazioni che, se hanno una loro rilevanza dal punto di vista generale, non colgono quello che è l'obiettivo o quelli che sono i principi alla base della presentazione dello stesso.
Innanzitutto penso sia opportuno sottolineare che questo piano di politica del lavoro per il triennio 1995-1997 non rappresenta l'unico strumento di intervento: è uno degli strumenti a disposizione dell'Amministrazione per cercare di dare delle risposte ai problemi che attualmente si pongono sul piano economico, produttivo e occupazionale. Occorre evidentemente collegare questo piano di politica del lavoro con le altre iniziative che sono in atto e che concernono il problema dell'orientamento sia scolastico, sia professionale, la questione dell'osservatorio del mercato del lavoro, la riflessione che è in corso sotto l'aspetto della formazione professionale e dei suoi collegamenti con l'istruzione professionale. E' considerando tutti questi strumenti che si deve avere una visione di insieme e che si possono collocare le riflessioni che sono state fatte dal punto di vista degli obiettivi, delle prospettive e delle finalità.
Per quanto concerne nello specifico questo piano di politica del lavoro, vorrei sottolineare che alla base dello stesso c'è uno studio di carattere socio-economico, nel senso che il documento di piano - e questo è indicato anche nel testo che è stato trasmesso - è preceduto da una attenta analisi della situazione socio-economica della Regione.
Questa analisi è uno stralcio di un più ampio studio, che sarebbe opportuno che venisse letto, perché pone l'attenzione sia agli aspetti strutturali del mercato del lavoro, sia a quelli congiunturali.
In particolare, una attenzione specifica viene posta rispetto agli andamenti più attuali del mercato del lavoro e segnatamente alle ripercussioni che la recente crisi ha avuto, anche perché c'è la necessità di avere sì un punto di riferimento generale, ma anche la previsione di una serie di azioni che tengano conto del periodo limitato. Qui ci si riferisce ad un triennio, occorre quindi che queste azioni abbiano una loro incisività nel periodo considerato, che possano quindi essere attuate raccordandosi a questa prospettiva più ampia.
Ora, le conclusioni a cui lo studio giunge, ed è questo il punto da sottolineare ugualmente, sono sintetizzabili nel fatto che il mercato del lavoro regionale non presenta oggi particolari problemi di ordine strutturale; le difficoltà attengono solo in parte ad assenza di opportunità lavorative e sono relative a specifiche fasi congiunturali oppure a circoscritti segmenti della offerta e della domanda di lavoro. Parte delle tensioni attuali sono infatti attribuibili a degli sfasamenti temporali tra coloro che ricercano una occupazione e posti di lavoro offerti; ma la maggior parte di esse riguardano soprattutto problematiche, evidenziate prima dal Consigliere Borre, quali la progressiva riduzione delle forze di lavoro endogene, lo sfasamento qualitativo fra domanda e offerta di lavoro, le caratteristiche professionali dell'offerta di lavoro e i processi che sono in atto di segmentazione dello stesso mercato.
In sostanza tutte queste problematiche sono problematiche del mercato del lavoro tipicamente qualitative; ecco perché l'accento è stato posto su questo aspetto: non perché si dimentichi o si voglia sottovalutare il dato quantitativo, ma perché, oggi come oggi, il mercato del lavoro si presenta con delle caratteristiche che sono tipiche di un mercato del lavoro, di una economia già di tipo "maturo". Quindi occorre, se vogliamo inserire il tutto in quel discorso di prospettiva, tener conto di queste condizioni.
L'azione regionale in materia di lavoro è centrata quindi su degli obiettivi diversi rispetto a quelli dei piani precedenti, e anche qui, rispetto a quanto diceva prima il Consigliere Marguerettaz, non si è forse colta quella che è la sostanziale differenza fra questo piano e i piani che sono stati presentati precedentemente. Anche perché, in particolare, questo piano si deve sviluppare nell'ambito di azioni che sono sì rivolte al miglioramento qualitativo dell'occupazione, ma che sono centrate anche su altri aspetti: vedasi l'inserimento di risorse qualificate.
Quindi la preoccupazione espressa di non soffermarsi su delle professionalità medio-basse prendeva semplicemente come spunto di riferimento alcuni esempi che erano stati fatti in sede di replica da parte del relatore, ma non ha alcun riferimento con quelle che sono le indicazioni del piano.
Un piano che prevede fra l'altro, nei suoi vari macro-obiettivi, anche la finalità dell'accrescimento della partecipazione delle forze di lavoro e la previsione di interventi specifici per sostenere questo incontro fra domanda e offerta di lavoro, che è uno dei temi che vengono proposti proprio per dare una soluzione ai problemi della disoccupazione, in modo particolare di quella giovanile.
Per concludere, in tale prospettiva il piano di politica di lavoro che viene oggi proposto si pone, è vero, come finalità generale quella di mettere in campo azioni e interventi che possono nel medio periodo ottimizzare la qualità della occupazione in Valle, in vista di una ripresa produttiva parzialmente già avviata, ma questo in un contesto più ampio di obiettivi, che tendono a qualificare le diverse azioni e le diverse iniziative. Quindi la finalità principale è quella di collegare alla ripresa produttiva lo sviluppo qualitativo dell'occupazione proprio perché questa, essendo la proposta di piano di politica generale del lavoro, consente di sostenere tutte le diverse azioni e le diverse iniziative.
Sugli altri piani, ne voglio citare uno solo, uno degli obiettivi permane quello di creare le condizioni che possono permettere di sostenere l'inserimento lavorativo in Valle d'Aosta, e sotto questo aspetto è necessario che queste condizioni siano supportate da degli investimenti.
E' appunto in tale prospettiva che sono stati effettuati degli investimenti nei settori della economia cosiddetti "emergenti". Che poi questo, tenendo conto anche di una congiuntura economica e del fatto che le imprese che operano in Valle non sono imprese locali, ma sono delle filiali di imprese statali, sia un tema oggetto di attenzione e di riflessione, sono d'accordo, però non penso che si possa in modo meccanico collegare i due aspetti. Occorre invece far sì che ci siano queste dotazioni infrastrutturali, perché senza questi investimenti ci troveremmo in condizioni ancora peggiori rispetto alle opportunità e alle varie possibilità.
Il piano rappresenta quindi non lo strumento, ma uno degli strumenti per conseguire questi obiettivi e queste finalità.
Presidente Pongo in votazione l'articolo 1.
Presenti: 28
Votanti e favorevoli: 23
Astenuti: 5 (Collé, Lanièce, Marguerettaz, Tibaldi e Viérin M.)
Presidente Pongo in votazione l'articolo 2.
Presenti: 28
Votanti e favorevoli: 23
Astenuti: 5 (Collé, Lanièce, Marguerettaz, Tibaldi e Viérin M.)
Presidente Pongo in votazione l'articolo 3.
Presenti: 28
Votanti e favorevoli: 23
Astenuti: 5 (Collé, Lanièce, Marguerettaz, Tibaldi e Viérin M.)
Presidente Sono stati presentati degli emendamenti al piano di politica del lavoro rispettivamente da parte del Consigliere Borre e del Consigliere Squarzino, di cui do lettura:
Emendamento La nota riportata a pag. 40:
"Sono escluse dai contributi dei precedenti punti a) e b) le assunzioni effettuate ai sensi della legge 482/68"
viene così modificata:
"Sono escluse dai contributi dei precedenti punti a) e b) le assunzioni effettuate da aziende private ai sensi della legge 482/68. In deroga a tale esclusione può essere concesso il contributo di cui al punto b) alle aziende che assumano, a tempo indeterminato, ai sensi del protocollo di intesa, firmato presso l'Ufficio Regionale del Lavoro e della Massima Occupazione in data 22 luglio 1994, tra la Regione e le parti sociali".
Emendamento A pagina 17, aggiungere, prima di "Essi sono", le parole: "anche favorendo l'adozione di azioni positive per la realizzazione delle pari opportunità uomo-donna."
Pongo in votazione il piano di lavoro nel testo emendato e gli allegati A, B, C, D:
Presenti: 28
Votanti e favorevoli: 24
Astenuti: 4 (Collé, Marguerettaz, Tibaldi e Viérin M.)
Il Consiglio approva
Presidente Pongo in votazione il disegno di legge in oggetto.
Presenti: 29
Votanti e favorevoli: 24
Astenuti: 5 (Collé, Lanièce, Marguerettaz, Tibaldi e Viérin M.)
Il Consiglio approva
Presidente Avendo esaurito i punti all'ordine del giorno, secondo quanto previsto dagli accordi intercorsi alla Conferenza dei Capigruppo, dichiaro chiusa la seduta. La stessa è convocata per domani mattina alle ore 9,15.
La seduta è tolta.